IL GHEPARDO

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IL GHEPARDO


INTRODUZIONE Inoltriamoci nel mondo di questo splendido felino dalle linee eleganti rinomato per la grande velocitĂ . Buona lettura.


IL GHEPARDO: INFORMAZIONI GENERALI NOME SCIENTIFICO: acinonyx jubatus DIFFUSIONE: sopravvive con popolazioni isolate e poco numerose nell' Africa subsahariana e in una piccola zona dell' Iran: si pensa che alcuni esemplari vivano ancora in India e Pakistan, ipotesi questa supportata dal ritrovamento di un esemplare senza vita nella provincia del Belucistan. Agli inizi del XIX secolo il ghepardo era diffuso in gran parte dell' Africa, in Medio Oriente, in Asia centrale ed in gran parte del Subcontinente indiano. HABITAT: è un abitatore degli spazi aperti: predilige le zone aperte e pianeggianti, con clima semidesertico ed una buona copertura erbosa, possibilmente con presenza sparsa di punti sopraelevati ( come rocce, tronchi o termitai ) dai quali tenere d'occhio i dintorni. Lo si trova però in una varietà di habitat, come i deserti, la savana, la steppa, la boscaglia rada, fino alle zone sassose e ghiaiose ai piedi delle montagne, mentre è invece del tutto assente dalle zone umide o ricoperte da foresta fitta, in quanto l'eccessiva vegetazione ne intralcerebbe la corsa. Le femmine, tuttavia, necessitano di zone cespugliose o alberate dove potersi appartare durante il parto e l' allevamento della prole. Tali zone, qualora presenti, vengono utilizzate anche dai maschi e dalle femmine non gravide per riposarsi all'ombra, ad esempio dopo una battuta di caccia. Similmente a quanto osservabile nel leopardo, nel quale gli esemplari melanici ( le cosiddette “pantere nere” ) sono più frequenti nelle zone di foresta pluviale, gli esemplari di “ghepardo reale” ( di cui parlerò in seguito ) appaiono con maggiore frequenza nelle zone ricoperte da foresta di miombo, dove la particolare maculatura del manto aiuta questi animali a mimetizzarsi fra la fitta vegetazione.


TASSONOMIA: il ghepardo è l'unica specie vivente del genere acinonyx. Pur essendo chiaramente un felide, come gatti e leoni, il ghepardo presenta numerosi tratti morfologici e comportamentali suoi propri che lo rendono uno dei membri più specializzati della famiglia; queste specializzazioni portarono gli studiosi a classificarlo in una sottofamiglia a sé stante, quella degli Acinonychinae, ma tale collocazione fu oggetto di dibattito fra gli studiosi, in quanto messa in discussione da recenti indagini a livello molecolare, che a loro volta hanno portato a classificare la sottofamiglia Acinonychinae come sinonimo della sottofamiglia Felinae facendovi rientrare direttamente anche il ghepardo. La presenza di unghie non retrattili è all'origine del nome scientifico del genere: acinonyx, infatti, deriva dalla combinazione delle parole greche antiche ἀκίνητος (akínētos), dal significato di "immobile", e ὄνυξ (ónyx), "artiglio". Il nome scientifico della specie, jubatus, deriva invece dal latino e significa "portatore di criniera", in riferimento al pelo che si presenta più lungo e folto a livello del collo e del dorso: questa caratteristica risulta particolarmente evidente nei cuccioli e negli esemplari giovani di ghepardo. Di tanto in tanto possono essere osservati degli esemplari con colorazione particolare del manto, formata da striature longitudinali e maculature irregolari ( dette nebule ) anziché da una maculatura uniforme: tali esemplari, denominati "ghepardi reali" o "della Rhodesia", venivano un tempo classificati in una sottospecie ( o addirittura in una specie ) a sé stante. In virtù delle numerose caratteristiche che lo contraddistinguono dai suoi parenti più stretti, il ghepardo è stato tradizionalmente considerato l' esponente di una terza linea evolutiva di felidi ( essendo le altre due quelle che hanno portato rispettivamente ai piccoli e grandi felini ), separatasi dalle altre attorno ai 18 milioni di anni fa e sviluppando per convergenza evolutiva caratteristiche simili a quelle riscontrabili nei canidi. In realtà, pare che l'ultimo antenato comune a tutti i felidi sia vissuto non prima di 11 milioni di anni fa: pertanto l'ipotetico distacco del ghepardo dalle altre linee evolutive non sarebbe


potuto avvenire prima di quel periodo. Recenti ricerche a livello genetico hanno infine messo in evidenza una parentela abbastanza stretta fra i ghepardi ed i piccoli felini nordamericani, in particolare con puma e jaguarundi: sembra che gli antenati dei ghepardi attuali cominciarono a divergere da questi ultimi all' incirca 5 milioni di anni fa, o almeno a tale periodo risalgono i primi reperti fossili di ghepardi, già molto simili al loro rappresentante attuale. La presunta stretta parentela che legherebbe i ghepardi attuali ai cosiddetti "ghepardi americani" preistorici del genere Miracinonyx, i quali sono a loro volta imparentati col puma, si basa invece su similitudini di carattere morfologico, piuttosto che su un effettivo legame filogenetico. Gli studiosi tuttavia sono ancora restii a classificare il ghepardo come il secondo "piccolo felino" più grande dopo il puma: molti di essi preferiscono mantenere la collocazione tradizionale di questo animale tra i grandi felini. Questa indecisione è dovuta al fatto che il ghepardo presenta caratteri comportamentali comuni alle due categorie. Il ghepardo presenta otto sottospecie riconosciute tradizionalmente, di cui sei africane e due asiatiche. Altre due sottospecie, acinonyx jubatus rex ( da alcuni classificata addirittura come specie a sé stante, acinonyx rex, e ritenuta un criptide fino al 1975 ) e acinonyx jubatus guttatus, sono state riconsiderate come la manifestazione di geni recessivi piuttosto che come popolazioni ben distinte. In generale, però, la validità di tutte le sottospecie riconosciute è stata più volte messa in dubbio a causa delle differenze abbastanza superficiali ( principalmente nella colorazione del manto ) che intercorrono fra esse. Attualmente, molti studiosi sarebbero propensi a considerare il ghepardo come una specie unitaria, al massimo rappresentata da due sottospecie (una africana e l'altra asiatica). Questo perché la variabilità genetica di questi animali è sorprendentemente bassa. Si pensa che tale bassa variabilità genetica possa essere dovuta a uno o più casi di "collo di bottiglia" avvenuti durante la storia evolutiva della specie, ossia periodi in cui i ghepardi rischiarono l'estinzione e vi furono ripetuti quanto necessari casi di inincrocio che impoverirono il


corredo genetico di questi animali. Un' altra spiegazione per questa variabilità alquanto bassa sarebbe l' elevatissimo grado di specializzazione raggiunto da questi animali, che renderebbe gli individui anche solo leggermente diversi dalla norma inadatti alla sopravvivenza e quindi alla riproduzione. CENNI STORICI: I primi resti di animali simili all' attuale ghepardo risalgono al Miocene ( 2,6-7,5 milioni di anni fa ) e sono stati rinvenuti in Africa: da qui, poi, questi animali hanno espanso il proprio areale verso l' Asia. Essendo molto più docile degli altri felidi, in passato il ghepardo è stato inoltre spesso tenuto in cattività per sfruttarne la grande velocità a fini venatori, oppure semplicemente come simbolo di eleganza e di potere. Già nel terzo millennio prima di Cristo, i nobili ed i regnanti dell'antico Egitto e della Mesopotamia erano soliti portare con sé uno o più ghepardi durante le battute di caccia ai cervi o alle antilopi, tenendoli in apposite portantine con una benda sugli occhi: una volta fatta stanare la preda da appositi cani ( generalmente levrieri ), il ghepardo veniva liberato della benda e lasciato libero di inseguirla e finirla. Questa tradizione venne ripresa dai persiani e tramite essi giunse in India, dove i principi la adottarono tal quale fino al XX secolo: l'imperatore Moghul Akbar, ad esempio, si vantava nel 1600 di possedere ben mille ghepardi, che venivano utilizzati durante la caccia all'antilope cervicapra. Altri regnanti che tennero con sé ghepardi come animali domestici furono, ad esempio, Gengis Khan e Carlo Magno: tuttavia, il ghepardo è un animale che poco si presta a vivere in climi freddi, pertanto era piuttosto raro osservarne degli esemplari nelle corti dei nobili europei. Ancora nel 1930, il negus Hailé Selassié si faceva fotografare con un ghepardo al guinzaglio. DESCRIZIONE: i ghepardi hanno alcuni tratti che li rendono simili ai canidi: basti pensare alle lunghe zampe, con estremità strette e cilindriche ed unghie solo parzialmente retrattili, piuttosto che brevi e compatte e munite di artigli retrattili ed affilati come nella maggior parte degli altri felidi.


Zampe del genere sono adatte ad uno stile di caccia basato sull'inseguimento di prede veloci e leggere, piuttosto che alla sopraffazione fisica di queste ultime. Il cranio è piccolo, per non appesantire il corpo, al quale è collegato da un collo abbastanza lungo: esso presenta un caratteristico profilo arcuato e sviluppato al di sopra degli occhi, con mandibola corta, denti piccoli ( in rapporto alle altre specie feline ) e muscolatura masticatoria debole. Si pensa che lo scarso sviluppo della dentatura sia dovuto all'impossibilità per l'animale di sviluppare radici profonde per i denti, in quanto la maggior parte dello spazio a disposizione nel cranio è occupato dalle vie aeree nasali, necessarie per una respirazione ottimale e nelle quali sporgono le radici dei canini. Gli occhi sono posti in posizione frontale e presentano pupilla circolare ( particolare questo osservabile anche in altre specie, come ad esempio il puma ); le orecchie, poste lateralmente al cranio e piuttosto in basso rispetto alla testa, sono arrotondate. Il corpo del ghepardo presenta conformazione leggera e slanciata: le zampe sono lunghe e sottili, per ottenere una falcata molto ampia. Ciascuna zampa termina con quattro dita, ciascuna delle quali presenta un artiglio solo parzialmente retrattile, in quanto è assente la guaina protettiva di pelle e pelo tipica degli altri felidi: questo adattamento conferisce una presa più salda del terreno durante la corsa, come osservabile anche nei canidi corridori. Sulle zampe anteriori, a livello del metacarpo, è presente uno sperone appuntito e solo debolmente ricurvo, residuo del pollice unghiuto ben sviluppato negli altri felini. La superficie inferiore delle zampe ed i polpastrelli sono nudi, ellissoidali piuttosto che arrotondati ed assai ruvidi e coriacei, per una migliore aderenza sulle superfici, assai utile durante la corsa. La colonna vertebrale è estremamente flessibile; le vertebre toraciche presentano processi spinosi dorsali che sostengono una muscolatura possente. Il torace è molto ampio, per far spazio ai grandi polmoni. Anche il fegato, il cuore e le ghiandole surrenali sono molto sviluppati, per una risposta migliore e più veloce agli stimoli. La lunga coda funge da timone e da bilanciere durante i movimenti.


