Focus Storia n.155 - Settembre 2019

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Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE

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° n 155 SETTEMBRE

QUALI SEGRETI NASCONDE ANCORA L’ESERCITO DI TERRACOTTA? DOV’È FINITA L’ARCA DELL’ALLEANZA? CHI ERANO OMERO, ROBIN HOOD E RE ARTÙ?

I misteri IRRISOLTI 10 ENIGMI DA DECIFRARE 13 AGOSTO 2019 - MENSILE � 4,90 IN ITALIA

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VITA DA SOLDATO

NELL’ESERCITO DI ALESSANDRO MAGNO, FRA UNA BATTAGLIA E L’ALTRA

WOODSTOCK

50 ANNI FA, IL FESTIVAL PIÙ FAMOSO DI SEMPRE DIVENTAVA LEGGENDA

IN GUERRA

COME I NAZISTI INVASERO LA POLONIA, SCATENANDO L’INFERNO


Settembre 2019

focusstoria.it

Storia BETTMANN ARCHIVE

155 C’

è mistero e mistero. Quello destinato, prima o poi, a sbrogliarsi; e quello che per sua natura difficilmente troverà mai una soluzione. Abbiamo dedicato questo numero agli enigmi che ancora oggi tengono in scacco archeologi, storici e avventurieri. A cominciare dall’Arca dell’Alleanza, la famosa Arca perduta e ritrovata, solo cinematograficamente, da Indiana Jones. Ammesso che sia esistita davvero, dov’è ora? E i tesori “mappati” nel Rotolo di rame trovato in una grotta a Qumran (Cisgiordania), perché non sono ancora venuti alla luce? Passando dagli indecifrabili messaggi del manoscritto di Voynich alle meraviglie ancora da svelare attorno all’esercito di terracotta, fino alle tombe di grandi protagonisti del passato perse nei secoli, i rompicapo storici senza soluzione sono davvero tantissimi. Ne abbiamo scelti 10, uno più affascinante dell’altro. E ve li spieghiamo seguendo le orme degli archeologi che li hanno indagati. Il racconto delle loro ricerche non è meno intrigante del mistero che hanno cercato di risolvere. Buona lettura! Emanuela Cruciano caporedattore

RUBRICHE

4 FLASHBACK

6 LA PAGINA DEI LETTORI

8 NOVITÀ & SCOPERTE

10 TRAPASSATI ALLA STORIA 12 MICROSTORIA 74 PITTORACCONTI 76 DOMANDE & RISPOSTE 112 AGENDA

CI TROVI ANCHE SU:

In copertina: l’esercito di terracotta e l’Arca dell’Alleanza.

IN PIÙ... UNA GIORNATA DA... 14 Chirurgo dell’800 Tra amputazioni senza anestesia e autopsie.

CHI L’HA INVENTATO? 16 Orologio da polso Ecco come abbiamo misurato il tempo.

PERSONAGGI 18 Karl Marx

senza barba

La vita di Eleanor, figlia prediletta del filosofo.

QUOTIDIANA 26 VITA Tra i soldati

L’aviatrice Amelia Earhart sparita nel 1937 e mai più ritrovata. O forse no.

di Alessandro

Quando l’esercito macedone è a riposo.

SECOLI DI ENIGMI 34 52 La civiltà scomparsa Controversia infinita Il popolo “pacifista” dei Vallindi fiorì 4mila anni fa. Ma poi svanì nel nulla. Perché?

La Sacra Sindone di Torino, una reliquia molto discussa ma poco studiata.

Dissolti

A caccia di identità

Che cosa accadde tra il XIII e il XII secolo a.C. a molti popoli tra Mediterraneo e Medio Oriente?

Chi erano Robin Hood, Omero, Re Artù e tanti altri personaggi in bilico tra storia e leggenda?

Mappa del tesoro

Il giallo dei gialli

Il Rotolo di rame, da sempre rompicapo per gli archeologi.

Il “manoscritto Voynich” è il libro più misterioso: è una burla.

Dov’è (se mai è esistito) il famoso scrigno di Mosè?

Alla ricerca del tesoro nascosto dai nazisti dopo la disfatta.

