1 minute read

Manhattan, 1970: si incontrano Black Panthers e intellighenzia di New York. E un articolo su quella serata inventa l’etichetta

“radical chic”.

Nell’America degli Anni ’60-’70 il manuale della perfetta padrona di casa non prevedeva ancora risposte a domande come “Che menu proporre alle Black Panthers che hai invitato a cena?” o “Come abbinare l’abito da sera al pugno alzato?”. Quando, il 14 gennaio 1970, Felicia Montealegre Bernstein (1922-1978), moglie del celebre direttore d’orchestra Leonard Bernstein (1918-1990), riunì nella sua casa di Park Avenue l’intellighenzia newyorchese con l’obiettivo di raccogliere fondi per le Black Panthers, non stava finanziando un film con i supereroi della Marvel. Le Pantere nere erano un partito e un movimento che combatteva per i diritti civili degli afroamericani in un Paese ancora profondamente razzista. Fondato nel 1966 in California, il Black Panther Party era diventato famoso alla fine degli Anni ’60 per le manifestazioni e per quel pugno guantato di nero mostrato da Smith e Carlos alle Olimpiadi del 1968 (v. riquadro più avanti). Ma a differenza del credo nonviolento predicato dal reverendo Martin Luther King, le Pantere miravano a eliminare la discriminazione con metodi più energici: tra questi l’autodifesa, che li aveva presto fatti salire agli onori delle cronache e in cima alla lista dei movimenti sovversivi tenuti sotto controllo dall’Fbi.

IL MENU. “Palline di formaggio Roquefort avvolte in noci tritate, punte di asparagi su un letto di maionese e piccole polpette au Coq Hardi”, questi furono gli antipasti offerti agli invitati, serviti da cameriere bianche in divisa nera e crestina. A scriverlo, in un pezzo sulla rivista New York che fece scuola, fu Tom Wolfe (1930-2018), in procinto di diventare uno degli scrittori più celebri d’America. L’elegantissimo e azzimato esponente del New journalism raccontò al mondo com’erano le serate “radical chic” di New York in un articolo lungo 29 pagine, e tanto bastò per far entrare quel neologismo nei dizionari e nell’immaginario collettivo. Però non fu il primo a dare l’evento in pasto al pubblico: una cena con contorno di rivoluzionari radicali nell’Upper East Side di Manhattan, a casa di Leonard Bernstein, che fino all’anno prima era direttore di una grande istituzione come la New York Philharmonic, era un

Lidia Di Simone

Ospite d’onore

Leonard e Felicia Bernstein nel loro attico di New York, il 14 gennaio 1970, con il loro ospite Donald Cox, leader del Black Panther Party. Sotto, l’articolo che Tom Wolfe scrisse per la rivista New York in occasione della cena da Leonard (Lenny) Bernstein.

This article is from: