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Dentro il tunnel

Non sono tempi facili ma impegno e qualità sono armi vincenti. A Chieti l’impresa

familiare Frezza

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di Elisabetta Tufarelli

Siamo in pieno territorio abruzzese, nell’entroterra di Chieti, a Miglianico, dove incontriamo Mario Frezza che, insieme alla madre Concetta e al padre Giuliano, conduce una piccola impresa associata alla FIIAF, l’associazione che riunisce le imprese agricole familiari di Confagricoltura. “Mi occupo praticamente da sempre dell’azienda della mia famiglia dove, in parte in pieno campo e in parte in serra, coltiviamo ortaggi”. Mario, che adesso ha trentanove anni, si è impegnato in agricoltura immediatamente dopo il diploma, insieme ai suoi, manda avanti direttamente i quasi quattro ettari in proprietà e comodato d’uso. “I nostri tunnel - spiega Mario - non sono riscaldati, ma ci permettono comunque di produrre fuori stagione, consentendoci di offrire prodotti più salutari con un miglior controllo dei fattori climatici e un minore impatto ambientale”. L’impresa familiare produce per la maggior parte ortaggi: pomodori, melanzane, peperoni, fagioli, fagiolini, zucchine e cetrioli. “Commercializziamo direttamente i nostri prodotti, rigorosamente a chilometro zero -

Dentro il tunnel

mette in evidenza - attraverso la vendita diretta tutti i giorni della settimana in un banco nel nostro paese, a Piazza Malta, il luogo storico dove comprare le verdure prodotte direttamente dagli agricoltori della zona. In più, da una quindicina d’anni, ogni domenica, andiamo anche al mercato di Guardiagrele, un grosso centro ai piedi della Maiella”. La pandemia vi ha creato problemi? “Dal punto di vista strettamente commerciale no, perché i consumatori ora prestano maggiore attenzione agli acquisti, premiando la vendita dal produttore al consumatore. Economicamente non abbiamo riscontrato variazioni, ma abbiamo dovuto prestare molta attenzione ed applicare tutte le misure sanitarie necessarie. Ad esempio, al mercato, per evitare ogni tipo di assembramento, abbiamo creato percorsi differen-

Ortaggi prodotti in serra fredda e vendita diretta

Dentro il tunnel

serra è già tutto pronto, aspettiamo che le temperature si alzino un po’. Contiamo, fra qualche giorno, appena migliora il tempo, di iniziare con i trapianti di pomodoro. Siamo molto attenti in questa fase: le piantine sono estremamente delicate e non possiamo rischiare di essere troppo frettolosi compromettendo il nostro lavoro”. L’impresa familiare, pur non essendo bio, presta molta attenzione alla qualità e alla salubrità degli ortaggi che produce. “Tutta la nostra verdura - mette in evidenza Mario Frezza - può definirsi sostenibile. Intervengo molto poco e solo quando è strettamente necessario sulle colture”. Progetti futuri per la vostra impresa? “Tanti. Desidero - conclude l’associato Fiiaf - sviluppare sempre di più la nostra azienda familiare. È la mia vita: lavoro su questi campi da quasi venti anni con grande impegno e passione e intendo continuare a farlo”. nnn

La famiglia Frezza

ziati davanti al nostro banco”. Per quanto riguarda la coltivazione a che punto siete? “In questo momento - chiarisce Mario - siamo in una fase non particolarmente attiva e posso dedicarmi di più alla famiglia: sono sposato da due anni con Sabrina e, quattro mesi fa, è nata nostra figlia Pernilla. Qui in campagna fa freddo, le temperature sono tuttora basse e c’è ancora troppa brina in campo. E anche se in

VIA ALL’ITER PER ABROGARE LEGGE DEL 1992

Referendum sulla caccia?

Con uno scarno comunicato apparso sulla Gazzetta Ufficiale n. 35/2021 la cancelleria della Corte suprema di Cassazione, in data 10 febbraio 2021, ha dato notizia di avere accolto a verbale e dato atto della dichiarazione resa da tredici rappresentanti di altrettante associazioni ambientalistiche di voler promuovere la raccolta di almeno cinquecentomila firme di elettori per ottenere la promulgazione di un referendum nazionale finalizzato all’abrogazione della legge 11 febbraio 1992 n. 157 inerente le “Norme per la protezione della selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. Potrebbe sembrare anche un argomento di scarso se non marginale interesse per degli imprenditori agricoli. Per contro molti agricoltori potrebbero anche gioire in quanto l’impossibilità di esercitare - come si propongono di ottenere i promotori del referendum - una qualsiasi attività venatoria priverebbe di significato anche la disposizione normativa di cui all’art 842 cc: “Il proprietario di un fondo non può impedire che vi si entri per l’esercizio della caccia, a meno che il fondo sia chiuso nei modi stabiliti dalla legge sulla caccia o vi siano colture in atto suscettibili di danno. Egli può sempre opporsi a chi non è munito della licenza rilasciata dall’autorità”. Si tratta di una norma unica in Europa e non solo, che permette ai cacciatori italiani di accedere sui terreni altrui senza la necessità di una preventiva autorizzazione da parte del proprietario o di chi esercita attività d’ impresa su tali territori. Nella realtà però, qualora il percorso appena avviato andasse in porto ed il referendum abrogativo si dovesse tenere e poi avere un esito favorevole, la situazione si rivelerebbe molto più complicata e preoccupante di quella che anche gli stessi promotori ritengono. L’abrogazione della 152/92 non solo impedirebbe di fatto ogni attività venatoria, ma creerebbe un preoccupante vuoto normativo. Le imprese agricole vedrebbero difatti nel volgere di poco tempo la loro attività produttiva condizionata e falcidiata dall’insostenibile ed incontrollata pressione esercitata da una fauna selvatica non più in alcun modo controllata e gestita. La popolazione - non solo quella delle aree rurali - vedrebbe crescere in modo esponenziale i rischi per la propria incolumità. L’aumentata e soprattutto eccessiva pressione faunistica - si veda cosa sta succedendo per l’ormai cronica mancanza di una seria gestione degli ungulati che dimorano indisturbati anche nei territori urbani - farebbe difatti correre non pochi e seri pericoli. Per rendersi realmente conto di quale potrebbe essere di qui a breve la situazione basti pensare ai numerosi incidenti (in alcuni casi purtroppo anche mortali) già oggi causati dall’abnorme e mal gestita popolazione di cinghiali. Spesso in troppi spinti, da un ambientalismo non ragionato, si dimenticano e pongono in secondo piano quello che rappresenta l’elemento fondamentale di uno sviluppo armonico, ossia il coniugare la gestione della fauna e della biodiversità con la salvaguardia ed il mantenimento sul territorio di un’adeguata ed economica presenza di attività produttive. Occorre considerare che la

principale causa del depauperamento della fauna selvatica autoctona ed il progressivo impoverimento della biodiversità - a differenza di un credere comune che lo imputa all’eccessivo prelievo venatorio - deriva in gran parte dall’abbandono produttivo delle campagne. La perdita di numerosi elementi di biodiversità e la rarefazione di molte specie autoctone, con il contestuale incremento di altre, scaturisce dalla mutata destinazione dei terreni e dalla sempre più massiccia e vasta presenza di aree incolte ed abbandonate; in esse tali specie non solo non trovano più un sufficiente sostegno alimentare, ma sempre più di frequente entrano in conflitto alimentare e preda di invasive di specie nocive autoctone ed alloctone. Non si parla solo di lupi, ma anche di volpi e poi di corvi, cornacchie, taccole, piccioni, storni, gabbiani, cormorani svassi, di cui è aumentata in modo esponenziale la pressione numerica, anche a seguito delle limitazioni imposte ad efficienti ed indispensabili azioni di gestione e contrasto. Spesso auspicando o imponendo azioni diffuse di tutela integrale, ci si dimentica come sia invece interesse comune adottare misure di gestione che garantiscano la continuità dell’attività produttiva agricola (senza di cui vengono meno indispensabili azioni di presidio e controllo del territorio) e che siano elemento di tutela di un patrimonio straordinario ed unico al mondo per valore storico, paesaggistico, culturale e ambientale. Lo svolgimento di un referendum cosi concepito appare quantomeno inopportuno, mentre sarebbe auspicabile che tutti gli attori interessati (agricoltori, cacciatori, ambientalisti, rappresentanti della società civile) affrontassero con spirito costruttivo la revisione della legge 152/92, in modo da concordare e definire gli obiettivi ed i principi di una corretta gestione della fauna selvatica. Quel che occorre - come da tempo sostenuto dalle rappresentanze degli istituti privati di gestione e produzione di selvaggina - è abbandonare le false certezze che hanno guidato i diversi approcci, per giungere - consapevoli che lo sviluppo e la salute della fauna selvatica non può che passare attraverso la realizzazione di una consapevole e corretta gestione delle popolazioni animali - ad una costruzione normativa che coniughi, come avviene nel resto del mondo, i diversificati interessi di tutti gli attori.

