Grazia 22 - A tutta natura

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settimanale n. 21-22 6/5/2021 Maggio 2021





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G R A Z I A 2 1 - 2 2 SOMMARIO

26 EDITORIALE

di Silvia Grilli e la posta di GRAZIA

30 GLI INDISPENSABILI DELLA SETTIMANA

AT T UA L I TÀ 34 STAR DI COPERTINA Elisa: «Io ho l’energia della mia Terra»

52 LA MISSIONE William di Cambridge: «In dieci anni salveremo la Terra»

57 IL PIONIERE Carlo d’Inghilterra: «Come daremo una seconda vita al Pianeta»

63 INCHIESTA Il mio mestiere renderà il mondo migliore

69 VISIONI Benvenuti nelle città giardino

73 SCELTE DI OGGI In campagna lavoriamo meglio

77 IL PROTAGONISTA Matt Damon: «Con l’acqua sconfiggerò la povertà»

83 L’INNOVATORE Roberto

UN’ARIA ROMANTICA Blazer doppiopetto in lino gessato su giacca a microrighe e pantaloni in twill di lino (tutto Peserico).

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88 L’IDEA Federica Borghi: «Il verde si fa strada»

90 DINASTIE Kailand Morris: «Siamo vestiti per il domani»

97 IL PUNTO DI VISTA Paolo Cognetti: «Anche i boschi ci chiedono aiuto»

101 L’ALTRA RISORSA Il mare ci salverà

105 OLTRE LA TAVOLA Vogliamo una cucina ancora più buona

Foto THOMAS SHWO

108

Cingolani: «La rivoluzione comincia con noi»



G R A Z I A 2 1 - 2 2 SOMMARIO

M O DA

108 UN’ARIA ROMANTICA 122 SBOCCIA UN NUOVO STILE 137 TENDENZE Amici della Terra 144 MODA Gesti d’amore 147 MODA I diamanti buoni 150 LOVE Trame naturali 152 MODA Il richiamo della natura 154 LOVE Il lato positivo dello sport 157 SHOPPING Secondo natura 164 MODA Oceani di vita 166 LOVE Comfort ecologico 171 STREET STYLE 175 MODA Dentro il futuro 177 MODA Preziosi con il cuore 179 FASHION NEWS

B E AU T Y

183 BELLA AL NATURALE 193 TENDENZE BEAUTY E ora ricarica

199 ECOBEAUTY Impegno verde

LIFESTYLE

205 CULTURA •Arte •Camihawke

ELISA

La cantante Elisa indossa un abito lungo in chiffon biologico (Alberta Ferretti).

216 CASA L’arte di saper conservare

225 DESIGN 228 ECOIDEE 231 GNAM Un fior di budino 235 INFINE 238 INDIRIZZI 241 OROSCOPO di Melissa P. 242 UN POSTO NEL CUORE di Alessia Marcuzzi

18

Foto FEDERICO DE ANGELIS

34

•Televisione •Libri •Auto



G R A Z I A 2 1 - 2 2 SOMMARIO

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I PALADINI DEL PIANETA L’attore Matt Damon, il principe Carlo d’Inghilterra, suo figlio William e il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani sono alcune delle voci di questo numero straordinario di Grazia dedicato all’ambiente. Con loro e molti altri protagonisti raccontiamo le strategie di chi lavora per fermare il cambiamento climatico.

SBOCCIA LO STILE L’impegno per un mondo migliore nasce anche dalla moda e dalla scelta di materiali sostenibili. Grazia ha fotografato i nuovi abiti in tessuti naturali e stampe estive.

108

UNA NUOVA STAGIONE Linee morbide, tessuti fluidi e colori che si ispirano alle sfumature della Terra sono i protagonisti di uno stile romantico e femminile.

20

122

La cantante Elisa indossa una giacca in gabardine di cotone con colletto guru e pantaloni a vita alta con pinces (tutto Emporio Armani). Anfibi in tela di cotone (Alexander McQueen). Gioielli personali. L’IDEA BELLEZZA: un profumo che invita alla scoperta di sé e del mondo sulla scia di un luminoso bouquet di fiori bianchi. Con flacone ricaricabile e riciclabile, My Way Eau de Parfum (Giorgio Armani Beauty). TRUCCO: Paola Cristofaroni Using Mac Cosmetics. PETTINATURA: Maurizio Kulpherk@Etoile Management. STYLING: Selin Bursalioglu. FOTO: Federico De Angelis.

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SCOPRI UN NUOVO MODO DI LEGGERE DIRETTRICE RESPONSABILE_SILVIA GRILLI

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VICEDIRETTORE_PIERO MACCHIONI piero.macchioni@mondadori.it ART DIRECTOR_DANIELE COSTA daniele.costa@mondadori.it CAPOREDATTRICE CENTRALE_LAURA INCARDONA

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MODA caporedattrice Carlotta Marioni carlotta.marioni@mondadori.it Antonella Bigotto antonella.bigotto@mondadori.it

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BELLEZZA caporedattrice Stefania Bellinazzo stefania.bellinazzo@mondadori.it vicecaposervizio Paola Spezi paola.spezi@mondadori.it

GRAFICI caposervizio Laura Cavezzana laura.cavezzana@mondadori.it caposervizio Myriam De Poli miriam.depoli@mondadori.it vicecaposervizio Graziella Brambilla graziella.brambilla@mondadori.it Giuliana Gilioli giuliana.gilioli@mondadori.it (vicecaposervizio ad personam) vicecaposervizio Federica Pensieri federica.pensieri@mondadori.it Chiara Broggi chiara.broggi@mondadori.it Lucia Tirabassi lucia.tirabassi@mondadori.it

PHOTO EDITOR caposervizio Chiara Spat chiara.spat@mondadori.it Valentina Di Bernardo valentina.dibernardo@mondadori.it (ricerca iconografica) Daniela Paris daniela.paris@mondadori.it (ricerca iconografica) SEGRETERIA segretaria della direttrice Simona Salvatori grazia.direttrice@mondadori.it simona.salvatori@mondadori.it segreteria.grazia@mondadori.it ufficio amministrativo Barbara Meledandri grazia.bordero@mondadori.it

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Alessandra Avallone, Filippo Bellini, Elsa Bonfiglio, Enrica Brocardo, Selin Bursalioglu, Francesco Canino, Franco Capacchione, Alice Capiaghi, Elisabetta Colangelo, Carlo principe di Galles, Martina D’Amico, Federico De Angelis, Francesca De Sanctis, Chiara Di Meo, Susana Fialho Mota, Paola Jacobbi, Joshua Jordan, Alessia Marcuzzi, Kailand Morris, Marzia Nicolini, Andreas Ortner, Melissa P., Valeria Parrella, Donatella Sgroj, Andy Server, Thomas Shwo, Riccardo Slavik, Dané Stojanovic, Max Tardio, Clelia Torelli, Enzo Truoccolo, Cristina Vaquero, William duca di Cambridge. Fashion contributor Nike Antignani Production contributor Flavia Neviani Photo consultant Federico Melegaro graziaphoto@mondadori.it Design Consultant Marina Jonna

Grazia è un marchio registrato e di proprietà di Mondadori Media S.p.A., gestito internazionalmente da Mondadori International Business MONDADORI INTERNATIONAL BUSINESS

Chairman & CEO Carlo Mandelli; Managing Director Daniela Sola; International Marketing Manager Fashion & Design Francesca Brambilla; International Advertising Manager Daniella Angheben; Photos & Rights Manager Melania Landini GRAZIA INTERNATIONAL NETWORK Vice President & Artistic Director Carla Vanni Art Director Giacomo Pasqualini Per informazioni: graziainternational@mondadori.com

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G R A Z I A EDITORIALE

C’È UN SOLO PIANETA CHE POSSIAMO ANCORA CHIAMARE CASA

LETTERE ALLA DIRETTRICE Email di Eugenio Moretti

LA DIRETTRICE DI GRAZIA, SILVIA GRILLI.

A

bbiamo imparato a nostre spese che dobbiamo tenerci caro questo Pianeta. La pandemia da Covid-19 ha paralizzato il mondo e solo quando era troppo tardi abbiamo capito che è il frutto di una relazione sbagliata tra l’umanità e l’ambiente. Il nuovo coronavirus ci ha insegnato che la salute dell’uomo è collegata al rispetto della natura e delle sue risorse, all’equilibrio tra le specie animali. Sì, perché la devastazione ambientale che stiamo causando ci ha avvicinati pericolosamente a questi virus. Il Covid avrebbe potuto rimanere nella pancia del pipistrello, se gli uomini non lo avessero portato in un mercato di animali vivi, da dove poi ha fatto il salto della specie, passando dalle bestie all’uomo. È dagli animali selvatici catturati e macellati che arriva la trasmissione agli esseri umani del 70 per cento di tutte le malattie infettive, molte delle quali determinate da nuovi virus. Il nostro Pianeta cambierà ancora nel corso delle nostre vite. La nostra Terra sta diventando sempre più calda, ogni anno battendo i record del precedente, mentre il mar Glaciale Artico rimpicciolisce sempre di più. Gli incendi diventano più frequenti, le foreste si ammalano, i mari si riempiono di plastica. Le cose potrebbero peggiorare notevolmente ma, se facessimo presto, eviteremmo gli effetti peggiori. La sopravvivenza del nostro Pianeta, e quindi la nostra, dipenderà dai comportamenti virtuosi che adotteremo. Ma la responsabilità individuale non basterà. Servono innovazione, un cambiamento della produzione, sono necessarie aziende che investono nella salvaguardia di quell’ambiente che prima avevano sfruttato. L’Europa si è impegnata a portare dal 40 al 55 per cento la riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030. E, con un’inversione di passo rispetto alla presidenza di Donald Trump, l’America di Joe Biden ha annunciato l’obiettivo di dimezzare le emissioni entro il 2030. Leggete questo numero di Grazia e scoprirete nuove idee per la necessaria rivoluzione verde. La velocità con cui abbiamo trovato i vaccini contro il Covid-19 ci dà la speranza di riuscire. La pandemia ci ha insegnato che lo sforzo comune e la condivisione delle conoscenze può aiutarci a vincere le sfide più difficili. C’è un solo Pianeta che possiamo chiamare casa. Conserviamolo. Buona lettura.

Silvia Grilli 26

Cara direttrice, mi riferisco alla sua risposta a cinque email con la quale lei addossa alla lingua italiana una responsabilità che è solo sua. Lei poteva rispondere come segue: “Care Lucia, Federica, Salvina, Nicoletta, Elisa e caro Patrizio, smettiamola di gettare benzina su... focherelli”. P.S. Io ho il diritto di farmi chiamare Comandante (anche se non ne faccio uso), ma nessuna delle mie colleghe ha mai chiesto di essere chiamata “Comandanta” o peggio ancora “Comandantessa”. Le donne hanno (per nostra fortuna) molti altri modi per farsi valere. «Caro Eugenio, come lei sa meglio di me, la forma è sostanza. La lingua italiana prevede il maschile generico per indicare un gruppo di femmine e maschi anche se questo gruppo è a maggioranza femminile. La stessa Treccani scrive di “servitù grammaticale” in riferimento alla regola linguistica secondo cui tra parole maschili e femminili l’accordo è al maschile. Quanto a comandante, è sia maschile che femminile: il comandante, la comandante. Un caro saluto». Email di Giulia

Cara Silvia, nelle email del numero scorso si parlava di sessismo. Leggendo quella di Lucia Cominetti ho pensato: perché dobbiamo rovinare la lingua italiana con questi brutti neologismi? Una donna perde autorevolezza se invece di farsi chiamare “medica” si fa chiamare “medico”? Sono un’insegnante d’italiano e sono fiera di insegnare questa lingua, giunta a noi tramite gli antichi romani, gli scritti in latino e poeti come Dante. Non roviniamo la lingua italiana, che è già bellissima. Per il resto concordo con lei e complimenti per questa rivista. «Cara Giulia, perché pensa che si rovini la lingua italiana declinando al femminile? È solo l’abitudine all’uso che determina se una parola sia bella o brutta. Lei, insegnante d’italiano, sa meglio di me che sia il termine “medica” sia “medichessa” sono presenti nella nostra letteratura da Boccaccio a Tasso a D’Annunzio. L’abbraccio». Email di Rosita Mattei

Cara Silvia, vorrei commentare l’articolo apparso sul numero 17 riguardante la scuola, purtroppo chiusa per troppo tempo a causa di questa pandemia. Si denunciano da mesi i gravi danni che subiscono bambini e ragazzi, sia nell’aspetto educativo sia in quello relazionale, e la scuola

Scrivi a GRAZIA: palazzo Mondadori, 20090 Segrate (MI) - EMAIL: lapostadigrazia@mondadori.it SOCIAL: facebook.com/grazia - twitter.com/grazia instagram.com/grazia_it - WEB: grazia.it



G R A Z I A POSTA quest’estate che cosa fa? Chiude! Ma come? Si era tanto invocato un prolungamento dell’anno scolastico o dei corsi estivi per recuperare, e invece niente? Sono stati due anni che hanno visto diplomarsi ragazzi certamente meno preparati degli anni precedenti, e purtroppo non dipende da loro. «Cara Rosita, nel frattempo il ministero dell’Istruzione sta mettendo a punto un piano per l’estate che coinvolge le scuole e gli studenti su base volontaria per aiutare gli alunni, soprattutto quelli con maggiori difficoltà. Prevede tre fasi. La prima si svolgerebbe dopo gli scrutini di giugno con programmi di sostegno e rinforzo delle conoscenze. La seconda seguirebbe in luglio e agosto con campus d’informatica, musica, arte e sport. Una terza fase sarebbe prevista in settembre con corsi d’introduzione al nuovo anno scolastico. Il tutto è stato pensato per recuperare in qualche modo non solo le conoscenze, ma anche la socialità perdute in pandemia. Aspettiamo il programma definitivo del ministero». Email di Ildo Damiano

Ieri ho trovato questa foto degli Anni 60 di mia madre con Grazia in mano, quando il settimanale era in formato grande. Lei lo comprava da quando aveva 20 anni, cioè dal 1958. #graziafamily. «Fantastica la mamma di Ildo e con l’occasione faccio gli auguri a ogni mamma: che la loro festa duri tutto l’anno!». Email di Francy Dondi

Gentile direttrice, apprezzo molto la vostra rivista e sono diventata un’assidua e affezionata lettrice di Grazia. C’è però una cosa che vorrei condividere con lei. I servizi di moda sono quasi sempre pensati per giovani donne, sia perché le modelle sono giovani, se non giovanissime, sia perché le proposte di abbigliamento e accessori spesso sono più adeguate a quelle fasce d’età. Sono una giovanile donna di 55 anni, mi piace seguire la moda anche se solitamente vesto in modo casual e mi piacerebbe vedere sulla vostra rivista più servizi dedicati a noi donne cinquanta-sessantenni, magari con modelle nelle quali possiamo ritrovarci. È vero che non ci sono più limiti imposti, ma a volte si rischia di fare scelte sbagliate dettate dal desiderio di apparire più giovani, più che dal buon gusto e dall’adeguatezza. Credo che sarebbe piacevole poter trarre spunti da idee e proposte vicine a noi. Che cosa ne pensa? Magari con qualche modella non proprio perfetta, con qualche rughetta, e per gioco (come in un sogno), un giorno, immaginare di poter fare un bel servizio fotografico per il vostro giornale. 28

«Cara Francy, lei ha ragione quando scrive che non ci sono più limiti imposti. Io credo che non esistano scelte sbagliate, ma solo scelte che ci fanno sentire bene, perché la moda è libertà. Detto questo capisco anche la sua preoccupazione di non sbagliare e il bisogno di una guida. Stiamo preparando un servizio che spero le piaccia e soddisfi i suoi desideri. Poi mi faccia sapere». Email di Giusy Puca

Sarà l’effetto del mio essere positiva al Covid da più di 50 giorni, ma mi sono emozionata nello sfogliare il vostro giornale e trovare la mia scrittrice preferita: Patricia Cornwell. Una donna straordinaria oltre che la scrittrice che mi ha fatto compagnia per anni. Complimenti per l’intervista, viene fuori una grande qualità: la determinazione. Grazie. «Qui a Grazia siamo tutti d’accordo con lei, cara Giusy: Patricia Cornwell è una grande. Ha letto il suo nuovo thriller, Spin? Un abbraccio». CARE LETTRICI, dalle vostre lettere può nascere l’idea di un’inchiesta o di nuove storie da raccontare. Firmate con nome e cognome: sarà più facile contattarvi. E… scriveteci! Con l’invio del vostro contributo dichiarate di accettare le condizioni del servizio consultabili nelle ultime pagine della rivista.

A cura di Lucia Valerio

Due star per Grazia Angela Bassett @im.anglaBasset Last night was truly a night to remember! #AcademyAwards Movie Crazy Planet @moviecrazypanet Elisabeth Moss, June Osborne en #TheHandmaidsTale para la revista italiana #Grazia Alessandro @alessandrocicconimassi79 Modelli per un giorno #family #grazia Margareth @italia_fashion_margareth In copertina @elisabethmossofficial, simbolo della resistenza femminista e protagonista della bellissima serie The Handmaid’s Tale



GRAZIA

di

Elsa Bonfiglio

1

ECO-ATTIVISTA La T-shirt multicolore in cotone 100 per cento biologico fa parte della capsule collection a sostegno della campagna di Greenpeace per fermare la deforestazione in Amazzonia (Stella McCartney, € 350).

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VEGANA La pochette è in pelle vegana ottenuta dagli scarti delle mele (Genny, € 250).

VINTAGE Gli shorts ricavati da jeans 501® vintage degli Anni 80-90, sono stati recuperati da Miu Miu e decorati con perle bianche applicate a mano (Upcycled by Miu Miu in collaborazione con Levi’s®).

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BALLERINE Le Viva Responsabili hanno tomaia in maglia traforata in tessuto di poliestere riciclato e certificato, fiocco in gros grain in viscosa realizzata con legno e suola in plastica bio-based (Salvatore Ferragamo, € 530). 30

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ANNI 90 Gli occhiali da sole Studio Slim collection sono realizzati con materiale con base biologica, con olio di ricino, e hanno la confezione ecocompatibile (Izipizi, distribuito da Moroni Gomma, € 45).



G R A Z I A 10 MUST

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FOLK La borsa a spalla è interamente realizzata con fili di cotone intrecciati a mano e decorata con perle in legno naturale (Alberta Ferretti, € 1.150).

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STILE RÉTRO Il top bralette in macramé di cotone biologico è tinto con pigmenti vegetali, per ridurre l’uso di sostanze chimiche (H&M, 29,99).

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MARINARI I bermuda a vita alta sono in cotone biologico (Claudie Pierlot, € 175).

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FORME DELLA NATURA La collana è in bronzo placcato oro 24k con piccole foglie di Ginko, un pezzo creato artigianalmente in Italia (Gala Rotelli, € 250). 32

TRIDIMENSIONALI I sandali con le fascette e i fiori applicati sono realizzati con tecnologia di stampa 3D utilizzando biomateriali di origine vegetale di alta qualità, biodegradabili e compostabili (Mango, € 119,99).



G R A Z I A STAR DI COPERT INA

PER LA CANTANTE ELISA TOFFOLI, 43 ANNI, SOPRABITO IN COTONE SOSTENIBILE CON TRAPUNTATURA FLOREALE (1 MONCLER JW ANDERSON) E, DALLA CAPSULE COLLECTION FANTASTIC GREEN, T-SHIRT IN COTONE E SHORTS (TUTTO MSGM).

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Nel suo Friuli abita circondata da campi accarezzati dal vento. Ha trasmesso l’amore per l’ambiente ai suoi figli, in una casa dove anche cani e gatti vanno d’accordo. Con Grazia Elisa ha parlato del mondo in cui è cresciuta e delle persone care che quest’anno ha perso a causa della pandemia. «A loro», dice, «devo la passione per la musica, ma anche l’orgoglio e la forza delle mie radici» d i PA O L A J A C O B B I f o t o d i F E D E R I C O D E A N G E L I S st yling di SELIN BURSALIOGLU

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G R A Z I A ELISA

TOP FLOREALE IN COTONE BIOLOGICO CON MANICHE A PALLONCINO E GONNA COORDINATA (TUTTO PATOU). GIOIELLI PERSONALI.

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GIUBBINO ECOSOSTENIBILE IN COTONE BIOLOGICO SU GONNA MIDI (TUTTO GUESS JEANS). GIROCOLLO (TUTTI ETRO).

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G R A Z I A ELISA

MAXIABITO IN CHIFFON BIOLOGICO CON RUCHES ALLO SCOLLO (ALBERTA FERRETTI). IL SERVIZIO È STATO REALIZZATO NELLA RISERVA NATURALE FOCE DELL’ISONZO - ISOLA DELLA CONA, A STARANZANO, IN PROVINCIA DI GORIZIA.

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G R A Z I A ELISA

ABITO MIDI IN JERSEY RICICLATO REALIZZATO DAL RECUPERO DI BOTTIGLIE (SALVATORE FERRAGAMO). GIOIELLI PERSONALI.

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MAXIABITO IN COTONE A STAMPA LILIUM CON SCOLLO A CAMICIA (VALENTINO).

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G R A Z I A ELISA

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ABITO IN VISCOSA ED ELASTAN (STELLA MCCARTNEY). STIVALI IN GOMMA NATURALE (HUNTER). GIOIELLI PERSONALI.

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G R A Z I A ELISA

DALLA COLLEZIONE REIMAGINE BY PATRICK MCDOWELL, CAMICIA A MANICHE CORTE IN COTONE CON BOTTONI GIOIELLO E STRASS APPLICATI (PINKO). GIOIELLI PERSONALI.

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T-SHIRT IN JERSEY DI COTONE (BLAUER USA) E BERMUDA FANTASTIC GREEN (MSGM). CAPPELLO (PRADA), SCARPONCINI IN COTONE (GIA COUTURE). GIOIELLI PERSONALI.

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G R A Z I A ELISA

arlami come il vento tra gli alberi», dice Luce, la sua canzone-manifesto, quella che le fece vincere Sanremo esattamente 20 anni fa. È un inno alla natura, anzi di più: dice che noi siamo la natura. Coerentemente, Elisa Toffoli vive in campagna. Ha comprato della terra, in Friuli Venezia-Giulia, vicino a dove è nata. Dalla finestra, in una giornata limpida, si vedono le Alpi e da Nord arriva un vento freddo, che Elisa definisce “fotonico”. Intorno alla sua casa ci sono un campo di patate, un orto e un frutteto: melograni e ciliegie, fichi e mele. C’è anche uno “skate-park” in legno, per fare skateboard, l’ultima passione della padrona di casa. Da nove mesi sta cercando di imparare. «Non che mi aspetti di diventare una campionessa, però mi piace da morire». Energia è il suo secondo nome, non a caso è una delle parole che usa più spesso, sia che parli di musica sia di qualunque altro argomento. E dunque, benedetta sia l’energia senza fine di Elisa che con due figli (Emma e Sebastian, 11 e 7 anni, il papà è il chitarrista e produttore musicale Andrea Rigonat) e una collezione di dischi di platino, ha ancora voglia di imparare cose nuove. Si è tolta lo sfizio di farsi una palestra in casa per allenarsi e ballare, una cosa che Elisa adora anche se non le piace farlo in pubblico. All’intervista partecipano per qualche minuto, come due star che appaiono in un cameo per un film, altri due membri della famiglia, la cagnolina Blackie e la gatta Ginger. Chiedo a Elisa come convivano. Risponde: «Questa è la casa delle tante eccezioni e delle poche regole: qui vanno d’accordo anche cani e gatti». A guardare gli alberi mi è venuta in mente una cosa che diceva l’attrice Anita Ekberg: “Vorrei essere un albero perché non invecchiano, rinascono di continuo”. Lei come vive gli anni che passano? «In modo giocoso. Ho sempre avuto un rapporto molto intenso con il mio corpo, considero cantare una cosa molto fisica. Posso guardare indietro e rivedermi esattamente com’ero dieci, o 20, o anche 30 anni fa perché tengo diari da quando ero ragazzina. Ho bauli di quaderni e foto. Ho nell’armadio il primo frac di quando facevo le imitazioni di Liza Minnelli da piccola, alcuni abiti di scena, però non sono nostalgica. Mi piace avere un presente pienissimo e amo la tensione verso il futuro, amo tenere l’energia alta». Non per riportarla al passato, ma continuo a pensare che quest’anno ricorre il ventennale della vittoria a Sanremo, l’inizio di tutto. 46

«Non solo. Rullo di tamburi! Lo sa che l’anno prossimo farò 25 anni di carriera? Roba da matti, è un quarto di secolo». Com’era Elisa allora? «Più sognatrice, testarda e ingenua di adesso. Ero una sorta di versione più pura di quello che sono oggi. Non mi chieda se ho rimpianti, perché non ne ho. Come potrei? Sono stata talmente immersa in quello che vivevo che non avrei potuto essere diversa da così». Direbbe che la sua carriera è andata come voleva? «Sono sincera: non del tutto. Speravo di ottenere maggiori risultati all’estero. Penso che probabilmente non vincerò mai un Grammy e che forse avrei dovuto prendermi un po’ più sul serio. Non ho un grande ego, la maggior parte dei miei colleghi ne ha molto di più. Ma non lo dico in senso negativo. Penso che sia una caratteristica abbastanza necessaria, organica, per chi fa questo tipo di mestiere. Sono io quella in difetto». Mi sta dicendo che non ha creduto abbastanza in se stessa? «Fino ai 30 anni ero sorridente, muta, camminavo appiccicata ai muri. Mi lasciavo andare solo con gli amici, con le persone più vicine. Ma con gli altri ero impenetrabile. Adesso sono cambiata, più diretta, più libera, l’opinione altrui non mi fa più paura, dico quello che penso e faccio quello in cui credo». Caterina Caselli, cantante e grande discograf ica, ha creduto in lei. «Le devo moltissimo. È una donna di enorme intuito musicale, ma anche umano. Mi ha fatto capire tante cose di me, valide ancora oggi». La più importante? «Che sono un animale emotivo. E che ogni volta che provo a non mettere l’emotività al centro di quello che faccio, perdo potenza». Lei, tra le cantanti italiane, è una delle più impegnate sui temi ambientali. Usa carta riciclata per gli album, auto ibride per i tour, collabora con associazioni come Treedom, che piantano alberi in giro per il mondo, vive in mezzo alla natura. È una scelta di vita molto precisa. L’ambiente è uno di quegli argomenti su cui, in teoria, siamo tutti d’accordo, ma parlarne in modo avvincente non è facile. Lei con i suoi f igli come fa? «Cerco una via di mezzo non ossessiva, in modo da non far loro odiare il tema o di farlo sentire solo come un dovere. Con i bambini la cosa migliore è l’esempio. Vedono che faccio la spesa a chilometro zero, sono coinvolti nella raccolta differenziata, spiego loro perché le api stanno scomparendo, qual è la


CAMICIA AMPIA IN POPELINE IN MIX DI RIGHE CON RICAMO SU SHORTS IN DENIM A STAMPA PAISLEY (TUTTO ETRO). TRUCCO: PAOLA CRISTOFARONI USING MAC COSMETICS. PETTINATURE: MAURIZIO KULPHERK@ETOILE MANAGEMENT.

