Racconto di fantascienza (1)

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ACTIVITY La questione era grave. Il problema doveva essere affrontato il più velocemente possibile. Walter aveva notato oramai da cinque mesi che i propri robot domestici non compivano più il proprio dovere. “Portami dell’acqua” “Riordina la casa” “Accendi il caminetto” ordinava loro, ma buona parte delle richieste veniva rifiutata. Con rammarico notò che non solo nella sua abitazione si stavano verificando strani comportamenti “robottiani”. Eppure Walter si era munito dei nuovi M-B0LT921, gli androidi più moderni del momento. Essendo uno scienziato addetto al settore: “Salute dei robot”, questa faccenda lo incuriosiva parecchio. Una mattina si trovava nel proprio laboratorio, insieme a colleghi, per discutere sull’andamento della situazione e delle conseguenze dovute all’incremento di robot mal funzionanti. Sembrava non riuscissero a venire a capo di niente. Nella mattinata analizzarono cip per cip una macchina da laboratorio. “Sono stanchi” “In che senso?” “Non hanno più voglia di lavorare” “E si sentono soli” “Impossibile, io ne ho cinque in casa” “Magari non vanno d’accordo” “Però non possiamo farne a meno” Questo fu il dibattito tenutosi dagli scienziati alla conferenza. Diverse erano le opinioni, tuttavia conducevano


tutte ad un’unica conclusione: i robot dovevano tornare a funzionare come prima. Dopo una lunga giornata di discussioni e ipotesi, Walter tornò a casa dal laboratorio esausto. Prima di coricarsi, era suo dovere e abitudine, assumere le pillole per la pressione, e fu proprio quando le ingoiò che gli apparve la soluzione del problema: ricordò i tempi della sua adolescenza quando suo padre gli raccontò che il suo bisnonno, durante lo stesso periodo di vita, nel lontano XI secolo, a causa dello stress e della stanchezza, aveva iniziato ad assumere “caramelle” (o almeno così le aveva nominate il padre) che lo rendevano iperattivo. Oramai gli androidi erano delle macchine talmente sofisticate quanto l’uomo, quindi perché non provare? Purtroppo tralasciò che il padre si era raccomandato di non cercare queste caramelle da nessuna parte, ma soprattutto da nessuna persona, non spiegandogli mai, però, il perché. La mattina seguente Walter si recò in laboratorio, allegro ed entusiasta dell’illuminazione avvenuta la sera precedente. “Potrebbe funzionare” “Perché no?” “A mio parere dovremmo provare” Nei mesi seguenti gli scienziati, lavorarono notte e giorno: studiando, sperimentando, confrontandosi e applicando il tutto. Più esperimenti erano falliti, e più cavie morivano, più l’entusiasmo degli studiosi andava diminuendo. Quando…dopo quattro mesi… Walter mise a disposizione uno dei suoi oramai vecchi MB0LT921. Aprì lo sportellino dove inserire la pastiglia in modo da farla agire tra i circuiti e la introdusse. Passarono alcuni secondi e…niente.


Gli scienziati erano pronti a scoraggiarsi, quando la pasticca cominciò a fare effetto, e il robot, tutto pimpante, iniziò a girovagare per il laboratorio. Missione compiuta. L’ACTIVITY era pronta: colorata e gustosa. Presto la pastiglia venne venduta alla città, poi allo stato, e infine venne introdotta nel mercato internazionale. I robot erano tornati attivi. Tutto sembrava essersi risolto per il meglio. Erano ormai passati vent’anni dalla comparsa della pillola sul mercato ed ora i suoi effetti non venivano più giudicati in modo positivo. I robot richiedevano sempre più pasticche, era ormai una dipendenza. Pian piano il ferro iniziò ad arrugginirsi, i circuiti a bruciarsi, finchè, quegli efficientissimi aiutanti non divennero solo un ammasso di metallo e cavi, e Walter stesso riconobbe che forse l’invenzione di quella pastiglia non sarebbe mai dovuto avvenire. Walter stesso riconobbe che sarebbe stato di gran lunga meglio non aver mai dovuto ricorrere a quella pasticca. Monica Rossi


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