FROSINONE CONTENIMENTO CINGHIALI

Confagricoltura Frosinone segnala la necessità di ridurre il numero dei cinghiali che devastano i raccolti, mandando in fumo il duro e lungo lavoro degli agricoltori ciociari e i loro investimenti, mettendo a rischio la sicurezza delle persone con incidenti stradali. “La provincia è invasa - sottolinea il presidente Vincenzo del Greco Spezza -. Ben venga dunque un ridimensionamento controllato degli esemplari. Non deve essere però un via libera generalizzato. Vanno regolamentati gli ingressi dei cacciatori nei boschi di proprietà privata, perché molti agricoltori hanno espresso timore per la propria sicurezza. Lavorare con la presenza dei cacciatori è pericoloso”. Il presidente di Confagricoltura Frosinone lancia un appello: “I nostri uffici stanno già effettuando riunioni di zona con esperti legali per vagliare tutte le ipotesi e assistere gli agricoltori danneggiati, ai quali chiediamo di contattarci per avere il supporto necessario alla richiesta di ristori”.

CERTIFICAZIONE FORESTALE IN VENETO

Bosco sostenibile

Salgono a oltre 52 mila gli ettari in Veneto che possono fregiarsi del marchio di “Gestione forestale sostenibile”. Si tratta del marchio internazionale Pefc - Programme for endorsement of forest certification schemes - assegnato ad enti e privati che garantiscono una buona gestione delle foreste, mantenendone la biodiversità e la capacità di rinnovamento senza comportare danni ad altri ecosistemi. New entry del progetto di certificazione, di cui è capofila Confagricoltura Belluno in collaborazione con Confagricoltura Veneto, sono in provincia di Belluno i Comuni di Calalzo, Lamon, Longarone e Seren del Grappa, che si aggiungono a 15 Regole (Comelico, Auronzo, Vigo) e ai Comuni di Mel e Trichiana, raggiungendo quota 23.237 ettari. Ma il progetto piace anche alla provincia vicentina, dove sono entrati i sette Comuni dell’Altopiano di Asiago, oltre a Caltrano, Calvene, Lugo e Valbrenta, per un totale di 27.399 ettari di bosco sostenibile. Nell’Alta Marca trevigiana hanno aderito invece Miane, Pieve del Grappa e Valdobbiadene, per un totale di 1.180 ettari.Il certificato di sostenibilità è intestato a Confagricoltura Veneto, mentre Confagricoltura Belluno rappresenta il gestore e coordinatore del gruppo, denominato Veneto Foreste. La certificazione di “Gestione forestale sostenibile” garantisce al consumatore finale che i prodotti (il legno o un suo derivato, come la cellulosa, ma anche i prodotti forestali non legnosi, come funghi, tartufi, frutti di bosco, castagne) derivino da foreste gestite in maniera legale e sostenibile, quindi che non provengano da tagli illegali o da interventi irresponsabili, che possono portare all’impoverimento o alla distruzione delle risorse forestali. Il bosco copre circa il 25% della superficie regionale. La certificazione è un passo avanti importante per valorizzare i nostri boschi, che vantano legni molto pregiati e può servire, in un’ottica futura, a creare filiere che portino lavoro e occupazione.

CONFAGRI SIENA SU LAVORO AGILE

Smart working

Il Coronavirus e la pandemia hanno inciso profondamente sulla vita quotidiana, cambiando in modo repentino abitudini e stili di vita. A subirne maggiormente le conseguenze è stato il mondo del lavoro, che ha dovuto adattarsi nei tempi e negli spazi a una nuova routine. Di questo, tra vantaggi e criticità, si è parlato in occasione del convegno online “Smart working. Il lavoro agile nel settore privato: prospettive e opportunità oltre l’emergenza”, organizzato dall’Unione provinciale agricoltori di Siena, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali dell’Università di Siena. All’incontro hanno partecipato, in qualità di relatori, professori universitari, avvocati giuslavoristi, rappresentanti istituzionali, politici italiani ed europei. “Abbiamo organizzato questo incontro - ha detto il direttore dell’Unione agricoltori, Gianluca Cavicchioli - perché riteniamo importante analizzare le difficoltà emerse e alcuni aspetti meritano un approfondimento. Serve ottimizzare questa risorsa e capire soprattutto come ottimizzarla”. “Il nostro settore è interessato allo smart working, perché esiste un’agricoltura moderna, multifunzionale, che sempre di più si avvicini come forma imprenditoriale agli altri settori produttivi”. Così Roberto Caponi, avvocato e responsabile dell’area sindacale e welfare di Confagricoltura nazionale, intervenuto al webmeeting. In merito alla disciplina del lavoro agile, Caponi ha voluto sottolineare che per la sua applicazione occorre evitare una iper regolamentazione legislativa. “Credo - ha aggiunto - che un ruolo importante possa essere svolto dalla contrattazione collettiva, per mantenere la flessibilità dello strumento e consentire comunque di renderlo utile. C’è la necessità, visto che sarà destinato a durare nel futuro, di capire come possa essere regolamentato ed i problemi operativi che esistono attualmente”.

CATANIA PIOGGIA DI LAPILLI

”La pioggia di lapilli e l’enorme quantità di cenere che si è riversata sulla provincia etnea ha provocato danni ingenti al settore agricolo. Sono migliaia le aziende agricole, agrumicole, orticole, florovivaistiche e vitivinicole che stanno subendo danni incalcolabili. Intere produzioni danneggiate in maniera irreversibile stanno mettendo in ginocchio le imprese, già duramente provate da un anno di pandemia e di contrazione economica”. Ad affermarlo è il presidente di Confagricoltura Catania, Giovanni Selvaggi. Le aree più colpite sono quelle della fascia pedemontana, ma anche Giarre, Acireale, Fiumefreddo, e ampie zone della piana di Catania. “Urge una ricognizione dei danni; chiediamo l’intervento dell’assessore all’Agricoltura della Regione Sicilia affinché la situazione sia dichiarata emergenza nazionale. Chiediamo al governo di disporre l’immediata sospensione di versamenti Inps, dei mutui agrari e cambiali per almeno un anno. Serve essere concreti: non vogliamo promesse, ma misure immediate, visto che ancora aspettiamo i soldi dell’alluvione del 2018. Invitiamo gli agricoltori a segnalare agli uffici di Confagricoltura Catania e provincia danni e disagi”.

