Focus Storia Wars - n.35 - Gennaio 2020

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13 NOVEMBRE 2019 d TRIMESTRALE

N.35 d GENNAIO 2020

SOLDATI E BATTAGLIE NEI SECOLI

LEGIONARI E GENERALI SI SONO CONTESI PER SECOLI LA SUPREMAZIA NELL’URBE CON GUERRE FRATRICIDE

DRACULA

E il suo esercito, a difesa dell’Europa dagli Ottomani

SFIDA PER ROMA Sped. in A. P. - D.L. 353/03 art. 1, comma 1 NE/VR

€ 6,90

DONBASS Il conflitto russo-ucraino del 2014-2015: dall’occupazione della Crimea alla pace

SERENISSIMA

ITALIA vs GERMANIA

Il reggimento Lagunari e i suoi uomini altamente specializzati nelle operazioni anfibie

L’invasione mancata, raccontata dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito


WARS

SOMMARIO

Sfida per Roma

Il cronista più noto delle lotte intestine al mondo romano fu Giulio Cesare, che nei Commentarii de bello civili ricostruì la sua guerra contro Pompeo. Ma che significava affrontare gli adversarii (nemici interni) invece degli hostes (nemici esterni)? Quando nell’Urbe le fazioni entravano in conflitto, su fronti opposti si schieravano uomini che si erano addestrati insieme: tribuni, centurioni e legionari che conoscevano la parte avversa, decisi a usare la spietata efficienza della macchina bellica romana per prevalere. Fu la tragedia delle guerre civili tra repubblica e impero: lotte sanguinose che finirono per indebolire Roma. Lidia Di Simone d caporedattore

4 APPROFONDIMENTO QUANDO L’ITALIA PIANIFICAVA L’INVASIONE DELLA GERMANIA 10

Inizia da questo numero la collaborazione con l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano (SME). UNITÀ D’ÉLITE

REGGIMENTO LAGUNARI “SERENISSIMA”

Costituiscono un unicum nella fanteria: questi uomini altamente specializzati operano nell’ambiente anfibio come nel loro elemento.

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PRIMO PIANO

SFIDA PER ROMA

Quando le legioni combattevano contro le legioni: tra repubblica e impero, la tragedia delle lotte intestine nell’Urbe.

22 INFOGRAFICA LE GUERRE CIVILI

Consoli, generali, legionari in battaglia per il potere assoluto a Roma.

a.C. SILLA VS MARIO 24 86-82 UNA STRADA SENZA RITORNO

WARS I NOSTRI ESPERTI

Il riformatore delle legioni e il rivale danno inizio alle guerre civili.

GIORGIO ALBERTINI

Laureato in Storia medievale, illustratore professionista per case editrici e riviste (giorgioalbertini.com).

a.C. CESARE VS POMPEO 28 49-48 UNA PARTITA LETALE

GASTONE BRECCIA

a.C. OTTAVIANO VS ANTONIO 34 43-31 L’ODIO E IL POTERE

Bizantinista e storico militare, ha pubblicato saggi sull’arte della guerra, sulla guerriglia e sulla missione ISAF in Afghanistan.

FRANCESCO CHIONNA

RAFFAELE D’AMATO

Studioso di storia militare romana e professore di storia e archeologia antica e medievale alla Fatih University di Istanbul.

ANDREA FREDIANI

Medievista, ha scritto vari saggi di storia militare e romanzi storici di successo (andreafrediani.it).

MARCO LUCCHETTI

Laureato in Giurisprudenza, ufficiale della riserva, storico militare, uniformologo, scrittore, scultore e pittore.

FABIO RIGGI

Tenente colonnello dell’Esercito Italiano, ha collaborato con riviste specializzate ed è autore di saggi di storia militare.

RUBRICHE

LIVING HISTORY

PAG. 15

DA VISITARE

PAG. 17

POETI IN BATTAGLIA RECENSIONI

Alla morte di Giulio Cesare scoppia la rivalità tra i suoi “eredi”.

40 L’ANNO DEI QUATTRO IMPERATORI

68-69 d.C. GALBA, OTONE, VITELLIO E VESPASIANO

Ufficiale incursore della Marina Militare, si è congedato col grado di contrammiraglio dopo aver comandato COMSUBIN.

WARS

Il dominatore delle Gallie passa il Rubicone e si prende tutto.

La lotta si sposta fuori dall’Urbe per 18 mesi di guerra senza tregua.

d.C. COSTANTINO VS LICINIO 44 314-325 L’IMPERO E LA CROCE

Per la prima volta nel bellum civile va in guerra anche la religione.

DEL PASSATO 52 ARMI SUPERBOMBE

Distruggevano interi quartieri, conficcandosi nel suolo fino a 40 m.

56 SOLDATI PRIMA DELL’UNITÀ

Gli eserciti pre-unitari nell’Italia del 1859.

