Focus n. 322 - Agosto 2019

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Mensile: Austria, Belgio, Francia, Lussemburgo, Portogallo (cont.), Spagna € 7,00 / MC, Côte d’Azur € 7,10 / Canada CAD 12,00 / Germania € 10,00 / Svizzera Chf 8,90 – C.T. Chf 8,40 / USA $ 12,00. Poste Italiane / Spedizione in A.P. D.L. 353-03 art. 1, Comma 1 / Verona CMP

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18 LUGLIO 2019 AGOSTO 2019 € 3,90 IN ITALIA

HA INVASO IL PIANETA, INQUINA E L’ABBIAMO IN CORPO TUTTE LE RICERCHE (E LE DIFFICOLTÀ) PER SOSTITUIRE UN MATERIALE STRAORDINARIO

PERICOLO PLASTICA SCARICA LA APP INQUADRA E ANIMA LA COPERTINA!

ASTRONOMIA LA MISSIONE IMPOSSIBILE NELL’INFERNO DI VENERE

COMPORTAMENTO A CHE COSA CI SERVONO EMOZIONI E SENTIMENTI

TECNOLOGIA COME FUNZIONA IL TRENO PIÙ VELOCE DELL’AEREO


322 AGOSTO 2019

www.focus.it

Scoprire e capire il mondo 8 PRISMA 10 Il caro estinto 12 La foto sonora 15 I numeri 16 Facciamo spazio 24 La foto curiosa 27 Il gioco dei perché 29 Cogli l’etimo

15 10

Il più grande castello gonfiabile

Lo scomparso olivo dell’Isola di Sant’Elena

dossier Oltre le emozioni 30 L’ORIGINE DEI SENTIMENTI...

Per produrli occorre il cervello nel suo insieme. E i più complessi hanno bisogno della facoltà umana per eccellenza: la coscienza.

35 ... E A CHE COSA CI SERVONO

30

I sentimenti ci fanno comunicare con i nostri simili

I sentimenti hanno molte funzioni. Per esempio, l’amore fa restare insieme la coppia per proteggere i figli, mentre l’ansia ci tiene lontani dai pericoli.

42 NELL’INFERNO DI VENERE

48 SE SMETTESSIMO DI LAVARCI

spazio

Dopo molti anni le agenzie spaziali tornano a occuparsi del “gemello” rovente della Terra. E progettano nuove missioni.

corpo umano

La puzza sarebbe il minore dei problemi: potremmo coprirla col profumo, ma saremmo vittime di infezioni.

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natura

ANIMAPPE

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In un libro, un giornalista e un cartografo hanno raccontato (e disegnato) in modo originale le storie di animali seguiti con i geolocalizzatori.

tecnologia

HYPERLOOP

Un viaggio nel futuro dei trasporti: treni iperveloci “sparati” a 1.223 km/h dentro a enormi tubi.

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Pulirsi, anche senza acqua come fanno alcuni popoli, è indispensabile

In copertina: elaborazione grafica di Daniele Gay, Getty Images; elaborazione grafica di Ikeshita Akihiro/Kyodojan Aerospace Exploration Agency; Hyperloop; Getty Images.

Focus | 3


inserto

75 MALEDETTA STRAORDINARIA PLASTICA 76 DIFFICILE LIBERARSENE

Ci ha cambiato la vita, ma ora sta inquinando il Pianeta (e il nostro corpo).

82 È GIÀ DENTRO DI NOI

Le microplastiche sono nel nostro organismo, ma non si conoscono le conseguenze per la salute.

86

112 INDECIFRABILE ALZHEIMER

92 TALE E CANE animali

Possiamo trovare sosia non solo tra gli umani, ma perfino tra i cani.

100 IL CALDO DENTRO

corpo umano

Sudore, fame, sonno... Ecco gli effetti a catena sull’organismo delle alte temperature estive.

106 VI ASPETTIAMO A TRENTO E POI...

iniziative

Torna il nostro festival con una tappa dedicata alla dimensione tempo. Ecco gli appuntamenti.

Sempre più persone colpite e sempre meno ricerca. Ecco perché la malattia sta vincendo.