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44 L’Arca dell’Alleanza 48 Tombe perdute

Che fine hanno fatto le sepolture di alcuni grandi sovrani del passato?

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64 Bottino di guerra 68 Spariti nel nulla

Scienziati, musicisti, persino interi eserciti di cui si sono perse le tracce.

78 LeSOCIETÀcolonie di Lenin

Le vacanze dei bambini in Urss.

ARTE 84 Trionfo

di bellezza

La celebrazione dell’Art Nouveau.

GRANDI TEMI 90 Così cominciò

l’inferno

1939: l’invasione nazista della Polonia.

COSTUME 98 Millenni di

sandali

Tutti i passi della prima calzatura dell’uomo.

EVENTI 104 Peace, love &

music

Cinquant’anni fa, il Festival di Woodstock.

D’ITALIA 108 LeSTORIEstelle di Dio

La Specola del Vaticano. 3

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RELIGIONE

SETTECENTO

RIVOLUZIONE QUACCHERA

NAPOLI ILLUMINISTA

La stagione d’oro del Regno di Napoli, che per qualche decennio del Settecento ha stupito il mondo dell’epoca.

ALBUM/ORONNOZ/MONDADORI PORTFOLIO

MONDADORI PORTFOLIO/AGE

La storia dei quaccheri si intreccia con quella dell’Inghilterra e dell’America. Alle origini del movimento cristiano più pacifista di tutti.

PERSONAGGI

MAGELLANO INNOVATORE

Partì con 5 navi e lui non tornò mai. Ma il solo veliero che ritornò aveva circumnavigato il globo: per la prima volta.

ANTICHITÀ

ADRIANO L’ARCHISTAR

L’imperatore più grecofilo modellò l’Urbe secondo i suoi gusti in materia di architettura. E lasciò un segno in tutte le città dell’impero. 113

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DE AGOSTINI VIA GETTY IMAGES

PERSONAGGI

Vita, morte, rivoluzioni e drammi di Eleanor, figlia prediletta di Karl Marx tirata su a pane e socialismo. di Maria Leonarda Leone

KARL MARX SENZA

BARBA C’ era un odore strano, come di mandorle amare, nella stanza di Eleanor Marx. Fu la prima cosa che Gertrude, la sua cameriera, notò entrando. Poi vide la padrona, sdraiata sul letto, mentre esalava i suoi ultimi respiri. Corse a chiamare la vicina, la signora Kell, quindi si fiondò dal dottore. Ma ormai non c’era più niente da fare: si spense così, suicida, poco prima delle 11 del mattino del 31 marzo 1898, la figlia più piccola e più amata di Karl Marx, il barbuto autore del Capitale. “Ho ereditato il naso di mio padre… e non il suo genio”, amava dire. Ma non era vero. Stesso

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impegno e passione politica, stesso amore per Shakespeare e la letteratura, stessa determinata e instancabile propensione per carta, penna e libri: Eleanor – che prossimamente sarà protagonista di un film biografico – fu senza dubbio un Karl senza barba.

In prima linea

In alto, in un disegno il Labor Day (Festa dei lavoratori) a Londra nel maggio del 1890: gli NATA ESULE. Ultima di una nidiata di 6 figli organizzatori (John Burns, (3 dei quali morti per stenti e malattie), la più Robert Cunninghame giovane nata dell’anticapitalista tedesco e di Graham e la figlia di Marx, sua moglie Jenny venne al mondo il 16 gennaio Eleanor, a destra in un 1855, nella Londra vittoriana affogata dai fumi ritratto giovanile del 1870) della seconda rivoluzione industriale, ultimo chiedevano le otto ore rifugio per i rivoluzionari sradicati e i fuoriusciti  lavorative.


ELEANOR MARX

MONDADORI PORTFOLIO/AKG


PRIMO PIANO Quattromila anni fa nella Valle del fiume Indo fiorì il mondo dei Vallindi. Popolo pacifista, aveva grandi città senza mura e non usava armi. Si dissolse misteriosamente nel nulla. di Matteo Liberti

Modernità

MONDADORI PORTFOLIO/AKG

In una ricostruzione moderna, scene di vita quotidiana lungo il fiume Indo a MohenjoDaro (attuale Pakistan), una delle principali città dei Vallindi. Oggi nel sito archeologico si può vedere anche una grande struttura in mattoni cotti a forma di vasca, detta il Grande Bagno (in alto).