Il pelo è corto e ispido, di lunghezza uniforme, eccezion fatta per la parte superiore del collo, dove è leggermente più lungo e morbido rispetto a quanto riscontrabile sul resto del corpo. Il mantello ha una colorazione di base che va dal fulvo al grigiobiancastro, con tendenza a schiarirsi fino a divenire spesso bianco nella zona ventrale e sul muso. Le popolazioni diffuse in aree desertiche tendono ad avere colorazione del manto più chiara, per un migliore camuffaggio con l'ambiente circostante. Su tutto il corpo è presente una maculatura uniforme: le macchie sono circolari e di colore nero, senza rosette ( come osservabile in altre specie, ad esempio nel giaguaro o nell'ocelot ) e del diametro di 2 cm circa. Lungo i fianchi sono inoltre presenti numerose macchie di diametro minore. Solo le aree chiare di muso, fronte, gola e basso ventre non presentano maculatura. Anche il terzo distale della coda non è maculato, presentando invece 4-6 anelli neri prima della punta, che è di colore bianco. Questi anelli sono caratteristici di ogni individuo e ben si prestano ad essere utilizzati per l'identificazione dei vari esemplari. Le orecchie sono nere sulla superficie esterna e biancastre all'interno ( un tratto questo comune a buona parte dei felidi ), gli occhi sono di colore arancio, le parti nude ( naso, labbra, polpastrelli ) sono di colore carnicino-nerastro. Caratteristica peculiare dei ghepardi è la presenza di una banda nera che parte dal margine interno di ciascun occhio e costeggia i lati del muso fino a giungere ai lati della bocca. Tale banda, somigliante al percorso di una lacrima lungo il muso, ha la probabile funzione di assorbire i raggi solari, riducendo al minimo il riverbero negli occhi dell'animale. I “ghepardi reali” sono esemplari comuni di ghepardo in cui si manifesta una mutazione nella colorazione, dovuta all'espressione di un allele recessivo. Oltre a questa mutazione, relativamente comune, in passato sono stati osservati, sebbene con estrema rarità, esemplari di ghepardo con colorazioni particolari di tipo diverso, ad esempio bianchi con macchie bluastre, biancastri, grigio-bluastri, neri, convenzionali ma quasi del tutto privi di macchie, ad eccezione di una rada maculatura su collo e dorso.


Si hanno inoltre notizie di ghepardi dalla maculatura bruna o rossiccia anziché nera ( possibile eritrismo ). Questo animale è universalmente noto per la sua eccezionale velocità: è infatti in grado di raggiungere una velocità che oscilla tra i 110 ed i 120 km/h, di gran lunga la più elevata in assoluto fra gli animali terrestri. Tuttavia, l'animale è in grado di mantenere tale prodigiosa velocità solo per brevi distanze, poiché non è molto resistente. Oltre che nella velocità, il ghepardo è fenomenale anche nello scatto: è in grado di raggiungere i 100 km/h da fermo in circa tre secondi. Lunghezza: 120–150 cm + 70–80 cm di coda Altezza al garrese: 70–90 cm Peso: massimo 60 kg. RAPPORTO CON L' UOMO E ALTRI ANIMALI: il comportamento parzialmente sociale che possono mostrare questi animali ( in particolare i maschi ) si discosta dalle abitudini solitarie della maggior parte delle specie di felidi. Fatto molto insolito per dei felidi e per dei carnivori in generale, i ghepardi sono animali principalmente diurni: sebbene evitino di muoversi durante le ore più calde della giornata, essi sono attivi principalmente alle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio, quando il sole è alto nel cielo. Se al tramonto si trovano ancora in aperta savana, i ghepardi cominciano a dare segni di nervosismo, poiché aumentano esponenzialmente per loro le possibilità di imbattersi in iene o leoni, i quali sono attivi principalmente di notte. Durante le ore centrali della giornata, oppure nei periodi d' inattività fra una battuta di caccia e l'altra, i ghepardi cercano delle zone ombreggiate ( ad esempio dei cespugli o dei termitai ) dove stendersi o sedersi per riposarsi. Il loro manto mimetico conferisce loro protezione, in quanto li nasconde agli occhi dei predatori: tuttavia, essi restano comunque sempre vigili, alzando di tanto in tanto la testa per osservare i dintorni.


I ghepardi hanno una camminata e un movimento a trotto più veloci rispetto ad altri felini di taglia simile. Gli altri animali della savana in genere non appaiono intimoriti dalla loro presenza, come accade invece alla vista di altri grandi predatori di questo ambiente; anzi, spesso si mostrano piuttosto incuriositi, al punto che delle potenziali prede ( come gazzelle e zebre ) si avvicinano per poter meglio osservare il ghepardo durante i suoi spostamenti. Ciò può essere dovuto al fatto che i ghepardi, non essendo cacciatori d'agguato che si nascondono nella vegetazione, di solito appaiono ben visibili molto tempo prima di iniziare la caccia vera e propria, per cui le prede possono rimanere calme in loro presenza, pronte però a fuggire non appena il carnivoro inizia la sua corsa. I ghepardi, d' altro canto, si muovono sempre con una certa circospezione, pronti a cambiare direzione e dirigersi altrove qualora notino o sospettino la presenza di altri grandi predatori nelle vicinanze: non potendo infatti competere con un leone, una iena o un leopardo in termini di forza fisica, il ghepardo preferisce perciò allontanarsi alla vista di uno di questi predatori, piuttosto che rischiare di essere ferito o addirittura ucciso in uno scontro. Sebbene il ghepardo non abbia rapporti sociali particolarmente complessi, come del resto la maggior parte dei felini, esso presenta una struttura sociale piuttosto peculiare: mentre le femmine sono perlopiù solitarie, i maschi tendono a muoversi in gruppetti di 2-3 esemplari, generalmente fratelli della stessa cucciolata allontanatisi insieme dalla madre. Può succedere che nei gruppi di maschi vengano accettati anche individui senza legami diretti di parentela, mentre è abbastanza infrequente vedere un maschio solitario: quest' ultimo caso generalmente avviene quando i territori confinanti sono abitati da sole femmine, o da altri maschi solitari. Anche per quanto riguarda le femmine vi sono delle eccezioni: ad esempio, in Namibia il 16% delle femmine vive in coppia, generalmente assieme alla propria madre. Il gruppo di ghepardi più grande mai osservato comprendeva 15 individui.


Nell'ambito di un gruppo sembra vigere una sorta di gerarchia rudimentale: ad esempio, l' atto di strofinarsi le guance a vicenda come forma di saluto viene eseguito la maggior parte delle volte dall' esemplare dominante nei confronti di quello sottomesso. I maschi occupano dei veri e propri territori, che difendono accanitamente dai conspecifici del medesimo sesso, dando luogo a combattimenti che terminano molto spesso con il ferimento grave o addirittura la morte dei contendenti. Le femmine, invece, sebbene tendano ad evitarsi a vicenda, quando si incontrano non si aggrediscono quasi mai. I territori dei maschi si sovrappongono parzialmente a quelli di più femmine e, a seconda della quantità di risorse a disposizione, hanno dimensioni che variano fra i 40 ed i 160 km², con relazione di proporzionalità inversa fra le dimensioni ed il numero di prede disponibile. Le femmine occupano spazi non definibili come territori ( in quanto non vengono difesi ), ma che comunque sono più vasti rispetto a quelli dei maschi ( da 34 a 1500 km², in base alla disponibilità di prede, sebbene raramente l'area occupata abbia superficie inferiore a 50 km² ): per far sì che il proprio territorio si sovrapponga a quello del maggior numero possibile di femmine, ma al contempo rimanga abbastanza circoscritto da poter essere difeso con successo, i maschi tendono a cercare di stabilirsi in zone dove sono già presenti più femmine i cui areali confinano o si sovrappongono. Generalmente, ciascun territorio viene occupato fra i 4 mesi ed i due anni, dopodiché i maschi lo abbandonano, in quanto nella maggior parte dei casi essi vengono messi in fuga da gruppi di maschi più giovani o da altri individui più forti od esperti. Un ghepardo può inoltre abbandonare temporaneamente il proprio territorio per seguire una mandria di erbivori durante una migrazione, oppure per muoversi alla ricerca di cibo od acqua durante carestie o siccità. Per delimitare il territorio, tutti i maschi dello stesso gruppo sono soliti urinare o defecare su oggetti verticali ( come tronchi d'albero o termitai ), spesso gli stessi che utilizzano come punti di avvistamento di prede e predatori. I ghepardi possono salire balzando su tronchi caduti o non perfettamente dritti, mentre hanno difficoltà a scalare gli


