# 1 GIUGNO Ø8
life
Viaggiare per Capire MovidaLife - Magazine Free Press - Mensile Gratuito
La vita? é l’arte del’incontro
Le Interviste
Giorgio Simonetti Marco Deambrogio
The road to hell
Tornando dal Sichuan
Vamos Para Madrid
dal nostro corrispondente dalla Spagna
Caso aperto.Caso chiuso Pulp Generation
MOVÍDAlife - # 1 GIUGNO Ø8
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MOVÍDAlife - # 1 GIUGNO Ø8
sommario # 1 GIUGNO Ø8 Direttore responsabile: Enzo Macrì Art director Fabio Falleti
Viaggiare per capire
4 La vita? è l’arte dell’incontro 5
Marco Deambrogio Un altro Marco sulla via della seta Viaggi & Miraggi
6 Hugo Pratt & Corto Maltese
In redazione: Piero Archenti Danilo Arona Mimma Caldirola Diego Cestino Flavio Gemma Francesca Liotta Roberto Loddi Sara Macrì Angelo Marenzana Franca Nebbia Ahmed Osman Hanno collaborato: Barbara Balbiano Bruno Barba Ilaria Barbisan Dario Bellanda Fabio Grossi Laura Leonzino Claudio Pasero progetto Grafico: Eventicomunicazione s.r.l.
The Road to Hell
7 Viaggio nel Sichuan quale strada? 8 Su Alla scoperta di se stessi
cronache dell’asino volante 10 LeBuona psicovacanza a tutti
12 A proposito di Informagiovani 13 Cittadella: Il fascino discreto di una città Vamos para Madrid
15 Dal nostro corrispondente in Spagna Post-it 16 Movida Il calendario del mese Golosa 18 Movida TapasFingerFood&Drinks
Stampa Tipolito Viscardi edizione & Pubblicità: Promomedia s.u.r.l. Via Trotti, 58 15100 Alessandria Tel / fax segret. 24h 0131 43201 Email: redazione@movidalife.it N° 1 Giugno 2008 Registrato TRIBUNALE DI ALESSANDRIA n. 616 – 20/05/2008
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Editoriale
Giorgio e il Drago 9 San Intervista a Giorgio Simonetti
19 Giardini che curano l’anima 20 Viaggiare in bicicletta 22 Movida Books Generation 23 Pulp Caso aperto. Caso chiuso
24 Movida Sonora Metropolitane 25 Leggende Melissa camminava nel buio 27 Alimentazione e sport in vacanza 28 Libri gialli camicie nere 29 MovidArt Max Oddone 30 Annunci Economici
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Per la Pubblicità su Movida: Via Trotti, 58 - Alessandria Tel. Segr. 24h 0131 43 201 redazione@movidalife.it
Eccoci qua, noi di “Movida”, incominciamo il nostro viaggio. Cercheremo di confezionare, di mese in mese una rivista agile, facile da leggere ma che non rinunci assolutamente alla qualità. Cercheremo qualità nei testi, nei contenuti e nella grafica. Chi ha detto che una rivista free press debba per forza essere “povera” e limitarsi agli annunci economici? Chi ha detto che debba essere per forza usa e getta? Con “Movida” vogliamo fare un passo avanti decisivo e offrire un prodotto gratuito, ma di pregio, una rivista da leggere e conservare. Chi legge deve sapere che dietro queste pagine c’è un lavoro meticoloso e appassionato. Ci sono giovani che si affacciano al mondo della carta stampata con l’entusiasmo dei neofiti e giornalisti con anni e anni di frequentazioni in redazioni importanti. Ci sono scrittori alle “prime righe” e professionisti della parola con all’attivo numerosi libri e pubblicazioni. Insomma una ciurma composita, ma ben assortita che cercherà di guidare la nave con sicurezza fuori dalle secche, nel grande mare dell’editoria. Sfida importante, soprattutto per chi, come noi, ha l’ambizione di reggersi unicamente sulle proprie gambe. E le nostre gambe sono in primo luogo i lettori, che dovranno premiarci, seguendoci nel cammino, magari stimolandoci e suggerendoci la strada. E sono gli introiti pubblicitari, unico sostentamento alla rivista. Se i lettori ci seguiranno gli inserzionisti non mancheranno, trovando le nostre pagine il mezzo ideale per promuovere le proprie attività. E’ una catena virtuosa, che cercheremo con tutte le nostre forze di rendere sempre più solida. Cominciamo quindi in nostro cammino e il tema portante del primo numero non poteva essere altro che “Il Viaggio”. Si può viaggiare in diversi modi e in tante direzioni. Le distanze si sono enormemente accorciate e il mondo oggi, in fondo è un unico, neppure tanto grande paese. Hai voglia a segnare frontiere e alzare muri, i destini degli uni sono strettamente interconnessi a quelli degli altri. Il sud si sposta verso il nord e l’est si sposta verso l’ovest. Prendere l’aereo è diventato più facile e spesso più economico del treno. Si viaggia per i motivi più diversi: per studio e per lavoro, per piacere e per conoscenza. Oppure per bisogno o disperazione. In mancanza di tempo o di possibilità economiche si può viaggiare con la fantasia, accontentandosi di un film, o di un libro, immaginando posti e persone conosciuti da altri. La letteratura di viaggio ebbe grande fortuna in tempi in cui la gente più abbiente si spostava in carrozza e grandi masse di persone si spostavano normalmente a piedi e il viaggio della vita era quello per il servizio militare. In tempi relativamente più recenti, Emilio Salgari ha fatto sognare a generazioni di lettori paesi di straordinaria bellezza e mistero senza mai muoversi dall’Italia. Negli anni sessanta e settanta una certa controcultura alternativa teorizzava il “trip” il “viaggio” attraverso più o meno lecite sostanze, come evasione da una realtà che non piaceva. Un tipo di viaggio che purtroppo è in voga ancora oggi, seppur con meno pretesti ideologici. E poi c’è quel viaggio a cui nessuno può sottrarsi, il viaggio per antonomasia: la vita stessa, con i suoi viaggiatori che quotidianamente recitano ciascuno la propria parte, come un equipaggio di una folle nave. E c’è in tutto questo un che di irrazionale e misterioso, una domanda che a volte viene naturale porsi: in fondo, perché viaggiare? Forse la risposta l’ha data l’indimenticabile Fabrizio de André in una delle sue ultime canzoni: “…per la stessa ragione del viaggio, viaggiare”