120 COME SI DIVENTA STUNTMAN

cinema

Sono gli atleti del rischio, allenati per compiere ogni tipo di acrobazia, spesso ad alta velocità. E tutto questo per lasciarci senza fiato.

134 SULLA LUNA, PRIMA DELL’APOLLO

QUELLA CHE VERRÀ

I progressi e le difficoltà della ricerca di alternative valide, ma più ecologiche.

medicina

arte

Da Leopardi a Friedrich: quando il nostro satellite ispira pittori e poeti.

138 LA MIA VITA SENZA RESPIRARE

intervista

A colloquio con Alessia Zecchini, apneista da record che può resistere sul fondo di una piscina per sette minuti prima di riemergere, e quattro minuti a cento metri di profondità.

48 Che cosa accadrebbe se non ci lavassimo

112

Perché è così difficile trovare farmaci efficaci contro l’Alzheimer RUBRICHE

7 L’oblò 68 Domande & Risposte 128 Tipi italiani 130 Mondo Focus 132 A confronto 145 MyFocus 152 Giochi 159 Cartellone

128

L’ululone è un rospo dell’Europa Centrale

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Ci trovi anche su:


dossier

Per produrli occorre il cervello nel suo insieme. E i più complessi hanno bisogno della facoltà umana per eccellenza: la coscienza. di Raffaella Procenzano

EyeEm/Contrasto

L’origine dei

SENTI

30 | Focus


Oltre le emozioni

RELAZIONI Rispetto alle emozioni, che si possono provare anche senza bisogno della presenza altrui, i sentimenti sono nati per metterci in relazione con i nostri simili.

MENTI Focus | 31 Focus


Spl/Getty Images

spazio


Nasa

Andata (senza ritorno) nell’inferno di

Venere Dopo molti anni, le agenzie spaziali puntano i riflettori sul “gemello rovente” della Terra. Tante le missioni in corso, tra cui l’atterraggio suicida di Llisse. di Piero Bianucci

TEMPORALI ACIDI A sinistra, la superficie di Venere in una illustrazione che mette in evidenza la densa atmosfera e le abbondanti nubi di acido solforico. In alto, la sonda Llisse della Nasa, pensata per resistere sessanta giorni in questo ambiente.

U

na flotta di navicelle spaziali sta prendendo forma sulle scrivanie delle principali agenzie spaziali di tutto il mondo. Obiettivo Venere, il pianeta del Sistema solare più simile alla Terra, ma anche uno dei meno conosciuti. L’americana DaVinci si calerà nella sua atmosfera strato dopo strato fino alla superficie, una graticola a 450 °C (tanto per dare un’idea, lo stagno fonde a 232, il piombo a 327). L’Agenzia Spaziale Europea sta valutando EnVision, un orbiter per studiare le interazioni dell’atmosfera con le formazioni geologiche, mentre l’obiettivo della sonda-radar americana Veritas sarà mappare la superficie del pianeta con la risoluzione di 25 metri contro gli attuali 15 km. Anche India e Russia stanno progettando le loro missioni (v. disegno nella prossima pagina). E un’altra navicella è già in viaggio: BepiColombo dell’Esa e dell’agenzia giapponese Jaxa, partita il 20 ottobre 2018 con destinazione Mercurio, lungo il percorso passerà da Venere e potrà osservarlo da vicino. Insomma, negli ultimi mesi si respira una rinascita d’interesse per il “gemello infernale” della Terra, dopo che per molti anni maggiore attenzione era stata rivolta ad altri pianeti, a cominciare da Marte. DOV’È ANDATA L’ACQUA? Quel che sappiamo su Venere lo dobbiamo in gran parte alle missioni passate. Le ultime due, in particolare, sono state Magellan della Nasa (1990-1994) e Venus Express dell’Esa (20052014), che ci hanno permesso di conoscere la superficie di Focus | 43


corpo umano ANIMAZIONE COME ERAVAMO SPORCHI: STORIA DELLA (SCARSA) PULIZIA INQUADRA LA PAGINA CON LA APP INFO A PAGINA 5

E IO RESTO COSÌ Per i piccoli forse sarebbe una pacchia evitare il bagno, ma se non ci lavassimo né pulissimo avremmo un colorito grigiastro, per l’accumulo di cellule morte e sporco.


