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LA GRANDE EVOLUZIONE

Lucia Moschella

città di abitanti, trasferirsi in campagna, procacciare cibo sugli alberi, correre su quattro zampe, arrampicarsi dappertutto, smettere di chiamarsi, smettere di parlare.

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Si smise anche con l’invidia, le calunnie, le liti tra estranei e tra parenti. Sentimenti di rancore venivano sfogati fisicamente, con un combattimento fisico o con rapporti sessuali per ristabilire la pace.

Per ultimo venne il dolore: si dimenticarono le separazioni, gli addii, i lutti. Le generazioni del futuro elaboravano in fretta e per il tempo che la natura richiedeva loro; poi venivano distratti da altro.

Passarono degli anni prima che i Contemporanei, ormai umani in nulla, si spostassero in continenti più naturali. E ci volle un po’ prima che trovassero la villa in un territorio del tutto disabitato, completamente immersa nella natura, costruita a ridosso di una spiaggia.

Il gruppo di Contemporanei, che Contemporanei non si chiamavano più, vi fece irruzione ed esplorò ogni angolo. Nessuno di loro comprese cosa significassero quei fogli con su disegnati schemi, programmazioni, illustrazioni di uomini, Recenti, Attuali: videro solo che gli ultimi disegni somigliavano molto a loro e ai loro simili. Non compresero, né indagarono, il contenuto delle fiale “liberatorie”, né capirono che fossero fatte per essere iniettati. Nel dubbio uno di loro scaraventò tutto il materiale a terra provocando un gran fracasso. Un altro trovò l’agenda con i numeri di medici e scienziati da tutto il mondo, assaggiò una pagina, ma trovò che non avesse alcun sapore rilevante. Non capirono neanche cosa significasse quella scritta “INvolution. The

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