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Viaggiare per capire La vita? E’ l’arte dell’incontro. (Vinicius de Moraes)
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ei miei viaggi non ho mai incontrato delle culture. Ho cercato di capire, di lasciarmi trasportare da quello che si chiama il modo di vita degli altri, di fare come loro, di mangiare, ridere, parlare come loro. Ma le culture no, non le ho mai incontrate. Di uomini sì, e tanti, e anche loro ho cercato di capire. Con alcuni ce l’ho fatta, con tanti no. Non so dire che cos’è la cultura marocchina, quella argentina, romena, brasiliana. E nemmeno so com’è un marocchino, un argentino, un romeno o un brasiliano. Posso dire che grazie ai miei viaggi ho conosciuto Ismail, Alexandre, Christian e Reginaldo. Uomini, ragazzi, e anche qualche donna. Sono un po’ come me e un po’ diversi. Non sono per nulla uguali ai loro amici; qualcosa condividono, molte altre cose no. Sono uomini, non pietre impermeabili: parlo molto con loro, mi hanno arricchito, hanno per un po’ (solo per un po’) placato la mia sete di conoscere, e spero di aver fatto amare loro un po’ della mia cultura (per esempio ora sanno che non mangiamo la pizza con l’ananas e anche che non cantiamo sempre). Il viaggio antropologico questo mi ha dato e credo questo possa dare a chiunque: la reale dimensione della vanità di ogni classificazione, semplificazione (ah, già ma ora è diventata una bella parola), banalizzazione. “Esserci andati”, “aver visto con i propri occhi”, come diceva Malinowski è la condicio sine qua non per un antropologo: la ricerca di campo, lo studio laggiù, cercare di radicarsi, di dimenticare almeno per un po’ da dove si viene, e che cosa si è lasciato a casa. Ma in realtà, non è così soltanto per un antropologo: viaggiare è come oltrepassare una linea di confine immaginaria (immaginaria, attenzione: me lo disse un giorno un grande esploratore norvegese che si chiamava Thor Heyerdhal; “le frontiere esistono soltanto nella testa degli uomini”); viaggiare è scavalcare un muro di conformismo e pigrizia che ci costruiamo quotidianamente e che ci permette, rassicuranti e rassicurati, di dire: “gli altri sono così e così, noi invece”… Quelli invece - non lo sappiamo o non lo vogliamo sapere? - sono quasi come noi: amano le mogli e i figli, mangiano le cose cui sono abituati, si vestono come piace a loro e molto spesso hanno un Dio che venerano come noi veneriamo il nostro. Ci sono anche islamici violenti, rumeni ladri, brasiliane prostitute e argentini che non per forza di cose sono tristi come il loro tango, che è “il pensiero triste che si balla”, ed è come fare l’amore in verticale. Ah, gli argentini hanno un’autoironia che ci farebbe bene: siccome sanno di sopravvalutarsi, raccontano questa storia: “Sai qual è il migliore affare che puoi fare nella tua vita? Comprare un argentino per quello che vale e rivenderlo per quello
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di Bruno Barba
che lui crede di valere”. Le culture sono fatte di persone e ogni persona è più culture: l’ho visto tra i taneka del Benin, gli xeneisi della Boca di Buenos Aires e i tedeschi di Porto Alegre, in Brasile. I neri del Brasile, nemmeno sanno di essere neri: si chiamano tra loro “caffè con leche”, “moreninho”, “branquela” anche quando sono scuri scuri. Questione di autopercezione: come facciamo noi da qui a sapere – per quanto ci possa importare – il nome di un colore che non conosciamo? Neanche noi siamo del tutto italiani: viaggiamo sempre, in certi casi troppo, e qualcosa l’avremo pure imparato, in giro per il mondo. A volte mangiamo americano, parliamo francese e qualcuno odia la pasta. Perché ce ne dimentichiamo troppo spesso? Noi vogliamo essere individui originali, sempre diversi dai nostri vicini e gli “altri”, secondo noi, devono invece essere tutti uguali tra loro. Questi sono “eccessi di culture” come dice Marco Aime, preoccupazioni inutili e fuorvianti. Siamo abituati a pensare per tutti: ora va di moda il turismo responsabile. Noi che vogliamo rispettare l’ambiente, le risorse, l’equilibrio naturale. Belle idee, ma “loro” si chiedono: per secoli avete sfruttato la nostra terra, per decenni avete guadagnato tanto denaro inviando masse di turisti in tutte le parti del mondo. Ora, ci dite, tocca a noi: ma i turisti devono essere pochi, l’equilibrio ambientale va mantenuto e magari dobbiamo tornare a vivere come facevano i nostri nonni, solo per farvi piacere, così potete fare delle belle fotografie. E in più non vi piace il nostro artigianato moderno: volete quello antico, che è autentico. Per noi è solo vecchio e sapete che facciamo? Vi mettiamo queste frecce e queste lance sottoterra per qualche settimana, ve le roviniamo un po’, voi arrivate e credete che siano “vere, non false”. E allora la soluzione qual è? Forse la più semplice: parlare, parlarsi, incontrasi. A metà strada, come dice la metafora del viaggio. Lo vedo cosa la gente pensa quando dico che faccio l’antropologo: che mi godo dei bei viaggi (a mie spese, comunque), che vedo cerimonie terribili di vodu e macumba, che sono stato nei villaggi primitivi e che ho vissuto un po’ come loro (ah, ho le foto, certo). Che so com’è la notte nel sertao del Brasile e che quando manca l’acqua in Africa è comunque un casino. In realtà, come diceva lo scrittore argentino Julio Cortázar (uno che fa viaggiare, e molto, leggerlo è meglio che prendere un aereo), il sorprendente, il meraviglioso, l’inaspettato si insinua e fa parte del quotidiano. Di ciascuno di noi. Sempre, basta volerlo.