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G R A Z I A ELISA

differenza tra un campo coltivato nei tempi giusti e quello dove hanno messo delle schifezze perché il grano cresca di botto in un mese anziché in tre, come sarebbe giusto. Sebastian ha avuto la fase delle pistole di plastica e io ho provato a limitare i danni, diciamo così. Ne ho approfittato per spiegargli che se l’avesse buttata via dopo due anni, senza regalarla a un altro bambino, la pistola sarebbe finita in mare e avrebbe fatto del male ai pesci. Cerco di trasmettere l’idea che le nostre azioni hanno conseguenze». Sta preparando un nuovo album? «Sto facendo una pazzia. Da più di un anno ne sto scrivendo due, sarà un album doppio, un disco in italiano e uno in inglese. Ho iniziato proprio con il primo lockdown. Avevo fatto molti concerti poco prima che arrivasse il virus e avevo deciso di mettermi a scrivere. Mi sono un po’ incartata. La pandemia ha avuto impatto su tutti, qualunque mestiere facciano. Nel mio caso mi sono resa conto di come la musica abbia bisogno di vita, di un cerchio di energia che entra e che esce, uno scambio con gli altri. Se questo non avviene ti devi immaginare tutto tu, ogni sensazione si sfuma, è onirica, platonica e tu diventi come i poeti Giacomo Leopardi o Emily Dickinson, chiusi nelle loro camerette. Sarà bellissimo e intenso per qualcuno, probabilmente per i geni lo è, ma per me è molto frustrante ed è un processo difficile e infinitamente lungo. Io capisco davvero quello che sto facendo solo quando lo condivido con gli altri». Con l’album ci sarà anche un tour? «Nell’estate 2022, a questo punto. Non sarà negli stadi ma in tanti piccoli borghi, voglio promuovere l’Italia poco conosciuta, le piazze dei paesini di provincia, quelli che se non ci abiti vicino magari non hai nemmeno sentito nominare. Anche questo è un modo sostenibile di fare un tour. Invece di far spostare la gente verso i grandi spazi delle città, andrò io qua e là. Questo era un pensiero che era già affiorato in me prima della pandemia. Noi italiani siamo un po’ esterofili, il che è paradossale con la storia e l’arte di cui siamo circondati. Voglio illuminare a festa la minuziosa preziosità sparsa per l’Italia. Perché sono questi tesori capillari che, messi insieme, formano la nostra “grande bellezza”». Sa già dove andrete, esattamente? «Stiamo individuando i luoghi, ho spifferato questa idea in una chat con il mio fan club e molti mi stanno mandando nomi e fotografie di posti magnifici. Vorrei che questo servisse anche ad animare le comunità locali, a dare spazio alle piccole imprese, a far girare un po’ di economia e cultura in paesi che solitamente

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non sono al centro dell’attenzione e a cui, durante la pandemia, ho pensato molto perché credo che in quei posti l’isolamento dei vari lockdown sia stato ancora più duro da sopportare». Il Covid si è portato via i suoi zii. Ne vuole parlare? «Zia Dani e zio Franco, i miei padrini di battesimo, due persone importantissime per me. Non erano parenti di sangue, ma li ho sempre chiamati “zii”. Erano cari amici di mia madre, zia Dani e la mia mamma lavoravano insieme, parrucchiere entrambe. Ma soprattutto loro tre e altri matti avevano fondato il gruppo accademico di Acconciatori del FriuliVenezia Giulia. Organizzavano spettacoli in cui mettevano insieme moda, teatro, arte e acconciatura. Ne veniva fuori uno show molto bizzarro, sicuramente provinciale, ma con tratti geniali. Sono cresciuta con loro, mia madre mi portava a queste serate, io mi addormentavo sulle sedie. Poi un giorno hanno cominciato a mettere anche me sul palcoscenico. Non avevo neanche 4 anni. Mi hanno insegnato a ballare il tip tap e a fare le imitazioni. Ero una promessa del cabaret. Mi travestivano, ricordo una volta da piccola geisha, perché avevano fatto uno spettacolo tutto ispirato al Giappone. Poi, verso i 13 anni, proprio con loro, ho iniziato a esibirmi cantando. Sono stati i primi a capire che tipo sono». Insomma, in un certo senso, sono stati i suoi talent scout. «Molto di più, in realtà. Pensi che fu proprio lo zio Franco ad accompagnare la mamma in ospedale a partorirmi, perché mio padre non c’era. I miei genitori avevano una relazione a dir poco rocambolesca. Lui era sposato con un’altra donna e aveva due figli, mia madre ha avuto due figlie da lui, mia sorella Elena e poi me, che sono la più piccola. Mia madre è stata una donna fortissima nello scegliere di vivere quella storia in un paesino di provincia. Lui benestante, sposato, lei parrucchiera. Alla fine, in qualche modo, sono stati insieme 25 anni. Quando mio padre è morto, ho finalmente conosciuto gli altri fratelli. Ci siamo trovati in quattro a camminare insieme dietro alla bara al suo funerale. È solo da allora che abbiamo iniziato ad avere dei rapporti». Una storia familiare insolita, a dir poco. «Già. Il figlio di zia Dani e di zio Franco io lo considero mio cugino a tutti gli effetti. Quando sono mancati i suoi genitori e lui era in casa e voleva mettere a posto le loro cose, le vecchie fotografie, ha chiamato me perché andassi ad aiutarlo. Tanta malinconia, ma anche tanti bei ricordi che ti danno l’energia per andare avanti». ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA


Rimadesio

Velaria pannelli scorrevoli, Eos mensole. Design Giuseppe Bavuso




G R A Z I A LA MISSIONE

IN 10 ANNI SALVEREMO LA TERRA William di Cambridge ha chiamato a raccolta i migliori scienziati per curare entro il 2030 i mali che affliggono il pianeta. «La velocità con cui abbiamo trovato il vaccino per il Covid», dice, «dimostra che ce la possiamo fare» d i W I L L I A M , D U CA D I CA M B R I D G E

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Foto IPA

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apete tutti, fin troppo bene, che questo decennio ha messo l’umanità di fronte a una delle prove più importanti di sempre. Se non agiamo in maniera decisa nei prossimi dieci anni, causeremo danni irreversibili al nostro pianeta. Questi danni non saranno avvertiti nella stessa maniera da parte di tutti. A essere più colpiti saranno i più vulnerabili, quelli con meno risorse e quelli che, paradossalmente, meno hanno responsabilità nei confronti del cambiamento climatico. Invece di scoraggiarci di fronte a queste sfide, però, dobbiamo seguire la direzione indicata dai milioni di giovani in tutto il mondo che hanno fatto propria questa causa, ribadendo che «quando è troppo, è troppo». Tutti noi, in tutti i settori della società e in ogni angolo del globo, dobbiamo unirci per ristabilire le regole basilari del nostro rapporto con la natura e la nostra traiettoria come specie. Io credo davvero che gli esseri umani siano in grado di stabilire obiettivi comuni e di fare ogni sforzo per raggiungerli. Lo straordinario sviluppo del vaccino Covid-19, in un tempo record, è un esempio calzante. Questa è la ragione per la quale ho deciso di creare l’ Earthshot Prize (earthshotprize.org). Nel corso dei prossimi dieci anni l’Earthshot Prize incentiverà,


WILLIAM E KATE DI CAMBRIDGE, 38 E 39 ANNI, CON CLOVER, 9, E PENELOPE CHAPMAN, 7, LE FIGLIE DEI FATTORI DI MANOR FARM A LITTLE STAINTON, NELLA PROVINCIA DI DURHAM, IN INGHILTERRA.

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G R A Z I A WILLIAM DI CAMBRIDGE QUI, IL PRINCIPE WILLIAM, DUCA DI CAMBRIDGE, CON I FIGLI GEORGE, 7, CHARLOTTE, 6, E LOUIS, 3. A SINISTRA, DALL’ALTO: LA DUCHESSA KATE CON CLOVER CHAPMAN, A DURHAM,IN INGHILTERRA; I DUCHI CON I FIGLI; WILLIAM CON LOUIS.

premierà e stabilirà le priorità per trovare soluzioni e innovazioni in grado di risolvere le più grandi sfide ambientali del nostro tempo. Ci siamo dati cinque obiettivi ambiziosi per la fine del decennio: proteggere e risanare la natura, purificare la nostra aria, rinvigorire i nostri oceani, costruire un mondo senza sprechi e sanare il nostro clima. Vogliamo scovare le menti più brillanti e le idee più audaci che ci aiutino a raggiungere questi fini. Ma questo richiederà le energie, la determinazione e l’ottimismo di tutti. Sono felicissimo che Conservation international (conservation.org), con tante altre brillanti organizzazioni e tanti altri leader, abbia deciso di unirsi come partner in questa sfida. Questo è uno sforzo di squadra globale e richiede la collaborazione di tutti per vincere. Insieme dobbiamo chiamare a raccolta ogni azienda, ogni comunità, ogni governo e ogni persona affinché si unisca al nostro obiettivo comune di sanare la Terra. Spero che ovunque voi siate, a prescindere dalle vostre origini, dalle vostre convinzioni o dalla vostra appartenenza politica, possiate unirvi nel condividere l’ottimismo per il futuro e la convinzione che il cambiamento sia davvero possibile. Sono fiducioso che insieme potremo iniziare a guarire il nostro pianeta, a proteggere la natura e a migliorare la vita di milioni di persone, oggi e per molte generazioni a venire. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA /

DAL DISCORSO AL CONSERVATION INTERNATIONAL’S GLOBAL COMMUNITY GALA 2021

L’Earthshot Prize (earthshotprize.org) lanciato dalla fondazione del duca e della duchessa di Cambridge con il naturalista britannico David Attenborough, premierà per i prossimi dieci anni con un milione di sterline i cinque progetti che offriranno visioni e soluzioni rivoluzionarie per risolvere i problemi connessi al cambiamento climatico. Il nome “Earthshot” (letteralmente “Terra” e “lancio”) è ispirato al termine “Moonshot”, l’obiettivo di raggiungere la Luna entro la fine del decennio, utilizzato dal presidente americano John Kennedy nel 1961. Lo sbarco sul satellite avvenne poi nel 1969.

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Foto IPA

NEL NOME DI KENNEDY




G R A Z I A IL PIONIERE

IL PRINCIPE CARLO, 72 ANNI, E LA REGINA ELISABETTA II, 95.

COME DAREMO UNA SECONDA VITA AL PIANETA Il principe Carlo d’Inghilterra è stato tra i primi a scommettere sull’agricoltura biologica e da sempre ripete che il progresso non può avvenire a danno dell’ambiente. «Proteggeremo la natura», spiega oggi l’erede al trono britannico, «perché ora sappiamo che la salute delle persone dipende da quella della Terra»

Foto GETTY IMAGES

d i CA R LO, P R I N C I P E D E L GA L L E S

L’

interdipendenza tra salute umana e salute planetaria non è mai stata così chiara. Mentre iniziamo un nuovo decennio, è tempo di concentrarci sul futuro che desideriamo costruire e lasciare alle future generazioni. L’umanità ha fatto progressi incredibili nel secolo scorso, ma il costo di questo progresso ha causato un’immensa distruzione al pianeta che ci sostiene. Semplicemente non possiamo mantenere questo andamento all’infinito. Per costruire un futuro produttivo e sostenibile è fondamentale accelerare e integrare la sostenibilità in ogni aspetto della nostra economia. Per andare avanti, deve esserci un centro di gravità per catalizzare uno sforzo così monumentale e per mobilitare le risorse e gli incentivi necessari. Nell’ultimo anno, attraverso la mia Iniziativa per i Mercati Sostenibili (sustainablemarkets.org), ho convocato leader di tantissime imprese e di quasi tutti i settori e li ho sfidati a 57


G R A Z I A CARLO D’ INGHILT ERRA

individuare modi per impostare il nostro pianeta su una traiettoria fondamentalmente più sostenibile. Insieme, questi eccezionali leader aziendali hanno colto quest’opportunità per sviluppare lo statuto di azioni ambiziose, ma pratiche. Con questa visione, lancio Terra Carta come base di un piano di recupero per Natura, Persone e Pianeta. A questo storico punto di svolta, con in mente la vita e il sostentamento delle generazioni presenti e future, Terra Carta mira a fornire una tabella di marcia per accelerare verso un futuro ambizioso e sostenibile; un futuro che sfrutterà il potere della natura combinato con il potere di trasformazione, 58

l’innovazione e le risorse del settore privato. Per quasi tutti i problemi che dobbiamo affrontare, la Natura, con il vantaggio di miliardi di anni di evoluzione, ci ha già fornito le soluzioni. I principi universali radicati nell’armonia dei modelli, dei cicli e della geometria della Natura, che le antiche civiltà e le popolazioni indigene hanno conosciuto fin troppo bene, devono essere sfruttati per ispirare la scienza, la tecnologia, il design e l’ingegneria e per poter, di fatto, guidare un futuro sostenibile. Ma il tempo sta per scadere e stiamo rapidamente spazzando via, attraverso estinzioni di massa, molti dei tesori unici di specie della Natura da cui possiamo sviluppare

Foto GETTY IMAGES, AP/LAPRESSE

QUI SOPRA, CARLO D’INGHILTERRA VICINO A UN ESEMPLARE DI LAMA DURANTE UNA VISITA UFFICIALE IN NUOVA ZELANDA. DA SINISTRA: IL PRINCIPE NELLA SUA TENUTA DI HIGHGROVE HOUSE; CON IL GRANO BIOLOGICO COLTIVATO NEI SUOI TERRENI.



G R A Z I A CARLO D’ INGHILT ERRA

IL PRINCIPE CARLO DÀ CIBO A UN ORANGOTANGO IN UNA RISERVA DELLA MALESIA CHE CURA I PRIMATI FERITI DELLA FORESTA.

prodotti innovativi e sostenibili per il futuro. I tempi per il cambiamento devono essere anticipati, se vogliamo realizzare una trasformazione significativa entro la fine del decennio e prima che sia troppo tardi. Negli anni a venire, la mia Iniziativa per i Mercati Sostenibili informerà e aggiornerà regolarmente Terra Carta per rispecchiare il rapido ritmo del cambiamento e i continui progressi compiuti in tutto il mondo. Se consideriamo l’eredità della nostra generazione, più di 800 anni fa, la Magna Carta ha ispirato la fede nei diritti e nelle libertà fondamentali delle persone. Mentre ci sforziamo di immaginare i prossimi 800 anni di progresso umano, i diritti fondamentali e il valore della Natura devono essere alla base di un cambiamento radicale nel nostro approccio al “futuro

dell’industria” e al “futuro dell’economia”. In quest’ottica, la Natura, di cui siamo parte integrante, è al centro di Terra Carta. Questo deve essere il momento decisivo per fare della sostenibilità il centro dello sviluppo del nostro tempo, riconoscendo la Natura come motore della nostra economia. Per aiutarci ad avere successo e per integrare gli sforzi complessivi nel settore pubblico, privato e filantropico, chiedo agli amministratori delegati di tutto il mondo di impegnarsi e fare la loro parte nel guidare la transizione. Per garantire il nostro futuro, non abbiamo altra scelta che fare in modo che ogni giorno conti, a partire da oggi. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA / TRATTO DALLA PREFAZIONE DI TERRA CARTA (EARTH CHARTER)

L’impegno del principe Carlo per l’ambiente ha segnato la sua vita e la presentazione in gennaio di Terra Carta (sustainable-markets.org/terra-carta) è stato il suggello di 50 anni al servizio del pianeta: l’iniziativa punta a raccogliere da donatori 10 miliardi di dollari da investire nella lotta per la natura. Appena ventunenne, Carlo fece il suo primo discorso contro l’inquinamento da plastica. Poi dal 1986 ha lanciato le sue aziende agricole biologiche nelle campagne inglesi e durante i viaggi nei Paesi legati al Regno Unito ha insistito sulla difesa delle specie animali in pericolo di estinzione, sulla protezione degli ecosistemi minacciati dallo sfruttamento, sui diritti delle popolazioni locali.

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Foto GETTY IMAGES

10 MILIARDI PER IL FUTURO




G R A Z I A INC HIESTA

UNA RAGAZZA IN UN’ISOLA ECOLOGICA PER IL RICICLO.

Foto CONTRASTO

IL MIO MESTIERE RENDERÀ IL MONDO MIGLIORE Ingegnere energetico, biodesigner, ecochef. La transizione verde sta facendo nascere tante figure professionali. E per tutti gli altri impieghi sarà necessario acquisire nuove competenze legate alla tutela dell’ambiente. Grazia racconta le occasioni da cogliere di questa rivoluzione del lavoro d i E N R I CA B RO CA R D O

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G R A Z I A INC HIESTA

ITASSECABO. NAM IPSANTI ATENIMENIS PLICITATEM EIUM ET ENT.VOLUPTI ONSEQUODIS ET FUGIT, MIN PORE SITIUS VIT AUTEM.

TECNOLOGIA

Tra le professioni più richieste ci sono scienziati dell’analisi dei dati, specialisti di e-commerce, esperti di sicurezza della Rete 64

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anager di sostenibilità, ingegneri energetici, biodesigner ed ecochef. Per capire la rivoluzione che ci aspetta nel lavoro, bastano un paio di dati: secondo l’ultimo rapporto GreenItaly, entro il 2024 il 38 per cento delle professioni richiederà competenze green. Mentre, secondo un altro studio, realizzato da Confartigianato, Unioncamere e dall’Agenzia nazionale per le Politiche attive del lavoro, solo nell’ambito delle piccole industrie e delle aziende di servizi, a otto nuovi assunti su dieci verranno richieste competenze verdi. La specialista Alessandra Bailo Modesti cita un altro rapporto della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, nella quale svolge il ruolo di coordinatrice del Green City Network. «È una stima sull’occupazione in Italia fino al 2025: a fronte di un investimento di 190 miliardi per raggiungere una serie di obiettivi legati all’economia sostenibile e circolare, si creerebbero 800 mila nuovi posti», dice. Fra questi, i manager della mobilità sostenibile, esperti che Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, e Roberto Cingolani, ministro per la Transizione ecologica (vedi a pagina 83), renderanno obbligatori in tutte le città sopra i 50 mila abitanti e nelle imprese con più di 100 dipendenti. «Ma serviranno anche esperti di risparmio energetico, professionisti in grado di aiutare le amministrazioni a gestire i soldi del Recovery Fund, ingegneri, architetti, docenti universitari», continua Bailo Modesti. «E, nella “green economy”, per le donne è più facile emergere: gli imprenditori di questo settore sono più attenti al merito». Anche perché sono più giovani, con una percentuale molto alta di under 35 alla guida. Ma che cosa succederà a tutti quelli che non hanno un curriculum adeguato? «Servirà formazione, ma il cambiamento non deve spaventare. Quando il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, nel 2011, lanciò il concetto di economia verde, si calcolò che solo l’uno per cento della forza lavoro a livello mondiale non avrebbe trovato una nuova occupazione». Se è vero che tra le professioni più richieste ci sono ingegneri, informatici, scienziati dell’analisi dei dati, specialisti di e-commerce, esperti di sicurezza della Rete - transizione ecologica e digitalizzazione vanno di pari passo - molte professioni più tradizionali avranno bisogno più che altro di essere aggiornate. È il caso degli architetti con specializzazione in bioedilizia, degli avvocati che diventano ambientali. Così come, nella moda, si parla di biodesigner e,

Foto LUZ, MAGNUM/CONTRASTO

SOTTO: PLASTICA PRONTA PER ESSERE RICICLATA; UNA RICERCATRICE IN UN BACINO IDROELETTRICO.


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GREEN ME

Beauty inspired by Mediterranean nature


G R A Z I A INC HIESTA

nella ristorazione, di ecochef. Annalisa Cicerchia, docente all’Università di Roma Tor Vergata e collaboratrice per il settore del Turismo e della cultura della Fondazione Symbola, conferma che anche questo settore si sta muovendo verso la sostenibilità. «Il turismo del futuro», spiega, «dovrebbe puntare sulla prossimità invece che sui grandi flussi internazionali». Con vantaggi per l’ambiente (meno viaggi aerei e meno inquinamento) ma anche per il lavoro qualificato che è stato penalizzato dal mordi e fuggi. «Per esempio, si potrebbero trasformare in visitatori gli studenti stranieri delle città universitarie o puntare sulle vacanze studio per i figli dei tanti italiani emigrati all’estero. Molte località in Gran Bretagna e a Malta ci hanno costruito un business. Se il turista diventasse una sorta di cittadino temporaneo, cosa oggi facilitata dalla diffusione dello smart working, anche tanti giovani archeologi, studiosi di arte, imprenditori della cultura e dello spettacolo e artigiani avrebbero più opportunità». E fa l’esempio delle cooperative di comunità, microrealtà molto radicate nelle comunità locali, che spesso applicano i principi dell’economia circolare, che elimina gli sprechi e riutilizza i materiali. «Come Filo & Fibra, in provincia di Siena, che ricicla la lana delle tosature che veniva buttata via per creare oggetti di design, borse, dando lavoro a donne che erano disoccupate». Dal micro al grande, compagnie come Eni ed Enel e tutti i grandi marchi della moda stanno puntando sulla sostenibilità. «L’economia green richiede innovazione tecnologica. E questo, già di per sé, crea posti di lavoro», dice Antonella Zucchella, docente di Marketing all’Università di Pavia ed esperta di imprenditoria circolare. «In base alla mia esperienza, posso dire che l’80 per cento delle manager in questi ambiti sono donne. Forse perché hanno una maggiore sensibilità per la conservazione del pianeta e il futuro delle prossime generazioni». Anche sul fronte delle start up, le nuove aziende, secondo Zucchella «la transizione ecologica offrirebbe un aiuto soprattutto all’occupazione femminile. Le imprenditrici di aziende specializzate nel riutilizzo

e riciclo di scarti e rifiuti sono già tante». Quando Cisambiente, l’associazione di imprenditori del settore ambiente ed energia rinnovabile di Confindustria, venne fondata dall’attuale direttrice generale, Lucia Leonessi, le imprese socie erano 11. Cinque anni dopo sono diventate 644. E dal puro smaltimento, l’attenzione si sta spostando sempre di più al riciclo, al riutilizzo «e alla produzione di energia rinnovabile: il rifiuto organico può essere smaltito al 97 per cento creando biometano che può diventare carburante per autobus, automobili, caldaie», spiega Leonessi. «Inoltre le discariche potrebbero diventare “miniere urbane”, da cui estrarre metalli come il rame e altri materiali. Entrambi i settori», dice, «creeranno nuovi posti di lavoro. Così come una spinta all’occupazione potrebbe arrivare dall’attuazione della legge del 1992 per l’eliminazione dell’amianto che è presente in grandi quantità nelle nostre città e nelle aree industriali». Che cosa sia la “crescita felice” nell’agricoltura e nell’industria agroalimentare lo spiega, invece, Piero Manzoni, cofondatore e amministratore delegato di NeoruraleHub, azienda impegnata nello sviluppo di tecnologie basate sulla natura. «Eliminiamo gli insetticidi, riduciamo il consumo di acqua e i nostri fertilizzanti organici vengono prodotti dagli scarti della lavorazione delle industrie casearie o dalla raccolta di cibo scaduto: mozzarelle che finirebbero in discarica diventano nutrimento per i campi o vengono trasformate in biogas», spiega. Ma non si tratta di un ritorno alla zappa. «Utilizziamo i satelliti per analizzare i terreni e l’intelligenza artificiale per ottimizzare la produzione e i consumi energetici. Con noi, lavorano biotecnologi, agronomi, biologi, ingegneri, informatici, economisti». Se di green economy si parla da anni, molti ritengono che oggi si sia davvero arrivati alla svolta. Ne è convinta Bailo Modesti: «Il Covid ci ha fatto toccare con mano quali possono essere le conseguenze di un evento tragico su scala globale. E sappiamo che contro il cambiamento climatico non potrà mai esistere un vaccino». ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’ITALIA È GIÀ VIRTUOSA Una grossa spinta alla sostenibilità arriva dal basso, dai consumatori. Che sono sempre più impegnati a ridurre gli sprechi e che si aspettano lo stesso atteggiamento dalle aziende. Una ricerca appena pubblicata da Ipsos, in collaborazione con Waste Watcher International Observatory, mostra una crescita nei comportamenti responsabili. In Italia, il 39 per cento degli intervistati afferma di impegnarsi a non gettare il cibo, il 34 per cento dice di volersi muovere a piedi oppure in bicicletta. E il 26 per cento ha già scelto di non prendere l’aereo per andare in vacanza.

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G R A Z I A VISIONI

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BENVENUTI NELLE CITTÀ GIARDINO

Alberi da frutto per le vie di Amsterdam. Laghetti balneabili in un ex scalo ferroviario di Milano. Grattacieli verdi in Cina. Con la pandemia le persone hanno sentito il bisogno di un contatto più stretto con la natura. E le metropoli si attrezzano d i L U C I A VA L E R I O

P QUI, IL PROGETTO DELLA TRUDO VERTICAL FOREST A EINDHOVEN, NEI PAESI BASSI. IN ALTO, DA SINISTRA: LE CUBE VERT A LIONE, IN FRANCIA; IL PROGETTO PER LO SCALO FARINI A MILANO.

iantare alberi lungo i viali non basta più. Con i suoi lockdown e le sue mille limitazioni la pandemia ha fatto sentire ancor di più a chi vive in città il bisogno di un rapporto più stretto con la natura e gli spazi aperti. Se ieri il simbolo delle metropoli erano i grattacieli, oggi molte di esse stanno ridisegnando la vita partendo dal rapporto con la terra. «Gli architetti devono difendere lo spazio pubblico, che deve essere libero e abbondante come l’aria che respiriamo», dice l’architetta Elizabeth Diller, dello studio Diller Scofidio + Renfro, che ha firmato la riqualificazione della High Line, la vecchia ferrovia sopraelevata di New York. Petra Blaisse, dello studio Inside Outside di Amsterdam, nei Paesi Bassi, si dice 69


G R A Z I A VISIONI IL PROGETTO DI UNA SPIAGGIA A BROOKLYN, SULL’EAST RIVER: È LA PARTE DI BAIA DI NEW YORK CHE SEPARA IL QUARTIERE DI MANHATTAN, IL PIÙ DENSAMENTE ABITATO DELLA METROPOLI AMERICANA, DAI QUARTIERI A EST.

ottimista: «Ho notato una nuova consapevolezza in chi prende decisioni in città: c’è un’attenzione che va oltre il semplice piantare tanti alberi ovunque. Ad Amsterdam, per esempio, sono in corso studi e ricerche per migliorare le condizioni del sottosuolo in modo che le radici degli alberi e i microrganismi possano coesistere al meglio. Normalmente chi va in un parco ammira gli alberi, i fiori, i cespugli, le siepi, ma non sa che quella bellezza dipende da quanto accade nel sottosuolo e dall’acqua che vi scorre». A Milano Inside Outside ha disegnato il parco della Biblioteca degli Alberi, nell’area di Porta Nuova. «Amo questo progetto perché privilegia gli spazi liberi, un grande tema del futuro. C’è il rischio di vedere sottratti i prati delle nostre città per fare spazio ad altri edifici che minaccerebbero equilibri e bellezza». Ad Amsterdam Inside Outside sta, invece, lavorando al progetto chiamato Market Island, l’“isola mercato”. «Hanno chiesto a noi paesaggisti di occuparci dell’area prima che vengano realizzati gli edifici, mentre solitamente accade il contrario», spiega. «Abbiamo selezionato alberi di mele cotogne, pere, ciliegie, bacche, nocciole e noci per i loro frutti perché aggiungono un legame di scambio con il mercato adiacente, facendo immaginare una sorta di città commestibile in cui gli abitanti e la fauna ricevono una fornitura costante di cibo di produzione locale. Ci sono anche tanti gruppi di piante per preservare la biodiversità, con strade e marciapiedi fondamentali per drenare l’acqua nel sottosuolo. Le nuove generazioni leggeranno il paesaggio pensando a dove scorre l’acqua». L’obiettivo di questi interventi sono proprio i ventenni di oggi: secondo Nextatlas, piattaforma che analizza in anticipo i fenomeni che cambieranno i comportamenti delle persone, è proprio la cosiddetta Generazione Zeta che sente più forte il bisogno di riconnettersi con la natura. Un progetto sostenibile si costruisce partendo dalle condizioni già presenti nell’area: il verde da solo non basta più, spiega Nicola Russi, professore di Progettazione architettonica e urbana al Politecnico di Torino che con Angelica Sylos Labini, lo studio Laboratorio Permanente e lo studio internazionale Oma ha vinto 70

nel 2019 il concorso per la riqualificazione degli scali ferroviari Farini e San Cristoforo di Milano. «Per lo scalo Farini, che si trova in una parte di città molto densa attraversata da grandi ondate di calore, abbiamo progettato un lungo parco-foresta per mitigare il clima, rinfrescare l’aria e generare brezze, con alberi tipici della Pianura padana in grado di catturare le particelle inquinanti. Non necessiterà di grande manutenzione perché è una specie di foresta spontanea», dice l’esperto. «Per San Cristoforo, che ha un suolo molto fertile e conserva la memoria agricola della città, abbiamo ipotizzato, invece, un grande sistema di depurazione delle acque con un parco e un bacino di acqua balneabile in alcuni punti. Sono due progetti che vogliono risolvere alcuni problemi di una delle città più inquinate d’Europa», continua Russi. «I quartieri residenziali che verranno realizzati riproducono quelli tipici della città storica, con strade, piazze, marciapiedi simili alle zone più centrali di Milano». Un punto di riferimento è “la città a 15 minuti”, quella in cui tutti i servizi necessari sono raggiungibili a piedi in pochi minuti, parchi compresi: qui, ricucire i confini tra vecchio e nuovo è la parola d’ordine. E poi bisogna proteggere. Lo studio danese BIG, fondato da Bjarke Ingels a Copenaghen, insieme con l’office di architettura del paesaggio James Corner Field Operations, sta lavorando al progetto per difendere il litorale costiero di Williamsburg a Brooklyn. Il lungomare newyorkese avrà due spiagge di sabbia, due grattacieli, uno specchio d’acqua per attività nautiche e una passerella pedonale. Nuove torri sorgeranno anche in Europa e, a differenza di quanto accaduto in anni recenti, non saranno più prerogativa dei quartieri lussuosi. Lo assicura Stefano Boeri, autore del complesso residenziale Bosco verticale di Milano, riprodotto ormai anche a Parigi e in Svizzera, Cina, Albania. Di recente Boeri ha progettato una versione del grattacielo per Eindhoven, nei Paesi Bassi: è chiamata Trudo Vertical Forest e sarà destinata all’edilizia popolare con prezzi accessibili. Perché se la natura è il nuovo lusso, è compito di questa generazione far sì che non sia un privilegio solo di pochi. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA


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G R A Z I A SC ELT E DI OGGI

IN CAMPAGNA LAVORIAMO MEGLIO

La chiusura degli uffici durante la pandemia ha dimostrato che molti impieghi possono essere svolti anche a distanza. Grazia ha parlato con chi ha lasciato la città per fare smart working vivendo a contatto con la natura d i E N R I CA B RO CA R D O

Foto CARL DE KEYZER / MAGNUM PHOTOS, GETTY IMAGES

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n borgo di cinque case su una collina dell’Oltrepò pavese. È qui che Gabriella Gilli, docente di Psicologia all’Università Cattolica di Milano, si è “rifugiata” da oltre un anno, continuando a fare lezione a distanza. «Cinque anni e mezzo fa con un gruppo di amici abbiamo affittato una casa in campagna: eravamo una ventina, venivamo qui nei weekend o in vacanza. Io sono l’unica che ha deciso di vivere qui quasi stabilmente. Non credo che potrei tornare a Milano. Ci sono i lupi, ho una volpe che viene a mangiare sotto la mia finestra e gli uccelli che fanno il nido sul tetto. Ogni giorno passeggio nel verde, mi prendo cura delle mie piante». Racconta che, con l’arrivo della pandemia, la domanda di case nella zona è cresciuta tantissimo. «La gente è alla ricerca disperata di natura, un bisogno che fa parte dell’essere umano e che il lockdown ha risvegliato». Già nel 2017, Gilli aveva realizzato una ricerca sul benessere innescato dagli ambienti naturali. «Attivano il sistema parasimpatico riducendo lo stress. Inoltre, in campagna aumenta la capacità di concentrarsi e si riduce il senso di fatica». Al grande esodo da Milano, il giornalista Fabio Massa ha dedicato il libro Fuga dalla città, pubblicato da Chiarelettere, nel quale analizza le ragioni di un fenomeno che potrebbe durare nel tempo, se lo smart working, come pare, non finirà con la pandemia. Il

LO SMART WORKING NON FINIRÀ CON LA PANDEMIA. IL 54 PER CENTO DELLE AZIENDE ITALIANE INTENDE CONTINUARE A MANTENERE QUESTA FORMULA.

