Filippo

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I ribelli del bosco CHI LA FA L’ASPETTI… 28 settembre 2016 Era una bella mattina di settembre, quando la classe 1 d si diresse alla fermata dell’autobus per andare in gita a Selvapiana dove vi sono uno splendido bosco e un piccolo paesino di montagna. Dunque, dopo aver percorso un paio di orette in pullman arrivammo a destinazione. Prima di entrare nel famoso bosco dovemmo percorrere una stretta via di cemento, stretta perché era occupata da diversi cantieri. Stringendoci ben bene, ce la facemmo ad attraversarla e, in men che non si dica, ci ritrovammo nel bosco, avvolti da un’ immensa coperta di alberi spettacolari! Non avevo mai ammirato davvero un bosco e non mi ero mai reso conto della sua bellezza e importanza. Il mio rapporto con la natura non si poteva dire che fosse rispettoso, infatti strappavo foglie, rami, lanciavo sassi contro gli alberi, prendevo frutti selvatici e li calpestavo e altre cose del genere. Durante quella gita, però, accadde una cosa strana, ossia nel preciso momento in cui caddi inciampando in un sasso, sentii delle risate echeggiare nell’aria, ma non erano i miei amici.


A ridere erano gli alberi e le foglie, ma quando mi girai le risate smisero e allora pensai di avere delle allucinazioni o magari o che non mi sentissi molto bene. Così smisi di pensarci e continuai a camminare insieme ai miei compagni. Ma, subito dopo, ricaddi e sentii ancora una volta quelle risate. Inizia ad innervosirmi perché non accadde solo due volte, ma continuarono, continuarono finchè urlai “BASTAAAAA". E in quel momento successe una cosa che mai pensavo potesse accadere: un pino dalla chioma molto folta si girò. Vidi il suo fusto muoversi e ruotare verso di me e sentii che iniziava a parlarmi dicendomi: ”Tu sei un ingrato, tu ci hai maltrattati per tutti questi anni e ora è giunta la nostra vendetta…” e ritornò alla sua postura normale, con una risata malvagia che non lasciava presagire nulla di buono. Rimasi talmente scioccato che non feci in tempo a parlargli o magari a fare pace … Cercai di convincermi che ciò che vedevo e sentivo non potesse essere reale, ma non fu molto semplice visto che, dopo pochi secondi, mi ritrovai a tirare fuori l’ombrello, ma non perché scendeva la pioggia, ma perché cadevano foglie dagli alberi e quindi fui costretto a coprirmi. Per fortuna si fece l’ora di pranzo e ci accampammo vicino ad un grande lago dove si trovava pure un bar. Decisi allora di prendere le mie cose e, mentre tutti si facevano i fatti loro, io andai dall’albero che circa un paio di ore prima mi aveva parlato.Quando arrivai vicino a lui, mi scusai per avere commesso atti di vandalismo nei confronti del bosco e promisi che mi sarei comportato meglio. E da quel momento non ho toccato più una foglia.



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