alberi come fanno gli altri felini, in quanto gli artigli smussati fanno poca presa nella corteccia: essi sono inoltre dei mediocri nuotatori e scendono in acqua solo quando strettamente necessario. Anche le femmine lasciano messaggi odorosi, specialmente durante i periodi di estro. I ghepardi passano molto tempo ad annusare tali messaggi, il che indica una loro grande importanza nella comunicazione a distanza fra i vari individui. Questi animali sono inoltre in grado di emettere tutta una serie di vocalizzazioni per comunicare fra loro: ad esempio, essi utilizzano un suono acuto come richiamo per i propri fratelli o cuccioli, possono emettere un serie di schiocchi in rapida sequenza per comunicare interesse, oppure un sibilo ( che diviene una sorta di guaito in casi critici ) per comunicare rabbia o paura. Quando due animali si trovano a breve distanza ( ad esempio durante il corteggiamento o negli incontri fra rivali ) anche le espressioni facciali o la postura del corpo hanno una certa importanza nella comunicazione. Ad esempio, l'animale che vuole minacciare o manifestare dominanza si pone ritto sulle zampe e digrigna i denti abbassando la testa, in modo tale da mettere bene in mostra il dorso nero delle orecchie e le labbra, anch'esse nere: a queste manifestazioni di aggressività l' animale sottomesso reagisce solitamente rannicchiandosi su un fianco o mostrando il ventre, distogliendo lo sguardo e guaendo con le labbra arricciate, nascondendo perciò il piÚ possibile le parti nere del corpo. Il ghepardo presenta caratteri comportamentali comuni alle categorie di piccoli e grandi felini: se da un lato esso è infatti in grado di "fare le fusa" sia durante l 'inspirazione che durante l' espirazione e non invece di ruggire ( i grandi felini riescono a fare le fusa solo durante l' espirazione e sono in grado di ruggire, mentre i piccoli felini non sono in grado di ruggire e fanno le fusa solo durante l' inspirazione), dall' altro il ghepardo è solito nutrirsi restando sdraiato su un lato, come i grandi felini ( i piccoli felini sono invece soliti nutrirsi restando accovacciati ).


La convivenza fra l' uomo e il ghepardo è sempre stata piuttosto pacifica, in quanto questo animale si mostra assai meno aggressivo di altri felini di pari dimensioni e molto difficilmente potrebbe rappresentare un serio pericolo per un uomo: sporadicamente, i ghepardi vengono accusati dagli allevatori di predare il bestiame, ma si tratta di casi isolati e difficilmente confermabili. Presso alcune tribù africane, il ghepardo è un animale molto rispettato a causa della sua grande velocità, che gli consente di sfuggire alla cattura: pertanto possedere una pelle di questo animale è segno di grande prestigio ed abilità nella caccia. Nemici naturali: leoni, iene, leopardi. ALIMENTAZIONE: si tratta di animali carnivori, che sono soliti cacciare in solitudine e si nutrono principalmente di prede di dimensioni medio-piccole ( al di sotto dei 40 kg di peso ), concentrandosi generalmente su una o due specie, differenti a seconda della zona in cui l'animale vive. Ad esempio, i ghepardi centrafricani predano principalmente gazzelle di Thomson, quelli sudafricani si nutrono di antilopi saltanti e impala, le popolazioni indiane predavano soprattutto l'antilope cervicapra, mentre quelle dell'Asia Centrale si concentravano principalmente sulla saiga e la gazzella persiana, mentre attualmente la preda più frequente è l' urial. I ghepardi possono predare anche giovani esemplari di zebre, alcelafi e gnu, oppure, sebbene meno frequentemente, facoceri e sciacalli. Le femmine gravide e gli individui giovani e anziani, impossibilitati a catturare prede troppo veloci, ripiegano invece su lepri, otarde, faraone e perfino struzzi. I ghepardi non si nutrono quasi mai di carogne, ma si procurano con la caccia tutto il cibo di cui necessitano. A differenza della maggior parte degli altri felidi, i ghepardi sono predatori diurni. La caccia avviene durante le prime ore del mattino o poco prima del tramonto, quando la temperatura non è eccessivamente calda ma l'ambiente è ben illuminato. Per individuare le prede, il ghepardo si serve della vista piuttosto che dell'olfatto, e spesso preferisce utilizzare punti sopraelevati per avvistare le possibili prede a distanza,


piuttosto che attenderle acquattato nell'erba alta. La preferenza del canale visivo rispetto a quello olfattivo si spiega col fatto che, essendo un cacciatore di inseguimento, necessita di avere la migliore visuale possibile del terreno circostante e della preda prescelta, la quale durante la fuga può scartare bruscamente in ogni direzione. La potenziale vittima viene scelta fra gli animali rimasti isolati dal gruppo, ma non è necessariamente un esemplare malato od anziano: generalmente il ghepardo attacca l'animale che comincia a correre per primo, mentre è difficile che venga attaccato un animale fermo ( difficile da atterrare, mentre un animale in corsa può essere destabilizzato e fatto cadere anche con un tocco relativamente leggero delle zampe ). L' animale valuta di volta in volta la strategia di avvicinamento più adatta: se la vegetazione circostante gli garantisce una buona copertura, il ghepardo si avvicina il più possibile alla preda rimanendo abbassato e zig-zagando nell' erba alta, dove ben si mimetizza grazie alla colorazione del manto. Viceversa, se l'erba è rada, bassa perché appena brucata o reduce da un incendio, oppure del tutto mancante, l' animale è costretto a trottare percorrendo una spirale attorno alla preda senza curarsi minimamente di nascondersi, cercando di evitare di allertarla e metterla in fuga troppo presto. Giunto a 10–30 m dalla potenziale vittima ( anche se in caso di preda già allertata e pronta a darsi alla fuga tale distanza cresce sino a 70–100 m ), il ghepardo si lancia all'inseguimento: durante la corsa le zampe posteriori del ghepardo spingono il corpo, che si estende completamente in avanti a mo' di molla ed atterra prima su una zampa anteriore e poi sull' altra, rendendo l'atto della corsa una serie di lunghe e velocissime falcate ( fino a quattro al secondo, ciascuna delle quali consente all'animale di coprire 7-8 metri ). Le unghie e la pianta delle zampe consentono una presa salda sul terreno anche qualora il ghepardo sia costretto a scartare bruscamente durante la corsa, mentre le scapole flessibili minimizzano la resistenza al movimento in avanti data dall' appoggio delle zampe anteriori al suolo durante ogni falcata. Così facendo, il ghepardo raggiunge in poco tempo i 120 km/h, rivelando un' accelerazione


prodigiosa ( da 0 a 100 km/h in meno di tre secondi ). Una volta agganciato l' obiettivo, l' animale si concentra su di esso, ignorando del tutto altre eventuali prede che gli si vengono a trovare vicino durante l'inseguimento. L' inseguimento dura in tutto meno di un minuto, protraendosi per circa mezzo chilometro: qualora la preda riesca a sfuggirgli per più tempo, difficilmente l' animale continua a braccarla. Le partenze del ghepardo gli costano infatti moltissimo dal punto di vista energetico e fisico, in quanto, durante la corsa, la frequenza respiratoria aumenta di 2,5 volte ( da 60 a 150 respiri al minuto ), la temperatura corporea sale vertiginosamente, mentre mancano riserve adipose di una certa consistenza dalle quali ricavare energia. Per questo motivo, la percentuale di successi si aggira attorno al 50%, con punte del 70% in alcune aree; si tratta di una media molto alta per un predatore, superata solo da quelle di alcuni predatori di gruppo come i licaoni. Se il ghepardo riesce a raggiungere la preda, la atterra sbilanciandola con le zampe anteriori e subito dopo la finisce con un morso alla gola. La morte della vittima avviene per soffocamento o per dissanguamento, in quanto il ghepardo non possiede una muscolatura mandibolare sufficientemente forte da spezzare il collo alle sue prede di maggiori dimensioni. I ghepardi evitano di ingaggiare lotte con le proprie prede, come sono invece soliti fare la maggior parte degli altri grandi felini: il fisico del ghepardo, specializzato per la velocità e la leggerezza, ha perso gran parte della robustezza tipica degli altri felidi di taglia simile e non gli consentirebbe di resistere ad un corpo a corpo, specialmente nelle condizioni di affaticamento in cui l' animale si viene a trovare dopo l' inseguimento. Dopo l' uccisione, l' animale trascina la preda all'ombra e la divora velocemente, non prima però di aver recuperato il fiato. Se l'inseguimento è stato particolarmente lungo, l' animale necessita di almeno mezz'ora di riposo per riprendersi: durante l'uccisione della preda, inoltre, il ghepardo è impossibilitato a respirare profondamente, poiché la bocca è impegnata nello sferrare il morso letale.


La necessità di consumare il più in fretta possibile la propria preda è data dall'eventualità che qualche altro predatore, fiutato l'odore del sangue, si avvicini intenzionato a nutrirsene: di fronte ad altri predatori, i ghepardi sono soliti battere frettolosamente in ritirata, per evitare di riportare ferite che li rallenterebbero nella corsa, facendo loro rischiare la morte per fame. Un ghepardo adulto ha necessità di nutrirsi almeno una volta ogni 4-5 giorni, a causa dell'estrema scarsità di riserve di grassi nel corpo: le femmine in allattamento devono invece mangiare ogni giorno. RIPRODUZIONE: con l' approssimarsi dell' estro, che può avvenire in qualsiasi periodo dell' anno e che segue cicli di 12 giorni, la femmina comincia a girovagare per il territorio, annusando tutti i segnali odorosi lasciati da altri ghepardi e lasciando i propri: durante l'estro essa è solita orinare all'incirca ogni 10 minuti, lasciando dietro di sé una vera e propria scia odorosa. I maschi rispondono prontamente a tali segnali, mettendosi alla ricerca della femmina ricettiva. Quando un maschio trova la femmina, le si avvicina guaendo, e se riceve lo stesso guaito in risposta ha luogo l'accoppiamento. Spesso però sono numerosi i maschi che si mettono sulle tracce della stessa femmina, pertanto ad accoppiarsi con essa è colui il quale riesce ad avere la meglio nelle zuffe che inevitabilmente hanno luogo. A volte, può accadere che il maschio tenga prigioniera la femmina, con la quale intende accoppiarsi, per alcuni giorni, impedendole di cacciare e di spostarsi. Il maschio e la femmina copulano ripetutamente per un paio di giorni, dopodiché si separano. I maschi cercano di accoppiarsi col maggior numero di femmine ricettive possibile: a loro volta, le femmine possono essere montate da numerosi maschi, sia dello stesso gruppo che di vari gruppi confinanti. Ne risulta che in una singola cucciolata i piccoli possono essere concepiti da vari maschi diversi. Nonostante la femmina possa andare in estro tutto l'anno, essa tende a concepire soprattutto con l'approssimarsi dei cambi di stagione, in modo tale da avere poi un' ampia gamma di prede per sfamarsi ed allattare i piccoli.