54 per cento della aziende, infatti, intende lasciare a casa almeno due o tre giorni alla settimana i propri dipendenti, dopo aver toccato con mano i vantaggi. Per esempio, una riduzione delle assenze per malattia, perché, scrive Massa «con un raffreddore, se si è casa, si continua a lavorare», e «un aumento della produttività». E ci sono benefici anche per i lavoratori: una sistemazione fuori città significa poter fuggire dalla prigione del bilocale senza terrazzo e usufruire di un costo della vita più basso. Secondo un sondaggio della società di ricerche OnePoll, la percentuale degli italiani che sono disposti a trasferirsi in un’area rurale è il 57 per cento. Mentre il 53 per cento accetterebbe anche una riduzione di stipendio in cambio di poter decidere liberamente dove vivere. 73


G R A Z I A IN CAMPAGNA LAVORIAMO MEGLIO

E non è un fenomeno solo Italiano. Le città si sono internet veloci. Una formula che Alessia Giordano svuotate dovunque. È successo a New York, dove ha trovato perfetta. Racconta: «Ho una ludoteca a chi ha potuto si è rifugiato nel vicino Connecticut. Salerno, ma per un anno ho visto i bambini solo in Non è il caso di Debora Bruzzese e di suo marito, videochiamata. Ho scelto un agriturismo in Piemongenovesi da anni residenti a New York, che, con la te e ho approfittato della campagna per portare i miei loro bambina, si sono trasferiti per qualche mese alunni a visitare virtualmente i vigneti, mostravo loro prima in Val d’Aosta, poi in Svizzera. In una baita gli alberi, le foglie». che, dice, «sembrava la casetta di Heidi con il wi-fi. L’arrivo, soprattutto di giovani, in paesini in via di Starcene in montagna, isolati, ha fatto bene all’espopolamento è anche un’iniezione di energia. Naquilibrio mentale di tutti». Ora si trova di nuovo thascia Severgnini, che lavora come editor, non solo in America, «ma appena possibile, ci prenderemo è tornata a vivere con il suo compagno nel paesino un’altra pausa, magari in Liguria». «circondato da campi e mucche» della campagna Da Milano alla provincia di Savona si è trasferita cremasca dov’è cresciuta, ma ha iniziato a collaborare nel novembre scorso Malvina Tralli. «Dal primo con il sindaco per nuove iniziative e progetti. «Il lockdown sono stata messa in smart working e ho 12 gennaio è nata nostra figlia Penelope. Ci siamo pensato di approfittarne. La nostra casa era in colresi conto della comodità di essere genitori in un lina, nell’entroterra, in pochi minuti potevo essere in piccolo centro. Qui la scuola si raggiunge a piedi, i spiaggia oppure scegliere uno dei sentieri in mezzo bambini possono andare a pescare o a prendere il ai boschi. Me ne andavo in giro senza mascherina, sole nei campi senza essere accompagnati. Sono tante perché non incontravo mai nessuno». le coppie giovani che si sono trasferite di recente. Un’altra ragione per cui il nomadismo digitale ha Trovare una casa con giardino, ormai, è diventato un futuro è che con il Covid-19 potremmo dover impossibile». convivere a lungo, anche se in maniera meno dramEd è ancora più avventurosa la scelta di Benedetta matica. «I vaccini non sono la bacchetta magica», dice Giugliano e del suo compagno Luca che, dal Sud Roberta Villa, milanese, autrice del libro Vaccini. Mai Africa, sono rientrati in Italia in piena pandemia così temuti, mai così attesi (Chiarelettere). Anche lei per andare a vivere in Sicilia. Fanno parte della si è trasferita a vivere fuori città, in Brianza. «Sono community South Working, un gruppo di giovavenuta in novembre per stare ni lavoratori e professionisti vicino ai miei genitori e sono che dal sud erano emigrati e rimasta. Da ragazza, la campaal sud sono tornati. «Io sono IL COWORKING gna mi andava stretta, quando, di Napoli, ma abbiamo scelto in estate, i miei mi “costringeSanto Stefano di Camastra, SI SPOSTA vano” a trascorrere le vacanze in provincia di Messina, senza NEI BORGHI fuori città, non vedevo l’ora di esserci mai stati prima. Siamo poter tornare a casa a Milano. tra il mare e la montagna, un Li chiamano “coworking rurali” e stanno Con gli anni, il mio rapporto posto meraviglioso. Il sindanascendo in diverse località d’Europa e con la natura è cambiato. Qui co ci sta dando una mano ad anche d’Italia. Si tratta di strutture decentrate, per lo più in mezzo al verde, ho riscoperto un ritmo di viaprire un home restaurant e dove professionisti e imprenditori ta diverso. Sto meditando se abbiamo creato il nostro orto provenienti da tutto il mondo possono trasferirmi definitivamente». sinergico: l’obiettivo è servire affittare un ufficio ma anche entrare in Offre, invece, una breve fuga, solo cibo a chilometro zero. rete con gli altri. A Laconi, un centro con da un weekend a qualche setAnche una mia amica di Lonmeno di 2.000 abitanti, in Sardegna, per timana, Borgo Office, società dra potrebbe trasferirsi presto. esempio, esiste Treballu. Un’idea nata che mette in collegamento Lo smart working potrebbe sull’esempio di un altro noto smart workers e aziende agricambiare il destino di tanti esperimento di coworking rurale, Sende, cole all’interno di borghi sparsi piccoli centri del meridione. che ha trasformato un villaggio di soli per l’Italia che, oltre alla natuE non solo». ■ 20 abitanti sulle montagne nel nord della ra, garantiscono collegamenti © RIPRODUZIONE RISERVATA Spagna in un centro per nomadi digitali.

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Foto FOTOGRAFO testo INFLUENCERS WITH ANDY SERWER/YAHOO!FINANCE/ VERIZON MEDIA

G R A Z I A IL PROTAGONISTA

L’ATTORE AMERICANO MATT DAMON, 50 ANNI, HA CO-FONDATO L’ORGANIZZAZIONE UMANITARIA WATER.ORG.

CON L’ACQUA SCONFIGGERÒ LA POVERTÀ

Metà del pianeta non ha accesso a fonti potabili e in molti Paesi le ragazze non possono fare altri lavori perché il loro compito è recarsi ai pozzi. Con la sua organizzazione l’attore Matt Damon ha aiutato 33 milioni di persone a liberarsi dalla sete. E qui spiega perché la sua battaglia è anche la nostra c o l l o q u i o d i M AT T D A M O N c o n A N DY S E R W E R

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G R A Z I A MAT T DAMON

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ualche anno fa, nel film The Martian, Matt Damon interpretava un astronauta abbandonato su Marte. Grazie alle sue conoscenze di chimica e botanica riusciva però a sopravvivere, compiendo il prodigio di far crescere delle patate su un pianeta senz’acqua. Questo amore per le sfide impossibili Damon lo porta avanti da tempo anche qui sulla Terra, un pianeta che pur ricoperto per il 70 per cento d’acqua vede ancora quasi un miliardo di persone private dell’accesso a fonti potabili. Matt, con Gary White, è il fondatore di Water.org, un’organizzazione globale senza scopo di lucro che lavora per portare acqua e servizi igienico-sanitari dove c’è bisogno. L’obiettivo è aiutare le persone concedendo loro piccoli prestiti e dal 2009 l’impegno di Damon e soci ha cambiato la vita di 33 milioni di donne, uomini e bambini in Paesi dall’Etiopia al Brasile, dal Perù all’Indonesia, al Bangladesh. La pandemia ha reso ancora più necessaria questa battaglia, dato che uno degli effetti del Covid è stato ridurre ancora di più l’accesso delle persone alle risorse. «Il valore dell’acqua si è impennato in questi mesi», dice il cofondatore di Water.org Gary White, «perché tutti sappiamo che le misure antivirus più efficaci sono lavarsi spesso le mani e stare in casa. Ma nel mondo in tantissimi non hanno acqua, se non possono andare a prenderla: stare in casa per loro vuol dire non potersi lavare e diffondere il virus». Matt, avete iniziato questo progetto sull’acqua 12 anni fa. Perché, fra tutte le problematiche esistenti, ha scelto proprio questa?

«Perché tutte le condizioni di estrema povertà sono legate in qualche modo all’acqua. In Occidente se parliamo di cancro, Aids o piaghe simili, le sentiamo più vicine a noi perché sicuramente hanno colpito qualcuno che conosciamo. Abbiamo risolto il problema di come avere l’acqua a disposizione centinaia di anni fa e per questa ragione non conosciamo nessuno che ne sia privo. Invece questo è il problema principale per milioni di persone: quando non hai accesso all’acqua potabile, corri il rischio di morire per patologie del tutto evitabili. Le ragazze non possono andare a scuola perché a loro spetta il compito di andare a prendere l’acqua per la famiglia. E tutto questo incide sulle prospettive di vita di ogni società». E come considera i cambiamenti che ci sono stati negli ultimi dieci anni, da quando cioè ha iniziato ad occuparsi dell’associazione che ha fondato? «Con Water.org il mio primo pensiero è stato quello di raccogliere fondi per fare qualcosa che avesse un impatto immediato. La prima cosa a cui pensammo fu costruire dei pozzi. Invece ci siamo resi conto abbastanza presto che quelli da soli non avrebbero avuto l’impatto che volevamo. Gary ha avuto l’idea di ricalibrare il concetto del microcredito ideato dall’economista premio Nobel Muhammad Yunus, applicandolo all’acqua. Aveva capito che, in realtà, proprio le persone più povere sono quelle che stanno pagando di più per questa risorsa: spesso il 25 per cento del loro reddito viene speso per l’acqua». Come è possibile? «Non è solo quello che pagano, ma anche le ore di lavoro che si perdono perché bisogna andare a mettersi

«In gran parte del mondo il 25 per cento del reddito di una persona viene speso per procurarsi dell’acqua» 78

Foto CONTRASTO, Testi INFLUENCERS WITH ANDT SERWER/YAHOO!FINANCE/ VERIZON MEDIA, WATER.ORG

MATT DAMON IN AFRICA, LA SUA WATER.ORG È PRESENTE ANCHE IN ASIA E IN AMERICA LATINA.


ALVIEROMARTINI.IT


G R A Z I A MAT T DAMON

in fila con le taniche per prenderla. Invece, facendo loro un prestito, che sono perfettamente in grado di restituire, possono migliorare moltissimo la propria vita e lavorare di più. Non è un prestito per generare reddito, ma un prestito per accrescere il reddito. In qualche modo stai offrendo a queste persone una connessione all’acqua: se sei povero e abiti in una baracca in India, sai che l’acqua passa proprio sotto di te per arrivare ai pozzi, ma tu non puoi accedervi perché non hai i 200 dollari che ti servono per collegare l’acqua a un rubinetto. Ma se tu offri a queste persone un prestito per poter creare quella connessione, in due anni sono in condizioni di restituirtelo perché possono lavorare senza sprecare tempo prezioso a stare in fila per fare approvvigionamento. Così abbiamo offerto a 33 milioni di persone quest’opportunità e le Nazioni Unite hanno valutato che con questo meccanismo potrebbero essere aiutati altri 500 milioni di persone. Per questo possiamo dire che si tratta di una storia di successo e soprattutto lo è per le donne, che stanno ricevendo questi prestiti che ripagano fino al 99 per cento». Più che un’organizzazione umanitaria siete quasi un’impresa bancaria. Come fate? «Sì, questo mi fa sorridere perché avevamo iniziato entrambi con l’idea di raccogliere fondi per poter costruire dei pozzi e poi ci siamo trovati a parlare di finanza. Trascorriamo molto tempo a discutere con i banchieri e con i nostri partner che si occupano di microfinanza. Per chi ci aiuta è un investimento nel vero senso della parola: non stiamo affatto parlando di beneficenza, parliamo di un investimento con un ritorno concreto». Negli ultimi anni so che per il suo impegno ha incontrato spesso l’imprenditore e f ilantropo Bill Gates, che sta facendo un grande lavoro nei Paesi in via di sviluppo. Che cosa ha imparato da lui? «Ho sicuramente capito molto dal suo esempio, perché ha realizzato davvero cose straordinarie. E se gli parli è sempre ottimista. Gli ho sentito ripetere spesso che, per non cadere nel facile disfattismo, bisogna sempre ricordarsi di osservare la traiettoria generale dell’umanità: stiamo andando nella direzione giusta

e ci sono soluzioni disponibili. Ogni volta che sono in una stanza con lui, ne esco con la convinzione che stiamo facendo la cosa giusta». Ha mai pensato a fare dei f ilm che possano trattare questa problematica o che comunque abbiano un forte messaggio politico? «Certo, anche perché questo farebbe coincidere le due passioni delle mia vita, ma non è così facile. Trattare il tema dell’emergenza idrica in un film non è semplice. Sicuramente si possono raccontare milioni di storie che mostrino come le vite siano condizionate dalla mancanza di accesso all’acqua. Ma non ne ho trovata nessuna che aiuti a comprendere il problema quanto, magari, questa conversazione tra noi». Il surriscaldamento terrestre e il cambiamento climatico però oggi sono temi condivisi a livello globale. Non crede che possa succedere lo stesso con l’acqua? «Infatti è molto importante mettere in connessione tutte le persone sensibili a queste battaglie. La gente che sarà più interessata dal cambiamento climatico è la stessa che stiamo cercando di aiutare con l’acqua. Ogni emergenza che riguarda il pianeta ricade inevitabilmente sulle persone più povere. Per questo l’obiettivo è raggiungerle al più presto». Pensa che in Europa ci sia più consapevolezza del problema, rispetto agli Stati Uniti? «No, le persone che non sono colpite dalla mancanza d’acqua non se ne occupano. Invece per chi lo vive quello è il problema assoluto: appena ti svegli al mattino, devi decidere dove troverai l’acqua necessaria». Ci sono altre persone famose come lei, coinvolte in questa battaglia? «Noi siamo pronti ad accogliere tutti, perché abbiamo bisogno di tanta energia. L’ex presidente americano Bill Clinton, circa dieci anni fa, ci ha detto di andare avanti: “Questo sistema funzionerà, continuate a crescere”. E aveva ragione: nel 2012 abbiamo raggiunto il primo milione di persone e ora oltre due milioni in un quarto del tempo. Con il lavoro che stiamo facendo raggiungeremo 60 milioni di persone in un paio d’anni». ■ (Traduzione di Angela Vitaliano) ©RIPRODUZIONE RISERVATA ©INFLUENCERS WITH ANDY SERWER

I 13 PAESI CHE HANNO PIÙ BISOGNO D'AIUTO Secondo Water.org oggi ci sono 785 milioni di persone, una su nove, che non hanno accesso all’acqua. Sei volte la popolazione degli Stati Uniti non ha una connessione sicura alla rete idrica. Cambiare questa situazione significa dare una speranza di vita, lavoro e crescita a tante persone condannate a malattie e povertà. Sono 13 i Paesi più colpiti e in cui si sta concentrando l’azione di Water.org: Bangladesh, Cambogia, India, Indonesia, Filippine, Ghana, Etiopia, Kenya, Uganda, Tanzania, Messico, Brasile e Perù. Per sostenere i progetti si possono fare donazioni, raccolte fondi e partecipare a molte iniziative che trovate su water.org.

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G R A Z I A L’ INNOVATORE

Foto GETTY IMAGES, IMAGOECONOMICA

LA RIVOLUZIONE COMINCIA CON NOI

IL MINISTRO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA, ROBERTO CINGOLANI, 59 ANNI. GESTIRÀ PIÙ DI UN TERZO DEI FONDI EUROPEI DEL RECOVERY PLAN. IN ALTO, CAMPI CON PALE EOLICHE IN PUGLIA.

Il passaggio all’energia pulita, le automobili di domani, la difesa del territorio da frane e alluvioni, la creazione di un milione di posti di lavoro verdi. «L’Italia sta per vivere una grande trasformazione», assicura a Grazia il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. «Diventeremo un Paese che inquina meno e che rifiuta le disuguaglianze tra donne e uomini» d i M O N I CA B O G L I A R D I

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la campanella, comincia il Consiglio dei ministri. Devo terminare l’intervista». E poi: «Scusi, era un falso allarme, procediamo». Infine: «Abbiamo finito a tarda notte, ci sentiamo nel pomeriggio?». L’intervista di Grazia al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani è stata strappata pezzo a pezzo alla riunione dei ministri forse più importante del 2021: quella del 24 aprile, in cui il presidente del Consiglio Mario Draghi ha illustrato il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Se fra qualche anno l’Italia sarà un Paese meno inquinato e inquinante, con città più verdi e infrastrutture più moderne e pulite, lo si dovrà anche a questo ministero che gestirà il 37 per cento dei fondi europei in arrivo, una settantina di miliardi di euro. Lo dirige il fisico Roberto Cingolani, 59 anni, perfezionamento alla Normale di Pisa, professore universitario e guru delle nanotecnologie. Nella

sua famiglia, c’è il Dna degli scienziati. La moglie Nassia, per esempio, è una fisica esperta in Scienza dei materiali. Cingolani, però, è soprattutto uno dei ministri tecnici su cui il premier punta di più per avviare la ripresa del Paese. Per questo lo abbiamo inseguito per più giorni. Come saranno spesi i soldi “green”, più di un terzo del Recovery Plan? «Con investimenti sulla rete elettrica, che deve poter supportare le innovazioni in materia di eolico e fotovoltaico, e nel campo agroalimentare, perché impatti meno sull’ambiente; in progetti che tutelano la biodiversità, azioni che rimediano al dissesto idrogeologico, proteggono i territori, introducono l’idrogeno verde. Ma nella formula “transizione ecologica” la parte importante è “transizione”: non si azzerano le emissioni di gas serra in un anno e in un’unica soluzione. Ci vogliono decenni, una combinazione di soluzioni che dipendono da vari fattori, e tanti passi intermedi in cui si fanno controlli, grazie ai UNA RAGAZZA SU UN MONOPATTINO: È UN MEZZO CHE AIUTA A RIDURRE LO SMOG.

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dati, su come si sta procedendo con le infrastrutture avviate». Quanti posti di lavoro creeranno i f inanziamenti ecologici? «Tanti, un milione, forse di più: riguardano soprattutto figure che si occupano di sostenibilità ambientale, il digitale, la logistica, i processi relativi al riciclare. L’importante, però, è fare in modo che questi nuovi posti siano duraturi». In questa transizione si abbasseranno i costi dei prodotti “puliti”, come le auto elettriche, oggi sinonimo di oggetti elitari? «Anche qui è la gradualità a favorire un circolo virtuoso: più si diffonderanno le tecnologie per fare auto non inquinanti, più i grandi numeri abbasseranno i costi. Intanto iniziamo a eliminare le macchine a Euro 0 ed Euro 1, e mettiamo in condizione i redditi medi di acquistare i mezzi ibridi, che sono già un passo avanti rispetto ai tradizionali; e poi in dieci anni avviamo i processi per creare infrastrutture come le colonnine per ricaricare le auto elettriche. Le trasformazioni richiedono tempo». A questo proposito: lei dice spesso che anche il digitale inquina. Dovremo usare meno web e social? «Nessuna tecnologia è buona o cattiva, dipende da come la si usa, con che sobrietà. E dal contesto. Se non stampo le email per non sprecare carta, e poi in un giorno ne mando centinaia e carico decine di filmati contribuisco a inquinare. Non ci sono pasti gratis: e non ci sono trasformazioni, nemmeno quella ecologica, che non costano niente». Il suo terzogenito è adolescente. Controlla quanto uso fa della Rete? «Come dicevo, anche il contesto è importante. In un momento in cui i contatti sociali sono provati

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G R A Z I A ROBERTO C INGOLANI


HOME SOFT HOME HAB DIVANO [ Marc Sadler ] ARLON TAVOLINO [ Matteo Thun & Antonio Rodriguez ] GRUPPOEUROMOBIL.COM


G R A Z I A ROBERTO C INGOLANI

dalla pandemia, non cronometro quanto tempo mio figlio gioca a Fortnite con gli amici. L’impatto psicologico negativo dei lockdown sui ragazzi è stato mitigato proprio dalle relazioni digitali. In questo periodo mio figlio produrrà un po’ più di anidride carbonica rispetto a prima: pazienza, però starà meglio». E lei, personalmente, a quali gesti “green” è affezionato? «Da sempre vado in bicicletta. E poi ho piantato degli alberi da frutto, liberando a mano un’area piena di rovi, in una collina ripida, vicino alla casa dove vivo, a Genova, e li curo con enorme piacere appena ho un po’ di tempo. Ho comprato subito un’auto ibrida, essendo appassionato di nuove tecnologie. E curo bene la raccolta differenziata. Insomma, il mio contributo lo do». Lei vive a Genova, ma è stato anche a Milano, Roma, Stoccarda, in Germania, e Tokyo, in Giappone. Le metropoli possono essere un esempio di sviluppo sostenibile? «Dipende da vari fattori. Il rapporto Onu sull’urbanizzazione dice che il 60 per cento del Pil mondiale viene dalle città, definite “fonte di grandi opportunità”, economiche e sociali, ma anche “fonte di complessità”, luoghi senza pianificazione urbana dove la gente si ammassa, magari vivendo vicino a una discarica. Nei Paesi

avanzati le metropoli sono più “grandi opportunità”, ma renderle “smart city” (città intelligenti, pianificate bene, ndr) non è un processo uguale per tutte. Costruire da zero un quartiere a Roma, che ha 2500 anni, a Genova che ha spazi collinari, o in una città americana in pianura o che gode di tanto sole, comporta modelli diversi. Perciò alcune città, come quelle del Nord Europa, hanno puntato sui trasporti puliti, altre, come Barcellona, che amo molto, sul verde urbano. Infine: come si diventa “green” dipende dai modelli culturali. In Italia chi compra una casa la “passerà” a figli e nipoti. In America la si compra per sé. Dopo 99 anni sarà demolita e la nuova sarà costruita con regole più ecocompatibili e moderne». La transizione porterà anche una società più giusta? «In Italia credo di sì. Le nuove infrastrutture ridurranno il gap tra Nord e Sud. Si creeranno posti di lavoro. E se c’è lavoro i divari diminuiscono. Ma nessun Paese è un contenitore chiuso, e le disparità più grandi sono tra quelli avanzati e quelli dei Continenti in difficoltà, dove ogni minuto dei bambini muoiono di fame. Per queste ingiustizie spaventose c’è da sperare che gli uomini smettano di creare disuguaglianze anche nei momenti migliori, e decidano di voler essere più giusti».

Una forma di giustizia sono le pari opportunità. Lei ha tre f igli maschi: come direbbe a una f iglia che non deve temere di iscriversi alle facoltà Stem, scientif iche o tecnologiche, oggi quasi solo maschili? «Fatico a rispondere. Vengo da una famiglia in cui mia madre, laureata in Filosofia, aveva sempre la meglio nelle discussioni con me e mio fratello, che ci vantavamo delle nostre capacità scientifiche e analitiche; in cui mia sorella era professoressa universitaria in Matematica, e nessuno pensava che una ragazza fosse meno adatta alle facoltà Stem. Poi sul lavoro ho continuato a ragionare così. All’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, che ho visto nascere, abbiamo ideato un meccanismo che non penalizzasse il curriculum delle donne che decidevano di fare figli. E nella famiglia di oggi ho una moglie scienziata con un’importante carriera internazionale: con lei siamo intercambiabili nei lavori di casa, io lavo i piatti e carico la lavastoviglie. Forse a una figlia avrei detto che di fronte ai problemi scientifici, maschi e femmine ragionano in modo diverso: la velocità, anche disorganizzata, degli uomini è compensata dalla maggiore capacità di riflettere, su vari punti di vista, delle donne. Sono diversi, ma assolutamente complementari». ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL PIANO DEL FUTURO Anche il Parlamento ha approvato il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza del governo, che indica come saranno spesi gli oltre 222 miliardi di euro destinati all’Italia dal Recovery Plan europeo. Una settantina di miliardi è destinata alla transizione ecologica. Gli investimenti maggiori riguardano la creazione di un’agricoltura sostenibile, che non inquini e non distrugga risorse, ma anche all’energia sostenibile, ai trasporti locali “green”, all’efficienza energetica e alla sicurezza sismica degli edifici, alla bonifica di terreni con sostanze tossiche, alla tutela degli ecosistemi marini, inclusi gli aiuti al turismo.

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G R A Z I A L’ IDEA

IL VERDE SI FA STRADA

Ascoltare la voce segreta degli alberi e spiare la vita delle api. Debutta a Firenze il progetto Travel & Joy, che riporta la natura in città. «Sarà», dice a Grazia l’ideatrice Federica Borghi, «un viaggio nella gioia»

di ALESSIA ERCOLINI

L’ARTISTA E IMPRENDITRICE FEDERICA BORGHI. IN ALTO, INSTALLAZIONI A FIRENZE E, A DESTRA, IL PARCO LA TENUTA LA FOCE, IN VAL D’ORCIA.

