IL MISTERO DELLA CASA ABBANDONATA Le professoresse hanno deciso di portarci in gita in un bosco. Siamo già in cammino. Io, Anna, Marco e Luca stiamo chiacchierando senza pensare a dove andiamo, solo che ora ci sembra di essere soli, ci stiamo guardando intorno, ma non troviamo nessuno e capiamo che ci siamo persi e non siamo più sul sentiero. Decidiamo di cercare il sentiero restando uniti, ma non lo troviamo in più si sta facendo tardi. Per fortuna quando ormai è buio, troviamo una vecchia casa e decidiamo di rimanere lì per trascorrere la notte.
Dato che la gita doveva durare più giorni, abbiamo i pigiami nello zaino, quindi ci cambiamo e andiamo a dormire. Nella casa, per nostra fortuna, ci sono quattro letti, così ognuno ne sceglie uno e si mette a dormire. Nel frattempo pensiamo che certamente si sono già accorti della nostra sparizione e, sicuramente, le nostre professoresse ci stanno cercando con l’aiuto di qualcuno del luogo. Siamo certi che domani rivedremo tutti. Appena appoggio la testa sul cuscino mi addormento immediatamente. A un certo punto sentiamo un forte rumore e ci svegliamo di colpo. Anna ci fa notare che Luca è sparito. Prendiamo le
torce e iniziamo a cercarlo decidendo di dividerci per trovarlo più in fretta. Nella ricerca mi accorgo che la casa è pericolante e ovunque ci sono enormi ragnatele di colore nero che sembrano fatte di catrame. Nonostante le ragnatele non ci sono ragni e le uniche forme di vita qui siamo noi. Più vado avanti più cresce la paura. Mi tremano le ginocchia e mi sento svenire quando sento un urlo. Mi metto a correre più veloce che posso verso il punto da cui è arrivato l’urlo. Anna è già arrivata sul posto e accanto a lei c’è Marco. Entrambi hanno gli occhi sbarrati e sembrano di pietra. Marco alza tremante un dito e indica qualcosa appeso al soffitto. Appena capisco cos’è mi cade la torcia dallo spavento. È Luca! È
impiccato e appeso al soffitto da una pelle di serpente legata al suo collo. Si legge ancora la paura nel suo sguardo assente e vitreo e la pelle è bianca e fredda. Con il cuore in gola decidiamo di cercare l’assassino. Cercandolo ci accorgiamo che la casa è molto più grande di come pensavamo. Scopriamo corridoi con vecchie armature e dipinti e altri vuoti con tante porte. Non troviamo nessuno e decidiamo di rimanere lì un’altra notte sperando che l’assassino non torni. Nessuno è arrivato alla casa e sicuramente i nostri compagni e le insegnanti ora saranno in allarme.
Prima di andare a dormire Marco decide di andare a prendere un bicchiere d’acqua. Lo accompagniamo alla ricerca della cucina poi io e Anna andiamo in camera ad aspettarlo. Dopo un’ora non è ancora tornato e preoccupate andiamo a cercarlo chiamandolo a pieni polmoni. Quando entriamo in cucina il cuore smette di batterci per lo spavento e lo troviamo morto affogato nel lavello. L’acqua sta continuando a scorrere e il più velocemente possibile chiudo il rubinetto. Quando non c’è più acqua riusciamo bene a vedere il suo volto. Gli occhi sono chiusi e i capelli bagnati sono come incollati al suo volto. Io e Anna decidiamo di andarcene al più presto, ma ci accorgiamo che le finestre e la porta sono sparite e ci
sono solo pareti. Anna mi dice :”Da qualche parte ci deve essere una via di uscita. Io cerco al pian terreno tu al primo piano.” Prendo la torcia in mano e abbraccio Anna. Poi mi metto a cercare. Sono terrorizzata e la torcia mi trema tra le mani. Inizio a pensare che non usciremo più di qui quando sento un urlo provenire dal pian terreno. Scendo le scale di fretta e trovo Anna distesa sul pavimento con un coltello conficcato nella schiena. Con una mano stringe un lembo del tappeto, mentre con l’altra afferra una gamba del tavolo. I vestiti e i capelli sono sporchi del suo sangue. In preda alla paura inizio a piangere sapendo che è la fine quando vedo una porticina. Corro verso di essa e la
attraverso. Finalmente sono riuscita ad uscire da quella casa. Corro nel bosco e trovo la classe. Stranamente tutti si rivolgono a me come se non li avessi mai lasciati e non sono per nulla in ansia, anzi tutti scherzano e si divertono. Voglio portare tutti alla casa, ma non c’è piÚ e nessuno si ricorda dei miei amici a parte me.