64 FURIA NEL DONBASS LE GUERRE DI OGGI

Ucraina 2014-2015: dall’occupazione della Crimea alla pace.

GUERRA MONDIALE 70 SECONDA WERWOLF

I lupi mannari di Hitler, ragazzi addestrati come commandos.

76 UNIFORMOLOGIA L’ESERCITO DI DRACULA

Vlad Tepes e gli altri guerrieri che salvarono l’Europa dai turchi.

PAG. 16

PAG. 82

IN COPERTINA

In copertina: legionario romano dell’epoca dei quattro imperatori, 69 d.C. Crediti: Arcangel.

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WARS

RECENSIONI

DA VEDERE FILM A cura di Lidia Di Simone

Mosul di Matthew Michael Carnahan Presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Venezia, Mosul è la storia vera della squadra S.W.A.T. di Ninive, la metropoli irachena occupata dal Califfato tra il 2014 e il 2017. Quest’opera di grande forza, a metà tra il docu-film e il war movie, racconta il quotidiano di questi sconosciuti eroi, un commando di poliziotti che ha combattuto l’ISIS in coraggiose operazioni di guerriglia, svelato al mondo nel 2016 da un articolo del New Yorker firmato da Luke Mogelson, “The desperate battle to destroy ISIS”. Girato per lo più con attori non protagonisti di lingua araba, il film si avvale anche dell’esperienza di alcuni professionisti, come Suhail Dabbach, un rifugiato iracheno che una decina di anni fa aveva ricoperto il ruolo opposto, quello dell’attentatore suicida nel film di Katherine Bigelow The hurt locker. La pellicola è stata prodotta dai Russo Brothers, i fratelli americani di origine abruzzese famosi per aver girato un paio di film su Captain America e gli ultimi due sugli Avengers, Infinity war ed Endgame. Come e più di un film di supereroi, Mosul ti tiene attaccato alla sedia in una suspence continua, ben sapendo che i veri S.W.A.T. di Ninive hanno perso figli e fratelli, si sono visti portar via dai jihadisti le famiglie, la casa, persino la struttura urbana della città, l’antica capitale degli Assiri, con le sue storiche mura distrutte dall’ISIS. Con Adam Bessa, Suhail Dabbach, Is’Haq Elias

Il varco di Federico Ferrone e Michele Manzolini Questa strana pellicola a metà tra il documentario di guerra e un’opera narrativa (da un soggetto scritto in collaborazione con il collettivo Wu Ming 2) prende a prestito immagini di repertorio e vecchi filmini amatoriali per raccontare il viaggio di un soldato italiano diretto al fronte orientale. Il film, che si ispira alle vite e ai diari dei militari Guido Balzani, Remo Canetta, Enrico Chierici, Adolfo Franzini, Nuto Revelli, Mario Rigoni Stern, è ambientato nel 1941, ai tempi della spedizione dell’Armir. Il treno con i nostri soldati attraversa l’Europa per avventurarsi nelle pianure dell’Ucraina. Il gelo e la neve cancellano i sogni di vittoria dell’armata italiana e lasciano in balia della steppa sovietica poveri fantasmi disperati, i nostri fanti. Le immagini del passato si mescolano ai filmati contemporanei, ripresi in una Ucraina divenuta nuovamente teatro di guerra.

The Kill Team di Dan Krauss Il regista di un premiato documentario sulle truppe americane in Afghanistan, uscito nel 2013, riprende quel materiale e ne fa un film basato sulla vicenda del soldato Briggman (Wolff), alle prese con un superiore che ha scambiato gli ordini per una missione senza regole né morale. Mandato di stanza a Kabul, Winfield si ritrova agli ordini del sergente Deeks (Skarsgård), che ha fatto del suo plotone un branco di assassini pronti a uccidere e seviziare le popolazioni locali in nome della difesa dal terrorismo. Che fare, denunciare e rischiare la vita o arrendersi all’indubbio carisma del sadico superiore? Con Alexander Skarsgård, Nat Wolff, Adam Long

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Direttore responsabile Raffaele Leone Vicedirettore Gian Mattia Bazzoli Coordinamento Lidia Di Simone (caporedattore) Ufficio centrale Emanuela Cruciano (caporedattore), Marco Casali (photo editor, vicecaporedattore) Ufficio Art director Luca Maniero (caporedattore), Massimo Rivola (caporedattore), Marina Trivellini (caporedattore) Ufficio AR Vittorio Sacchi (caposervizio) Redazione Federica Ceccherini, Irene Merli (caposervizio), Paola Panigas, Anita Rubini Photo editor Rossana Caccini Redazione grafica Katia Belli, Mariangela Corrias (vicecaporedattore), Barbara Larese Segretaria di redazione Marzia Vertua Hanno collaborato a questo numero Giorgio Albertini, Camillo Balossini, Gianluca Bonci, Gastone Breccia, Filippo Cappellano, Raffaele D’Amato, Gabriele Esposito, Andrea Frediani, Andrea Lopreiato, Marco Lucchetti, Fernando Mazzoldi, Fabio Riggi