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arà un’invasione pacifica di arte e natura, con orti urbani e serre fluorescenti, arnie e installazioni di piante in fiore quella che dal 7 maggio approda a Firenze. Parte da lì, e coinvolge varie zone della Toscana come la Val d’Orcia, ma arriverà anche a Milano e Napoli, il progetto triennale Travel & Joy, ideato da Federica Borghi, artista e imprenditrice visionaria, che con la sua Icons Production si muove tra arte, moda, design e tecnologia. «Faremo parlare gli alberi e faremo conoscere da vicino le api ai bambini», dice Borghi, che è anche pittrice ed esperta di progettazione di giardini. «La nostra idea è quella di promuovere una nuova cultura del benessere urbano a tutto tondo: dalle tecniche di coltivazione sotto casa alla riqualificazione di aree cittadine degradate per rendere più bella e vivibile la propria città». Federica, in che senso farete parlare gli alberi? «Metteremo delle sonde, attaccate alla corteccia, e i visitatori potranno avvicinare l’orecchio e sentire il movimento che c’è all’interno. È un po’ lo stesso concetto di sentire il mare dalle conchiglie». Com’è nata l’idea di Travel & Joy? «Volevo proporre un vero viaggio nella gioia. Questa pandemia è stata terribile e bisogna salvaguardare e celebrare ancora di più la vita, la mia e quella degli altri, nel rispetto del Pianeta». Che cosa vedremo nei prossimi tre anni a Firenze? «Installazioni mobili di coltivazioni in serra elaborate da una start up italiana, Serranova, che utilizza il principio della fotoluminescenza .Tutto ciò che viene coltivato in quella serra triplica la sua crescita. A Firenze ci hanno aperto le porte di palazzi storici dove porteremo arnie per mostrare anche ai più piccoli la vita delle api, con mostre e laboratori». Quale degli artisti che partecipano al progetto l’ha colpita di più? «Jessica Russo, dello studio Tuorlo Design, che con Kasia Nasilowska realizzerà una performance: casette per uccellini realizzate con la mollica di pane. Dietro c’è un pensiero filosofico profondo, racconta la precarietà della vita e che tutto ha un senso, tutto ciò che viviamo, nella sofferenza o nella gioia. Ed è quello che il Covid ci ha aiutato a riscoprire: la gioia di vivere». ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA



G R A Z I A DINAST IE

SIAMO VESTITI PER IL DOMANI

Kailand Morris è il figlio del grande musicista Stevie Wonder e a 19 anni è già stilista come sua madre Kai Millard. «La moda che piace alla mia generazione è quella che rispetta la Terra», dice a Grazia, «e io so che è questa la scelta giusta» d i L U C I A VA L E R I O f o t o d i M A X TA R D I O styling di KAILAND MORRIS

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LO STILISTA KAILAND MORRIS, 19 ANNI. IN QUESTE PAGINE È IN TOTAL LOOK GUCCI.

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KAILAND MORRIS È UNO DEI NOVE FIGLI DEL MUSICISTA STEVIE WONDER. SUA MADRE È LA STILISTA KAI MILLARD.

«Negli Stati Uniti noi neri abbiamo assistito a troppe ingiustizie. Per questo i ragazzi come me non hanno paura di manifestare: vogliamo scuotere il sistema» 92

MANAGEMENT: SHAWN MANN. PRESS OFFICE: MPUNTO COMUNICAZIONE

G R A Z I A KAILAND MORRIS


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G R A Z I A KAILAND MORRIS

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a luce entra dalla parete a vetri alle sue spalle, illuminando il suo volto e i capelli biondissimi intrecciati in una miriade di dreadlock. Nella sua casa di Los Angeles Kailand Morris, 19 anni, uno dei nove figli della leggenda della musica Stevie Wonder e della stilista Kai Millard, sta lavorando al suo marchio di moda sostenibile House of Kom. Alle sue spalle intravedo fotografie di abiti, appunti scritti a mano, uno schema degli obiettivi che vuole raggiungere, note sulle persone con le quali vorrebbe collaborare e i marchi da cui trarre ispirazione. Kailand ha infatti da poco iniziato una collaborazione speciale con il direttore creativo di Iceberg, James Long, per una capsule collection dai dettagli sportivi e un po’ psichedelici. Oltre alla moda Kailand ama il design, l’arte e le automobili, suona la batteria, la chitarra, il piano e «ogni altra cosa che mi capita tra le mani», mi dice. Indossa una felpa rosa con grandi fiori, bella e piena di energia come il suo sorriso, e per rompere il ghiaccio ci scambiamo complimenti, io per il suo stile tipico di chi vive a Los Angeles e lui per il mio look, molto italiano. Come è stata la sua vita durante la pandemia? «È stata dura come per tutti i ragazzi della mia età. Perché non ho avuto molta vita sociale e anche lavorare non è stato semplice. Niente è impossibile, ma è stato tutto nuovo e strano, come le interviste su Zoom. La tecnologia ci ha comunque aiutato». Che cosa le è mancato di più? «Andare in giro senza la mascherina, anche se è diventata la nuova normalità. Quando vado ad alcuni eventi trovo ancora molto strano vedere i volti coperti, mentre mi capita di portarla in casa senza accorgermene». Dagli appunti che vedo alle sue spalle, ha un modo di lavorare ben organizzato. «Sono del segno della Vergine (Kailand è nato il 1° settembre, ndr), dicono che abbiamo menti molto schematiche. Quello che vede sono le idee che mi vengono in mente quando penso a che cosa vorrei per il mio marchio House of Kom». Vale a dire? «Prima di tutto punto a materiali sostenibili, rinnovabili e di derivazione biologica, che mi piacerebbe vedere di più in tutta l’industria della moda. Bisogna migliorare le filiere di recupero e di riciclo e sviluppare ancora di più aspetti straordinari come la pelle realizzata dai funghi. Grazie alle nuove tecnologie le grandi firme stanno già sperimentando tessuti di

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nuova generazione. Mi auguro che anche le aziende più piccole e i marchi meno conosciuti possano andare in questa direzione. Sarà inevitabile per il design e la moda essere sempre più orientati alla sostenibilità, sarebbe un enorme passo avanti per il pianeta. Con il mio marchio ho già scelto da quale parte stare». In queste pagine è vestito Gucci. Quali sono gli altri stilisti che ama? «Adoro Kim Jones, direttore creativo delle linee uomo di Dior e di quelle donna di Fendi: da lui ho imparato molto, ma ammiro anche tanti altri designer che a loro volta sono stati ispirati da altri creativi. Mi piace molto l’idea di entrare a far parte di questo flusso continuo di idee». Che cosa c’è di diverso nella sua generazione rispetto a quelle che l’hanno preceduta? «Credo che la mia generazione stia già affrontando in modo differente tanti ostacoli, senza la paura di scuotere il sistema. Negli Stati Uniti abbiamo assistito a troppe ingiustizie e insieme con i miei amici ho partecipato alle marce per Black Lives Matter, eravamo davvero tanti. Penso anche che abbiamo le idee più chiare, nessun pregiudizio su molte questioni e una spinta maggiore verso l’inclusione da cui traggo ispirazione ed energia per espandere la mia immaginazione e pensare che ogni cosa sia possibile». Lei è molto impegnato anche in progetti umanitari. «Per me è davvero fondamentale poter aiutare le persone che si trovano in difficoltà, grazie ai miei genitori che mi hanno insegnato che sono un privilegiato e ad avere in massima considerazione chi è meno fortunato di me. Ho iniziato molto presto: dal giorno in cui ho compiuto 14 anni e per quattro anni consecutivi ho collaborato con l’organizzazione no profit All It Takes con un torneo di basket annuale, che si svolgeva il giorno del mio compleanno, per raccogliere fondi per bambini in difficoltà. Da un anno invece ho creato la mia organizzazione no profit Kom Worldwide». In che cosa pensa di assomigliare ai suoi genitori? «Ho la loro voglia di capire il mondo che mi circonda e la creatività di mia madre. Mentre tutte le volte che osservo mio padre, non capisco come riesca a essere così naturale in tutto quello che fa, come per esempio suonare il piano. Mi piacerebbe avere la sua stessa inclinazione». Che cosa desidera di più per il suo futuro? «Vorrei tenere insieme tutte le mia passioni, ma sono pronto anche a qualcosa di inaspettato». ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA


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G R A Z I A IL PUNTO DI VISTA

LO SCRITTORE PAOLO COGNETTI, 43 ANNI, È PROTAGONISTA DEL FILM SOGNI DI GRANDE NORD, ONLINE FINO AL 16 MAGGIO E IN GIUGNO NELLE SALE. A DESTRA, DUE SCENE DEL FILM. SOTTO, COGNETTI. LO SCRITTORE HA CURATO L’ANTONIA (PONTE ALLE GRAZIE), RACCOLTA DI POESIE, LETTERE E FOTOGRAFIE DELLA POETESSA E ALPINISTA ANTONIA POZZI.

Foto LOIC SERON

ANCHE I BOSCHI CHIEDONO AIUTO In un film lo scrittore Paolo Cognetti racconta l’amore per la natura dei grandi della letteratura. Lo stesso che prova lui vivendo in una baita in Valle d’Aosta, dove sta vedendo con i propri occhi gli effetti del cambiamento climatico d i E N R I CA B RO CA R D O

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G R A Z I A PAOLO COGNET T I

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Che effetto le fa tornare a Milano? Il traff ico, l’inquia 13 anni, lo scrittore quarantatreenne Paolo namento? Cognetti si divide tra Milano, dove è nato, e «Più che altro soffro la barriera che separa il dentro, una baita in un villaggio della Valle d’Aosta, dove si svolge gran parte della vita e il fuori. Il lavoro Fontane, a quota 1.900. «Venti metri quadrati, ha spazi e regole più rigidi, mentre in montagna c’è una una tana più che un’abitazione», la descrive. Questo maggiore armonia. Da dieci anni ho un cane, Lucky: a luogo s’intravede anche in Sogni di grande nord (in Milano lo tengo al guinzaglio, sono il suo padrone, in streaming su online.trentofestival.it e in giugno nelle montagna va dove gli pare, sono il suo amico». sale, vedi riquadro), il film che ha per protagonista Ha osservato gli effetti del cambiamento climatico sulla Cognetti in un viaggio letterario verso l’Alaska. fauna selvatica? La montagna ha influenzato in modo profondo anche «Da cinque o sei anni, sono tornati i lupi. Prima ini temi dei suoi libri. Nel 2013 uscì con Il ragazzo selcontravo tantissimi caprioli, cervi, camosci, stambecchi, vatico, un racconto autobiografico che permea anche lepri, volpi, scoiattoli. Ora, un po’ sono stati mangiati, il romanzo Le otto montagne (Einaudi), un successo un po’ si nascondono. Magari non ha a che fare diinternazionale che gli ha fatto vincere il premio Strega rettamente con il riscaldamento globale, ma, di certo, nel 2017. E di natura parla, in parte, anche L’Antonia, un con un cambiamento antropologico: i omaggio alla poetessa e alpinista Anlupi sono tornati sulle Alpi perché le tonia Pozzi, appena pubblicato (Ponte abbiamo abbandonate». alle Grazie). «Una figura romantica, Chi sono i suoi “vicini di casa”? morta suicida a 26 anni, e una persona «In Valle d’Aosta, l’economia del pache sento vicina, con la quale condivido Paolo Cognetti debutta al scolo è protetta e sostenuta anche con il fatto di essere milanese, l’amore per cinema con un film, Sogni di interventi pubblici. D’estate, la montala montagna e la scrittura». Grande Nord, in anteprima gna si popola di mandrie e di lavoratori Cognetti che si definisce un «ambienal Trento Film Festival stagionali, molti romeni, maghrebini. In talista di montagna», ha visto crollare (fino al 16 maggio online. questo ultimo anno, ho visto anche un un intero bosco, nell’ottobre 2018. «Potrentofestival.it) e nelle sale po’ di “montanari di ritorno”: dal prico dopo la tempesta Vaia in Trentino, il 7, 8, 9 giugno. È il suo mo lockdown alcune famiglie si sono anche da noi ci furono venti eccezioviaggio letterario sulle tracce trasferite qui. Poi c’è tutto il settore del nali. Negli ultimi cent’anni nessuno dei maestri della letteratura americana e di Chris turismo, nelle sue forme sostenibili e in ricorda nulla del genere». McCandless di Into the Wild. quelle impattanti». Ma aggiunge che di cambiamenti cliDalle Alpi all’Alaska Lei ce l’ha in particolare con gli impianmatici si parla spesso senza cognizione alla ricerca di una convivenza ti sciistici o sbaglio? di causa. «Mi arrabbio quando, ogni possibile tra l’uomo «Le piste sono come autostrade che volta che fa caldo in dicembre, senti e l’ambiente. portano tutta una serie di infrastrutdire: “È il riscaldamento globale”. Da ture accessorie: gli impianti idraulici me, ci sono stati anni in cui sono caduti per sparare le neve artificiale, gli hotel, i ristoranti, i metri e metri di neve e altri in cui, fino a gennaio, non parcheggi. Distruggono l’ambiente naturale in modo si è visto un fiocco. Sono fenomeni normali. Mentre irreversibile. I turisti dello sci arrivano al mattino e non lo è il fatto che la fonte da cui attingevo l’acqua, a vanno via la sera, come se fosse un parco giochi». oltre 2.000 metri, un autunno si sia prosciugata. Fino Che cosa le ha insegnato la montagna sul rapporto fra al disgelo, sono rimasto a secco, ho dovuto imparare a noi e la natura? vivere con le taniche». «L’ambientalismo “cittadino” vede la natura come un Quanto è spartana la sua vita sui monti? qualcosa di intoccabile, ma per chi vive qui è anche «Per anni mi sono scaldato con la stufa a legna. Sono a una fonte economica. Trovare un rapporto di armonia una ventina di minuti dalla strada. Quando c’è la neve, con il territorio significa rispettarlo, ma anche viverlo, uso le ciaspole o gli sci con le pelli». coltivarlo, “usarlo”. Ho appena finito di costruire un La sua routine quotidiana? nuovo rifugio che diventerà un centro culturale. Volevo «Mezza giornata la passo a scrivere. Il resto del tempo utilizzare gli alberi abbattuti dal vento, ma ho scoperto lo dedico alle passeggiate, all’orto, spacco la legna. Mi che avrei dovuto mandarli in Francia o in Austria perché sono costruito da solo una fontana e qualche mobiin Italia non abbiamo impianti in grado di trasformare i letto. La sera vedo gli amici qui in zona. Le giornate tronchi in legno per l’edilizia. Alla fine ho usato il larice sono lunghissime. L’inverno non finisce mai e l’estate austriaco. Almeno di viaggio ne ha fatto uno solo». ■ dura un soffio».

GLI SCRITTORI E LA NATURA

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#momentidiluce dalla Strada del Vino Torniamo ad ammirare i paesaggi pittoreschi della Strada del Vino e a gustare gli ottimi vini dell’Alto Adige. Foto di @benjaminpfitscher suedtirol.info/strada-del-vino


G R A Z I A L’ALT RA RISORSA

IL PESCE FARFALLA MASCHERATO E IL PESCE BANDIERA FOTOGRAFATI LUNGO LA BARRIERA CORALLINA DEL MAR ROSSO, IN EGITTO.

IL MARE CI SALVERÀ L’ Gli oceani sono la fonte rinnovabile d’energia più importante, ma anche la più sottovalutata. Qui autorevoli studiosi spiegano perché grazie all’acqua vinceremo l’inquinamento, il surriscaldamento terrestre e la fame

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di MARINA SPEICH

Oceano può essere la nostra salvezza. In parte lo è già, anche se nessuno se n’è accorto. «È infatti al centro del nostro sistema climatico: finora ha funzionato come tampone ai danni provocati dall’uomo», spiega Francesca Santoro, della Commissione oceanografica intergovernativa dell’Unesco e promotrice del Decennio del Mare, promosso Organizzazione delle Nazioni Unite. «Ci ha protetto dai cambiamenti climatici, assorbendo il 90 per cento del calore in eccesso provocato dalle attività antropiche fin dalla rivoluzione industriale», spiega Christiana Figueres, una delle massime autorità mondiali del clima: è lei la donna che dirige i negoziati culminati nello storico Accordo di Parigi. Tutto questo ha avuto però un prezzo per il mare: «L’eccessivo riscaldamento delle acque ha cambiato il make-up, la struttura dell’Oceano danneggiando i coralli e le creature che vivono nelle conchiglie, una parte fondamentale della catena alimentare marina», dice Figueres, che è anche co-autrice del libro Scegliere il futuro. Affrontare la crisi climatica con ostinato ottimismo (Tlon). «E se l’Oceano si riscalda, come sta succedendo, si espande, innalzando pericolosamente il livello del mare. Se invece è sano e diventa il luogo dove fiorisce la vita marina, compresa 101


G R A Z I A IL MARE C I SALVER À

quella delle foreste di alghe giganti che assorbono l’anidride carbonica dall’atmosfera, avremo una vita più sana per tutte le creature del pianeta». «Perché pochi sanno che il 50-80 per cento dell’ossigeno viene prodotto nel mare dal fitoplancton», dice Santoro. «Senza contare che l’Oceano è una fonte insostituibile di cibo. In media il 16 per cento delle proteine animali che mangiamo viene dal mare». E in futuro, secondo gli esperti, la pesca sostenibile e la coltivazione di macroalghe potrebbero sfamare il mondo riducendo contemporaneamente le emissioni di gas serra e quindi l’inquinamento. La pesca potrebbe avere un impatto rivoluzionario sull’alimentazione della popolazione globale se fosse gestita in modo sostenibile. «I prodotti ittici possono essere una fonte di proteine molto più sostenibile degli allevamenti a terra, che hanno invece un impatto elevato sull’ambiente. Il 10 per cento della popolazione mondiale fonda la sua sussistenza sui prodotti ittici», dice Mariasole Bianco, biologa marina e presidente di Worldrise, onlus dedicata alla tutela dell’ambiente marino che con la campagna 30x30 Italia promuove l’istituzione di nuove aree marine protette: l’obiettivo è di arrivare a coprire il 30 per cento dei mari italiani entro il 2030. «Se ben gestite, le aree protette sono un importante volano di sviluppo sociale ed economico per le popolazioni locali. Ne sono esempio le attività ittiche sviluppate in alcune zone dell’Alaska, Nuova Scozia, Oklahoma e anche nel Mediterraneo, come nell’area marina protetta di Torre Guaceto. Lì, vicino a Brindisi, dopo anni di cattive pratiche, contrabbando e mercati neri, si è deciso per qualche anno di vietare la pesca per ricostituire gli stock ittici, poi è stata reintrodotta gradualmente quella artigianale. Risultato: c’è stato un incremento della popolazione ittica del 400 per cento e la resa economica della pesca nell’area protetta è doppia rispetto a quella che si registra all’esterno». Ma il futuro potrebbe essere legato anche allo sviluppo della coltivazione delle alghe, che contengono molte pro102

teine, sono a basso contenuto di grassi e carboidrati ma ricche di vitamine, zinco e ferro. Coltivando solo il 2 per cento dell’Oceano, assicurano gli esperti, si potrebbero fornire proteine per nutrire una popolazione mondiale di 12 miliardi di persone. Le alghe potrebbero essere usate nei mangimi animali: non hanno bisogno di terra, acqua dolce o pesticidi, ma solo di sole e acqua salata. Se i nostri allevamenti fossero nutriti con alimenti a base di alghe, piuttosto che di soia, si potrebbero ridurre le emissioni di metano del 90 per cento e si rafforzerebbe il sistema immunitario degli animali. Le alghe sono anche fertilizzanti organici, un sostituto sostenibile della plastica e possono combattere l’inquinamento degli oceani, perché puliscono l’acqua marina da sostanze chimiche come fosfati o nitrati. Ma l’idea più rivoluzionaria è quella di ampliare le foreste oceaniche (e quindi non solo quelle terrestri) per assorbire sempre più anidride carbonica combattendo l’inquinamento da gas serra. «Si parla infatti di carbonio blu, per indicare quello assorbito da alghe, mangrovie, macroalghe e ogni pianta marina», dice Santoro. «Nel Mediterraneo, per esempio, c’è la posidonia oceanica, che è una specie endemica che assorbe carbonio pare con un’efficacia cinque volte superiore a quella delle piante terrestri. L’idea è quindi di riforestare l’Oceano, trovando così una soluzione sostenibile non con la tecnologia, ma con la natura». Dall’Oceano possono arrivare anche preziosi ingredienti per la salute dell’uomo. «Si sta sviluppando una nuova branca della farmaceutica che mette a punto medicinali a partire da sostanze prodotte in mare, spesso ottenute da organismi che vivono in grandi profondità e condizioni estreme», conclude Santoro. «Alcuni nuovi farmaci di questo tipo sono stati sperimentati contro il cancro e l’Alzheimer e pochi sanno che anche per mettere a punto alcuni test rapidi contro il Covid sono stati utilizzati enzimi prodotti da specie marine». ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA

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IMMERSIONI A SANTA CRUZ DE TENERIFE, CANARIE, SPAGNA.


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tamaris.com



G R A Z I A OLT RE LA TAVOLA

VOGLIAMO UNA CUCINA ANCORA PIÙ BUONA

La riscoperta di ingredienti dimenticati, lotta agli sprechi e niente più carne dagli allevamenti intensivi. Dai ristoranti stellati parte la rivoluzione di chi prova a salvare il Pianeta cominciando da quello che mettiamo nel piatto di MARINA SPEICH

A DESTRA, LO CHEF RICCARDO GASPARI E IL SUO PIATTO PORRO GRIGLIATO, CREMA DI LATTICELLO E ACCIUGHE. SOTTO, LO CHEF ALEX ATALA.

Foto CONTRASTO

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a cucina rigenerativa è una delle sfide che ci aspettano. L’idea è semplice: non sfruttare più la natura, ma collaborare con essa, riducendo gli scarti e valorizzando i prodotti. Secondo il grande chef brasiliano Alex Atala, considerato dal settimanale Time uno dei 100 personaggi più influenti del Pianeta, questa cucina è l’unica soluzione possibile, perché la pandemia ha imposto a tutti di ripensare a ciò che arriva sulle nostre tavole. L’agricoltura e l’allevamento intensivi, alla base del nostro sistema industriale del cibo, riescono a sfamarcci, ma sono sempre più dannosi per la Terra. Per

capirlo consideriamo un hamburger. Apparentemente costa meno di due euro. «Ma in realtà non è così: ogni cibo a basso prezzo è un’illusione, una finzione», dice l’architetta Carolyn Steel, punto di riferimento dell’alimentazione sostenibile e autrice di Sitopia. Come il cibo può salvare il mondo (Piano B, in libreria il 20 maggio). «Dietro alla produzione di un hamburger ci sono molti costi occulti. La produzione industriale di carne assorbe un terzo di tutta l’acqua utilizzata in agricoltura, è responsabile di circa il 14,5 per cento di tutte le emissioni di gas serra e contribuisce alla distruzione delle risorse del Pianeta». 105


G R A Z I A OLT RE LA TAVOLA

Se si aggiunge poi l’inquinamento da liquami tossici salami), coltiva riso tra le alghe, ha creato una pasta provocati dagli allevamenti e l’uso indiscriminato di di plancton marino e sta studiando nuovi prodotti antibiotici, non c’è da meravigliarsi se l’Indian Center alimentari utilizzando gli scarti della pesca o le mifor Science and the Environment calcoli che il vero croalghe, ricche di antiossidanti. costo di un hamburger industriale sia di circa 200 In Italia, invece, il pioniere della cucina rigenerativa euro, e non 2. vive in mezzo alle Dolomiti: Riccardo Gaspari, una Se vogliamo difendere la sostenibilità della Terra come stella Michelin del ristorante SanBrite, ad Alverà, possiamo allora mangiare in futuro? Le opzioni sono Cortina d’Ampezzo, ha costruito un sistema totaldue: useremo la tecnologia coltivando la carne in lamente autosufficiente, che produce l’80 per cento boratorio? O prevarrà piuttosto l’agricoltura biologica, di ciò che viene servito a tavola, con materie prime che utilizza tecniche naturali per rigenerare il suolo uniche, perché ottenute in altitudine e seguendo e proteggere biodiversità ed ecosistemi? Steel non solo le antiche tradizioni. «Partendo dall’agricoltura ha dubbi: se vogliamo vivere in un rigenerativa siamo arrivati a commondo migliore, la seconda opzione prendere l’importanza che per noi è quella per cui lottare. «Per essere ha il processo di riutilizzo dei nostri sicuri che il nostro cibo sia sano e scarti. Un processo circolare dove sicuro, l’ideale sarebbe coltivarlo in tutto viene recuperato», dice lo chef. proprio, magari in un orto. Un’opzio«Tutto è nato dalla piccola stalla che ne possibile anche in città dove l’agrimio nonno aveva a 1.700 metri. Facecoltura urbana sta prendendo piede, va un altro lavoro, ma amava allevare anche se non potrà mai garantire la mucche, capre e produrre lo speck con totale autosufficienza alimentare della i propri maiali. Oggi siamo cresciuti, popolazione», dice Steel. «Cucinare i ci autoproduciamo tutto, mungiamo prodotti ottenuti da agricoltura bio e alleviamo i nostri animali come 100 L’ARCHITETTA INGLESE e allevamenti sostenibili è la straanni fa e abbiamo aperto un caseificio. CAROLYN STEEL tegia più efficace. Certo, sono più Dietro alla mia cucina rigenerativa È DIVENTATA UN PUNTO costosi, ma se aumenta la domanda c’è un modello di sostenibilità che DI RIFERIMENTO SUI TEMI i prezzi scenderanno e, come abelimina ogni materiale di scarto. Il DEL CIBO E DELLE CITTÀ biamo visto dall’esempio del “falso” nostro siero della ricotta, per esempio, SOSTENIBILI. valore dell’hamburger, il cibo con un non viene gettato: una parte è data prezzo stracciato nasconde altri costi agli animali come mangime, l’altra ambientali». è utilizzata per ottenere una crema che usiamo nei A sposare la filosofia dell’alimentazione rigenerativa dolci al posto dello zucchero. Collaborare con la naci sono anche grandi chef internazionali. «Dobbiamo tura e non dominarla è il mio motto, con lo scopo di puntare su una cucina che dia valore al prodotto e rigenerare tutto ciò che produce». Punta invece alla non all’atto del cucinare», sostiene Atala. «Il lusso, salvaguardia del nostro ecosistema marino Collettivo d’ora in poi, sarà rappresentato dagli ingredienti Mediterraneo, il progetto fondato dallo chef Marco dimenticati». O quelli nuovi nati dalla lavorazione Ambrosino del ristorante 28 Posti di Milano. Un’idegli scarti alimentari. niziativa di inclusione sociale che punta a tutelare il Lo sa bene l’ecochef spagnolo Ángel León del ristomare italiano e la sua cultura, all’insegna di una cucina rante Aponiente vicino a Cadice: celebre per i salumi sempre più sostenibile, anche in città. ■ a base di pesce (che sembrano davvero prosciutti e © RIPRODUZIONE RISERVATA

PROTEINE SEMPRE PIÙ VEGETALI Le proteine sono indispensabili, sono i “mattoncini” dell’organismo, ma quelle animali sono le più costose anche dal punto di vista ambientale: l’allevamento emette più anidride carbonica del settore trasporti. Quelle vegetali, al supermercato anche sotto forma di eco-hamburger, sono forse il nutriente del futuro, quello che tende a un mondo più sostenibile, in grado di sfamare più persone. Secondo la ricerca Food for Thought. The protein Transformation del Boston Consulting Group, in meno di 15 anni il consumo di questi prodotti aumenterà da 13 a 97 milioni di tonnellate l’anno raggiungendo l’11 per cento dell’attuale consumo di proteine animali.

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Sulle rive del Lago di Lugano gli abiti dalle linee morbide riprendono i colori unici della natura fo to d i T H O M AS S H WO s t y l i n g d i DA N É STO JA N OV I C

GIACCA IN SETA CLOQUÉ PLISSÉ SU PANTALONI IN SETA CON DOPPIE PINCES, SANDALI D’ORSAY CON DETTAGLI IN PVC E TACCO IN VELLUTO (TUTTO GIORGIO ARMANI).

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GIACCA IN DOPPIO CRÊPE DI LANA (€ 830) SU MAGLIA IN VISCOSA (€ 199) E GONNA-PANTALONI AMPIA IN GEORGETTE (€ 650); STIVALETTI IN NAPPA STRETCH (€ 670, TUTTO MAX MARA). IL SERVIZIO È STATO REALIZZATO A VILLA FOGAZZARO ROI, A ORIA, IN PROVINCIA DI COMO.