A causa del basso tasso di variabilità genetica, spesso i ghepardi hanno problemi riproduttivi, in quanto i maschi possiedono una bassa conta e motilità spermatica oppure hanno spermatozoi deformi. Inoltre, la mortalità dei cuccioli è estremamente alta ( i tre quarti dei piccoli muoiono nella tana, di quelli che sopravvivono i due quinti muoiono prima del compimento del primo anno d'età ), sia a causa dei problemi di crescita ( tipici dei casi di incrocio fra consanguinei ) che della predazione da parte degli innumerevoli carnivori africani. Pare che i ghepardi abbiano cominciato a soffrire di scarsa variabilità genetica dall' ultima glaciazione ( oltre due milioni di anni fa ), ma il problema recentemente si è acuito a causa della perdita di territorio che sfavorisce ulteriormente gli incroci. La gestazione dura circa 3 mesi, al termine dei quali la femmina dà alla luce un numero di cuccioli che va da tre a nove. In prossimità del parto, la femmina comincia a cercare un posto adatto per dare alla luce la cucciolata: essa tende ad eleggere a propria tana un luogo ben riparato nella vegetazione fitta o fra le rocce, dove i piccoli possano essere al riparo da occhi indiscreti e dagli agenti atmosferici. I cuccioli alla nascita sono ciechi e pesano 150-300 g: presentano già la maculatura tipica della specie, tuttavia hanno nuca, collo e parte del dorso ricoperti da una folta peluria grigiastra e priva di macchie che viene persa durante la crescita. Si ritiene che tale peluria abbia lo scopo di rendere i piccoli ghepardi simili all' aggressivo tasso del miele, confondendo così gli eventuali predatori. A 2 settimane di vita i piccoli hanno gli occhi aperti e possono muoversi agevolmente: la madre li lascia soli per lungo tempo per andare a caccia, trasportandoli spesso uno alla volta verso altre tane per evitare infezioni da parassiti ed odori sgradevoli che potrebbero attrarre i predatori. A un mese e mezzo circa i cuccioli cominciano a seguire la madre durante i suoi spostamenti per osservarla ed imparare da lei le tecniche di caccia che consentiranno loro di sopravvivere una volta soli. A tre mesi, i cuccioli perdono del tutto la gualdrappa argentata e mostrano la colorazione adulta.


A questa età il gioco risulta fondamentale per i piccoli, che, correndo fra loro e simulando agguati, imparano i rudimenti della caccia. È solo attorno ai sei mesi di vita che i piccoli ghepardi cominciano a dare la caccia a prede vive: la madre porta loro di tanto in tanto cuccioli di gazzelle od altre piccole prede e lascia che essi li aggrediscano, sebbene è raro che un ghepardo riesca a cacciare con successo ed uccidere una preda prima dell'anno e mezzo di età. I piccoli restano con la madre per 13-20 mesi, dopodiché l'intera cucciolata ( maschi e femmine ) si allontana: i membri della cucciolata restano però insieme per altri sei mesi circa dopo la separazione, dopodiché le femmine, generalmente in corrispondenza del primo estro, si separano dal gruppo. Mentre i maschi tendono ad allontanarsi il più possibile dal territorio della propria madre, per evitare l' inincrocio, le femmine si accasano nei pressi del territorio materno. La maturità sessuale viene raggiunta attorno ai due anni dalle femmine, mentre i maschi sono più precoci, divenendo in grado di riprodursi attorno all' anno d'età. È tuttavia molto difficile che essi riescano a riprodursi prima del compimento dei tre anni. DURATA DELLA VITA: 15 anni ( sebbene raramente i ghepardi selvatici vivano più di 7 anni ); più di 20 anni in cattività. CONSERVAZIONE: è classificato dalla IUCN come vulnerabile. In particolare, la sottospecie asiatica ( jubatus venaticus ) e quella nordafricana ( jubatus hecki ) vengono considerate in pericolo critico. Il ghepardo figura inoltre sull' Appendice I della CITES. Attualmente questo animale vive in popolazioni poco numerose e frammentate, spesso minacciate dalla pressione demografica della popolazione circostante. Il ghepardo, un tempo diffuso in un areale vastissimo che ricopriva gran parte del continente africano e buona parte di quello asiatico, ha subito una drastica riduzione numerica nel corso del XIX secolo, accompagnata ( e per certi versi favorita ) da una riduzione del proprio spazio vitale a causa della caccia e della distruzione dell'habitat. Oggi il ghepardo sopravvive solo in aree protette o poco antropizzate: se a ciò si aggiungono la


naturale rarità di questi animali ed i problemi riproduttivi legati alla scarsa variabilità genetica, il futuro per la specie si prospetta abbastanza incerto. La pelliccia di questo animale, ruvida al tatto e simile a quella dei canidi, ha goduto di un particolare successo nel mondo della moda, in particolare negli anni sessanta e settanta, quando i soli Stati Uniti importavano una media di 3000 pelli l'anno. Nonostante la messa in atto di regolamenti sempre più severi sulla caccia a questo animale, vi è stato un reale calo delle uccisioni di ghepardo solo in seguito alla diminuzione della richiesta di pellicce da parte del mercato occidentale. Si stima che attualmente vivano in natura fra i 10.000 ed i 12.500 esemplari di ghepardo, molti dei quali ( circa 2.500 ) si trovano in Namibia. Oltre a questi, fra i 50 e i 60 ghepardi si trovano in Iran, andando così a costituire gli ultimi rappresentanti della sottospecie asiatica. Il pericolo per la sopravvivenza di questa specie viene dal bracconaggio e dalla distruzione dell'habitat: paradossalmente, l' istituzione di zone protette dove ospitare questi animali e le loro prede risulta controproducente, in quanto in queste aree vi è un'elevata densità anche di altri predatori competitori per il cibo, come iene e leoni. Di fronte a questi animali, il ghepardo è costretto a causa della sua minore forza fisica a farsi da parte per non essere ferito od ucciso, dovendo spesso lasciare il cibo e rischiando di essere predato o di morire d' inedia. Soprattutto i giovani maschi, inoltre, tendono a sconfinare dalle aree protette alla ricerca di nuovi territori dove stabilirsi, cadendo preda dei bracconieri e degli allevatori, che accusano i ghepardi di essere un pericolo per il bestiame. Il ghepardo è inoltre una vittima della sua estrema specializzazione: la sua naturale rarità, le sue necessità alimentari ed ambientali, l' incapacità di fronteggiare i predatori, la vulnerabilità alle ferite, lo rendono estremamente suscettibile ai cambiamenti provenienti dall' attività umana. Numerosi zoo in tutto il mondo stanno tentando, a volte con successo, la riproduzione in cattività del ghepardo, seguendo precisi programmi internazionali mirati ad aumentarne il più possibile la


variabilità genetica e a tentare eventualmente in futuro il ripopolamento di ambienti dove un tempo questi animali vivevano. Ad esempio, vi sono progetti di reintroduzione in natura di questi animali in India. Alcuni studiosi, tuttavia, ritengono che l' alto tasso di inincrocio di questi animali ed il loro numero attuale non siano sufficienti per assicurare un futuro alla specie sul lungo termine. Basterebbe infatti un' epidemia causata da un nuovo agente patogeno per eliminare completamente l' intera popolazione mondiale di ghepardi e causare perciò l'estinzione della specie.


Areale del ghepardo: a colori piĂš tenui corrisponde una minore densitĂ nell' area.


Distribuzione delle principali sottospecie.


IL GHEPARDO NORDAFRICANO ( o ghepardo sahariano )


NOME SCIENTIFICO: acinonyx jubatus hecki DIFFUSIONE: Africa nord-occidentale ( Algeria, Egitto, Niger, Togo, Benin, Burkina Faso ), in particolare nel Sahara centrooccidentale del Sahara ed il Sahel. HABITAT: deserto, savana, altopiani. TASSONOMIA: alcuni studiosi lo identificano con la sottospecie venaticus. Un suo sinonimo è acinonyx jubatus senegalensis. CENNI STORICI: non sono disponibili informazioni storiche riguardo a questa sottospecie. DESCRIZIONE: è molto diverso rispetto agli altri ghepardi africani. Il suo mantello è più corto e più pallido, con macchie che sfumano dal nero sopra la colonna vertebrale al marrone chiaro sulle gambe. Il muso ha poche macchie che possono essere addirittura mancanti. Le strisce lungo il muso sono anch' esse spesso mancanti. La forma del corpo è sostanzialmente la stessa della sottospecie subsahariana, anche se di dimensioni leggermente inferiori con un cranio più piccolo. E' in grado di sopravvivere nelle condizioni estreme del deserto del Sahara, dove le temperature possono raggiungere fino a 45 gradi e non c'è acqua stagnante. Lunghezza: 120 cm + 70 cm di coda Peso: 40-45 kg RAPPORTO CON L' UOMO E ALTRI ANIMALI: rispetto alle altre sottospecie il ghepardo nordafricano è più notturno, rimanendo al riparo dal calore diurno del deserto: ciò lo aiuta a conservare l' acqua che assume. E' raro da incontrare: nel 2009, gli scienziati della Zoological Society di Londra sono stati in grado di fotografare un esemplare per la prima volta, con l'uso di una fotocamera notturna nei deserti dell' Algeria. Nel 2010 è stato anche fotografato nei deserti del Massiccio Termit,


in Nigeria, utilizzando sempre una fotocamera notturna. In genere è solitario e semi-nomade. Sono stati osservati anche piccoli gruppi, formati solitamente da una madre e dai suoi piccoli o da una coalizione di maschi, che possiedono quasi sempre un territorio molto piccolo. I territori delle femmine sono situati in aree ricche di prede, i quali, a loro volta, determinano i territori dei maschi. Nemici naturali: leoni, iene, leopardi. ALIMENTAZIONE: gazzella di Thomson ( preda principale ), impala, antilopi ( addax, gazzella del deserto, gazzella bianca, gazzella dama ), lepri e, qualche volta, piccoli ungulati. Questi ghepardi possono sussistere senza l' accesso diretto all' acqua, ottenendola indirettamente dal sangue della loro preda. RIPRODUZIONE: qualsiasi periodo dell' anno. DURATA DELLA VITA: 15 anni ( sebbene raramente i ghepardi selvatici vivano più di 7 anni ); più di 20 anni in cattività. CONSERVAZIONE: è classificato dalla IUCN in pericolo critico, con una popolazione mondiale stimata di circa 250 individui maturi. E' anche quotato nell' Appendice 1 della Convenzione CITES. Molto raro, è minacciato dalla caccia e dalla distruzione e riduzione del suo habitat. Nel Sahara centrale i ghepardi sono noti per il fatto che attaccano e uccidono giovani cammelli e capre, provocando rappresaglie dai loro proprietari. Tradizionalmente, le pelli di ghepardo sono apprezzate come tappeti da preghiera o usati per fare pantofole. E' probabilmente estinto in Libia, Mali, Mauritania, Marocco, Nigeria e Senegal. E' estinto in Tunisia e in Ghana.