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Bruno Barba è ricercatore di Antropologia presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere di Genova. Da una quindicina di anni si occupa di sincretismo religioso e di meticciati culturali in Brasile e Sudamerica. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Brasil meticcio (2004), Bahia, la Roma Negra di Jorge Amado (2004), B. I. Exu e Pombagira (2006), La poesia di Ipanema (2007), Un antropologo nel pallone (2007).
La mente del viaggiatore, Il Mulino, Bologna, 1992 (tit. orig. The Mind of The Traveler. From Gilgamesh to Global Tourism, Basic Book,1991) Tutti viaggiamo. Non è necessario un treno, una nave, un’auto. Bastano i nostri piedi, la nostra testa, un libro. Il viaggio è metafora, giardino di simboli, incontro di uomini e culture, mutamento di prospettiva. È piacere della scoperta, ma soprattutto la sofferenza dell’incognito.Leggendo l’imprescindibile libro dello storico Eric J. Leed (imprescindibile per chi studia il viaggio, ma in realtà anche per il semplice turista), si scopre in realtà come partire voglia dire libertà, trasformazione, crescita; si arriva a varcare l’immaginaria “linea d’ombra” che Joseph Conrad aveva tracciato. L’arrivo, dice Leed, è un processo che si protrae nel tempo: e come non essere d’accordo pensando ai nostri emigranti di Brasile e Argentina che ancora sognano la loro patria d’origine? Che forse, laggiù, non sono mai “arrivati”. E che dire di tutti quei “negri”, quei paria del mondo cui ancora è negata la dignità di un luogo da sentire come proprio? Il viaggio consapevole plasma le identità immodificabili, fa sì che l’uomo diventi un po’ straniero e soprattutto fa pensare, almeno astrattamente, che gli stranieri non esistano. L’identità, con il viaggio, si trasforma: diventiamo “gli altri”, impariamo che il relativismo culturale altro non è che un’apertura verso altre possibilità. Impariamo scegliere, anche le culture. Per le menti più aperte viaggiare è privilegio, merito, scelta, mai una condanna. A vedere come va il mondo - certo mondo - viene da chiedersi: ma questi politici hanno viaggiato? O per lo meno, hanno letto dei libri come questo?
Un’altro Marco sulla via della seta
di Piero Archenti
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uando mi sono trovato di fronte Marco Deambrogio era esattamente come me lo aspettavo; fisico asciutto, viso incorniciato da un po’ di barba, e quell’aria rassicurante di chi sa muoversi con decisione anche in condizioni critiche senza perdere il controllo di sé. D’altronde non potrebbe essere diverso un uomo che un bel giorno inforca la moto e decide di cavalcarla per migliaia di chilometri in terre sconvolte dai mille pericoli che in occidente siamo abituati a vedere, edulcorati, in televisione. Il tutto, questa volta, per portare in Afghanistan un messaggio di solidarietà dal nostro Paese, accompagnato da una donazione a Emergency. La prima domanda é scontata, ossia, qual’é il motivo per cui ha deciso di affrontare un viaggio così carico di pericoli per un uomo solo. Infatti, scordavamo di dire che il viaggio che da Milano lo ha condotto a Kabul, Marco lo ha percorso in solitaria. ”Il desiderio di viaggiare, di conoscere nuove genti e nuovi posti é nato con me, fa parte del mio dna e non potrei più farne a meno. Di conseguenza, più di un tot fermo non riesco a stare. La mia anima nomade mi spinge verso territori sconosciuti per cui la motocicletta mi da un senso di libertà .” Questa non é la prima impresa che hai compiuto, Quali altri luoghi hai avuto modo di visitare?
la voglia di scoprire nuove culture, nuove usanze, soprattutto il desiderio di imparare cose nuove, anzi in proposito mi paragonerei ad una spugna in fatto di assimilazione. Sono molto aperto con le persone che incontro, non mi piace isolarmi anzi, é chiaro però che in viaggi del genere vi é molta solitudine per cui é indispensabile saper controllare le proprie emozioni.” - Nel corso di quest’ultimo viaggio hai toccato diverse realtà dal punto di vista emotivo, cosa ti ha colpito di più. ”Soprattutto il silenzio - é la risposta - e dall’atmosfera surreale che ti avvolge quando percorri il deserto del Kazakistan. Immergermi in quel paesaggio che immaginavo fin da bambino grazie ai libri che avevo letto, la steppa sconfinata dove nessuno mi capiva se non utilizzando la gestualità . Io parlo un po’ di russo, cerco di arrangiarmi con le indicazioni stradali che sono solo in cirillico il che rendeva spesso problematico individuare la strada da percorrere. Problematici anche i rifornimenti di benzina, del mangiare, del dormire ma quello che più mi ha colpito é vedere con i miei occhi gli effetti devastanti della guerra, perché la mia generazione l’ha vista solo in televisione, fortunatamente.” - Dal punto di vista umano, in occidente sappiamo che la condizione femminile in Afghanistan é di sottomissione totale nei confronti dell’uomo. Una condizione vissuta supinamente o esiste qualche moto di ribellione. ”Non ho potuto parlare con nessuna donna in Afghanistan e nessun straniero può permettersi di fermare una donna per strada. Ho provato anche solo a chiedere una indicazione, ma mi ignoravano e tiravano diritto perché hanno paura dei loro stessi famigliari. Soprattutto i talebani hanno imposto delle regole rigide che prima non esistevano. Infatti, negli anni ‘60, quando c’era il Re, esisteva un’apertura culturale e la donna andava in giro vestita come in occidente, potevano fermarsi in un bar a prendere un caffé. Con l’arrivo dei talebani sono stati imposti tutta una serie di divieti per cui ora le donne sono state segregate, e vivono praticamente in una condizione di schiavitù, dietro la grata del burka, dall’età dell’adolescenza in poi.” - All’inizio hai accennato al tuo desiderio di viaggiare per conoscere cose nuove, parliamo ora dello scopo principe del tuo viaggio verso Kabul, quel tuo messaggio di pace surrogato da un aiuto concreto per Emergency.
