Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE
n°161
MENSILE – Austria, Belgio, Francia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna � 8 - MC, Côte d’Azur € 8,10 - Germania � 12,00 - Svizzera CHF 10,80 - Svizzera Canton Ticino CHF 10,40 - USA $ 11,50
marzo
LA BRUTTA FINE DEGLI
INDOMABILI TORO SEDUTO, CAVALLO PAZZO, GERONIMO QUEI GUERRIERI INDIANI CHE PER LA LORO TERRA COMBATTERONO STRENUAMENTE
15 FEBBRAIO 2020 - MENSILE � 4,90 IN ITALIA
Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona
MEDICINA
DAGLI STREGONI AI CAMICI BIANCHI: CURE E RIMEDI
OLOCAUSTO
LE PRIME DEPORTATE AD AUSCHWITZ FURONO MILLE RAGAZZE
SPIONAGGIO
GEORGE SCOVELL, L’UOMO CHE DECRITTÒ I CODICI DI NAPOLEONE
161 Marzo 2020
focusstoria.it
Storia
Emanuela Cruciano Caporedattore
RUBRICHE
4 LA PAGINA DEI LETTORI
6 NOVITÀ & SCOPERTE
COPERTINA: RICOSTRUZIONE DI GRZEGORZ PEDZINSKI
8 TRAPASSATI ALLA STORIA 10 UNA GIORNATA DA... 12 CHI L’HA INVENTATO 75 RACCONTI REALI 76 PITTORACCONTO 78 DOMANDE & RISPOSTE 110 MICROSTORIA 112 AGENDA
In copertina: guerriero indiano in una ricostruzione.
IN PIÙ...
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14 LeANTICHITÀ custodi di Roma
Le vestali godevano di privilegi unici. Che pagavano caro. UNIVERSAL HISTORY ARCHIVE/UIG/SHUTTERSTOCK
er anni gli indiani sono stati i cattivi: quelli che attaccavano e massacravano i laboriosi coloni europei. Una mistificazione veicolata dal cinema (americano) che rispecchiava ancora una volta lo strapotere dei “visi pallidi” sui “pellerossa”. La conquista del West è costata ai nativi la terra (oggi sono confinati in riserve che coprono il 2 per cento del territorio statunitense) e la vita (dai 10 milioni del Cinquecento ai 250mila del 1890). Ma non fu cosa facile. Come si suol dire: vendettero cara la pelle. Cavallo Pazzo e Toro Seduto, Geronimo e Cochise sono solo alcuni dei grandi guerrieri che lottarono all’ultimo sangue per la sopravvivenza della loro gente. Fra accordi, battaglie, compromessi, massacri, leggi, deportazioni, vendette, vi raccontiamo la storia di questa resistenza. Rigorosamente dalla parte dei nativi.
CI TROVI ANCHE SU:
Indiani a cavallo nel Montana, in uno scatto del 1908 di Edward Curtis.
FINO ALL’ULTIMO GUERRIERO
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Effimera vittoria
Nel 1876 sul Little Bighorn i nativi inflissero una dura sconfitta ai bianchi. Ma la vendetta fu tremenda.
38 Custer, il falso eroe
L’ambizione del generale portò alla rovina i suoi uomini, ma paradossalmente lo elevò al rango di eroe nazionale.
40 I grandi guerrieri
I capi nativi americani entrati nella storia per la loro strenua resistenza ai “visi pallidi”.
44 Annientati
L’800 fu il secolo della conquista del West. E in pochi decenni i nativi indiani persero tutto.
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Le 500 nazioni
Ecco chi erano e come vivevano i nativi del Nord America.
56 L’America indiana
La distribuzione delle tribù indigene nel territorio del Nord America.
60 Avventura sul Missouri Gli ufficiali William Clark e Meriwether Lewis nel 1804 esplorarono l’Ovest americano.
64 Scatti di memoria
Edward S. Curtis dal 1895 iniziò a fotografare le tribù native.
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Vita in riserva
Dove, e come, vivono i nativi americani.
ATTUALITÀ 20 Alta tensione
I difficili rapporti fra Iran e Usa.