IL GHEPARDO SUDAFRICANO ( o ghepardo namibiano )


NOME SCIENTIFICO: acinonyx jubatus jubatus DIFFUSIONE: Africa meridionale ( Namibia, Botswana, Sudafrica, Zimbabwe, Zambia, Mozambico, Malawi, Angola, Tanzania ). All' inizio del XX secolo era diffuso ovunque nel continente. HABITAT: praterie, steppe, savane, deserti, zone semidesertiche e montagne. Preferisce anche zone dove sono presenti arbusti e zone con verdure esotiche dove sono per lo più disponibili prede favorevoli. TASSONOMIA: è la sottospecie nominale. Storicamente si credeva che tutti i ghepardi fossero geneticamente omogenei. La situazione cambiò nel gennaio 2011, quando è stato accertato che i ghepardi asiatici e i ghepardi del Sudan sono distinti anche dai loro parenti più stretti dell' Africa meridionale. Già in precedenza, comunque, fu scoperto che il ghepardo sudafricano è una sottospecie distinta da quella che vive nell' Africa orientale. Inoltre, si pensava che ghepardi asiatici e sudafricani fossero identici: Stephen J. O'Brien dal “Laboratorio di Diversità Genomica” del “National Cancer Institute” ha dichiarato che sono stati separati gli uni dagli altri per soli 5.000 anni, che è non abbastanza tempo perche il ghepardo asiatico sia classificato come una sottospecie separata. ll ghepardo reale ( acinonyx jubatus rex ), inoltre, nel 1927 era considerato una specie diversa dal naturalista Reginald Innes Pocock. Si è scoperto che si trattava di una mutazione causata da un gene recessivo. Esso è una rara variante ( a causa di una mutazione ) del ghepardo sudafricano, quest' ultimo scoperto in Zimbabwe nel 1926. I ghepardi reali si trovano in Sudafrica, Zimbabwe e Botswana. CENNI STORICI: la storia evolutiva del ghepardo sudafricano è strettamente correlata all' aspetto tassonomico appena descritto.


DESCRIZIONE: il ghepardo sudafricano ha un colore giallo brillante o, talvolta, dorato e la sua pelliccia è leggermente più spessa di quella di altre sottospecie. La parte inferiore è di un bianco molto evidente, soprattutto sul collo e sul petto, e ha meno macchie sulla sua pancia. Le macchie sul muso sono più pronunciate e nell' insieme esse sembrano più dense rispetto a quelle della maggior parte della altre sottospecie. Le bande nere ai lati del muso del ghepardo sudafricano sono notevolmente più spesse agli angoli della bocca e quasi tutti gli esemplari hanno distinte marcature marroni dei baffi. Come il ghepardo asiatico è noto per il fatto di avere punte sia nere che bianche alla fine della coda. Lunghezza: 120-140 cm + 70-80 cm di coda Peso: 21-60 kg RAPPORTO CON L' UOMO E ALTRI ANIMALI: i maschi sono socievoli e in grado di vivere in gruppi con altri maschi. Essi marcano il loro territorio urinando su alberi o termitai. Le femmine, invece, non sono socievoli e non stabiliscono un territorio. Esse sono solitarie e si evitano a vicenda. Tuttavia, possono vivere con le loro madri, le loro figlie o sorelle. La dimensione dell' areale di queste femmine può dipendere dalla presenza delle prede. L' areale di un ghepardo sudafricano in un bosco si estende fino a 34 km quadrati. In alcune parti della Namibia può raggiungere i 1500 km quadrati. I ghepardi sono minacciati da altri predatori che possono ucciderli e rubare le loro carcasse. Non sono in grado di difendersi da questi, tuttavia coalizioni di ghepardi maschi possono cacciare via i loro nemici. Nemici naturali: leoni, iene, leopardi. ALIMENTAZIONE: antilopi, orici, nyala, lepri del Capo, impala, kudu, puku, oribi, springbok, gazzelle orice, raficeri campestri, gnu, facoceri, alcelafi ed altri ungulati. Le sue prede preferite sono orici e nyala.


RIPRODUZIONE: le femmine si possono riprodurre dai 13 ai 16 mesi di età e con un' età media di maturità sessuale tra i 20 ed i 23 mesi. La gestazione può durare dai 90 ai 95 giorni. Le nascite solitamente si verificano da novembre a gennaio in Namibia e da novembre a marzo in Zambia. Le femmine di ghepardo cacciano da sole, tranne quando i piccoli le accompagnano fino a che impareranno a farlo autonomamente dopo le cinque-sei settimane di vita. Quando raggiungeranno i 18 mesi di età, la madre li lascerà e fratelli e sorelle resteranno insieme per alcuni mesi finchè queste ultime lasceranno il gruppo, che rimarrà composto dai soli fratelli. DURATA DELLA VITA: 15 anni ( sebbene raramente i ghepardi selvatici vivano più di 7 anni ); più di 20 anni in cattività. CONSERVAZIONE: è classificato dalla IUCN come vulnerabile dal 1986. La popolazione totale del ghepardo sudafricano, la sottospecie più numerosa, è stata stimata a più di 6.000 individui. All'inizio del 20 ° secolo era diffuso ovunque nel continente, fino a quando sparì da 23 Paesi. Era diffuso dal Sudafrica al sud della Repubblica Democratica del Congo ( Katanga ) e nel sud della Tanzania. Nei primi anni trenta, i ghepardi sono stati cacciati e si sono quasi estinti in Sudafrica. Pertanto, ha perso la maggior parte delle sue gamme, soprattutto in Sudafrica e in Mozambico. Solo poche decine di loro vivono nella parte meridionale del Mozambico. E' anche scomparso da molte regioni del Sudafrica e vive solo nelle regioni settentrionali e a nord-est del paese. Nel corso del 1970, 9.500 ghepardi sono stati uccisi in terreni agricoli della Namibia. Solo 3.500 esemplari vivono in Namibia oggi. In Sudafrica, oltre il 90% della popolazione si trova al di fuori delle aree protette, come riserve di caccia e terreni agricoli. E' possibile trovarlo nei parchi nazionali, oltretutto il parco nazionale è anche un habitat adatto per il ghepardo, in quanto ha un grande savana aperta e predebase come antilopi e orici. E' estinto in Malawi e Repubblica democratica del Congo, a causa della perdita di habitat adatti


e della mancanza di prede. Il ghepardo sudafricano è minacciato da bracconaggio, caccia, perdita di habitat e mancanza di prede. La sua cattura indiscriminata continua a minacciare la sua sopravvivenza, in quanto può ridurre la diversità genetica in natura, causando anche difficoltà riproduttive. La sopravvivenza del ghepardo sudafricano è minacciata anche dalla consanguineità. In Namibia, le persone sono autorizzate ad asportare ghepardi solo se rappresentano una minaccia per il bestiame o la vita umana. Purtroppo, gli agricoltori potrebbero catturare, rimuovere o uccidere gli esemplari che non hanno predato alcun bestiame. Il commercio internazionale limitato di animali vivi e delle loro pelli è consentito da Namibia, Zimbabwe e Botswana. Ci sono diversi progetti di conservazione per le sottospecie di ghepardi in Africa e in Iran. Come il ghepardo asiatico, il ghepardo sudafricano ha ottenuto più attenzione da parte delle persone rispetto alle altre sottospecie. Fondato in Namibia nel 1990, il “Cheetah Conservation Fund” ha la missione di proteggere il ghepardo sudafricano e garantire il suo futuro. L' organizzazione lavora con tutte le parti interessate all' interno dell' ecosistema del ghepardo per sviluppare le migliori pratiche nel campo della ricerca, l' istruzione e l' ecologia e creare un modello sostenibile da cui tutte le altre specie, tra cui le persone, potranno beneficiare. Circa 12.400 ghepardi sono stati stimati di rimanere allo stato selvatico in venticinque Paesi africani; la Namibia ha più di 3.500 individui che vivono soprattutto al di fuori delle aree protette, il 90% in terreni agricoli. Ci sono stati programmi di allevamento di successo, compreso l'uso di fecondazione in vitro, negli zoo di tutto il mondo. Sono stati approntati programmi di reintroduzione in Sudafrica e in India ( in quest' ultima sospesi nel 2012 dopo aver scoperto la distinzione tra la sottospecie asiatica e quella sudafricana, separatesi tra 62000 e 37000 anni fa ). I ghepardi sono noti per essere difficili da allevare in cattività a causa dei loro comportamenti sociali e dei problemi di allevamento.


