Scricchiolii nel muro

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SCRICCHIOLII NEL MURO Il bambino era seduto sul letto e ascoltava. Dapprima un fremito come di piume. Come un pennello asciutto che frusciasse sulla carta. Poi dei passi, più lievi del battito del suo cuore. Infine un tonfo, più avvertito fisicamente che udito, come se qualcosa fosse caduto sul letto. Il bimbo cercò a tastoni la lampada. Tocco l’interruttore. Guardò la gatta seduta ai suoi piedi. Sospirò “Sei tu. Credevo fosse qualcosa di spaventoso”. “Che sciocco” fece la gatta. “I gatti non sono spaventosi”. “Sto sognando” disse il bambino “i gatti non parlano”. “Non mi preoccuperei di questo” rispose la gatta. I


suoi baffi erano bagnati di qualcosa di appiccicoso e scuro. “È dei topi che mi preoccuperei” aggiunse. “Ecco, quelli sì che sono spaventosi”. All’interno del muro, il bimbo sentì dei minuscoli artigli raspare nell’intonaco. Quando gli artigli sbucarono, il bimbo avrebbe giurato di aver visto il gatto sorridere. Swen iniziò ad avere timore di quello che stava sbucando dal muro della sua cameretta, si immaginava di tutto: dai dinosauri ai marziani, la sua mente era annebbiata e confusa; si sentiva mancare, ma per fortuna il babbo spalancò la porta in quel momento ed entrò con una luce abbagliante che fece ritrarre nel muro gli artigli sporchi e giallognoli di quelle creature. Il babbo chiese “Swen, cosa ti è successo?” “solo freddo, tanto freddo”


rispose Swen “Ti sei dimenticato della nostra tisana delle dieci di sera?” gli chiese di nuovo il babbo “Ah già! È vero” rispose nuovamente il figlio. Il gatto era ancora lì ai suoi piedi e il bambino non riusciva a non fissarlo. Il babbo e il bambino uscirono da quella stanza buia, con penzolavano ragnatele ovunque e con un tappeto verdastro nel mezzo al centro era sudicio e rattoppato, mentre le piastrelle sotto i passi del papà e di Swen sembravano tremare. I due, dopo aver percorso il corridoio a piccoli passi, si sedettero in salotto. Swen guardò la poltrona vecchissima, rossa e malandata, con quella molla arrugginita che guai a toccarla. Salutò la sorella e lo zio con un ciao appena sussurrato, ma i familiari stranamente non risposero.


La tisana, per fortuna, era calda al punto giusto, con molto zucchero e con un infuso di spezie molto aromatiche. Swen la sorseggiò con calma “È buona” disse. Quando finì la tisana gli ritornò improvvisamente in mente il fatto accaduto poco prima, con il gatto che forse era ancora lì nel bordo del suo letto a tramare qualcosa che solo lui poteva sapere. Swen attraversò con apprensione il corridoio lasciando il papà nel salotto e aprì lentamente la porta della sua camera che produssero un cigolio inquietante. Una piccola distanza lo separava dal letto. A grandi passi, ma silenziosi, raggiunse il letto e si accovacciò sotto le coperte. Sentì ancora quello scricchiolio e di botto una gran parte di muro cadde vicino al letto con un gran tonfo, come dei passi di


gigante. Fu a quel punto che dall’interno del muro uscirono mille, duemila o anche tremila topi; un flashback improvviso riporto alla passò nella mente del bambino le parole “..È dei topi che mi preoccuperei”. Scese dal letto e come un centometrista uscì dalla stanza sbattendo così forte la porta che i topi per un momento indietreggiarono, mentre il gatto urlando qualcosa di incomprensibile li incoraggiava ad inseguirlo. Swen correva a cercare l’aiuto dei suoi familiari, che però non gli davano ascolto, anzi si dirigevano contro di lui come ipnotizzati. Il bambino scappò in bagno e si chiuse a chiave, si sedette sulla ciambella del water e iniziò a pensare come poter uscire da quella incredibile situazione. Gli venne in mente lo spazzolone per cercare


di contrastare le ondate di topi che sentiva dietro la porta. Non avendo ormai più speranze prese coraggio e spalancò la porta del bagno con lo spazzolone in mano come fosse una spada. Con una forza brutale tutti i topi che si trovavano sui suoi passi verso la camera venivano scaraventati contro il muro. Quando arrivò dal gatto lo affrontò convinto che l’animale fosse l’origine di tutto quel male. Senza pensarci su due volte lo colpì con tutta la forza che gli era rimasta, prendendolo in pieno in una zampa. Il gatto, ormai immobilizzato, lanciò dei gemiti verso il bambino che, senza pietà per l’animale ferito, gli conficcò il bastone in pieno petto, uccidendolo definitivamente.


A quel punto i topi si ritirarono tutti dentro le crepe del muro e non si rividero mai piÚ. Swen ebbe un sussulto e gli sembrò di aver sognato tutto quanto. Era sdraiato nel suo letto sotto le coperte e il muro della sua camera era intatto. Poteva sentire anche i rumori provenire dal salotto dei suoi familiari che parlavano del piÚ e del meno. Prima di riaddormentarsi il suo sguardo si fissò sullo spazzolone appoggiato al muro. Il manico era sporco di rosso e un particolare gli fece sussultare il cuore: un rosso che pareva sangue.


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