LA MELODIA DEL FUNGO Avevo un po’ di paura; stavo accompagnando il nonno Angelo a raccogliere i funghi e la strada che stavamo percorrendo per arrivare al centro del bosco, dove il nonno riteneva si trovassero i funghi migliori, non era uguale a quella delle altre volte. Quel mattino, invece di prendere il normale sentiero, il nonno girò in uno stradello che si vedeva a fatica ricoperto di foglie, pigne, fiori e, qua e là, da qualche fungo. Nonno Angelo sembrava sicuro di sé, anche se la strada sembrava infinita. Mano a mano che andavamo avanti chiedevo se fosse sicuro che la via che stavamo percorrendo fosse
quella giusta e lui, tutte le volte, mi rispondeva:”Si “con il tono di voce basso per non spaventare gli animali. Ad un certo punto, però, il nonno si fermò e si guardò intorno spaesato: lì sì che ebbi paura! Quando ripartimmo non sapevo come sentirmi: gli alberi in lontananza, neri, mi mettevano paura; i rovi di more che costeggiavano il sentiero sembrava volessero intralciarci e i funghi rossi che mi affascinavano si nascondevano sotto le radici. Calpestai un bastone che si ruppe e nel bosco risuonò un” Crack”. Gli uccelli neri, appollaiati sui rami che mi fissavano,volarono via. Giungemmo vicino ad un laghetto ricoperto di foglie verdi dove una rana cantava indisturbata e, mentre ci sedemmo a riposare, lei
continuò a farci ascoltare il suo concerto. Stava diventando buio e il nonno disse:” Bene questa notte ci accamperemo qui!” Detto questo appoggiò il cestino di vimini e andò ad esaminare la zona. Stavo per scoppiare a piangere. Io ero lì, sola, con la rana. Ad un certo punto mi alzai, presi il panino dallo zaino ed iniziai a mangiare; vedendo la rana che mi fissava, pensai bene di raccogliere un fungo e darglielo da mangiare. Poco dopo averne assaggiato un pezzo, la rana iniziò a scatenarsi: ballava, saltava e non stava ferma un attimo. Quando finalmente si calmò, si addormentò dentro il cestino. Mi sedetti, ma poco dopo mi rigirai verso di lei perché un bagliore stava circondando il cestino.
Guardai dentro, ma non vidi niente, però scorsi dietro ad un albero una renna con un collo lungo e la testa a forma di papera: aveva un muso peloso di colore marrone e due corna decorate con ghirigori. La creatura si mosse con passo leggero e veloce e scomparve nel fitto bosco. Rimasi a bocca aperta e mi stropicciai gli occhi: forse avevo avuto un’ allucinazione! Il nonno tornò e, quindi, decidemmo di dormire, ma nessuno dei due quella notte ci riuscì. Ripartimmo subito all’ alba e, nell’ inoltrato mattino, sentimmo qualcuno cantare: ero sicura che fosse la creatura della sera prima. Ascoltammo il suo canto e seguimmo la direzione da cui proveniva: ci condusse in una collinetta circondata da alberi; la parte più alta del bosco! Davanti
a noi c’era l’animale. Quando si accorse di noi iniziò a fissarci e ad esaminarci. Poi, ad un tratto, sembrò rilassarsi, come se ci avesse riconosciuto e chiuse gli occhi. Un suono strano diede inizio ad una canzone ancor più strana che, ad un certo punto, divenne una melodia fantastica: io e il nonno eravamo come ipnotizzati. Anche noi chiudemmo gli occhi e finimmo in un vortice verde che ci ricondusse sul sentiero verso casa. Rimanemmo per qualche minuto frastornati e poi, senza dirci niente, ci incamminammo. Da quel giorno io e il nonno tornammo spesso in quel bosco per ascoltare il canto fantastico degli animali che mangiano quel fungo magico. Io e lui custodiamo un segreto che nessuno conosce e che ci unisce più che mai. A
nessuno mai sveleremo qual è il fungo delle melodie.