Focus Storia Wars: Pubblicazione mensile registrata presso il Tribunale di Milano, n. 162 del 31/3/2010. Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica sono riservati. Il materiale ricevuto e non richiesto (testi e fotografie), anche se non pubblicato, non sarà restituito. Direzione, redazione, amministrazione: Via Mondadori 1, 20090 Segrate (Mi). Tel. 02.75421; email: wars@mondadori.it redazione@focusstoria.it; email amministrazione: fornitori.ame@mondadori.it Pubblicità: Mediamond S.p.A. - Sede centrale Palazzo Cellini - Milano Due 20090 Segrate (Mi) - tel. 02.21025917 - email: info.adv@mediamond.it Stampa: Elcograf S.p.A., via Mondadori, 15, Verona. Distribuzione: Press-Di Distribuzione stampa & Multimedia s.r.l., 20090 Segrate (Mi). Abbonamenti: è possibile avere informazioni o sottoscrivere un abbonamento tramite: sito web: www.abbonamenti.it/mondadori; e-mail: abbonamenti@mondadori.it; telefono: dall’Italia tel.: 02.7542.9001; dall’estero tel.: +39 041.509.90.49. Il servizio abbonati è in funzione dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 19:00; posta: scrivere all’indirizzo: Direct Channel SpA – C/O CMP Brescia – Via Dalmazia 13, 25126 Brescia (BS). L’abbonamento può avere inizio in qualsiasi periodo dell’anno. L’eventuale cambio di indirizzo è gratuito: informare il Servizio Abbonati almeno 20 giorni prima del trasferimento, allegando l’etichetta con la quale arriva la rivista. Servizio collezionisti: i numeri arretrati possono essere richiesti direttamente alla propria edicola al doppio del prezzo di copertina, salvo esaurimento scorte. Per informazioni: tel. 045.8884400 - fax: 045.8884378; email: collez@mondadori.it Garanzia di riservatezza per gli abbonati. L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7 D. leg. 196/2003 scrivendo a: Press-Di srl Ufficio Privacy – Via Mondadori, 1 – 20090 Segrate (Mi); email: privacy.pressdi@pressdi.it L’editore è a disposizione degli eventuali detentori di diritti che non sia stato possibile rintracciare.

Periodico associato alla FIEG (Federaz. Ital. Editori Giornali)

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Codice ISSN: 2038-7202


UNITÀ D’ÉLITE

IL REGGIMENTO LAGUNARI

“SERENISSIMA” ACQUA, TERRA, ARIA, PER LORO È LO STESSO

COSTITUISCE UN UNICUM NELLA FANTERIA: QUESTI UOMINI ALTAMENTE SPECIALIZZATI OPERANO NELL’A MBIENTE ANFIBIO COME NEL PROPRIO ELEMENTO

ESERCITO - REGGIMENTO LAGUNARI SERENISSIMA

di Gastone Breccia – Gianluca Bonci


LA PRESA DI TERRA

Nella foto grande, il Reggimento Lagunari “Serenissima” si esercita in una “presa di terra” (così i lagunari denominano la fase di sbarco) su costa bassa. L’operazione viene effettuata con un carro AAV7 (Assault Amphibious Vehicle). A sinistra, i lagunari avanzano in formazione con copertura all’osservazione costituita da una cortina fumogena generata dagli AAV7.

“Come lo scoglio infrango, come l’onda travolgo” IL MOTTO DEL REGGIMENTO “SERENISSIMA”

I

due AAV7 si avvicinano, navigando al centro del canale. Solo una piccola parte della loro massa è visibile sul pelo dell’acqua: per un attimo mi ricordano due giganteschi alligatori che si avvicinano alla preda, con cautela, per coglierla di sorpresa. D’improvviso la scena cambia completamente: dense nuvole bianche si alzano attorno ai mezzi da assalto anfibio, che aumentano la velocità e si allineano virando verso l’obiettivo. Adesso è impossibile non essere scoperti dal nemico, ma in pochi secondi il primo AAV7 raggiunge la riva: i suoi cingoli fanno presa nel fango e il pesante trasporto truppe anfibio si impenna, mostrando per un attimo il ventre corazzato, per poi ricadere e avanzare verso il margine della boscaglia, sempre protetto dallo schermo fumogeno. Quando il pilota blocca il mezzo la rampa posteriore si sta già abbassando; immediatamente dopo gli uomini escono in due file parallele e prendono posizione sul terreno. In laguna. Siamo nella base di Sant’Andrea, nella parte orientale dell’isola delle Vignole, a circa due miglia marine dal bacino di San Marco. L’azione dimostrativa del Reggimento “Serenissima” è impressionante: in pochi minuti la Compagnia Supporti Tattici Anfibi porta a terra un plotone fucilieri completamente equipaggiato, che subito mette in sicurezza il perimetro della piccola testa di sbarco. Non c’è un attimo di respiro: ma il ritmo sostenuto della manovra, con tutti i suoi rischi, è giustificato dalla situazione tattica, tra le più difficili che un reparto possa trovarsi ad affrontare. AAV7 (Assault Amphibious Vehicle), cingolato completamente anfibio di produzione statunitense, del peso di oltre 22 tonnellate, in grado di trasportare fino a 21 uomini e il loro armamento. La propulsione marina è garantita da due idrogetti che gli permettono di navigare a 6 nodi (con un’autonomia di 20 miglia); sulla terraferma il motore diesel da 400 hp consente al mezzo di raggiungere i 70 km/h.