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TRENCH CON SPALLE ARRICCIATE (€ 119) SU ABITO LUNGO IN PIZZO A BALZE (€ 119, TUTTO MOTIVI). L’IDEA BELLEZZA: SULLE PALPEBRE LE NUANCES CALDE DI PHYTOMAKEUP SUPER WOW PALETTE OMBRETTI LUCREZIA ARRICCHITE CON OLI VEGETALI E AMIDO DI TAPIOCA ORGANICA (VAGHEGGI SU VAGHEGGI.COM). PAGINA ACCANTO: ABITO IN POPELINE CON SCOLLO LINGERIE E GONNA A BALZE (TWINSET MILANO, € 218).

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ABITO IN COTONE CON SCOLLO POSTERIORE E VOLANTS (MOLLY BRACKEN, € 56). PAGINA ACCANTO: MAXIABITO IN GEORGETTE CON DRAPPEGGI (PENNYBLACK, € 249).

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SPOLVERINO IN RETE (€ 820), SU GIACCA GESSATA (€ 225) E PANTALONI COORDINATI (€ 140); BORSA A CUBO IN PELLE (€ 150), SABOT (€ 370, TUTTO MARINA RINALDI).

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ABITO IN MAGLIA DI COTONE CON DETTAGLI IN LUREX (PINKO, € 195). PAGINA ACCANTO: GIACCA CORTA SQUADRATA, CON ABBOTTONATURA DOPPIOPETTO (€ 290) SU BODY E PANTALONI IN CADY ELASTICIZZATO (€ 390, TUTTO ATELIER EMÉ).

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BLAZER (€ 96,50) SU POLO IN MAGLIA E BERMUDA (€ 52,50, TUTTO VICOLO). PAGINA ACCANTO: GIACCA A RETE (€ 197) SU ABITO IN MAGLIA (€ 197, TUTTO FALCONERI). HA COLLABORATO CHIARA DI MEO. LA MODELLA: GARA ARIAS. TRUCCO E PETTINATURE: ALISONN FETOUAKI.


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L’impegno per un mondo migliore inizia dalla scelta di tessuti naturali, stampe a fiori e sfumature primaverili foto di THOMAS SHWO s t y l i n g d i DA N É STO JA N OV I C

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TRENCH IN TESSUTO COTONIERO A TRE STRATI, IMPERMEABILE E ANTIVENTO (DUNO, € 325). I BONSAI SONO, A SINISTRA, UN RHUS SUCCEDANEA DI 30 ANNI E, A DESTRA, UN ACER PALMATUM DI 100 ANNI.

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PARKA REVERSIBILE IN DENIM DI COTONE GIAPPONESE (€ 690) SU CANOTTIERA E CULOTTE COORDINATE, BOMBER IN NYLON STAMPATO (TUTTO K-WAY).

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ABITO IN CRÊPONNE A STAMPA IKAT (MARELLA, € 239). I BONSAI SONO, A SINISTRA, UN KOTO HIME DI 75 ANNI; A DESTRA, UN LIQUIDAMBAR DI 90 ANNI. PAGINA ACCANTO: PIUMINO REVERSIBILE (BLAUER, € 213). IL BONSAI È UN DIOSPYROS RHOMBIFOLIA DI 25 ANNI. L’IDEA BELLEZZA: SUI CAPELLI LA LACCA ALL’ESTRATTO DI MIGLIO MODELLA E FISSA SENZA APPESANTIRE (L’ERBOLARIO).

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IL SERVIZIO È STATO REALIZZATO DA CRESPI BONSAI, A PARABIAGO, IN PROVINCIA DI MILANO.

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GILET IN LINO (€ 25) E BERMUDA COORDINATI (€ 18, TUTTO KIABÌ).


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T-SHIRT IN COTONE (€ 103) E PANTALONI IN DENIM STONE WASHED (€ 193, TUTTO PENCE 1979).

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FELPA FANTASIA (BEST COMPANY, € 75). IL BONSAI È UN FAGUS CRENATA DI 200 ANNI. L’IDEA BELLEZZA: PER LE CIGLIA, GREEN ME LENGHT MASCARA, FORMULA ALLUNGANTE CON CERE VEGETALI E PIGMENTI ULTRA BLACK (KIKO). PAGINA ACCANTO: TOP IN TWILL STAMPATO (€ 158) SU PANTALONI A VITA ALTA CON FUSCIACCA (€ 270, TUTTO ALVIERO MARTINI 1ª CLASSE).

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FELPA GIROCOLLO (€ 59,90) E LEGGINGS TECNICI (€ 65, TUTTO ELLESSE). HA COLLABORATO CHIARA DI MEO. LA MODELLA: ERIKA LABA. TRUCCO: RICKY MORANDIN. PETTINATURE: PATTI BUSSA.

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G R A Z I A T ENDEN ZE

AMICI DELLA TERRA Gli accessori di stagione sono fatti a mano, in materiali riciclati o in fibre naturali

Foto IMAXTREE

VALENTINO

styling di NIKE ANTIGNANI

Intrecci

A sinistra, dall’alto: borsa in corda a intreccio con nodi e frange e dettagli in ecopelle trapuntata (La Carrie, € 175); borsa a spalla in cotone (MMissoni@Yoox, € 368); borsa Tip in maglia (Bottega Veneta, € 2.200). A destra, dall’alto: borsa in pizzo macram annodato a mano con accessorio T Timeless in metallo (Tod’s, € 1.900); borsa Marni Market in cotone con lavorazione crochet a rombi (Marni, €195); pochette in cotone intrecciato a mano con dettagli in metallo (Fendi, € 950).

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CELINE BY HEDI SLIMANE

G R A Z I A T ENDEN ZE

Dall’alto: sneakers No More Plastic in bio-pelle di mais (Yatay, € 290); scarpe Campo in pelle di provenienza etica (Veja, € 115); Jazz Court RFG in materiali naturali e rinnovabili, senza uso di plastica (Saucony Originals, € 129); Vega 141 in ecopelle ottenuta grazia a polimeri idrofili, senza solventi chimici (U.S. Polo Assn., € 89); Footwear Square Low in tela di canapa cotonizzata e materiali riciclati (Levi’s Footwear, € 70); Samba Vegan, riedizione di un modello storico in materiali realizzati senza componenti di origine animale (adidas Originals, € 90).

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Foto IMAXTREE

Passi verdi



Tela, corda e gomma Dall’alto: sabot in camoscio con punta a contrasto (Chanel, € 670); modello Gaia, in denim biologico con lacci-logo (Stella McCartney, € 325); in denim, con platform di corda e profili in canneté di cotone (L’Autre Chose, € 250); in cotone a righe con fondo in juta naturale e maxi logo (Philosophy di Lorenzo Serafini per Manebì, € 165); espadrillas in tela e corda (Zign@Zalando, € 44,99); espadrillas Paula’s Ibiza con ricami e nastro alla caviglia (Loewe, € 350).

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Foto IMAXTREE

ALTUZARRA

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La nuova vita del nylon Dall’alto: borsa in tessuto tecnico riciclato (Ganni, € 195); zaino Off The Grid in nylon GG Econyl (Gucci); marsupio in nylon bianco con profili in pelle rigenerata e dettagli in poliestere riciclato (Emporio Armani, € 580); zaino in nylon riciclato con trapuntatura effetto logo (Kenzo, € 350); zaino Green District in nylon riciclato Econyl (Longchamp, € 320); borsa realizzata in nylon prodotto da fibre riciclate e scarti di pelle (Bally, € 595).

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Foto IMAXTREE

PRADA

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GESTI D’AMORE

Si chiama Be Mindful ed è la nuova collezione di accessori in seta riciclata di Louis Vuitton. Questa è una delle tante iniziative con cui la maison mostra la sua attenzione alle tematiche ambientali

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DALL’ALTO: LA SEDE STORICA DI LOUIS VUITTON AD ASNIÈRES, ALLE PORTE DI PARIGI, E ALCUNI ACCESSORI DELLA COLLEZIONE BE MINDFUL, IN SETA RICICLATA.

he ormai ci sia poco tempo per salvare la vita sul nostro Pianeta è una certezza e fortunatamente sono moltissime le persone che si stanno impegnando per migliorare le cose. Ma anche le grandi aziende hanno messo tra i loro obiettivi il raggiungimento di un impatto ambientale che deve rapidamente tendere allo zero. Tra queste c’è Louis Vuitton. Una delle espressioni più recenti della volontà di trovare un equilibrio tra produzione e rispetto per l’ambiente è la collezione Be Mindful, composta da accessori in materiale riciclato, che sono l’esempio dell’attenzione che i team creativi rivolgono alla sostenibilità. Scialli, bracciali, collane, accessori per capelli e foulard in colori accesi e abbinamenti di fantasie sorprendenti sono realizzati con seta stampata riciclata. La collezione è solo l’ultimo risultato di un processo cominciato già da tempo. La maison ha iniziato a monitorare la sua impronta di carbonio fin dal 2004, per tenere conto delle emissioni di gas serra causate dalle sue attività in tutto il mondo. Per questo il marchio ha deciso di agire sul fronte delle materie prime, dell’uso dell’energia e dei trasporti. Già oggi l’energia impiegata dalle attività di Louis Vuitton è diminuita del 33 per cento, in tutte le boutique le luci sono a led, quindi con un utilizzo di energia minore, e entro il 2025 tutti i siti produttivi impiegheranno solo energie rinnovabili. Per quel che riguarda l’uso di materie prime di origine responsabile, l’obiettivo è raggiungere il 100 per cento entro il 2025, ma già oggi tutto l’oro e i diamanti utilizzati per i gioielli del marchio sono certificati con la garanzia che i processi di estrazione e lavorazione seguono le regole di rispetto degli standard di sviluppo sostenibile. Entro il 2030 la maison assicura di eliminare la plastica monouso dai propri imballi; intanto, sacchetti e scatole sono completamente riciclabili e le foderine sono realizzate in cotone Better Cotton Initiative, un’organizzazione che sostiene le pratiche agricole etiche, sociali e ambientali. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA




Foto SHAYNE LAVERDIERE/COURTESY CHOPARD

G R A Z I A MODA

L’ATTRICE JULIA ROBERTS, 53 ANNI. QUI INDOSSA L’OROLOGIO HAPPY SPORT DI CHOPARD.

I DIAMANTI BUONI

Nel nuovo cortometraggio Happy Diamonds di Chopard Julia Roberts indossa l’orologio Happy Sport. Un gioiello che, racconta qui la star, racchiude l’impegno della maison per il rispetto dell’ambiente e delle persone d i L AU R A I N CA R D O N A

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G R A Z I A MODA felicità esiste solo quando è condivisa, è fatta dei «Lamomenti che trascorri con chi ami. La felicità si

QUI SOPRA, UN MODELLO DI HAPPY SPORT DI CHOPARD. A DESTRA E SOPRA, L’ATTRICE JULIA ROBERTS CON L’OROLOGIO DELLA MAISON SVIZZERA.

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Foto SHAYNE LAVERDIERE/COURTESY CHOPARD

esprime attraverso i movimenti: non puoi fare a meno di sorridere, ridere, ballare». Lo dice Caroline Scheufele, copresidente e direttrice artistica di Chopard, creatrice dell’orologio Happy Sport nel 1993, caratterizzato da una serie di diamanti mobili sul quadrante. Le sue parole sono lo specchio del nuovo cortometraggio Happy Diamonds, firmato dal regista canadese Xavier Dolan e interpretato da Julia Roberts: nel video, la star ride, gioca, scherza e balla sulle note della canzone Upside Down di Paloma Faith. «Guardare la danza dei diamanti in movimento dell’orologio Happy Sport è un momento di gioia. C’è un altro elemento importante per me: il fatto che una maison come Chopard abbia aderito con spirito pionieristico all’idea di lusso sostenibile», dice la star. Infatti, le creazioni della maison di alta gioielleria hanno un’altra caratteristica: la loro produzione rispetta l’ambiente. Dal 2013 Chopard ha intrapreso il suo “viaggio verso il Lusso Sostenibile”, un impegno ambizioso e a lungo termine, puntando alla garanzia che le materie prime di alta qualità utilizzate provengano da fonti responsabili. Dal 2018 i laboratori Chopard usano solo oro certificato etico, e cioè estratto secondo rigidi criteri di rispetto ambientale e dei lavoratori. Per quel che riguarda i diamanti, la maison svizzera segue e sostiene quelli del Kimberley Process, che è quasi riuscito a togliere dal mercato i cosiddetti “diamanti di conflitto”, e del Responsible Jewellery Council, che ha stabilito standard e codici di condotta efficaci: le pietre non conformi a questo schema vengono rifiutate. Lo stesso impegno vale per le pietre colorate e per la pelle. Non solo: gli impianti in Svizzera del marchio sono alimentati al 100 per cento da energia elettrica rinnovabile, l’uso dell’acqua è consapevole e tutte le confezioni sono realizzate in materiali naturali, come carta e cotone, riciclabili. Perché ogni azione ci avvicina a un futuro migliore per il nostro Pianeta. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA


PER TOM FORD

La collezione Tom Ford Black Orchid evolve nella sua espressione più lussuosa e sensuale

UN DONO ELEGANTE PER LA FESTA DELLA MAMMA: BLACK ORCHID PARFUM DA 100ML O 50ML.

Un fiore che non esisteva, l’orchidea nera, ha attirato la passione di Tom Ford per tutto ciò che è inaccessibile, fino a diventare il cuore e la firma del suo primo profumo femminile, Black Orchid Eau de Parfum, nel flacone nero con placca dorata. Ora l’irraggiungibile ha una nuova espressione intensa e misteriosa, l’inedito e seducente Black Orchid Parfum. Il narcotico ylang-ylang viene amplificato mentre la ricca assoluta di rum e la prugna nera diventano ancora più pronunciati, aumentando la sensualità e la dipendenza della personalità Black Orchid. L’iconica bottiglia oro è il segno di riconoscimento di una fragranza che è già tra i finalisti come Miglior Profumo Femminile e Miglior Packaging del Premio Accademia del Profumo 2021. Un nuovo desiderio realizzabile - anche per la Festa della Mamma - in tutti i punti vendita Tom Ford Beauty.

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di

Carlotta Marioni

Trame naturali LA BORSA EARTH TOP HANDLE, IN UN’EDIZIONE LIMITATA DI 500 PEZZI, È REALIZZATA SECONDO CRITERI ECORESPONSABILI. LA COLORAZIONE È RIFINITA A BASE ACQUA E IL CORPO È IN SUGHERO FSC, UNA CERTIFICAZIONE INTERNAZIONALE PER IL SETTORE FORESTALE CHE ASSICURA BENEFICI AMBIENTALI, SOCIALI ED ECONOMICI. IL SUGHERO È UN MATERIALE NATURALE E RINNOVABILE CHE NON DANNEGGIA L’ALBERO DA CUI VIENE RACCOLTO. LA FODERA INTERNA È IN PURO LINO NATURALE E BIODEGRADABILE, FETTUCCE E FILI DELLE CUCITURE SONO IN POLIESTERE RICICLATO (SALVATORE FERRAGAMO, € 2.500).

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CARMENS

carmens.it


G R A Z I A MODA

IL RICHIAMO DELLA NATURA Gli animali sono i protagonisti della collezione che A|X Armani Exchange ha realizzato con National Geographic. E ogni capo venduto servirà a proteggere le specie in via d’estinzione d i A N TO N E L L A B I G OT TO

QUI SOPRA, UNA FELPA E UNA T-SHIRT DALLA COLLEZIONE A|X ARMANI EXCHANGE IN COLLABORAZIONE CON NATIONAL GEOGRAPHIC. IN ALTO, UN’IMMAGINE DELLA CAMPAGNA SOCIAL DEL PROGETTO.

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A

|X Armani Exchange condivide ancora una volta con National Geographic l’impegno verso la salvaguardia della natura. Nel 2021 il marchio, concepito per parlare il linguaggio delle generazioni più giovani con uno stile inclusivo e cross-gender legato alla cultura metropolitana, ha scelto di aprire una finestra sui temi della tutela della biodiversità. Il focus sono le immagini del fotografo Joel Sartore, fondatore di National Geographic Photo Ark, progetto documentario che da 25 anni tende a esplorare e salvaguardare animali e habitat in pericolo. Le immagini delle specie a rischio diventano il valore aggiunto di una collezione di felpe e T-shirt dallo spirito prettamente streetwear. Il loro acquisto andrà a sostenere le attività no profit di National Geographic che, attraverso il fascino della scienza e delle esplorazioni, l’educazione delle nuove generazioni e la condivisione di storie sorprendenti, contribuiscono alla salvaguardia delle meraviglie della natura. Il lavoro di Joel Sartore, in particolare, si concentra sugli animali che rischiano l’estinzione; da molti anni il fotografo li ritrae nella maniera più semplice possibile, per valorizzarne lo sguardo, l’intelligenza e la bellezza. Gli animali scelti per apparire nella collezione A|X Armani Exchange sono sei: tigre, koala, panda, scimmia, tucano e bradipo. Appaiono anche come protagonisti della copertina di un Lp. Questa scelta grafica sottolinea il punto d’incontro tra la musica, uno dei fil rouge che guidano da sempre lo stile del marchio, e l’attenzione per l’ambiente. Il messaggio che passa è preciso: “Let’s play a different tune”, suoniamo una musica diversa. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA


Tradition since 1774.


di

Carlotta Marioni

Il lato buono dello sport LA CAPSULE COLLECTION #SPECIALMADEUPCYCLED INTERPRETA L’DEA DI ECONOMIA CIRCOLARE REALIZZANDO SNEAKERS CON TESSUTI E PELLAMI D’ARCHIVIO. LE RIMANENZE DELLE COLLEZIONI PASSATE DIVENTANO UNA PREZIOSA RISORSA A CUI DARE NUOVA VITA ATTRAVERSO LA CREATIVITÀ DEI DESIGNER DI HOGAN. IN QUESTA IMMAGINE, IL MODELLO OLYMPIA-Z, DISPONIBILE IN SERIE LIMITATA IN SELEZIONATE BOUTIQUE DEL MARCHIO E ONLINE (HOGAN, € 320).

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SHOP AT KOCCA.IT

SPRING SUMMER 2021


LA NUOVA


G R A Z I A SHOPPING

SECONDO NATURA Grazia ha scelto i quattro look che rispettano l’ambiente e dettano un nuovo stile s t y l i n g d i D O N AT E L L A S G R O J

Nei toni della sabbia A SINISTRA, DALL’ALTO: ORECCHINI IN ORO CON CITRINO E QUARZO ROSA, QUALIFICATI DALL’AGENZIA ETICA GOOD ON YOU (MELISSA JOY MANNING, € 471); OROLOGIO COQUETTE CON DIAMANTI ECOLOGICI (OUI&ME, € 149); SANDALI IN RASO ECOLOGICO COLORATO CON TINTURE VEGANE BIOLOGICHE E SUOLA IN GOMMA COMPOSTABILE (CARLOTHA RAY, € 295). AL CENTRO, MAXIABITO GABRIELA IN POLIAMMIDE E SETA IN FANTASIE MULTICOLORI (STELLA MCCARTNEY). A DESTRA, DALL’ALTO: COLLANA A DOPPIO GIRO (LEM LEM X H&M, € 9,99); DALLA LINEA NATURE’S DREAM, BODY IN PIZZO DI FILATO RICICLATO (INTIMISSIMI € 39,90).

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G R A Z I A SHOPPING

In spiaggia A SINISTRA, DALL’ALTO: PANTALONI IN DENIM DI COTONE E LYOCEL, NATURALE E SOSTENIBILE (PENCE 1979, € 188); ABITO IN COTONE BIOLOGICO (FABIANA FILIPPI, € 460). AL CENTRO, DALL’ALTO: INFRADITO HAVE A NICE WORLD IN PELLE ECOCOMPATIBILE (GIOSEPPO, € 44,95); BORSA MARCELLA CANABIC IN PAGLIA INTRECCIATA (GIANNI CHIARINI, € 245). A DESTRA, DALL’ALTO: COSTUME IN FANTASIA TIE&DYE (H&M INNOVATION COLOUR STORY, € 29,99); OCCHIALI FALANA IN ACETATO A BASE VEGETALE (BARTON PERREIRA, € 370); BRACCIALE IN ACCIAIO RICONDIZIONATO GUESS MY FEELINGS (GUESS JEWELLERY, € 49,90).

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www.barracudashoes.it Stefano Sala e Dasha Kina

ph: azzurra piccardi/starssystemagency


G R A Z I A SHOPPING

Verso sera A SINISTRA, DALL’ALTO: ORECCHINI CON DIAMANTI ECOLOGICI (LIVE DIAMOND, € 659); COSTUME IN POLIESTERE RICICLATO (MANGO, € 49,99); CLOCHE IN TWILL DI COTONE (PINKO, € 110); SANDALI IN MATERIE VEGETALI A ZERO EMISSIONI DI CARBONIO (UGG SUSTAINABILITY, € 143). AL CENTRO, DALL’ALTO: BORSA FALABELLA RAFIA IN ALTER MAT VEGANA E RAFIA DI CELLULOSA (STELLA MCCARTNEY, € 745); BRACCIALE GRANELLI DODO FOR TENAKA IN PLASTICA RACCOLTA NEL MEDITERRANEO (DODO, € 130). A DESTRA, DALL’ALTO: ABITO IN POLIESTERE RICICLATO (GUESS, € 109,90); GIACCA IN CANAPA COTONIZZATA (LEVI’S WELL THREAD, € 140).

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G R A Z I A SHOPPING

Spirito sportivo A SINISTRA, DALL’ALTO: SHOPPING BAG CRAIG GREEN IN COTONE (MONCLER, € 395); FELPA GIROCOLLO IN TESSUTO ECOSOSTENIBILE (KIABI, € 15). AL CENTRO, DALL’ALTO: EQUILIBRIUM, T-SHIRT IN JERSEY DI COTONE BIOLOGICO (GUCCI); SNEAKERS OLYMPIAZ IN EDIZIONE LIMITATA, REALIZZATE CON MATERIALI DI RECUPERO DA ECCEDENZE DI PRODUZIONE (HOGAN, € 320); OCCHIALI IN BIOACETATO DI ORIGINE NATURALE (EMPORIO ARMANI, € 135). A DESTRA, DALL’ALTO: GIACCA UNISEX IN NYLON RICICLATO (K-WAY, € 130); JEANS IN DENIM DI COTONE BIOLOGICO (BLAUER, € 98).

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G R A Z I A MODA

OCEANI DI VITA

DoDo e l’impresa sociale Tēnaka stanno realizzando insieme un ambizioso progetto. Per proteggere e far rinascere una foresta di mangrovie in Malaysia d i A N TO N E L L A B I G OT TO

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DALL’ALTO: LA FORESTA DI MANGROVIE IN MALAYSIA; ANNE-SOPHIE ROUX, FONDATRICE DI T NAKA, LA COLTIVAZIONE DELLE PIANTE. QUI SOPRA, A DESTRA, IL BRACCIALETTO GRANELLI DODO FOR T NAKA.

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on DoDo condividiamo molti valori: l’impegno nella difesa dell’ambiente, l’approccio concreto nella ricerca di soluzioni, la volontà di mettere in comune idee e risorse», spiega Anne-Sophie Roux, 25 anni, ricercatrice francese sui cambiamenti climatici e fondatrice di Tēnaka, impresa sociale che crea sinergie tra aziende, scienziati, organizzazioni e comunità locali per ripristinare gli ambienti marini. DoDo Blue Forest è il nome del progetto in corso, che si propone di ripiantare 3000 alberi di mangrovie su due ettari della costa malese nello stato di Sabah, in Malaysia, come spiega a Grazia Anne-Sophie Roux. Qual è l’importanza di questo progetto? «Le mangrovie segnano il confine tra terra e oceano. Con le loro radici profonde assorbono grandi quantità di carbonio, difendono dalle tempeste e prevengono l’erosione del terreno. L’obiettivo è quello di mettere a dimora le piccole piante che abbiamo cresciuto in vivaio prima della stagione dei monsoni in luglio». Qual è il contributo di DoDo? «DoDo è un esempio virtuoso di come le aziende possono attivarsi in maniera pratica nell’interesse di tutta la comunità. Oltre a impegnarsi per diminuire l’attuale impatto ambientale delle loro attività, fanno un passo avanti e investono energie e risorse per riparare ai danni già fatti in precedenza». Che cosa pensa del braccialetto Granelli DoDo for Tēnaka dedicato al progetto? «L’impatto estetico è molto suggestivo, i colori ricordano quelli dell’oceano, che, insieme con le foreste, rappresenta il polmone della Terra. La sua difesa è fondamentale per affrontare i problemi della sostenibilità. Inoltre porta un messaggio forte: essendo realizzato con la plastica raccolta nel Mediterraneo, rappresenta l’impegno che tutti dobbiamo assumerci, e l’idea di rigenerazione». Che sogno ha? «A causa dell’emergenza sanitaria mi trovo a Parigi, anziché sul campo. Il mio desiderio più grande è quello di raggiungere scienziati e volontari che stanno procedendo al trapianto delle mangrovie». ■

© RIPRODUZIONE RISERVATA


lautrechose.com


di

Carlotta Marioni

Comfort ecologico IL BLOUSON CHE SFIDA LA PIOGGIA È REALIZZATO IN NYLON CON UN MICROMOTIVO A QUADRETTI; L’IMBOTTITURA È ECOLOGICA, LAVABILE, MANTIENE IL CALORE E LA FORMA GRAZIE ALLA TECNOLOGIA BIO BASED FIBER SUSTANS CHE UNISCE AL POLIESTERE FIBRE BIOLOGICHE RINNOVABILI (BLAUER, € 175).

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PER PANDORA

FESTA DELLA MAMMA 2021

Collane Pandora in Argento Sterling 925, da euro 29

GRAZIE PER ESSERCI

SEMPRE, MAMMA

“Essere mamma è il regalo più bello che potessi ricevere”. Sono le parole dell’attrice Francesca Chillemi mentre abbraccia la piccola Rania. Si percepisce una grande complicità nel loro scambio di sguardi, nelle risate, nel farsi le coccole. Francesca si diverte a giocare almeno quanto la sua bambina, al punto che le confessa: “Da piccola odiavo seguire le regole e tu sei uguale a me”. Rania la abbraccia ancora più forte e Francesca sussurra: “A volte quando mi chiama mamma mi emoziono ancora!”.

© Bruno Santinoli e Mirko Fasoli

PERCHÉ CON TE MI PIACE FARE TUTTO


PER PANDORA

PERCHÉ INCORAGGI I MIEI SOGNI

Bracciali Pandora in Argento Sterling 925, da euro 59 con charm da euro 19

PANDORA.NET

È meraviglioso condividere con la mamma una gioia e Paola Turani, modella e instagrammer, lo sta provando ora con la sua gravidanza, che fa felice anche la mamma. Ma il loro rapporto è stato fondamentale anche nell’adolescenza, nei momenti complessi dei primi casting. “Lei aspettava fuori, mi sosteneva di fronte ai no e mi incoraggiava a proseguire con tenacia” dice Paola. E continua: “Se dovessi scegliere un gioiello per lei sceglierei il segno dell’infinito, come il rapporto mamma/figlia… per sempre!”.

I gioielli Pandora sono realizzati in materiali di alta qualità e rifiniti a mano.

© Bruno Santinoli e Mirko Fasoli

NON C’È AMORE PIÙ GRANDE, NON C’È LEGAME PIÙ FORTE


FESTA DELLA MAMMA 2021

Collane Pandora in Argento Sterling 925, da euro 29

PERCHÉ SIAMO VICINE ANCHE A DISTANZA

Anelli Pandora in Argento Sterling 925, da euro 29. Anelli in Pandora Rose, da euro 39

“Ci riempivamo di videochiamate, messaggi, foto e video”. Valentina Vernia, ballerina, descrive così il periodo in cui la mamma viveva a Londra. Le nuove tecnologie sono amiche di chi si ama e Valentina e la mamma condividevano la quotidianità online, come se fossero state nella stessa stanza, per esempio chiacchierando mentre erano entrambe ai fornelli. Il desiderio di confrontarsi non si spegne nel tempo e anche da “grandi” il dialogo tra madre e figlia è un momento di accrescimento per entrambe.



G R A Z I A MODA

STREET STYLE

Riutilizzare gli abiti più iconici delle stagioni passate è una pratica ecologica e di tendenza. Ecco come dieci trendsetter indossano i capi vintage D I R I C C A R D O S L AV I K

CHRISTELLE DIOR

ALEXANDRA LAPP

NERO La collezionista di vintage britannica indossa un top senza maniche con stampa e una cintura in pelle con placche in metallo martellato di Dior autunnoinverno 2001/2002. La mini in lana gessata a pieghe è di I Am Gia. Gli stivali alti a punta con stampa logo e dettagli a contrasto sono di Dior, vintage.

