MONDO
2/ Marzo 2015 MONDO DE CECCO
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Pasta alla chitarra De cecco. Portate a tavola la traDizione.
Le paste a sezione quadrata de cecco. in tanti formati diversi. per noi, la pasta alla chitarra è un altro modo di rispettare le tradizioni. come la trafilatura al bronzo o la lenta essiccazione a basse temperature. si ottiene utilizzando la chitarra, il tradizionale strumento abruzzese costituito da fili d’acciaio montati su un telaio di legno. pressando la pasta sui fili, nascono degli originali formati lunghi a sezione quadrata, che donano alle vostre ricette un sapore nuovo. anzi, antico. www.dececco.it
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Di De cecco ce n’è una sola. Dal 1886.
editoriale di Marco Camplone
DALLA ROCCIA DELLA MAJELLA SGORGA L’ACQUA DELLA SORGENTE PRIVATA DE CECCO
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all’acqua pura e fresca della sorgente di Fara San Martino alla frenesia dell’imminente Expo milanese. Passando per le megalopoli New York e San Paolo del Brasile. Lo sfoglio di Mondo De Cecco somiglia a un viaggio. La compagnia è di livello superiore: un alto rappresentante della Repubblica, il vice presidente del Csm Giovanni Legnini; tre chef raffinati, Gennaro Esposito e i fratelli Chicco e Bobo Cerea; gli appassionati della pasta e dei prodotti De Cecco. Il diario di otto mesi, tanti ne sono trascorsi dall’uscita dell’ultimo numero del nostro house organ, è ricco di contenuti e di novità. Il qr code in copertina permette, grazie a un video emozionale, di immergersi virtualmente nella sorgenti di Fara, la cui acqua contribuisce a rendere unica la nostra pasta. All’interno, un ampio servizio fotografico completa l’opera.
Essere De Cecco significa onorare e ricordare un passato glorioso senza mai smettere di essere protagonisti del presente e di progettare il futuro. Per assolvere a questo stimolante compito, Mondo De Cecco ha inaugurato due rubriche: la prima è la storia a puntate dell’azienda raccontata con una serie di flash, la seconda è una finestra sull’universo della Rete. Ci sono anche un articolo in inglese, omaggio ai newyorchesi e a tutti gli americani, e la descrizione dettagliata del padiglione corporate di Federalimentare in Expo, dove avremo un posto di rilievo, firmata da Antonio Cellie, Ceo di Fiere di Parma. Mondo De Cecco, e non poteva essere altrimenti, ha riservato un pensiero, delicato e commosso, a Mario Piacentino, che ci ha lasciati ma sarà sempre nei nostri ricordi.•
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NOI VI OFFRIAMO SEMPRE IL MEGLIO. VOI GUSTATELO QUANDO VOLETE.
Grissinotti De Cecco. Tutto il piacere del grano khorasan KAMUT ® in uno snack buono e bio. Dalla passione per la qualità e dall’amore per le ricette della tradizione nascono i Grissinotti, gustosi snack biologici di grano khorasan KAMUT ® della linea “I Grani De Cecco”. Impastati solo con olio extravergine d’oliva e arricchiti con semi di lino e semi di zucca, i Grissinotti sono fonte di fibre. Per volersi bene in ogni momento della giornata.
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Editore F.lli De Cecco di Filippo Fara S. Martino S.p.A. 66015 Fara San Martino (CH) Direttore Responsabile Marco Camplone marcocamplone@dececco.it
Foto di copertina: la sorgente di Fara San Martino, realizzata da Federico Deidda
Reg. Tribunale di Chieti n.3 del 16/2/98 Spedizione in a.p. 70% - Filiale di Chieti PP.TT. - Legge 662/96 Numero 1 - Luglio 2014 - Anno XVIII
Il video multimediale nel QR-Code in copertina realizzato da Imago Project e Ufficio Relazioni esterne De Cecco
Direzione / Amministrazione / Redazione Via Filippo De Cecco 66015 Fara San Martino (CH) T. +39 0872 9861 / F. +39 0872 980426 dececco@dececco.it www.dececco.it Design e art direction Leo Margiotti www.leomargiotti.com Stampa Grafica SIVA s.r.l. www.graficasiva.it Articoli Marco Camplone Giorgio D’Orazio Melissa Di Sano Antonio Cellie Silvano Forlano Matteo Camplone Fotografie Federico Deidda Archivio De Cecco Famiglia Piacentino Archivio Cerea Collaboratori Marco D’Agostino Alessia Rossi Finito di stampare Marzo 2015
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sommario
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CON FEDERALIMENTARE4EXPO IL CIBO DIVENTA POESIA
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GENNARO ESPOSITO
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SHOW COOKING “LA CULTURA DELLA PASTA”
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LEGNINI, L’AMORE PER L’ABRUZZO E PER LA PASTA DE CECCO
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IL FASCINO DI UNA STORIA INIZIATA 129 ANNI FA
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CHIARA, FRESCA E DOLCE ACQUA DI FARA SAN MARTINO
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34/35 NAVE ITALIA, A BORDO VELE CIME E SOLIDARIETÀ
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COOKING X ART 2014
29 CON FERRAGAMO E TECHNOGYM AL FORUM DI VANNUCCI PIANTE
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ABRUZZO4MATCH E CAREER DAY
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SAN PAOLO DEL BRASILE, APPLAUSI PER L’OLIO DE CECCO
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36/37 IL GRANO È CIVILTÀ
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I NUOVI PACCHERI FIRMATI FRATELLI CEREA
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LA PASTA DE CECCO PER IL SINDACO DI NEW YORK
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CIAO MARIO, RESTERAI PER SEMPRE AL NOSTRO FIANCO
47 PESCATI DALLA RETE
PASTA QUADRATA, IL LIBRO - VERITÀ “INVENTATA IN UN CONVENTO VESTINO”
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Con Federalimentare4Expo il cibo diventa poesia di Antonio Cellie*
PER LA DE CECCO UNA POSIZIONE DI RILIEVO NELL’ESPOSIZIONE UNIVERSALE DI MILANO ECCO COME SARÀ IL PADIGLIONE CORPORATE
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ell’agenda 2015 dell’industria alimentare italiana è segnato un solo evento, un solo appuntamento, che rende pleonastiche e non visibili altre fiere, mostre, concorsi e incontri di settore. Parliamo ovviamente di EXPO2015, che con la sua durata di 6 mesi e la visita prevista di 20 milioni di persone rappresenta l’occasione unica e irripetibile per i produttori italiani di presentare al mondo intero la propria storia, la capacità del fare, la bontà dei propri prodotti. Per la prima volta il tema della nutrizione del pianeta viene affrontato nella Esposizione Universale raggiungendo un livello d’attenzione mai toccato prima: la partecipazione di 144 Paesi espositori è un record assoluto. Si prevede che i 20 milioni di visitatori possano provenire per circa 12 milioni dall’Italia e per 6 milioni dall’estero, rispettivamente 3 milioni dall’Europa e 3 milioni dagli altri continenti (1 milione dai soli Stati Uniti d’America). La capacità trasformativa delle aziende alimentari italiane sarà rappresentata unicamente nel padiglione “Federalimentare4Expo”, organizzato da Federalimentare (l’associazione confindustriale che associa 6mila imprese), con il contributo tecnico e scientifico di Fiere di Parma, che da anni assieme a Federalimentare allestisce la fiera alimentare Cibus. Collocato di fronte all’ingresso Est di Expo, non lontano dal Padiglione Italia, il padiglione “Federalimentare4Expo” è strutturato su due piani, più una terrazza, alto 12 metri, ed ospiterà centinaia di imprese alimentari italiane (tra queste spicca la De Cecco). Caratterizzato da un’immagine esterna di grande impatto comunicativo, con contenuti artistici d’avanguardia, il padiglione
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presenta un percorso obbligato che attraversa i moduli espositivi delle imprese disposti su due piani. Il terzo piano (la terrazza) sarà invece riservato agli operatori e alla stampa: di giorno sarà luogo di incontro tra imprenditori e buyer (sono disponibili uffici ad hoc), mentre la sera ospiterà convegni, workshop, show cooking e simili, con la possibilità di ospitare fino a 300 persone. Evidentemente l’aspetto degustativo sarà importante nell’organizzazione del padiglione: una cucina a vista è dislocata al terzo piano, utilizzabile a rotazione dalle imprese, come pure 5 corner esterni. I moduli espositivi delle imprese nei primi due piani sono strutturati in modo che ciascuna azienda possa presentare, tramite un video ed immagini, il proprio prodotto, la storia della impresa e dei suoi fondatori, le tecniche di trasformazione dalla materia prima in prodotto, il contesto gastronomico in cui il prodotto stesso va a collocarsi. In una teca, al centro del modulo, saranno esposti, in vista prioritaria, i prodotti stessi. I video saranno accompagnati esclusivamente dalla musica, e non dal parlato, una scelta obbligata vista la provenienza dei visitatori da ogni parte del globo. “Federalimentare4Expo” ha affidato ad una unica agenzia tecnica la realizzazione di tutti i video e dei moduli, sia per semplificare l’impegno di ogni singola azienda, sia per armonizzare i moduli, ispirati al concetto di “edutainment”, cioè educazione più intrattenimento. Trattandosi di una Esposizione Universale, e non di una fiera, l’edutainment sarà il principio organizzativo del Padiglione Italia, come pure del padiglione di Federalimentare. Nondimeno un aspetto rilevante di “Federalimentare4Expo” sarà quello della promozione e dello scambio commerciale: a questo scopo Federalimentare,
