Il mio amico Peter “Forza ragazzi tutti nell’autobus“ esclamò la professoressa prima di partire, era la mia prima gita alle scuole medie ed ero super emozionata. La destinazione era il Lago dei Pontini, un viaggio di circa 45 minuti e come potete immaginare un vero e proprio divertimento. Arrivati ci trovammo davanti ad un luogo meraviglioso, soleggiato e con una vista che ti faceva perdere il fiato. Senza ombra di dubbio uno dei luoghi più belli che avessi mai visto. L’escursione iniziò con il solito appello per vedere se c’eravamo persi qualcuno per strada ma ovviamente eravamo tutti presenti, cosi cominciammo la nostra passeggiata verso il bosco. 1
Arrivati nel punto stabilito il nostro primo pensiero fu quando si faceva merenda perché avevamo già una fame esagerata (e poi si dice che l’aria della montagna mette appetito…) Il prof ovviamente ci rispose che era presto ancora. Arrivati in mezzo al bosco ci dividemmo in due gruppi, il primo gruppo era quello degli escursionisti che aveva il compito di esplorare il territorio, mentre l’atro gruppo aveva il compito di preparare il campeggio. Io insieme ad alcuni miei compagni ed un prof, facevamo parte del gruppo degli escursionisti, la nostra mansione era trovare la legna per il fuoco e scoprire la fauna e la flora del posto in cui ci trovavamo per poi ritornare alla base e discuterne con gli altri compagni. 2
L’insegnante che era con noi ci radunò in cerchio e organizzammo la nostra escursione: quattro alunni avevano il compito di fare il reportage fotografico quindi si erano armati di macchine fotografiche, io insieme ad altri cinque miei compagni avevamo il compito di catalogare tutte le cose strane che vedevamo per poi riprenderle con la videocamera e discuterne con la classe, il resto del gruppo aveva il compito invece di prendere appunti su quello che ci spiegava il prof. Quindi attrezzati di tutto punto partimmo per raggiungere il luogo che avevamo segnato nella cartina. Dopo quasi un’ora di cammino incominciammo a notare che il nostro accompagnatore non era piÚ loquace come prima e che non staccava un attimo lo sguardo dalla cartina. 3
Noi incominciammo a svolgere il nostro lavoro, quindi Alessia con il suo gruppo fotografavano all’impazzata tutto quello che vedevano mentre io con il mio riprendevamo le cose più strane e in più documentavamo tutta l’attività del gruppo. Mentre eravamo occupati con il nostro lavoro notammo dei movimenti strani provenire da un grosso cespuglio, io incuriosita, con la videocamera e utilizzando lo zoom. Cercai di capire cosa stesse succedendo in quel groviglio di rami ma per colpa della fitta vegetazione la luce era molto scarsa, quindi pensai di andare a chiedere al prof se mi accompagnava perché avevo paura di trovarmi davanti qualche animale selvatico. Nello stesso tempo credevo anche che sarebbe stato un grande scoop da 4
riprendere e far vedere ai miei amici alla base. Ma incredibilmente non si trovava piÚ il professore, allora realizzai in un attimo che quel rumore che proveniva dal cespuglio altro non era che il prof che sicuramente stava osservando qualcosa per poi spiegarcela. Spavalda credendo che ci fosse il nostro accompagnatore nel cespuglio, mi avvicinai senza paura, ma non appena arrivai, andai dietro al cespuglio per avvicinarmi a lui e mi sentii come paralizzata, non riesco a muovere un muscolo, provai ad urlare per cercare di attirare l’attenzione dei miei compagni ma nonostante i miei sforzi dalla mia gola non usciva il benchÊ minimo rumore. Ero letteralmente terrorizzata dalla paura, cercavo di capire quello che mi stava succedendo, il mio primo 5
pensiero fu che mi avesse morso un serpente perché ricordavo che il morso di un serpente velenoso può creare paralisi, ma non avevo male da nessuna parte allora provai a guardarmi attorno per capire cosa potesse essermi successo. Vedo davanti a me un esserino di circa dieci centimetri che faceva dei movimenti incomprensibili con le mani, e da esse emanava una strana luce chiara. Mi disse sussurrando: “Stai tranquilla non ti farò del male basta solo che mi prometti che se ti ridarò la voce non urlerai, ho bisogno del tuo aiuto. “Non potevo credere ai miei occhi, pensavo che la colazione della mattina doveva avermi fatto veramente molto male. Con un cenno del capo annuì e d’improvviso la mia voce tornò, io incominciai subito a strillare come una 6