LA CIVILTÀ


MONDADORI PORTFOLIO/DE AGOSTINI PICTURE LIBRARY

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olti millenni fa, mentre lungo il Nilo splendeva la civiltà egizia e tra le sponde del Tigri e dell’Eufrate fioriva quella mesopotamica, tra l’odierno Pakistan e l’India Nord-occidentale, nella valle di un altro storico fiume, l’Indo, muoveva i suoi primi passi una terza grande civiltà, più estesa di tutte dal punto di vista geografico, eppure meno nota. Tecnologicamente evoluta e artisticamente raffinata, raggiunse il proprio apogeo tra il III e il II millennio a.C., per poi sparire dalla scena. Una fine rapida e avvolta tuttora nel mistero. Per poter avanzare ipotesi sul declino di quella che passerà alla Storia come “civiltà della Valle dell’Indo”, bisogna tornare indietro di circa 5mila anni, a quando tutto iniziò.

ALLE ORIGINI. Attorno alla seconda metà del IV millennio a.C. svariate comunità nell’area del subcontinente indiano entrarono in contatto dando vita a un complesso culturale omogeneo. I Vallindi iniziarono a realizzare vasti agglomerati urbani, sia lungo le sponde dell’Indo e dei suoi affluenti sia in prossimità di altri corsi d’acqua, come il Sarasvati (non più esistente), tanto che si parla anche di “civiltà dell’Indo-Sarasvati”. Oppure di “civiltà di Harappa”, dal nome del primo centro abitato scoperto in epoca moderna. Venuto alla luce nel 1856, durante i lavori per la costruzione dell’East Indian Railway (ferrovia realizzata dai britannici), divenne oggetto di scavi solo dagli anni Venti del XX secolo, così come un’altra grande città, Mohenjo-daro, oggi patrimonio Unesco. Oltre a queste due capitali – fiorite dal 2600 a.C. e che ebbero fino a 100mila abitanti – la civiltà della Valle dell’Indo edificò più di mille centri urbani, di cui non sono rimaste tracce. E questo nonostante città e villaggi abbiano 

SCOMPARSA

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PRIMO PIANO

Il giallo dei gialli

Il “manoscritto Voynich” è il libro più misterioso di sempre: nessuno è mai riuscito a decifrarlo. E per qualcuno è una burla. di Massimo Manzo

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on ha titolo né data, non si sa chi l’abbia scritto, né di cosa parli. Proprio per questo, ha da sempre affascinato stuoli di crittografi, linguisti, scienziati e chiunque altro vi sia entrato in contatto, destando persino l’attenzione dei servizi segreti statunitensi. Tutti hanno tentato di decifrarlo, ma invano. Tanto che ancora oggi è considerato il libro più misterioso di sempre. Parliamo del “manoscritto Voynich”, piccolo e

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indecifrabile tomo ricco d’inquietanti illustrazioni e corredato di un testo redatto in un alfabeto sconosciuto.

DA FRASCATI A YALE. Per scoprire la storia di quest’enigmatico reperto dobbiamo tornare indietro al 1912, quando l’antiquario e mercante d’arte polacco Wilfred Voynich acquistò alcuni volumi antichi appartenenti alla biblioteca dei Gesuiti di Villa Mondragone (Frascati). Tra questi, ce ne fu uno che attirò subito la sua

attenzione: un manoscritto di 22 centimetri di altezza e 16 di larghezza costituito da 102 fogli in pergamena, per un totale di 204 pagine. Sfogliandolo, Voynich notò strane figure colorate raffiguranti piante, simboli astrologici e donne nude intente a compiere abluzioni. Non bastasse, i fogli erano vergati in eleganti caratteri tondeggianti diversi da qualsiasi lingua conosciuta. Da dove proveniva quella bizzarrìa? E soprattutto, qual era il significato del 


Sopra, una pagina del misterioso manoscritto e, qui sotto, l’antiquario Wilfred Voynich (1865-1930) che lo acquistò nel 1912 dai gesuiti.

