UN POMERIGGIO IN COMPAGNIA “Che mattinata stancante!” esclamai sedendomi in salotto, “La quarta verifica in un mese!” brontolavo guardando Real Time, “Cosa c'è di merenda mamma?”, solo dopo cinque minuti ad aspettare una risposta invano, mi ricordai di essere in casa da sola e che i miei genitori non sarebbero ritornati prima di cena. Andai allora in cucina a farmi un bel panino alla Nutella. Ma mentre mi avvicinai, vidi delle macchie di sangue. Una,due,tre... Portavano alla cucina mi salì il cuore ingola. Mi affacciai nello stesso istante in cui vidi un coltello insanguinato di fianco al lavandino, mi ricordai chequella sera mia mamma aveva preparato il roast-beef, “Che sbadata!” Per far passare lo spavento mi misi a chiaccherare al telefono con la mia amica
Teresa, lei mi chiese come stavo e iniziai a parlare della mia vita privata, della scuola, della dieta pane e Nutella... Solo dopo venti minuti buoni mi accorsi che non rispondeva più alle mie domande, era caduta la linea? L'avevo fatta addormentare parlando della mia borsetta nuova? No, era caduta la linea. “Bhè”, non mi sorpresi neanche tanto, in giardino c'era un metro di neve, e con mio grande dispiacere notai anche che il mio pupazzo di neve era stato seppellito, stranamente la sua testa era per terra un metro più a destra . Decisi di andare a fare una corsa e riassestargliela, ma la neve bloccava la porta, così rimasi in casa, sola, senza linea, con la TV che andava a scatti per la neve, almeno il camino era ancora acceso, per ora. Così, non sapendo come far passare le ore, andai a letto annoiata “A scuola non ci hanno neanche dato i compiti per casa”, pensavo mentre sprofondavo nel sonno.Mi
ritrovai in un luogo tutto bianco, una stanza quadrata e larga, no stretta, sempre più stretta, le pareti si stavano stringendo, nessuna via di fuga, mi aspettava solo una morte lenta e dolorosa. Erano sempre più vicine.“Driin” Il campanello mi svegliò di soprassalto e, con grande sollievo, mi resi conto che avevo avuto solo un terribile incubo, per fortuna! Corsi di sotto “Sono i miei genitori” pensai. Il fuoco era spento. Aprii la porta speranzosa “Solo per oggi delle offerte irripetibili, signora!” Mi disse un giovane giornalaio tutto di un fiato porgendomi una rivista. Gli urlai addosso sbattendogli la porta in faccia. Se avessi avuto cinquant'anni in più mi sarebbe venuto sicuramente un infarto. Ritornai di sopra sperando di fare sogni tranquilli, ma nella mi camera la finestra era aperta ed entrava un'aria gelida che penetrava nelle ossa, la chiusi. Capii subito che non ero sola in casa. Corsi di
sotto più silenziosamente possibile. Arrivai al telefono, digitai il centododici. Caduta la linea. Vidi che il coltello insanguinato di prima non c'era più. Mi venne la tachicardia. In quel momento i pensieri cominciarono ad affollarsi nella mente e il panico mi vinse. Cosa fare? Sentivo di essere veramente in pericolo, chi c'era in casa? Sentii un rumore di passi nelle scale. Più vicino. Più vicino. Qualcuno era dietro l'angolo. “Buongiorno, signora, sono il tecnico della Telecom sono qui per ripristinare la linea!” disse un signore tarchiato in divisa, venendo contro di me con una chiave inglese in mano. Sbiancai. Ero lì lì per svenire. “Ero di fianco alla finestra con la scala ad aggiustare i cavi della corrente quando ho visto che era aperta, allora ho deciso di entrare per ripristinarle anche il telefono!” Vedendo la mia faccia da cadavere disse insicuro:
“Ehm, ritorno più tardi?” Vedendomi più svenuta che sveglia ritornò di sopra e se ne andò scusandosi. Io non mi mossi finchè non arrivarono i miei genitori, con loro non dissi nulla. Ma la finestra aperta e il coltello scomparso rimasero per me un dilemma