”Sono stato appassionato fin da bambino dei viaggi in generale ed ho cominciato, come tutti, intraprendendo i viaggi tradizionali ma rapidamente mi sono accorto che non mi bastavano più. Allora ho iniziato a fare delle vere e proprie esplorazioni terrestri. Tra i viaggi più importanti che ho fatto, c’é il giro del mondo in moto in solitaria nel 2001, che é durato otto mesi ed é raccontato nel mio primo libro edito due anni fa. Dopo di che ho fatto questo viaggio a Kabul, in Afghanistan. Altro viaggio degno di nota quello che da Venezia mi ha portato a Pechino, sulle orme di Marco Polo, anche questo in moto, percorrendo la leggendaria via della seta. Sempre in motocicletta ho percorso buona parte dell’Africa, l’Australia e tutti i deserti australiani, ma anche la Nuova Zelanda e la Tasmania. Diciamo che in motocicletta, da otto anni, ho toccato, sempre in solitaria, tutti e cinque i continenti.” -Diciamo allora che tutto quello che stai facendo scaturisce dalla tua curiosità di conoscere nuove genti, nuovi costumi decisamente diversi dai nostri. ”Sicuramente il motore portante di questi viaggi é proprio
”Diciamo che lo scopo principale del viaggio era proprio quello. Quando mi é venuta l’idea di andare in Afghanistan ho voluto legare questo viaggio, non solo al solito viaggio d’avventura, ma ho pensato che avrebbe dovuto essere più motivato, legando quindi l’avventura alla solidarietà . Nel mio piccolo ho voluto portare un aiuto a chi stava peggio di me. Ho identificato in Emergency una organizzazione molto seria, che opera da anni sul territorio afghano e in molte aree di conflitto mondiale, e ho aperto una raccolta fondi collegandola ad un numero di conto corrente destinato ad Emergency. Per cui quel numero é apparso su tutti gli articoli di stampa che si occupavano dei miei viaggi così come nelle trasmissioni radiofoniche e televisive. Stessa cosa hanno fatto gli sponsor delle mie iniziative per cui abbiamo dato il via alla nascita di un piccolo ospedale che sta sorgendo in un villaggio vicino a Kabul”. - Quando ho iniziato questa intervista - gli confesso - ho cercato di cogliere nei tuoi racconti il lato umano del tuo viaggio in un Paese in guerra permanente, sempre che esista qualcosa di umano in una guerra. ”Diciamo che gli afghani, erano enormemente incuriositi da un uomo solo che arrivava da chissà dove in motocicletta e in qualche occasione ho anche potuto vedere dipinto l’odio sui loro volti, forse, chissà , perché la guerra
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gli aveva sterminato l’intera famiglia, ed io avrei potuto essere un russo o un americano. Al contrario, ho anche potuto godere di molte espressioni di simpatia e solidarietà, magari ospitandomi nella loro casa e offrendomi del pane. Soprattutto i bambini dei villaggi mi circondavano festanti attorno alla motocicletta battendomi le mani. Per me quello era un momento importante, ed ero molto fiducioso nei loro confronti forse perché sono un inguaribile ottimista e non penso mai che mi possa capitare qualcosa di brutto e il rapporto con il prossimo ritengo sia molto importante.” Un uomo non comune Marco Deambrogio. Infatti, non può essere un uomo comune uno che percorre strade appena tracciate, a cavallo di una motocicletta, con il rischio di finire su qualcuna delle migliaia di mine disseminate nel corso di trent’anni di guerre per portare un gesto di solida-
Marco Deambrogio è nato a Valenza Po nel 1966. Viaggiatore instancabile, ha percorso gli angoli più distanti del pianeta, dall’Africa ,alla Nuova Guinea fino all’Alaska, dal deserto australiano all’Islanda, dalla Cambogia al Caucaso. Nel 2001 ha portato a termine il giro del mondo in moto in solitaria e, nel 2004, la VeneziaPechino. Il suo sito è www.marcodeambrogio.com.
Il nuovo libro del viaggiatore solitario Marco Deambrogio è” DESTINAZIONE AFGHANISTAN – In moto da Milano a Kabul per portare un messaggio di pace”, edito da Sperling e Kupfer , pagine 224 , a 17 Euro. Marco ha raggiunto la capitale afgana via terra , attraversando uno dei territori più pericolosi del pianeta, sfidando tempeste di sabbia e cavallette, deserti senza fine disseminati di campi minati e catene montuose che superano i 5000 mt, per portare una donazione a Emergency e un messaggio di pace a un popolo in difficoltà.”
TRATTO DALLA QUARTA DI COPERTINA
“Mi sento come un animale selvatico, che annusa vivace la vita in cerca di cibo, acqua fresca e un posto riparato per dormire: anche io non so dove mi sdraierò nelle notti che verranno, come mi procurerò il cibo e un giaciglio caldo dove fare riposare le ossa, anche io dovrò affinare il mio istinto di sopravvivenza per portare a casa la pelle. Ma questa è la mia natura: vivere libero come il vento che ora si sta alzando nella pianura.”
