Marcus

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IL TESORO INCAS Mi trovavo, come al solito, dietro la mia scrivania ad ammirare la bellezza della natura che si celava nel vasto giardino dell'accademia di letteratura. Sono il professore Smith, Adam Smith per esattezza e, come vi ho già raccontato prima, me ne stavo seduto sulla mia poltrona di cuoio a fissare per l'ennesima volta quel paesaggio magnifico che non mi annoiava mai. E come sempre alle sette del mattino suonava la campanella d'inizio lezione e tutti i professori si dirigevano, con la puntualità di un orologio svizzero, alla propria aula per la lezione. Purtroppo spettava anche a me, infatti più durava il suono della campanella, più mi seccava alzarmi da quella comoda poltrona di cuoio e lasciare il mio confortevole ufficio. Mi avviai verso l’aula attraversando i lunghi ma decorati corridoi dell'accademia osservando con calma i dipinti che arredavano e abbellivano le pareti. Aprii la porta dell’aula , salutai i miei studenti e iniziai a fare lezione, il tema trattato era Shakspeare. Una lezione divertente ,relativamente parlando. Dopo questa seguì la lezione su Italo Calvino di cui leggemmo qualche suo racconto per poi commentarlo, per passare alla fine al tanto atteso intervallo. La seconda ora finì in un battibaleno e così mi potei dedicare, per una decina di minuti, ad alcuni miei affari scolastici all'interno del mio ufficio. "Come farò a sistemare tutti questi voti per la fine dell'anno accademico!!!" esclamai di soprassalto. "Allora hanno ragione gli altri professori, ho proprio bisogno di una vacanza, magari in Francia, oppure in Spagna, o forse anche negli Stati Uniti d'America e precisamente a New York". Mentre immaginavo nella mia testa quelle spettacolari mete, d'improvviso bussarono bruscamente alla porta. Risvegliandomi da quel sogno a occhi aperti esclamai "Avanti". Entrò un uomo alto e magro dalla carnagione chiara come la luna e dagli occhi verdi come le praterie erbose. Era il mio amico Max "Che allegria vederti qui mio amico, è insolito averti qui a scuola, è quasi la fine del periodo scolastico ed è quasi giunta la stagione estiva, non dirmi che non ti sei ancora organizzato per qualche vacanza in giro per il mondo?" dissi io tutto eccitato. "No, in verità una vacanza da fare l'ho già organizzata, solo che mi manca il compagno di viaggio ." insinuò tutto sospettoso. "Per piacere toglimi questa curiosità, chi sarebbe il passeggero che vorresti portare assieme a te?" ribadii anch'io in tono sospettoso." In questo caso.......vorresti venire tu con me?" "Cosa?!Sei molto gentile ad invitarmi ma purtroppo non posso accettare, ci sono troppe questioni scolastiche che è mio dovere risolvere al più presto e poi ci sono


anche....."non riuscii a finire la frase che il mio fedele amico tirò fuori dal suo zainetto un oggetto alquanto interessante. "Che cosa è?" chiesi io "E' una mappa che ho trovato in un angolo della libreria accademica, sinceramente non capisco cosa voglia indicare, nè dove si trovi questa isola, così ho pensato di chiedere aiuto a chi è un professionista in materia. Credo proprio che un professore di letteratura e storia come te potrebbe fare al caso mio" mi disse con tono persuasivo. Avvicinai lentamente la mappa agli occhi per osservarla con maggiore attenzione.

"E' meravigliosa, un cimelio della storia, per così dire. Ora vediamo un po’ mhh…….. ma certo questa è la mappa dell’isola De Juan Fernandes, una piccola isola dell’Oceano Pacifico che è avvolta da millenni da tante leggende che in una sola vita di un uomo non si potrebbero sentire tutte le storie che riguardano questo pezzo di terra nel mare. Si può vedere il relitto di un incrociatore americano rimasto in quel luogo da una battaglia della seconda guerra mondiale, e sulla costa la bella città di San Juan Bautista che ha la fama di avere la grande piramide Incas proprio nel centro della città , e al centro della mappa si può vedere una scultura tipica incas con sotto scritto TESORO INCAS.” Illustravo a Max le varie figure sulla mappa spiegandogli il significato di ognuna. “Allora vuoi venire con me su quest’isola e indagare su quel tesoro Incas?” chiese Max con un tono pieno di speranza. “Visto che lui e tutti gli altri professori mi dicono di prendermi una vacanza lontana dal lavoro, allora sarà meglio che accetti” riflettei sommessamente. “Hai trovato un compagno di viaggio, Max!” parlai pieno di felicità per quella avventura che avrei vissuto entro pochi giorni. “Bene vediamoci al