PROGETTO FORMATIVO DI CONFAGRI DONNA

Comunicare l’impresa

Che l’agricoltura abbia riacquistato il suo ruolo primario non c’è dubbio, ma bisogna anche rendersi conto della necessità di promuovere e valorizzare l’imprenditoria femminile. Sono 200 mila le imprese agricole condotte da donne, che rappresentano quasi un terzo dell’intero settore. “Alcuni amici giornalisti, che non si occupano di agricoltura - ha sottolineato Alessandra Oddi Baglioni - sono stati coinvolti in un webinar formativo per spiegarci, ‘dall’altra parte della barricata’, come comunicare meglio il nostro mondo e le nostre realtà”. Così, dopo aver affrontato il tema della comunicazione in generale, soffermandoci sulla sua evoluzione, dalla stampa ai social, le numerose partecipanti hanno approfondito come viene percepita l’agricoltura e quali aspetti comunicare dell’impresa agricola declinata al femminile. Melania Aloia ha approfondito la strategia digitale, Flavia Amabile ha sottolineato gli aspetti dell’attualità, con Vittorio Ferla sono stati affrontati gli argomenti e come presentarli, mentre Sergio Luciano ha fatto una panoramica economica mettendo in evidenza l’importanza della programmazione e dell’autocritica. Daniela Carlà fondatrice e coordinatrice di “Noi rete donne” ha chiuso il partecipatissimo webinar.

AUDIZIONI ALLA CAMERA

Promuovere e valorizzare l’imprenditoria femminile in agricoltura significa sostenere lo sviluppo del Paese dal punto di vista produttivo, ma anche sociale e umano, dal momento che ancora molto resta da fare per raggiungere la parità e l’uguaglianza di genere. Così Agrinsieme - il coordinamento che riunisce Confagricoltura, Cia-Agricoltori italiani, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari - intervenendo in audizione in Comagri Camera nell’ambito dell’esame del ddl su disciplina dell’agricoltura multifunzionale e promozione dell’imprenditoria e del lavoro femminile nel settore agricolo. Analogamente, Alessandra Oddi Baglioni (intervenendo per Confagricoltura Donna) si è soffermata sulla necessità di accelerare sull’istituzione del “Comitato Impresa Donna”, auspicando che le assicurazioni di Mario Draghi si concretizzino in provvedimenti specifici per investire sull’imprenditoria femminile.

CONCORSO “DONNE E SOSTENIBILITÀ IN AGRICOLTURA” in concomitanza del 7° Censimento generale

dell’Agricoltura dell’Istat. L’obiettivo è mettere in evidenza i tanti talenti femminili che operano in un’ottica green e innovativa nel settore primario. Saranno selezionate storie e progetti di quelle agricoltrici che si distinguono per ridurre l’impatto della propria attività sull’ambiente, preservando l’ecosistema generale. Ci si potrà candidare, fino al prossimo 31 maggio, direttamente sul sito ufficiale del 7° Censimento generale dell’Agricoltura (7censimentoagricoltura.it)

PRIMA RIUNIONE DEL CONSIGLIO NAZIONALE

Next generation farming

È stato un Consiglio nazionale - il primo dell’anno - molto partecipato quello che si è svolto l’8 marzo, in parte in presenza a Palazzo della Valle, in parte da remoto, per i Giovani di Confagricoltura - Anga. Dopo l’apertura dei lavori, in cui il presidente Francesco Mastrandrea ha illustrato la complessità della situazione politica che stiamo vivendo, si è fatto il punto su quanto è stato fatto negli ultimi mesi. L’impegno dell’Anga ha visto da settembre ad oggi, tra le altre cose, vari webinar formativi e informativi sui vari comparti produttivi, con i delegati Anga delle Federazioni nazionali di prodotto: le biotecnologie applicate ai vitigni per renderli più resistenti, l’utilizzo delle luci a led nelle serre per aumentare le rese delle piante, sono stati alcuni dei temi dei momenti di alta formazione organizzati con esperti di settore e docenti universitari, per approfondire le problematiche, ma anche le principali novità all’avanguardia per i vari comparti. Il Consiglio è stato anche il momento per delineare e condividere le prossime attività che vedranno i Giovani di Confagricoltura impegnati: una serie di webinar informativi di contrasto alle fake news; i lavori del tavolo interassociativo IMPatto Giovani, di cui l’Anga fa parte, con altre dodici associazioni di categoria giovanili, per la presentazione ai decisori politici di position paper che raccolgano le esigenze dei giovani imprenditori dei principali settori produttivi; tre convegni con l’ANPA, l’Associazione Nazionale dei Pensionati Agricoli sulla storia dell’agricoltura, dei consumi italiani e di Confagricoltura; un virtual Roadshow, con varie tappe “in tutta Italia” in collaborazione con varie sedi di Confagricoltura, per far conoscere Anga a nuovi potenziali associati; la prosecuzione del lavoro all’interno del Ceja; la costituzione di tre gruppi di lavoro, uno sul Credito, uno sull’Innovazione e uno sulla PAC, i cui lavori saranno la base di partenza per le attività del Convegno Quadri del 2022. Intanto è partita la nuova campagna di comunicazione “Next Generation Farming” (v. pag. 67, ndr), con l’invito a far parte della nuova generazione di giovani imprenditori agricoli. IL PUNTO

Istruzione, politica degli investimenti e ricerca, che oggi sono voci importanti nell’agenda del Premier Draghi, sono anche gli ambiti di cui ci occupiamo primariamente come Giovani di Confagricoltura - Anga, e oggetto di proposte che abbiamo fatto ai decisori politici. Attinente a questi ambiti, altro tema chiave per l’Anga è quello del ricambio generazionale, da cui oggi l’agricoltura non può più prescindere. L’accesso alla terra, gli investimenti in innovazione, la presenza sui mercati e soprattutto la formazione manageriale sono elementi che possono facilitare ed incentivare il ricambio generazionale nel nostro mondo. L’agricoltura italiana necessita di un futuro orientato alla produttività e alla competitività e il patto tra generazioni è il miglior ingrediente per realizzarlo: è bene dunque che anche questo sia nell’agenda dei decisori politici. Francesco Mastrandrea presidente nazionale Anga

WEBINAR ANGA SULLE COLTURE PROTETTE

Luce a led nelle serre

I nuovi metodi di coltivazione, in particolare l’utilizzo delle luci a led nelle serre e all’interno delle colture protette, sono stati oggetto del webinar “Ortoflorovivaismo: l’evoluzione dei metodi di coltivazione e criticità di settore”, promosso dai Giovani di Confagricoltura - ANGA. Ad illustrare le novità nell’ambito delle coltivazioni in serra è stato il prof. Paolo Zanin dell’Università degli Studi di Padova. Perché usare la luce artificiale? Per stimolare nelle piante - ha spiegato Zanin - la funzione assimilativa, ovvero accelerarne la crescita; per incidere sulla funzione fotoperiodica, ovvero far giungere la fioritura in un determinato periodo; per agire sulla funzione della crescita e dello sviluppo e dei metaboliti secondari, come ad esempio gli aromi, nel caso di piante aromatiche, o i pigmenti, nel caso di piante da fiore. Innegabili i vantaggi di questa tipologia di lampade nelle serre, anche rispetto a quelle usate prima, ormai dismesse (a incandescenza, a fluorescenza, a ioduri metallici, ecc.): i led possono emettere la luce nella precisa lunghezza d’onda che stimola maggiormente certi processi di crescita nelle piante; hanno un basso consumo energetico e una lunga durata; non emettono calore; hanno flessibilità di installazione; non contengono materiali tossici. Il docente ha poi precisato che l’utilizzo non è ancora su larga scala, per via dei costi e perché gli effetti sulle piante devono essere ulteriormente studiati; certo è che l’utilizzo in serra di queste soluzioni si sta rivelando prezioso, sia per anticipare la crescita e ad esempio la fioritura, sia per aumentare in generale le rese delle piante. “Nuove frontiere, quindi, per un comparto che è sempre stato pioniere nell’innovazione - ha ricordato Claudio Previatello, rappresentante Anga della FNP Florovivaismo di Confagricoltura - e che deve essere messo nelle condizioni di continuare a innovare”. Il settore da sempre è il fiore all’occhiello della Liguria. Lo ha ricordato Riccardo Vignone, florovivaista di Albenga, che nell’azienda di famiglia, di 2500 metri quadri, coltiva piante aromatiche e piante da fiore, sia in serra che in campo. A ribadire che il florovivaismo è il pilastro dell’agricoltura ligure è stato anche Luca De Michelis, presidente di Confagricoltura Liguria, che ha sottolineato come il 95% della produzione florovivaistica ligure sia destinato all’export e come, a causa della pandemia, stia subendo delle contrazioni pesanti. Il webinar è stato l’occasione per avvicinare soci e addetti ai lavori alle novità di un comparto che - ha ricordato Previatello - rappresenta in Italia quasi 3 miliardi di euro di valore della produzione e 30 mila imprese.

