E se la magia esistesse davvero?
Un giorno d’autunno delle mie amiche ed io siamo andati ad esplorare il bosco di Selvapiana, incuriositi da quello che ci aveva raccontato la prof durante una lezione. Pian piano abbiamo raggiunto il centro del bosco e guardavamo il paesaggio con stupore, meraviglia, affascinati dal verde brillante degli alberi illuminati dalla luce del sole. Camminando ci siamo avvicinati ad un lago con acqua verdastra pieno di pesci; Sophia, una mia compagna di viaggio attratta dal movimento dei pesci e dal colore magico dell’acqua decise di immergere un mano, ma dopo pochi istanti, si trasformò in un unicorno rosa. Tutte noi rimanemmo sorprese e
non riuscivamo a dire niente. Non sapevamo come fare. Improvvisamente sbucò da un cespuglio il padrone del bosco: il Grande Gnomo. Indietreggiammo spaventate, non sapendo cosa stesse succedendo e chi fosse quella piccola creatura. Ci osservava e noi, immobili, lo guardavamo. Successivamente si avvicinò a Sophia, ma Viola gli chiese se poteva aiutarci con la nostra amica, per farla tornare come prima; il vecchio gnomo rispose di sì, ma dovevamo sconfiggere il Mostro della Palude. Volevamo sapere di più, ma lo gnomo non c’era già più. Dovevamo mettercela tutta per aiutare la nostra amica! Ad un certo punto lo vedemmo
avvicinarsi; era una grossa quercia con immensi rami e lunghe radici. Al suo interno c’era il diamante che avrebbe aiutato Sophia a riprendere le sembianze umane, quindi dovevamo tagliarle le radici per poterla legare e successivamente prendere il diamante al suo interno. Eravamo molto spaventate, ma determinate a salvare la nostra amica. Senza perdere troppo tempo, cercammo degli oggetti appuntiti, come sassi o pezzi di ferro. Una volta trovato il necessario attaccammo il grande mostro, che però con un colpo di rami ci lanciò via. Ci rialzammo piÚ forti di prima, e decidemmo di circondarlo per poterlo attaccare meglio. Nel frattempo Sophia
ebbe la meravigliosa idea di distrarlo con la sua bellezza da unicorno. Il mostr, ammaliato da tanta luce e splendor, non si accorse di noi; quello fu il momento giusto per attaccare. Io gli tagliai le radici, mentre Viola i rami. La grande quercia urlò spaventando tutte le creature del bosco e alla fine cadde a terra con un boato terrificante. Aprimmo la corteccia e, al suo interno, trovammo il diamante splendente. Lo gnomo riapparve dall’oscurità, e si inchinò davanti a noi facendoci i complimenti, perché eravamo state la prime a sconfiggere la temutissima creatura. Gli consegnammo il diamante che, non un incantesimo, trasformò in una pozione magica che Sophia avrebbe dovuto bere, ma le mancava il
coraggio, così le facemmo forza e la incoraggiammo a bere. Bevve la pozione, fu avvolta da una nuvola di fumo fucsia e, dopo qualche istante, l’aria fu piena di brillantini rosa: Sophia era tornata normale. Non riuscivamo a credere a ciò che ci era successo, sicuramente nessuno ci avrebbe creduto per cui questo sarebbe stato il nostro “piccolo grande” segreto.