matta, ma sembrava che nessuno mi sentisse, allora lo gnomo malefico che avevo davanti a me mi ritolse la voce zitta nuovamente intimò e mi disse: “ Se urli ancora, giuro che ti trasformo in una biscia “ Io, ancora più terrorizzata, annuì di nuovo e stavolta non urlai. Il mio primo pensiero fu quello di chiedermi che cosa volesse da me quell' ignobile esserino e incominciai a piangere, lui subito cambiò tono e con voce rassicurante mi disse: “ Tranquilla, ti ho già detto che non voglio farti del male, ho bisogno del tuo aiuto “ Io dissi con la voce ancora tremante che non capivo come potessi aiutarlo, e in più chiesi che fine avesse fatto tutta la mia comitiva. Fu allora che mi raccontò che eravamo entrati nel territorio degli gnomi cattivi e che lui era uno gnomo buono sentinella e che l’unico modo per salvare i miei 7
amici era risolvere l’enigma del capo degli gnomi malvagi e che avrei avuto solo tre possibilità per provarci. Senza pensarci un attimo e con il dubbio che anche lui fosse cattivo decisi di fidarmi e chiesi come potevo parlare con il capo malvagio. Lui mi disse che non era tanto semplice e che l’unico modo era attraversare la grotta dietro il cespuglio, ma che ad un certo punto essa si rimpiccioliva e sarebbe stato difficile passare. Mi armai di coraggio ed entrai dentro la grotta, era troppo buio e non vedevo neanche la punta del mio naso, provai a chiamare lo gnomo “Gnomo, gnomo dove sei? “Ma non ricevevo nessuna risposta, in cuor mio pensai che fossi stata imbrogliata anche io da uno gnomo cattivo, ma di punto in bianco la grotta si illuminò, era stato il mio “amico” gnomo che con le 8
sue mani emanava una luce intensa e mi disse : “Adesso ti fidi di me?” io, onestamente, ancora non mi fidavo, ma sapevo anche che lui era l’unica mia possibilità di raggiungere i miei compagni così risposi di si e incominciammo ad attraversare la grotta. Arrivammo ad una strettoia dove io passavo a fatica e strisciando come una biscia, mi misi a ridere pensando a quello che lo gnomo mi disse fuori nel cespuglio “ Se vuoi trasformarmi in una biscia questo sarebbe il momento migliore “ e lo gnomo mi rispose con mia grande sorpresa “Se vuoi ci provo, ma non ne sono capace; ti avevo detto così solo per farti stare zitta” io, scattai come una molla tanto che sbattei la testa contro il soffitto della grotta e sbottai “ Ma come… riesci a leggere nel pensiero?” Lui mi rispose “No, riesco a leggerti nel 9
cuore” Io rimasi zitta e continuai ad attraversare la grotta, ma quel piccoletto incominciava a piacermi proprio. Arrivammo alla fine della strettoia e, improvvisamente fui investita da una fortissima luce; eravamo arrivati nel covo degli gnomi cattivi, vedevo i miei amici legati come salami su un palo e sembrava quasi che dormissero tutti. Si presentò davanti a me un essere dalla forma strana, uno di quelli che si vedono nei libri di fiabe e mi disse : “Sei pronta a risolvere l’enigma? Ma ricorda hai solo tre possibilità e se fallirai i tuoi amici saranno liberi, ma tu resterai qui con noi tutta la vita e sarai trasformata in uno gnomo ma se vuoi rinunciare a loro sarai libera” Ero frastornata non sapevo cosa fare ma non potevo certamente abbandonarli lì però non volevo neanche rimanerci io, ma ormai 10
c’ero dentro e non potevo certo vivere con questo rimorso. Con il cuore che mi stava per esplodere dissi: “Dai nanerottolo spara questo enigma!!!” Lui mi sorrise e mi disse “Lo sapevo che avresti preso questa decisione” Io non riuscivo a capire, ma in men che non si dica, ci ritrovammo fuori dalla grotta nello stesso esatto punto dove avevo visto muoversi il cespuglio, mi girai e vedi tutta la mia comitiva tranquilla come se nulla fosse accaduto. Ero veramente molto confusa e ripensando alla mattinata che avevo passato dissi che quando fossi arrivata a casa volevo proprio chiedere a mia mamma cosa mi aveva messo nel latte, e decisi di non raccontare niente tenermi tutto per me. Ma mentre facevamo ritorno alla base infilo una mano nella tasca del mio 11
giubbotto e trovai un foglietto con scritto: chi trova un amico trova un tesoro ma chi trova un tesoro non sempre trova un amico, oggi mi hai dimostrato che sei disposta a tutto per salvare ciò che ami, il tuo amico gnomo Peter. Sorrisi e pensai “Sei forte Peter, ti voglio bene “.
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