IL RENDERING DELLA TERRAZZA DEL PADIGLIONE CORPORATE DI FEDERALIMENTARE ALL’EXPO 2015
in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole e con l’ICE, ha organizzato un forte incoming di buyer che visiteranno il padiglione dell’alimentare e saranno poi portati sul territorio a incontrare le aziende italiane. Ed infine, EXPO2015 sarà un’occasione impareggiabile per illustrare la vera natura dei prodotti italiani, contrastando quindi il fenomeno imitativo dell’italian sounding. Dunque il padiglione avrà due tipologie di visitatore: il generalista, che vorrà documentarsi, assaggiare e conoscere la produzione italiana in un lasso di tempo relativamente breve; l’operatore commerciale che vorrà incontrare le aziende, parlare con esse, avviare delle relazioni, stringere accordi. Il padiglione dunque non sarà un freddo contenitore di storie e prodotti, ma un centro dinamico e pulsante di incontro tra culture ed esigenze commerciali diverse, un momento unico di relazione
con i mercati nuovi e vecchi. Centinaia di eventi sulla terrazza di “Federalimentare4Expo” renderanno vive tutte le giornate dei 6 lunghi mesi di allestimento di EXPO2015. Chi entrerà nel padiglione dell’alimentare compirà un viaggio sensuale attraverso la galassia della nostra produzione, tra i sapori ed i saperi del food made in Italy, una esperienza tangibile della capacità trasformativa e della cultura del fare che ha reso famosa l’Italia. L’appuntamento per tutti è al primo maggio 2015. •
* Ceo Fiere di Parma
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ECCO COME SI PRESENTERÀ IL PADIGLIONE CORPORATE DI FEDERALIMENTARE ALL’EXPO
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LO CHEF GENNARO ESPOSITO PUÒ VANTARE DUE STELLE MICHELIN
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Gennaro Esposito di Giorgio D’Orazio
PER LO CHEF DELLA TORRE DEL SARACINO DUE STELLE MICHELIN E TRE FORCHETTE DEL GAMBERO ROSSO
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ennaro Esposito è uno degli chef più rappresentativi della tradizione gastronomica mediterranea italiana declinata in alta ristorazione. Uno stage da Vissani, fondamentale per capire che la cucina che aveva immaginato, come racconta, non fosse soltanto una chimerica ossessione, ma era invece lì, a portata di mano, di pensiero, di capacità creativa, di indirizzo teorico e pratico, di felice realizzazione, e subito la nascita di alcuni piatti che hanno fatto la sua fortuna, dandogli visibilità nel panorama nazionale, come la Parmigiana di pesce bandiera o la Zuppetta di ricotta di fuscella con le triglie. Una visibilità che Esposito ha riaffermato e confermato quotidianamente negli anni, fino ad oggi, da quando ha aperto, con Vittoria Aiello nel 1991, il ristorante “La Torre del Saracino”, a Marina di Seiano a Vico Equense (Napoli), dove ha imposto il proprio stile di cucina: pescare dal territorio e costruire piatti che soddisfino i sensi e la mente dei clienti. Dieci anni dopo Gennaro Esposito ottiene la prima stella Michelin, vive due importanti esperienze al George V a Montecarlo ed al Plaza Athénée a Parigi di Alain Ducasse, mentre del 2003 è il riconoscimento delle Tre Forchette del Gambero Rosso, una prestigiosa classifica che lo ha visto al vertice fino ad oggi: nello stesso anno fonda la prima edizione della fortunata manifestazione enogastronomica Festa a Vico, un happening continuo di tre giorni che da 11 anni richiama a Vico Equense chef affermati e giovani promesse, per cucinare tutti insieme piatti per centinaia di ospiti. E se nel 2008 arriva la seconda stella Michelin per Gennaro Esposito, che nel 2011 è stato insignito dal congresso gastronomico Identità Golose del titolo di “Migliore Chef Italiano dell’Anno”, nel frattempo i suoi orizzonti hanno spaziato con collaborazioni prestigiose, non solo con altri chef ma anche con un produttore di qualità come De Cecco. Produttore di uno degli ingredienti principe della cucina che ha in mente Gennaro, la pasta.
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Come è nato, chef, il suo rapporto con la De Cecco? «In maniera molto naturale e molto simpatica. Sono stato contattato dal responsabile del Marketing, Gianni Alleonato, dal quale appresi che la De Cecco voleva mandare avanti un progetto sulla cultura della pasta, coinvolgendo alcuni rappresentanti dell’alta ristorazione italiana. Mi è sembrata subito un’idea interessante, soprattutto un progetto con un profilo culturale alto e utile anche per me. Da uomo del sud, da chef, sono dentro al mondo della pasta per tanti motivi. Il giorno successivo a questa telefonata, mi sono ritrovato così nel Pastificio a Fara San Martino, ed è stato un impatto eccezionale, la sensazione di un’organizzazione efficace con obiettivi di grande qualità. Poi sono tornato al ristorante, mi sono messo a testare una serie di formati e lì ho ritrovato qualcosa che rasenta la perfezione, anche nel dettaglio: come si comporta la pasta durante la cottura e che riscontro ottiene dalla clientela. D’altra parte io sono nato utilizzando De Cecco, poi ho cercato altre proposte per cambiare e provare, ma dopo questa conoscenza approfondita con il prodotto sono tornato a De Cecco. Oggi certamente non la lascio più».
“IL MIO SOGNO È REALIZZARE UNA LINEA DI PASTA DE CECCO FIRMATA GENNARO ESPOSITO”
In cosa consiste la sua consulenza per l’azienda? «Mi occupo strettamente di testare la pasta nella vita vera, nei ristoranti, dove hai immediatamente il rendiconto di quello che fai, vai al tavolo e capisci già dagli occhi delle persone se quanto hai preparato è qualcosa di interessante. Quindi ricerca, abbiamo lavorato su alcuni formati perfezionandone certi aspetti, e poi promozione, perché quotidianamente racconto questa azienda al ristorante e durante gli eventi e le manifestazioni a cui aderiamo, penso anzitutto a Festa a Vico, che organizziamo noi a Vico Equense, anche grazie all’importante sostegno di De Cecco, o al successo dei tre Showcooking “La Cultura della Pasta” che abbiamo tenuto in questi ultimi mesi tra Milano, Firenze e Palermo con giornalisti esperti del settore. Insomma i traguardi ci sono ma la soddisfazione più grande, per me, è che sento la filosofia De Cecco come un principio di qualità da trasmettere agli altri». Fino ad ora che traguardi sono stati raggiunti grazie a questa collaborazione? «Come accennavo, abbiamo operato alcuni aggiustamenti su certi formati, come la Pasta mista, le Candele, le Zite, le Mezze Zite, le Mafaldine, la Linguina, credo che abbiamo toccato almeno una quindicina di formati in questo periodo di tempo. Ma il traguardo più importante per me è la possibilità, grazie alla qualità di De Cecco, di far cambiare idea ad altri chef o addetti ai lavori quando facciamo dei test condivisi in cui ognuno porta la propria pasta preferita. E la De Cecco finisce sempre per avere la meglio».
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FONDAMENTALI, PER GENNARO ESPOSITO, LE IMPORTANTI ESPERIENZE AL GEORGE V DI MONTECARLO ED AL PLAZA ATHÉNÉE A PARIGI DI ALAIN DUCASSE
Quali sono, secondo lei, le particolarità qualitative della pasta De Cecco? «Quando cucino De Cecco, la prima cosa che mi impressiona sono i profumi, la consistenza, la capacità di tenere la cottura, il fatto che è una pasta che non ti lascia mai in panne, non ha mai problemi di lesioni, spaccature, una pasta che nasce per essere perfetta. E poi grazie alla trafila in bronzo e all’essiccazione lenta a bassa temperatura, quando sposa il sugo lo fa in maniera unica». C’è un formato che preferisce su tutti? «La pasta in generale riesce a darti tante sensazioni diverse. Faccio fatica ad individuare i formati che preferisco perché con De Cecco ti puoi divertire con tutto, anche con i formati molto sottili, che apprezzo particolarmente, i Capellini, gli Spaghettini, i Fedelini che sono magnifici anche mangiati semplicemente con un filo d’olio e un po’ di parmigiano buono. E poi ci sono i formati classici, ugualmente sorprendenti, i Paccheri, gli Spaghetti, i Vermicelli, le Linguine, ma anche le Candele e le Zite, formati particolari che sul mercato anche tra i migliori competitors non trovi mai all’altezza della situazione». C’è un aneddoto particolare relativo al suo rapporto con la De Cecco? «Riguarda sempre la mia prima volta al Pastificio. Quando arrivai, parcheggiai a qualche decina di metri dall’ingresso, e mentre camminavo per raggiungerlo, ricordo che sentii un profumo così pulito, così netto, che mi colpì ancora prima che entrassi. Era in funzione il Molino e la lavorazione del grano che diventava semola inebriava l’aria. È come se ti metti fuori dalla cucina di un ristorante: devi sentire un ottimo profumo se stanno cucinando. Insomma non puoi sentire altro se non un profumo naturale, espressione di fragranza e di qualità, questo mi colpì molto in De Cecco, non credo sia una cosa comune».
Ha un desiderio in particolare se pensa al connubio Esposito-De Cecco? «Mi piacerebbe tirar fuori una linea di una dozzina di formati dedicati solo alla ristorazione. La proprietà, con la quale ho un ottimo rapporto, mi ha insegnato che di De Cecco ce n’è una sola e non è possibile fare differenziazioni, però sono convinto che oggi, nella società della comunicazione, specie nel mondo della ristorazione, diventa tutto molto più difficile, purtroppo si confondono le dimensioni di un produttore con la qualità del prodotto. E capita che alcuni abbiano difficoltà ad ammettere di utilizzare De Cecco, un grande Gruppo presente su tutti gli scaffali, quando si fa un discorso di esclusività dei propri piatti, preferendo magari accostarsi ad un piccolo produttore artigianale che però è quasi sempre di media qualità, lontano insomma dagli alti standard qualitativi De Cecco. Per questo continuo a credere in una linea studiata solo per la ristorazione, dove la qualità è quella di sempre, la qualità De Cecco appunto uguale su tutti i formati, ma dove magari i formati dedicati sono studiati in maniera esclusiva per quel segmento di consumatori a cui bisogna raccontare qualcosa di particolare. E De Cecco ha tanto da raccontare, mi creda, non sono favole ma è la realtà, pensiamo solo a tutte le certificazioni di qualità del prodotto e di etica aziendale che possiede. Chiaramente in quest’ottica il mio desiderio sarebbe quello di realizzare questa linea di pasta De Cecco con la firma “Gennaro Esposito”!». •
Se pensa al Gruppo De Cecco nel futuro, cosa le viene in mente? «De Cecco è un’azienda molto grande e proiettata su cifre importanti ma riesce a produrre sempre una pasta “Taylor Made”. E poi ha un’organizzazione che consente di realizzare anche delle novità che provengono magari da un lavoro di condivisione con le consulenze tecniche, come nel caso nostro, dalle correzioni ai nuovi formati. A parer mio il futuro non può che essere di crescita sul mercato e di continua affermazione nell’alta ristorazione».
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TAGLIATELLE, BROCCOLI E CALAMARI MAGISTRALMENTE INTERPRETATI DALLO CHEF CAMPANO GENNARO ESPOSITO
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RICETTA DI GENNARO ESPOSITO
Tagliatelle con broccoli e calamari INGREDIENTI PER 4 PERSONE: - 280 gr di tagliatelle De Cecco; - 60 gr di broccoli a foglia d’Ulivo, puliti e ben lavati; - 120 gr di calamaretti spino, puliti e lavati; - 50 gr di brodo di pesce leggero; - 50 gr di olio extra vergine di oliva Esclusivi; - 1 spicchio d’aglio; - Sale e pepe al mulinello.
Preparazione: In una padella rosolare lo spicchio d’aglio nell’olio, aggiungere i broccoli a foglia tagliati grossolanamente. Saltare per un minuto a fuoco vivo. Poi aggiungere i calamari, spadellare per circa trenta secondi. Spegnere il fuoco e aggiungere il brodo freddo. Cuocere le tagliatella in abbondante acqua salata e scolare al dente. Saltare le tagliatelle nella padella con i broccoli ed i calamari per circa un minuto a fuoco vivo. A fuoco spento mantecare con un filo di olio extravergine. Servire in un piatto piano molto caldo.
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GENNARO ESPOSITO SECONDO L’ILLUSTRATORE MARCO D’AGOSTINO
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Show cooking “La cultura della pasta” A MILANO, FIRENZE E PALERMO LE LEZIONI DEL GRANDE CHEF E DEL TECNOLOGO DALBON AL COSPETTO DI GIORNALISTI E FOODBLOGGERS DELLE MAGGIORI TESTATE
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re appuntamenti in Italia, dal Nord al Sud passando per il Centro, con l’idea di raccontare e far toccare con mano alla stampa di settore “La cultura della pasta”. È questo il titolo dei tre Showcooking ideati da De Cecco insieme allo chef stellato Gennaro Esposito, che hanno visitato, tra ottobre e dicembre, Milano, Firenze e Palermo. Le ricette di Gennaro Esposito a base di pasta De Cecco e le lezioni magistrali di Gerardo Dalbon della De Cecco sono state protagoniste alla Scuola Cucina In (Milano, 20 ottobre), alla Scuola di Cucina Cordon Bleau (Firenze, 10 novembre) e alla Città del Gusto del Gambero Rosso (Palermo, 1 dicembre). Un’occasione ghiotta per scoprire le creazioni di Gennaro, patron bistellato del ristorante La Torre del Saracino di Vico Equense, e per imparare da Gerardo Dalbon, tecnologo alimentare del Gruppo De Cecco, i diversi fattori che contraddistinguono l’impegno nella selezione accurata della materia prima e nella realizzazione della pasta De Cecco, sinonimo di alta qualità del Made in Italy in tutto il mondo. Ma soprattutto un’occasione, per i tanti giornalisti e foodbloggers partecipanti, per apprendere alcuni particolari in fatto di pasta che si imparano solo cucinando, con la maestria di un grande chef, le spiegazioni del tecnologo e l’evidenza qualitativa di un prodotto unico. Perché di De Cecco ce n’è una sola. • (g.d’o.)
IN ALTO, GENNARO ESPOSITO E IL TECNOLOGO GERARDO DALBON QUI A FIANCO, UN GIOVANE CHEF DEL TEAM DI ESPOSITO
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Legnini, l’amore per l’Abruzzo e per la pasta De Cecco di Marco Camplone
GIOVANNI LEGNINI A FARA SAN MARTINO CON UN PACCO DI PASTA DE CECCO
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IL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA IN VISITA ALLO STABILIMENTO DE CECCO DI FARA SAN MARTINO
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randi d’Abruzzo a Fara San Martino. Il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, ha visitato, nei primi giorni dello scorso gennaio, lo stabilimento storico della De Cecco. Ad accoglierlo, nella fabbrica incastonata nella roccia della Majella, il presidente Filippo Antonio, gli amministratori Giuseppe Aristide e Saturnino De Cecco, oltre a una rappresentanza di dirigenti e maestranze del pastificio. Legnini, abruzzese di Roccamontepiano, paese del Chietino di cui è stato anche sindaco, ha assunto la carica di vice presidente del Consiglio superiore della Magistratura con l’avvento di Matteo Renzi al vertice del Governo. In precedenza, era stato senatore, vice ministro e sottosegretario. «Per tutti noi è un onore ricevere la visita di un corregionale che ricopre un ruolo così importante e prestigioso in seno alla Repubblica», ha detto Filippo Antonio De Cecco nel corso di una breve cerimonia tenuta proprio all’interno della fabbrica, in un’atmosfera resa unica dal sottofondo delle unità che continuavano a produrre pasta. «Abruzzese tenace, serio e di sostanza, ci appare l’uomo giusto al punto giusto. Le riconosciamo la concretezza di chi antepone sempre il lavoro alle dichiarazioni di facciata. I tempi non facili che attraversiamo la chiamano a un compito particolarmen-
te impegnativo: la riforma della giustizia di cui si parla da anni ma che mai nessuno è riuscito a concretizzare. Per quanto riguarda la De Cecco, colgo l’occasione per sottolineare che le cose, nel 2014, sono andate particolarmente bene: mentre il settore food italiano è sceso del 2,5 per cento nelle vendite negli ipermercati e nei supermercati, noi siamo saliti del 5 per cento. Abbiamo guadagnato un punto di quota mercato, passando dall’8 al 9 per cento, mentre nella quota a volume siamo saliti al 13 per cento. Siamo vicini a un fantastico traguardo: un milione di quintali di pasta e farine venduti in Italia in un anno. Il merito è vostro», ha concluso il presidente rivolgendosi ai dipendenti. «Il merito è di voi che lavorare per la De Cecco». Legnini, che ha ricevuto in dono un’opera del maestro Arnaldo Pomodoro intitolata La Stele, consegnatagli dal responsabile della Sala macchine Franco Di Renzo Di Florio, ha preso spunto dalle parole di De Cecco per rimarcare quanto l’Italia abbia bisogno di un sistema giudiziario veloce ed equo e di quanto siano importanti, per il rilancio economico, le aziende di qualità. «La De Cecco è stata capace di crescere in un mercato che scende: complimenti a tutti voi. Siete l’orgoglio d’Abruzzo.
AL CENTRO DELLA FOTO, DA SINISTRA, GLI AMMINISTRATORI SATURNINO E GIUSEPPE ARISTIDE DE CECCO A DESTRA, LEGNINI DURANTE IL DISCORSO TENUTO ALLA DE CECCO DI FARA SAN MARTINO
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«QUELLA VOLTA CHE A LONDRA CUCINAI GLI SPAGHETTI DE CECCO PER UN GRUPPO DI AMICI» Crescere, in un momento di grave crisi collettiva, è stato un modo per la vostra straordinaria capacità di lavorare bene». Il vice presidente del Csm ha svelato la propria passione per la cucina in genere e per la pasta De Cecco in particolare. «A Londra, qualche giorno fa, ospite di amici, mi sono proposto per cucinare un gustoso piatto di pasta. Quando mi sono accorto che avevano una marca sconosciuta, ho chiesto un attimo di tempo, sono andato al market più vicino, eravamo nella zona di Oxford, e ho acquistato gli spaghetti De Cecco». Franco Di Renzo Di Florio, senza tradire particolari emozioni, ha ringraziato l’importante ospite con un discorso chiaro e lineare: «La visita istituzionale del
vice presidente del Csm, qui, nello stabilimento di Fara San Martino, rappresenta un momento rilevante per la grande famiglia De Cecco e ci preme, vice presidente, ringraziarla per la disponibilità e il tempo che ci concede. Sottolineiamo quanto sia importante, per una regione come l’Abruzzo, toccata pesantemente dalla crisi e in cerca di un punto di ripartenza, avere un proprio cittadino al vertice del Csm. La ricordiamo nelle vesti di avvocato, di sindaco di Roccamontepiano e, ancora, di dirigente politico, senatore e sottosegretario. Tutti ruoli che ha ricoperto con ammirevole abnegazione, inappuntabile serietà e raro senso dello Stato. Non a caso, la sua elezione nel Csm è avvenuta con un alto consenso». •
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LA STRETTA DI MANO TRA GIOVANNI LEGNINI E IL PRESIDENTE FILIPPO ANTONIO DE CECCO
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Chiara, fresca e dolce acqua di Fara San Martino di Marco Camplone
DALLA SORGENTE DE CECCO SGORGA LA RICCA ACQUA DELLA MAJELLA
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al cuore della Majella alle tavole di tutto il mondo. A voler sfruttare l’immediatezza di uno slogan, si potrebbe riassumere così la generosità di Madre Natura con la nostra azienda. Invece, bisogna spendere altre parole. Tante. E lasciarsi catturare dalle immagini, quelle sprigionate da QR-Code in copertina. E’ un autentico privilegio poter raccontare una pasta prodotta con acqua di sorgente. Pura, fresca, limpida acqua della Majella per la pasta De Cecco. Un’acqua piovana che, dopo essersi impreziosita scorrendo nel cuore della montagna tanto cara agli abruzzesi, sgorga all’interno dello stabilimento De Cecco di Fara San Martino. Dalla roccia all’impasto. Tutto in un attimo. Tutto come avevano la fortuna di fare i nostri avi, dai quali abbiamo attinto la sapienza e l’amore dell’arte della pasta. La sorgente privata della De Cecco ha le carte in regola per essere un’azienda nell’azienda. Sulle tavole, oltre alla pasta, all’olio, ai sughi, al pomodoro e ai sostitutivi del pane, potrebbe benissimo esserci anche l’acqua oligominerale De Cecco perché le analisi commissionate, tra il 1992 e il 1993, all’istituto di Igiene dell’Università La Sapienza di Roma e ribadite da uno studio clinico sperimentale dell’università D’Annunzio di Chieti, certificano, senza ombra di dubbio, le sue qualità. Il binomio tra l’acqua e Fara San Martino regala uno splendido impatto visivo. Risalendo la strada pubblica che costeggia gli impianti della De Cecco e porta al paese, c’è un colpo d’occhio da cartolina. D’estate è possibile godere del refrigerio offerto dall’acqua del fiume Verde che zampilla dappertutto, si infrange dopo essere precipitata in una serie di cascate da depliant turistico, brilla al sole e mostra, civettuola, decine e decine di pesci, spesso impegnati nell’arduo tentativo di risalire la corrente. Lo sperone roccioso della Majella, la sorgente De Cecco, il fiume Verde, Fara San Martino, la chiesetta restaurata, la natura rigogliosa pronta ad ospitare escursionisti e villeggianti. Basterebbe meno per essere un posto incantevole. Ma, lo avevamo detto, la natura qui è stata davvero generosa. • (m.c.)
LA MAGIA DEL FIUME VERDE A FARA SAN MARTINO DOVE C’È LO STORICO STABILIMENTO DELLA DE CECCO
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Cooking X Art 2014 di Giorgio D’Orazio
DE CECCO PREMIA IL RISTORANTE ARNOLFO DI COLLE VAL D’ELSA E L’OSTERIA DELLA BRUGHIERA DI VILLA D’ALMÈ
UN MOMENTO DI COOKING X ART CON LUIGI CREMONA CHE INTERVISTA LO CHEF FRANCESCO APREDA A LORO FIANCO C’È HEINZ BECK
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o storico pastificio di Fara San Martino è stato presente con il proprio stand, in qualità di main sponsor, a Cooking X Art, la tre giorni di alta cucina e mercato ideata da Luigi Cremona e Witaly con due tappe, tra novembre e dicembre, a Roma e a Milano, dedicate alla gastronomia e alle tipicità regionali. La prima manifestazione, alle Officine Farneto di Roma, ha inaugurato il 1 novembre con la partecipazione dello chef tristellato Heinz Beck, nell’esclusivo spazio “Cremona’s selection”, che ha incontrato la pasta De Cecco con la ricetta “Gnocchetti di zita al grana padano con patate affumicate su sifonata di piselli e calamari marinati al lime”. Mentre nello spazio food “We love pasta” si sono esibiti rispettivamente, dal 1 al 3 novembre, tre chef con tre ricette preparate con la pasta De Cecco: Andrea Palmieri di Bucavino (Roma), Federico Iavicoli di Spasso Food (Roma) e Giovanni Milana di Sora Maria e Arcangelo (Olevano Romano), impegnati in creazioni a base dei formati Rigatoni n. 24 e Vermicelli n. 170. Inoltre, in occasione della presentazione della Guida Touring Alberghi e Ristoranti d’Italia 2015, il Gruppo De Cecco ha assegnato il Premio Miglior Primo Piatto di Pasta ad Arnolfo Ristorante di Colle Val d’Elsa (Siena) con le seguenti motivazioni: «Classe ed eleganza sono sempre stati parte integrante di questo ristorante dei fratelli Trovato: un sapiente mix di
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esperienza francese e origine siciliana che si ritrova anche quando Gaetano Trovato affronta la pasta». Una delle ricette firmate da questo chef con la pasta De Cecco è “Taglierini, triglie, calamaretti, brodetto, peperoni dolci e zucchine”, studiata con il formato Taglierini all’uovo De Cecco n. 305 che Gaetano Trovato ha raccontato nel libro “Pasta damare” (Agra, 2013) in cui la pasta De Cecco incontra 16 grandi chef sul tema della cucina di mare. Nella seconda tappa di Cooking X Art 2015, quella milanese negli spazi di via Tortona 32, dal 29-30 novembre al 1 dicembre, si sono susseguiti numerosi showcooking con ricette a base di pasta De Cecco, tra cui le dimostrazioni dei concorrenti alle selezioni di Chef Emergente e il seguito cooking show dello chef stellato Giancarlo Perbellini, che ha preparato con le Mezze maniche De Cecco un “Sushi di pasta”, anche lui chef già presente nell’ultimo libro di ricette De Cecco “Pasta damare”. Nell’ambito di questa seconda e ultima tappa della manifestazione, si è svolta un’altra presentazione della citata Guida Touring curata da Cremona e sul palco, stavolta, De Cecco ha conferito il Premio Miglior Piatto di Pasta al ristorante Osteria della Brughiera di Villa d’Almè (Bg), sottolineando tra le ricette le «ottime linguine con frutti di mare, zucchine, menta e lime». Insomma, roba per palati sopraffini. •
Con Ferragamo e Technogym al forum di Vannucci Piante di Matteo Camplone
DA SINISTRA, PIERLUIGI COLLINA, GIOVANNA GENTILE FERRAGAMO, ANDREA LOVELOCK, MARCO VITALE E MARCO CAMPLONE
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a De Cecco ospite d’onore, insieme a Ferragamo e Technogym, del 15° Memorial Franca e Moreno Vannucci, evento che celebra i fondatori della Vannucci Piante, azienda giunta al settimo decennio di attività. A Piuvica, in provincia di Pistoia, nell’accattivante cornice della Vannucci, vivaio leader nel panorama europeo e tra i migliori al mondo, lo scorso 8 settembre, il direttore di Mondo De Cecco Marco Camplone ha preso parte anche al Forum sulle Grandi imprese familiari italiane, interessante appendice del Memorial. Con lui, su un palco caratterizzato da una parete di piante, Giovanna Gentile Ferragamo dell’omonima casa di alta moda; Enrico Manaresi di Technogym, azienda leader nella produzione di attrezzature da palestra; il professor Marco Vitale, economista d’impresa, docente alla Bocconi e fondatore dell’Università Carlo Cattaneo; Pierluigi Collina, ex arbitro internazionale di calcio e ora designatore Uefa, e Vannino Vannucci, titolare dell’azienda fondata dai suoi genitori, Franca e Moreno, ai quali, tra non molto, verrà intitolata anche una strada nella cittadina toscana. La tavola rotonda, moderata dal giornalista di Italia Oggi Andrea Lovelock, ha ribadito la straordinaria importanza delle grandi imprese familiari nel panorama industriale italiano e i pericoli insiti, per usare le parole del professor Vitale, “nel paradigma economico attuale, che non è quello dei valori perché i ragionamenti sono solo finan-
ziari. Si assiste a una finanziarizzazione dell’economia da considerare una vera e propria peste per la continuità di alcune realtà imprenditoriali. Da qui”, ha concluso Vitale, “scaturisce la necessità di un’unione delle forze sane dell’imprenditoria per affrontare e risolvere i problemi”. Oltre ai temi legati all’economia, dominati dalle esperienze delle tre aziende invitate, come da tradizione il Memorial ha dato ampio spazio allo sport, in modo particolare al calcio, grande passione della famiglia Vannucci, sponsor della Pistoiese da oltre vent’anni. A Collina, a lungo considerato il miglior arbitro a livello planetario, è stato conferito il premio Roberto Glagluna. Tantissimi applausi per l’arbitro internazionale Nicola Rizzoli, reduce dalla finale dell’ultimo Mondiale, tra Germania e Argentina; al presidente dell’Empoli Fabrizio Corsi; al direttore sportivo della Roma Walter Sabatini e all’allenatore della Pistoiese Cristiano Lucarelli, ex bomber di Perugia, Lecce e Livorno. Da ricordare le presenze del giornalista di Sky Alessandro Bonan, dell’attore Enio Drovandi, le performance musicali dei percussionisti Gennaro Scarpato ed Ettore Bonafè e gli strumenti etnici a cura di Ufip e Fondazione Luigi Tronci. Nel menù, ovviamente, l’ha fatta da padrona la pasta De Cecco: “Rigatoni al pomodoro ciliegino” e “Orecchiette al ragù antico e finferli” per soddisfare anche i palati più esigenti. •
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Abruzzo4Match e Career day DUE APPUNTAMENTI CON I GIOVANI (E I MENO GIOVANI) IN CERCA DI UNO SBOCCO NEL MONDO DEL LAVORO
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a crisi morde e graffia oramai da troppi anni, ma non è riuscita a fiaccare la voglia di lavorare di tantissime persone, giovani e meno giovani. Lo si deduce dai grandi numeri emersi da due manifestazioni, Abruzzo4Match e Career Day, che hanno visto, tra ottobre e novembre, la De Cecco protagonista insieme ad altre aziende e soggetti pubblici. Nelle tre tappe della prima manifestazione, all’Aquila, Chieti e Pescara, lo stand della nostra azienda, presidiato costantemente da un paio di dirigenti oltre che da un’hostess, è stato preso d’assalto. Il bilancio non lascia spazio ai dubbi: poco meno di 600 curricula ricevuti in sei giorni, più della metà durante l’appuntamento pescarese. La kermesse, organizzata dalla società Alhena Insight, è stata voluta con forza dall’assessore regionale al Lavoro e alla formazione Marinella Sclocco, e ha avuto due testimonial d’eccezione, Cristiano Militello, inviato di Striscia la notizia, e Paolo Ruffini, attore e presentatore di Colorado Cafè. Abruzzo4Match, 1° Salone regionale dell’orientamento, della formazione e del lavoro, ha creato una sinergia tra il pubblico e il privato, dando a tanti aspiranti lavoratori la possibilità di mettersi in mostra. E’ servito, inoltre, a insegnare a scrivere un curriculum per il web, a conoscere le professioni emergenti, il variegato mondo dei tirocini professionali e il progetto Garanzia giovani. Il Career Day, invece, si è sviluppato tutto all’interno del campus universitario Coste Sant’Agostino, a Teramo, con un programma fitto e interessante. Dopo i saluti del Rettore Luciano D’Amico, del preside di Scienze della comunicazione Stefano Traini, di Christian Corsi (delegato del rettore per l’orientamento e il placement), Maria Orfeo (direttore generale dell’università di Teramo) e Raffaele Mascella (preside del corso di laurea magistrale Management e comunicazione d’impresa), che ha introdotto e coordinato i lavori, c’è stata un’intensa seduta di recruitment, che ha portato quasi duecento curricula sul tavolo De Cecco. Il Career Day è stato concluso da una tavola rotonda, intitolata “Profili professionali e occupazione: quale futuro per i laureati in discipline della comunicazione?”. Tra i relatori anche un dirigente della De Cecco, Domenico Moretti, direttore Risorse umane. (m.c.) DALL’ALTO, DUE IMMAGINI DI ABRUZZO4MATCH IL COMICO CRISTIANO MILITELLO CON GIANFILIPPO DI FELICE DI ALHENA INSIGHT E UNA HOSTESS DE CECCO QUI SOPRA, LA FIERA DI BRONZO ALL’INTERNO DELL’UNIVERSITÀ DI TERAMO SEMBRA DIVORARE IL BAKERY DELLA DE CECCO
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San Paolo del Brasile, applausi per l’olio De Cecco di Marco Camplone
IL FORMATO CLASSICO A UNA MANIFESTAZIONE DELL’ ISTITUTO PER IL COMMERCIO ESTERO
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l Classico De Cecco tra i grattacieli di San Paolo, la metropoli per antonomasia dell’America meridionale. Il 23 luglio scorso, la più diffusa tra le referenze della linea olio della De Cecco ha partecipato, facendosi apprezzare, all’Azeites Italianos, manifestazione di assaggio di olio extravergine d’oliva di alcune delle maggiori marche della nostra penisola. L’evento, sotto l’egida dell’Ice (Istituto per il commercio estero), è stato condotto dalla professoressa Lisomar Silva nella sede dell’Abs, Associacao brasileira de sommelier. L’importante appuntamento brasiliano ha visto anche la partecipazione dello chef Marco Renzetti del prestigioso ristorante Il Pettirosso, che
ha offerto il pane per la degustazione. Più di 60 i partecipanti. Un plotone di raffinati e competenti sommelier, blogger e opinion leader che, visto il successo dell’iniziativa, non mancheranno di bissare l’esperienza nel corso della prossima estate. Una curiosità: a fine manifestazione sono stati sorteggiati, tra i presenti, l’ultima edizione del manuale Flos Olei 2014 e alcuni kit di olio extra vergine italiano. Con poco più di 90mila quintali venduti, la De Cecco è risultata, nel 2013, il terzo produttore nazionale di olio. Significativa la quota export fatta registrare dalla Unit guidata dal direttore Francesco Tabano: 25 per cento circa.
QUI SOPRA, LA LOCANDINA DELLA MANIFESTAZIONE AZEITES ITALIANOS
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Pasta quadrata, il libro - verità «Inventata in un convento vestino» di Giorgio D’Orazio
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lle sei meno venti sono già in strada. Il buio è rischiarato solo un poco dai lampioni. Poi arriva la fioca luce dell’aurora a illuminare sua maestà la Majella che tutto sovrasta. Un risveglio cosmico! Uno spettacolo bellissimo. Aspetto il bus con un leggero rumore di sottofondo. Guardo e capisco che proviene dagli immensi stabilimenti della De Cecco, che sono illuminati a giorno e, visti da qui, un po’ ricordano l’Enterprise, la nave stellare di Star Trek. I pastifici lavorano a ciclo continuo e alle sei c’è il cambio del turno». Quella appena descritta è una delle tante belle impressioni che i due terranauti Paolo Merlini e Maurizio Silvestri hanno avuto incontrando Fara San Martino e, più in generale, quasi tutta la nostra regione, un viaggio in autobus tra saperi e gusto finito nelle pagine del libro “Dove comincia l’Abruzzo”, pubblicato pochi mesi fa da Exòrma (pagine 282, euro 14,90). Un libro alla scoperta di luoghi e persone abruzzesi, arricchito dalla prefazione dello scrittore Renzo Paris e dalle immagini del fotografo Mario Dondero. Se il passaggio sul pastificio De Cecco richiama naturalmente la tradizione della pasta di alta qualità, l’incontro di pagine e pagine dopo con un colto e documentato ristoratore di Loreto Aprutino, Domenico Speranza di LoreBlick, racconta invece di una tradizione pastaia che si perde nell’antichità dell’Abruzzo più auten-
LA COPERTINA DEL LIBRO “DOVE COMINCIA L’ABRUZZO” CHE RACCONTA L’INVENZIONE DELLA PASTA ALLA CHITARRA IN UN CONVENTO VESTINO
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tico, quella della “Chitarra”, la tipica pasta lunga a sezione quadrata, fatta a mano, che non manca sul tavolo di ogni famiglia della nostra regione. Una tradizione consolidata e storicizzata che da sempre De Cecco ha fatto propria con varie referenze dedicate: Maccheroni alla Chitarra n.13 e, all’uovo, Maccheroni alla Chitarra n. 99, Chitarrina abruzzese n. 399, ma anche Tonnarelli n.312; a ciò si aggiunge l’ultimissima novità degli Spaghettoni quadrati n. 413, ispirati a questa risalente tradizione, che ancora una volta confermano il ruolo di De Cecco di tutela e promozione della sapienza pastaia tradizionale e la paternità abruzzese di questo tipo di formato, proposto con diversi esiti da altri brand italiani, fino ad azzardare che la tradizionale Chitarra non fosse una tipicità solo abruzzese. Ma la memoria quanto la cronaca raccontano il contrario ed ecco allora alcuni passi di “Dove comincia l’Abruzzo” in cui questa originalità è ben spiegata. «I maccheroni alla chitarra sono a ragione considerati il piatto che unisce tutti i cantoni degli Abruzzi. Dalle colline teramane alla profonda Val di Sangro non c’è ristorante tradizionale che non li abbia in carta, non c’è famiglia che non li inserisca nei menù delle grandi ricorrenze. Condito con i tradizionali sughi di carne o con variazioni più innovative, questa sorta di spaghetto di pasta all’uovo
A FIANCO, LO STILL LIFE DELLO SPAGHETTONE QUADRATO SOTTO, IL RELATIVO PACKAGING NELLA PAGINA PRECEDENTE, IN BASSO A DESTRA, IL PACKAGING DELLA CHITARRINA ABRUZZESE ALL’UOVO
IL LAVORO DI MERLINI E SILVESTRI INTITOLATO “DOVE COMINCIA L’ABRUZZO” È STATO PUBBLICATO DA EXÒRMA a sezione quadrata è il biglietto da visita dell’Abruzzo». La storia raccontata da Speranza è quella ascoltata da suo nonno e dal vecchio Tatobbe di Penne che vuole la rocambolesca nascita della pasta alla Chitarra in un convento dell’area vestina, tra Loreto e Penne, quando un cuoco, iracondo e suonatore, privato del coltello, col quale prima si tagliava la pasta dalla massa, la passò su una vera chitarra stupendo al risultato tutti gli altri frati così da farne un uso. Forse è solo leggenda ma questo uso divenne talmente diffuso, come proseguono a raccontare gli autori ascoltando Speranza, da promuovere l’invenzione e la costruzione dello strumento atto a produrre la pasta alla chitarra. «Lo strumento inventato per riprodurre il lavoro delle corde della chitarra è un piccolo telaio di legno su cui sono montati dei sottili cavi metallici. È chiamato “carratore”, dai carrati, i segni paralleli lasciati dalle ruote dei carri sulle strade sterrate. In qualche libro troverete che il nome deriva dal francese “carrer” che significa squadrare, ma l’altra versione convince di più. E comunque ancora oggi sia a Penne che a Loreto gli spaghetti alla chitarra sono chiamati “li maccarune carrate”. E addirittura pare che in un documento notarile pescarese del 1871 “lu carratore” fosse tra gli oggetti facenti parte del corredo di una sposa. Poi i mastri artigiani di Pretoro, nella valle Marrucina, hanno iniziato a produrre il carratore che si trova ancora oggi.» •
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Nave Italia, a bordo vele cime e solidarietà di Matteo Camplone
NELLA CAMBUSA PRODOTTI DE CECCO PER L’EQUIPAGGIO E I GIOVANI OSPITI
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l mare, i giovani, la solidarietà. E, poi, la Marina Militare e la De Cecco che, insieme a un altro gruppo di primari sponsor, hanno trasformato in realtà un importante progetto sociale. Nave Italia, con la sua elegante linea, ha fatto tappa a Pescara e a Ortona lo scorso agosto con un carico di giovani entusiasti. L’abbinamento con De Cecco, perfettamente riuscito, ha contribuito a promuovere la cultura del mare e della navigazione a vela come strumenti di educazione, riabilitazione, inclusione sociale e terapeutica. Il brigantino, 61 metri di fascinoso legno e bianche vele, è di proprietà della Fondazione Tender to Nave Italia Onlus, costituita dalla Marina Militare e dallo Yacht Club Italiano, ed è stato protagonista di una sorta di giro d’Italia a vela con una serie di scali nei principali porti. A bordo, nella tratta abruzzese, c’erano 14 ragazzi, di età compresa tra gli 11 e i 18 anni, che hanno partecipato al progetto “Eppur si muove” della Ssd di Neuropsichiatria Infantile di La Spezia, progetto realizzato grazie al contributo della Fondazione Carispezia e di altri sponsor, tra cui la Flli De Cecco. Vivendo su Nave Italia, i ragazzi hanno imparato a ricoprire un ruolo nel gruppo, a condividere spazi e attività comuni, a seguire le regole sociali e a maturare una consapevolezza maggiore delle proprie capacità. I novelli marinaretti e l’equipaggio effettivo, una volta ormeggiato il brigantino al porto canale di Pescara, sono stati ospiti della De Cecco al ristorante Les Paillotes. Tra i presenti, il Comandante in seconda della Direzione marittima Antonio Catino.
QUI SOTTO E IN ALTO A DESTRA DUE IMMAGINI DI NAVE ITALIA IN BASSO, A SINISTRA, LA BANDIERA DE CECCO SVENTOLA SUL VASCELLO DELLA MARINA MILITARE A DESTRA, UN MOMENTO DELLA CENA AL RISTORANTE LES PAILLOTES
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La De Cecco è a fianco di Fondazione Tender to Nave Italia dal 2010 come partner tecnico di prodotti per la cambusa. Nave Italia è un brigantino armato a goletta di 61 metri, costruito nei cantieri navali Wiswa di Danzica nel 1993 per una compagnia olandese con il nome di “Swan fan Makkum”, e dal 19 marzo 2007 di proprietà della Fondazione Tender to Nave Italia, una Onlus costituita dalla Marina Militare Italiana e dallo Yacht Club Italiano. Da tale data è una Nave iscritta nei ruoli del naviglio militare italiano e gestita in compartecipazione tra i due soci della fondazione, che ha lo scopo di favorire, attraverso il mare e la navigazione, l’inclusione sociale a favore di associazioni non profit, onlus, scuole, ospedali, servizi sociali, aziende pubbliche o private che promuovano azioni inclusive verso i propri assistiti e le loro famiglie. Dunque, per realizzare la propria missione la Fondazione mette a disposizione, dal 2007, Nave Italia dove, tra gli altri, emarginati, giovani e adulti resi fragili da disabilità o disagi fisici, psichici o sociali possano acquisire nuove consapevolezze sul proprio valore di persone, attraverso risposte attive ed energie inattese. Il Comandante di Nave Italia è il Capitano di Vascello Andrea Barbalonga. Queste le caratteristiche tecniche del veliero: anno di costruzione: 1993, nei cantieri navali “Wiswa” di Danzica; lunghezza: 61 metri; larghezza: 9,20 metri; altezza albero maestro: 44,60 metri; superficie velica: 1300 metri quadri; pescaggio: 3.80 metri; equipaggio: 20 persone. •
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Il grano è civiltà
di Melissa Di Sano*
LA COLTIVAZIONE DEL CEREALE UTILIZZATO PER LA PRODUZIONE DELLA PASTA SECCA TRASFORMÒ LE TRIBÙ NOMADI IN SOCIETÀ COMPLESSE
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uando il grano è nei campi, è di Dio e dei Santi, o è di tutti quanti». Sembra di sentirlo questo adagio mentre risuona sulle bocche dei mietitori, sotto il sole alto di fine giugno. Da sempre, intorno al frumento c’è vita e abbondanza. Il tempo passa, le tecniche di raccolta si evolvono, ma le grandi distese color oro dei campi di grano rimangono una delle immagini più festose della nostra memoria. Non potrebbe essere altrimenti, visto che l’esistenza dell’uomo è strettamente legata a questa pianta, una delle prime ad essere coltivate. Le prime tracce di questo cereale di antica coltura (in latino Triticum) sono state ritrovate nei territori dell’attuale Iraq, e risalgono a ben 5000 anni fa. Il centro della sua domesticazione è stato identificato dagli archeologi in località diverse dell’ampia area che dai rilievi iraniani e dalle montagne dell’Anatolia raggiunge la costa della Palestina, comprendendo la valle del Tigri e dell’Eufrate, area che per la sua forma è stata definita la Mezzaluna fertile. Gli ultimi studi, condotti comparando il corredo genetico dei frumenti selvatici tuttora esistenti e di quelli coltivati, hanno fissato la culla della coltivazione proprio nel centro geometrico della Mezzaluna fertile, sui monti Karacadag, una catena posta tra l’alveo del Tigri e quello dell’Eufrate. Alcuni affreschi che ritraggono la coltivazione e la macinatura del grano sono stati ritrovati all’interno di tombe egizie lungo il corso del Nilo. E in una di queste tombe si trovava anche una forma di pane a focaccia piatta di circa 3500 anni fa. Radici profonde per un cereale che non ha rappresentato solo un punto di svolta nell’alimentazione umana, ma molto di più. Archeologi e storici infatti, hanno analizzato l’importanza che la coltura del frumento ha svolto per
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spingere le prime società umane a forme di organizzazione più complesse. Il motivo è semplice: mentre gli ortaggi possono essere coltivati anche intorno a un campo di nomadi, il frumento, nelle condizioni climatiche della valle del Tigri-Eufrate, spinse i primi coltivatori a realizzare reti di canali per estendere la coltura, e a edificare le prime città difese da mura, per tutelare il raccolto nel corso dell’anno. Il frumento ha così “costretto” l’uomo a organizzare la società civile. L’assicurare alla città di Roma il regolare approvvigionamento del grano, divenne il cardine della politica dell’impero romano. Il frumento rientrava nelle abitudini alimentari del popolo, e questo indusse a promulgare la legge Terenzia Cassia, volta a reperire cereale di buona qualità. Durante il periodo di Roma capitale del mondo, il pane divenne l’alimento base per la popolazione. Il primo negozio fu aperto proprio a Roma nel 150 a.C. e ben presto il pane sostituì la polenta fatta con farina di cereali, chiamata “plus”, che fino ad allora veniva usata in tutta Italia. Le curiosità legate al grano sono molte e tutte affascinanti. Ad esempio, un vecchio metodo per controllarne la maturazione consiste nello schiacciare i semi con i denti. Quando i chicchi sono duri, il prodotto è pronto per il raccolto, che consiste nel taglio della pianta (mietitura) e nella separazione dei chicchi dalla paglia e dalla pula (trebbiatura). In genere queste due operazioni sono svolte contemporaneamente con l’impiego di una mietitrebbia. Un’altra curiosità riguarda il suo corredo genetico: il grano possiede, anche se non è facile da credere, il quadruplo dei geni di un essere umano.
