ALICE
TASSINARI
“LA MIA AUTOBIOGRAFIA “
CAPITOLO 1
UN INCONTRO SPECIALE 12 Settembre 2004, giorno del mio battesimo. Avevo cinque mesi e quel giorno, molto importante, la mamma mi vestì con un bellissimo vestitino bianco e un paio di scarpette di raso: sembravo una bambolina. Entrammo in chiesa e dietro di noi i nonni e gli zii. Insieme a me, in quella stessa funzione fu battezzata anche un'altra bambina di nome Alessia, una bellissima bambina che a differenza di me che avevo la testa ricoperta di capelli neri, aveva pochi capelli chiari e due bellissimi occhi azzurri. Tre anni dopo ci rincontrammo alla scuola dell'infanzia, proprio nella stessa sezione. Mia mamma riconobbe la sua, e da quel momento nacque una bella amicizia che dura ancora oggi. Alessia era già allora più alta dei nostri compagni, aveva i capelli lunghi ricci e biondi, per questo la maestra Grazia la chiamava “ Riccioli d'oro”. Ha un bel carattere, è molto brava a scuola ed è difficile litigare con lei. All'età di quattro anni, le nostre mamme ci hanno iscritto alla scuola di danza classica che frequentiamo tuttora. Siamo state nella stessa classe alla scuola primaria ed ora anche alle medie. Probabilmente le nostre strade si divideranno alle scuole superiori, spero però che la nostra amicizia duri per sempre.
CAPITOLO 2
LA MIA PRIMA BAMBOLA Avevo otto mesi, quando mi fu regalata una bambola a Natale. Fu amore a prima vista, da allora non me ne separai più. La mamma la metteva accanto a me nel lettino e mi teneva compagnia. Quando iniziai a parlare, decisi di chiamarla Carolina, grazie a mia nonna che me lo suggerì. Carolina è morbida e profumata, assomiglia a Cappuccetto Rosso, ha un vestito rosso e vellutato, un cappello come quello di Babbo Natale. Io, a differenza di tante altre bambine, non ho mai giocato con le bambole, neanche con Carolina, ma se devo dormire fuori casa, la porto sempre con me, anche adesso che sono cresciuta. Sul volto ha evidenziate due belle guance rosse da far venir voglia di morderle, ma, visto che sono di plastica, non si può fare. Sulla fronte c'è disegnato un ciuffo biondo, l'unica parte che si può notare dei capelli. Quando voglio sfogarmi con qualcuno, vado in camera mia dove la trovo sul letto ad “aspettarmi”, mi siedo e me l'appoggio sulle mie ginocchia poi comincio a parlarle. C'è un lato positivo e un lato negativo di quando vado a parlare : il lato positivo è che posso dirle tutto quello che voglio di chiunque e lei non può andarlo a raccontare a nessuno, il lato negativo è che non mi può dare consigli.
CAPITOLO 3
LA SCUOLA D'INFANZIA Il primo giorno di scuola dell'infanzia è difficile da ricordare, perché ero molto piccola, ma riesco ad immaginarlo attraverso le foto e i racconti dei miei genitori. Questa è una foto proprio del primo giorno di scuola materna. Avevo tre anni e fuori dalla porta di casa, la mamma volle immortalare il momento. Quel giorno pioveva, infatti indossavo l'impermeabile e avevo l'ombrello in mano. Prima di uscire, la mamma mi vestì e mi pettinò facendomi due bellissime trecce per “ essere più carina” mi disse. La scuola era composta da quattro sezioni: la rossa, la verde, la gialla e la blu. Io ero proprio in quest'ultima e, guarda caso, è proprio il mio colore preferito. In quei tre anni di scuola d'infanzia, feci belle amicizie e conobbi Marco, Alessia, Riccardo e Lisa. Ci ritrovammo anche alla scuola primaria, proprio nella stessa classe, ma alla scuola media Marco venne assegnato in un'altra sezione, diversa dalla nostra. Comunque ancora adesso ci incontriamo a catechismo.
