Maria vittoria

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Sbarco degli alieni sulla terra Il 25 gennaio 4005, Matt, un giovane ragazzo di diciassette anni, trovò una vecchia pagina di un quotidiano nascosto dietro un vecchio libro in cantina. L’articolo diceva: “All’inizio dell’anno 3000, gli uomini sulla Terra incontrano per la prima volta gli alieni, i quali erano appena sbarcati sul pianeta dopo un lungo viaggio di un anno dal loro lontano pianeta “Alias” per integrarsi alla società terrestre...” Incuriosito da queste brevi righe, il ragazzo decise di fare alcune ricerche per conoscere i fatti accaduti nel passato. Così, si mise a cercare su Internet e dopo alcune ore di ricerca invano, trovò solamente il nome del giornalista che aveva scritto queste brevi frasi. Ma a lui questo bastava. Matt era un ragazzo dalle mille risorse, curioso, intelligente e determinato. Quando si metteva in testa una cosa non c’era modo di fargli cambiare idea: decise di fare ulteriori ricerche e di trovare quindi il giornalista per avere delle spiegazioni. Matt dentro di sé sperava che il giornalista fosse ancora in vita, visto che in quegli anni gli uomini vivevano all’incirca 3000 anni grazie ai farmaci innovativi inventati che avevano allungato incredibilmente la durata della vita. Dopo settimane e settimane di ricerca Matt trovò in una cittadina vicina il giornalista che tanto cercava: il Signor Jason Anderson. A primo impatto il signor Anderson sembrava un uomo colto, intelligente, ma incredibilmente


solo. Pertanto l’incontro con Matt lo rallegrò molto e decise di raccontargli tutti gli avvenimenti del passato di cui aveva ancora memoria come fossero appena accaduti. Matt ne era entusiasta e ascoltò dettagliatamente l’intero racconto. “Come già sai, nell’anno 3000 gli alieni arrivarono sul nostro pianeta. La maggior parte della popolazione non sapeva nemmeno del loro arrivo in quanto il loro aspetto era esattamente uguale al nostro. Solo alcuni come me si accorsero che essi non erano esseri terrestri. Gli alieni erano più intelligenti, dotati di sensori che gli permettevano di udire rumori a chilometri di distanza e non avevano bisogno di mangiare per sopravvivere. Gli alieni si integrarono nella nostra società come niente fosse, lavoravano, si riproducevano e creavano nuove famiglie. Tuttavia, all’interno dell’ambito lavorativo, persone come me sempre attente a scovare nuove notizie e diffidenti verso il prossimo, notarono la loro diversità. Iniziai a origliare le loro conversazioni private al lavoro e capii che essi non volevano semplicemente integrarsi e curiosare tra le nostre vite, ma avevano un piano ben definito. I primi mesi passarono molto velocemente e gli alieni impararono a confondersi tra di noi, dopo di che iniziarono i primi inspiegabili eventi: forti terremoti e tsunami. In tutto il mondo si scatenò la paura e il panico, non si sapevano le cause e milioni e milioni di uomini morirono in queste circostanze. Personalmente cercai una soluzione per salvare il mio popolo, ma non c’era via d’uscita. L’unico segno che notai che poteva essere d’aiuto per distinguerli da noi umani fu una piccola


cicatrice nel polso di tutti gli alieni. Questo segno identificativo mi servì per spiegare alla polizia come riconoscerli e quindi per sapere chi attaccare. Così decisi di riferire tutto alla polizia. Iniziarono i primi attacchi contro di loro, in circa 200 anni riuscimmo ad eliminare metà della loro stirpe, ma in tutto questo tempo, anche loro erano riusciti a trovare un modo per confondersi di nuovo tra noi uomini, coprendo quella cicatrice che li distingueva con qualche stratagemma tecnologicamente avanzato. Dopo questi fatti, noi non riuscimmo più a riconoscerli, e loro non fecero più attacchi contro di noi, il perché non lo sapremo mai. Probabilmente adesso sono ancora in mezzo a noi, non so che cosa abbiano in mente, ma di sicuro lo scopriremo presto. Ormai non possiamo fare più niente, in tutti questi anni, sicuramente, avranno migliorato il loro piano e le loro armi, ora non ci resta che aspettare. Solo poche persone sono a conoscenza di questo, ma io penso che se il mondo dovrà finire, finirà. Mi ha fatto piacere ricevere un po’ di compagnia, grazie della tua visita.” Queste furono le ultime esatte parole che Anderson disse a Matt. Il ragazzo, impaurito ma allo stesso tempo felice di essere uno dei pochi a conoscenza di tutta questa storia, lo ringrazio, tornò a casa e continuò la sua vita come se niente fosse. Quindi ora, come gli disse Anderson, non gli restava che aspettare.

Maria Vittoria Bolognesi



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