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PRIMO PIANO LE LEGIONI ERANO IMBATTIBILI. MA CHE COSA SUCCEDEVA QUANDO IL NEMICO ERA IN CASA? QUANDO A COMBATTERE ERANO DUE ESERCITI SPECULARI, UOMINI CHE SI CONOSCEVANO A MENADITO, GENERALI CHE SI ERANO DIVISI LO STESSO COMANDO?

SFIDA PER ROMA di Gastone Breccia

L’

esercito romano di età tardo-repubblicana e imperiale non soltanto fu la più efficiente macchina da guerra del mondo antico, ma si può tranquillamente affermare che ebbe ben pochi rivali – in quanto ad addestramento, organizzazione dei reparti, logistica e spirito di corpo – fino all’età contemporanea. “I Romani affrontano le battaglie con la massima calma; nessuno scompiglio li fa uscire dall’abituale formazione, nessuna paura li vince, nessuna fatica li abbatte, e ne consegue sempre una sicura vittoria contro gli avversari, che non sono alla loro altezza. Non si sbaglierebbe chi chiamasse le loro manovre battaglie incruente, e le loro battaglie esercitazioni cruente. […] Quando combattono non agiscono senza riflettere, e non lasciano nulla al caso. Al contrario: un piano precede ogni azione, e l’azione si conforma a ciò che è stato deciso. Per questo sbagliano assai di rado, e se lo fanno possono facilmente correggere i loro errori”. Sono frasi tratte dal terzo libro della Guerra giudaica di Flavio Giuseppe (75 d.C. circa), un vecchio nemico che non faceva mistero della propria ammirazione per chi lo aveva sconfitto: spie18

gano perfettamente perché pochi avversari potessero sperare di affrontare con successo le legioni di Roma. Ma proprio per gli stessi motivi gli effetti di uno scontro tra eserciti romani, durante una guerra civile, potevano rivelarsi disastrosi sia per i vinti che per i vincitori, con perdite altissime da entrambe le parti. Marte allo specchio. Anche in questo caso uno scrittore antico ci offre una testimonianza impressionante. Appiano (Guerre civili, 3.68), narrando la battaglia di Forum Gallorum (Castelfranco Emilia, 14 aprile 43 a.C.) tra l’esercito che sosteneva il Senato e quello guidato da Marco Antonio (che in quel caso ebbe la peggio), descrive la violenza crudele di un combattimento tra legionari: “Dal momento che erano tutti veterani, non si curarono nemmeno di lanciare il grido di guerra, perché non potevano certo aspettarsi di spaventare il nemico; nemmeno durante la mischia levarono una voce, né da vincitori né da vinti. […] Si scontrarono in ordine chiuso, e siccome nessuno riusciva a ributtare indietro l’avversario si attaccarono a distanza ravvicinata con i gladi, legandosi come lottatori. Quasi nessun colpo mancava il bersaglio: si infliggevano ferite e


La proscrizione per chi perdeva

C

he sorte spettava agli sconfitti? Fu Silla, nell’82 a.C., a introdurre la più drastica delle soluzioni: la proscrizione. Che fossero soldati, magistrati, ovvero consoli, pretori e questori, senatori o cavalieri, i membri della fazione perdente venivano epurati, finivano cioè nelle liste di proscrizione affisse nel foro, in modo che non potessero ricevere più aiuto da alcuno, pena la morte. Annichiliti. Venivano privati dello status di civis romanus, veniva loro impedito persino di andare in esilio, di fatto erano condannati a morte. Il proscritto veniva arrestato e condotto in Campo Marzio, dove lo spogliavano, gli legavano le mani dietro la schiena e lo fustigavano con le verghe. Poi lo facevano sdraiare e gli tagliavano la testa con l’ascia, o lo sgozzavano. La testa troncata veniva portata in giro per la città in una specie di macabro trionfo, per finire esposta sui rostri fino alla decomposizione. La proscriptio, secondo Cicerone, negava agli uomini della fazione perdente ogni diritto: una volta inseriti nelle famigerate liste, questi erano “banditi dal numero dei vivi”, finendo “anche più in basso dei morti”.