24 LeOLOCAUSTO 999 donne di Auschwitz
La prima deportazione ufficiale nel campo della morte.
CINEMA 80 Ligabue
La vita disperata del pittore italo-svizzero.
SOCIETÀ 82 Fughe impossibili Evasioni celebri e rocambolesche.
OTTOCENTO 86 George Scovell
L’uomo che decrittò i dispacci di Napoleone.
92 IlSOCIETÀ medico
di una volta
Dallo sciamano al barbiere-chirurgo fino al dottore di fiducia.
GRANDE TEMA 98 Anni di piombo
L’epoca buia della lotta armata che mirava al cuore della Repubblica.
UZBEKISTAN 104 AlGrande centro del gioco
Nel cuore della Via della Seta, scenario di intrighi internazionali. 3
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NEI PROSSIMI NUMERI CORBIS VIA GETTY IMAGES
GRANGER/SHUTTERSTOCK
IN EDICOLA DAL 14 MARZO CON TANTE ALTRE STORIE E PERSONAGGI
RINASCIMENTO
VICINI, NEMICI DA SEMPRE
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In ogni epoca, i centri abitati sono stati teatro di faide di condominio e dispute di quartiere. Tutto iniziò 9mila anni fa a Çatalhöyük (Turchia).
SECONDA GUERRA MONDIALE
LE FOSSE DI KATYN
Ottant’anni fa, la strage di Katyn: nel 1940 Stalin ordinò l’esecuzione a freddo di 22mila soldati e civili polacchi.
CINQUE SECOLI DI RAFFAELLO Quest’anno si celebra l’anniversario della morte di Raffaello Sanzio (6 aprile 1520). Ne ripercorriamo la vita e le opere.
ANTICO EGITTO
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TENSIONI SOCIALI
TRADITORE DI PAPÀ
Chi era davvero Tutankhamon, che girò le spalle al padre Akhenaton e al culto da lui introdotto? Della sua tomba sappiamo molto, ma ci sono ancora quesiti aperti. 113
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ATTUALITÀ
ALTA
Dove affonda le sue radici il difficile (e pericoloso) rapporto tra Iran e Usa?
TENSIONE di Simone Cosimelli
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A. ABBAS MAGNUM/CONTRASTO
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LE ORIGINI. La sorte dell’Iran è stata segnata da due fattori: l’islam e il petrolio. Nel mondo, l’80% dei musulmani è sunnita, ma l’Iran è a maggioranza sciita; secondo questa corrente dell’islam, i legittimi successori di Maometto furono Ali, cugino e genero del Profeta, e i suoi 11 discendenti (i 12 imam). Nel corso del tempo lo sciismo si è distinto per la forte influenza del clero sulla vita culturale e politica. E in particolare gli ayatollah, gli esperti della legge coranica, hanno avuto un peso rilevante. La presenza di enormi giacimenti di petrolio, invece, ha reso l’Iran un Paese prezioso e strategico. Già all’inizio del Novecento i britannici ne sfruttavano i pozzi petroliferi e durante la Seconda guerra mondiale, per non lasciarli in mano ai nazisti, gli Alleati occuparono il Paese, favorendo nel 1941 l’ascesa dello scià Reza Pahlavi (1919-1980) per assicurarsi lo sfruttamento dell’oro nero. Quando nel 1953 il primo ministro iraniano in carica, Mohammad Mossadeq (1882-1967), contestò il sovrano e nazionalizzò l’industria petrolifera (mettendo a rischio i profitti delle compagnie straniere), la reazione di Usa e Regno Unito fu durissima. I servizi segreti angloamericani appoggiarono un colpo di Stato che rovesciò Mossadeq, e lo scià, di nuovo saldamente sul trono, eliminò gli oppositori, represse i movimenti islamici e affidò la gestione del greggio a un consorzio internazionale. L’Iran visse per anni
Nel nome di Khomeini
Manifestanti a Teheran nel 1979. Tra la folla (nel cerchio) anche Mahmud Ahmadinejad (presidente della Repubblica islamica dal 2005 al 2013). A destra, Mohammed Reza Pahlavi, lo scià che regnò sull’Iran dal 1941 al 1979.