HISTORIA/SHUTTERSTOCK

BEINECKE LIBRARY

Enigma


I GRANDI TEMI INVASIONE DELLA POLONIA Per anni Hitler sfidò le democrazie con annessioni e atti di forza. Poi, nel 1939, toccò ai polacchi....

COSÌ COMINCIÒ di Riccardo Michelucci

L’INFERNO

Guerra lampo

Il 1° settembre 1939, Hitler attacca la frontiera della Polonia in più punti con i carri armati e la fanteria. Sopra, i bombardamenti aerei della Luftwaffe colpiscono Varsavia e la rete ferroviaria. 90

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© GALERIE BILDERWELT/BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO SZ PHOTO/IPA

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rimo settembre 1939, ore 4:45. Al confine tra Germania e Polonia scatta l’operazione Fall Weiss. Al comando c’è il generale nazista Walther von Brauchitsch. La corazzata tedesca SchleswigHolstein inizia a bombardare la penisola fortificata di Westerplatte, alle porte di Danzica, dove ha sede l’arsenale della marina polacca. Nel frattempo cinquantatré divisioni (di cui sei corazzate) della Wehrmacht avanzano. I carri armati del Reich sfondano la frontiera in più punti, mentre i bombardamenti aerei della Luftwaffe infliggono gravi danni alla rete ferroviaria e alle città. Le fragili difese polacche vengono travolte in poche ore dalla potenza di fuoco nemica e dalla natura combinata dell’attacco. Il piano tedesco prevede una nuova tipologia di guerra “di movimento”, basata sull’appoggio delle forze corazzate e aeree, con le formazioni di fanteria incaricate di accerchiare il nemico in una manovra a tenaglia. È la tattica detta Blitzkrieg (“guerra lampo”), che sarà ripetuta con successo anche nelle successive campagne militari in Francia e nei Balcani.

IL DADO È TRATTO. Hitler affermò che l’attacco alla Polonia era in realtà un’azione difensiva per replicare a una serie di provocazioni polacche e per rispondere alle persecuzioni contro la minoranza tedesca della Polonia Orientale. Ma le spiegazioni del Führer erano solo una montatura. Appena due giorni dopo, il 3 settembre, scaduti gli ultimatum lanciati dai governi di Londra e Parigi, Francia e Gran Bretagna entrarono ufficialmente in guerra

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COSTUME

• •

Può un particolare tipo di calzatura raccontare modi di vivere e mentalità del passato? Sì, se parliamo delle prime scarpe indossate dall’uomo. di Federica Campanelli

QUANTA STRADA HAN FATTO I

SANDALI WERNER FORMAN ARCHIVE/EGYPTIAN MUSEUM, CAIRO/HERITAGE IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO

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anno calzato i piedi dell’uomo per millenni, dal Neolitico all’era contemporanea, conoscendo fasi alterne di fortuna e oblio. Stiamo parlando dei sandali, le scarpe più antiche che l’uomo abbia mai indossato. A dispetto della loro semplicità hanno un passato molto complesso: nel tempo hanno infatti assunto i significati più disparati, passando da mero sostegno per i piedi a status symbol, fino a diventare addirittura emblema di ribellione e movimenti politici.

LE FLIP-FLOP DEL FARAONE. Le testimonianze archeologiche fanno supporre che i sandali siano le prime tipologie di scarpe che l’uomo abbia mai concepito. I più antichi mai rinvenuti hanno oltre 9.000 anni e sono stati trovati nel 1938 nei pressi di Fort Rock Cave, nello Stato americano dell’Oregon. Ma se i primitivi modelli di sandali avevano una foggia molto elementare (simile a ciabatte casalinghe), con l’avvento delle grandi civiltà il “design” andò incontro a una