g LUCE A SPETTRO SOLARE

Il sistema di illuminazione a led rispetto al tradizionale sistema di illuminazione basato sulle lampade ai vapori di sodio ad alta pressione - si legge nella “Guida tecnica e pratica” di Flora Led (Niteko srl a Montemesola TA) - ha una maggiore efficienza (del 40-60%) nella conversione dell’energia elettrica in energia elettromagnetica biologicamente attiva (radiazione fotosintetica attiva o, in breve, PAR). Le lampade a led non emettono un calore tale da bruciare le piante e ciò dà la possibilità di localizzare il flusso luminoso direttamente sulla fitocenosi e ridurre l’illuminazione nelle aree di passaggio. In questo modo il volume maggiore di PAR viene indirizzato nell’area della fitocenosi nella misura del 30-40% in più rispetto ad una illuminazione uniforme dell’area produttiva. Lampade, come quelle di Flora Led, sono progettate per fornire una luce a spettro solare; le piante ricevono radiazioni dell’intero intervallo biologicamente attivo, 380-780 nm, che influisce positivamente sui loro processi metabolici, con un effetto benefico sugli stessi. L’azienda tarantina, che ha grande esperienza in materia, ha collaborato anche con le autorità scientifiche russe per sviluppare alcuni prototipi di fitotroni per la coltivazione della lattuga e del cavolo nei voli spaziali.

I VOLTI DEL RICAMBIO GENERAZIONALE

Avvicendamento e avviamento

Il tema del ricambio generazionale è fortemente sentito dall’Anga, che è sempre stata attivamente impegnata per favorirlo. Da un lato l’avvicendamento tra generazioni, con la staffetta del testimone, dall’altro l’avviamento di nuove imprese young. Ne parliamo con Angela Di Carlo e Luigi Saviolo, presidenti rispettivamente di Anga Roma e Anga Piemonte. “I Giovani di Confagricoltura Piemonte - ci dice Saviolo - hanno intrapreso un dialogo con l’assessorato all’Agricoltura della Regione e con Ismea, per il superamento degli ostacoli che oggi frenano il passaggio del testimone in agricoltura”. “Non può che essere favorita la creazione di nuove imprese young - spiega Di Carlo -. Vanno premiati business plan affidabili, idee imprenditoriali solide, coraggiose e innovative e un impegno che alla fine porta pure benefici occupazionali e di sviluppo dei territori”. Il problema dell’accesso i due dirigenti anghini lo hanno vissuto sulla propria pelle. Angela ha 29 anni ed è titolare della Società Agricola Quattro A arl a Vallinfreda (Roma), un’azienda zootecnica con allevamento misto di ovini, bovini, asini e maiali. Un’impresa a gestione familiare, nata da zero, che - ci racconta - grazie al primo insediamento, ovvero alla misura 6.1 del PSR Lazio, ha ricevuto un finanziamento di 70 mila euro. Ciò ha consentito di avviare l’azienda e di poter realizzare una sala mungitura semiautomatica con 24 postazioni per ovini e due postazioni per gli asini. C’è in progetto, per il futuro, di produrre anche latte d’asina per la cosmesi e di diversificare la produzione. Così come un prossimo obiettivo è quello di realizzare un agriturismo. La sua è un’azienda ben strutturata, che non si è mai fermata, neppure durante il lockdown, e che non sarebbe stato possibile avviare - pone in evidenza - senza la misura 6.1 del PSR. Tra gli ostacoli incontrati lungo il percorso sicuramente il principale è stato la burocrazia e i tempi lunghi di erogazione del contributo (dal 2016 al 2020 per completare il tutto). “Ad un giovane che oggi si accinge a fare lo stesso percorso - precisa Angela - direi che ci vogliono coraggio, entusiasmo, formazione ed anche il far parte di un’associazione come l’Anga, che è pure un incubatoio. È fondamentale il confronto, l’affiancamento con qualcuno che abbia già fatto quella esperienza; affiancamento e formazione sono due elementi imprescindibili, perché il ricambio generazionale possa concretizzarsi”. Luigi, anni 29, è titolare della Saviolo Società Semplice Agricola, produttrice di riso da seme. Conseguita la laurea in Economia e Finanza nel 2017, ha deci-

so di costituire una società semplice con il padre e di rilevare così l’azienda personale del padre che si trova nel comune di Salasco (Vercelli). È subentrato quindi nell’azienda di famiglia, inglobandola. “Senza il supporto di mio padre e il suo affiancamento, ma anche il suo farsi da parte ad un certo punto, per lasciarmi spazio, oggi non avrei le redini dell’impresa di famiglia”. Torna il tema dell’affiancamento - quindi - e del passaggio di consegne, che restano fondamentali per il ricambio generazionale. Si è trattato di un passaggio per il quale però Luigi non ha potuto usufruire di alcun finanziamento o incentivo, dal momento che il PSR della Regione Piemonte prevede che le aziende che superino un certo parametro, la cosiddetta “produzione standard”, non possano accedere ad alcun tipo di incentivo o finanziamento. “Una norma, questa - conclude - che penalizza la maggior parte delle aziende risicole piemontesi, che in genere sono realtà molto strutturate e con fatturati importanti, e che hanno questo parametro molto elevato. Come Anga e Confagricoltura siamo attivamente impegnati a sensibilizzare la Regione su questa tematica”.

Luigi Saviolo

ENAPRA ALLA PRESENTAZIONE DELLA RICERCA OSAF 2020

È tempo di agricoltura 4.0

Il Covid non frena l’introduzione delle tecnologie digitali nella filiera agro-alimentare italiana ed i progressi che tale approccio sta facendo registrare. Dopo una prima battuta di arresto nella prima parte del 2020, nei mesi successivi dell’anno gli investimenti in soluzioni 4.0 sono ripartiti agli stessi ritmi di crescita pre-pandemia, facendo registrare al mercato dell’Agricoltura 4.0 un fatturato che si attesta intorno ai 540 milioni di euro e ad un trend di circa il + 20% rispetto agli anni scorsi. Nell’agenda degli investimenti delle imprese agricole la spesa per l’agricoltura di precisione la fa da padrona. Anche le imprese della trasformazione alimentare sono aperte all’innovazione e alla sperimentazione di soluzioni 4.0, seppur ancora spesso legate a tecnologie di base; la tracciabilità alimentare è uno degli ambiti in cui le aziende ad oggi stanno maggiormente utilizzando il digitale e le dinamiche di adozione - in Italia e nel mondo - delle tecnologie Blockchain & Distributed Ledger nel settore agrifood sono in crescita: l’agroalimentare si conferma anche quest’anno il terzo settore per numero di progetti pilota e operativi su un campione di circa un migliaio di progetti internazionali mappati. Dunque, in uno scenario assai complesso come quello dello scorso anno, segnato dalle molteplici difficoltà e incertezze dovute alla pandemia da Covid 19, il settore agro-alimentare italiano continua a mostrarsi aperto all’innovazione e consapevole dei benefici che il digitale può apportare, tanto nel settore agricolo quanto in quello della trasformazione alimentare. Questi, in estrema sintesi, i principali risultati della Ricerca 2020 condotta dall’Osservatorio Smart Agrifood School of Management del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di Brescia, presentati lo scorso 5 marzo in un partecipato convegno finale svoltosi in diretta streaming. “Le evidenze emerse dalle attività di ricerca condotte dall’OSAF - ha dichiarato Luca Brondelli di Brondello presidente dell’ente di formazione di Confagricoltura e componente della giunta nazionale - ci incoraggiano e ci motivano ad andare avanti sulla strada intrapresa. Enapra e Confagricoltura sono partner dell’Osservatorio sin dalla sua costituzione e con la collaborazione di tantissime imprese associate partecipiamo ogni anno al programma di ricerca realizzato dall’Osservatorio. Il contesto appare positivo, l’innovazione digitale continua a mettere radici nel settore primario a beneficio della competitività, dell’efficienza produttiva e della sostenibilità delle imprese che vi operano. E questo trend, nel 2021, è destinato a crescere. Eppure la strada da fare è ancora lunga. Le criticità non mancano, tra cui spicca in primis quella più strutturale delle competenze. Su questo punto come Enapra - ha proseguito Brondelli - stiamo facendo molto per realizzare una serie di iniziative formative volte alla divulgazio-

