Focus Storia Wars n.36 - Aprile 2020

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5 FEBBRAIO 2020 d TRIMESTRALE

N.36 APRILE 2020

SOLDATI E BATTAGLIE NEI SECOLI

GERMANIA

I TRE REICH

DA UN TERRITORIO FRAMMENTATO DELL’EUROPA CENTRALE FRA 700 E 900 NASCE LA POTENZA MILITARE IN GRADO DI METTERE A FERRO E FUOCO IL MONDO

Sped. in A. P. - D.L. 353/03 art. 1, comma 1 NE/VR

€ 6,90

ACHEI E TROIANI Armi ed equipaggiamenti dei mitici eroi che si batterono nella guerra di Troia

SOTTOMARINI

BASILIO II

Mentre tra misteri e incidenti la Russia vara i giganti dei mari, come se la cava la flotta italiana?

Il sovrano che riportò l’Impero romano d’Oriente al suo massimo splendore


PRIMO PIANO

FEDERICO GUGLIELMO I

FEDERICO II DI PRUSSIA

GERMANIA AVANTI!

ALAMI/IPA

Agosto 1914, i tedeschi avanzano alla frontiera orientale della Francia e nel Belgio Meridionale, battendo i francesi e la forza di spedizione britannica. Sopra, i generali e i sovrani che hanno scritto la storia militare prussiana e tedesca.

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VON GNEISENAU

VON SCHARNHORST

VON CLAUSEWITZ

I TRE

COME È SUCCESSO CHE DA UN TERRITORIO 700 E 900 LA POTENZA MILITARE IN GRADO


GETTY IMAGES (10)

KAISER GUGLIELMO I

VON MOLTKE IL VECCHIO

VON MOLTKE IL GIOVANE

VON SCHLIEFFEN

VON SEECKT

REICH

FRAMMENTATO DELL’EUROPA CENTRALE SIA USCITA FRA DI METTERE A FERRO E FUOCO IL MONDO? di Gastone Breccia


GERMANIA

Retaggio prussiano UNA FAMIGLIA ARISTOCRATICA FORNIVA ALLA PATRIA SOLDATI E UFFICIALI PER PIÙ GENERAZIONI di Giorgio Albertini

1801 COMANDANTE DEI GRANATIERI Friedrich Ferdinand Heinrich Emil von Kleist (1762-1823). Dalla fine del XVII secolo, già 11 von Kleist avevano ricoperto il ruolo di generale di Stato Maggiore. Friedrich servì come ufficiale superiore nel periodo napoleonico, fino a diventare feldmaresciallo nel 1821. Qui lo vediamo comandante del battaglione granatieri del Reggimento di fanteria n.13 “Von Armin” in una divisa ancora di taglio settecentesco.

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1848 UFFICIALE DELLA GUARDIA Ferdinand Wilhelm Reimar Alexander von Kleist (1796-1867). Ufficiale del 1° reg. della Guardia a piedi alla fine delle Guerre napoleoniche, dal 1858 è generale comandante della 15a Divisione di Fanteria. Qui è rappresentato come ufficiale comandante del 2° reggimento della Guardia a piedi durante la Prima guerra dello Schleswig, con la versione iniziale dell’elmo chiodato a punta adottata nel 1842.

1870 MAGGIORE DEGLI ULANI Karl Wilhelm Heinrich von Kleist (1836-1917). Inizia la carriera come ufficiale di seconda classe nel 10° reggimento Ulani e in cavalleria rimarrà. Qui è con la divisa di maggiore degli Ulani, i lancieri tedeschi, durante la Guerra franco-prussiana. Elementi tipici, la giacca doppio petto (Ulanka) e l’elmo a quadricorno (Tschapka) di origine polacca.


La potenza militare prussiana fondava le sue radici nella nobiltà terriera degli junker. Erano questi signori feudali, abituati a una ferrea disciplina, a fornire la classe dirigente del Paese e i vertici militari. Così, la famiglia VON KLEIST, nobiltà di vecchia data della Pomerania, è esemplare per seguire l’evoluzione del costume militare prussiano attraverso le generazioni: ha fornito infatti ai vertici militari della Prussia prima e della Germania poi intere generazioni di ufficiali superiori, fra cui molti generali.

1943 GENERALFELDMARSCHALL 1890 UFFICIALE DEI GRANATIERI Friedrich Georg Ewald von Kleist (1864-1918). La traballante pace della Belle époque fu vissuta anche dagli austeri prussiani con uno sfoggio di alte uniformi sgargianti. Ecco la divisa da ufficiale del 7° reggimento Granatieri Koenig Wilhelm I, con il blu caratteristico della divisa nazionale, i pantaloni bianchi e l’alto pennacchio da parata dell’elmo Pickelhaube, il cui nome ufficiale è Helm mit Spitze.

