Testo fantascientifico 21

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Un gracidio sommesso interrompe i miei sogni. Si fa più alto, più sonoro. La sveglia sta tintinnando eccitatamente nervosamente sul mio comodino. Mi alzo, la disattivo e raggiungo la cucina. Scosto le tende vermiglie dalle piccole finestre della stanza. Lo spettacolo esterno è consueto: il suolo è arido, spoglio e ricco di crepe e di solchi, l’aria grigia, sporca è chiamata La Foresta Cinerina, che fa filtrare solo qualche raggio di sole. Sono ormai cento anni che il globo è avvolto da questo manto tetro, e oggi, nel 2159, la situazione non è ancora cambiata. Richiudo i tendaggi per non dover assistere a quell’avvilente spettacolo e mi siedo al tavolo per fare colazione. Essa consiste in una pastiglia azzurrina e arancione che deglutisco in fretta con un bicchierino di acqua depurata, la quale contiene ogni tipo di nutrimento, adatto per fornire l’energia necessaria per la prossima mattina. Quando frequentavo la scuola, molti anni orsono, appresi che un tempo il territorio era verdeggiante e che gli esseri umani si nutrivano di prodotti della terra e di altre forme di vita, come pesci e animali. Ora di questi non esiste più nulla; tutto è stato inghiottito dalla Foresta Cinerina e non rimane altro che un terreno sterile. Alzo gli occhi sull’orologio proiettato sulla parete avorio, che mi informa che è quasi ora di andare al lavoro. Indosso i miei abiti, mi copro con una tuta di plastica verde oliva, indosso gli scarponcini marroni e la maschera anti-gas che mi proteggerà dalle polvere sottili, ed esco di casa. L’aria è calda, ci sono circa 21° anche se è inverno, e mi dirigo verso il mio luogo di lavoro. Dopo due minuti di camminata lungo una strada accidentata lo vedo: il Dipartimento 53. La sua tipica struttura a cupola bianca si nota subito e presto arrivo al portone principale. I Dipartimenti attuali totali sono 53 e si occupano di mansioni molto differenti fra loro: il mio, si occupa della ricerca di soluzioni per la pulizia dell’aria e il risanamento del terreno per renderlo nuovamente fertile. Striscio rapidamente la mia carta riconoscitiva sull’apposita fessura e lo schermo posizionato sul portone bianco ripete con una voce meccanica femminile le mie generalità: “Scott Daniel Amstrong” dice “posizionare il pollice sinistro sullo schermo.” Lo faccio e il grande cancello si apre. Entro nella prima stanza, composta da armadietti grigi, e ripongo la mia tuta e i miei indumenti al suo interno. Poi accedo alla seconda camera. Questa detta SPS, Sterilizzazione dalle Polveri Sottili, con un getto d’aria carico di additivi chimici mi disinfetta da eventuali particelle tossiche prima di entrare nel vero e proprio Dipartimento 53. Alla fine della purificazione mi consegnano un camice perlaceo, delle scarpe e si spalancano le porte. Il 53 è vastissimo, diviso in 53 aree che si occupano di vari prototipi per la pulizia dell’aria e per il risanamento del suolo, ed è completamente e interamente di colore bianco.


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