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el febbraio 1979 James Markham, corrispondente del New York Times catapultato a Teheran nei giorni convulsi e angoscianti della rivoluzione islamica, la descrisse così: “Una rivolta popolare senza precedenti nel moderno Medio Oriente”. Per l’Iran cominciò la lunga pagina della Repubblica islamica, mentre per gli Stati Uniti comparve sulla scena un nuovo antagonista. Oltre quarant’anni dopo, la rivalità tra Iran e Usa tiene ancora il mondo con il fiato sospeso. Ma cos’è accaduto negli ultimi decenni?
OLOCAUSTO La storia del campo di concentramento nazista cominciò con una deportazione dimenticata dai piÚ. Le vittime prescelte furono quasi mille giovanissime slovacche.
Le prime prede di
999
di Massimiliano Griner
Auschwitz
Senza scampo
Una cortina di filo spinato elettrificato circondava i settori di Auschwitz. Molti internati scelsero di suicidarsi scagliandovisi contro. Sopra, un gruppo di donne ritenute idonee al lavoro si avvia alle baracche dopo essere state rasate, disinfettate e tatuate (maggio 1944). 24
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SYGMA VIA GETTY IMAGES
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uschwitz, 26 marzo 1942: 999 ragazze stremate, disorientate e spaventate vengono scaraventate giù dai vagoni bestiame sui quali hanno viaggiato per giorni. Vengono dalla Slovacchia, sono ebree, nubili, giovani: hanno dai 16 ai 36 anni. La maggior parte di loro non ha mai lasciato il villaggio, né la famiglia, prima di allora. Per molte questo è il primo (e ultimo) viaggio. La storia di queste ragazze è rimasta sepolta nel silenzio per anni, fagocitata nel bilancio dell’orrore che tutti conosciamo: un milione di esseri umani entrarono nel campo di concentramento della Polonia occupata, pochi ne uscirono vivi. Eppure, queste donne rappresentano la prima deportazione ufficiale nell’ottica della Soluzione finale, pianificata alla Conferenza di Wannsee solo due mesi prima, il 20 gennaio 1942. Una sorta di “prova generale” dell’annientamento. A raccontare questa oscura pagina di storia è la scrittrice americana Heather Dune Macadam che, dopo anni di ricerche negli archivi e interviste alle sopravvissute, ha scritto il libro, appena uscito per Newton Compton, Le 999 donne di Auschwitz.
L’INGRESSO. Caricate su carri bestiame a suon di insulti e percosse – arrampicarsi era difficile per chi indossava gonne –, le ragazze slovacche avevano viaggiato ammassate per ore e ore prive di viveri, al freddo, ignare della loro destinazione. Nei giorni precedenti il viaggio erano state chiuse in palestre o caserme, senza cibo né acqua, per cui erano già provate quando salirono sul treno. Appena arrivate furono private dei bagagli, denudate, rasate a zero, tatuate con un numero di matricola e rivestite con divise militari appartenute ai soldati sovietici uccisi, ancora intrise di sangue essiccato. «Essere denudate a forza davanti a degli uomini», ci dice Dune Macadam, «sarebbe orribile anche per le donne di oggi. Ma le slovacche erano soprattutto adolescenti e ragazze all’antica, molto religiose. Nelle loro testimonianze di solito non menzionano questa violazione, e questo ci fa capire quanto sia stato degradante». Ad alcune andò anche peggio. I nazisti, a caccia di gioielli o preziosi, sottoposero decine di ragazzine a un’ispezione ginecologica, deflorandole brutalmente. Quando finalmente capirono che erano tutte ragazze vergini, e quindi che non potevano occultare alcunché, sospesero le “visite”. ADDIO CASA. Soltanto qualche giorno prima l’ordine di presentarsi in appositi centri di raccolta le aveva strappate alle loro famiglie e alla loro quotidianità. Sarebbero state impiegate per tre mesi in una fabbrica di scarpe all’estero, 25
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PRIMO PIANO Per gli Stati Uniti l’800 fu il secolo della conquista del West e delle “guerre indiane”. Così, in pochi decenni, i nativi americani persero tutto. di Roberto Roveda
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ANNI
IENTATI
In un disegno di metà ’900, il Trail of tears, il “Sentiero delle lacrime”, la deportazione di Cherokee, Chicksaw, Choctaw, Creek e Seminole dal Sud-est degli Usa a una zona inospitale a 1.600 km di distanza. Lungo il tragitto morirono a migliaia.
