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LA VERA SFIDA SI CHIAMA SICUREZZA

GRAZIA INCHIESTA

Dopo allenamenti solitari in lockdown e oltre un anno e mezzo vissuto quasi da reclusi, con rapporti esterni ridotti ai minimi, gli atleti di Tokyo 2020 si preparano a entrare nella grande bolla. Saranno circa 11 mila gli sportivi di questa edizione, di cui 354 gli italiani. I giochi per le qualificazioni sono chiusi ma qualche nome, fino all’ultimo, potrebbe cambiare. Casi come quello di

Larissa Iapichino, giovanissima campionessa di salto in lungo che ha dovuto rinunciare per un problema a un piede, non sono rari e, se un atleta è costretto a lasciare, partono i ripescaggi in base alla classifica. Ma gli stranieri che confluiranno nella capitale giapponese sono molti di più. Nonostante i team siano stati ridotti all’osso, il numero degli atleti va moltiplicato per tre. Infatti, l’Italia ha una missione composta da un migliaio di persone. E se si contano anche giornalisti, vari addetti ai lavori, rappresentanti di enti e istituzioni, l’afflusso previsto è di circa 80 mila persone.

Ognuno di loro, spiegano al Coni, due settimane prima della partenza dovrà presentare la propria agenda con tutti gli spostamenti (che potrebbero anche essere negati) e acconsentire per la durata del soggiorno al tracciamento tramite un’applicazione.

Questioni di sicurezza senza dubbio, ma l’impressione è anche che il Comitato olimpico internazionale, che detta le regole, stia facendo il possibile per dissuadere chiunque non sia strettamente necessario dal mettersi in viaggio.

Gli atleti e le delegazioni dei vari Paesi hanno già ricevuto e studiato tre versioni diverse di un manuale di 70 pagine, chiamato Playbook: dentro, regole e suggerimenti. La vaccinazione non è obbligatoria ma

26 gli atleti dovranno sottoporsi a un doppio tampone prima della partenza e a un nuovo test all’arrivo. Le regole, però, variano a seconda dei Paesi di provenienza. Per chi vive in Paesi in cui la variante Delta ha raggiunto una forte diffusione, sono previsti ulteriori controlli e una settimana di isolamento prima della partenza per Tokyo. Una volta arrivati, gli atleti saranno “ostaggi” del Villaggio olimpico che si trova sul lungomare vicino alla baia di Tokyo. Ventuno palazzi, alti da 14 a 18 piani, un parco, palestre. Le camere possono ospitare da una a otto persone, per un totale di 18 mila posti, e ogni stanza va areata ogni 30 minuti. L’arredamento è spartano e i letti sono fatti di cartone riciclabile. All’interno, la mensa conta 3.000 posti, con tavoli distanziati e separati da pannelli di plastica. La raccomandazione per tutti è di consumare i pasti lì o, per chi risiede in hotel, di ricorrere al servizio in camera. Sempre nel Villaggio è stata predisposta anche una clinica dove isolare i casi sospetti. Un risultato positivo farà scattare l’immediato confinamento in un albergo apposito. La mascherina sarà sempre obbligatoria tranne durante la gara, gli allenamenti e il sonno. Obbligatorio anche mantenere una distanza di 2 metri, vietati gli abbracci, le strette di mano, ogni genere di contatto interpersonale. Sono misure di ragionevole distanziamento sociale che, però, hanno scatenato qualche comprensibile ironia all’annuncio della distribuzione gratuita di 150 mila preservativi. Per chi non rispetta le regole, è prevista l’esclusione dalle competizioni e una multa. Inoltre, la partenza da Tokyo deve avvenire entro due giorni dal termine dei propri impegni sportivi. I giochi olimpici si svolgeranno principalmente tra

DA SINISTRA: L’ARRIVO DEGLI ATLETI DANESI A TOKYO; UNA SPORTIVA RICEVE IL VACCINO.

