Un bosco di dolci Era la prima domenica nella nuova casa in campagna. Quel giorno c’era un acquazzone incredibile, la casa rimbomba a di quel ticchettio che diventava sempre piÚ intenso, ogni singola goccia pareva risuonare come le dita sulla pelle tesa di un tamburo. Mamma e papà erano impegnati nel sistemare i mobili nelle stanze e nessuno dei due voleva vedere un film o fare qualche gioco. Per giunta, mia sorella era andata da una sua amica, per svolgere con lei una ricerca e quindi non potevo fare nessuna lotta di cuscini o cose simili in sua compagnia. Non conoscendo bene la casa, decisi di esplorare talune stanze, quando mi imbattei in una porta, tutta gialla, lo stesso colore del
grano maturo sotto i raggi del sole, non l’ avevo mai notata e la cosa mi parve assai bizzarra dato che il suo colore non passa certo inosservato. Volevo assolutamente scoprire quale segreto fosse racchiuso al suo interno. Magari vi avrei potuto trovare un drago alato, un villaggio di gnomi, o forse sarei potuta entrare nella dimensione virtuale dei giochi elettronici, dove i giocatori della città avrebbero potuto manovrarci come tante pedine e decidere il nostro destino‌ Non c’era tempo da perdere, dovevo assolutamente scoprire quali sorprese aspettarmi; ma prima dovevo prepararmi: avevo bisogno di uno zainetto dove mettere acqua, una coperta, un paio di panini e, anche se forse non l’avrei utilizzata, una tenda per ripararmi dalle intemperie. Decisi di intraprendere questa avventura. Spalancai la porta e, facendo finta di essere un prode personaggio dei fumetti preparato
per combattere il male, entrai senza paura. Mi ritrovai in un vialetto stretto e buio, c’era uno strano odore di calzini ammuffiti, mischiati all’ odore di un cassonetto in cui è appena stato gettato un grosso sacco di immondizia, esattamente quell’odore. Inoltre sul pavimento erano sparse qua e là varie piccole pozzanghere di acqua stagnante. Lo percorsi fino in fondo, quando avvistai qualche raggio di luce che penetrava. Accelerai il passo. Il cuore mi batteva fortissimo, non sapevo cosa aspettarmi… Bhe...non immaginavo che ci fosse una cosa così reale! Un bosco, ma che ci posso fare?! Dopo un paio di minuti notai un riccio seduto nel lato destro di un masso. Non so di preciso perché ha attirato la mia attenzione. Poiché volevo riposarmi, mi sedetti sul lato opposto del sasso in cui era posato il riccio, presi un panino dallo zaino e, prima di addentare il primo boccone,
chiusi per un paio di secondi gli occhi. Volevo ascoltare i vari rumori del bosco, non avevo osservato la flora e la fauna perché preferivo esplorarlo ascoltando le sue voci. Percepii il fruscio delle foglie, i versi di alcuni animali che si lamentavano, altri che giocavano… sentii anche la piacevole sensazione del vento che mi accarezzava i capelli: li prendeva, li sparpagliava e poi li sistemava meglio di prima. Poi spalancai gli occhi e notai qualcosa di diverso… Invece del panino avevo in mano un grosso lecca lecca al sapore di panna e fragola, delizioso!!! Ma… non solo il mio panino si era trasformato, anche il bosco era differente, tutto era cambiato tranne me e il riccio. Eravamo seduti sopra una nuvola di zucchero filato e il riccio, al posto del suo colore marroncino chiaro, era diventato tutto rosa, con qualche pennellata nelle estremità di giallo… era molto buffo,
sembrava una di quelle caramelle alla fragola che frizzano in bocca. La cosa che mi stupì di più in assoluto, era il colore assunto dal bosco: i cespugli erano dei pasticcini con la glassa colorata e il profumo era corrispondente al colore della glassa: rosa alla fragola, arancione al mandarino, giallo alla banana, rosso alla ciliegia, azzurro alla menta… Al posto dei fiori c’erano caramelle gommose, alberi con il tronco di liquirizia e la chioma piena di biscotti al burro ovunque. Il prato era formato da una tavoletta di cioccolato al latte. Era tutto favoloso ma, strano a tal punto da provare per un attimo, la sensazione di non sentirmi più un super eroe, ma di avere paura di restare in quel luogo per sempre. Dopo qualche minuto in cui mi persi nei miei pensieri e nello stupore, sentii un vocina assai dolce proprio come tutto ciò che mi circondava; era il riccio che mi disse:
- La trasformazione è merito mio, quando voglio dei favori li ottengo con le buone o con le cattive...-Cosa intendi dire?- Intendo che ero sicuro che ti sarebbe piaciuto questo posto, ma sapevo anche che saresti voluta tornare indietro.-Come lo sai?- Lo leggo dai tuoi occhi, se vuoi tornare indietro, devi andare nella valle del diamante, proprio qui vicino, e cercare il prezioso rubino di Dragus. Vai. Corri. Non ti rimane tanto tempo. Non me lo feci ripetere due volte, corsi verso la valle del diamante senza esitare un secondo. Successivamente, una volta arrivata, avvistai il diamante nel fondo del lago: era cosÏ luminoso che si distingueva benissimo pur essendo nel fondale di un lago con la profondità di almeno cinque metri. Mi chiedevo come sarei riuscita a recuperare il prezioso gioiello.
Dopo qualche secondo di riflessione, notai che ne indossavo uno simile al collo, era di mia sorella, e decisi che avrei dovuto cederlo: se non lo avessi fatto probabilmente non sarei riuscita a rivederla mai più, quindi…ne valeva la pena. Corsi dallo gnomo in preda all’euforia, alla gioia, avevo completato la missione e come promesso, il riccio, pronunciando una formula magica, mi fece chiudere gli occhi per qualche secondo. Poi sentii una voce che diceva: -Sono tornata, la ricerca è venuta benissimo devo solo ripassare!Di botto mi svegliai ed ero felice che tutto fosse tornato reale, anche se mi accorsi stranamente che il mio prezioso ciondolo era misteriosamente sparito…