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LA GRANDE EVOLUZIONE

Lucia Moschella

mai avuto a che fare con i tropici, né a ridosso del parto né mai.

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C’era anche da osservare che le nascite si presentavano in maniera sporadica, senza logica: una in Italia, tre in Cina, cinque negli Stati Uniti. Bambini dal cranio piccolo spuntati come funghi. Umani, ma non del tutto.

Intanto, tesi scientifiche venivano consumate quotidianamente per essere superate il giorno successivo, quando almeno un caso ne smentisse la veridicità. Anche i cittadini avevano le proprie teorie: per i credenti era una sfida di Dio; per gli ambientalisti una conseguenza del Global Warming; per i catastrofisti un segnale della fine del mondo.

Sebbene gli anni avessero dimostrato che nessuna facoltà mentale fosse stata inficiata, il fattore estetico bastò a creare conseguenze sociali. Le nascite diminuirono, gli aborti crebbero del venti per cento e l’abbandono infantile registrò una crescita improvvisa prima che ogni stato ne regolamentasse la legge. Tra studi televisivi e reparti di ostetricia, i giornalisti continuavano a interrogarsi. Da uno di loro venne fuori la definizione di “Bambini Nocciolina”, presto adottata da diversi altri con leggerezza. Non con la stessa leggerezza fu accettata dal pubblico: vecchi e giovani si riversarono in piazza, gli opinionisti scrissero a fiumi, e divenne celebre lo slogan di una mamma inglese: “Quel deforme è mio figlio.”

La chiara gaffe pubblica venne contenuta da un organo, istituito ad hoc dalle Nazioni Unite: il Consiglio Internazionale alla Comunicazione Delicata, che riuniva esperti di marketing e comunicazione innanzitutto, oltre che medici, sociologi e psicologi, che si preoccuparono di coniare immediatamente una nuova definizione. Li definirono Bambini Recenti: non creature

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