1914 UFFICIALE DEGLI ULANI Adolph Friedrich Paul Ewald von Kleist (1886-1957). Durante la Grande guerra l’esercito imperiale tedesco abbandona il blu di Prussia e passa alle uniformi feldgrau, il grigioverde chiaro germanico. Adolph è uno dei 44 ufficiali superiori della famiglia von Kleist che combatterono nella Prima guerra mondiale. Qui è ufficiale del 10° Reggimento Ulani.

Paul Ludwig Ewald von Kleist (18811954). Era già capo di Stato Maggiore alla fine del 1918 e divenne uno dei generali più influenti, soprattutto sul fronte orientale, durante la Seconda guerra mondiale. Il Generalfeldmarschall era il grado più alto nella gerarchia militare tedesca e la sua divisa richiama tutto il prestigio della carica. Sopra la Waffenrock, la divisa ordinaria, andava il grande cappotto, qui arricchito dal collo di pelliccia fuori ordinanza. Il cappello era lo Schirmmütze.

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ORGANIZZAZIONE

Dal 1861 al 1911

IL REGIO ESERCITO

I PRIMI CINQUANT’ANNI DEL NEONATO ESERCITO ITALIANO FURONO PARTICOLARMENTE DIFFICILI. DAL BRIGANTAGGIO NEL SUD ALLE IMPRESE COLONIALI IN AFRICA ORIENTALE, I SOLDATI DEL REGNO SI TROVARONO A COMBATTERE SU MOLTI FRONTI DIVERSI PER DIFENDERE L’ONORE DELLA LORO GIOVANE NAZIONE di Gabriele Esposito

La fusione degli eserciti pre-unitari

L’

Esercito Italiano nacque ufficialmente in data 4 maggio 1861, con una nota del ministro Fanti, a seguito della proclamazione di Vittorio Emanuele II a re d’Italia il 17 marzo di quell’anno. L’assimilazione delle forze militari degli Stati-preunitari dell’Italia Centrosettentrionale all’interno dell’Esercito piemontese fu abbastanza semplice; l’integrazione delle forze militari del Regno delle Due Sicilie, invece, si dimostrò praticamente impossibile sin dall’inizio. L'epoca. Orgogliosi del loro passato, i soldati napoletani si rifiutarono di essere assorbiti all’interno del nuovo Esercito Italiano; per questo motivo, nel febbraio 1861, l’Esercito napoletano fu completamente disciolto. Molti degli ufficiali e dei soldati meridionali si unirono alle forze ribelli che diedero vita al fenomeno del brigantaggio, che si rivelò una sanguinosa guerra civile combattuta nel Meridione per diversi anni. Un altro grosso problema che il neonato Esercito Italiano dovette affrontare fu l’integrazione delle Camicie Rosse nelle sue file. I 20.000 uomini dell’Esercito meridionale di Garibaldi erano ormai diventati estremamente popolari in tutta Italia e, come molti, supportavano le idee politiche progressiste propugnate da Giuseppe Mazzini. Le 56

Camicie Rosse erano anche a favore di un intervento militare diretto per conquistare Roma e i rimanenti territori pontifici, mentre il nuovo governo italiano era ansioso di risolvere la “questione romana” utilizzando unicamente la diplomazia. I generali piemontesi con idee più conservatrici, temendo che l’inclusione dei volontari garibaldini potesse causare rivolte e ammutinamenti nel nuovo esercito, decisero di sciogliere la compagine garibaldina. I singoli che avessero voluto continuare a servire nel nuovo Esercito Italiano avrebbero dovuto quindi arruolarsi di nuovo, mentre i loro ufficiali avrebbero dovuto sostenere un esame di idoneità per poter essere ammessi all’interno delle nuove forze armate unificate. Queste misure causarono malcontento tra i garibaldini e danneggiarono seriamente lo svolgimento delle operazioni militari volte a contrastare il brigantaggio. L’eredità piemontese. Le nuove forze militari italiane ereditarono la vecchia struttura amministrativa e di comando dell’Esercito piemontese, i cui ufficiali erano piuttosto sospettosi nei confronti dei nuovi elementi provenienti da altri eserciti pre-unitari. Ogni atto di insubordinazione o di diserzione era punito molto severamente e ciò aveva effetti


1866

UFFICIALI E SOLDATI DELLA FANTERIA DI LINEA


APPROFONDIMENTO

DA RECORD

Il gigantesco sottomarino Belgorod, varato nell’aprile 2019 a Severodvinsk, la base nel nord della Russia dove ad agosto si è verificato un incidente con dispersione radioattiva.


