Ciro

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PURTROPPO STAVO SOLO SOGNANDO

Era il giorno della tanto attesa gita nel bosco: ci saremmo recati tutti insieme a Selvapiana per fare un percorso di osservazione nella natura. Per il resto sembrava una giornata come un’altra: mi alzai al solito orario, feci colazione e andai a scuola. Ancora un po’ assonnati, io e i miei compagni ci avviammo verso la fermata del bus, salimmo e un ‘ora e mezzo dopo arrivammo a destinazione. Dopo un po’ di relax, ci incamminammo in direzione del bosco, ma quasi a metà strada, mi accorsi che la guida che ci doveva accompagnare non c’era più. Procedemmo lo stesso ed entrammo nel bosco. Era un posto che a quell’ora del giorno sembrava incantevole: chiome


verdi sovrastavano l’immenso paesaggio collinare, i sentieri non erano di cemento ma in ghiaia, i tronchi erano di diverse tonalità di marrone, di diversa forma e la luce soffusa che filtrava attraverso i rami rendeva ancora più incantevole quel luogo. Camminando con passo spedito, si fece ora di fare merenda, ma nel bel mezzo di quel baccano, sentii una voce adulta, diversa da quelle delle professoresse. «Deve essere la guida» disse la professoressa Camporesi: «Vado a vedere dov’è, rimanete qui, ragazzi». Dopo qualche minuto si sentì la prof. gridare. Tornò subito da noi e ci raccontò il fatto: «Ho visto la guida trasformarsi in un mostro! All’inizio sono rimasta stupefatta da quella trasformazione, poi, dopo averlo


visto con un’arma da fuoco in mano mi sono spaventata e sono fuggita!». «E in che mostro si è trasformato?» chiesi io. «Si è trasformato in un polipo dai capelli neri!». «Ci dica di più, per favore» chiese un mio compagno. «Se non cominci a scappare ti ritroverai nella sua pancia, se vuoi sapere il perché … girati e guarda!» dissi io. Prendemmo a scappare, intraprendendo una corsa all’ultimo respiro. Un mio compagno trovò un liquido per terra: era di un verde acqua scintillante, che solo a toccarlo venivano i brividi. Ingenuamente, lo bevve tutto, avendolo confuso con la sua bottiglia d’acqua che gli era caduta dallo zaino. Un attimo dopo si trasformò in un gigante e, vista la sua grandezza, decise di affrontare il mostro. Strappò un grosso albero dalle radici per avere un’arma da


usare contro il suo avversario. Quindi lo scagliò sul polipo assassino, che per risposta usò tutte le sue munizioni contro il gigante. Noi osservavamo il duello terrorizzati, volevamo scappare, ma le gambe ci tremavano troppo. La prof. Camporesi si rese conto che la situazione poteva ancora peggiorare e che correvamo un grande rischio, perciò ci urlò di seguirla e di nasconderci dietro un cespuglio, in attesa di vedere l’esito del combattimento. Lo scontro però era alla pari e si prolungò per un bel po’. Per fortuna ad un certo punto il gigante, forte del suo tronco ormai privo di rami, ebbe la meglio e il polipo stordito dai colpi cadde a terra. Ero sollevato perché in fondo nel corpo di quell’orrendo gigante si nascondeva pur sempre il mio amico. Sarebbe mai tornato


quello che era? Ci avrebbe seguito per tornare a casa dai suoi genitori? E come avremmo spiegato loro l’accaduto? Mentre mi facevo queste domande svanì l’effetto del siero: il mio amico tornò alla normalità e così pure il polpo che scoprimmo essere in realtà la nostra guida dispersa. Riprendemmo euforici il cammino verso la stazione del bus, e arrivammo giusto in tempo per prenderne uno e tornare a scuola. Appena arrivati andammo a raccontare alle mamme quanto accaduto … «Ciro, svegliati! Siamo in ritardo, devi andare anche in gita oggi. Smettila di sognare e alzati!». Purtroppo stavo solo sognando, ma chissà, forse tutto questo potrebbe realmente accadere!



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