Se

Dovremmo usare metodi di pulizia “a secco� e tanto, tanto profumo. Ma saremmo ad altissimo rischio di infezioni.

smettessimo di lavarci, la puzza sarebbe l’ultimo dei problemi

Focus | 49

Getty Images

di Elena Meli


natura

Animappe

In un libro, un giornalista e un cartografo hanno raccontato (e disegnato) in modo originale le storie di animali seguiti con i geolocalizzatori. di Marco Ferrari

WEBCAM DAL VIVO, IN ALASKA: SALTI DI SALMONI E ORSI A PESCA INQUADRA LA PAGINA CON LA APP INFO A PAGINA 5

D

ai primi graffiti che ritraevano bisonti ed elefanti, ai binocoli e alle macchine fotografiche per osservare i più minuscoli uccelli, la curiosità dell’uomo per il mondo degli animali non ha tempo e non conosce confini. Ma molte specie, timide o scaltre, sfuggono da sempre alla scienza. Oggi però abbiamo molti strumenti in più per saziare la nostra sete di conoscenza: satelliti, radar, reti telefoniche, fototrappole, droni e accelerometri ci permettono di vedere la natura come non l’abbiamo mai vista prima. Raccogliendo miliardi di dati comportamentali, fisiologici e ambientali su qualsiasi cosa, dalle spirali dei grifoni in volo alle temperature dell’oceano al largo dell’Antartide. Svelando un mondo di migratori, camminatori e vagabondi ben al di là delle fantasie dei ricercatori. Le ultime e più interessanti ricerche in questi campi sono state trasferite in mappe, diagrammi e schizzi da due appassionati, il cartografo James Chesire e il grafico Oliver Uberti. Insieme hanno realizzato un affascinante e sorprendente volume, L’atlante della vita selvaggia, appena pubblicato da Mondadori, dal quale abbiamo selezionato alcune tavole che potete vedere in queste pagine.


I

Pitoni delle Everglades

Il pitone birmano (Python bivittatus), originario dell’Asia Meridionale, può arrivare a 5,7 metri di lunghezza, per oltre 70 kg di peso. Negli Stati Uniti gli appassionati di questi rettili non sono pochi. Ma i pitoni crescono e gli incauti amanti dei rettili se ne liberano in natura. E in Florida i pitoni liberati si sono trovati benissimo; secondo gli ultimi dati, nelle paludi e nelle foreste della penisola sono circa 10.000. Il loro comportamento era poco conosciuto e una ricercatrice del Davidson College, Shannon Pittman, ha voluto scoprire cosa succede se li si allontana da “casa”. Dopo aver installato rivelatori in sei serpenti, li ha portati a una distanza da 6 a 20 km dal luogo di cattura. Nel giro di 3-10 mesi, li ha ritrovati tutti vicino a casa (seguendo i tragitti sopra, in colore). Secondo gli erpetologi, i pitoni hanno una bussola interna e una mappa del territorio. Come le tartarughe e i piccioni. FONTI: SHANNON PITTMAN, DAVIDSON COLLEGE; GLCF; GSHHG; USGS

Focus | 55


tecnologia TEST FRANCESI A sinistra, il progetto di treno iperveloce della società Hyperloop Transportation Technologies. A destra, tubi per un impianto test a Tolosa (Francia).

Un viaggio nel futuro del trasporto, attraverso la tecnologia rilanciata da Elon Musk: treni iperveloci “sparati” a 1.223 km/h dentro tubi in cui è fatto il vuoto.