ABISSI COSA SI MUOVE FRA GLI

NON È UN SEGRETO CHE I RUSSI SI STIANO RIARMANDO E CHE NEI LORO PIANI LA MARINA ABBIA UN RUOLO CRUCIALE, INFATTI È APPENA STATO VARATO IL GIGANTE BELGOROD. MA DOPO GLI INCIDENTI MORTALI, LE DOMANDE SONO MOLTE

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OLEG KULESHOV/TASS

di Lidia Di Simone, Mirko Molteni e Fabio Riggi


UNIFORMOLOGIA

ACHEI VS TROIANI

LA GUERRA DI TROIA


XIII SECOLO A.C. L’ILIADE COSTITUISCE UN DOCUMENTO SULLA TARDA ETÀ DEL BRONZO E SUI SUOI GUERRIERI, PROTAGONISTI DI UNA LOTTA COMBATTUTA NELL’ANATOLIA

di Raffaele D’Amato e Andrea Salimbeti Illustrazioni di Giorgio Albertini

CIRCA 1230-1210 A.C. LAWAGETAS MICENEO SU CARRO DA GUERRA

Il “capo del popolo” di Micene indossa la splendida armatura descritta per Agamennone nell’Iliade, una corazza cipriota fatta di scaglie (o-pa-wo-ta) sovrapposte e divise in dieci file smaltate di nero, dodici d’oro e venti di stagno, completata da una cintura corazzata in bronzo e sormontata da un collare con serpenti sbalzati e smaltati. Si notino gli schinieri di bronzo combinati con quelli di lino e il carro da guerra (iqiya) dipinto in color rosso minio (miltowessai), descritto nell’Iliade e confermato dagli affreschi di Micene.

I

racconti della Guerra di Troia, tramandati nei secoli da Omero e altri bardi e poeti, hanno stimolato per secoli l’immaginazione collettiva. Oggi nuovi dati permettono di offrire una ragionevole ricostruzione della verità che si cela dietro la grande spedizione degli eroi achei contro la mitica Ilion, sotto la guida del re Agamennone di Micene, verso la fine del XIII secolo a.C. Oggi sappiamo che l’insediamento portato alla vita da Schliemann, Blegen e Korpfmann consisteva in nove città stratificate costruite in alcuni casi una sopra le rovine dell’altra. Due di queste stratificazioni, chiamate Troia VIh e Troia VIi (precedentemente Troia VIIa) risalgono al 1300 e al 1180 a.C., e hanno una data compatibile con la città descritta nei poemi omerici. Era una cittadella dell’Età del bronzo ben costruita, con grandi strade, forti mura e torri, una grande sede reale anatolica e un centro commerciale, sotto l’influenza dell’Impero ittita, situata in un’area strategica che permetteva di controllare le rotte commerciali dei Dardanelli tra le aree del Mediterraneo e il Mar Nero. L’area. Negli archivi ittiti diverse tavolette fanno riferimento alla città (o all’area) di Wilusa-WilionIlion, un tempo anche associata al nome Taruwisa, situata nel paese di Assuwa nella zona nord-occidentale dell’Anatolia, un’area coinvolta nel conflitto tra gli imperi ittiti e il potere degli Ahhiyawa, menzionato nelle tavolette. Questo nome non ha solo un’ovvia somiglianza fonetica con l’Achai(w)oi che si ritrova nell’Iliade e nell’A-KA-WI-JA-DE della tavoletta in lineare B KN914 di Cnosso, ma considerato geograficamente e politicamente sembra indicare il popolo degli Achei, che dominarono la Grecia nella tarda Età del bronzo e furono i protagonisti della Guerra di Troia descritta da Omero. Intorno al 1250-1230 a.C., quando Micene assunse la guida degli Stati achei, le relazioni diplomatiche con l’Impero ittita furono interrotte. Intorno a questo periodo i Greci, sotto la guida di Micene, sbarcarono sulla costa anatolica, assediando Wilusa e le altre aree circostanti. Wilusa fu presa, distrutta e bruciata verso il 1210 a.C. L’epica eco della guerra contro Wilusa e i suoi alleati Lici (Lukka), Traci e Anatolici divenne parte delle tradizione orale della tarda società achea, una tradizione che avrebbe col tempo dato vita all’Iliade. Il periodo. Le seguenti ricostruzioni dei guerrieri che combatterono davanti alle mura di Troia si basano sulla archeologia egeo-anatolica della tarda Età del bronzo, e trovano un preciso riscontro con i dati forniti dall’Iliade. Quest’ultima, a torto ancora considerata da alcuni un documento rappresentante in tutto o in parte la cultura materiale dell’età greca arcaica, costituisce invece un documento di eccezionale valore sulla tarda Età del bronzo, sotto tutti i punti di vista. La circostanza che alcuni elementi si siano conservati nel tempo e si ritrovino anche nella Grecia in cui Omero visse e scrisse l’Iliade, dimostra semplicemente la persistenza nel tempo di usi e costumi del popolo greco, e fa naturale parte della sua evoluzione storico-sociale. d 71


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