LA MAGIA DI UN CAMPO DI GRANO PRONTO PER LA MIETITURA IN ITALIA, PER LEGGE, LA PASTA SECCA PUÒ ESSERE PRODOTTA SOLO CON GRANO DURO
Un patrimonio così ampio deriva dal fatto che il grano nasca della fusione di ben tre piante diverse, due graminacee e una pianta erbacea. Non è però ancora chiaro perché si sia conservato un numero così alto di geni di ognuna delle specie di origine. Intorno a questa pianta così importante per la sussistenza dell’uomo, nei secoli si sono sviluppate anche molte credenze. Una di queste è legata al folklore europeo, secondo cui lo spirito del grano si incarnerebbe in diversi animali: dal lupo al cane, dalla lepre al cavallo. La leggenda vuole che nel momento del taglio del frumento, l’animale fugga davanti ai mietitori. La persona che taglia l’ultimo fascio di spighe prende il nome dell’animale e lo conserva per tutto l’anno, fino alla nuova mietitura. Un universo di credenze popolari che ci porta dritti ai giorni nostri. Oggi, le farine di frumento sono utilizzate
per la panificazione, per la produzione di paste alimentari, di biscotti e dolci. Dal grano duro, che contiene più proteine, si producono semole e semolati dai granuli grossi con spigoli netti, mentre dal grano tenero si ottengono farine dai granuli sottili e tondeggianti. In particolare, il grano duro è alla base della produzione di pasta, quello tenero invece serve per il pane e gli altri prodotti da forno. La legislazione italiana infatti, prevede che la pasta secca debba essere fabbricata solo ed esclusivamente con semola di grano duro. Non è così in altri Paesi, in cui è invece possibile utilizzare la farina di grano tenero anche per la pasta. E’ così che dalla notte dei tempi, l’uomo gode delle tante virtù del grano. Ne decanta la bellezza e ne tesse le lodi per la bontà. • * Giornalista del settimanale L’Espresso Blogger del quotidiano Il Centro
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VI OFFRIAMO SOLO IL MEGLIO. PER TRADIZIONE.
I Grani. La nuova linea di prodotti da forno garantita De Cecco. Dalla passione per la qualità e dall’amore per le ricette della tradizione nascono “I Grani De Cecco”. Gustosi snack e pani fragranti, fonti di fibre, da assaporare a tavola e nel tempo libero, che soddisfano anche i palati più esigenti. Perché con De Cecco è facile volersi bene, in ogni momento della giornata.
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I nuovi paccheri firmati Chicco e Bobo Cerea di Giorgio D’Orazio
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n’ altra novità va ad aggiungersi al catalogo dei formati De Cecco, una novità stellata che lo storico pastificio di Fara San Martino ha studiato con i fratelli Chicco e Bobo Cerea, chef e contitolari del tristellato ristorante “da Vittorio” di Brusaporto, nel bergamasco, affezionati come pochi altri alla pasta De Cecco. La quale dall’inizio del 2015 è entrata nuovamen-
te nel menù dell’ambito ristorante con la ricetta “Paccheri De Cecco alla Vittorio (selezione da nostra ricetta)” come recita la nuova carta. La ricetta a cui fanno riferimento i fratelli Cerea è l’attuale formato Paccheri n. 325, una nuova referenza De Cecco, dedicata al food service, realizzata con la consulenza dei due chef.
DA SINISTRA, I FRATELLI BOBO E CHICCO CEREA DEL RISTORANTE DA VITTORIO DI BRUSAPORTO
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I DUE FRATELLI CHEF HANNO SVILUPPATO IL NUOVO PRODOTTO CON I TECNICI DE CECCO «Da quando abbiamo iniziato a collaborare con De Cecco, abbiamo notato che il Pacchero n.125 era una pasta in grado di dare grosse soddisfazioni», spiegano Chicco e Bobo Cerea, «un formato che noi utilizziamo appunto per la storica ricetta inventata da nostro padre Vittorio con pomodoro, basilico, un grana molto giovane e del peperoncino. Ci siamo però accorti che quel formato di pacchero De Cecco non era ancora abbastanza per l’utilizzo che potevamo farne e così abbiamo sviluppato assieme ai tecnici De Cecco un formato per noi più consono. Volevamo una cartella più alta» proseguono i fratelli «un Pacchero più strutturato, più carnoso, con un’essiccazione
IL NUOVO FORMATO DI PACCHERI CUOCE IN 18 MINUTI CHE SI RIDUCONO A 16 NELLA COTTURA AL DENTE
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più lenta e certo con una cottura più lunga, quindi meno facile dal punto di vista commerciale per un uso casalingo, ma di qualità superiore per l’uso di un ristorante. Poi», concludono i Cerea, «alla base ci sono sempre gli standard qualitativi De Cecco. E quindi una semola incredibile dal punto di vista qualitativo e tutto il resto. Insomma il risultato non poteva che essere ottimale e, oltre a promuoverlo al nostro ristorante, abbiamo già cominciato a farlo conoscere in tutto il mondo durante gli eventi a cui prendiamo parte. Siamo certi che con questa specialità noi e la De Cecco coglieremo tantissime soddisfazioni»•
VoI La preparate In 12 mInutI. noI In 24 ore.
De CeCCo. La pasta a regoLa D’arte DaL 1886. Per fare una buona pasta a voi servono pochi minuti. A noi, molte ore. Perché la facciamo seguendo sempre lo stesso metodo antico e sapiente, che usiamo da più di un secolo. Ecco perché con De Cecco siete sicuri di mangiare una pasta italiana a regola d’arte.
ecco perché De Cecco è differente: I nostri processi di lavorazione
I benefici per voi
Maciniamo solo il cuore del grano per produrre una semola pregiata.
La pasta rimane sempre al dente senza deformarsi.
La semola viene impastata a freddo con acqua purissima delle nostre sorgenti, ed essiccata lentamente a basse temperature.
La pasta mantiene inalterato tutto il suo sapore e le sue caratteristiche organolettiche.
La pasta viene trafilata al bronzo.
La pasta ha una superficie ruvida che trattiene meglio i condimenti.