CAPITOLO 4
UNA BRUTTA CADUTA Avevo quasi sei anni, quando imparai ad andare in bicicletta. All'inizio avevo paura di cadere, così non riuscivo mai a fare lunghe pedalate, alcune volte mio padre mi urlava dicendomi che ce la potevo fare e mi prendeva anche un po' in giro, così io mi arrabbiavo e lo raggiungevo. Un giorno andai con mio padre a trovare i nonni e caricammo la bicicletta nella macchina, così potevo far vedere loro che avevo imparato. Provai e riprovai con bei risultati, finalmente riuscivo ad andare in bicicletta! Ad un certo punto volli smettere, ma mio padre insistette per un altro giro, mi convinse, così risalii sulla bicicletta e dirigendomi verso di lui caddi strisciando il volto sull'asfalto che mi provocò un’abrasione all'altezza dell'occhio. In quel momento mi sentii frastornata e confusa, sentii la voce di mio padre e quella dei nonni urlare:” Alice! Stai bene?” Io non risposi. Mi portarono in casa e mi disinfettarono la ferita. Solo dopo un po' di tempo mi trovai distesa sul tavolo della cucina e mi resi conto che la paura stava passando. Mio padre e i nonni erano di fianco a me e mi fissavano, ripetutamente mi chiesero come stavo e mi raccontarono ciò che era accaduto. Il giorno dopo mia madre mi portò dalla pediatra che mi diede una pomata per curare l’abrasione. Fortunatamente quando guarii non mi rimase alcun segno. In seguito, quando imparai bene ad andare in bicicletta, mio padre ed io cominciammo a fare lunghe pedalate sull'argine del fiume, durante le domeniche mattina di primavera.
CAPITOLO 5
UN'ESPERIENZA FANTASTICA Fin da quando avevo quattro anni frequento una scuola di danza. Mi piace danzare, ma bisogna impegnarsi moltissimo facendo anche molti sacrifici. La mia insegnante è inglese, si chiama Miss Carole. È un'insegnante meravigliosa. Un giorno ci disse che doveva parlare con i nostri genitori per comunicare loro una sorpresa. Avvisammo i nostri genitori di questa richiesta e a fine lezione andammo tutte nello spogliatoio a prepararci per tornare a casa mentre Miss Carole parlava con i nostri genitori. Finito di prepararci, ci mettemmo dietro la porta e l'unica cosa che riuscimmo a sentire fu: “ Sarà una bellissima esperienza, le nostre ragazze sono bravissime”. Quando la nostra insegnante ci salutò uscimmo fuori dallo spogliatoio, facendo finta di niente. In macchina chiesi subito a mia madre di cosa si trattasse, lei mi rispose che avremmo dovuto partecipare ad un concorso nazionale di danza che si teneva in Friuli Venezia Giulia, esattamente a Sacile, in provincia di Pordenone il 19 aprile 2015. Rimasi sbalordita, non me l'aspettavo, scoppiavo di felicità. Oltre al concorso, mi entusiasmava il fatto di intraprendere un viaggio in pullman con le mie compagne, ed ero felice perché avevo l'opportunità di trascorrere un po' di tempo con loro, al di là della danza. I giorni di preparazione passarono in fretta, dovevamo partecipare al concorso con un meraviglioso balletto di tip tap, perché noi, oltre alla danza classica e moderna, facciamo anche tip tap e hip hop con un totale di sei ore e trenta di lezione a settimana.
Finalmente il grande giorno arrivò. Ci ritrovammo tutti davanti alla scuola di danza, un pullman a due piani ci aspettava per partire. Durante il viaggio ebbi modo di conoscere meglio le mie compagne perché durante le lezioni non possiamo tanto chiacchierare. Le ragazze più grandi ci fecero le acconciature perché così all'arrivo eravamo già pronte, e devo proprio dire che siamo un gruppo molto unito. Arrivammo alle 13:30, ma non potemmo pranzare subito, perché dovevamo aspettare di aver ballato, quindi ci preparammo. Il nostro vestito era un frac bianco ricoperto da pailettes color argento e un cilindro anch'esso ricoperto da pailettes e piume bianche. Quando finalmente arrivò il nostro turno, eravamo molto agitate, Miss Carole ci disse che dovevamo fare del nostro meglio, per riuscire a vincere il concorso. Tutto filava per il meglio. Dopo aver eseguito il nostro balletto, la musica terminò ed il pubblico presente in teatro applaudì così potemmo uscire dal palcoscenico. Eravamo eccitate e con tanta voglia di rivivere un'altra esperienza simile. Finalmente potemmo mangiare, era tardissimo, il momento della premiazione si avvicinò, quando ad un certo punto ci dissero che il nostro pullman doveva ripartire immediatamente perché si era fatto troppo tardi. Non potemmo quindi assistere alla premiazione finale. Ci cambiammo velocemente e salutammo la “Ciliegina”, una bambina veneta che chiamammo così perché aveva un vestito con le ciliege. Salimmo sul pullman e partimmo. Il viaggio di ritorno fu più divertente dell'andata probabilmente perché eravamo più rilassate. Durante il tragitto ci comunicarono che avevamo conquistato il terzo posto e a quel punto urlammo di gioia e i nostri genitori applaudirono. Devo dire che è stato proprio un bel risultato! Questa esperienza mi è piaciuta moltissimo e non la dimenticherò mai, resterà sempre nel mio cuore.