La parola del mese: Blockchain

La blockchain consiste in una serie di registrazioni immutabili di dati in cui ogni blocco è fissato e vincolato al successivo, utilizzando principi crittografici (catena). Non ha un’autorità centrale ma è un sistema decentralizzato e trasparente, in cui tutte le informazioni sono accessibili a chiunque. L’agrolimentare si conferma il terzo settore per numero di progetti di blockchain a livello internazionale e le sue imprese la sperimentano per ragioni commerciali e di marketing (nel 61% dei casi), per migliorare l’efficienza della supply chain (gestione della distribuzione, 45%) e per una maggiore sostenibilità ambientale e sociale (24%). I produttori di materia prima sono coinvolti nell’81% dei progetti.

ne, informazione e formazione in materia di agricoltura 4.0 e destinate tanto alle imprese associate, quanto al sistema confederale, per una migliore ed efficace interazione tra le parti. L’obiettivo è quello di mettere in piedi un approccio sistemico all’innovazione digitale che tenga conto sia della qualificazione professionale per l’applicazione in campo delle moderne soluzioni tecnologiche sia, della qualificazione trasversale e manageriale orientata all’uso delle tecnologie per la gestione aziendale.” Un’esigenza quest’ultima a cui Enapra sta facendo fronte attraverso uno specifico percorso formativo denominato Innovation Broker e rivolto ai tecnici delle sedi territoriali, al fine di creare dei veri e propri facilitatori dell’innovazione; ruolo che diviene strategico a fronte della frammentazione delle imprese agricole in Italia che necessita di un approccio collettivo soprattutto in termini di soluzioni tecnologiche. Ai lavori del convegno per Confagricoltura ed Enapra ha partecipato Donato Rotundo, direttore area Sviluppo sostenibile e Innovazione. Digitalizzazione e sostenibilità, competitività e competenze sono state le parole chiave del suo intervento, nell’ambito del quale ha messo in evidenza l’interessante dato che vede le Organizzazioni agricole come il principale canale di informazione e consulenza per le aziende sulle soluzioni digitali. Un risultato raggiunto da Confagricoltura con il suo impegno a tutto tondo sulla “Agenda Digitale”, sull’estensione dei benefici fiscali in materia di Agricoltura 4.0, sulla divulgazione delle best practice dell’innovazione digitale in agricoltura attraverso l’istituzione del Premio Innovazione e per il capillare lavoro che sta svolgendo - con il supporto di Enapra- nel campo della formazione a beneficio di conoscenze e competenze digitali.

g CICLO DI WEBINAR DI ENAPRA

Proseguono le attività formative che Enapra riserva ai dirigenti delle associazioni aderenti a Confagricoltura. Grazie alla sinergia tra Fiiaf (impresa familiare), Confagricoltura Donna e Anga - Giovani di Confagricoltura, a partire dallo scorso mese di febbraio si sta svolgendo un ciclo di web talk, durante i quali direttori e funzionari confederali si alternano per aggiornare i dirigenti (e qualche volta gli associati) su temi di maggiore attualità sindacale o organizzativi interni all’associazione. Il primo appuntamento ha posto al centro della discussione la comunicazione e la sua necessaria innovazione alla luce della sempre più stretta interconnessione tra i vari canali: dalla stampa ai social. Il secondo appuntamento si è incentrato su un argomento tecnico di carattere squisitamente fiscale, con una presentazione delle principali novità agricole introdotte dalla Legge di Bilancio 2021 e un focus in materia di credito di imposta e superbonus 110%. Prossimi appuntamenti in calendario: un webinar in materia di rappresentanza degli interessi, relazioni istituzionali e azione di lobby e uno in materia tecnico-economico produttiva.

Influencer a novant’anni

NO ALLA DISCRIMINAZIONE

Licia Fertz

Rinascere a più di novant’anni si può. Lo dimostra l’influencer più anziana d’Italia, Licia Fertz, che ne ha ben 91. Un paio di anni fa per combattere la depressione, ha aperto un profilo Instagram. Oggi ha più di centomila follower su “buongiorno nonna”. Oggi Licia, per trent’anni infermiera, è diventata, grazie all’aiuto di suo nipote Emanuele, una vera e propria star del web. Ma non solo, anche opinionista Tv e scrittrice: il libro «Non c’è tempo per essere tristi», scritto con il nipote è stato pubblicato da De Agostini. E se all’inizio è stato un gioco, ha posato anche un po’ nuda “tanto al mare - ha spiegato- sono più scoperta”, oppure con una vestaglia maculata, mentre impasta la pizza e in mille situazioni, perfettamente truccata, con cappelli originali e abiti coloratissimi. Oggi per Licia è diventato un vero e proprio ‘lavoro’, grazie all’esplosione di consensi e alla crescita esponenziale di seguaci, moltissimi ‘under 30’ italiani, ma anche di tutto il mondo, principalmente da Stati Uniti e Gran Bretagna. Con una media di 400 messaggi al giorno non c’è tempo per essere tristi, ma solo spazio per questa nuova vita che le ha restituito fama, interessi, entusiasmo e vitalità.

Bonnie Marcus

Discriminate perché anziane? Dillo a Bonnie. Quando le donne invecchiano, affrontano doppie discriminazioni sul lavoro: sessismo e età. Partendo da questo presupposto l’ultrasettantenne californiana Bonnie Marcus ha fondato la società “Bonnie Marcus Leadership” per insegnare proprio come far progredire la loro carriera. Anche in Europa, secondo le statistiche di Age Uk, l’invecchiamento è il tipo di discriminazione più comune e sono le donne a sopportarne il peso. L’età non ha senso dal punto di vista economico. Il network di servizi professionali PwC ha calcolato che includere gli anziani nella forza lavoro aiuta ad aumentare il PIL di un Paese.

PROGETTO DI TELEASSISTENZA di Regione Lazio e

Cnr insieme, dedicato alle persone fragili. Secondo l’indagine effettuata da Italia Longeva, nel nostro Paese sono quasi 14 milioni gli over 65, di cui 5 milioni e mezzo affetti da almeno tre malattie croniche e 4 milioni con disabilità gravi. Questo progetto propone supporti modulabili domiciliari per il monitoraggio ambientale delle attività, e sorveglianza video con un sistema collegato ad una centrale di ascolto o al caregiver. L’obiettivo è la prevenzione di cadute, di patologie respiratorie, scompensi cardiaci, riducendo l’isolamento sociale della persona fragile.

VERDURE E MEMORIA

Come mantenere il cervello attivo con l’avanzare dell’età? Secondo un nuovo studio condotto dall’Università di Edimburgo, occorre seguire la dieta mediterranea per prendersi cura della propria mente in età avanzata. Al primo posto fra gli alimenti che fanno bene al cervello e alla memoria, secondo questa nuova ricerca, le verdure a foglia verde. Lo studio, condotto su un campione di 500 persone over 70, si basava su test di memoria e pensiero. Chi aderiva più da vicino alla dieta mediterranea otteneva i punteggi più alti nei test specifici dedicati alla funzione cognitiva.