La mortalità dei cuccioli in cattività e in natura è di circa il 50%. In media il 30% di tutti i cuccioli allevati in cattività può morire entro un mese. Anche se diverse organizzazioni, come la “De Wildt Cheetah” e il “Wildlife Centre” sono riusciti ad allevare un numero elevato di cuccioli di ghepardo. Nel 2009, il centro ha allevato più di 800 cuccioli di ghepardo sudafricano. E' la sottospecie più diffusa in cattività in tutto il mondo, mentre i ghepardi sudanesi si trovano solo in alcuni zoo e centri di fauna selvatica europei e mediorentali. La sottospecie del Sudafrica si trova in diversi zoo in tutto il mondo in America, Africa, Eurasia e l'Australia.


IL GHEPARDO DI NGORONGORO


NOME SCIENTIFICO: acinonyx jubatus ngorongorensis DIFFUSIONE: cratere di Ngorongoro ( Tanzania ) e il resto dell' Africa orientale, in quanto nel cratere non risiedono stabilmente ghepardi a causa dell' elevata competizione con gli altri grandi predatori. HABITAT: principalmente savana e zone semidesertiche. TASSONOMIA: il nome della sottospecie deriva dal luogo particolare in cui risiede, il cratere di Ngorongoro. CENNI STORICI: non sono disponibili informazioni storiche a riguardo. DESCRIZIONE: non è disponibile alcuna descrizione di questa sottospecie, che potrebbe tuttavia essere molto simile al jubatus raineyii che vive anch' esso in Tanzania. RAPPORTO CON L' UOMO E ALTRI ANIMALI: valgono le considerazioni fatte per il ghepardo in generale. Nemici naturali: leoni, iene, leopardi. ALIMENTAZIONE: antilopi alcine, gazzelle di Grant, gazzelle di Thomson, cobi. RIPRODUZIONE: valgono le considerazioni fatte per il ghepardo in generale. DURATA DELLA VITA: 15 anni ( sebbene raramente i ghepardi selvatici vivano più di 7 anni ); più di 20 anni in cattività. CONSERVAZIONE: riguardo.

non

sono

disponibili

informazioni

a


IL GHEPARDO ASIATICO ( o ghepardo persiano )


NOME SCIENTIFICO: acinonyx jubatus venaticus DIFFUSIONE: Iran ( attorno al Dasht-e Kavir nella metà orientale del Paese ). Alcuni esemplari forse sopravvivono nelle zone aride e pianeggianti della provincia pakistana del Belucistan, ma i locali sostengono di non vederli da più di quindici anni. In passato era presente in gran numero anche dalla penisola arabica all' India, attraverso Iran, Asia centrale, Afghanistan e Pakistan. HABITAT: zone aperte pianeggianti e semidesertiche ed aree frammentate di habitat rimasto disponibile, dove ci sia disponibilità di prede. TASSONOMIA: classificato anche con il sinonimo di acinonyx jubatus raddei, è stato considerato una sottospecie di ghepardo per molto tempo. Nel settembre 2009, Stephen J. O'Brien del “Laboratory of Genomic Diversity” del “National Cancer Institute” dichiarò che esso è geneticamente identico al ghepardo africano e che le due popolazioni si separarono circa 5000 anni fa, un lasso di tempo troppo breve per garantire una differenziazione a livello sottospecifico. Al contrario, i risultati di una ricerca genetica durata cinque anni che ha comportato l' analisi di campioni di DNA prelevati da esemplari in natura, animali ospitati negli zoo e campioni museali provenienti da otto Paesi, indicano che i ghepardi africani e asiatici sono geneticamente distinti. I confronti delle sequenze molecolari suggeriscono che essi si separarono tra 32000 e 67000 anni fa e che la differenziazione sottospecifica ha avuto il tempo di attuarsi. Le popolazioni presenti in Iran sono considerate gli ultimi rappresentanti rimasti del lignaggio del ghepardo asiatico. CENNI STORICI: durante il periodo coloniale britannico in India veniva chiamato “leopardo cacciatore”, poiché l' animale veniva tenuto in cattività in gran numero dai nobili indiani per essere utilizzato nella caccia alle antilopi selvatiche.


Akbar il Grande, che regnò attorno alla metà del XVI secolo, era un grande appassionato di ghepardi; li utilizzava per inseguire antilopi cervicapra, chinkara e antilopi quadricorne. Si racconta che nel corso del suo regno avesse posseduto 1000 ghepardi, ma tale numero è con tutta probabilità esagerato, dal momento che non vi è alcuna prova della presenza di strutture abitative per così tanti animali, né di servizi che li rifornissero di carne a sufficienza ogni giorno. Agli inizi del XX secolo, i ghepardi asiatici selvatici erano divenuti così rari in India, che tra il 1918 e il 1945 i principi indiani furono costretti ad importare ghepardi dall' Africa per i loro passatempi venatori. Gli ultimi tre ghepardi in India vennero abbattuti dal maragià di Surguja nel 1948. Una femmina venne avvistata nel distretto di Koriya nel 1951. DESCRIZIONE: rispetto ai loro cugini africani, i ghepardi asiatici hanno una costituzione più slanciata, più pelliccia nella parte posteriore del lungo e più potente collo, una colorazione più chiara e una lunghezza leggermente inferiore. I maschi sono leggermente più grandi delle femmine. E' l' unica sottospecie che ha un manto di lana invernale. Lunghezza: 120-135 cm + 70-80 cm di coda Peso: 34-54 kg RAPPORTO CON L' UOMO E ALTRI ANIMALI: le femmine, diversamente dai maschi, non si insediano in un territorio ma si spostano in continuazione attraverso il loro habitat, migrando talvolta su lunghe distanze. Le immagini scattate dalle fototrappole hanno mostrato una femmina che si è spostata per 130 km, un tragitto lungo il quale ha dovuto attraversare una ferrovia e due grandi strade. Raramente molesta gli animali domestici e non si ha notizia di attacchi agli uomini. Nemici naturali: leoni, leopardi. ALIMENTAZIONE: il ghepardo asiatico cattura prevalentemente piccole antilopi. In Iran, la sua dieta è costituita soprattutto da gazzelle jebeer ( note anche come “chinkara” ), gazzelle subgutturose, pecore selvatiche, capre selvatiche e lepri del Capo.


Uno studio pubblicato nel 2012 indica che lepri e roditori, nonostante facciano parte della dieta del ghepardo, non costituiscono una sua parte significativa a causa delle piccole dimensioni e della difficoltà nel catturarli. In India, in passato, le prede di questo animale erano molto numerose. Prima della sua scomparsa nel Paese, il ghepardo si nutriva di antilopi cervicapre e chinkara e, talvolta, di cervi pomellati e nilgau. RIPRODUZIONE: i ghepardi possono riprodursi in qualsiasi periodo dell'anno, ma tendono ad accoppiarsi nella stagione secca, con la nascita dei cuccioli al momento della comparsa della stagione delle piogge. Le femmine raggiungono l' età riproduttiva a 21-22 mesi. Le testimonianze di madri che riescono ad allevare con successo i propri cuccioli sono molto rare. Nel maggio 2013, le immagini riprese da una fototrappola mostrarono una madre con tre cuccioli dall' apperente età di un anno nella riserva naturale di Miandasht nell'Iran nord-orientale. Nell'ottobre 2013, i conservazionisti della “Persian Wildlife Heritage Foundation” filmarono una madre con quattro cuccioli nel parco nazionale di Khar Turan. Il 7 gennaio 2015, il direttore generale del Dipartimento di Protezione Ambientale del Khorasan settentrionale, Ali Asghar Motahari, ha annunciato l'avvistamento di una femmina e del suo cucciolo nella riserva naturale di Miandasht. Lo stesso Motahari ha riferito che, due giorni prima di questo avvistamento, tre altri ghepardi adulti erano stati avvistati ad alcuni chilometri di distanza dal confine orientale della riserva dai locali, che hanno immediatamente avvisato il “Dipartimento dell' Ambiente” di Jajrom. DURATA DELLA VITA: 15 anni ( sebbene raramente i ghepardi selvatici vivano più di 7 anni ); più di 20 anni in cattività. CONSERVAZIONE: è classificato come critico dalla IUCN. E' una sottospecie di ghepardo gravemente minacciata che attualmente sopravvive solo in Iran. In passato era presente in gran numero anche in India, dove è localmente scomparso.


Nonostante un tempo fosse molto comune, il ghepardo è stato portato all' estinzione in altre parti dell' Asia sud-occidentale dall' Arabia all' India, Afghanistan compreso. Nel 2013, in Iran sono stati identificati solamente 20 ghepardi, ma alcune aree devono ancora essere pattugliate. La popolazione totale viene stimata tra i 40 e i 70 individui, e il 40% delle morti è dovuta ad incidenti stradali. I tentativi di fermare la costruzione di una strada nel cuore dell'area protetta di Bafq non hanno avuto successo. Al fine di sensibilizzare l' opinione pubblica internazionale sulla conservazione del ghepardo asiatico, un'immagine dell' animale è stata rappresentata sulle maglie della nazionale di calcio dell' Iran durante la Coppa del Mondo FIFA del 2014. Attualmente si stima che in Iran sopravvivano circa 50 ghepardi allo stato selvatico, ma il loro numero è in aumento. Assieme alla lince eurasiatica e al leopardo persiano, è una delle tre specie di grandi felini rimaste in Iran. In Asia centrale, la caccia incontrollata ai ghepardi asiatici e alle loro prede, i rigidi inverni e la conversione delle praterie in aree a utilizzo agricolo contribuirono al declino della specie. L'ultimo avvistamento registrato in Uzbekistan risale alla fine del 1983 e l'ultima uccisione registrata in Turkmenistan al novembre 1984. La principale minaccia per la specie è la scomparsa delle sue prede principali dovuta al bracconaggio e alla competizione per i pascoli con il bestiame domestico. La riduzione del numero delle gazzelle, la persecuzione diretta, il cambiamento di utilizzo del terreno, il degrado e la frammentazione dell' habitat e la desertificazione hanno contribuito al declino del ghepardo. Secondo il “Dipartimento dell' Ambiente dell' Iran” il peggioramento della situazione è avvenuto soprattutto tra il 1988 e il 1991. La riduzione del numero delle prede è una conseguenza del sovrapascolo causato dal bestiame introdotto e della caccia alle antilopi. Le prede si allontanano quando i pastori penetrano con le loro mandrie all' interno delle riserve di caccia. Anche lo sfruttamento minerario e la costruzione di strade in prossimità delle riserve sono una minaccia per la popolazione.


