C ODICE 3498
“P448. Codice di rinvio modulo. Pianeta non identificato. Ripeto, pianeta non identificato”. Mi trovavo nello studio di ricerca quando sentii strillare la voce di Maddalena, la capo reparto dal grande microfono arrugginito. Tutte le persone in bianco si trovarono in pochi secondi tutti attorno al gigantesco monitor. Lo scrutavano senza capire bene di cosa si trattasse, con espressioni incerte e perplesse. Appariva e scompariva in modo continuo una scritta in grassetto gialla: “Pianeta non rilevato”. ‘Pianeta non rilevato, pianeta non rilevato.’ Mi ripetevo le parole in testa in cerca di una soluzione plausibile. Niente. Ormai faccio parte di questo reparto da dieci anni, ci occupiamo principalmente di studiare l’universo e la composizione dei pianeti, e mai in tutti questi anni era mai successo di avvistare un pianeta con le stesse caratteristiche del nostro, Neurogalaximus, o più comunemente chiamato il pianeta giallo: stassa forza di gravità, stessa atmosfera, stessa velocità di rotazione e rivoluzione. Gli uomini bianchi intanto sembravano sempre più immobilizzati. Nessuno che si azzardasse a dire qualcosa. Solo bisbiglii. Era meglio dire qualcosa, anche di non sensato, o tacere? “Andrò a controllare personalmente”, dissi stropicciandomi un lembo del camice bianco facendomi largo tra la folla e collocandomi davanti al grande monitor per attirare l’attenzione verso di me. Tutti mi guardarono con aria perplessa, pensai che si sarebbero messi a ridere per la mia sfacciataggine; stavo per voltarmi per andarmene quando… “io verrò con te”. Questa frase. Quella voce. Quel timbro squillante. Mi rigirai già sapendo chi mi sarei ritrovata davanti, e infatti, alta poco più di un metro e con un sorriso a trentadue denti fece capolino Cristina, la più giovane del reparto di ricerca. Stavo per controbattere quando pensai che mi sarebbe servita una mano per preparare il volo, quindi senza aggiungere niente la presi per un braccio e mi diressi nello sgabuzzino strapieno di attrezzi, armi e riserve di cibo disidratato, tutto il necessario per partire. Partire il più presto possibile. Prima di parlare la guardai con occhi severi, poi dissi quasi sottovoce:” Partiremo questa notte, fatti trovare pronta dentro allo shuttle a quando arriverò, il viaggio sarà molto lungo.” Cri fece un gesto con la testa e tornò alla sua postazione. Si sedette sulla sedia, si rigirò guardando nel luogo dove mi aveva lasciata pochi secondi prima e ricominciò a scrivere