L’acqua è salute

Poche, ma importanti, sono le regole che ci aiutano ad accompagnare un invecchiamento sereno. La prima regola è bere tanta acqua per preservare la funzionalità renale, ma non solo. Fare attenzione ad un’alimentazione equilibrata, suddividendola in quattro o cinque pasti, che apporti necessariamente sali minerali, proteine, vitamine, calcio e ferro. Per assorbire il ferro più facilmente è importante legarlo ad alimenti ricchi di vitamina C. Così come è raccomandato di preoccuparsi di fornire il giusto apporto di energia all’organismo introducendo, nelle giuste proporzioni e quantità, anche i carboidrati e gli zuccheri, necessari per il sistema nervoso. Infine, evitare la sedentarietà, che accelera i normali processo di invecchiamento e influenza negativamente l’aspetto psicologico, facendo diminuire l’appetito. Mantenere uno stile di vita sano diventa quindi importantissimo quando avvengono i cambiamenti e le trasformazioni dovuti all’età che avanza. Con il crescere degli anni si impiegano meno energie, diminuisce la massa magra e di riflesso cala il fabbisogno di calorie.

GLI INTEGRATORI ALIMENTARI COMPENSANO la mancan-

za di nutrienti che diminuiscono con l’avanzare dell’età. Va sottolineato che gli integratori alimentari non possiedono alcuna capacità curativa, ma possono aiutare a colmare carenze o mancanze, nell’organismo, di specifiche sostanze. Integrano la comune dieta e costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali; favoriscono così l’aumento delle difese immunitarie e migliorano le funzioni antiossidanti. Dovrà essere, però, sempre il medico curante a consigliare il tipo di integrazione tra vitamine, sali minerali e sostanze specifiche, necessaria all’organismo del proprio paziente.

AGRITURISMO IL SAPORE DELLA LUNA A MONTEPRANDONE (AP)

Un tuffo in bottiglia

L’ agriturismo ‘Il Sapore della Luna’ è un luogo al tempo stesso magico ed armonioso che ci dà la sensazione di essere sospesi tra terra e mare. Ci troviamo immersi nella campagna marchigiana, ad una manciata di chilometri da San Benedetto del Tronto e a una decina di minuti dalle spiagge. Qui incontriamo Marco Gramenzi che, insieme alla nipote Claudia Giorgini, conduce questo albergo diffuso, situato in un borgo del 1600, circondato dalle colline ascolane e con vista sulla bellissima Riviera delle Palme. “Il sapore della luna - spiega Marco - è il mio sogno diventato realtà. Sono un dentista e avevo il forte desiderio di avvicinarmi alla natura facendo del buon vino. Nel 2001 ho acquistato questa azienda e ci ho messo dieci anni a ristrutturarla per farne un agriturismo. Oggi offriamo ospitalità, ristorazione e produciamo ottimi vini”. La ristrutturazione è stata meticolosa e ha rispettato tutte le caratteristiche architettoniche degli edifici, creando ambienti confortevoli e moderni, senza stravolgere le strutture originarie. Anche le venti camere dell’agriturismo, tutte arredare con gusto e in modo diverso, sono accoglienti. Un sistema di climatizzazione eco-friendly crea temperature ideali in estate e in inverno. A disposizione degli ospiti anche una splendida piscina a forma di bottiglia. L’ampia sala ristorante, caratterizzata dal soffitto con travi di legno, vanta una splendida vista sulle colline e sul mare Adriatico e offre i piatti della cucina marchigiana preparati seguendo le stagioni e la fantasia dello chef. “Prediligiamo genuinità e semplicità - rimarca Marco Gramenzi -. le nostre produzioni sono rigorosamente biologiche. Nel nostro agriturismo lavoriamo tutto a mano, dalla coltivazione dei prodotti dell’orto, alla preparazione del pane e delle paste. Quel che non produciamo direttamente viene dalla collaborazione con aziende agricole vicine”. ‘Il Sapore della Luna’ è circondato da oliveti e vigneti e si respira un’atmosfera di calma e relax in piena armonia con la natura. I proprietari mettono il relax e la privacy degli ospiti ai primi posti, ma per chi desidera conoscere i tesori di queste bellissime terre, offrono anche un programma di escursioni. Il centro del subappennino marchigiano è ideale per la produzione di vino, grazie al clima mite, alla morfo-

logia collinare ed alla vicinanza con il mare. D’altronde le Marche per i vigneti erano celebrate già da Catone il Censore, sin dal secondo secolo a. C. “Siamo sempre molto attenti - sottolinea l’imprenditore agrituristico - a preservare l’identità del nostro territorio. La nostra azienda è prevalentemente vitivinicola e, dopo aver analizzato i terreni, abbiamo impiantato Pecorino, un vitigno antico, autoctono delle Marche, che ha come caratteristica gli acini piccoli e la buccia spessa da cui traiamo il nostro ‘Spiagge’. Gli altri vini sono “Gaglioffo”, l’Offida Rosso Docg e “Brutale”, il Marche Rosso IGT. Tutte le nostre uve sono selezionate e raccolte a mano, per il trasporto ci avvaliamo di piccoli contenitori in modo da preservarne l’integrità e usiamo prevalentemente lieviti indigeni. Certamente con la pandemia molto è cambiato. Come vivete questa situazione? “In modo estremamente pesante. Abbiamo deciso di rimanere aperti per la nostra clientela affezionata. Ma è tutto sulle nostre spalle e, anche se l’estate è andata molto meglio del previsto, non sono sufficienti due mesi per colmare tutto l’anno. Il punto è che siamo disorientati e non sappiamo come rispondere. Abbiamo vissuto il passaggio improvviso da zona gialla a rossa e abbiamo dovuto disdire le prenotazioni. Il fatto peggiore è che la situazione non è chiara e non sappiamo quello che avverrà. Invece il risvolto positivo è che la percezione del turismo è completamente cambiata: si cercano spazi, natura e aria aperta per ritrovare la normalità perduta. Quale posto migliore se non un agriturismo come il nostro?”.

Virtual tour dell’azienda

IL SAPORE DELLA LUNA

Monteprandone (Ascoli Piceno) C.da Spiagge, 23 tel: 0735 62141 - cell: 3913576301 email: info@ilsaporedellaluna.it

FIANO DI AVELLINO RISERVA CAMPORE DELL’AZIENDA TERREDORA DI PAOLO

Rinascimento vinicolo

Fra le colline d’Irpinia, che circondano le Valli del Sabato e del Calore, sorge l’azienda Terredora Di Paolo che, con i suoi circa 200 ettari, è una tra le maggiori aziende viticole del Meridione d’Italia e considerata una protagonista indiscussa del rinascimento vitivinicolo della Campania. La sua storia inizia nel 1978, grazie a Walter Mastroberardino, tenace uomo del Sud che, dal secondo dopoguerra, aveva cominciato a portare in giro per le città italiane, Milano in testa, le bottiglie che produceva insieme ai fratelli nell’azienda che avevano ereditato. Nel 1994 si chiude il sodalizio familiare e, a sessant’anni, Walter intraprende un nuovo percorso con i figli Daniela, Lucio e Paolo, grazie al sostegno della moglie, Dora Di Paolo, alla quale dedica il nome dell’azienda. Oggi, dopo la prematura scomparsa di Lucio, guidano l’azienda Paolo e Daniela - e da poco anche la figlia di Paolo, Doriana - impegnati a portare avanti l’ambizioso progetto imprenditoriale della famiglia. Coniugando esperienza e tradizione, hanno introdotto nella coltivazione dei millenari vitigni autoctoni moderne innovazioni, conoscenze tecniche, promuovendo il ritorno della viticoltura campana alla sua più antica e qualificata tradizione e valorizzando quella terra, l’Irpinia, dove si producevano vini sin dall’epoca dei Greci e dei Romani e che all’epoca della filossera era stata il grande serbatoio di vini, bianchi e rossi, per tutta l’Europa, ma che nel dopoguerra era stata completamente abbandonata. Oggi rappresenta una delle aree più vocate per la produzione di vini di grande pregio, sintesi di vitigno, clima e intervento dell’uomo. Pur non lontana dalle bellezze del Golfo di Napoli, di Pompei, Sorrento e Amalfi, l’Irpinia è, infatti, una zona collinare, montuosa dell’entroterra, dal clima continentale. I terreni aziendali, argillosi-calcarei di origine vulcanica, hanno un’ottima esposizione e insolazione, clima caldo, asciutto e ventilato, caratterizzato da forti escursioni termiche e poche piogge ben distribuite nell’arco dell’anno. Aglianico, Fiano, Greco di Tufo, Falanghina, Coda di Volpe e Piedirosso le varietà di uve autoc-

tone coltivate. Diciotto le etichette (due Riserve, i Vini di Vigna Docg e Doc, gli Igt, tutti provenienti dai vigneti aziendali) a cui si aggiungono due Passiti e una grappa, per un totale di circa 1 milione di bottiglie, di cui il 35% destinato all’export (USA, Inghilterra,