Lo sfruttamento minerario in sé non costituisce una minaccia diretta per i ghepardi, ma la costruzione di strade e il traffico che ne risulta hanno reso l' habitat del ghepardo accessibile agli esseri umani, bracconieri compresi. In seguito alla rivoluzione iraniana del 1979, non è stata data molta importanza alla conservazione della natura, ma negli ultimi anni l' Iran ha portato avanti vari programmi per cercare di preservare la popolazione rimanente. Il “Dipartimento dell'Ambiente dell' Iran”, il “Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo” (UNDP) e il “Fondo Mondiale per l'Ambiente” (GEF) hanno lanciato il “Conservation of the Asiatic Cheetah Project” (CACP), istituito per preservare e riabilitare le aree ancora popolate da questa specie in Iran. Alcuni sopralluoghi effettuati da Asadi nella seconda metà del 1997 hanno indicato che per far sì che il ghepardo asiatico possa sopravvivere, è necessario riabilitare le popolazioni di altre specie, in particolare le gazzelle, e l' habitat dell'animale. La “Wildlife Conservation Society” (WCS) e il “Dipartimento dell' Ambiente dell' Iran” (DoE) intrapresero un programma di monitoraggio tramite radiocollari nell'autunno del 2006. Questi appositi collari GPS forniscono informazioni sui movimenti del felino[. Le sanzioni internazionali hanno reso alcune semplici azioni, come procurarsi delle fototrappole, alquanto difficile. Nel 2006, l' Iran ha dichiarato il 31 agosto la “Giornata della Conservazione del Ghepardo”: in questa data il pubblico viene informato sui programmi di conservazione che riguardano la specie. Nel maggio 2015, il Dipartimento dell'Ambiente ha annunciato piani per quintuplicare la multa per chi uccide un ghepardo a 100 milioni di toman ( circa 30.000 dollari ). Tra i progetti in atto vi sono dei corsi di formazione per i pastori ( con lo scopo di aiutarli a distinguere i ghepardi da altri predatori come leopardi, lupi, iene striate, caracal e gatti selvatici ), gli “Amici dei Ghepardi” ( gruppi costituiti da giovani che, dopo un breve corso istruttivo, sono in grado di educare la popolazione e organizzare eventi che hanno come tema principale il ghepardo ) e programmi di clonazione ( nel 2014, un ghepardo asiatico è stato clonato per la prima volta da alcuni scienziati dell'università di Buenos Aires. L' embrione, tuttavia, non è nato.


Recentemente il governo indiano ha preso in esame la proposta di reintrodurre in natura questi animali. Nel settembre 2009, ad un seminario sulla reintroduzione del ghepardo tenutosi in India, l' esperta di ghepardi Laurie Marker del “Cheetah Conservation Fundâ€? (CCF) e altri studiosi consigliarono al governo indiano che era meglio far arrivare dei ghepardi dall' Africa, dove sono molto piĂš numerosi, invece di cercare di ottenere alcuni dei rarissimi esemplari selvatici dall' Iran. Nel maggio 2012, la corte suprema indiana ha sospeso i tentativi di introdurre ghepardi africani nel Paese a seguito della pubblicazione di piĂš recenti studi genetici, secondo i quali ghepardi asiatici e africani si separarono tra 32.000 e 67.000 anni fa.


IL GHEPARDO DELLA TANZANIA ( o ghepardo dell' Africa orientale )


NOME SCIENTIFICO: acinonyx jubatus raineyii DIFFUSIONE: Africa orientale ( Tanzania, Kenia, Uganda, Somalia ). Ha la più alta densità per lo più tra il nord della Tanzania e il sud del Kenya. I ghepardi tanzaniani possono probabilmente persistere nelle parti più meridionali dell' Etiopia, e confinano con i ghepardi del Sudan. Abita principalmente il Serengeti, il Masai Mara e lo Tsavo. HABITAT: praterie, savane, campi aperti, steppe, ambienti aridi, Alcuni si possono trovare anche presso rive dei laghi e delle zone costiere. I ghepardi dell' “Amboseli National Park” vivono anche nei deserti aridi del Nyiri. TASSONOMIA: nel 1834 fu riconosciuto da Smith con il sinonimo di acinonyx jubatus fearsoni ( da qualcuno viene anche identificato con le sottospecie ngorongorensis e velox ). La nomenclatura attuale venne proposta nel 1913 da Heller. Non si sa molto sulla storia evolutiva del ghepardo della Tanzania, anche se in un primo momento i ghepardi africani orientali e meridionali sono stati valutati essere identici poichè la distanza genetica tra le due sottospecie è bassa. Tuttavia, nel 1990, la ricerca del DNA ha rivelato che i ghepardi della Tanzania e i loro cugini meridionali sono sottospecie distinte. CENNI STORICI: i primi fossili risalenti al Pleistocene sono stati trovati nei letti inferiori dell' Olduvai Gorge nel nord della Tanzania, rendendo così il ghepardo della Tanzania la sottospecie più antica. DESCRIZIONE: è la sottospecie più grande. I maschi sono solitamente più grandi delle femmine e la profondità del cranio e la lunghezza della mandibola sono significativamente maggiori nei maschi. E' la sottospecie dal manto più pallido dopo quella nordafricana. Il colore va dal bianco-giallastro al marrone rossastro.


Il pelo è abbastanza corto e fine, ma alcuni esemplari possono avere un pelo ruvido e spesso sul ventre. Ha molte macchie nere e rotonde, alcune possono essere trovate sul petto e sul collo, tranne sul suo lato inferiore bianco. Le macchie fondono verso la fine della coda per formare da quattro a quattordici anelli scuri seguiti da un ciuffo bianco sulla punta della coda. Le bande nere lacrimali ai lati del muso sono relativamente spesse. Ci sono state segnalazioni di ghepardi con altre varianti di colore, come esemplari melanici e con presenza di “ticking”. Lunghezza: 120-150 cm + 70-80 cm di coda Peso: 40-60 kg RAPPORTO CON L' UOMO E ALTRI ANIMALI: i maschi sono spesso socievoli e spesso vivono in gruppo con altri maschi. Sono comunque territoriali e marcano urinando sui tronchi. Sono poi estremamente aggressivi contro gli intrusi. L' areale delle femmine può essere molto esteso e questo rende il territorio molto difficile da difendere. I maschi scelgono punti in cui gli areali delle femmine si sovrappongono, creando uno spazio molto più piccolo, che può essere adeguatamente difeso contro gli intrusi, massimizzando le possibilità di riproduzione. La dimensione del territorio dipende anche dalle risorse disponibili: a seconda dell'habitat, la dimensione del territorio di un maschio può variare notevolmente da 37 a 160 km quadrati. Nemici naturali: leoni, iene, leopardi ( i ghepardi della Tanzania sono noti nel cacciare via leoni dorati e sciacalli ). ALIMENTAZIONE: gazzelle di Thomson ( preferite ), antilopi, impala, gazzelle di Grant, gnu, antilopi d'acqua, lepri, faraone. Si nutre anche di altri grandi mammiferi, come le zebre, e di struzzi, in alcune poche occasioni. Caccia all' alba, la mattina presto o la sera. RIPRODUZIONE: le femmine si riproducono tra i 13 ed i 16 mesi di età, con un' età media di maturità sessuale di 21-22 mesi. La gestazione dura 90-95 giorni con nascite che si verificano da gennaio ad agosto.


DURATA DELLA VITA: 15 anni ( sebbene raramente i ghepardi selvatici vivano più di 7 anni ); più di 20 anni in cattività. CONSERVAZIONE: è classificato dalla IUCN come vulnerabile. E' elencato nell' Appendice I della CITES e nell' Appendice I della CMS ( Convenzione sulle Specie Migratorie). E' inoltre protetto ai sensi della legislazione nazionale. E' minacciato dalla perdita dell' habitat, dalla predazione e dalla mortalità dei cuccioli ( dal 50 al 75% prima dell' età di 3 mesi e fino al 90% nel Serengeti ). Sembra che i leoni Masai siano la causa principale della mortalità dei cuccioli di ghepardo. I ghepardi, soprattutto nel Serengeti e nel Masai Mara, possono essere colpiti da malattie infettive, che nonostante tutto non sono una grave minaccia per questa sottospecie. I ghepardi della Tanzania sono la seconda più grande popolazione dopo i più numerosi ghepardi sudafricani. Il Kenya è la principale roccaforte per i ghepardi della Tanzania, con un numero da 800 a 1.200 adulti nel paese. Nonostante le numerose riserve e parchi nazionali la popolazione è ancora in declino. Ci sono vari progetti di conservazione al fine di salvare il ghepardo della Tanzania dall' estinzione, come il “Mara-Meru Cheetah Project”, il “Serengeti Cheetah Project”, “Action for Cheetahs in Kenya” e il “Tanzania Cheetah Conservation Programme”. Al momento non sono noti esemplari in cattività. E' estinto in Burundi, Repubblica Democratica del Congo e in Ruanda.