HYPER

LOOP di Andrea Parlangeli

62 | Focus


A

ndare comodamente da Milano a Roma in mezz’ora, alla fantastica velocità di 1.223 km/h. È questo che promette la tecnologia Hyperloop, che consiste nell’idea di lanciare capsule di passeggeri a velocità elevatissime all’interno di tubi sottovuoto, in modo da eliminare ogni forma di attrito, anche quello con l’aria. Fantascienza? Non troppo, visto che stanno aumentando in tutto il mondo le ricerche e i finanziamenti. E un prototipo di impianto di 320 metri è già in fase di test a Tolosa, in Francia. NIENTE ATTRITO L’idea, in realtà, non è nuova (v. cronologia nelle prossime pagine); ma è balzata agli onori della cronaca quando ha cominciato a parlarne Elon Musk, il fondatore di Tesla e SpaceX. Tra

il 2012 e il 2013, Musk ha messo insieme un gruppo dei suoi ingegneri per sviluppare concettualmente la tecnologia, da lui stesso battezzata Hyperloop. Poi, però, ha lasciato che altri proseguissero su quella strada, senza interessarsi direttamente alla realizzazione. Così sono nati progetti di ricerca, per esempio al Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Cambridge, negli Stati Uniti, o all’Università di Delft in Olanda, e diverse società private come (le principali) Virgin Hyperloop One e Hyperloop TT (Transportation Technologies). Entrambe stanno affrontando sfide che in molti hanno bollato come impossibili, o troppo costose. Della prima abbiamo parlato in altre occasioni (v. Focus 272 e 319), in queste pagine puntiamo i riflettori sulla seconda, per capire come funziona. Realizzare un progetto come Hyperloop non è uno scherzo. Per abbattere gli attriti si usa un sistema di levitazione maFocus | 63


INSERTO

Perché è così difficile liberarcene

Npl/Contrasto

Ridurre l’uso della plastica è giusto, ma non basta dire basta. Molte alternative sarebbero più dispendiose e perfino più inquinanti. Guida ragionata a un’emergenza globale.


L

ultimo atto di guerra l’hanno deciso i premier europei a maggio: entro 2 anni dovranno sparire piatti, posate, cannucce, aste per palloncini e bastoncini cotonati in plastica. Una decisione storica: questi oggetti, infatti, sono tra i rifiuti più diffusi sulle spiagge del Mediterraneo. E sono anche quelli di cui l’Italia è il maggior produttore europeo: le stoviglie di plastica si usano molto al Sud, dove l’acqua è poca e le stoviglie usa-e-getta consentono di non sprecarla per lavare i piatti. Ma ormai la crociata contro la plastica non guarda in faccia a nessuno. Basterà l’impegno dei 28 Paesi del Vecchio Continente per contrastare l’inquinamento da plastiche, dopo la messa al bando dei sacchetti? Il passo è importante, ma la lotta è impari: ogni minuto, stima l’Unep (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), si riversa nei mari mondiali l’equivalente d’un camion di rifiuti pieno di plastica. E metà arriva da 5 Paesi asiatici: Cina, Indonesia, Filippine, Thailandia e Vietnam.

SIAMO ORMAI NEL “PLASTICENE” In realtà, però, il «considerevole impatto negativo della plastica» – come lo definisce la direttiva del Consiglio europeo – è peggio di quanto immaginiamo: non si limita ai mari. Nei terreni, stimano gli scienziati del Centre for Ecology and Hydrology di Leicester (Uk), si cela una quantità di plastica da 4 a 23 volte superiore a quella degli oceani. E altre ricerche mostrano che le plastiche sono arrivate nelle falde acquifere, nell’aria e persino nelle piogge. Insomma, questi materiali artificiali, in meno di 70 anni, hanno ormai un ciclo biochimico planetario: un percorso ricorrente che le distribuisce in ogni ambiente come l’acqua (v. disegno a fine articolo). Tanto che, secondo gli scienziati, la nostra epoca, l’Antropocene (l’era in cui l’uomo ha modificato gli equilibri della Terra), dovrebbe chiamarsi Plasticene. In ambo i casi, i responsabili sono sempre gli stessi: gli idrocarburi che alimentano la produzione d’energia e quella delle plastiche. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: ogni anno, stima l’Onu, i rifiuti di plastica causano danni agli ecosistemi (commercio,