Scandinavia, Giappone, Hong Kong, Singapore, Corea del Nord, ma anche Brasile, Messico e Colombia). Completano l’offerta la linea a marchio Esselunga “Vigna del Vignale”, e la linea “Compagnia delle Vigne”, destinata alla GDO. Tra i vini abbiamo scelto il Fiano di Avellino Riserva Campore, tra cui spicca la vendemmia 2010, una grandissima annata. Cento per cento Fiano, prodotto su parcelle selezionate del vigneto di proprietà in Lapio. Alla vendemmia tardiva di uve selezionate, raccolte a fine ottobre, segue un’attenta vinificazione con fermentazione in barrique e un accorto affinamento “sur lie” per minimo 6 mesi e successivo affinamento in bottiglia per almeno 24 mesi. Colore giallo paglierino dai riflessi dorati, ha bouquet dagli ampi ed eleganti profumi di frutti tropicali, ananas e lime e note finissime di miele, con un retrogusto di mandorla amara e frutta matura. Di sapore morbido, complesso, ed elegante e di ricca struttura, evolve positivamente negli anni, come dimostra l’annata 2010, caratterizzata da una grande freschezza.

RISTORANTE PALAZZO PETRUCCI A NAPOLI

Finestra sul golfo

Affacciato sul Golfo di Napoli, nella splendida baia di Posilippo, sulla spiaggia della storica Villa Donn’Anna, sorge uno dei più rinomati ristoranti della città partenopea: Palazzo Petrucci. Porta il nome della prima sede, scelta nel 2007 da Edoardo Trotta, commercialista da sempre appassionato del mondo enogastronomico e Lino Scarallo, chef napoletano: le stalle dello storico Palazzo Petrucci, in Piazza San Domenico Maggiore, luogo storico, da sempre teatro di congiure, segreti e misteri. La stessa piazza oggi ospita la Pizzeria di Palazzo Petrucci, che completa l’offerta gatronomica. Una scommessa, un progetto ambizioso che, solo un anno dopo dall’apertura, nel dicembre 2008, corona il suo successo con il riconoscimento di una stella Michelin: Palazzo Petrucci è il primo ristorante stellato a Napoli e fa da apripista alla rinascita gastronomica della città. Il locale, progettato dall’architetto Alfredo Galdi nel 2015, è contraddistinto da uno stile semplice e raffinato, in linea con i piatti presentati e la filosofia del ristorante. Il nucleo centrale della struttura è costituito dalle installazioni simboliche che uniscono insieme il mare e la terra. Il mare viene rappresentato da una scenografia che interpreta in modo stilizzato e tridimensionale delle vele in legno, incorniciate come un quadro da lamiere d’acciaio, che ricordano le barche dei pescatori di Posillipo. La terra, invece, viene rappresentata dalla cantina, visibile dalla sala attraverso una parete vetrata, anch’essa incorniciata come un opera d’arte da una lamiera d’acciaio. Nel suo interno l’albero della vite stilizzato, simbolo della fecondità della terra. La cucina è rigorosamente a vista, per trasmettere l’impegno e la passione raccontata in ogni piatto dallo chef Lino Scarallo. Quarantasette anni, dopo aver frequentato l’istituto alberghiero e maturato numerose esperienze in Italia e in Europa, Lino torna in Campania e per dieci anni si distingue al ristorante La Maschera di Avellino. Quindi l’incontro con Edoardo Trotta, che dà inizio ad un nuovo percorso di lavoro e di vita. Una cucina, la sua, che affonda saldamente le radici nella tradizione del territorio, ricco di prodotti e di ricette, che abilmente alleggerisce, rendendole più contemporanee con abbinamenti originali e cotture più semplici. Con il rispetto maniacale per la stagionalità, come dimostra il cambio del menù quattro volte l’anno. Tra i piatti più amati dallo chef la Lasagnetta di mozzarella di bufala e crudo di gamberi; la Zuppa di patate, aringa affumicata, zenzero e alga croccante; i Paccheri all’impiedi, ripieni di ricotta e ragù napoletano; la Zuppa di pesce crudo e cotto; l’Agnello con albicocche passite, menta e pecorino; e per finire la Stratificazione di pastiera napoletana. La straordinaria carta dei vini, curata dal sommelier Sergio Martinelli, contempla 900 etichette, con uno sguardo ampio su tutto il panorama enologico mondiale e un’attenzione particolare dedicata alle eccellenze territoriali. Si distingue per una predilezione per le vecchie annate e le “verticali”, gelosamente conservate e proposte ai clienti con degustazioni in abbianamento ai piatti dello chef. Via Posillipo 16/c, Napoli.

CANDELE SPEZZATE

Con il Fiano di Avellino riserva Campore 2010, Lino Scarallo propone Candele spezzate, con musetto di vitello, maionese di ostriche, pepe e lime.

PAROLE AI TEMPI DELLA PANDEMIA

Il dizionario della crisi

La pandemia ha il suo vocabolario. Il primo termine entrato in modo dirompente nei nostri discorsi e nelle nostre vite è lockdown, “serratura giù” che in italiano significa confinamento. Vite confinate, bandiere, patriottismo, canti sui balconi, ma anche una crisi economica che non ha avuto uguali. Tutto si è fermato, ma non l’agricoltura, che aveva il dovere di non far mancare il cibo nel momento più drammatico del Paese. Altro inglesismo entrato prepotentemente nel linguaggio e nelle vite è smart working. Durante la fase più acuta dell’emergenza il “lavoro agile” ha coinvolto il 97% delle grandi imprese, il 94% delle PA italiane e il 58% delle PMI; per un totale di 6,58 milioni di lavoratori agili, circa un terzo dei lavoratori dipendenti italiani, oltre dieci volte più dei 570mila censiti nel 2019. In pieno lockdown si parlava, si auspicava, si sollecitava la resilienza che, tecnicamente, è la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi. Tollerare l’urto della crisi per rigenerarsi, che è poi quello che fa la differenza tra resilienza e resistenza. Un termine ormai di uso comune è il tampone. “Lei è tamponato?”, la richiesta che ci viene fatta non ci meraviglia, anche se non siamo un’autovettura. Quando si è avviata la campagna vaccinale - raffigurata graficamente dalla primula - si è parlato, e sognato, la rinascita. Un nuovo Rinascimento, che dovrebbe proporre un rinnovato fervore, favorito dai fondi e dalla programmazione del Recovery Plan. La seconda ondata della pandemia, peggiore della prima a causa delle varianti, ha preoccupato e devastato un Paese provato, pur con la consapevolezza che non si può frenare un processo di crescita, di riscatto, di progresso, tracciato tra Bruxelles e Roma. Abbiamo aggiunto così un nuovo termine al dizionario della crisi: variante che è l’ostacolo che però non deve modificare il tracciato programmato. Abbiamo tremato per i DPCM ed aggiunto pure la scala cromatica delle libertà: zone bianca, gialla, arancione, rossa, con le diverse gradazioni (giallo e arancione rafforzati). Con il governo Draghi, abbiamo aggiunto una nuova parola ai nostri discorsi: transizione. Il ministero per l’Ambiente è diventato ministero della Transizione ecologica. Altro cambiamento per il ministero delle Infrastrutture che è divenuto ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili. Non si tratta di cambiamenti formali, ma sostanziali, puntando a proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, coniugando innovazione e sostenibilità. La transizione ecologica riguarda da vicino il settore agroalimentare, che può dare un solido contributo alla ricostruzione sociale ed economica che è al centro del programma del premier Draghi. Transizione è ‘guardare oltre’ (come titolava la copertina dello scorso numero di ‘Mondo Agricolo’). Osservare il futuro con occhi nuovi. Gaetano Menna