LOGO L’influencer tedesca ha un lungo cardigan in cashmere con bordi con logo lavorato a jacquard di Chanel, vintage, una canottiera in jersey di James Perse e jeans in denim effetto scolorito Levi’s. La borsa in pelle matelassé con tracolla in pelle e metallo è di Chanel, come il cappello e i gioielli vintage. Le décolletées in vernice sono di Prada.

VICTORIA SCHEU

Foto FOTOGRAFO FOTOGRAFO

MORGANE

POP L’influencer e collezionista di vintage francese punta su un abito stampato doppiato in tessuto tinta unita con scollo totale e fusciacca in tessuto in vita dalla collezione primaveraestate 2002 di Jean Paul Gaultier.

TAMU MCPHERSON PIEGHE L’influencer di origine giamaicana opta per un maglione girocollo vintage e una gonna in tessuto stampato con pannello in seta a pieghe della collezione primaveraestate 2004 di Comme Des Garçons. Gli stivali da equitazione sono vintage.

VOLUMI L’influencer tedesca sceglie una giacca dal taglio maschile di Ralph Lauren, vintage, un top corto in seta dal taglio squadrato di Tibi e una gonna svasata in raso con orlo asimmetrico di Kasha. La grande clutch in pelle intrecciata è di Bottega Veneta, i sandali con plateau in raso sono di Zara.

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G R A Z I A ST REET ST YLE

IL LOOK DELLA SETTIMANA

MERMAID

GRACE CAROLINE LARCADE

STAMPE L’influencer e imprenditrice del vintage sceglie un completo stampato della collezione primaveraestate 2001 di Roberto Cavalli. Il top a bustino e la cintura sono di Jean Paul Gaultier, vintage. La borsa è della sfilata autunno-inverno 2004/2005 di Dior, le sneakers sono di Comme Des Garçons.

ROCK L’influencer statunitense ha una giacca stile motociclista in pelle vintage, un abito corto in seta jacquard dal taglio a trapezio con drappeggi e spalline sottili di Dior, vintage. La borsa a sella in tela stampata con dettagli in pelle e metallo è della collezione primaveraestate 2004 di Dior, gli stivali in pelle stampata sono di Nasty Gal.

PETRA VAN BREMEN

EMILIE JOSEPH

MIX L’influencer tedesca punta su una camicia in seta stampata di Gianni Versace, vintage, e pantaloni in lurex con bande laterali a contrasto di H&M. La clutch piatta in pelle è di Givenchy, le sneakers in tessuto con suola in gomma sono di Dolce & Gabbana.

DENIM L’influencer francese opta per una giacca in seta indossata al contrario, con spalle imbottite e maniche corte, vintage, e jeans a vita alta in denim effetto usato di Levi’s. La borsa a mano in pelle sintetica martellata è di Hvisk, le scarpe a punta in pelle bicolore sono di Miu Miu.

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PELLE Per l’influencer di origine italiana un abito robe-manteau doppiopetto in pelle di Yves Saint Laurent Rive Gauche, vintage. La borsa a tracolla in pelle matelassé è Chanel, la cintura con fibbia in metallo è di Hermès, gli stivali a punta sono di Stuart Weitzman.

Foto FOTOGRAFO FOTOGRAFO

EMY VENTURINI


WORLD‘S FINEST FOOTWEAR

PURA NATURA

WWW.MEPHISTO.COM



G R A Z I A MODA

ALCUNI CAPI CHE FANNO PARTE DELLA COLLEZIONE HERNO GLOBE PER LA PRIMAVERA-ESTATE 2021.

CLAUDIO MARENZI, PRESIDENTE DI HERNO.

DENTRO IL FUTURO Materiali tecnologici e rispetto dell’ambiente caratterizzano la linea Globe di Herno d i A N TO N E L L A B I G OT TO

A

lcune aziende affondano le proprie radici nella natura, come Herno, che dalla sua sede di Lesa, in provincia di Novara, immersa nel verde della valle del fiume Erno, può raccontare un’autentica storia di sostenibilità. Claudio Marenzi, figlio del fondatore e attuale presidente dell’azienda, racconta a Grazia il rapporto privilegiato di Herno con la natura. Che approccio avete verso la sostenibilità? «Animati dal rispetto per i luoghi meravigliosi che ci circondano, abbiamo intrapreso questo percorso in maniera molto spontanea nel 2010, rendendo i nostri siti produttivi neutri dal punto di vista del fabbisogno energetico. Da lì si è innescato un circolo virtuoso, per cui ogni intervento a seguire è stato pensato in termini di sostenibilità». Come si applica questo principio ai prodotti? «Sperimentare nuove soluzioni e tendere sempre a migliorare le performance fa parte del nostro patrimonio, questa stessa attitudine la portiamo anche nella sostenibilità. Nel 2019 abbiamo creato l’etichetta Globe all’interno della quale confluiscono le nostre

migliori energie in difesa dell’ambiente. Lì tutto è a livello avanzato: materiali, soluzioni, processi, prodotti. Quello che si sperimenta per Globe poi fa da traino per tutti gli aspetti dell’azienda». Su quali tematiche state lavorando? «Le direzioni sono tre: materiali biodegradabili, prodotti frutto di riciclo e prodotti che possono essere riciclati. Per la primavera-estate 2021 abbiamo proposto una serie di nuove realizzazioni, tra cui Fast5 Degradable, un capo in nylon tecnico il cui processo di degradazione completo è di soli cinque anni, rispetto ai 50 del nylon tradizionale». L’Italia è pronta per questa sf ida? «Giochiamo un ruolo leader perché abbiamo la filiera completa della produzione e possiamo controllare ogni singolo passaggio per renderlo meno inquinante per l’ambiente. I giovani, poi, sono preparati e ricettivi e hanno un peso rilevante anche nell’orientare il pensiero dei loro genitori. Tutto il movimento si muove molto velocemente, grazie a loro». ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA

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G R A Z I A MODA

QUI SOPRA, FRANCESCA GINOCCHIO, GLOBAL MARKETING ADVISOR DI MORELLATO GROUP. A DESTRA E SOTTO, ALCUNI GIOIELLI DELLA COLLEZIONE.

PREZIOSI

con il cuore

Morellato ha creato Live Diamond, una collezione con pietre ecologiche. Così un gioiello raffinato diventa anche un segno d’amore per il pianeta d i A N TO N E L L A B I G OT TO

L’

attenzione per i temi ambientali è un valore importante per il Gruppo Morellato, che da anni impegna energie nella sperimentazione di soluzioni innovative in questo senso, sia attraverso attività istituzionali sia tramite i prodotti. Con Live Diamond, collezione di diamanti ecologici, il coinvolgimento nella salvaguardia del pianeta raggiunge un livello più alto, come spiega a Grazia Francesca Ginocchio, global marketing advisor di Morellato Group. Che cos’è Live Diamond? «Per noi rappresenta un cambio di mentalità: non abbiamo creato solo un prodotto sostenibile, ma un marchio totalmente pensato in chiave ecofriendly, frutto di un pensiero a 360°. I diamanti di Live Diamond sono ecologici, vengono realizzati riproducendo in laboratorio le condizioni della natura a partire da un frammento di pietra naturale, della quale mantengono intatte tutte le caratteristiche di purezza, lucentezza, colore e peso, tanto da essere certificati dall’IGI, International Gemological Institute. Il frammento viene “coltivato” per crescere fino a raggiungere la caratura desiderata, quindi tagliato e lavorato secondo le regole tradizionali». 177

Quali sono i vantaggi? «Si evitano tutte le operazioni di estrazione e le prime lavorazioni delle pietre, che sono molto onerose, sia per le persone sia dal punto di vista del dispendio di acqua e di energia». Qual è lo stile della collezione? «Il diamante, che noi tagliamo prevalentemente a brillante, si presta a interpretazioni di tipo classico. Non mancano quindi bracciali tennis, solitari e punti luce. A questi capisaldi abbiamo affiancato la serie Promesse, che ha un’immagine più fresca e innovativa, con montature fantasia a farfalla, a cuore, a croce». A chi è dedicato Live Diamond? «Il progetto piace molto alla fascia d’età dai 25 ai 35 anni, che ne apprezza il valore aggiunto in termini di sostenibilità, ma l’argomento è apprezzato anche dalle fasce più adulte. In questo momento tutti desiderano poter essere parte del cambiamento». Quali sviluppi prevedete? «Abbiamo applicato la tecnologia alle pietre colorate: smeraldi, rubini e zaffiri. Il lancio della prima collezione di gioielli fancy è imminente». ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA


PER KIABI

FINO AL 13 MAGGIO SCOPRI LA COLLEZIONE A COLORI SOFT PER TUTTA LA FAMIGLIA, REALIZZATA CON COTONE PROVENIENTE MAGGIORMENTE DA AGRICOLTURA BIOLOGICA E LE BORSE REALIZZATE CON PRODOTTI RICICLATI.

Le collezioni create per tutti rendono più bello anche il Pianeta perché realizzate con principi di ecosostenibilità

ALBERI CON REFOREST’ACTION

PER OGNI BUONO BEBÈ APERTO, KIABI SI IMPEGNA A PIANTARE UN ALBERO, CON OBIETTIVO 500.000 UNITÀ ENTRO IL 2021. IL BONUS BEBÈ, RISERVATO ALLE NEOMAMME, È GRATUITO E OFFRE PER 1 ANNO IL 10% DELL’AMMONTARE DEGLI ACQUISTI FATTI IN NEGOZIO O SU KIABI.IT

a sempre la moda sa anticipare le tendenze, anche di pensiero. Lo dimostra un marchio della moda “per tutti”, KIABI, che ha scelto di impostare la sua attività nel rispetto dell’ambiente e dell’etica. Già il 50% delle collezioni eco-design è realizzato con cotone di agricoltura bio o materiale riciclato e 10 milioni di denim sono realizzati in eco-wash per consumare meno acqua. E l’obiettivo KIABI è ancora più ambizioso: collezioni 100% sostenibili entro il 2025, un pensiero che parte già dal lavoro dei 56 stilisti dell’ufficio dedicato in Francia. Molto curata anche l’organizzazione della filiera, al punto che l’energia risparmiata nel 2020 vale quanto un giro del mondo in camion. In tutto questo KIABI riesce a proporre capi eco a 3€ con una serie di accorgimenti, come ottimizzare le materie prime. Il risultato? Una moda bella, inclusiva e sostenibile.


FA SHION

LE SCARPE BIODEGRADABILI

Scarpa, l’azienda di Asolo, in provincia di Treviso, nata nel 1938 e specializzata nella produzione di calzature da montagna, ha creato il primo modello 100 per cento biodegradabile. Si chiama Mojito Bio ed è realizzata con materiali modificati e facilmente decomponibili. La tomaia è in PET filato con tecnologia knit senza scarti di produzione, l’intersuola in EVA biodegradabile ed è in sei colori (scarpa.net).

ESSENZIALI

I nuovi sandali Cadys di Levi’s Footwear sono essenziali, confortevoli e totalmente sostenibili. Leggerissimi, in rete riciclata, hanno le suole realizzate con una miscela di alghe, in collaborazione con Bloom TM, ed etichetta rossa Red Tab in poliestere riciclato (levi.com). di ELSA BONFIGLIO

Nuova vita al denim

Si chiama Recycle Your Denim, ricicla il tuo denim, la nuova iniziativa green di Liu Jo per dare una nuova vita ai capi inutilizzati. Basterà portarli in un negozio di qualsiasi marchio, fino a un massimo di cinque, ricevendo in cambio un buono sconto. Invece i denim non adatti a essere riutilizzati saranno donati alla Onlus MondoDonna per il progetto Social Chic Design, sartoria e laboratorio creativo di integrazione sociale (liujo.com).

CLASSICI RIGENERATI

Woman in Berwich lancia i suoi pantaloni Chicca Gym, un modello sportivo e raffinato in un tessuto il cui filo in nylon deriva dalla rigenerazione di materiali di scarto, come le reti da pesca abbandonate o perse nel mare. La linea dei pantaloni è a vita alta, con lunghezza capri e coulisse a contrasto in vita (berwich.com).

A tutto COLORE Il marchio francese Kiabi lancia una capsule collection bio pensata per tutta la famiglia. I capi sono realizzati in cotone proveniente da agricoltura bio. Ci sono shorts, top e T-shirt d’ispirazione vintage dove campeggiano messaggi positivi come “Life is full of colors”, la vita è piena di colori, e immagini in licenza Disney. In più c’è una shopping bag realizzata con prodotti riciclati (kiabi.it). 179


FA SHION

Sguardi verdi

Giorgio Armani, da sempre sensibile ai temi ambientali, ha realizzato una selezione di occhiali da sole, firmati Emporio Armani Eyewear, con materiali “eco”. La campagna di lancio, realizzata a Milano, ha ottenuto la certificazione EMA Gold Seal Green dall’Environment Media Association, perché è stata realizzata con criteri di risparmio energetico. La confezione degli occhiali è in poliestere riciclato e i materiali espositivi, con i relativi imballi, sono prodotti con carta e cartone FSC 100 per cento riciclabili (giorgioarmani.com).

MARE PULITO United Colors of Benetton ha realizzato una linea di costumi in nylon rigenerato al 100 per cento ECONYL®, proveniente da reti da pesca usate e altri rifiuti, come gli scarti industriali. La collezione è composta da due linee, la Basic e la Sporty. Entrambe sono coloratissime e caratterizzate dall’elastico con i colori del marchio. Saranno in vendita dal 13 maggio (it.benetton.com).

di ELSA BONFIGLIO

Senza compromessi

Essere attivisti nel mondo di domani è il credo di Raphael Young, designer e fondatore del marchio italiano di calzatura F_WD. Ogni collezione è totalmente vegana e cruelty free, ha un design essenziale. La collezione primavera-estate 2021, raccontata con una campagna realizzata all’interno di una discarica, presenta quattro nuove silhouettesenza distinzioni di genere: ci sono un paio di stivali antipioggia e uno di sandali, sneakers alte e basse (fwd-react.com).

MINIMALI

Sono sostenibili e con un’estetica minimale le nuove sneakers della capsule collection Eden di Elvio Zanon. Realizzate artigianalmente, con pellami ottenuti tramite un processo di concia naturale completamente certificato in tutte le sue fasi, hanno le suole in lattice naturale biologico (elviozanon.com). 180

NUOVI ORIZZONTI «La sostenibilità è un catalizzatore della creatività e ci aiuta a ripensare il modo in cui progettiamo i nostri prodotti. “Futuro” significa fare di più con meno acqua, meno rifiuti e meno carbonio e soddisfare le aspirazioni delle nuove generazioni», dice Paul Marciano, direttore dell’ufficio creativo e cofondatore di Guess. Il marchio con l’etichetta Smart Guess segnala i capi creati con materiali ecocompatibili, dal cotone bio alla canapa naturale, alle bottiglie riciclate. E con Reborn Denim lancia la prima collezione in jeans di seconda mano, selezionato secondo i requisiti di certificazione del Global Recycled Standard (Guess.eu).



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G R A Z I A BELLE Z ZA

PELLE PIÙ TONICA E LUMINOSA GRAZIE ALL’OLIO DI CAMELINA E ALL’ESTRATTO DI SEMI DI CASSIA ANGUSTIFOLIA: NEL SIERO VISO BIOLOGICO ROSA MOSQUETA (I PROVENZALI, GDO).

Foto TRUNK ARCHIVE

BELLA AL NATURALE

Il beauty case si tinge sempre più del colore delle foglie, dei prati e dei boschi, nel rispetto della pelle e dell’ambiente. Ma tra prodotti organici, bio e vegani ci sono delle differenze. Volta pagina e scopri quali d i A L I C E CA P I AG H I e F I L I P P O B E L L I N I fo to d i A N D R E AS O RT N E R

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G R A Z I A BELLE Z ZA

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nche nel campo della bellezza è in atto già da tempo una rivoluzione verde che la pandemia sembra aver accelerato. Come se il bisogno di natura si fosse acuito durante i lunghi mesi di confinamento, spingendoci da un lato a prestare più attenzione all’impatto della nostra beauty routine sull’ambiente (che è poi la grande “casa” in cui tutti viviamo), dall’altro a prenderci cura della pelle associando istintivamente ai prodotti green uno stile di vita più sano. Ma il mondo dei cosmetici verdi ha tante sfumature, quante le foglie, i prati e i boschi. Con il risultato di far spuntare nel vocabolario beauty dei termini che sarebbe bene conoscere. Sia per comprendere le caratteristiche di ogni formula sia per orientarsi meglio nella scelta, evitando di perdersi in una “selva oscura”. MENO CHIMICA «Il problema è che a oggi non esiste una normativa unica per cui sul mercato si trovano prodotti che le persone percepiscono tutti come naturali, ma in realtà sono molto diversi tra loro», fa notare Roberto Gorni, responsabile dell’Area tecniconormativa di Cosmetica Italia, l’associazione che riunisce le imprese nazionali di settore. Il primo passo per fare chiarezza è quindi capire che cosa non deve contenere un cosmetico green o essere presente solo in piccole dosi. «Trovare formule naturali al 100 per cento è davvero difficile», spiega il cosmetologo Umberto Borellini. «Normalmente il massimo degli ingredienti naturali si aggira attorno al 98 per cento. Mentre la parte restante è composta da molecole di sintesi, come conservanti e stabilizzanti. Ma anche additivi che rendono più piacevole il prodotto a livello di texture e profumazione. Quello che, invece, un cosmetico green non dovrebbe includere sono le sostanze chimiche non biodegradabili, nel rispetto della pelle e dell’ambiente. E poi i petrolati derivanti dal petrolio perché rendono sì la pelle più liscia, ma tendono a occluderla, non facendola respirare. E ancora, parabeni e siliconi». LE PAROLE DA CONOSCERE I tre termini più usati della bellezza oggi? Naturale, biologico (o bio) e vegan. Con il primo termine si

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indica un cosmetico che contiene almeno il 70 per cento di ingredienti non solo vegetali, ma anche minerali e di derivazione animale. Percentuale che però può variare molto a seconda del tipo di prodotto: per esempio, gli standard sono più stringenti per lo skincare, molto meno per make up e prodotti per i capelli. Per essere bio, invece, un cosmetico deve avere un’elevata percentuale di ingredienti provenienti da agricoltura biologica: almeno il 95 per cento di materie prime vegetali, di cui il 70 anche bio, cioè derivanti da coltivazioni che non prevedono l’uso di pesticidi dannosi per la pelle e l’ambiente. E quando si parla di coltivazioni biodinamiche? In questo caso si fa riferimento a princípi quali la biodiversità, la rotazione delle colture e l’osservazione delle fasi lunari per accrescere la fertilità della terra e produrre piante più sane. Ingredienti estratti compresi. «Diverso ancora è il concetto di cosmetico vegan, perché esclude qualsiasi ingrediente di origine o derivazione animale, ma non minerale», continua Borellini. «Quindi niente cera d’api, propoli o pappa reale, proteine della seta, lanolina, bava di lumaca. E anche alcuni tipi di collagene, se non sono estratti da piante». Attenzione poi alla parola “organico”: significa che le materie prime contenute possono essere, oltre che vegetali, d’origine animale (ma non minerale). SIMBOLI DI GARANZIA E APP DI SICUREZZA A capire le differenze ci aiutano poi scritte e simboli sulle confezioni. Per riconoscere un cosmetico naturale basta leggere l’Inci, ovvero l’elenco degli ingredienti riportati sempre in ordine decrescente a livello percentuale. Perciò, tanto più numerose sono le sostanze naturali in cima alla lista, tanto più green è il prodotto. Per le formule bio, inoltre, si può contare sui loghi di certificazione emessi da enti appositi come Natrue, Cosmos ed Ecocert. Stesso discorso per i cosmetici vegani che riportano simboli come la “V” o scritte come VeganOK e Vegan accanto a un girasole. Anche la tecnologia, però, può venirci in aiuto. Sempre più numerose, infatti, sono le app specializzate nella lettura degli Inci: per esempio, EcoBio Control, Clean Beauty e Greenity. Basta scaricarle, inquadrare l’etichetta e loro, in men che non si dica, segnalano se la formula è effettivamente green e sicura. Per la pelle e per l’ambiente. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Oggi palette, vasetti e flaconcini sono realizzati per essere conservati dopo l’uso e venire riempiti solo quando serve. Per sprecare meno plastica e avere profumi, trucchi e sieri sempre freschissimi

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el rispetto dell’ambiente e contro lo spreco, anche il beauty case evolve e diventa “ricaricabile”. L’industria cosmetica, infatti, punta sempre più sui “refill”, le ricariche dei prodotti di cura e trucco. Una tendenza destinata a crescere sempre di più: i “refill” sono facili da usare, eco-friendly, garantiscono il massimo della sicurezza della formula e sono anche amici del portafoglio. L’idea è semplice: una volta che della crema, del profumo o del trucco resta solo la confezione esterna, invece di buttarla, la si riempie di nuovo.

eco ed etico. Così, mentre su Google una tra le ricerche più comuni è “ricarica sapone”, le aziende cosmetiche si adeguano studiando involucri che possano essere riempiti di nuovo. Ma quanto il “refill” aiuta davvero l’ambiente? A dare una risposta è Eurovetrocap, azienda italiana specializzata nella produzione di contenitori di vetro per cosmetici che, in collaborazione con il Dipartimento Green dell’Università Bocconi di Milano, ha elaborato un modello di impatto ambientale, riuscendo così a calcolare gli effettivi vantaggi. I dati dicono che utilizzare anche per sole due volte il sistema di ricarica riduce in media di oltre il 50 per cento i 19 parametri di impatto analizzati. Mentre riempiendo per quattro volte la confezione originale, i vantaggi ambientali aumentano: per esempio, si riduce fino al 70 per cento l’impatto sul cambiamento climatico e fino all’80 per cenUtilizzare due volte to il consumo di minerali e una ricarica dimezza metalli.

Per capire quanto questa possa essere una vera e propria rivoluzione, basti pensare alla quantità di flaconi, tubetti, vasi e stick che gettiamo nella spazzatura. Zero Waste Europe calcola che ogni anno vengano buttate 120 miliardi l’impatto ambientale di confezioni di prodotti beInsomma, se forse da soli i di un prodotto auty. Un’ enormità. «Tra l’altro refill non salveranno il monnon tutte possono essere redo, di certo lo aiuteranno. cuperate», spiega Sam Angel «Perché abbiano successo, di Terra Cycle Europe, società specializzata nel però, devono essere non solo funzionali e sicuri, recupero di sostanze difficili da riciclare. «Spesma anche belli. Solo così si invoglierà il consuso le confezioni dei cosmetici sono composti da matore a conservare il flacone esterno e a riemuna varietà di materiali diversi. Il che pone il pirlo con una ricarica dal minore impatto amgrande problema dell’essere disassemblati prima bientale», dice Rossana Leardini, Responsabile di eliminarli, operazione non sempre facile da marketing di Eurovetrocap. fare da soli e spesso molto costosa a livello inInfine, per abbattere quasi del tutto l’impatto dustriale. In più, i piccoli pezzi di plastica, vetro ambientale dei contenitori beauty, un’idea altero metallo come i coperchi, la spatoline e i vasetnativa è quella proposta dalla società Loop. Atti cadono attraverso le maglie degli impianti di tiva in diversi paesi europei, tra cui Francia e riciclaggio. Anche se tecnicamente tutta la plaRegno Unito, propone ai suoi clienti un servizio stica può essere recuperata, il 91 per cento della di spesa a domicilio con vetro e plastica a renproduzione mondiale finisce per essere bruciata, dere. Un progetto a cui partecipano anche diverdispersa nell’ambiente oppure accumulata nelle si marchi beauty, tra cui Ren e Nivea. In questo discariche, tra cui molte confezioni beauty». caso si ordina via web quello che serve, si riceve Anche se in Italia i dati sono migliori e il 30 per tutto a casa e, una volta finito shampoo o sapone, cento dei prodotti in plastica trova una nuova non si butta il flacone nella spazzatura ma lo si vita, evitare di buttare via qualcosa che si può restituisce. Loop provvede poi a sterilizzare tutancora usare mette tutti d’accordo. Un fenomete le confezioni che, invece di essere riciclate, no che, secondo la società di ricerca Mintel, rapsaranno di nuovo riutilizzate. Proprio come già presenta un vero e proprio trend che va sotto il si faceva una volta quando si restituiva la bottiglia nome di Beauty Eco-Lution. In altre parole, in vetro del latte.■ siamo sempre più attenti a fare acquisti in modo © RIPRODUZIONE RISERVATA

LO STUDIO

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ALL’INSEGNA DEL RIUSO

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1. La formula con gli attivi naturali antietà di L’Occitane Crème Harmonie Divine può essere ricaricata all’infinito grazie alla cialda eco-friendly (refill € 129). 2. Con la ricarica da 300 ml si riempie per tre volte il flacone del profumo maschile Sauvage di Dior (refill € 202). 3. Se il flacone di 3 Rosa Bagnoschiuma di L’Erbolario è vuoto, lo si riempie con l’ecoricarica, abbattendo de 66 per cento l’uso di plastica (refill € 14,80). 4. Dopo aver utilizzato Absolue Crème Riche di Lancôme, si conserva la parte esterna in vetro del vasetto sostituendo solo il cuore grazie a una cialda estraibile (refill € 247). 5. Conservando e riempiendo per tre volte la boccetta del profumo My Way di Giorgio Armani con la ricarica da 150 ml., si riduce di circa il 65 per cento l’uso di plastica, vetro e metallo (refill € 131). 6. Il pack di Impeccable Cipria Compatta di Collistar permette non solo di sostituire la parte interna quando la polvere è finita, ma è anche realizzato con materiali eco (refill € 24). 7. Protezione Uv urbana e trattamento antietà: Essence Day Veil di Sensai unisce le qualità della tecnologia beauty a quelle eco-friendly della ricarica (refill € 150). 8. In Tumeric Glow Moisturizer di Kora Cosmetics, la crema antietà con estratto di curcuma è in una cialda in alluminio che può essere sostituita (refill € 47,99). 9. Quando Eye Color Quad di Clé de Peau Beauté finisce, si conserva l’astuccio esterno e si cambia solo la cialda con i quattro ombretti (refill € 30). 10. Prezioso come l’oro che contiene, il flacone del siero La Prairie Pure Gold Radiance Concentrate si ricarica grazie ai refill in vetro, il cui acquisto sostiene la ricerca sullo scioglimento dei ghiacciai (refill € 768). 11. Oltre ad avere una formula clean, vegan e amica della barriera corallina, la crema giorno con Spf 30 Hydra Vizor di Fenty Beauty ha anche un pack riciclabile e ricaricabile (refill € 29). 196




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IMPEGNO VERDE

Sempre più marchi cosmetici legano il proprio nome alla salvaguardia dell’ambiente. Ma che cosa fanno davvero per il pianeta? Dai metodi di coltivazione che rispettano l’ecosistema alle confezioni a impatto zero, Grazia racconta qui sei esempi virtuosi

Foto courtesy of CHANEL e CLARINS

di MARZIA NICOLINI

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nche il mondo beauty è impegnato contro il cambiamento climatico. Secondo indagini di mercato, la forte sensibilità per i temi eccologici starebbe condizionando gli acquisti: non solo gli under 40 preferiscono cibo bio e locale, ma anche nel beauty sono attratti da marchi che credono dell’ambientalismo e che, soprattutto, danno concretamente una mano alla causa. Ecco alcune iniziative di ottimo auspicio da seguire e condividere.

NELLA FOTO IN ALTO, CAMELLIA JAPONICA ALBA PLENA IN PIENA FIORITURA NELLA COLTIVAZIONE-LABORATORIO DI CHANEL A GAUJACQ, IN FRANCIA. SOTTO, UNA PIANTA DI ROSA DELLE ALPI, VARIETÀ DEL RODODENDRO, NEL DOMAINE CLARINS.

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Estratti verdi in quota: il Domaine di Clarins La natura rappresenta un luogo di osservazione scientifica privilegiata per Clarins. Dal 2016 la Maison francese ha inaugurato un fondo agricolo a cielo aperto nel cuore delle Alpi francesi, dove coltivare e studiare da vicino le specie botaniche autoctone. In un territorio verdeggiante situato a 1400 metri di altitudine, il marchio ha dato vita a una produzione virtuosa ispirandosi alla permacultura, un metodo di coltivazione che permette di progettare insediamenti agricoli simili agli ecosistemi naturali, quindi in grado di mantenersi con basso impiego di energia e senza stressare in alcun modo il terreno. Su un suolo incontaminato, le piante possono crescere secondo il ritmo delle stagioni, rispettate dalla coltivazione bio che esclude categoricamente materiali meccanici pesanti e si fa aiutare solo dai laboriosi lombrichi. Come sintetizza Christian Courtin-Clarins, Presidente del Clarins Group Supervisory Committee: «Ciò che fa la qualità dei prodotti è, prima di tutto, la qualità delle materie prime». Vedi la Rosa delle Alpi e la Genziana maggiore incluse in alcune delle formule cosmetiche Clarins.