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Deportati
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PRIMO PIANO
A patti
Sopra, la firma del Trattato di Fort Laramie (1868): il generale William T. Sherman incontra il capo sioux Nuvola Rossa. Sullo sfondo, un accampamento lakota nei pressi di Pine Ridge (nello Stato del Dakota del Sud), ancora oggi riserva sioux.
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Che fine hanno fatto i nativi americani? Furono sterminati dalla furia dei bianchi, ma negli ultimi decenni le loro comunità hanno cominciato a difenderne i diritti e a ottenere qualche risarcimento. di Matteo Liberti
RISERVA “
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l Paese aveva una frontiera, ma al momento presente [...] non si può certo dire che vi sia”. È questa la conclusione a cui giunse nel 1890 il Bureau of the Census, ufficio del censimento degli Usa: dopo anni di crudeli scontri tra colonizzatori bianchi e nativi, la frontiera poteva dirsi chiusa e la conquista del West terminata. Di autoctoni, secondo i conteggi, ne rimanevano 248.253, molti meno rispetto al totale di pochi decenni prima. Non a caso si parlerà di genocidio, la cui esatta entità è impossibile da stabilire,
data la mancanza di censimenti ufficiali tra le tribù. Per il periodo che va dal 1776 (anno di nascita degli Usa) al 1890 (ultima battaglia delle Guerre indiane, v. articolo nelle pagine precedenti), esistono stime diversissime, che spaziano dalle decine di migliaia di morti fino ad arrivare, nelle ipotesi più cupe, a vari milioni. Di certo, la costellazione dei popoli nativi, con le loro culture e tradizioni, fu travolta come da un’onda in piena, e chi non crollò sotto i colpi dei “visi pallidi” e delle malattie fu confinato in apposite aree ai margini della società.
NEL GHETTO. Le cosiddette “riserve indiane”, ossia porzioni di terra assegnate alle tribù incontrate (e falcidiate) dai bianchi, presero forma in tutto il territorio statunitense, divenendo una sorta di territori-ghetto in cui preservare le antiche tradizioni. L’inizio di questo isolamento risale a quando era ancora nel vivo la corsa alla frontiera, per facilitare l’avanzata delle masse colonizzatrici ai cui occhi i nativi erano solo uno scomodo intralcio, spesso paragonato alla selvaggina o ai bisonti. Questi ultimi furono a loro volta decimati per far posto a pascoli e bovini.
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VITA IN
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SOCIETÀ
Ma guarda qui!
MORRIS E I FRATELLI ANGLIN Via da Alcatraz a colpi di cucchiaio
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perto nel 1934 sull’omonima isola della baia di San Francisco, il carcere di massima sicurezza di Alcatraz chiuse dopo 29 anni guadagnandosi la fama di prigione durissima e inespugnabile. Eppure proprio inespugnabile non fu. L’11 giugno del 1962 Frank Morris e i fratelli John e Clarence Anglin realizzarono un’incredibile evasione, poi raccontata nel film Fuga da Alcatraz (1979). Dispersi? Per circa un anno, i detenuti scavarono con dei cucchiaini un tunnel per collegare le celle al condotto di aerazione, che terminava fuori dall’edificio. Durante i lavori tenevano occultato il buco nella cella con cartoni dipinti mentre, la notte della fuga, per ingannare le guardie e guadagnare tempo, sistemarono dei manichini sotto le coperte nei loro letti. Una volta fuori, costruirono una zattera con i propri indumenti e del mastice, e presero il mare. Quello che accadde dopo non si è mai saputo con esattezza. Molti pensano che la rudimentale imbarcazione non abbia permesso loro di raggiungere la riva a causa delle fortissime correnti, e che gli evasi siano morti annegati.