DALLE ORIGINI

L. TARLAZZI

La lupa capitolina. La sfida tra i figli di Roma è nella stessa leggenda fondativa dell’Urbe: la rivalità tra Remo e Romolo. Le lotte intestine proseguono con il figlio di Anco Marzio, che uccide Tarquinio Prisco, e con Servio Tullio, ucciso da Tarquinio il Superbo.


ERICH LESSING / ALBUM / MONDADORI PORTFOLIO

SFIDA PER ROMA 49-48 a.C.

CESARE Dopo il primo triumvirato con Pompeo e Crasso, Gaio Giulio Cesare divenne dictator nel 49 a.C.

V

CESARE

IL PRIMO DOMINAVA LE GALLIE, IL SECONDO I MARI.

N

Andrea Frediani ella storia di Roma c’è stato almeno undi camonio politico, che legava i due triumviri con un inso in cui la morte di un personaggio femdispensabile vincolo di parentela, i due coniugi si minile ha modificato il corso della poliamassero davvero; perlomeno, il maturo condottietica in modo decisivo. Basti pensare alro stravedeva per la giovane moglie. La sua morte, le conseguenze che ha avuto il decesso per parto di oltre a prostrarlo, lo espose alle lusinghe della fazione avversa, che non a caso, entro un biennio, gli ofGiulia, la figlia di Giulio Cesare nonché moglie di frì un’altra consorte, Cornelia Metella, figlia di uno Pompeo Magno, nel 54 a.C. Tutte le fonti sono concordi nell’asserire che, pur trattandosi di un matridei più convinti anticesariani, Metello Scipione. Da 28


THE LIFE PICTURE COLLECTION/GETTY IMAGES

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POMPEO Morto Crasso nella battaglia di Carre, chiusa l’alleanza con Cesare, fu da lui sconfitto a Farsalo.

POMPEO

SI AFFRONTARONO IN UNA PARTITA LETALE

allora, fu solo questione di tempo: Roma era troppo piccola per due conquistatori del calibro di Cesare e Pompeo, e la collaborazione che tanti vantaggi aveva portato a entrambi – più a Cesare, in verità – in occasione del triumvirato lasciò presto il passo alla sfida per il dominio dell’Urbe. Con una differenza: Cesare voleva il potere assoluto, Pompeo si limitava ad aspirare a essere il primo a Roma.

In cammino verso l’Urbe. Cesare trascorse gli ultimi anni del suo lungo proconsolato in Gallia a cancellare gli ultimi residui di opposizione, per potersi assicurare le retrovie e lanciare le sue tante legioni alla conquista del mondo romano. Nell’Urbe i suoi avversari politici non vedevano l’ora di arrestarlo e processarlo per i reati di corruzione di cui si era macchiato. Allora come ora, una carica politica garantiva 29


SOLDATI

Prima dell’Unità NEL 1859, ALLA VIGILIA DELLO SCOPPIO DELLA SECONDA GUERRA D’INDIPENDENZA, L’ITALIA ERA ANCORA SUDDIVISA IN SEI STATERELLI, CHE NEL GIRO DI DUE ANNI SAREBBERO SCOMPARSI PER DARE VITA AL REGNO D’ITALIA. ECCO COM’ERANO I SOLDATI PRE-UNITARI Testi di Gabriele Esposito Illustrazioni di Giuseppe Rava

VOLONTARIO DEI “CACCIATORI DELLE ALPI”

La lotta al brigantaggio

Sopra, l’esercito piemontese in azione contro il fenomeno del brigantaggio nel Meridione. Da sinistra, un appuntato dei Carabinieri Reali, una guardia doganale, un tenente dei Bersaglieri montati. In primo piano, un brigante calabrese.

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ZAPPATORE DEL 1° BATTAGLIONE GENIERI


1859 REGNO DI SARDEGNA

L’esercito piemontese

L’

esercito del Regno di Sardegna (cioè del Piemonte) era il migliore in assoluto tra quelli attivi nella penisola italiana; ma ciò era vero da un punto di vista qualitativo più che quantitativo, dato che l’esercito borbonico poteva vantare più o meno gli stessi numeri di quello piemontese. Storicamente le truppe sarde avevano sempre avuto standard di servizio paragonabili a quelli dei maggiori eserciti europei: fin dalla seconda metà del XVII secolo, infatti, avevano preso parte a molte guerre continentali sia al fianco che contro alcune delle maggiori potenze dell’epoca. Dopo la parentesi napoleonica, i Savoia ricostruirono gradualmente le loro forze armate in modo da aumentarne l’efficienza: fondamentali furono le riforme del giovane sovrano Carlo Alberto, che negli anni ’40 dell’Ottocento modernizzò l’apparato militare sardo.