porto dove salperemo con una nave da crociera che ci porterà poi verso l’isola De Juan Fernandes. Aspettai la fine delle lezioni per dirigermi in seguito al porto dove potei incontrare il mio fidato amico in modo da imbarcarmi subito dopo. Passarono le ore e in seguito anche i giorni. La maggior parte della mia giornata la passavo in cabina a continuare la scrittura del mio libro intitolato “Una fantastica avventura” del quale non riuscivo a trovare un seguito , oppure mi dedicavo ad un altro passatempo affacciandomi sul mare per cercare quell’ispirazione che mi mancava per completare il mio libro che più tardi avrei pubblicato. Stavo anche molto in compagnia del mio amico Max a parlare e parlare della mappa e di quale tesoro avremmo scovato una volta arrivati. Giungemmo nel porto della città di San Juan Bautista, e una volta giunti a terra una guida locale inglese ci raggiunse per salutarci e per ospitarci in questa terra incontaminata dal caos urbano di tutti i giorni. “Salve voi dovreste essere Adam Smith e Max Newman, giusto?” chiese la guida turistica con cortesia. “ Sì , giusto , ma come fa a saperlo?” domandai. “Il signor Newman ha prenotato una guida turistica privata per farvi ambientare un po’ con il posto e forse aggiungere qualche informazione al vostro bagaglio culturale.” Spiegò la guida con precisione assoluta. “Avremmo prenotato un albergo vicino alla spiaggia, ci potrebbe accompagnare ?” insistette Max. “Ma certo signori, seguitemi” disse con gentilezza. E così avanzammo tra la folla di turisti che a loro volta erano scesi dalla nave da crociera per ammirare la spettacolare città e l’ancor più bella vegetazione che la circondava . Arrivammo nell’hotel chiamato “Lo scoglio del granchio” dove, pure lì , potemmo sistemarci in una comoda camera dove soggiornammo per la notte. Il mattino seguente ci svegliammo presto per andare ad incontrare il professor George Patterson sapiente conoscitore di ogni angolo di questa foresta selvaggia. La nave era già in rotta di partenza per il Giappone, la prossima tappa della crociera. Arrivammo allo studio del professore che ci spiegò tutte le vie e le scorciatoie per arrivare a destinazione, cioè al tesoro Incas. Ci disse che quest’isola una volta apparteneva a questo popolo perché era stata da loro conquistata, e che, in procinto di essere sterminati dai conquistadores e dalle truppe portoghesi e spagnole, un gruppo di sacerdoti portò tutto l’oro rimasto su quest’isola che non era stata ancora individuata da nessuno, tranne loro. Da quel giorno in poi nessuno venne a conoscenza di questa isola, che infatti venne scoperta solo nel 1987. E’ una terra giovane ed è proprio per questo che possiede solo una città, ma alle spalle ha una grande storia. Queste furono le parole del professore, e dopo tale discorso, ci consegnò dei quad da guidare nelle piccole stradine sterrate che si diramavano nel verde inesplorato, che parevano rami in una chioma di albero. “Per un pezzo potremo usare il quad, ma ad un certo punto dovremo continuare a piedi” esclamò Max guardando la mappa che indicava tutte le vie nella foresta. “OK, allora partiamo!!!”. Partimmo alle 8:00 del mattino e ci avviammo verso i primi alberi folti dove potevamo vedere rari uccelli


esotici e udire i loro versi. Durò poco il viaggio in quad, dovemmo fermarci a causa di alcuni tronchi che erano caduti sullo sterrato che ci impedivano di passare. “E ora?” dissi io scoraggiato già dal primo ostacolo incontrato. “Scavalchiamo I tronchi e proseguiamo a piedi!” disse Max. Ovviamente dovevo seguirlo, non potevo permettere che potesse essere sbranato vivo da qualche animale esotico, gli occorreva il mio aiuto! Camminammo a lungo sullo sterrato, quando, con grande sfortuna, come avevo previsto, spuntò fuori dai cespugli un ghepardo. Il suo bel manto rendeva ancora piu’ aggressivo il suo muso dove due occhi espressivi e uno sguardo intenso ci fissavano. “Oh no, cosa vuole? Le barrette al cioccolato che tengo nella mia borsa? Oppure il souvenir di un piccolo ghepardo che ho preso all’albergo? O forse l’accendino? AIUTO!!!!!!!” urlai con tutta la voce che avevo in corpo. “L’accendino, ma certo! Dammi immediatamente l’accendino, Adam!” urlò a sua volta Max. Glielo diedi e, con esso incendiò il ramo di un albero caduto percuotendolo con violenza davanti all’animale per farlo fuggire a gambe levate da dove era venuto. Proseguimmo il percorso, fino a quando, saliti su una collinetta, potemmo intravedere un grande ziggurat incas. “Si troverà sicuramente laggiù il tesoro che stiamo cercando” “Allora avviamoci” ribadìì io con tono contento e allegro. Dopo qualche ora di percorso tra la fitta giungla giungemmo ai piedi di quella imponente scultura che ci sovrastava di una cinquantina di metri o più. “E adesso come facciamo ad entrare?” domandai con tono seccato. “Non lo so, siamo a un punto morto, un vicolo cieco, non so neanche io come continuare, ad essere sincero.” Disse triste. Provai per un momento commozione verso quella scena, anche se credevo che da un momento all’altro si sarebbe infuriato per l’insuccesso. Mi appoggiai a una roccia che formava lo ziggurat quando d’improvviso quella pietra rientrò nel muro. Io caddi all’indietro e sbattei la testa contro la roccia sovrastante svenendo. “Ma….che cosa……che cosa è accaduto?” dissi tutto confuso dal colpo ricevuto. Ero sdraiato in una gigantesca pozzanghera che ospitava ragni, lucertole, pipistrelli e altre creature immonde a cui non volevo pensare per non spaventarmi. Dopo tutti i dubbi che mi ero posto mi chiedevo dove fosse il mio amico Max. Lo cercai ovunque ma niente, era sparito come uno spettro. Davanti a me, all’improvviso si aprì un altro passaggio segreto che portava a una stanza molto luminosa, pareva che ci fosse il solo lì dentro. Entrai di soppiatto e vidi tonnellate e tonnellate di oro che riempivano una stanza gigantesca, talmente grande che poteva contenere tutti i supermercati di almeno 10 città della capienza di Mosca. Rimasi stupito dello spettacolo che avevo davanti a me e proprio sotto di me si trovava Max steso a terra che gridava. “Max ci sono , arrivo , resisti” urlai “Ahahahaha che bello nuotare nel denaro, oh sì che goduria ahahah……” “Sono arrivato, sei sano e vegeto? Parlami!!” dissi con tono preoccupato “Ehi , stai fermo , non ti azzardare ad avvicinarti!” urlò estraendo una pistola dalla borsa che traboccava d’oro ovunque.


