LA PALUDE Una normale notte in tenda come tutte le altre, il solito campeggio, le ripetitive storie di paura davanti al falò... ma no, non quest'anno, quest'anno c'era un'aria diversa, un'aria d'avventura. Come tutte le estati la mia famiglia aveva affittato un camperper andare a campeggiare per due giorni e una notte a Buffalo Narrows, in Canada, chilometri e chilometri di meravigliose foreste e poca civiltà,perfetta come meta. In famiglia siamo in quattro, io, mio babbo, mia mamma e mia sorella di due anni in meno di me, proprio con lei il primo giorno sono andato al lago.Lo ricordavo proprio come l' avevo lasciato l'anno prima; grande, cristallino e freddo, cosa che non fece demordere mia sorella che senza esitare si buttò in acqua e mi sfidò a fare lo stesso, accettai e mi tuffai, era come se mille spine di ghiaccio mi trafissero, ma con qualche bracciata mi scivolarono addosso. Ad un certo punto notai uno strano liquido a qualche metro da me, di un verde brillante, quasi lime, avvicinandomi notai che veniva da un immissario del lago, io e mia sorella ci guardammo e lei mi chiese: “L'hai mollata di nuovo?” Tralasciando questa frase decidemmo di seguire il fiume per scoprire l'origine del liquido e così passando per la riva arrivammo ad un vecchio capanno, cosa ci faceva nel bel mezzo del bosco? Per rispondere alla domanda bastava solo spingere il battente in ferro ed entrare, ma cosa poteva riservare all'interno? Trappole di cacciatori, ampolle di scienziati pazzi, macchine di tortura e invece no, spoglia solo con un tavolo al centro dell'unica stanza, con sopra una mappa consunta dagli anni e ingiallita dall'umidità, le scritte erano indecifrabili ma capimmo cosa indicava: la palude. I nostri genitori non ci avrebbero mai permesso di andarci, né di avvicinarci, ma come non potevamo resistere alla tentazione? Così ci allontanammo dalla baracca e proseguimmo ad ovest come indicato, più ci avvicinavamo più gli scheletrici rami degli alberi oscuravano il sole ed i suoi raggi. Mentre inespicavamo nel terreno sempre più paludoso ripensavamo alle storie di tartarughe azannatrici capaci di staccare un arto, serpenti dai morsi fatali e del bigfoot in grado di capottare un camper. Oramai eravamo arrivati al centro della palude indicato nella mappa quando vedemmo qualcosa luccicare su un albero millenario, ma non
facemmo in tempo ad identificarlo che di fianco ad esso comparve introdotto da un sibilio, con squame verdi ed occhi incantatrici, un'anaconda di almeno otto metri, larga quanto una botte; questi serpenti non erano originari di Buffalo Narrows, quindi chi l'aveva messa a fare da guardia a quell'oggetto doveva tenerci molto, così la curiosità e l'idea di avere una vasca piena di goleador battè i quattrocento chilogrammi di forza bruta: “io la distraggo e tu prendi l'oggetto” così scagliai delle pietre contro la bestia che scese dall'albero incasrandosi però, tra le radici mentre mia sorella afferrò l'oggetto e insieme ci demmo ad una corsa sfrenata, ma il rettile non era l'unico protettore, dopo poco ci accorgemmo che le tartarughe ci avevano staccato mezzo stivale e stavano per passare alla carne, così saltellammò da una radice all'altra, ma mia sorella inciampò e cadde di faccia nel fango, così la rialzai di peso e continuammo finchè non arrivammo ad una radura, dove sfiniti ci fermammo ad osservareil tesoro, una coppa d'oro tempestata di gemme preziose, i due la riconobbero subito era una leggenda che il babbogli aveva raccontato davanti al fuoco, di un antico magoche l'aveva nascosta e protetta con potenti maledizioni contro chi avrebbe osato profanarla, ma l'unica cosa che successe fù che comprammo un nuovo camper e due paia di stivali.