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Viaggi & Miraggi Hugo Pratt - Corto Maltese “Seconda stella a destra, quello è il cammino...” ovvero la ricerca dell’Isola che non c’è, quell’isola che in fondo è dentro di noi e che tutti vorremmo scoprire. Fine anni sessanta, mentre l’immaginazione cerca di andare al potere e tutto cambia in modo vorticoso, anche il piccolo mondo del fumetto cerca la sua strada. Sulle pagine della rivista “Sergente Kirk, nasceva quello che è unanimemente ritenuto il capolavoro di Hugo Pratt: Corto Maltese, nella sua prima affascinante, sorprendente avventura: “Una ballata del mare salato”. Corto è l’ultimo dei romantici sognatori o forse il primo dei moderni uomini “contro” a fumetti. In lui, nel suo peregrinare e nel suo modo di affrontare la vita, troviamo l’Autore stesso: giramondo inarrestabile, inguaribile anarchico senza patria e senza bandiera. Pratt aveva iniziato a viaggiare a dieci anni seguendo il padre che lavorava in Etiopia all’Ufficio Produzione Lavoro, o come lui stesso diceva “all’Ufficio per lo sfruttamento della mano d’opera indigena”. Cominciava già da piccolo a fare il bastian contario e a ragionare con la sua testa. Già allora si sceglieva gli amici che più gli piacevano, senza accettare gruppi precostituiti. Era tanto indipendente e controcorrente da rubare una cassa di talleri dagli Uffici sopracitati e consegnarla ad alcuni esponen-
di Enzo Macrì
ti della resistenza abissina. Talmente indipendente, anche nel ’45, quando sfuggito all’arresto dei nazisti si inventò un ruolo e un grado e si fece accettare dall’ottava armata come “Individual Soldier”. Sempre controcorrente, quando tornò dopo qualche mese con i soldati neozelandesi, togliendosi la soddisfazione di passare in rivista i suoi amici partigiani schierati. Tanto individualista da non riuscire a legare con una donna se non per poco tempo e poi via, verso altre terre, altre donne, altre avventure. Per nostra fortuna nella sua vita girovaga e sradicata, un filo conduttore c’è stato: il fumetto. Quella sua arte veramente grande che probabilmente gli ha permesso di vivere alla “sua” maniera. Con lui il fumetto ha raggiunto una sintesi forse inarrivabile tra il testo, colto, pieno di citazioni e sollecitazioni intellettuali e il disegno, raffinato, emotivo, intrigante. Pratt ci ha lasciato qualcosa che va al di là dei suoi incredibili personaggi e le sue splendide storie: ci ha lasciato il gusto per l’Avventura. E “Corto” è l’Avventura, con la A maiuscola. L’Avventura come era stata narrata dai grandi scrittori dell’800. Come Melville, Conrad, Stevenson, anche Pratt è riuscito a creare grandi storie corali nelle quali si dibatte un microcosmo composito di esseri umani molto spesso in conflitto con se stessi e con il mondo. Uomini e
donne dal presente instabile e dal futuro incerto, ciascuno con un suo miraggio, inarrivabile, laggiù in fondo, sulla linea dell’orizzonte. E assieme al protagonista, una serie di personaggi altrettanto approfonditi e controversi. Come “Rasputin”, il suo avversario pricipale, il contraltare dell’eroe, che in una sorta di gioco tra odio e amore, appare a volte come amico e confidente, altre volte come irriducibile nemico. E poi le donne, che hanno molto spesso una parte di grande rilievo nelle storie di “Corto”. “Pandora”, “Bocca Dorata”, “Morgana”, Shangai Lil”, ... Poche hanno saputo resistere al fascino misterioso dell’eroe. Non è raro, poi, trovare nelle sue avventure personaggi realmente vissuti quali Jack London o il mitico Barone Rosso. “Corto Maltese” era usato da Pratt, anche se lui si sgherniva e negava decisamente, come una sorta di specchio per guardarsi dentro e narrarsi agli altri. Pratt e i suoi viaggi in giro per il mondo, sul grande mare, che tutto vede. E come nei grandi romanzi ottocenteschi è proprio il Mare il vero protagonista, quel mare perennemente in movimento eppure sempre immobile, il grande mare che tutto sa, come una grande madre. L’immenso mare su cui si giocano i destini e le esistenze. Il grande mare, come metafora della vita stessa...
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Viaggio nel Sichuan
di Laura Leonzino
The road to hell
Ho
conosciuto il Sichuan, regione dei quattro fiumi, sfogliando un bellissimo libro dedicato ai Khampa, etnia che vive soprattutto nella vasta prateria intorno a Litang, a 4014 metri di altezza, nella zona nord-occidentale. Solo pochi mesi fa, lo scorso settembre, in compagnia di 5 amici, siamo atterrati a Chengdu, capoluogo della provincia. Chengdu è una città moderna, piena di sfavillanti centri commerciali, alti palazzi residenziali, grandi parchi molto curati e tanti viali alberati. Il traffico è notevole ma ordinato, tanti sono ancora i cinesi in bicicletta. Anche nelle stradine laterali sono ormai molto rari gli edifici tradizionali in legno, sostituiti da moderni edifici, pieni di negozietti, centri commerciali sotterranei, ristorantini specializzati in spuntini. Ovunque fiori che rendono la città gradevole nonostante il cielo quasi sempre grigio. Spostandoci a pochi chilometri da Chengdu visitiamo il Giant Panda Breeding Research Base, il cui obiettivo principale è favorire la riproduzione dei panda giganti. La nascita dei cuccioli di panda avviene in autunno e noi possiamo vedere due neonati, ancora completamente rosa, ed altri due cuccioli di circa un mese, tutti riuniti nell’asilo-nido predisposto per loro. Riusciamo anche a vedere una decina di esemplari che vivono in uno stato di semi-libertà. Da quanto raccontato dai media, questo centro non ha subito danni dal recente terremoto ed i Panda sono tutti salvi. Il viaggio prosegue nella zona del Kham, a oriente del Tibet storico, attraverso