“Max ma cosa hai fatto? Hai rubato quest’oro? Come hai potuto? Credevo che avremmo scoperto il tesoro e poi lo avremmo consegnato alle autorità del posto, e che non lo avremmo rubato per nessun motivo!” dissi con tono severo. “Quanto sei ingenuo, tu forse non hai ancora capito che mi sono servito di te per tutto questo tempo per arrivare a questo tesoro , e chi ci sarebbe riuscito , se non un professore di letteratura che prima aveva lavorato nel campo dell’archeologia? Ora scusami , ma devo proprio andare a godermi tutti questi soldi, semmai su uno yacht da qualche milione con una bella Ferrari nel garage dello yacht ahahahahahah che ridere, il momento migliore per abbattere le speranze di un uomo è quando la speranza raggiunge i livelli massimi, oh e se neanche questo lo hai capito, in questo caso come negli altri si parla di te. E ora scusami ma devo andare, adiòs amigo.” Dopo questo discorso si allontanò e io d’improvviso iniziai a correre nel tentativo di fermarlo, ma in quella corsa pazza calpestai una piastrella che innescò un meccanismo di autodistruzione della struttura. Il soffitto stava cedendo e i grandi massi che la componevano stavano iniziando a crollare. Ognuno di noi corse nella direzione che gli sembrava più opportuna tranne me che cercai di salvare il mio amico/nemico impedendogli la fuga. “Stai fermo, parliamone , non scappare, ti prego andiamocene insieme e dimentichiamoci tutto!” Si fermò per un momento e ci riflettè. Sembrava rassegnato ad arrendersi, quando ad un certo punto, prese la pistola e la puntò verso di me “Addio Adam ahahah!!!”. Stava per spararmi quando, d’improvviso, una pietra del calibro di un elefante gli cadde addosso trascinandolo negli inferi con il suo oro. Sul bordo del buco che aveva formato il masso giaceva il suo cappello con lo stemma della squadra di basket di Detroit. Ora però pensavo solamente alla fuga. Crollando tutto ho potuto vedere una apertura nella parete di roccia da cui potevo passare, anche se a stento. Riuscii a passare e subito dopo un’esplosione di polvere mi fece cadere in avanti, e finii tra i cespugli. Mi rialzai subito di scatto e vidi dietro di me lo ziggurat incas totalmente distrutto dalla trappola che avevo attivato involontariamente. Intanto sopra di me si libravano gli elicotteri della polizia locale e della guardia forestale. “Sono qui , aiuto , sono qui , venitemi a soccorrere vi prego!!!” gridai a squarciagola. Uno di loro atterrò molto vicino a me e mi prese per portarmi a bordo del velivolo. Partimmo molto in fretta , mentre altri operatori rimasero in quel luogo per valutare i danni. Una dottoressa mi chiese cosa era accaduto, ma io ero paralizzato e dissi semplicemente “Niente”. Dopo qualche oretta mi ripresi del tutto e spiegai ogni fatto. Mi rispedirono in Inghilterra con il primo volo disponibile e una volta tornato al mio lavoro da insegnante potei finire il mio libro e pubblicarlo, e devo dirlo, ha avuto un incredibile successo.


Attenzione agli errori di ortografia. Ci sono diversi errori nell’uso degli accenti e degli apostrofi. Alcune frasi sono un po’ contorte. Cerca di fare meno giri di parole e di semplificare il periodo quando puoi. La storia è ben costruita e la trama chiara e complessa. Bene l’uso dei discorsi diretti.

8.5


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