decisiva svolta. Nella Terra del Nilo, già 5.000 anni fa, gli Egizi producevano sandali nelle più svariate versioni, tra cui le intramontabili infradito: nella tomba di Tutankhamon (XIV secolo a.C.) ne sono stati scoperti molti esemplari, alcuni dei quali arricchiti con pietre e metalli preziosi. Erano i precursori degli odierni (e iperfemminili) “sandali gioiello”. Ma se si esclude l’età contemporanea, il periodo d’oro delle calzature aperte è stato quello dell’antichità grecoromana. La stessa parola “sandalo” ha origine in Grecia, dove il sandalon indicava una scarpa costituita da una

suola e varie liste di cuoio intrecciate nei modi più disparati. Non si trattava peraltro di una semplice protezione per il piede. Spesso i sandali erano caricati di significato profondo: per esempio, il rito matrimoniale della donna greca prevedeva i nymphides, dei “sandali da sposa” che rappresentavano il passaggio dal nubilato alla vita coniugale. Questi venivano allacciati quando la futura sposa si trovava ancora nella casa del padre, per poi essere slacciati prima di unirsi ufficialmente al consorte. La potenza di Roma contribuì poi a diffondere capillarmente le caligae, i sandali semichiusi dei soldati, in tutta Europa.

IL RITORNO. Con la caduta dell’Impero romano la moda dei sandali svanì. Nei secoli che seguirono, a indossare i sandali erano solo i membri di alcuni ordini sacerdotali, quale simbolo di povertà e vita monastica. Per rivederli ai piedi della “gente comune” bisognerà attendere la fine del Settecento, quando il gusto per l’antico promosso dal Neoclassicismo influenzò 


Nei millenni

ALINARI

Il quadro ottocentesco Ninfa al bagno, mostra la ninfa mentre si toglie i sandali. Nella vita reale le donne dell’Ottocento non mostravano i piedi nudi. A sinistra, sandali d’oro trovati insieme alla mummia del faraone Sheshonq II (890 a.C.).


EVENTI Il leggendario Festival di Woodstock, esattamente 50 anni fa, rese popolare il movimento hippy e diede voce al sogno di libertĂ di una generazione.

PEACE, LOVE

&MUSIC di Pino Casamassima

Armi e chitarre

Jimi Hendrix (1942-1970) sul palco durante la sua storica esibizione: con la chitarra imitò i suoni delle bombe e delle esplosioni che in quel momento dilaniavano il Vietnam: una chiara denuncia contro la politica Usa. In alto a destra, il famoso manifesto di Arnold Skolnick, con la colomba appoggiata sulla chitarra.


B

ethel, 15 agosto 1969, ore 17:07: Richie Havens, chitarra in mano, sale sul palco. Ha 28 anni, è afroamericano e canta sotto un sole cocente il suo grido di libertà: Freedom. Il più importante concerto rock di tutti i tempi ha avuto inizio. Da mezzo secolo, cioè dal ferragosto del 1969, il termine Woodstock non identifica più un luogo fisico, ma un evento che è diventato il simbolo della musica rock degli anni Sessanta e del movimento hippy. Pensato per durare tre giorni con lo slogan “Three days of peace and music”, è passato alla Storia per l’inaspettato numero di partecipanti, per la vasta copertura mediatica, ma soprattutto per aver dato voce al sogno dei giovani americani di poter rendere il mondo un posto migliore, usando le armi della pace e dell’amore. Su quel prato non lontano da New York, sotto il sole prima e nel fango poi, 400mila giovani (forse anche di più) vissero la loro utopia, e contagiarono il mondo intero.

L’ORGANIZZAZIONE. Tutto iniziò quando quattro ragazzi – John Roberts, Joel Rosenman, Artie Kornfeld e Mike Lang – pensarono di mettere in piedi uno studio di registrazione, pubblicando un annuncio sul New York Times e sul Wall Street Journal. Da lì si aggiunse l’idea di organizzare un festival rock che fungesse da lancio per l’apertura dello studio di registrazione. Fu quindi creata apposta una società – la Woodstock Venture – che nella primavera del 1969 affittò per diecimila dollari un’area di oltre un km² a Woodstock, nella contea di Orange (Stato di New York). Ma la comunità locale non ne volle sapere di avere fra i piedi migliaia di capelloni e tutto naufragò. Così nacque l’opzione  Bethel: il festival si sarebbe svolto lì, una 105

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