aree d’alta quota, visitando località dove le infrastrutture turistiche sono molto semplici. Attraversiamo sterminate praterie, nell’intatta dimensione pastorale dell’altopiano tibetano, costellato di bandiere colorate di preghiera, fra paesaggi mozzafiato, superando alti passi, visitando monasteri e incontrando pellegrini diretti a Lhasa, monaci e pastori nomadi con le loro mandrie di yak, mentre in cielo librano con grazia grandi aquile. Saliamo sempre più su, verso il Paradiso. Una delle nostre soste è a Manigango, cittadina polverosa in quotai 3.000 metri, animata da una vivace atmosfera: tibetani a cavallo, monaci in sella a roboanti motociclette, ambulanti che vendono carne di yak, ragazzini che escono da scuola, trattori carichi di pellegrini. E’ mezzogiorno: il pranzo è pronto. Sul tavolo, come sempre, si trovano solo i bastoncini ed il cucchiaio per gustare i noodles, tagliatelle cotte in un denso brodo di yak, seguite da molte portate di verdure lessate, gradevoli e non eccessivamente piccanti, grazie al controllo in cucina della nostra favolosa guida. La successiva sosta é al Yihun Lhatso, un incantevole e sacro lago a quota 4000 metri, nel quale si specchiano le vette innevate del Monte Chola. Uno stretto sterrato ci conduce al passo di Tro La a 5050 metri, dove sventolano coloratissime preghiere tibetane e per terra svolazzano i fogliettini colorati di preghiera lanciati da viaggiatori tibetani per propiziare un sicuro viaggio sulle irte salite montane. Fortunatamente la giornata è splendida, sole e cielo azzurro, ma il vento è forte. Un piumino, un berretto
di lana ed i guanti ci rendono più gradevole la sosta. Fortunatamente nessuno ha mal di testa, ma tutti ci muoviamo molto, molto lentamente, sbuffando non poco. Dopo il passo Tro La inizia la discesa per giungere a Dégé, 4000 metri, città prevalentemente tibetana, immersa in una tradizione ancora viva, con rari contatti con il mondo esterno. Nel cuore della cittadina sorge la masseria - stamperia di testi sacri Bakong. Questo monastero risale al 1744 e custodisce più di 217.000 matrici intagliate di testi sacri delle cinque scuole buddhiste tibetane, nonchè l’unica copia al mondo di una storia del buddhismo indiano, scritta in hindi, sanscrito e tibetano. Tutto questo materiale costituisce il 70% del patrimonio letterario tibetano. Una scultura di colore verde rappresenta la dea Avalokiteshvara, cui è affidato il compito di proteggere il monastero dagli incendi e dai terremoti. All’esterno i fedeli camminano intorno all’edificio facendo girare le loro ruote di preghiera. Ed ecco il regno dei Khampa, Litang, situata a 4.014 metri in una vasta prateria circondata da picchi incappucciati di neve. Litang è famosa per aver dato i natali al settimo e al decimo Dalai Lama e per il festival dei cavalli, che si svolge annualmente nel mese di agosto e prevede corse, acrobazie, gare di danza e una importante fiera commerciale. Visitiamo il mercato e ci intratteniamo a parlare con la gente del posto, che ci racconta dell’irruzione nel monastero fatta dalla polizia cinese, durante lo scorso festival e dell’ arresto di tutti i suoi monaci, colpevoli di nascondere tra loro dei ribelli tibetani. Un’antica tradizione funeraria del buddhismo tibetano, che ancora si pratica in questa zona, é il funerale a cielo aperto. Tolto il drappo bianco che avvolge il corpo del defunto, disteso su una lastra di pietra, il maestro di cerimonia affila il suo grande coltello e recitando mantra, comincia a tagliare a pezzi il defunto, mentre le ossa ed il cervello vengono frantumati e mischiati con farina d’orzo. L’odore della carne attira un gran numero di avvoltoi che trasportano in cielo il corpo a pezzetti. Per i buddhisti tibetani lasciare il corpo in pasto agli avvoltoi é un atto di generosità nei confronti del mondo della natura e crea un legame con il ciclo della vita. Gli stessi avvoltoi sono venerati e considerati una manifestazione del dio Dakinis, che si ciba di carne. Dal punto di vista pratico questo tipo di funerale è un sistema perfettamente ecologico per sbarazzarsi dei cadaveri, in una zona in cui c’é poca legna e spesso il terreno é indurito dal gelo.
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Il viaggio prosegue, i paesaggi mozzafiato continuano, le strade corrono a lato dei fiumi che poi si immettono nello Yangzi, si incontrano molti altri monasteri, dei berretti gialli, dei berretti rossi, mentre iniziamo a scendere a quote più basse, diretti verso il mito di Shangri-la, nello Yunnan, ma questa è un’altra provincia e un’altra storia. Una parte della regione della Cina che abbiamo visitato ora è tristemente conosciuta da tutti per il terremoto che recentemente l’ha colpita. Le immagini dei soccorritori che scavavano tra le macerie, anche a mani nude, sono state viste in tutto il mondo. Il sisma, il cui epicentro era a 92 Km a N/E di Chengdu, è stato il più grave degli ultimi 30 anni in Cina, mietendo oltre 65.000 vittime e un numero altissimo di dispersi. Ora a far paura sono le conseguenze della prima scossa. Uno dei laghi artificiali creati dalle frane nella provincia di Biechuan è a fortissimo rischio di esondazione. Le stradine di montagna che salgono sulle pareti scoscese inerpicandosi, non portano più al Paradiso, ma all’inferno.