SOLDATO DEL 1° BATTAGLIONE BERSAGLIERI

La riforma. Nonostante gli sforzi, nel biennio 1848-49 l’esercito piemontese andò incontro a una serie di rovesci militari contro gli austriaci nella Prima guerra d’indipendenza, ma questo rafforzò le riforme già in atto. A partire dal 1850, sotto la guida intelligente di Alfonso La Marmora (il fondatore dei bersaglieri), l’esercito del Regno di Sardegna fu completamente riorganizzato introducendo un nuovo sistema di coscrizione obbligatoria, migliorando gli equipaggiamenti e aumentando il numero di unità leggere. I piemontesi presero parte alla Guerra di Crimea ed ebbero la possibilità di combattere con i migliori contingenti militari dell’epoca. Nel 1859 l’esercito comprendeva le seguenti unità: una brigata di fanteria della guardia (“Granatieri di Sardegna”), 18 brigate di fanteria di linea (ciascuna su 2 reggimenti), 10 battaglioni di bersaglieri (fanteria leggera), 4 reggimenti di cavalleria di linea, 5 reggimenti di cavalleria leggera (cavalleggeri), un reggimento di artiglieria da campagna (su 6 brigate a piedi e una a cavallo), un reggimento di artiglieria da guarnigione (su 2 brigate), un reggimento di operai d’artiglieria e pontieri (su 2 brigate), un reggimento del genio (zappatori), 4 compagnie del treno (per i trasporti dell’esercito) e un battaglione di fanteria di marina (“Real Navi”). In aggiunta, c’erano il corpo dei Carabinieri Reali (fondato nel 1814) e la Guardia nazionale (raramente impiegata prima del 1861). Reclutamento e addestramento. Dal 1854 tutti i cittadini maschi e sani erano tenuti a prestare servizio di leva a 21 anni. Per estrazione si veniva destinati a due tipi diversi di “ferma”: quella d’ordinanza (che prevedeva da 4 a 6 anni di servizio, in base all’arma cui si veniva destinati) oppure quella provinciale (che prevedeva 5 anni di permanenza nella riserva, con 40 giorni di addestramento obbligatorio ogni anno).

SOLDATO DEL REGGIMENTO “GENOVA CAVALLERIA”

Uniformi ed equipaggiamento. Alla vigilia della Seconda guerra d’indipendenza, l’esercito piemontese indossava le uniformi previste dal regolamento del 1850. Si trattava di tenute sobrie, vagamente ispirate alla coeva moda militare francese, ma con alcuni caratteri distintivi. La fanteria di linea era armata con il fucile da fanteria mod. 1844, una copia piemontese del fucile da fanteria francese modello 1842; i bersaglieri, invece, usavano una loro specifica carabina corta e rigata (carabina mod. 1856) dalle prestazioni eccellenti. L’artiglieria impiegava cannoni da 16 o da 8 libbre e obici da 15 cm; i cannoni erano trasportati sugli ottimi carriaggi ideati da Giovanni Cavalli e introdotti a partire dal 1843. 57


LE GUERRE DI OGGI

Dai variaghi a Putin

RUSSI E UCRAINI HANNO RIAPERTO NEGLI ULTIMI ANNI UN CONFLITTO CHE SEMBRAVA ARCHIVIATO UN SECOLO FA. DALL’OCCUPAZIONE DELLA CRIMEA AGLI ACCORDI DI PACE, ECCO COM’È ANDATA

L

a storia dell’Ucraina è parte fondante della Grande Russia fin dal Medioevo, quando in quel vasto territorio si insedia la Rus’ di Kiev, uno Stato monarchico in mano al capo variago Rjurik. Questo guerriero, intorno al IX secolo, dà vita al nucleo originario della potenza russa. Sotto Pietro il Grande. Nel XVIII secolo l’area diventa uno dei tasselli dell’Impero russo dello zar Pietro I. Nel ’900, in seguito alla Rivoluzione bolscevica, l’Ucraina si divide in tre Stati. Ne nasce una Guerra ucraino-sovietica (1918-1922), che si conclude con l’annessione all’URSS. Alla dissoluzione del gigante sovietico, la regione avvia un processo di separazione, fino all’atto di indipendenza del 1991. Nel 2004 il Paese vive una “rivoluzione arancione” e si avvicina all’Europa, che vede in quest’area un baluardo contro l’espansionismo russo. Ma crisi politiche e imponenti movimenti di piazza sfociano nella “rivoluzione ucraina del febbraio 2014” (contro il presidente Yanukovich, che si rifiuta di firmare l’accordo di associazione con la UE). La Russia non sta a guardare: l’area è un nodo strategico attraverso il quale transita il gas russo venduto all’Occidente. Quando Yanukovich viene esautorato, Putin ordina l’operazione militare per annettere la Crimea, abitata da una popolazione a maggioranza russa. L’obiettivo è riportare l’Ucraina sotto l’influenza di Mosca.

di Fabio Riggi

UCRAINA 2014-2015

PRIMA LINEA

La celebre foto di Jerome Sessini mostra gli scontri di piazza a Kiev: sulle barricate, anche un prete ortodosso che benedice i manifestanti. Questo scatto del 20 febbraio 2014 racconta l’ultima “battaglia”, l’atto finale di una serie di disordini iniziati nel novembre 2013 sotto il nome di Euromaidan, dall’hashtag usato in rete (la parola maidan da allora è divenuta celebre; in alcune lingue significa per l’appunto “piazza”).