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Una guardia di Alcatraz osserva il buco che porta al condotto di aerazione attraverso cui evasero Frank Morris e i fratelli Clarence e John Anglin (a sinistra, dall’alto verso il basso). Sotto, uno dei manichini che misero nei loro letti, con tanto di capelli recuperati dal barbiere del carcere.
Quella del manager Carlos Ghosn è l’ultima evasione rocambolesca di cui è piena la Storia: dalla Torre di Londra ad Alcatraz, ricostruiamo le mosse dei fuggitivi più celebri. di Massimo Manzo
(IM)POSSIBILI L sarebbe avvalso dell’aiuto di due complici, prendendo un treno per Osaka e infine un jet per tornare in Libano. La notizia più curiosa riguarda il mezzo usato dall’intraprendente manager per eludere i controlli: si sarebbe nascosto dentro una custodia di strumenti musicali. Originale? La sua fuga è stata solo l’ultima di una lunga serie di rocambolesche evasioni compiute dai posti più sinistri e sicuri. •
RAINULFO FLAMBARD Botte con sorpresa
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idato consigliere di Guglielmo il Conquistatore e Guglielmo II, sovrani normanni d’Inghilterra, il vescovo Rainulfo Flambard (1060 circa-1128) è celebre per essere stato il primo carcerato a riuscire a evadere dalla Torre di Londra. A rinchiuderlo lì, nel 1100, era stato re Enrico I, successore di Guglielmo II, presso il quale era caduto in disgrazia. Banchetto con sorpresa. Dopo sei mesi di cattività, con l’aiuto del suo custode e di alcuni personaggi in vista rimastigli fedeli, il vescovo allestì un banchetto invitando anche le guardie carcerarie. Chiese quindi che venissero fornite per l’occasione diverse botti di vino, in una delle quali aveva fatto nascondere una corda che utilizzò per scappare dalla finestra non appena i fumi dell’alcol ebbero stordito i suoi carcerieri (sopra). Sul Tamigi lo attendeva una barca con alcuni complici, che lo condussero in salvo. Subito dopo, il potente vescovo riparò in Normandia.
JOHN GERARD Giù dalla Torre di Londra
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el XVI secolo, durante il regno di Elisabetta I, la Torre di Londra fu teatro di un’altra spettacolare evasione: quella del gesuita John Gerard (1564-1637). Perseguitato per la sua fede cattolica, restò rinchiuso tre anni, trascorsi tra privazioni e torture che gli valsero il soprannome di “gesuita appeso” (a destra). Codice segreto. Nonostante le condizioni di reclusione, Gerard riuscì a comunicare via lettera con alcuni suoi sostenitori usando del succo d’arancia a mo’ di “inchiostro simpatico”. “Nelle parti scritte a matita mi limitavo ad argomenti spirituali, mentre negli spazi bianchi tra le righe davo istruzioni dettagliate ai miei amici fuori”, racconterà nell’autobiografia. Così, il 4 ottobre 1597, sebbene avesse i polsi slogati per via delle torture, si calò con una corda dal tetto della torre insieme a un altro prigioniero e si mise in salvo. Non solo: appena poté, riprese la sua missione evangelizzatrice.
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o scorso Capodanno i giornali di tutto il mondo hanno raccontato di come Carlos Ghosn (a destra, in una foto di un anno fa), ex amministratore delegato della Nissan accusato di corruzione, sia riuscito a evadere dagli arresti domiciliari in Giappone, espatriando in Libano. Le modalità della fuga sono ancora oscure, ma secondo alcune ricostruzioni Ghosn si
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FUGHE
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ALAMY/IPA
SOCIETÀ Il primo
A sinistra, un pannello che raffigura Hesyra, primo medico conosciuto della Storia, vissuto durante la III dinastia egizia (2735-2630 a.C.). A destra, ecco come venivano curati i malati nell’antico Egitto, in una ricostruzione al computer.
Dallo sciamano al barbiere-chirurgo fino al dottore di fiducia: come è cambiata la figura di chi cura le malattie.
Il medico di una volta 92
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LUCA TARLAZZI
di Franca Porciani