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Su quale strada? Viaggio alla scoperta di se stessi
In
qualche punto lungo il tragitto sapevo che ci sarebbero state ragazze, visioni, tutto; in qualche punto lungo il tragitto mi sarebbe stata donata la perla”. Cos’era questa ‘perla’ per Sal, protagonista del famoso romanzo Sulla strada e alter ego di Kerouac? Qualcosa di intimo, nascosto, prezioso: il segreto di una vita piena e perfetta che potesse quietare anche l’animo più tormentato. Ecco che allora il viaggio assume come unico obiettivo quello di scoprire il mondo ma prima di tutto se stessi, in un cammino che non è fuga, bensì ricerca. Una ricerca di per sé comune a tutti i viaggi, i quali possono avere lo scopo dichiarato di esplorazione geografica, di osservazione antropologica, di edonismo puro e disinteressato o, al contrario, uno scopo incerto e non ben definito, quasi sempre di natura introspettiva. Così spesse volte dietro alla voglia di conoscere, di vedere, di sentire, di sperimentare situazioni, si cela un più profondo desiderio di evoluzione personale alla scoperta della propria essenza più pura. Il perché questo si debba cercare nell’altrove è spiegato dal senso di insoddisfazione che nasce nel quotidiano: da una perplessità e da uno spavento del nulla che spingono a confrontarsi con altre realtà nella speranza di avere così la rivelazione, di scoprire la cosiddetta ‘perla’. Ciò sembra più facile in un mondo lontano, nel quale si può ritrovare il distacco necessario per osservare e capire, liberi dai condizionamenti dell’ambiente in cui siamo cresciuti. Un altrove tangibile dove si esorcizzano i fantasmi del passato e si è aperti a qualsiasi tipo di nuova percezione, in dialogo continuo con se stessi, e alla ricerca di un senso di appartenenza che non potendo essere trovato nella propria terra viene
di Ilaria Barbisan
cercato in una dimensione odeporica e vagabonda. Che non dev’essere necessariamente quella degli eccessi che hanno caratterizzato la beat generation, ma che è fatta di esperienza, di crescita personale, di quell’arricchimento che ogni viaggio può portare se affrontato con la giusta predisposizione. Un viaggio indotto anche da una curiosità insaziabile generatrice di continue emozioni, la quale, attraverso l’esperienza del nuovo, permette sia di evolvere che di fuggire da una quotidianità monotona e ormai esplorata. Perché il turbamento individuale deriva da uno sgomento più ampio generato dall’ansia di rimanere immobili e incastrati in un mondo arido di valori, oltre che conformato a modelli stereotipati; da qui la conseguente ricerca di un ordine morale e di una creatività istintiva ormai soffocata, in altre parole di una nuova spiegazione della vita e della scoperta del diverso che permettano di conoscersi meglio, forse attraverso un viaggio che non è solo fisico ma anche mistico e filosofico. Allora oltre alla ricerca di sé e del proprio equilibrio, ci si sposta nello spazio anche alla ricerca della verità, ultima fase di questa bildung personale e approdo definitivo della coscienza in un territorio lontano dalle nostre facoltà terrene. Il viaggio sulla strada narrato da Kerouac termina con la disillusione, poiché il traguardo non viene mai raggiunto e la perla mai svelata. Forse solo attraverso la consapevolezza che qualsiasi città del mondo può essere vista come un mediterraneo omerico, l’irrequietezza che spinge a viaggiare si potrà placare nel raggiungimento dell’agognata stabilità interiore, e la semplice vita quotidiana sarà considerata la vera avventura. Forse.
Martedì Live Estate 2008 alle piscine Valmilana martedì 10 giugno LADY MARMALADE in concerto Disco 70/80 martedì 17 giugno 80 ALL’ORA in concerto ROCK/POP 70/80 martedì 24 giugno BEATOWLS in concerto Tributo ai Beatles
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Intervista a Giorgio Simonetti di Flavio Gemma
San Giorgio e il Drago
S
iamo in redazione, ho davanti a me l’arpioniere di un possibile romanzo di Melville. Accendo il registratore e lo invito a parlare. Lo fa volentieri e le sue parole scorrono come un fiume in piena: “Sono Giorgio Simonetti, nasco nel 1949 e nasco per spirito di ricerca. Come dice una mia amica general manager, predicatrice anglicana americana che vive a Montalcino, io sono come San Giorgio che cerca sempre di sconfiggere il drago. Nella vita c’è sempre un drago da cercare. Alla fine degli anni ’60 vado a Londra e vengo folgorato da gente che in pantaloncini corti o in giacca e cravatta corre nelle strade, nei parchi, donne, uomini e bambini e tornato a casa mi metto a correre anch’io. Mi ricordo che la gente vedendomi correre per la città di Alessandria con i capelli lunghi rideva, ma io andavo, e facevo anche gare. Allora eravamo in dieci, quindici mentre oggi addirittura rifiutano le persone, tante sono alle iscrizioni podistiche. Incomincio in questo modo, ossessionato dalla ricerca, come un asceta errante inizio a viaggiare e a correre. Inizio dal nord d’Europa con Olanda, Danimarca, Svezia e poi giù in Grecia, poi verso l’India, dopo essere passato in Turchia, Afghanistan e Pakistan, poi ancora in Nepal e ritorno in India. Lo sport, autonomo da ogni tipo di competizione, non mi è mai mancato e in molte maratone ottengo ottimi tempi, come nei 5000, nei 10000, 3500 siepi, le campestri. Poi mi fermo e vado in Africa per lavoro ma ritorno di nuovo in Italia e riprendo ad allenarmi e a fare ancora delle gare. Mi accorgo che però la mentalità del gareggiare e basta non fa parte di me. Allora apro in Alessandria un’osteria e poi vado a Courmajeur, dove abito tutt’ora e lì mi rimetto le scarpette e mi alleno mezz’ora, poi un’ora, fino ad iscrivermi alle gare del monte Bianco, gare che mi fanno passare i confini di Italia, Svizzera e Francia per 186 km no stop. Sono gli inizi degli anni ’90, quando partecipo ad alcune staffette insieme a Albarello ed altri campioni, e mi si riaccende la passione. E da lì…. avanti tutta! Così nel 2000 arrivo alla Marathon Des Sables, in Marocco, 160 km in autosoppravvivenza alimentare, in mezzo al deserto con una razione d’acqua e via. Così corro libero, nel deserto del Sahara, inseguendo sempre il drago, e rimango folgorato. Ma nel 2000, rientrando dalla Marathon Des Sables mi devo operare all’anca facendomi mettere una protesi, e come se niente fosse nel 2001 mi iscrivo alla maratona Desert Cup (da Wadirum a Petra) nel deserto del Wadirum in Giordania, 176 km di autosufficienza alimentare (l’ho fatta ben due volte). Vado e mi godo il deserto, il drago, la libertà e …. il tempio dove hanno girato Indiana Jones. Reagisco, nonostante l’anca, e con il mio spadone da Highlander (la mia forza spirituale) vinco sul mio limite fisico e faccio la Desert Cup in scioltezza. Nel 2002 rifaccio la Marathon Des Sables in Marocco, ripeto ancora la Wadirum