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J. SESSINI/MAGNUM PHOTOS/ CONTRASTO

LA RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO

DON


D

al 2014 al 2015 i cieli dell’Europa dell’Est vengono squarciati dalle scie luminose dei traccianti e dal rombo di tuono dell’artiglieria. Durante la Guerra russo-ucraina le strade si riempiono di carri armati bruciati dalle fiamme e gli edifici vengono sventrati dalle esplosioni, scene che non si vedevano dal secondo conflitto mondiale. Dopo l’occupazione russa manu militari – seppur virtualmente incruenta – della Crimea, sull’Ucraina Orientale, nella regione del Donbass , iniziano a spirare impetuosi venti di guerra. Nella primavera del 2014 le popolazioni di etnia russa dei distretti di Donetsk e Lugansk si sollevano contro le autoDonbass Nome derivato dalla contrazione di Donetsky Bassein, il bacino minerario situato lungo il corso meridionale del fiume Donetsk.

rità ucraine, sobillate da quella che molti esperti ritengono una sofisticata campagna di “operazioni sulle informazioni” attuata da Mosca, e condotta con ben studiate tecniche di manipolazione e gestione dei mass media, nel quadro del concetto di “guerra ibrida” (v. riquadro a pag. 67). Un aiuto esterno. Occupati con la forza edifici governativi e basi militari, entro la fine di maggio i rivoltosi proclamano l’indipendenza delle due repubbliche di Donetsk e Lugansk procedendo alla costituzione di milizie armate. Ben presto risulta chiaro che una così rapida creazione di queste formazioni è stata possibile solo grazie al supporto tecnico e operativo del loro principale sponsor: la Russia. Dopo aver dovuto cedere senza colpo ferire la Crimea, di fronte al rischio di perdere un’altra ampia porzione del suo territorio – peraltro da sempre sede di importanti infrastrut-

BASS


SECONDA GUERRA MONDIALE

ERANO RAGAZZI, A VOLTE BAMBINI, MA FURONO ADDESTRATI COME COMMANDOS, DIVENTANDO BANDE DI GUERRIGLIERI SPIETATI PRONTI A DIFENDERE IL TERZO REICH GIUNTO ALLA FINE

WERWOLF di Marco Lucchetti

I lupetti mannari di Hitler


LA GIOVENTÙ DEL FÜHRER

INTERFOTO/ARCHIVI ALINARI

20 aprile 1945: il Führer saluta i membri della HitlerJugend. Muore suicida 10 giorni dopo, nella Berlino accerchiata dai sovietici.

POPPERFOTO/GETTY IMAGES

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er wolf (in inglese “werewolf”) significa “lupo mannaro”, ma nei terribili ultimi mesi della Seconda guerra mondiale tale definizione non riguardava antropomorfe creature dell’orrore che vagavano nelle notti di luna piena per sterminare i nemici del Terzo Reich. Questo nome era stato dato a commandos nazisti composti di soli ragazzi, organizzati a partire dall’autunno del 1944 nell’ambito delle SS con l’incarico di compiere azioni di sabotaggio e di guerriglia nelle zone della Germania che sarebbero state occupate dagli Alleati. L’origine del nome è incerta, confondendosi spesso con il termine Wehrwolf, che si pronuncia alla stessa maniera, ma che significa “esercito del lupo”: probabilmente si ispirava al titolo del romanzo di Hermann Löns (v. copertina sopra), pubblicato per la prima volta nel 1910. La genesi. Alla fine dell’estate del 1944, Heinrich Himmler, in una riunione con il capo della Gioventù hitleriana (Hitler-Jugend) Artur Axmann, l’SS Hans-Adolf Prützmann, il capo della RSHA (Direzione generale per la Sicurezza del Reich) Ernst Kaltenbrunner e il Waffen-SS Otto Skorzeny, espose un piano, l’Unternehmen (“operazione”) Werwolf, ordinando a Prützmann di organizzare truppe d’élite di volontari per operare segretamente dietro le linee nemiche. Queste unità dovevano essere legittime formazioni militari in uniforme, addestrate nello stesso modo delle Forze Speciali Alleate, in particolare 71