DALL’ ALTO. UN’APE “AL LAVORO”: DAL 2011 LA MAISON GUERLAIN SI DEDICA ALLA PROTEZIONE E ALLA SALVAGUARDIA DI QUESTI ANIMALI. LA PIANTUMAZIONE DI ALBERI È INVECE UNA DELLE MISSIONI DI YVES ROCHER CON IL PROGETTO “PLANT FOR LIFE”.

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Guerlain e il benessere delle api La protezione delle api sta molto a cuore a Guerlain, Maison il cui simbolo è proprio quello di un’ape. A spiegare il perché è Véronique Courtois, Ceo Guerlain: «Sentinelle dell’ambiente, le api sono per noi una preziosissima meraviglia della Natura, bisognosa di protezione per superare le gravi minacce attuali». Gravi minacce di cui siamo i primi responsabili, avendo ridotto abbondanti porzioni di natura in favore del cemento. L’impegno di Guerlain è molto concreto: dal 2011 sostiene l’Association Conservatoire de l’Abeille Noire Bretonne, offrendo sostegno economico e promuovendone la ricerca. Unendo

Foto courtesy of GUERLAIN e YVES ROCHER

Là dove cresce il fiore preferito di Coco Chanel Le fan del marchio Chanel conoscono la camelia come ingrediente star della linea di trattamento Hydra Beauty. Quel che forse non tutte sanno è che la camelia era il fiore preferito di Mademoiselle Coco, la quale adorava la perfezione dei suoi petali e l’assenza di spine. Molti anni dopo, la divisione beauty del brand francese ha deciso di dedicare a questa affascinante specie botanica una coltivazione-laboratorio en plein air, individuando a Gaujacq, nel sud-ovest della Francia, l’area climatica più adatta al suo sviluppo. Tutto in questo progetto tiene conto del rispetto ambientale e territoriale, sposando un approccio agroecologico virtuoso, che non ha caso ha ottenuto il massimo livello della certificazione HVE (“Alto Valore Ambientale”). Philippe Grandry, responsabile della produzione di camelie Chanel, ricorda: «Questa pianta ci dà una lezione di tenacia e perseveranza. A noi il compito di coltivarla secondo pratiche agricole innovative e rigorose, nel rispetto della biodiversità locale».


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alla missione di salvaguardia delle api quella in favore dell’occupazione al femminile, il programma “Women for Bees” di Guerlain, in avvio a giugno 2021 in collaborazione con l’Osservatorio Francese di Apidologia, supporterà donne provenienti da diverse nazioni, dalla Russia all’Etiopia, fornendo loro le competenze teoriche e pratiche per diventare apicoltrici indipendenti. Madrina del progetto, l’attrice Angelina Jolie, donna impegnata per eccellenza.

PROGETTI FELICI

Ecco l’iniziativa “Davines for Future” del marchio italiano di haircare: fino a metà maggio, chi acquista in salone shampoo e balsamo Essential Haircare più una maschera The Circle Chronicles al prezzo speciale di 39 euro, contribuirà a donare un euro per progetti di educazione alla sostenibilità nelle scuole e riceverà in regalo il Manuale del Supereroe: per insegnare in modo divertente ai bambini come rendere il mondo un posto migliore. Intanto Lancôme collabora con il Museo Nazionale Francese di Storia Naturale, finanziando un progetto scientifico che reintroduce le specie vegetali in via di estinzione nei loro habitat naturali. L’impegno si inserisce nel più ampio programma pro sostenibilità ambientale e pro inclusività “Caring Together for a Happier Tomorrow”, avviato in marzo dalla Maison.

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Conversione “eco” dal tubo alla formula Uno sforzo degno di lode quello dei marchi francesi Vichy e La Roche-Posay, i quali inaugurano la bella stagione 2021 con due prodotti iconici completamente rivisti in chiave green, dalle confezioni alle formule. Per Vichy si tratta di Capital Soleil Latte Solare Eco-Sostenibile: la nuova versione del solare usa il 45 per cento di plastica in meno rispetto a un flacone simile, oltre a una formula base biodegradabile e testata in ambiente marino su sette organismi planctonici e sedimenti rappresentativi della catena alimentare acquatica. Quanto a Lipikar Baume AP+M di La Roche-Posay, un must per chiunque abbia la pelle del corpo da molto secca ad atopica, il nuovo tubo apre la strada a una prima generazione di pack ecologici che, integrando il cartone, riescono a ridurre il contenuto plastico quasi della metà. Quanto al burro di karité presente in formula, viene ricavato responsabilmente con un metodo di estrazione meccanica che preserva la purezza dell’ingrediente naturale, escludendo del tutto i residui chimici. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto courtesy of LANCÔME

CONFEZIONI ECOLOGICHE CON IL 45 PER CENTO DI PLASTICA IN MENO PER I PRODOTTI ICONICI DI VICHY E LA ROCHE-POSAY.

Il progetto di Yves Rocher contro la deforestazione L’imprenditore francese Yves Rocher venne sicuramente preso per visionario (o pazzo) quando a fine degli anni Cinquanta propose la sua cosmesi verde. Oggi è certo che la sua visione attenta all’ambiente fosse quella di un pioniere. Non solo il marchio bretone vanta 60 ettari coltivati secondo i principi dell’agricoltura biologica a La Gacilly, laddove tutto ha avuto inizio. E non solo da ottobre 2020 tutti i flaconi dei cosmetici a firma Yves Rocher sono in plastica riciclata e/o riciclabile. Al marchio, e più precisamente alla sua Fondazione, va il merito di seguire moltissimi progetti “planet friendly”. Vedi l’iniziativa Plant For Life per la piantumazione di alberi in ogni area, in risposta alla deforestazione massiccia. Quest’anno, al programma mondiale si è unita anche l’Italia attraverso il progetto AGRI.BIO.S.A (Agricoltura per la Biodiversità e Sostenibilità Ambientale), che prevede la messa a dimora di circa 10.000 piante arboree ed arbustive, a partire da fine gennaio 2021. Sarebbe fiero dei suoi successori Monsieur Rocher, la cui filosofia era riconnettere le persone alla Natura.


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Foto COURTESY PRÁCTICA

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l tema era stato fissato prima che scoppiasse la pandemia, ma alla luce dei fatti è diventato più centrale che mai. S’intitola How will we live together? (Come vivremo insieme?) la 17° Mostra Internazionale di Architettura organizzata dalla Biennale di Venezia. Ai 112 partecipanti provenienti da 46 Paesi, il curatore Hashim Sarkis ha chiesto di proporre modelli diversi per nuove comunità: un’occasione per sottolineare la crisi climatica e le conseguenti, imponenti migrazioni. Non a caso, in questa edizione più che nelle precedenti sono presenti Africa, America Latina e Asia e sono quattro i Paesi invitati per la prima volta: Grenada, Iraq, Uzbekistan e Repubblica dell’Azerbaijan. La mostra è organizzata in cinque “scale” (o aree tematiche), tre allestite all’Arsenale e due al Padiglione Centrale. Fa parte della mostra anche How will we play together? (Come giocheremo insieme?) in cui cinque architetti internazionali firmano un progetto dedicato al gioco, allestito a Forte Marghera e aperto alla cittadinanza. Tra gli eventi, il Padiglione Centrale dei Giardini ospita Future Assembly, la mostra collettiva organizzata da Studio Other Spaces, fondato dall’artista Olafur Eliasson e dall’architetto Sebastian Behmann: immagina un’assemblea riunita per riconoscere e garantire i diritti della natura, ispirandosi allo Statuto delle Nazioni Unite e ai suoi obiettivi di sviluppo sostenibile. All’Arsenale la Vuslat Foundation presenta una nuova installazione di Giuseppe Penone, Idea di pietra - Olmo, un albero con i rami che corrono sull’acqua, segno di rigenerazione. Il Leone d’oro alla carriera va allo spagnolo Rafael Moneo, mentre quello speciale alla memoria è attribuito a Lina Bo Bardi, scomparsa nel 1992, che nei suoi progetti ha coniugato natura e comunità. ■ 17° MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA. VENEZIA, GIARDINI E ARSENALE, DAL 22 MAGGIO AL 21 NOVEMBRE (BIENNALE.ORG).

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BELLEZZA SOSTENIBILE


GRAZIA PERSONAGGI

HO TROVATO LE PAROLE DELL’AMORE Due ragazzi che si raccontano scrivendosi lunghe lettere. L’influencer Camihawke firma con il suo vero nome, Camilla Boniardi, il suo primo romanzo d i F R A N C E S CA D E SA N C T I S

Foto ALESSIO ALBI

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amilla Boniardi, in arte Camihawke, 30 anni, è pronta per una nuova avventura. Ma questa volta la youtuber e influencer, con un milione e 200 mila follower su Instagram, cambia ritmo e sceglie la lentezza, quella del romanzo. Per tutto il resto dei miei sbagli (Mondadori) è il suo esordio letterario e racconta la storia di Marta, che si sente perennemente inadeguata e irrequieta, fino all’incontro con Leandro. Come è nata l’idea di questo romanzo? «Ho sempre amato scrivere. Prima di utilizzare Facebook e Instagram, scrivevo diari su Tumblr. Sentivo la mancanza di questa modalità di scrittura più lenta. Avevo l’esigenza di raccontare storie che avessero tempi più dilatati rispetto ai canali social. Scrivere per me è un modo di rielaborare certe emozioni, un esercizio di ripasso». Quanto c’è di Camilla in Marta? «Sicuramente molto, anche io sono ansiosa come lei, per esempio, ed entrambe abbiamo studiato Giurisprudenza. Ma c’è un pezzetto di Camilla in ognuno dei personaggi». Che rapporto ha con l’amore, tema centrale del libro? «Ho un’idea quasi antica, romantica. Mi piacciono le parole, i sentimenti. Ecco perché ho scelto di scrivere un romanzo in parte epistolare. Lo scambio di lettere fra Marta e Leandro è stato molto apprezzato dalle mie fan». Il libro è anche una dichiarazione d’amore alla sua famiglia e ai suoi amici. «È vero. Durante il lockdown sono state sacrificate le relazioni che in genere diamo per scontate, come le amicizie. Per questo ci tenevo a raccontare il rapporto fra Marta e Olivia, un legame vero. Come lo è quello con la mia famiglia. Sono molto affezionata ai miei due fratelli e ai miei genitori, che hanno sempre appoggiato tutte le mie scelte, anche quelle più rischiose, come quella che ho fatto cinque anni fa: dedicarmi alla comunicazione social dopo una laurea in Giurisprudenza». “La vita è una danza”, scrive, all’inizio “si sbaglia perché non si conoscono i passi” ma poi si rimane “in piedi”. È così che intende la vita? «Si può sbagliare, ma non bisogna colpevolizzarsi quando accade. Anche l’errore può essere costruttivo. E poi tutti abbiamo debolezze, l’importante è esserne consapevoli». ■

L’INFLUENCER E SCRITTRICE CAMILLA BONIARDI, 30 ANNI.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

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LA QUALITÀ AL PREZZO CHE AMI!

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GRAZIA

SOPRA, INLAND - CAMPO ADENTRO DI FERNANDO GARCÍA-DORY. ACCANTO, DA SINISTRA, PLATON DI RICHARD MOSSE E BENEATH THE NEURAL WAVES 2.0 DI ENTANGLED OTHERS.

MOSTRE

L’ARTE CHE GUARISCE IL PIANETA A Roma, Bologna e Torino, tre appuntamenti raccontano un futuro sostenibile d i F R A N C O C A PA C C H I O N E

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re nuove mostre si ispirano a temi cruciali del nostro tempo come il futuro del Pianeta e le possibili soluzioni ecosostenibili. La relazione tra arte e intelligenza artificiale è al centro di Re:Humanism. Re:def ine the Boundaries al MAXXI di Roma dal 5 al 30 maggio (re-humanism. com). In mostra, i progetti vincitori della seconda edizione del Re:Humanism Art Prize incentrati su biodiversità e coscienza ecologica. L’opera classificata prima è Beneath the Neural Waves 2.0 di Entangled Others: il duo di artisti con base a Berlino usa tecniche all’avanguardia per realizzare modelli tridimensionali ispirati alla barriera corallina. Si occupa anche di cambiamenti climatici il lavoro dell’irlandese Richard Mosse muovendosi tra foto-

grafia documentaria e arte contemporanea. Displaced è l’antologica alla Fondazione MAST di Bologna dal 7 maggio al 12 settembre (mast.org). Nella serie Infra ambientata in Congo, Mosse usa una pellicola che registra la clorofilla nella vegetazione e trasforma la foresta pluviale in un paesaggio rosa e rosso. Di riforestazione e tutela dell’ambiente tratta Sustaining Assembly al PAV - Parco Arte Vivente di Torino dal 7 maggio al 24 ottobre (parcoartevivente. it). La collettiva raccoglie i lavori di artisti uniti dal desiderio di trovare soluzioni alla crisi dell’ecosistema. Un esempio è la ricerca di Bouba Touré e Raphaël Grisey dedicata alla cooperativa agricola Somankidi Coura nata sulle rive del fiume Senegal. © RIPRODUZIONE RISERVATA

FUGHE VERDI

IL CORPO TORNA A RESPIRARE Il bisogno di dedicarsi del tempo, che sia lento, silenzioso e rigenerante, punta sempre più verso la ricerca di incantevoli luoghi in cui vivere una vacanza nella natura. Adler Spa Resorts & Lodge (adler-resorts.com) ha scelto cinque oasi del benessere dove esaudire questo desiderio con corpo e mente. Tra larici e abeti del meraviglioso altopiano del Renon (Bolzano) sorge l’Adler Lodge Ritten, un eco-rifugio di chalet a cinque stelle intorno a un piccolo lago sulle Dolomiti. Qui, dove il silenzio contempla i suoni della natura, si possono vivere rilassanti sessioni di yoga, meditazione, pilates (nella foto) e farsi coccolare con i trattamenti nella Forest Spa sospesa nel bosco. Nel cuore della Val Gardena, a Ortisei, anche l’Adler Spa Resort Dolomiti e l’Adler Spa Resort Balance vantano Spa premiate e d’avanguardia. Nell’Alpe di Siusi Adler Lodge Alpe, è il luogo ideale per trattamenti beauty, escursioni e passeggiate nei boschi. In Val d’Orcia, infine, in provincia di Siena, Adler Spa Resort Thermae punta sui benefici dell’acqua termale, nel borgo medievale di Bagno Vignoni. (M.D’A.) 209



GRAZIA UNA SCENA DI GODZILLA VS. KONG.

IL FILM

IL GRIDO D’AIUTO DEL MOSTRO Arriva Godzilla vs. Kong ed è un invito a capire l’importanza di non manipolare la natura e proteggere ogni specie animale d i E L I S A B E T TA C O L A N G E L O

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o scontro tra due predatori titanici rimasti gli unici superstiti della loro specie, la natura che si ribella alle manipolazioni dell’uomo, l’importanza di preservare gli habitat naturali per assicurare la coesistenza virtuosa tra umani e la molteplicità delle specie animali che popolano il Pianeta. C’è molto da riflettere sulle tematiche ambientali in Godzilla vs. Kong, il nuovo capitolo della saga dedicata ai due “mostri” che in Cina e Stati Uniti è già record di incassi e da noi sarà disponibile in streaming per l’acquisto o il noleggio. Diretto da Adam Wingard e con Alexander Skarsgård e Rebecca Hall, racconta una storia nella quale il gorilla gigante Kong, prigioniero in cattività dentro una biocupola, simboleggia il destino che oggi attende le specie più ingombranti e selvagge, mentre il dinosauro marino Godzilla torna alla sua originale funzione distruttiva, figlia della sperimentazione atomica. Spettacolare e commovente, ci ricorda che condividere la Terra con ogni creatura, perfino spaventosa e terribile, è necessario alla nostra stessa sopravvivenza.

TELEVISIONE

Passiamo all’azione ll divulgatore scientifico Mario Tozzi inaugura la terza stagione del suo Sapiens – Un solo Pianeta (su Rai Tre l’8 maggio) con una puntata dedicata alla “sesta estinzione di massa”, che attualmente riguarda la scomparsa di specie viventi al ritmo vertiginoso di 30 mila unità l’anno. Si tratta di una delle minacce più gravi, e sottovalutate, per la sopravvivenza dell’uomo. «L’estinzione di tante specie», spiega Tozzi, «ci riguarda perché ognuna di loro fornisce servizi fondamentali alla sopravvivenza di tutti. Se scompaiono anche insetti fastidiosi come le zanzare perderemo piante, frutti e cibo. Per la prima volta dalla sparizione dei dinosauri, 65 milioni di anni fa, tutto ciò è colpa dell’uomo». Anche l’Italia può frenare il disastro. «Dobbiamo salvare molte specie nostrane come l’orso marsicano e i lupi, che sono importanti per i nostri ecosistemi. Inoltre un ambiente naturale intatto resta il miglior vaccino contro le pandemie». (E.C.)

MARIO TOZZI CONDUCE SU RAI TRE SAPIENS - UN SOLO PIANETA.

GODZILLA VS . KONG DI ADAM WINGARD, SULLE PIATTAFORME.

Foto ASSUNTA SERVELLO

L’ I N I Z I AT I VA

LE AZALEE DI AIRC PER LA FESTA DELLA MAMMA.

UN FIORE PER LA RICERCA

L’azalea, fiore simbolo della Fondazione dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (airc.it), torna nelle piazze italiane il 9 maggio per la Festa della Mamma. Questa iniziativa contribuisce, fin dal 1984, ad aiutare il lavoro dei ricercatori sostenuti da AIRC nella lotta contro i tumori che colpiscono le donne. Con l’azalea verrà data una speciale guida con informazioni su prevenzione, cura dei tumori e alcune facili ricette da dedicare alla mamma. La donazione è di 15 euro. Per conoscere tutti gli indirizzi delle piazze c’è il sito Lafestadellamamma.it. La pianta si può anche ordinare online su Amazon (amazon.it/aircfondazioneairc) con un piccolo contributo per la spedizione. (C.T.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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PER CASASHOPS

BASTANO POCHI PEZZI PER TRASFORMARE IN UN’OASI IL GIARDINO, IL BALCONE O IL TERRAZZO

l desiderio di libertà e vita all’aperto quest’anno merita mobili e complementi su misura che trasformano ogni spazio esterno in una piccola oasi. Qualche idea? Rilassarsi e godersi un momento per sé, magari su una lussuosa poltrona sospesa. Creare una vera area lounge per il primo party possibile con gli amici. O semplicemente stendersi al sole su una sdraio a dondolo. L’ispirazione per l’angolo perfetto viene dalla collezione outdoor CASA 2021, con arredi e accessori di qualità nello stile più amato. Colori neutri che portano tranquillità e armonia, perfetti per abbracciare le tinte naturali delle piante. Toni decisi del design total black, che dona un look sofisticato all’ambiente. Spazi di tendenza con tocchi di arancione, verde e blu. Tutto CASA. Punti vendita e shop online su casashops.com

AL CENTRO L’ATMOSFERA GARDEN DI CHARLES SET LOUNGE, IN ALTO ROCKO, SEDIA A DONDOLO E ALABAMA COCO POUF IN FIBRA DI COCCO, A SINISTRA ALEKS, SEDIA DESIGN NERA E TOBAGO SEDIA LOUNGE NERO E NATURALE.


GRAZIA LIBRI

PAGINE VERDI

Un inno alle due ruote, la fuga rigenerante sulle isole, un vademecum di cucina vegetariana, un saggio che parla di insetti e la cura delle piante come cura dell’anima. Cinque titoli dal cuore green da non perdere d i VA L E R I A PA R R E L L A Curativo

Isolano

Pratico

Poetico

Ciclabile

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Mélissa Da Costa si occupa di comunicazione in ambito energetico. I quaderni botanici di Madame Lucie, pubblicato in Francia con grande successo, è il suo primo romanzo tradotto in Italia. Racconta la storia di una donna che ha vissuto un lutto gravissimo e si va a chiudere in una casa di campagna. Lì troverà un piccolo lunario casalingo utilizzando il quale curerà anche se stessa.

L’autore è un medico che lavora in un ospedale di Edimburgo, tra notti insonni e deliranti tabelle di marcia. Ha 25 anni e la carriera stessa prevede connessioni sempre più profonde con il resto del mondo: ogni volta che gli concedono qualche giorno di ferie si ritrova così su un traghetto per cercare il contraltare alle connessioni, l’isolamento. Fatto di capitoli brevi su cui il lettore poggia i piedi, come su un arcipelago di isolotti, e si guarda intorno. Bella la traduzione di Anna Lovisolo.

Myriam Sabolla è una professional organizer e una cuoca. Ha studiato alla Joia Academy, è una donna, ha due figli e un gatto, vive a Milano, e sa benissimo che tutti vorremmo mangiare sano ma organizzarsi tra le mille vite che conduciamo non lo rende facilmente realizzabile. Mangia bene, lavora meglio è pensato proprio per chi trascorre la pausa pranzo davanti al computer, chi pensa che la cucina vegetale sia difficile, e richieda troppo impegno.

I coleotteri sembrano gioielli, dice l’autore, poeta ed entomologo. Il libro è composto da entrambi questi ingredienti, la scienza e la poesia, come due possibili chiavi interpretative del mondo. Parla di un coleottero in particolare: il diaperis, che vive nei funghi, mangiandoli. Rispetto ad altri coleotteri è più significativo anche per questo, dice l’autore, «perché per me è stato più facile trovare una trama di relazioni che lo legasse all’ecosistema e agli altri insetti».

La bicicletta è un emblema dell’ecologia politica: intere campagne amministrative vengono fatte sulla decrescita urbana delle automobili a favore di piste ciclabili ed ecobonus. Ma la verità è più profonda e riguarda il sentimento: chi va in bicicletta ha tempo di sentire l’aria, la pioggia e il sole, gli odori e i suoni, insomma, di muoversi immergendosi davvero nell’ambiente. La bicicletta è un invito alla lentezza, alla noncuranza, al sentire che si è vivi.

MEMORIE DAL SOTTOBOSCO Tommaso Lisa, Exorma, pag. 192, € 15

A RUOTA LIBERA David Le Breton, Cortina, pag. 211, € 15

I QUADERNI BOTANICI DI MADAME LUCIE Mélissa Da Costa, Rizzoli, pag. 300, € 18

ISOLE Gavin Francis, edt, pag. 264, € 20

MANGIA BENE, LAVORA MEGLIO Myriam Sabolla, Cairo, pag. 182, € 17

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AL VOLANTE CON L’ENERGIA GIUSTA Le vetture elettriche sono la scelta vincente per alleggerire le città dallo smog e piacciono soprattutto alle donne. «Perché», dice Salvatore Internullo, direttore generale di Peugeot Italia, «sono loro che sanno già come ci muoveremo nel futuro» di MARINA SPEICH

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e auto elettriche sono già il presente. Al punto che anche il presidente del Consiglio Mario Draghi le ha inserite nel Recovery Fund, i fondi dell’Unione Europea per superare la crisi della pandemia, sottolineando l’importanza «dello sviluppo di infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici». D’altra parte le vendite di questi modelli stanno aumentando: secondo il rapporto Global Electric Vehicles Outlook 2021 dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) nel 2020, per la prima volta, l’Europa ha superato la Cina con 1,4 milioni di immatricolazioni di auto elettriche (raddoppiate rispetto al 2019) ed è diventata il centro del mercato globale. «Le vendite crescono soprattutto per la scelta ambientale dei consumatori», dice il rapporto. «Anche l’Italia, con un leggero ritardo rispetto ad altri Paesi europei, ha registrato un aumento di crescita molto alto negli ultimi mesi», spiega Guido Fontanelli, autore del libro Autoshock. Viaggio nella rivoluzione dell’auto elettrica (Mind edizioni). «La quota di mercato di queste motorizzazioni è arrivata quasi al 10 per cento. Nei primi tre mesi di quest’anno un’auto venduta su dieci ha una motorizzazione 100 per cento elettrica o plug-in hybrid, cioè ibrida con la spina (in cui si combinano motore elettrico e termico)», dice Salvatore Internullo, direttore generale Peugeot Italia. E una cosa è certa: le donne possono contribuire alla transizione ecologica anche nei trasporti verdi. «L’Italia del Nord è una delle zone più inquinate nel mondo e il modo migliore per ridurre lo smog nelle città è proprio usare le auto elettriche», sottolinea Fontanelli. «Le donne con un figlio, o che hanno a cuore le generazioni future, sono molto motivate a comprarle». Nel frattempo 18 dei 20 maggiori produttori di auto hanno annunciato l’intenzione di aumentare ulteriormente il numero di modelli elettrici disponibili. Peugeot sta già investendo molto su questo e Linda Jackson, amministratrice delegata del gruppo, ha già dichiarato che

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entro il 2023 il suo marchio mira ad avere autoveicoli elettrici al 100 per cento. «La svolta sull’elettrico per noi è sociale, culturale e industriale», dice Salvatore Internullo. «Perché le statistiche ci confermano che più del 50 per cento degli italiani cerca i prodotti da acquistare in aziende attente all’ambiente. L’elettrico è simbolo di un’eleganza sofisticata ed è una tendenza: guidare un’auto elettrica significa vivere già oggi il futuro. Le auto elettriche piacciono alle donne perché non fanno rumore, non emettono odori e vibrazioni, permettono di entrare nelle zone a traffico limitato con parcheggio a costo zero». Certo hanno un prezzo più alto. «In realtà, come emerge da un’indagine di Altroconsumo, l’acquisto di un’auto verde negli anni fa risparmiare, perché costano meno in carburante, assicurazione, bollo e manutenzione», dice Guido Fontanelli. In più le aziende hanno ideato nuove formule molto interessanti. «In Peugeot, proponiamo ai clienti non di acquistare l’auto, ma di noleggiarla per 12 o 24 mesi con un canone di utilizzo mensile, che contempla diversi servizi come assicurazione e manutenzione», continua Salvatore Internullo. Ma di fatto, quanto costa un pieno di benzina e uno di energia elettrica nel box di casa? «Se prendiamo come esempio la Peugeot 208, un pieno di benzina costa circa 70 euro, di gasolio poco meno di 60 e di energia elettrica 12. E analizzando quanto costa percorrere 100 chilometri, risulta che con la versione benzina costa circa 9 euro, 6 con quella diesel e solo 3,5 con quella elettrica». Particolarmente adatti a un pubblico femminile sono i modelli Peugeot 208 elettrica e la 308 ibrida. «Hanno il cambio automatico, sono intuitive da guidare e maneggevoli. Per chi le acquista o le noleggia viene offerta l’installazione nel proprio box di una wallbox (il caricabatteria). E sono modelli che, oltre che per la tecnologia e la comodità, sono attraenti anche per il design». ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA


G R A Z I A AUTO

QUI SOPRA, LA BERLINA COMPATTA E IBRIDA PEUGEOT 308. IN ALTO: DUE IMMAGINI DELLA PEUGEOT 208, L’ELETTRICA DAL DESIGN SPORTIVO, E SALVATORE INTERNULLO, DIRETTORE GENERALE DI PEUGEOT ITALIA.

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IN QUESTA PAGINA, LA SALA CON IL DIVANO LUNE DI FRITZ HANSEN, LA POLTRONA DI CECCOTTI, IL TAVOLINO HM5 DI &TRADITION E IL TAPPETO DI NANI MARQUINA. NELLA PAGINA ACCANTO, DA SINISTRA: IL DESIGNER SPAGNOLO JAIME HAYON CON IN MANO IL TAVOLINO HELICE DI WITMANN; UN VASO DI BOSA E IL PAVIMENTO IN CERAMICA NOLLA RECUPERATA.