CANZONI D’AUTORE SUI DIRITTI UMANI

Voci per la libertà

Tutte le emozioni dell’ultima edizione di “Voci per la libertà - Una canzone per Amnesty” - lo storico festival della provincia di Rovigo che unisce musica e diritti umani - sono ora racchiuse in un disco in vinile, realizzato con la casa discografica Ala Bianca. Il 33 giri raccoglie i brani dei protagonisti della 23° rassegna, dai nomi più affermati, ai finalisti del contest per emergenti. Sulla copertina campeggia lo slogan “Sui diritti non si torna indietro”, per ribadire l’importanza dell’impegno per il rispetto delle persone. “Una raccolta - ha detto Michele Lionello, direttore artistico della manifestazione - che lascia che siano bellezza ed emozione a lavorare, perché le violazioni dei diritti umani cessino una volta per tutte”. La tracklist parte dai due vincitori di “Voci per la Libertà” 2020: Niccolò Fabi con il brano “Io sono l’altro” (Premio Amnesty International Italia nella sezione Big), e H.E.R. con “Il mondo non cambia mai” (vincitrice nella sezione emergenti). L’eclettica cantautrice ha offerto anche un’altra canzone, nata proprio per festeggiare la sua vittoria: “Il nostro mondo”. Il brano ha anticipato la raccolta, accompagnato dal video prodotto da Voci per la libertà e Joseba Publishing. Non mancano nel vinile poi le altre finaliste: Agnese Valle (con “La terra sbatte”), che ha vinto il premio della critica; Adriana (con “Bumaye”), premio del pubblico; Assia Fiorillo (con “Io sono te”), premio “Il migliore per noi”; Micaela Tempesta (che ha presentato “4M3N”). E poi gli ospiti: Marina Rei con “Donna che parla in fretta”, Margherita Vicario con “Mandela”, i Meganoidi con “Persone nuove”, The Boylers con “This Is My Place”, i Grace N Kaos, con “Blu cobalto”. Il vinile è un importante sunto di una edizione del festival particolarmente significativa, dal momento che si è svolta con grande successo di pubblico nel pieno rispetto delle normative sulla pandemia, toccando fra luglio e settembre Adria, Rosolina Mare e Rovigo. Canzoni “impegnate”, come si diceva una volta, che lasciano il segno e fanno riflettere. (G. M.)

Niccolò Fabi

g LA POESIA COME LINGUAGGIO MULTISENSORIALE

Riscoprire la poesia come genere letterario; ancor più rinnovarla in una logica orchestrata e multisensoriale. L’editore Squilibri è artefice dell’originale collana “Canzoniere”, di ‘poesia con musica’. Con essa esplora quanto si muove nel magma ribollente della creatività giovanile dei tempi attuali. Il nuovo volume pubblicato - “Dorso Mondo” - è emblematico dell’approccio a più arti. Nasce dalla collaborazione del poeta triestino, ma residente a Parigi, Gabriele Stera (classe 1994) con l’artista visiva Martina Stella (1992), la violinista e drammaturga Franziska Baur (1993) ed il musicista Jérémy Zaouati (1994). È un libro ‘plurale’, che fonde più linguaggi per esaltare ancor più la forza delle parole; un’opera vibrante, che si espande e cortocircuita: in due lingue, italiano e francese, in tre codici (ma forse di più), testo, voce ed immagini, in quattro protagonisti. Un libro da leggere con le orecchie, come tutti quelli del Canzoniere; perché - sottolinea il ‘manifesto’ che compare in apertura del volume - “la poesia nasce musica, non già accompagnata dalla musica”.

RITORNO DI ASIA MINOR

Nuove librazioni

Nuovo fiore all’occhiello, per la label italiana AMS di Matthias Scheller, è “Points of Libration”, l’atteso album del ritorno in sala di incisione della band rock progressive franco-turca Asia Minor. L’ensemble fu fondato da Setrak Bakirel (voce e chitarra) ed Eril Tekeli (flauto e chitarra) - due musicisti turchi che studiavano a Parigi - e realizzò due soli album di culto, sul finire degli anni Settanta, che però hanno lasciato il segno per la commistione tra prog sinfonico alla Camel e sonorità etniche del loro Paese d’origine. Il titolo del nuovo disco - che

riannoda i fili del passato - si richiama alla librazione, ovvero al fenomeno, dovuto al moto di rotazione e rivoluzione della luna che così, all’osservatore, non mostra esattamente lo stesso emisfero. Le tante facce della luna e del sound di questa band che riesce ad emozionare per le atmosfere venate di malinconia (“Melancholia’s Kingdom” è il titolo di uno dei brani più suggestivi), ma a tratti pure esplosive e rabbiose (“The twister”, nel tornado delle contestazioni, con in sottofondo le voci e gli slogan di una manifestazione di protesta in Italia). Non manca (“Radio Hatirasi”) il suggestivo incontro tra le caleidoscopiche sonorità immaginifiche e quelle della terra di mezzo tra Europa e Asia.

Turchia progressive

Erik Tekeli, pifferaio della terra di mezzo (foto di Danilo Sala)

IL DISCO DI PIERO BREGA

Miniatore in note

Piero Brega, musicista e architetto, negli anni ’70 è stato tra i fondatori del Canzoniere del Lazio e del Circolo Gianni Bosio, occupandosi di musica popolare e della sua rivitalizzazione. Poi un’eclisse dalle scene musicali durata circa 25 anni, in cui si è impegnato a tempo pieno all’architettura, con progetti anche di grande prestigio come la direzione dei lavori della Moschea di Roma. Negli anni Duemila il ritorno come cantautore. Pubblica ora - a distanza di 12 anni dal precedente album, - “Mannaggia a me” (Squilibri), che ha la benedizione di Giovanna Marini; ed il booklet si apre proprio con il racconto dell’incontro con la madre del folk e le sue parole di incoraggiamento e apprezzamento. Canzoni quelle di Brega che sono racconti, con echi di De Gregori (‘Sono un vecchio marinaio senza mare’), rock (‘“Strada scura’), jazz (‘Tempo arido’), musica popolare (title track); rivelano un’artista maturato sia nella vena autorale, sia in quella musicale. Oggi il ‘vecchio marinaio senza mare’ - come canta - “è un miniatore, la vita è sempre un po’ più in là”.

L’altro lato dello specchio

Nel precedente “La fisica delle nuvole” - nel disegno del booklet di Paolo Bacilieri - Alice entra nello specchio; nel nuovo “La chiamata” (Snowdonia), Alice spunta fuori dall’altra parte dello specchio. Torna Deadburger Factory (il tastierista Vittorio Nistri ed il vocalist Simone Tilli, con il chitarrista Alessandro Casini ed il bassista Carlo Sciannameo). Il disco si avvia con l’omaggio a Onoda Hiroo (il militare giapponese che rifiutò la resa fino al 1974); la band - che unisce sperimentazione ed elettronica con l’immediatezza comunicativa e l’energia del rock - assolutamente non si arrende all’immobilismo. È factory aperta ed in movimento, che realizza l’album in una dozzina di città differenti e con una miriade di musicisti. Sound poliritmico: presenti tutti e tre i batteristi della discografia realizzata (Pino Gulli, Lorenzo Moretto, Silvio Brambilla) ed il percussionista sciamanico Alfio Antico. Davvero molto curato il cofanetto del CD, con contenitore in plexiglass, pocket book di 68 pagine, mini-poster.

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