UNIFORMOLOGIA

XV-XVI SECOLO

ECCO LE TRUPPE DI VLAD DI VALACCHIA, STEFANO DI MOLDAVIA E MATTIA CORVINO, CHE COMBATTERONO GLI OTTOMANI PER DIFENDERE L’EUROPA di Raffaele D’Amato Illustrazioni di Giorgio Albertini

L’ESERCITO DI

DRACULA 76


N

el 1453 Costantinopoli cadde davanti all’avanzata dei Turchi ottomani, e l’espansione della Sublime Porta si diffuse a macchia d’olio in tutta l’Europa Orientale. Nei Carpazi, in quella che oggi è la Romania, non vi era nessuna idea di una possibile nazione, ma la terra era divisa in tre potentati, la Transilvania (sotto forte influenza ungherese e principalmente di religione cattolico-romana), la Moldavia e la Valacchia (di religione greco-ortodossa), che si battevano per acquistare la loro completa indipendenza. Fu così che durante la seconda metà del XV secolo e il primo quarto del XVI il potente Impero ottomano, ormai padrone dei Balcani e dell’Europa Orientale, fu sfidato da tre principi, considerati dal papa come grandi difensori della cristianità: Mattia Corvino, re di Ungheria e già signore di Transilvania per eredità di suo padre, Janos Hunyadi; Stefano di Moldavia, più tardi soprannominato “il grande”; e Vlad III Dracula (detto “Tepes”, l’impalatore), la cui famiglia, i Draculesti, discendeva direttamente da Mircea il Grande e il cui coraggio divenne famoso nelle terre in cui era parlata la lingua rumena. La leggenda si impossessò di quest’ultimo principe, valoroso quanto crudele e sanguinario, e lo trasformò in Dracula il vampiro (v. a pag. 81). Valacchi e Moldavi. Le forze armate della Valacchia e della Moldavia erano principalmente composte da due distinti elementi: il “piccolo” (oastea mică) e “grande” esercito (oastea mare). Mentre quest'ultimo formava la massa dell’armata, il

1448 D.C. VOIVODA VLAD III TEPES, NEL SUO PRIMO VOIVODATO DI VALACCHIA

Il voivoda indossa il costume di un boyar, o nobile delle aree sotto la sovranità ottomana, copiato dagli affreschi del monastero di Voronets. Si notino il suo lungo mantello dalle false ed esagerate maniche, la mazza da guerra (buzdugan) da un originale del XV secolo preservato nel museo di Bucarest (usata anche come simbolo di comando), l’alto scudo (pavăză) in stile pavese di tipo balcanicoungherese, piuttosto che ottomano. La sella e gli stivali, invece, sono decisamente di origine turca.

piccolo era formato da forze di cavalleria e fanteria, che comprendevano la guardia del principe (voivoda), le truppe di guarnigione, le truppe dei nobili, i Boiari (slugi), e le cosiddette “bandiere distrettuali”, formate dalle guarnigioni delle fortezze e da agricoltori possidenti guidati da sceriffi distrettuali (pircalabi). L’elemento principale era formato dai curteni (o cavalieri di corte), cioè le guardie: uomini che servivano nella locale amministrazione militare, o ancora mercenari, soprattutto ungheresi. Durante il principato di Dracula la maggior parte dei curteni era fornita dai viteji, agricoltori possidenti promossi a far parte della nobiltà minore per i loro atti di coraggio. Nella Moldavia di Stefano i viteji costituivano una forza militare (cavalleria d’élite) di importanza ancora maggiore, accanto ai voinici o junaci, la fanteria del “piccolo” e “grande” esercito. Ungheresi e Transilvani. In molti aspetti, l’esercito transilvano-ungherese era invece una notevole mistura di mercenari, volontari stranieri e milizie locali. Mattia Corvino fu famoso per la sua forza permanente di mercenari (prevalentemente Boemi hussiti e Moravi, polacchi, serbi e cavalieri pesanti tedeschi). Era la famosa “Armata nera”, un esercito stabile mantenuto attraverso la riscossione di tasse ad hoc cui erano soggetti anche i nobili, formata da circa 30.000 uomini ben armati, contraddistinti dalle loro armature brunite e pagati 66 ducati all’anno. Accanto a loro combattevano le milizie feudali ungheresi, formate da fanti e cavalieri pesanti, cavalleria cumana, slavi e guerrieri balcanici. d

1470-1480 D.C. ESECUTORE VALACCO

Il boia del principe Vlad III, uno dei tanti servitori (libertinii) deputati all’impalamento e all’esecuzione delle sue disgraziate vittime, è copiato da una pittura raffigurante Vlad e i suoi carnefici durante l’esecuzione di Sant’Andrea, conservata alla Österreichische Galerie Belvedere (Vienna). Impugna una spada (spangă) da esecutore, proveniente da Brasov, lunga 108,7 cm e dotata di 6 scanalature per lo scorrimento del sangue, con guardia a forma di croce e pomello a sezione ottagonale.

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