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GIANMARCO TAMBERI

GRAZIA GIANMARCO TAMBERI

Gianmarco Tamberi sa volare. Corre veloce e leggero e gli basta una spinta per staccare il corpo da terra. Lo fa sembrare semplice, naturale. E una volta che la gravità lo ha riportato giù, esplode in capriole di gioia cristillana. Figlio d’arte, suo padre Marco è stato finalista alle Olimpiadi di Mosca 1980 nel salto in alto, vanta una medaglia d’oro ai mondiali indoor di Portland del 2016 e tanti trofei ai campionati europei. Per l’esultanza con cui vive l’atletica Gimbo o Halfshave, come lo chiamano in molti, è tra i campioni italiani più amati.

Come sta Gianmarco?

«Benone. Ci siamo finalmente. Non vedo l’ora che arrivi la gara più desiderata, il pensiero è sempre lì a Tokyo».

Da 200 giorni nella sua cucina c’è una lavagnetta che scandisce il conto...

«L’ho scritto sul mio Instagram. Serve a ricordarmi tutti i sacrifici fatti, la delusione dell’infortunio alla caviglia poco prima di partire per le Olimpiadi di Rio, cinque anni fa».

Andrà a Tokyo con i capelli biondissimi?

«Li ho schiariti quest’inverno prima dei campionati europei, l’ho fatto per gioco. Adesso sto decidendo».

Prima la barba a metà, adesso i capelli. Che significato hanno?

«Mi fanno sentire un guerriero. Quando scendo in pedana inizia la mia “guerra”. Mi preparo come facevano i nativi d’America che si dipingevano il volto e il corpo prima di una battaglia. Segna il momento in cui smetti di pregare e inizi la gara. È il mio look, ma è solo quello che si vede in superficie. Il senso profondo è che inizi a combattere perché devi fare appello a tutta la forza che serve per superare gli ostacoli. Ma è anche un modo per stare concentrato sugli obiettivi».

Quanto è stato complicato prepararsi in questo periodo? I

60

TAMBERI NEL 2016 È STATO CAMPIONE MONDIALE INDOOR ED EUROPEO DI SALTO IN ALTO.

giapponesi sono spaventati dall’arrivo di migliaia di persone che potrebbero rimettere in circolazione varianti del virus pericolose.

«Il momento che stiamo vivendo è molto particolare. Prendere tutte le precauzioni sarà fondamentale, ogni delegazione sportiva seguirà i protocolli sanitari. Noi atleti staremo in bolle enormi e non avremo contatti con i giapponesi. Le Olimpiadi che si svolgono durante la pandemia possono trasformarsi in un evento sportivo con un significato ancora più importante. Sono un modo per dimostrare che il mondo può andare avanti anche fronteggiando prove così difficili».

Lei è allenato da suo padre. Com’è il vostro rapporto?

«Ha pro e contro. È complicato costruire un equilibrio tra padre e figlio e contemporaneamente tra atleta e allenatore. Abbiamo un carattere molto forte e negli anni ci siamo scontrati parecchio, ma ci ha sempre unito voler raggiungere un traguardo e pensare di farlo nello stesso modo».

E sua madre che ruolo ha?

«Non fa parte del team, ma è la mia mamma. Vive le emozioni in modo viscerale, è una mia grande sostenitrice».

Verrà anche lei a Tokyo?

«Purtroppo no, perché le regole ferree di queste Olimpiadi limitano la presenza degli accompagnatori. Una decisione durissima da mandare giù».

E la sua fidanzata Chiara Bontempi?

«Anche lei è in forse, ma stiamo facendo il possibile perché per me è un punto di riferimento fondamentale. Nella mia vita e nella mia carriera Chiara c’è sempre, mi dà sicurezza e ne avrò un bisogno pazzesco. Stiamo insieme da 12 anni. Abbiamo una relazione che mi invidio da solo».

Mostrare la vita privata e dare voce alle proprie opinioni sui social network le piace?

«Ho iniziato a capire l’importanza della condivisione dopo l’infortunio. L’affetto che ho ricevuto in quei mesi mi ha fatto decidere che volevo ricambiare quel calore. Desideravo mostrare a chi mi seguiva che puoi trovare dentro di te la forza per rialzarti. Tutti affrontiamo difficoltà e fallimenti, mostrarli mi è sembrato un atto dovuto, perché siamo esseri umani. I social sono pieni di foto di gente che sorride, di successi e bella vita da esibire. Non fanno per me, che sono una persona normale e come tutti ho paure e situazioni difficili da superare».

Sente il peso delle aspettative che gli italiani hanno per la sua prova a Tokyo?

«No, perché adoro la pressione. Quella degli altri è di gran lunga inferiore rispetto alla mia. Amo mettermi con le spalle al muro, solo così tiro fuori qualcosa in più».

C’è mai stato un momento in cui ha pensato di non farcela?

«Ho avuto periodi bui ma sempre seguiti da pensieri costruttivi: dovevo trovare una soluzione per tornare a saltare e essere uno dei primi al mondo. È questo che fa veramente la differenza». ■

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