Per maggiori informazioni www.dececco.it
Di De Cecco ce n’è una sola. MONDO DE CECCO
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La pasta De Cecco per il sindaco di New York di Marco De Feo
FUSILLI INTEGRALI AL PESTO DE CECCO SERVITI SU PIATTINI DI PORCELLANA ALL’ITALIAN HERITAGE RECEPTION LA SODDISFAZIONE DI BILL DE BLASIO
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a qualità De Cecco per il sindaco di New York, Bill de Blasio, e per i suoi importanti ospiti, circa trecento. Il 9 ottobre scorso, in occasione dell’Italian Heritage Reception, al Gracie Mansion, un’elegante location della metropoli americana, la nostra azienda ha proposto, su eleganti piattini di porcellana bianca, i Fusilli integrali al pesto De Cecco. Il sindaco newyorkese, che ha origini italiane per via del nonno di Sant’Agata dei Goti (Benevento) e della nonna di Grassano, nel Materano, ha apprezzato in particolar modo la presenza della De Cecco tra gli sponsor della manifestazione, che era inserita tra le attività del Columbus day, e l’ha rimarcato nel discorso ufficiale. Negli States, sta maturando una nuova sensibilità per la qualità del cibo e sempre più persone apprezzano la dieta mediterranea e i prodotti integrali, pasta in primis. Il Pesto De Cecco, realizzato con ingredienti di altissima qualità come il Parmigiano Reggiano e l’olio extravergine d’oliva De Cecco, è stato il tocco di classe della kermesse e ha regalato ai presenti un gusto forse mai conosciuto prima. Bill de Blasio, che avendo sangue italiano di buon cibo se ne intende, ha un forte legame con il Belpaese e la scorsa estate ha fatto tappa in Abruzzo e ha incontrato, in municipio, Marco Alessandrini, il sindaco di Pescara. Per l’Italia, de Blasio mayor di New York è un po’ una tradizione che si rinnova perché quella prestigiosa poltrona era già stata occupata da tre “paisà” di grandissimo spessore politico e umano. Parliamo, in ordine temporale, di Fiorello La Guardia (sindaco dal 1933 al ’45), a cui è intitolato anche uno degli aeroporti della Grande Mela, di Vincent Richard Impellitteri (1951-’53) e Rudolph Giuliani (1994-2001), il sindaco della tolleranza zero contro la criminalità e della resistenza della metropoli dopo l’attentato terroristico alle Torri Gemelle. Per la De Cecco, all’Italia Heritage Reception, c’erano Marco De Ceglie, Ceo di De Cecco Usa, Marco De Feo, Marketing manager di De Cecco Usa e AnnaChristi Falcone, Sales administrator di De Cecco Usa. •
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Pasta De Cecco for mayor of New York FUSILLI INTEGRAL PESTO DE CECCO SERVED ON PORCELAIN PLATES ON THE ITALIAN HERITAGE RECEPTION SATISFACTION OF BILL DE BLASIO
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he De Cecco quality experienced by the mayor of New York, Bill de Blasio, and his esteemed guests (about three hundred). On October 9, at the Italian Heritage Reception held at Gracie Mansion, an elegant location of the American metropolis, De Cecco provided, on elegant white porcelain saucers, its own whole wheat Fusilli and pesto sauce. The mayor of New York, who has Italian origins from his grandfather born in Sant’Agata dei Goti (Benevento) and from his grandmother born in Grassano, in Matera, especially appreciated the presence of De Cecco among the sponsors of the event, which took place as part of the activities of Columbus Day, and remarked so in his official discourse. In the States, there is a new sensitivity developing regarding the quality of food, and more people appreciate the Mediterranean diet and whole grain products, pasta in particular. De Cecco pesto sauce, made with the highest quality ingredients such as Parmigiano Reggiano cheese and De Cecco extra virgin olive oil, was the culinary treat of the event and gave the audience a taste perhaps never experienced before. Bill de Blasio, who has the blood of good Italian food connoisseur, possesses a strong bond with the beautiful country. Last summer he made stops in Abruzzo and met, in the town hall, Marco Alessandrini, the mayor of Pescara. For Italians, having de Blasio serving as mayor of New York is a tradition that has been renewed. The prestigious chair was already occupied by three “paisa” of great political and human depth. We are referring chronologically to Fiorello La Guardia (mayor from 1933 to ‘45), who has an airport in the Big Apple named in his honor, Richard Vincent Impellitteri (1951-’53), and Rudolph Giuliani (1994-2001), mayor of the zero tolerance policy against crime and the proactive approach against terrorism after 9/11. On behalf of De Cecco Usa, at the Italian Heritage Reception, there were Marco De Ceglie, Ceo, Marco De Feo, Marketing manager, and AnnaChristi Falcone, Sales administrator. •
NELLA FOTO IN BASSO, DA SINISTRA, MARCO DE CEGLIE IL SINDACO BILL DE BLASIO, MARCO DE FEO E ANNACHRISTI FALCONE A FIANCO, IL PONTE DI BROOKLYN, UNO DEI SIMBOLI DI NEW YORK IN ALTO, FUSILLI INTEGRALI DE CECCO. IN THE PHOTO BELOW, LEFT, MARCO DE CEGLIE MAYOR BILL DE BLASIO, MARCO DE FEO E ANNACHRISTI FALCONE NEXT, THE BROOKLYN BRIDGE, ONE OF THE SYMBOLS OF NEW YORK UP, FUSILLI INTEGRAL DE CECCO.
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Ciao Mario, resterai per sempre al nostro fianco di Silvano Forlano
CI HA LASCIATI L’EX DIRETTORE AMMINISTRATIVO PIACENTINO UNA STRAORDINARIA CARRIERA IN AZIENDA DURATA 55 ANNI MARIO PIACENTINO È DECEDUTO IL 15 SETTEMBRE 2014 ALL’ETÀ DI 83 ANNI ERA ENTRATO IN AZIENDA IL 12 AGOSTO DEL 1952 COME RAGIONIERE E COL TEMPO ERA DIVENTATO DIRETTORE AMMINISTRATIVO E ASSISTENTE DEL CDA ALLA DE CECCO LAVORA SUA FIGLIA ANGELA RESPONSABILE DELLA SEGRETERIA AMMINISTRATORI
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icordare il ragioniere Mario Piacentino, a pochi mesi dalla sua scomparsa, è un dovere necessario di gratitudine e di stima. Per tutti noi il direttore ha rappresentato un punto di riferimento e un esempio di fedeltà al lavoro, alla famiglia De Cecco e ai rapporti sinceri di amicizia e di collaborazione. E’ stato il legame tra diverse generazioni che si sono succedute in azienda ed è stata la memoria storica di un marchio al cui sviluppo ha sempre cercato di contribuire con spirito di abnegazione e generosità. Tratto elegante, silenzioso e lontano da stili di protagonismo, ha seguito l’ingrandirsi dell’azienda con orgoglio e ha saputo intrecciare passato e presente cogliendo sempre il positivo dalle situazioni che si presentavano e salutando il progresso con ammirazione ed entusiasmo. Uomo di fiducia della proprietà, farese nel sangue e nello spirito per l’attaccamento all’azienda e alla sua storia, non ha mai mancato ad appuntamenti importanti, da dipendente e da pensionato. Pensione vissuta con attenzione alle vicende ordinarie e straordinarie dell’azienda. Lo si vedeva entrare in punta di piedi, percorrere i lunghi corridoi, fermarsi a salutare tutti, interessarsi ed elargire consigli specialmente ai più giovani, i quali ne sentivano parlare come lavoratore a cui guardare per cogliere il segreto del lavoro come passione e professionalità e non solo come acquisizione di profitti ed utili.
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Piccolo di statura ma grande nelle relazioni, l’uomo dai conti a mano, raro oggi da trovare in un mondo largamente tecnologizzato ed emancipato, in momenti decisivi è stato in grado di mostrare fermezza e risoluzione istantanea aiutando nel superamento di difficoltà o emergenze. Ricordiamo la sua calcolatrice e la Olivetti linea 98 sulle quali correvano velocemente le sue dita con cui preparava relazioni, oggi report, lettere, stesura di bilanci e comunicazioni, ma ci piace ricordare anche la sua riservatezza e il suo silenzio sul lavoro; attento, infatti, a mantenere quello che oggi definiamo segreto professionale. É riuscito a farsi carico di responsabilità lavorative e familiari senza mostrare esteriormente preoccupazioni o scaricare su altri responsabilità che sentiva di dover assolvere con equilibrio ed onestà. Il giorno del funerale, commossi perché perdevamo un amico, venivamo colpiti dalle descrizioni che puntuali stavano facendo di lui l’Arcivescovo Forte, il nostro parroco don Emiliano e gli amici che, man mano, lo ricordavano. Come non notare la folla enorme e silenziosa venuta a rendergli l’ultimo saluto? Per tutti noi, quella gente era la prova di come Mario avesse saputo farsi stimare senza mettersi in mostra: ha aiutato tantissime persone senza mai chiedere nulla in cambio. Resta, a noi della grande famiglia De Cecco, la ricchissima esperienza di aver vissuto al fianco di Mario Piacentino. Grazie di cuore. •
Pescati dalla rete di Alessia Rossi
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Alessandra Hropich- Pasta De Cecco 3 agosto Sulla mia tavola, la pasta non manca mai. Se è pasta De Cecco, è festa! Mi piace • Commenta • Condividi
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Leonardo La Pietra ha pubblicato una foto sul diario di Pasta De Cecco — con Severo Felicia La Pietra e altre 3 persone 27 settembre · Anche sul Lago di Garda scelgo semola De Cecco x delle fantastiche orecchiette
Italians Down Under con Francesca Valdinoci e altre 6 persone - 6 agosto Pasta De Cecco! What else?
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Leonardo Florio- Pasta De Cecco 6 novembre alle ore 21.20
Simone D’Addazio- Pasta De Cecco 26 agosto
Continuate così, non abbandonate mai la qualità.....siete rimasti gli ultimi tra le paste commerciali ad avere standard alti. Mi piace • Commenta • Condividi
Mirella Vavallo- Pasta De Cecco 17 novembre alle ore 16.24 La pasta De Cecco è ineguagliabile... Mi piace • Commenta • Condividi
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Clara Mastrangelo- Pasta De Cecco 20 novembre alle ore 14.46 “Il vero segreto di una buona pasta è la pasta” mai frase fu più azzeccata! Oggi ho preparato dei semplicissimi capellini con burro e parmigiano e che dire... Sublimi! De Cecco come te nessuna mai Mi piace • Commenta • Condividi
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Per darvi una grande
pasta italiana selezioniamo i grani migliori del mondo.
Noi di De Cecco produciamo solo
proteico. Da tutto ciò creiamo la nostra
pasta di alta qualità, nel rispetto della
miscela perfetta, la maciniamo nel nostro
nostra tradizione ultracentenaria. Per
mulino e impastiamo a freddo la semola
offrirvi questa eccellenza non basta un
a grana grossa con l’acqua purissima
solo grano. Ecco perché selezioniamo
della nostra sorgente. Dopo la trafilatura
i migliori, raccolti in Italia e in tutto il
al bronzo e una lenta essiccazione che può
mondo, quelli maturati nelle condizioni
durare fino a 48 ore, la pasta De Cecco
climatiche ideali. Ogni varietà viene
è finalmente pronta. È un processo lungo,
scelta per la sua par ticolare vir tù:
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Dall’amore della famiglia De Cecco per le cose fatte bene nasce una famiglia di oli Extra Vergine di grande qualità. Tra questi, il Classico, un olio dal sapore pieno e gradevole. Il condimento ideale per ogni piatto, con tutto il gusto della qualità De Cecco. Perché di De Cecco ce n’è una sola. www.dececco.it