KYODO/VIA REUTERS/CONTRASTO, MONDADORI PORTFOLIO Foto

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l’Heritage e la Tokyo Bay (per le specialità acquatiche). Lo Stadio Olimpico ospiterà la cerimonia di apertura, le gare di atletica leggera e alcune partite di calcio (le altre si giocheranno in diversi stadi nel resto del Paese). Anche il pubblico, solo giapponese, avrà il suo manuale. Tutto può ancora cambiare ma, al momento, il primo ministro Yoshihide Suga ha annunciato che le gare potranno essere seguite in presenza al massimo da 10 mila persone per impianto e comunque senza superare il 50 per cento di capienza di ciascuna struttura. All’ingresso verrà misurata la temperatura, le mascherine potranno essere abbassate solo all’aperto una volta raggiunto il proprio posto. Negli impianti al chiuso è vietato fare il tifo a voce alta, sventolare bandiere e chiedere autografi. Inoltre, gli spettatori dovranno conservare i biglietti d’ingresso per almeno due settimane perché gli organizzatori pubblicheranno data e posto a sedere di coloro che dovessero successivamente risultare positivi. Nel 1964, quando si tennero le prime Olimpiadi in Giappone ci fu il terremoto, nel 2020, la pandemia. Con quale spirito gli abitanti affrontano l’evento in arrivo? Secondo un recente sondaggio, l’86 per cento dei giapponesi teme una crescita dei contagi e alcuni atleti della nazione sono stati pubblicamente invitati alla ribellione sportiva. In sostanza, la richiesta è stata: «Ritiratevi». Persino l’imperatore Naruhito ha fatto sapere di essere molto preoccupato. E non hanno certo rassicurato i due casi positivi alla variante Delta nel team dell’Uganda, in giugno, con conseguente quarantena di tutta la delegazione. Per la sicurezza sanitaria ai Giochi, inoltre, sono stati convocati migliaia tra medici e infermieri scatenando proteste fra il personale sanitario che ha parlato di mobilitazione “a spese della sicurezza e del benessere nazionali”. Infine, ci sono preoccupazioni per il danno economico, anche se rinunciare sarebbe costato ancora di più. Il rinvio dei Giochi ha significato una spesa di circa 3 miliardi di dollari (pari a 2,5 miliardi di euro), che si sommano ai mancati introiti legati al turismo e all’incognita contagi: se ci fosse un aumento dei positivi e dei malati, al conto finale bisognerebbe aggiungere anche quello della sanità. Per tutti quelli che restano a casa, in Italia, i Giochi in Tv saranno coperti 24 ore su 24 da discovery+ (il gruppo si è aggiudicato i diritti per l’Europa per 1,3 miliardi di euro): 2.500 ore di diretta e la possibilità di rivedere le gare on demand. Alcune ore di competizioni saranno trasmesse in chiaro anche sui canali Rai. Fa parte della squadra degli inviati di discovery+ a Tokyo Valentina Marchei, ex campionessa di pattinaggio artistico su ghiaccio, con due partecipazioni olimpiche. «Sarà l’occasione per raccontare un’edizione che resterà nella storia», dice. Anche se, ammette, le difficoltà non mancheranno. Le interviste verranno condotte con il microfono montato su un’asta in modo da mantenere la distanza di due metri e non potranno durare più di 90 secondi. «Gli incontri con gli atleti saranno ridotti al minimo, probabilmente solo dopo le gare», aggiunge. «Da atleta posso dire che la mancanza del tifo del pubblico farà una grande differenza, ma è anche vero che per chi si è sacrificato, continuando ad allenarsi nell’incertezza, resta un sogno che si realizza. Quanto al mio ruolo come inviata, lo considero un privilegio», confessa Marchei. «Per evitare ogni rischio mi sono messa in autoquarantena». ■

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DUE GIAPPONESI IN ABITO TRADIZIONALE DAVANTI AL LOGO DELLE OLIMPIADI, RINVIATE DAL 2020 AL 2021.

UN PAESE IN RITARDO

Colpisce il timore del Giappone per una recrudescenza del Covid-19 con i Giochi. Il Paese, con i suoi 126 milioni di abitanti in zone densamente popolate, ha contato finora poco più di 800 mila casi e circa 15 mila decessi: pochi rispetto a nazioni come l’Italia (60 milioni di abitanti, oltre 128 mila decessi). Eppure Tokyo si sente vulnerabile. Una ragione è legata alle vaccinazioni: solo

il 13 per cento della popolazione risulta

immunizzato. Colpa dei ritardi nell’acquisto dei vaccini, della lentezza della burocrazia, della forza del movimento no-vax locale.

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