pesca, turismo) per 13 miliardi di dollari. Ma provocano anche effetti inaspettati: questi rifiuti ostruiscono il deflusso delle acque alluvionali creando allagamenti, com’è avvenuto in Bangladesh. Favoriscono la proliferazione delle zanzare Anopheles, portatrici della malaria. E, soprattutto, sono arrivati nel nostro corpo. Con effetti ancora da indagare sulla salute (v. prossimo articolo). DISPONIBILE E A BASSO COSTO Eppure, anche se cominciano a diffondersi i primi materiali alternativi (v. ultimo articolo) non siamo in condizioni di fare a meno della plastica. Anzi, se vivessimo in un mondo “plastic free”, dovremmo pagare un conto molto più salato: non solo in termini economici ma anche ambientali. La società di consulenza Denkstatt ha fatto due conti: rinunciare alla plastica e passare a materiali alternativi farebbe lievitare il peso dei prodotti di 3,6 volte, il consumo di energia di 2,2 volte e le emissioni di gas serra di 2,7 volte. Basti pensare a una bottiglia di vetro: a parità di volume, pesa 10 volte più rispetto a una di plastica e assorbe più energia per essere creata e trasportata. E lo stesso vale per auto e aerei, i cui componenti di plastica riducono i consumi di carburante e le emissioni nocive. Dunque, cancellare la plastica non diminuirebbe l’inquinamento del Pianeta: lo farebbe aumentare. E farebbe crescere anche lo spreco di cibo: senza le vaschette di plastica sottovuoto, le bistecche durerebbero 4 giorni invece di un mese, e le banane 15 giorni invece di 36. Senza contare che oltre a salvare i cibi, la plastica ci salva la vita: il 45% dei biomateriali (cateteri, protesi e organi artificiali, dal seno al cuore) sono fatti in plastica, poiché è inattaccabile da muffe, parassiti e batteri. Dunque, per affrontare l’inquinamento da plastica, «non basta dire che è cattiva, quindi usiamo qualcos’altro», osserva Eliot Whittington, direttore dell’Institute for Sustainability Leadership dell’Università di Cambridge. Perché la plastica è un’invenzione a due facce: meravigliosa e terribile. Ma come siamo arrivati a questo punto? Le prime plastiche hanno più di un secolo: la celluloide fu brevettata nel 1870, il

FINO A OGGI NE ABBIAMO PRODOTTE 1.400 PIRAMIDI Dagli anni ’50 (Giulio Natta sintetizzò il polipropilene isotattico nel 1954) al 2015 si stima siano stati prodotti 8.300 milioni di tonnellate di plastica. Più della metà è stata prodotta dopo il 2000. Il loro peso equivale a oltre 1.400 piramidi di Cheope: messe una accanto all’altra, formerebbero una fila lunga 323 km, da Roma a Livorno.

350

348 milioni di tonnellate

300 265 250 187

200 150 105 100 50

60 1,5

0 1950

1960

1970

1980

1990

2000

2010

2017

Fonte: Roland Geyer “Production, use, and fate of all plastics ever made” su Science advances

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corpo umano

CALDO DENTRO IL

Dal sudore alla fame fino al sonno: ecco tutti gli effetti a catena che le alte temperature estive provocano al nostro organismo. E i possibili rimedi. di Elena Meli


uando fa freddo ci si può coprire, accumulando strati su strati fino a sembrare orsi polari. Con la canicola però la questione si fa complicata: più che gironzolare come mamma ci ha fatto non possiamo fare, ed è meglio evitarlo fuori casa per non rischiare denunce. Perfino per chi ha un buon impianto di condizionamento ci sono situazioni in cui al caldo non si sfugge. Come resistere allora, quando il corpo viene esposto all’afa? Intanto, una premessa: non ce lo stiamo immaginando, fa davvero sempre più caldo. Lo hanno certificato di recente gli scienziati dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Cnr, dopo aver passato al setaccio i dati meteo registrati in 54 località italiane fra il 1961 e il 2016. «Specialmente in estate, il numero dei nuovi record di caldo ha superato

di parecchio quelli che ci si possono aspettare in un clima costante, con normali oscillazioni di temperatura», spiega il coordinatore dello studio Antonello Pasini. «Soprattutto dagli anni ’90 abbiamo avuto ondate di calore più lunghe, frequenti e intense: c’è una netta “deriva climatica”, ben al di là della variabilità naturale, e dobbiamo aspettarci nuovi record di caldo». Tradotto, sentiremo sempre più spesso la frase: «Questa sarà l’estate più torrida del secolo». Che infatti è già stata pronunciata anche per il 2019, quando la National Oceanic and Atmospheric Administration statunitense ha confermato che è tornato El Niño, il fenomeno che riscalda le acque del Pacifico e può innalzare le temperature anche da noi: gli esperti prevedono (con una probabilità del 60 per cento), che El Niño porterà con sé un’estate rovente.