IL GHEPARDO SUDANESE ( o ghepardo somalo )


NOME SCIENTIFICO: acinonyx jubatus soemmeringii DIFFUSIONE: aree frammentate di Sudan ( soprattutto al sudesemplari sono stati avvistati ad An Nil al Azraq, nella regione sud-est ), Etiopia, Somalia, Repubblica Centrafricana. Una volta era diffuso in tutta l' Africa centrale e del nord-est. HABITAT: terre aperte, savane, praterie, aree semi-aride, regioni montane e terreni aperti dove c'è disponibilità di prede. Lo si trova anche in deserti, steppe, anche nelle regioni di clima tropicale molto caldo, umido e secco. TASSONOMIA: una volta lo si considerava geneticamente identico ad altri ghepardi sub-sahariani ma è stato poi rilevato che è in realtà una sottospecie distinta dopo essersi separato da quello sudafricano ( il parente più prossimo ) tra 72000 e 16000 anni fa. Nel 1855, lo zoologo austriaco Leopold Fitzinger propose il “trinomen” acinonyx jubatus soemmeringii delle sottospecie di ghepardo che vivono nell' Africa del nord-est e centrale, dal nome del fisico tedesco Samuel Thomas von Soemmerring. La sottospecie può essere conosciuta come "ghepardo di Soemmerring". In seguito, altri zoologi hanno proposto altri due “trinomen” per il ghepardo nordafricano ( acinonyx jubatus megabalica e acinonyx jubatus wagneri ), tuttavia, questi ghepardi sono stati nominati come diverse sottospecie che vivono in aree specifiche del Sudan. Essi, d' altronde, non sono riconosciuti come vere sottospecie, quindi sono considerati come sinonimi della ghepardo sudanese. CENNI STORICI: i ghepardi sudanesi sono noti per essere stati domati, addestrati e utilizzati per cacciare gli animali erbivori. Gli antichi Egizi hanno spesso tenuto i ghepardi allevandoli come animali domestici, e anche addomesticato e addestrato questi per la caccia ai mammiferi. Questa fu la tradizione egiziana che fu poi trasmessa agli antichi persiani e portata in India, dove la pratica con ghepardi asiatici fu continuata da principi indiani nel 12 ° secolo.


DESCRIZIONE: insieme al ghepardo della Tanzania, è una delle sottospecie più grandi ed è il più scuro nel colore della pelliccia ( vi sono tuttavia alcune variazioni con pellicce di colore giallo pallido o quasi bianco ). Ha un mantello maculato densamente bruno con pelliccia relativamente spessa e ruvida rispetto ai suoi parenti dell' Africa orientale e nord-occidentale. Ha anche macchie nere più larghe e maggiormente diffuse. Il ventre è nettamente bianco mentre il petto e la gola può avere alcune macchie nere simili a quelle della sottospecie orientale. Questo ghepardo ha macchie bianche distinte intorno ai suoi occhi, ma l'individuazione facciale può variare da molto dense a relativamente sottili. Il ghepardo sudanese è stata visto con la punta della coda bianca e nera, anche se alcune code sono solo con la punta bianca. La coda è anche notevolmente spessa. Tale sottospecie ha le dimensioni della testa più grosse rispetto alle altre. La bande laterali ai lati del muso sono più spesse agli angoli della bocca rispetto alle altre sottospecie, rendendole piuttosto uniche. Nei climi freddi i ghepardi sudanesi sono le uniche sottospecie africane che possono sviluppare soffici pellicce invernali soprattutto in età molto giovane, anche se sono meno sviluppate di quelle del ghepardo asiatico. Lunghezza: 120-145 cm + 70-76 cm di coda Peso: 28-60 kg RAPPORTO CON L' UOMO E ALTRI ANIMALI: come il ghepardo asiatico, anche il ghepardo sudanese ha stabilito con l' uomo uno stretto rapporto in relazione all' utilità che costituiva per quest' ultimo. Nemici naturali: leoni, iene, leopardi. ALIMENTAZIONE: gazzelle di Grant, gazzelle di Soemmerring, lepri, faraone. RIPRODUZIONE: sono valide le considerazioni fatte per il ghepardo in generale.


DURATA DELLA VITA: 15 anni ( sebbene raramente i ghepardi selvatici vivano più di 7 anni ); più di 20 anni in cattività. CONSERVAZIONE: dal 2002 è classificato come vulnerabile dalla IUCN a causa di commercio di fauna selvatica ( dei ghepardi possono essere venduti sul mercato nero per oltre 10000 $ ), caccia, bracconaggio, bassa densità di popolazione, perdita di habitat, mancanza di prede e per essere contrabbandato dal Corno d' Africa al Medio Oriente. La popolazione è stata stimata a meno di 2000 ghepardi sudanesi in natura. La popolazione è ancora lentamente in aumento a causa di sforzi di conservazione e programmi di allevamento in Europa e nel Medio Oriente. Ci sono programmi di allevamento provenienti da Europa e Medio Oriente, come “European Endangered Species Programme” (EEP) e altri programmi sviluppati in Arabia. Questi hanno avuto successo. Si vedono raramente al di fuori delle aree protette, anche se possono essere individuati in vari parchi e riserve nazionali. E' probabilmente estinto nel Gibuti ed in Eritrea. E' estinto in Egitto, Camerun, Repubblica Democratica del Congo e Nigeria.


IL GHEPARDO KENYANO


NOME SCIENTIFICO: acynonix jubatus velox DIFFUSIONE: Kenya e Tanzania. HABITAT: savana. TASSONOMIA: da alcuni è considerato la stessa sottospecie del raineyii. CENNI STORICI: non sono disponibili informazioni a riguardo. DESCRIZIONE: non è disponibile una descrizione di questa sottospecie, che potrebbe tuttavia essere molto simile al jubatus raineyii. RAPPORTO CON L' UOMO E ALTRI ANIMALI: valgono le considerazioni fatte per il ghepardo in generale. Nemici naturali: leoni, iene, leopardi. ALIMENTAZIONE: antilopi e gazzelle. RIPRODUZIONE: valgono le considerazioni fatte per il ghepardo in generale. DURATA DELLA VITA: 15 anni ( sebbene raramente i ghepardi selvatici vivano più di 7 anni ); più di 20 anni in cattività. CONSERVAZIONE: è probabilmente estinto.


IL GHEPARDO REALE ( o ghepardo della Rhodesia )


NOME SCIENTIFICO: acinonyx jubatus rex DIFFUSIONE: Zimbabwe, Botswana e nella settentrionale della provincia di Transvaal nel Sudafrica.

parte

HABITAT: deserto, savana, steppa, zone ai piedi delle montagne. Appaiono con maggiore frequenza nelle zone ricoperte da foresta di miombo, dove la particolare maculatura del manto aiuta questi animali a mimetizzarsi fra la fitta vegetazione. TASSONOMIA: da alcuni è considerato come una sottospecie a sé stante, ritenuta un criptide fino al 1975 ( una rara variante della sottospecie sudafricana ) riconsiderata come la manifestazione di geni recessivi piuttosto che come una popolazione ben distinta. Nel 1927, Pocock la dichiarò una specie separata, ma cambiò idea nel 1939 per mancanza di prove. CENNI STORICI: il primo esemplare venne osservato nell' antica Rhodesia del Sud ( l' odierno Zimbabwe ) nel 1926. Nel 1928, una pelle acquistata da Walter Rothschild è risultata intermedia, nel modello, tra il ghepardo reale e il ghepardo maculato e Abele Chapman lo considerò come una forma di colore del ghepardo maculato. Ventidue pelli sono state trovate tra il 1926 e il 1974. DESCRIZIONE: presenta una colorazione particolare del manto, formata da striature longitudinali e maculature irregolari ( dette “nebule” ) anziché da una maculatura uniforme. I ghepardi reali sono esemplari comuni di ghepardo in cui si manifesta una mutazione nella colorazione, dovuta all'espressione di un allele recessivo. Lunghezza: non è definita. Peso: non è definito. RAPPORTO CON L' UOMO E ALTRI ANIMALI: valgono le considerazioni fatte per il ghepardo in generale.


Nemici naturali: leoni, iene, leopardi. ALIMENTAZIONE: antilopi e gazzelle. RIPRODUZIONE: valgono le considerazioni fatte per il ghepardo in generale. DURATA DELLA VITA: 15 anni ( sebbene raramente i ghepardi selvatici vivano più di 7 anni ); più di 20 anni in cattività. CONSERVAZIONE: non risulta classificato dalla IUCN ( non certo, non ho trovato dati in merito ). La nascita di ghepardi "reali" pare in aumento negli ultimi anni, anche nelle popolazioni selvatiche di questo animale: tale trend positivo è visto con curiosità dagli scienziati, in quanto indice di crescente variazione genetica. E' stato visto in natura solo qualche volta, ma è stato allevato in cattività. Nel 1981 dei cuccioli sono nati al “De Wildt Cheetah e Wildlife Centre” in Sudafrica. Due sorelle maculate diedero vita a cucciolate tra cui c' erano piccoli di ghepardo reale.


IL GHEPARDO LANOSO


NOME SCIENTIFICO: acinonyx jubatus guttatus DIFFUSIONE: Sudafrica. HABITAT: deserto, savana, steppa desertica, zone ai piedi delle montagne. TASSONOMIA: è stato riconsiderato come la manifestazione di geni recessivi piuttosto che come una popolazione ben distinta. CENNI STORICI: il primo esemplare fu trovato nel 1877 ed il secondo nel 1878, imbalsamato in un museo del Sudafrica. Nel 1884 un terzo esemplare fu trovato nella stessa zona, con macchie più distinte e di costituzione più piccola. Alla fine degli anni ottanta dell' Ottocento i cacciatori di trofei pare abbiano eliminato il ghepardo lanoso. Sembra che questa variante di ghepardo sia presente da generazioni piuttosto che da millenni. DESCRIZIONE: ha una pelliccia più lunga e densa rispetto alle altre sottospecie, soprattutto su orecchie, criniera e coda. Essa è di colore fulvo pallido ( maggiormente su ventre e parti inferiori ) con macchie scure e rotonde. La bande nere ai lati del muso non sembrano molto evidenti. Presenta una corporatura più robusta, con arti pù corti ed altrettanto più robusti, con una coda più spessa. RAPPORTO CON L' UOMO E ALTRI ANIMALI: valgono le considerazioni fatte per il ghepardo in generale. Nemici naturali: leoni, iene, leopardi. ALIMENTAZIONE: antilopi e gazzelle. RIPRODUZIONE: valgono le considerazioni fatte per il ghepardo in generale.


DURATA DELLA VITA: 15 anni ( sebbene raramente i ghepardi selvatici vivano più di 7 anni ); più di 20 anni in cattività. CONSERVAZIONE: è estinto in natura.


FONTI: Wikipedia www.saharaconservation.org savetheasiaticcheetah.weebly.com www.zootierliste.de www.bcbdrums.deviantart.com www.biology-online.org

A cura di: Gregorio Paola, Micelli Danilo ( parte grafica ) Febbraio 2016


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