Un gracidio sommesso interrompe i miei sogni. Si fa più alto, più sonoro. La sveglia sta tintinnando eccitatamente nervosamente sul mio comodino. Mi alzo, la disattivo e raggiungo la cucina. Scosto le tende vermiglie dalle piccole finestre della stanza. Lo spettacolo esterno è consueto: il suolo è arido, spoglio e ricco di crepe e di solchi, l’aria grigia, sporca è chiamata La Foresta Cinerina, che fa filtrare solo qualche raggio di sole. Sono ormai cento anni che il globo è avvolto da questo manto tetro, e oggi, nel 2159, la situazione non è ancora cambiata. Richiudo i tendaggi per non dover assistere a quell’avvilente spettacolo e mi siedo al tavolo per fare colazione. Essa consiste in una pastiglia azzurrina e arancione che deglutisco in fretta con un bicchierino di acqua depurata, la quale contiene ogni tipo di nutrimento, adatto per fornire l’energia necessaria per la prossima mattina. Quando frequentavo la scuola, molti anni orsono, appresi che un tempo il territorio era verdeggiante e che gli esseri umani si nutrivano di prodotti della terra e di altre forme di vita, come pesci e animali. Ora di questi non esiste più nulla; tutto è stato inghiottito dalla Foresta Cinerina e non rimane altro che un terreno sterile. Alzo gli occhi sull’orologio proiettato sulla parete avorio, che mi informa che è quasi ora di andare al lavoro. Indosso i miei abiti, mi copro con una tuta di plastica verde oliva, indosso gli scarponcini marroni e la maschera anti-gas che mi proteggerà dalle polvere sottili, ed esco di casa. L’aria è calda, ci sono circa 21° anche se è inverno, e mi dirigo verso il mio luogo di lavoro. Dopo due minuti di camminata lungo una strada accidentata lo vedo: il Dipartimento 53. La sua tipica struttura a cupola bianca si nota subito e presto arrivo al portone principale. I Dipartimenti attuali totali sono 53 e si occupano di mansioni molto differenti fra loro: il mio, si occupa della ricerca di soluzioni per la pulizia dell’aria e il risanamento del terreno per renderlo nuovamente fertile. Striscio rapidamente la mia carta riconoscitiva sull’apposita fessura e lo schermo posizionato sul portone bianco ripete con una voce meccanica femminile le mie generalità: “Scott Daniel Amstrong” dice “posizionare il pollice sinistro sullo schermo.” Lo faccio e il grande cancello si apre. Entro nella prima stanza, composta da armadietti grigi, e ripongo la mia tuta e i miei indumenti al suo interno. Poi accedo alla seconda camera. Questa detta SPS, Sterilizzazione dalle Polveri Sottili, con un getto d’aria carico di additivi chimici mi disinfetta da eventuali particelle tossiche prima di entrare nel vero e proprio Dipartimento 53. Alla fine della purificazione mi consegnano un camice perlaceo, delle scarpe e si spalancano le porte. Il 53 è vastissimo, diviso in 53 aree che si occupano di vari prototipi per la pulizia dell’aria e per il risanamento del suolo, ed è completamente e interamente di colore bianco.
Mi immetto nella corrente di scienziati, un lungo serpentone di individui dall’aspetto triste diretti al lavoro e raggiungo l’area 53, dove si trova la mia postazione. Entro nella grande sala marmorea e i miei tre colleghi sono al tavolo ad aspettarmi. “Ave” dice amichevolmente Trevor, il più anziano ed esperto dei miei colleghi. “Ave” gli rispondo con un sorriso. Mad e Walter mi salutano con un cenno del capo e li raggiungo. Disteso sul tavolo d’acciaio c’è PS2159 terminato, la cui sigla sta a significare Polveri Sottili e l’anno di terminazione del prodotto, quest’anno. È da 13 anni che lavoriamo su questa macchina. Ha un aspetto umano, con arti e mani con dita prensili, gambe con piedi grandi e una testa a forma di goccia. Ha due piccole fessure nere, dalle quali può scansionare i territori, una bocchetta quadrata dalla quale potrà risucchiare l’aria cinerina e sulle spalle due condutture, dalle quali espellerà aria pulita, con l’aggiunta di un componente detto “Mangia Foresta” che renderà l’aria pulita e non intaccabile dalla CO 2, in seguito a una miscelazione delle particelle dell’aria con atomi del Mangia Foresta. Alla base del capo troviamo uno sportellino nel quale verrà inserita la memoria del PS2159, che farà azionare la macchina. “Al tre” dice Mad. Ci capiamo subito, infatti al via riversiamo il prototipo sull’addome, con rapidità Walter apre lo sportellino e io inserisco la Scheda Madre. La tensione è palpabile nell’aria. Poi PS2159 si accende. Le sue fessure diventano blu scuro e si mette seduto. Ancora nessuno parla. Dalla macchina esce una voce metallica: “Prego, inserire il livello per attuare la procedura A1.” Trevor prende l’olografico portatile, lo accende e tanti puntini luminosi prendono forma nell’aria dinanzi a lui, con qualche gesto della mano, che fa come se stesse utilizzando qualcosa di materiale, arriva al pannello di controllo delle funzioni di PS2159 e… tentenna. Ci guarda. Poi dice: “Ci sono tre tipi di livelli: Cauto, che funziona trasformando poca aria, Normale e Aggressivo, che aspira circa un chilo di aria per poi ripulirla in 5 minuti. Quale azioniamo? ” “Aggressiva” dico io “così mentre riprodurranno altre macchine saremo già a buon punto, per adottare poi il livello Normale, e in seguito il Calmo. ” Tutti annuiscono. C’è ancora tensione nell’aria. Io mi sistemo i capelli, Mad si stringe un poco la cravatta. Walter si sistema gli occhiali. Poi Trevor preme il terzo livello nell’aria. Si sente qualcosa che scoppietta, un giro di circuiti. Poi tutto ritorna silenzioso. Anche l’agente che si trova al difuori della nostra area lo ode ed entra. “Tutto bene?” chiede perplesso. Noi quattro espiriamo, e gli rispondiamo che va tutto bene. E, mentre parliamo, PS2159 si alza e scende dal tavolo. Raggiunge il nostro circolo e, inaspettatamente dice con la sua stridula vocetta metallica: “Ave”. Sorridiamo, poi il prototipo si dirige verso la guardia e la abbraccia…anzi no! Rapida le sfila la pistola dalla fodera e gli spara in pieno petto. Cade accasciato a terra.
Poi altri colpi. Un dolore lancinante al petto e sono per terra. Mi guardo attorno, confuso. Che sta succedendo? I miei colleghi sono per terra in una pozza di sangue che si espande piano piano intorno a loro. La testa mi esplode. Cosa sta succedendo? Dov’è il PS2159? Poi sento altri colpi provenire dall’esterno. Poi delle urla. In quel caos che mi circonda, la mia vita mi passa davanti, come fotogrammi rapidissimi. Nel frattempo il sangue zampilla fuori alla mia ferita. E poi capisco cosa è andato storto. Il rumore di un giro di circuiti, lo scoppiettare. Non si stava caricando il livello. C’è stato un problema. E ora il PS2159 è impazzito. Ma cosa posso fare io? Non ho la forza per lottare. Socchiudo gli occhi, aspettando che la morte venga a prendermi con le sue tetre ali… Poi capisco un’altra cosa. Capisco l’aggressività della macchina verso gli umani. Capisco che in fondo era il suo compito ripulire il mondo.