QUIZ RECORD E CURIOSITÀ: QUANTE NE SAI SULLA CALURA? INQUADRA LA PAGINA CON LA APP INFO A PAGINA 5

REFRIGERIO Abbassare la temperatura corporea, come stanno facendo queste persone in una fontana alla periferia di Parigi, è l’unica strategia efficace contro l’eccessiva calura.

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Reuters/Contrasto

Q


medicina

Indecifrabile

Alzheimer Sempre più persone vengono colpite, sempre più case farmaceutiche sospendono la ricerca di nuovi farmaci. Ecco perché la malattia sta vincendo.

M

«

di Chiara Palmerini

i sento come se mi stessero cancellando. E la scienza medica non ha risposte»: Phillip Gutis, giornalista ed ex-reporter del New York Times, raccontava alcune settimane fa la sua esperienza dopo la diagnosi, a 54 anni, del morbo di Alzheimer. Esprimeva la sua delusione per l’improvviso stop alla sperimentazione del farmaco cui stava partecipando come volontario. L’analisi dei dati in corso aveva infatti appena rivelato che il medicinale non si era dimostrato di alcuna utilità nel rallentare o modificare il decorso della malattia. Tanto che Biogen, l’industria dietro allo sviluppo della molecola, aveva deciso di dare l’alt agli studi clinici, ponendo fine alle speranze di Gutis, degli altri partecipanti allo studio e di tantissimi malati. Non è la prima volta che succede. Stavolta si trattava dell’anticorpo aducanumab, che avrebbe dovuto disgregare le placche che, secondo le teorie finora più accreditate, non permettono al cervello di funzionare bene. E all’inizio dell’anno un’altra azienda farmaceutica, la Roche, aveva cancellato il trial (la sperimentazione sui pazienti di nuovi medicinali), di un farmaco simile, il crenezumab. Tanto che dal 2018 Ely Lilly, AstraZeneca, Pfizer e Merck, di fatto tutte le maggiori industrie impegnate nello sviluppo di farmaci contro la demenza, stanno ripensando le loro strategie di ricerca in questo settore. L’ultima notizia riguarda l’azienda farmaceutica Pfizer, che ha

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rinunciato a sperimentare sui malati di Alzheimer un farmaco nato per l’artrite reumatoide, l’Enbrel, che si è rivelato “protettivo” (chi lo usa difficilmente si ammala di demenza). La casa farmaceutica ha dichiarato che i dati preliminari non sono poi così chiari e non giustificano il forte investimento economico necessario per la sperimentazione. RICERCATORI SCONFITTI? Per un motivo o per l’altro, una débâcle totale. Forse annunciata: dopo venticinque anni e passa di ricerche e investimenti, e oltre cento trial clinici, milioni di malati e le loro famiglie restano non solo senza un trattamento efficace, ma anche senza una spiegazione sicura di che cosa sia e come agisca questa malattia che inesorabilmente cancella la mente, e che oggi interessa 50 milioni di persone nel mondo (ma si calcola che tra dieci anni arriveranno a 70-75 milioni). Per cercare di capire come mai ci troviamo in una situazione del genere, bisogna cominciare dall’inizio, cioè da che cos’è la demenza. Nei primi anni del Novecento, a colpire l’attenzione di Alois Alzheimer, psichiatra e neuropatologo che cercava di individuare la causa “fisica” delle malattie mentali, fu una paziente cinquantunenne, Auguste Deter. Alla donna, che aveva problemi di memoria, non riconosceva le persone e gli oggetti di uso quotidiano, fu diagnosticata una pre-“demenza senile”. All’autopsia, Alzheimer notò che il cervello della Deter si


Focus | 113

Getty Images

SVANIRE PIANO I malati di Alzheimer nel mondo sono circa 50 milioni: la loro mente perde piano piano la coscienza di ciò che li circonda.


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