Sara e le ombre
La mia tata, Sara, mi rimbocca le coperte mentre le ombre attendono che si allontani per strisciare fuori dall'armadio a muro e raggiungermi. Sorride passando sui libri e i pezzi di puzzle che ho lasciato per terra, poi chiude la porta. Sta notte, però, ho deciso di scappare via dalle ombre. Apro la porta e scatto rapida verso la stanza di Sara, ma la ritrovo in fondo al corridoio, che sussurra loro – alle ombre – e dice sorridente che le sto aspettando per la visitina serale nella mia stanza. Le sento dire di sfuggita, mentre mi allontano: “I Cork sono morti, sono stati seppelliti da poco”. Piango, ma il più piano possibile per non farmi sentire: i miei genitori sono morti, non ci posso credere. Giuro che un giorno mi vendicherò, dovesse venire giù il cielo! Torno di filato nella mia camera e
comincio a legare insieme le lenzuola per scendere dalla finestra. Per fortuna ero al primo piano. Mi calo giù tremante, ma con la mente fredda di uno scalatore esperto. Afferro al volo una bici arrugginita, quella che odiavo tanto perché tutte le mattine ancora assonnata ci inciampavo regolarmente. Comincio a pedalare ansimante. Le ombre, avvisate dallo scricchiolio delle foglie secche schiacciate dalle ruote in giardino, corrono alla porta e si lanciano al mio inseguimento. Sara è con loro, o almeno ci prova. Mi volto, non vedo i miei inseguitori, ma li sento. Non so spiegare come. Continuo a pedalare più forte che posso, ma di tanto in tanto il pensiero dei miei genitori che non ci sono più, rallenta il mio passo. Chi mi salverà?! Passo davanti ad un lampione, mi giro e finalmente la luce rende visibile la sagoma delle ombre. Voglio salvarmi! Ah se fossi rimasta sotto le coperte....il peggio che poteva capitarmi era uno
spavento. Cosa posso fare ora? Vedo un vialetto secondario e sterzo all'improvviso per entrarci, così forse riuscirò a seminarle. Ad un certo punto non sento più il loro fiato sul collo e mi rilasso un attimo. Non faccio in tempo a fermarmi e a sedermi su una panchina per riposare un po' che mi affiorano alla mente tanti ricordi: la gita al lago la scorsa estate, le buffe serate trascorse con papà, le prove di cucina con la mamma... Improvvisamente alle mie spalle un braccio mi avvolge il collo, rabbrividisco, mi manca l'aria, soffoco. “Ti ho raggiunto, mia cara”, sento dire a Sara, “Non piangere tra un po' li rivedrai i tuoi genitori”. Una rabbia tremenda mi sale dalle viscere e le do un morso sul braccio con tutte le forze che ho. Molla la presa urlante e io scappo via. Raggiungo la casa in fondo alla strada e comincio a battere con i pugni contro la porta: “ Aiuto! Mi inseguono. Aiutatemi, vi prego!
Aiutatemi�. La porta si apre. Sono salva. Mi guardo intorno, ma non vedo nessuno. Vorrei ringraziare i padroni di casa, ma qualcosa mi raggela il sangue: sul fondo della stanza vedo una sagoma scura muoversi, una sagoma senza capo e capisco che non ho scampo. Le ombre erano con me.