G R A Z I A CASA

L’arte di saper

CONSERVARE

Nella dimora di Valencia del designer spagnolo Jaime Hayon vincono le scelte sostenibili e il recupero dei materiali antichi. Qui lui racconta come fantasia e colore danno vita a uno stile amico dell’ambiente Iesto di MARINA JONNA s t y l i n g S U S A N A F I A L H O M O TA f o t o d i C R I S T I N A VA Q U E R O

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G R A Z I A CASA

Niente SPRECHI

Il pavimento originale è stato restaurato e molte parti del mosaico sono state sostituite con gli scarti di altre ristrutturazioni 218

Foto CRISTINA VAQUERO

A SINISTRA, DALL’ALTO: JAIME HAYON AL LAVORO AL TAVOLO VUELTA DI WITMANN; CARRELLO GRACE DESIGN SABASTIAN HERKNER PER SCHÖNBUCH; ALCUNI DISEGNI DI HAYON. SOTTO, POLTRONA CATCH, TAVOLO PALETTE E LAMPADA FLOWERPOT (TUTTO DI &TRADITION), VASO DI BOSA.


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G R A Z I A CASA

Energia

A COLORI

SOPRA, IL CORRIDOIO CON UN’OPERA DI HAYON. A FIANCO, DA SINISTRA: IL MODELLINO DI UN VECCHIO CIRCO, DI CASA JOSEPHINE E LAMPADA DI SANTA&COLE; LA CUCINA, SU DISEGNO DI HAYON; UNA SEDIA DEL 1930.

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Foto CRISTINA VAQUERO

Nel corridoio, i vetri delle porte originali sono stati dipinti da Jaime Hayon. Al soffitto, un giallo ispirato ai colori del Marocco. Molti arredi sono dettagli vintage



G R A Z I A CASA

U

n’esplosione di colore, ma anche di consapevolezza di quanto le ristrutturazioni possano essere rispettose della sostenibilità evitando ogni tipo di spreco. La casa di Valencia del celebre artista e designer spagnolo Jaime Hayon racconta la sua filosofia di vita. «In questo appartamento, come nel mio lavoro, cerco sempre di conservare quello che già è stato realizzato. E scelgo materiali che arrivano dalla Terra, come la ceramica, il legno o il vetro. Con l’andare del tempo diventano più belli e, a fine vita, tornano comunque alla loro fonte di origine», racconta Hayon. Un equilibrio che rispetta la tradizione e racchiude una sensibilità ambientale senza rinunciare a osare. «Appena sono entrato qui, ho avvertito l’energia di questa casa che si lega anche alla storia del quartiere, tra i più vecchi di Valencia». L’appartamento ha soffitti alti oltre tre metri, presenta doppi affacci con finestre e terrazze su ogni lato, in modo da garantire una naturale circolazione dell’aria. Ci sono due zone living, una rivolta a sud e una verso nord, per i mesi più caldi, e quattro camere da letto. Ovunque, piccoli spazi, già esistenti e nascosti nei muri, diventano contenitori per i tanti oggetti.

Sfumature

Entrando ci accoglie un mosaico a terra coloratissimo in ceramica Nolla, tipica di Valencia. «Ho mantenuto i pavimenti originali: piccole cementine dipinte a mano dai colori vivaci. Le ho sistemate recuperando le piastrelle rovinate da altre case in ristrutturazione: lì le persone le toglievano per sostituirle con il parquet e le buttavano via. Una follia», spiega l’artista designer. Così il pavimento ha ripreso vita dando un forte carattere alla casa. «Ho ricreato un movimento di colori che richiamassero quelli del pavimento con uno stile eclettico, che mi appartiene, ispirato a tutti i mondi che incontro durante i miei viaggi: dalle suggestioni di Marrakech allo stile scandinavo». Vincono le contaminazioni: di stili, di storie del passato e del presente che rappresentano lo spirito esuberante di Jaime Hayon. «Amo circondarmi di oggetti belli e funzionali con una storia da raccontare». Tutto qui si evolve grazie agli interventi artigianali fatti direttamente da Jaime, come le sue porte antiche, ma ridipinte a nuova vita. «Questo luogo racchiude codici diversi che convivono in armonia: design, sostenibilità e anche imperfezione. È la combinazione di mondi che, nell’insieme, parlano di me». ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA

MARINE

LA ZONA NOTTE PUNTA SU SFUMATURE PASTELLO. DA SINISTRA: IL BAGNO, LA CAMERA CON IL LETTO WINGS DI WITTMANN E LA LAMPADA ABALLS DI PARACHINA; UN DETTAGLIO DELLA CAMERA DEI RAGAZZI CON IL VASO DI FRITZ HANSEN E I GIOCATTOLI DI KAWS.

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Foto CRISTINA VAQUERO

Negli spazi privati gli elementi della tradizione si accostano a pezzi creati dal designer in una rilassante tonalità di azzurro


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DESIGN GRAZIA

di

Marina Jonna

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BENESSERE Gople Lamp di BIG racchiude una tecnologia luminosa Rwb che aiuta la crescita delle piante e crea un ambiente ottimale per donne e uomini (Artemide).

COME UN PUZZLE Nel sistema modulare di sedute e tavolini Tape di Benjamin Hubert il nastro unisce scampoli di tessuto di piccole dimensioni, che verrebbero altrimenti scartati (Moroso).

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CREATIVO Sono 10 mila le scatole di fiammiferi, recuperati tra il 1960 e il 1995, che compongono l’armadio Match Box Lord di Diederik Schneemann (da Rossana Orlandi).

INNO ALLA TERRA Con la collezione di eco-vetri Faunacrystopolis, Jaime Hayon celebra la natura (Baccarat).

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AVVOLGENTE La poltrona Daiki Outdoor di Marcio Kogan/studio mk27 utilizza il massello di teak naturale ed è rivestita con tessuti anallergici Oeko- Tex® Standard 100 (Minotti) 225


GRAZIA

6 RICICLABILE La madia Self Up, design Giuseppe Bavuso, è in alluminio e vetro 100 per cento riciclabili con laccature ad acqua prive di sostanze nocive per l’uomo e l’ambiente (Rimadesio).

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GIOCHI DI LUCE Una superficie sfaccettata caratterizza il vaso Face realizzato in vetro riciclato e verniciato (Calligaris, 46,50 euro).

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FIBRE NATURALI Sfumature della terra per il tappeto Petra costituito da cotone Tencel, speciale fibra ricavata dalla polpa di eucalipto (Egoitaliano).

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ARIA PULITA Migliora la qualità dell’aria in casa il purificatore Förnuftig dotato di filtro antiparticolato (Ikea, 49,95 euro).

10 226

ANTISPRECO Online è il formato ottenuto da un processo di rivalorizzazione degli sprechi di produzione. Il risultato è un pavimento dall’estetica unica, ecologico e resistente (Itlas).



GRAZIA

ECO IDEE

A c u ra d i C L E L I A TO R E L L I

LA BUONA STOFFA Servono 30 bottiglie di plastica e due paia di jeans per realizzare dieci metri quadrati di tessuto della nuova collezione di tessili in edizione limitata Fortskrida di Ikea. Questa serie, che comprende fodere per cuscini, tende e tovaglie, è un progetto in linea con l’obiettivo dell’azienda di dare vita a un business circolare e di usare solo materie prime rinnovabili e riciclate entro il 2030 (ikea.com/it).

Sboccia la caramella Le lattine vintage delle Pastiglie Leone “rifioriscono” grazie all’estro di Mario Nobile di Offfi, negozio di fiori di Milano. Le creazioni floreali prendono il posto delle caramelle sottolineando la sostenibilità di un’operazione di recupero e si acquistano da Offfi (offfi.com). E non è tutto: per la Festa della mamma, Pastiglie Leone propone anche confezioni con le ceramiche rétro firmate ilaria.i (pastiglieleone.com).

IL SUONO DEL BAMBÙ Get Together Duo sono gli altoparlanti Bluetooth wireless di The House of Marley, realizzati con materiali sostenibili. I pannelli anteriori e posteriori sono in bambù, i lati e il top sono rivestiti in tessuto Rewind™, speciale mix di 30 per cento cotone biologico di recupero, 30 per cento canapa e 40 per cento PET riciclato. (houseofmarley.com)

Un sorso naturale

Waterdrop®, il microdrink in cubetti, senza zucchero, da sciogliere nell’acqua, ha un nuovo gusto: Shiro, a base di caffeina, fiore di ciliegio, radice di ginseng e malva.Waterdrop® è l’idea vincente di bibita sostenibile. Il cubo che si scioglie in acqua comporta il 98 per cento in meno di emissioni per il trasporto e il 98 per cento di plastica in meno delle altre bibite in bottiglia (it.waterdrop.com).

LA PASTA DIVENTA UN’OPERA D’ARTE Barilla “veste” la confezione della pasta con un nuovo packaging in fibra vergine, riciclabile. Come decorazione sono state scelte cinque opere d’arte collezionabili, in edizione limitata, che, attraverso le illustrazioni di altrettanti artisti, raccontano i valori e gli elementi unici del Manifesto del grano duro Barilla: dieci punti che contengono gli impegni del marchio per una pasta di qualità con grani duri italiani e prodotta responsabilmente (barilla.com/it). 228




GRAZIA

UN FIOR DI

BUDINO

Cremosi, profumati e da servire decorati con petali e boccioli. Questi quattro dolci sono un piacere che sa di primavera d i A L E S S A N D R A AVA L L O N E f o t o E N Z O T R U O C C O L O

CRÈME CARAMEL AL MANGO Per 6 persone Per il caramello: 120 grammi di zucchero bianco. Versate lo zucchero in un pentolino con 2 cucchiai di acqua, mettetelo a fuoco vivace, senza mescolare finché non prende colore. Girate il pentolino sul fuoco fino a quando lo zucchero sarà caramellato. Versate sul fondo di uno stampo a ciambella e fate scivolare sui bordi. Lasciate raffreddare. Per il budino: un mango maturo, 5 uova, 2,5 dl di latte, 5 dl di panna fresca, petali di violette eduli. Sbucciate il mango, tagliate la polpa a dadini, frullatela a crema. In una ciotola sbattete le uova con la purea di mango, incorporate il latte e la panna, filtrate la crema in un colino. Versate nello stampo e ponetelo in un bagnomaria in forno a 175° per un’ ora e 10 minuti. Raffreddate il dolce e trasferitelo in frigorifero per alcune ore. Servitelo guarnito con violette e fettine di mango.

Zucchero

Rum

Alternativa

Ananas

Arancia

CRÈME BRÛLÉE ALL’ANANAS E RUM Per 4 persone. PREPARAZIONE: tagliate a dadini 400 grammi di ananas fresco, sciogliete 3 cucchiai di zucchero in una padella antiaderente, quando imbiondisce unite l’ananas e rigiratelo nello sciroppo, versate 2 cucchiai di rum, fiammeggiate, spegnete e lasciate riposare per 30 minuti. Frullate l’ananas, scaldatelo sul fuoco e mescolate 3 uova e 2 tuorli con 1,5 dl di panna. Incorporate la crema di ananas e versate in 4-6 stampini. Decorate con una fetta sottile di ananas e infornate a bagnomaria per 50 minuti a 170°. Raffreddate in frigo i dolci e spolverateli di zucchero da caramellare con il cannello. Decorate con fiori di camomilla. 231


GRAZIA

BUDINO COCCO E VANIGLIA Per 6 persone Per il budino: 4 dl di crema di cocco, 4 dl di latte intero, 100 grammi di zucchero, 20 grammi di gelatina alimentare in fogli, una bacca di vaniglia. Fate rinvenire la gelatina in acqua fredda, scolatela e strizzatela, Scaldatela in una casseruola con metà del latte. Incidete la bacca di vaniglia nella lunghezza, grattate i semi e fateli cadere nel latte rimasto, scaldatelo lentamente con la crema di cocco. Aggiungete la gelatina sciolta nel latte, mescolate, togliete dal fuoco e versate la preparazione in 6 stampi individuali. Quando la crema è fredda trasferite gli stampi in frigorifero per alcune ore. Immergete rapidamente la base degli stampi in acqua bollente, sformateli sui piatti individuali, guarnite con scaglie di bacca di vaniglia e petali di dalia.

Gelatina

Alternativa

Panna

Frutto della passione

PA N N A C O T TA A L F R U T T O D E L L A PA S S I O N E Per 4 persone. PREPARAZIONE: fate rinvenire in acqua fredda 4 fogli di gelatina alimentare. Scaldate 5 dl di panna fresca con 100 grammi di zucchero fine e un pezzetto di scorza di arancia non trattata, mescolando costantemente. Togliete la scorza, aggiungete la gelatina ben scolata e strizzata. Mescolate fino a scioglierla completamente. Tagliate a metà 4 frutti della passione, passate la polpa al setaccio e unitela alla panna. Versate la crema in 4 stampini. Lasciate raffreddare in frigorifero per alcune ore. Per servirli sformateli su piatti individuali e guarnite con il succo e i semi di un frutto della passione. Decorate con petali di rosa. 232

Foto ENZO TRUOCCOLO

Uova




INFINE...

SERENA VA A VENEZIA

Dopo il successo della serie Mina Settembre nuovo debutto in vista per Serena Rossi, 35 anni. In settembre sarà la madrina della 78ª edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. L’attrice è stata scelta per condurre la serata inaugurale di mercoledì 1° settembre e guiderà la cerimonia di chiusura sabato 11. Il presidente della giuria sarà Bong Joon-ho, 51, il regista sudcoreano premio Oscar con il film Parasite.

Serena Rossi

L'abito di LADY D Marco Cappato e Luca Bizzarri Nina Zilli

Un milione di firme

Il vestito da sposa della principessa Diana Spencer è il pezzo forte di Royal Style in the Making, la mostra al via il 3 giugno a Kensington Palace, a Londra. I figli di Diana William e Henry, 38 e 36 anni, hanno concesso in prestito l’abito disegnato dagli stilisti Elizabeth e David Emanuel, realizzato con pizzi e taffetà e impreziosito da un velo di otto metri.

Lady Diana

Foto GETTY IMAGES, INSTAGRAM

L’obiettivo è quello di raccogliere un milione di firme entro luglio per poter così chiedere alla Commissione europea di tassare le emissioni di anidride carbonica e fermare il surriscaldamento globale. È quello che si propone Stop Global Warming, l’iniziativa promossa in Italia da Marco Cappato, 49 anni, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni. Al suo fianco si sono schierati molti artisti, tra cui l’attore Luca Bizzarri, 49, i cantanti Nina Zilli, 41, Elisa, 43, e Fedez, 31.

Sergio Mattarella e Laura Pausini

LAURA AL QUIRINALE

Sergio Mattarella, 79 anni, ha voluto incontrare Laura Pausini, 46, e complimentarsi con lei per il successo del brano Io sì (Seen), tema del film La vita davanti a sé, con Sophia Loren, 86. «La nomination è un traguardo importante», ha spiegato il Presidente della Repubblica, riferendosi alla candidatura del pezzo agli Oscar. Per l’occasione, Pausini ha indossato un tailleur pantalone di Valentino Haute Couture. 235


INFINE... IN DIFESA DEL MARE

Caterina Balivo

Le star sono sempre più attive nelle campagne per la salvaguardia degli oceani. La diva Jane Fonda, 83 anni, sarà tra i testimonial del World Ocean Day di giugno, mentre la top model Karlie Kloss, 28, sostiene la rete globale Parley for the Oceans, community di scienziati, artisti, stilisti, attori che sviluppa modelli di business ecosostenibili. In prima fila ci sono anche l’attore Chris Hemsworth, 37, e la moglie, l’attrice Elsa Pataky, 44, che verranno coinvolti anche in #PlasticFreeJuly, la sfida per impegnarsi a ridurre l’uso della plastica. In Italia, lancia l’allarme contro le microplastiche inquinanti anche Caterina Balivo, 41: la conduttrice è stata nominata dall’Unesco madrina dell’oceano fino al 2030.

Karlie Kloss

Jane Fonda

236

Ultimo, 25 anni, e Jacqueline Luna Di Giacomo, 21, sono inseparabili. Appena finito il concerto in streaming al Colosseo per lanciare il singolo Buongiorno vita, il cantautore è volato in Messico dov’è stato raggiunto dalla fidanzata, che vive a Los Angeles ed è figlia della ballerina Heather Parisi, 61.

Roman Abramovich Roman Abramovich, 54 anni, è il miliardario meno attento all’ambiente: tra spostamenti in aereo ed elicottero, mega yatch e proprietà immobiliari ad alto impatto, per la rivista Forbes l’oligarca russo è quello che inquina di più.

Bulgari sceglie Elodie Il 2020 è stato un anno di grandi successi per Elodie, 31 anni: è salita sul palco dell’Ariston, è stata l’artista donna più ascoltata su Spotify Italia e il suo progetto This is Elodie è stato l’album di un’artista femminile più venduto. Oggi arriva un nuovo riconoscimento: la cantante entra a far parte della famiglia Bvlgari come ambassador per l’Italia. È stata scelta dalla maison per lo spirito audace, inclusivo e anticonformista. Ma anche perché la sua è una storia di ribellione, determinazione e coraggio.

Foto MONDADORI PORTFOLIO, GETTY IMAGES, INSTAGRAM

Il più “eco” tra i 20 uomini più ricchi al mondo è Elon Musk, 49 anni. Secondo la rivista di economia Forbes, il patron della Tesla utilizza auto elettriche, ha ridotto l’uso del jet privato e conduce una vita a basso impatto ambientale.

ULTIMO ama Jacqueline

Elodie

SU e GIÙ Elon Musk

Ultimo e Jacqueline Di Giacomo


GRAZIA PROMOTION

DAL MARE, UN NUOVO

INVITO AL BENESSERE OGGI È PIÙ FACILE INTRODURRE PIÙ PESCE PREGIATO E RICCO DI OMEGA 3 NELL’ALIMENTAZIONE QUOTIDIANA

O

rata e branzino del Mediterraneo sono tra i pesci più pregiati: carni bianche, leggere e soprattutto ricche di Omega 3, i lipidi che contribuiscono al benessere dell’organismo. La novità è che oggi sono disponibili in un attimo con Sapori di Mare: Branzino grigliato in olio di oliva e Filetto di Orata al Naturale. Carni bianche ricche di Omega 3, leggere e subito pronte, grazie alla proposta di un’azienda ittica della Costiera Amalfitana che è votata all’innovazione e contrasta le condizioni di sovra-sfruttamento dei mari.

BRANZINO GRIGLIATO IN OLIO DI OLIVA

FILETTI DI ORATA AL NATURALE

Solo pesce del Mediterraneo, perfetto con insalata e pomodorini.

Delicata carne bianca nel suo guazzetto di acqua e limone.

LA LINEA BENESSERE “OLIO DI MARE” Gli Omega 3 sono grassi polinsaturi essenziali che aiutano a regolarizzare i livelli di trigliceridi, colesterolo e pressione per prevenire le malattie cardiovascolari. Il tonno ne è naturalmente privo, per questo Sapori di Mare ha ideato il tonno integrato con Omega 3 nella linea Benessere “Olio di Mare”. iasa.it

saporidimare.net


GRAZIA

adidas Originals:

Calligaris: 0432/748211

Ganni: +4533/324457

Itlas: 0438/368040

Mara Hoffman:

039/27151

Carlotha Ray: 041/5172111

Gia Couture:

Kenzo: 02/78627650

+44207/3498887

Alberta Ferretti: 02/760591

Celine: 02/77885911

0564/1830883

Kiabì: 02/4587991

Marella: 0522/927411

Alexander McQueen:

Chanel: 840/000210

Gianni Chiarini:

K-Way: 011/26171

Marina Rinaldi: 0522/3591

800/987434

DoDo: 800/018005

02/54118609

La Carrie: 0546/656774

Marni: 02/70005479

Alviero Martini 1ª Classe:

Duno: 0571/500578

Giorgio Armani: 02/723181

L’Autre Chose:

Max Mara: 0522/3581

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Ellesse: 0185/1759421

Gioseppo: +34966/060601

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Artemide: 02/935181

Elvio Zanon: 030/9921432

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Lem Lem x H&M:

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Atelier Emé: 0376/941133

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Grazia 6 maggio 2021


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G R A Z I A OROSCOPO DAL 10 AL 16 MAGGIO 23 LUGLIO • 23 AGOSTO

dopo settimane di malumori, arriva il momento in cui riscoprire una libertà che da tempo vi è mancata. Gli amici saranno il punto di riferimento e chi è in coppia diventa più indipendente dal partner. Eros: poco interessate al sesso, preferite per ora guardarvi attorno. Socievoli. Amore:

24 AGOSTO • 22 SETTEMBRE

una relazione può finalmente essere ufficializzata ma se vivete un amore clandestino le cose si fanno più complicate. Un amico potrebbe, sorprendentemente, cominciare a corteggiarvi. Eros: tentare giochi nuovi non è una pratica che vi piaccia, ma adesso vi buttate con entusiasmo. Distaccate. Amore:

d i M E L I S S A P.

23 SETTEMBRE • 22 OTTOBRE

una persona che fino a questo momento ha vissuto lontano da voi adesso vi raggiunge, riuscirete a riabbracciare chi non vedete da tempo. L’amore è, in generale, più romantico, ma i dubbi rimangono a chi sente di non potersi fidare di una persona poco chiara. Eros: non riuscite a lasciarvi andare. Sognanti. Amore:

23 OTTOBRE • 22 NOVEMBRE

vivere una relazione di nascosto è quello che vi riesce meglio. Il fascino del proibito e del peccato palpita dentro di voi facendovi sentire più vive che mai. Le emozioni, sia con amanti recenti sia con partner di una vita, sono intense. Eros: a letto, invece, vi piace giocare a carte scoperte. Ambiziose. Amore:

21 MARZO • 20 APRILE

le timide riaperture nazionali vi consentono di fare più vita sociale e questo è ottimo per le single che non tarderanno a fare nuove conoscenze e ad allacciare qualche flirt passeggero. In casa, invece, regna la baruffa. Eros: a letto non vi divertite e non siete divertenti. Mondane. Amore:

21 APRILE • 20 MAGGIO

avide di esperienze e di incontri vi lanciate alla scoperta di nuovi territori da esplorare e di persone interessanti da scoprire. Avete voglia di sedurre e lasciarvi sedurre. Chi è in coppia dovrebbe tenere più a freno la lingua. Eros: una parola piccante può far svoltare una serata noiosa. Pepate. Amore:

21 MAGGIO • 21 GIUGNO

giorni molto propizi per i sentimenti e il fine settimana si preannuncia ricco di sorprese ed emozioni. Uscite dal letargo, la primavera per voi è appena cominciata. Con grande cautela potete anche vivere più relazioni contemporaneamente. Eros: unirete sesso e cibo, un mix esplosivo. Vivaci. Amore:

22 GIUGNO • 22 LUGLIO

con Marte nel segno, la vostra voce si fa sentire. Non intendete più fare sconti a chi vi ha trattato male e non ha rispettato i vostri sentimenti. Avete o state ora voltando pagina ed è bene togliersi tutte le zavorre. Eros: dite quel che pensate anche tra le lenzuola. Spregiudicate. Amore:

23 NOVEMBRE • 21 DICEMBRE

i tanti pianeti in opposizione possono provocare capricci e discussioni. Non si tratta di liti per grosse questioni, ma scaramucce di poco conto che però tendono a inquinare anche il più sincero degli affetti. Cautela nel weekend. Eros: seduttrici, saprete osare le mosse vincenti. Nervose. Amore:

22 DICEMBRE • 20 GENNAIO

la vita di coppia può mettervi di fronte a continue sfide che non sempre riuscite a superare brillantemente. Accusate spesso il partner di essere eccessivamente emotivo e diventate durissime, quasi sempre senza motivo. Eros: finché non vi sentite desiderate, non muovete un passo. Ingessate. Amore:

21 GENNAIO • 19 FEBBRAIO

un bellissimo cielo spalanca le porte alla passione e fa in modo che le novità tanto attese arrivino, finalmente, a placare la vostra sete di avventure. Chi sta insieme da anni ritrova la voglia di condividere il proprio tempo. Eros: si gioca molto di più, ci si ama appassionatamente. Frizzanti. Amore:

2O FEBBRAIO • 20 MARZO

a sorpresa, per un breve periodo, Giove è nel vostro segno. In poche settimane potrebbe succedere tutto quello che non è accaduto negli scorsi tre mesi. Per ora però l’amore latita e chi è sola si sente abbandonata da tutti. Eros: a letto non perdete un colpo. Petulanti. Amore:

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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G R A Z I A UN POSTO NEL C UORE

Prima ritrova te stessa, poi decidi se separarti da tuo marito di ALESSIA MARCUZZI

❮ CAMILLA cara, siccome sono una donna pratica e realista, prima di tutto ti chiedo: per favore puoi cambiare l’ordine delle cose da fare mettendo al primo posto “ritrovare te stessa” e all’ultimo “sfasciare tutto”? Forse ti sembrerà strano ma, fidati, senza aver ritrovato te stessa corri il rischio di sfasciare tutto con una bomba, non ritrovare i pezzi da raccogliere e anche perderti assieme a tuo figlio. Secondo me si deve sfasciare di colpo una unione con figli solo se in casa si subiscono atti di violenza per sé e per loro, soprattutto quando questi ultimi sono costretti a vedere cose brutte e sono obbligati a non dirlo a nessuno perché “i panni sporchi si lavano in famiglia”. Assolutamente falso! Ci sono lavanderie perfette per lavare certi “panni”, sono gratuite e fanno rinascere. Dunque, se questo non è il tuo caso, ti consiglierei di ritrovare te stessa in un altro modo per il momento. Occupati di trovare qualcosa che ti appassioni e che ti liberi un po’ la testa. Poi devo comunque farti una domanda: su quante e quali risorse economiche puoi contare se dovessi decidere di “sfasciare tutto”? Puoi mantenere tuo figlio? Quali prospettive di lavoro hai? Quante e quali risorse affettive ci sono nella tua famiglia allargata? Quali e quanti rapporti amicali con cui condividere lo stress? Ragionando su questi punti potrai immaginare te e tuo figlio dopo lo “sfascio”. Poi finalmente potrai decidere se chiudere o no il rapporto. Non ti direi mai e poi mai: “Molla tutto, anche rischiando di andare a vivere sotto un ponte!” . Perché sarei una pazza. Allora, prima di prendere qualunque decisione, ritrova Camilla e poi capirai che cosa è giusto fare.

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IN ASCENSORE SENZA MASCHERINA ❯ Paola Cara Alessia, vivo in un condominio e uno degli inquilini sale in ascensore senza mascherina. Che cosa faresti? È una cosa che mi infastidisce moltissimo, oltre che una mancanza di rispetto per la salute di tutti. ❮ Paola cara, ciao. Condivido in pieno ciò che dici, è troppo importante il rispetto delle norme anti-Covid in questo momento così difficile. Ma ti faccio una domanda: nel condominio ci siamo noi, ma chi sono gli altri? Li abbiamo conosciuti? E se li conoscessimo, saremmo in grado di prevedere i loro comportamenti? Ti racconto una cosa a cui è difficile credere. Una mia amica ha ristrutturato in due mesi la sua nuova casa. Poiché era consapevole che i condomini avessero sopportato rumori, polvere e tanto altro, decise di invitarli per un aperitivo. Suonò alle porte di tutti che, increduli e piuttosto distaccati, accolsero l’invito. Quel giorno sua figlia le disse di non rimanere male qualora non fosse arrivato nessuno «perché si sa che il condominio è fatto di gente che neanche ti guarda e che non ha nessuna intenzione di conoscerti». Al contrario, si vide arrivare proprio tutti, fiori, champagne e molti sorrisi compiaciuti. Ancora adesso la mia amica vive in armonia con tutti i condomini in un clima di reciproco aiuto per qualunque necessità. Sai, Paola, secondo me per vivere sotto lo stesso tetto condominiale bisogna farsi avanti senza paura, anche rischiando di essere mal interpretati. Credo che per andare d’accordo dobbiamo parlarci e spiegare le nostre ragioni senza offendere ma con la risolutezza necessaria. Il condomino di cui scrivi deve sapere che è stata notata la sua inopportuna leggerezza e va aiutato a essere migliore, specialmente in questo periodo pericoloso per la salute di tutti. Dai, ce la puoi fare! © RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto di DANIELE SCHIAVELLO

METTO FINE ALLE MIE NOZZE? ❯ Camilla Cara Alessia, vivo in un matrimonio finito. È stato un grande amore e dalla nostra unione è nato il mio unico figlio, la mia gioia più grande. Ha solo 5 anni ed è per lui che nell’ultimo anno ho resistito. Ma ora non ce la faccio più. E non so che cosa fare. Vivere in una famiglia infelice o sfasciare tutto e ritrovare me stessa?


giannichiarini.com

Helena Round | Spring-Summer 2021



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