Filippo

LA MIA AVVENTURA Nel sogno che feci prima di andare al lavorare.

Vidi mio nonno seppellire un baule in legno ricamato con un lucchetto in oro, non riuscì bene a distinguere dove fosse però ero sicuro che era un posto tropicale.

Appena svegliato pensai a questo sogno, mi ricordai che mio nonno dopo essere partito per andare a trovare la nonna, pensai subito alla chiave in bronzo che mi aveva regalato prima di partire.

Però al sogno non ci pensai a lungo e quindi l’avevo tolto dalla mente.

Dopo aver sceso le scale notai nel mio pavimento in legno un’asse che sembrava staccata, andai a guardare più da vicino e notai un vecchio e polveroso scrigno in ferro era lo scrigno in cui nascondevo i miei giochi da bambino.

Ma era da anni che non lo usavo e pensavo tra me e me come poteva essere lì sotto al mio pavimento il mio vecchio baule.

Io la chiave l’avevo persa da anni però mio nonno aveva una copia esatta,provai ad infilare la chiave nella piccola serratura grigio opaco,dopo aver girato la chiave all’interno del baule non c’erano più i miei vecchi giochi ma una lettera.

Era la calligrafia di mio nonno,la lettera diceva:’’ciao nipote mio se hai trovato questa lettera vuol dire che sei riuscito ad aprire il baule che ti avevo nascosto da bambino,ormai sei grande e ti lascio questa mappa per trovare il nostro tesoro di famiglia,con affetto Davide.’’

Dietro la lettera notai un foglio in papiro ormai mal ridotto ma si poteva notare benissimo una piccola isola,affianco al disegno notai un nome isola del teschio.

Era l’isola di cui il nonno mi raccontava sempre la storia da bambino.

Mi diceva che questa isola era in mezzo al Mar Mediterraneo e che era un’isola gigantesca con una grande pietra a forma di teschio e che era anche molto pericolosa.

In basso alla mappa notai un amuleto color verde acqua con una pietra color lapislazzulo.

Con molta foga presi l’amuleto e la mappa presi un bordello con dentro: bussola,mappa,amuleto e fotocamera.

Andai verso il porto dal mio amico marinaio Simone mio vecchio compagno delle superiori,gli diedi la mappa e gli chiesi se mi potesse portare in quel punto.

Lui disse di sì e così partimmo verso questa avventura.

Il mio amico Simone mi che per questo viaggio ci volessero quattro ore,nel mio borsello ci misi anche il diario di viaggio del nonno perché mi potesse dare una mano.

Lo sfoglia per un po’ e notai verso la fine il disegno del teschio dietro questo disegno notai solo pagine bianche.

Mi venne a chiamare a poppa il mio amico che mi disse che eravamo arrivati.

L’isola era proprio uguale alla descrizione del nonno,era grande con una grande pietra a forma di teschio.

Io e Simone scendemmo tirai fuori subito dal mio borsello la mappa attorno al teschio c’era una fitta vegetazione di cocchi,manghi e altri tipi di alberi da frutto tropicale.

Simone si era potato il suo macete per farci strada tra la vegetazione dopo qualche metro notammo delle voci uscire dalla foresta.

Era una tribù indigena con lance in pietra,lessi nel libro del nonno una pagina sulle tribù indigene diceva che alcune tribù sono pacifiche mentre altre era violente e terrorizzanti.

La tribù notava che c’era qualcuno e mandarono i loro uomini a controllare appena ci notarono iniziarono ad inseguirci per tutta la foresta fino a quando non cademmo nella loro trappola,era una trappola per la caccia ma stavolta le prede fummo noi.

Ci portarono dal loro capo che ci disse parole mai sentite prima per fortuna Simone era un ottimo traduttore e mi disse che loro ci volevano imprigionare.

E alla fine lo fecero ci misero in una capanna di bambù,le sbarre erano delle liane intrecciate fra loro per fortuna non si erano ricordati di prendere ilo macete.

Quindi i e Simone verso notte fonda quando tutti dormivano noi saremmo scappati.

Verso mezzanotte io presi il macete per tagliere le liane,erano molto resistenti ma con molta forza io e Simone riuscimmo a scappare.

Appena liberi scappammo verso il teschio che non era un masso ma era una caverna,davanti all’entrata un gruppo di pipistrelli ci venne addosso ma per fortuna non ci notarono.

Dentro la caverna era molto freddo,iniziammo a camminare quando per sbaglio io premetti il pulsante,appena premuto dalle pareti uscirono delle frecce tranquillanti,così iniziammo a correre.

Non guardammo dove correvamo e così cademmo in un tunnel che ci portò davanti a una porta,sembrava quasi una porta maya con un buco all’interno che sembrava l’amuleto che mi ero portato.

Con molto entusiasmo misi l’amuleto dentro la porta,come per magia si aprì.

Dietro la porta c’erano due palme intrecciate fra loro che formavano una x io e Simone andammo subito a scavare,dopo qualche minuto toccammo qualcosa di duro sotto la sabbia calda.

Era lo stesso scrigno che avevo visto nel sogno,non vidi l’ora di aprirlo per sapere il tesoro,lo aprì e notai delle monete d’oro e diversi gioielli.

C’era anche una lettera con scritto:’’ciao nipote se hai letto questa lettera vuol dire che sei riuscito a trovare il nostro tesoro di famiglia’’.

In fondo c’era scritto per il mio nipote preferito.

Infine io e Simone prendemmo il tesoro lo portammo sulla barca e andammo a casa vittoriosi.