Desert Cup, e con grande allegria rivedo Indiana Jones, ma era un mio collega che correva così vestito. Deserto e felicità, corsa e libertà, torno addirittura due volte alla Marathon Des Sables. Parto poi per una maratona in Nepal nell’ambito di una operazione benefica per un villaggio nepalese, organizzo poi di nuovo la maratona del Monte Bianco con oltre 5000 partecipanti e dopo aver fatto l’ennesima Marathon Des Sables in Marocco, un nobile della famiglia Savoia mi propone di fare il deserto del Gobi (Cina, Afghanistan) per 250 km in autosoppravvivenza alimentare. Un magnifico incontro con un paesaggio fantastico, il vento che ti taglia la faccia, attraverso pietraie antiche come la terra stessa…. E’ stata una grandissima esperienza. Allora accetto, galvanizzato dalla possibilità di fare il salto e partecipare alla più pericolosa delle maratone mondiali, la Diagonal Des Fols nell’Isola di Reunioncer, sotto le Mauritius, anche questa di 250 km in autosoppravvivenza. Adesso faccio il trainer per una ragazza che preparo per le maratone e canto rock and roll con i miei amici nei locali Di Courmajeur. La mia vita è stata e sarà sempre un viaggio. Il deserto non va mai preso contro pelo perché lui è più forte e quindi rispettato. La natura è sempre più forte, come il drago, e per questo va amata”. La nostra conversazione volge al termine, ma c’è il tempo ancora per una domanda: “il momento più tosto e più illuminante?” Lui mi risponde:” Stavo sognando la frescura del Monte Bianco quando mi svegliai ed ero sotto le eliche dell’elisoccorso credendo di essere a Courmajeur, ma... ero in Marocco, dove avevo rischiato di morire. Allora mi sono fatto il tatuaggio della vendetta pensando alla mia mamma”… Grande Giorgio, auguri!
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le cronache dell’asino volante di Diego Cestino Questa crisi prende corpo, solitamente, sul finire di Maggio e cresce esponenzialmente fino ai primi di Luglio per esplodere verso la metà Agosto.
BUONA PSICOVACANZA A TUTTI
A
ncora una volta gli Stati Uniti ci stupiscono ripiegando la vacanza sull’individuo e l’individuo su se stesso.
L’estate si avvicina e l’incubo delle vacanze mi investe come un caterpillar impazzito. Il mondo intero si entusiasma e io mi ritrovo sempre a disdegnare gli inviti con scuse banali e poco credibili. Molti sono convinti che le ferie debbano essere un diritto, contemplato e sancito dagli articoli della Costituzione italiana, altri pretendono
che il Papa le citi come decreto nelle sue Bolle. Io credo che siano un dramma a cielo aperto, punto e basta. Il mio astio non è dovuto alla mancanza di denaro o alla paura di cimentarmi in un viaggio che mi allontani dal focolare domestico, quello che mi angoscia è trovare la giusta compagnia. Uno o più validi compari disposti a sopportare e a sopportarsi per un tempo imprecisato. Vi sembra facile? Tutt’altro. Questa crisi prende corpo, solitamente, sul finire di Maggio e cresce esponenzialmente fino ai primi di Luglio per esplodere verso la metà
Agosto. Le agenzie di viaggio non soddisfano le mie esigenze e la maggior parte dei miei amici preferisce spostarsi al seguito della moglie o delle future spose. Con le spalle al muro non posso fare altro che affidarmi alla beneamata rete globale. Provo a cercare tra gli annunci di persone disposte a viaggiare con sconosciuti, ma le foto che accompagnano il profilo mi invitano a desistere, potrei ritrovarmi a trascorrere una vacanza con un serial killer di provata esperienza. Quando le speranze scemano del tutto mi appare
dov’è?
ristorante pizzeria Piazza maino
VIA GALILEO GALILEI N° 91 ALESSANDRIA ZONA PISTA Per Info e Prenotazioni Tel. e Fax
0131 264333 chiuso il lunedì
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in alessandria: libreria mondadori, via trotti 58 univ. degli studi del piem. orient., via cavour politecnico, viale michel 5 cgil, via cavour 27 zogra music club, c.so roma 123 4bears pub, via mazzini 40 moscardo, via volturno 20 piazza maino, via galileo galilei 91 w-dabliu, via mondovi 4 cinema alessandrino, via verdi 12 cinema kristalli, via parini 17 biblioteca civica, p.zza v. veneto caffe’ degli artisti, via vochieri 7 le muse acconciatori, c.so roma 85 pinet, via faa’ di bruno 69 bar gypsy, via galvani marie anne, c.so roma otello dischi, via trotti 25 garage-autorimessa via san francesco d’assisi panetteria, via galileo galilei 73 edicola maccarone, p.za marconi edicola sette, via bellini edicola piazza mentana edicola corso iv novembre edicola fusetto, via tortona edicola pacto, spalto marengo 44 edicola parodi, p.za matteotti edicola p.za basile edicola-tabaccheria c. comm.le archi paglieri sell system – pozzolo f.ro informagiovani, via dei guasco palestre pianeta sport, via don giovine bar mao, spalto borgoglio 97 centro galimberti casetta blue box videoteca, v.le delle medaglie d’oro 67 contea di cork, via alessandro iii 31 palomino, via trotti 8 amb.veterinario cristo, c.so acqui 135 bar turati, via gramsci 1 uisp, via san lorenzo 107
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cts, via milano libreria university, via mondovi’ 1 bar beppe, v.le m. ignoto andy, c.so roma/via migliara bar il veliero, via cavour 69 mandragora di danilo arona, via legnano 25 thunder road, codevilla –pv barber shop, c.so crimea 61 bar softy, via migliara 24 ottica pavan e re, via milano 35 circolo culturale matteotti, via f. bruno 39 luna rossa, bosco marengo brivido caffe’, via bergamo bar evergreen, via pistoia 9 holliwood bar, piazza carducci edicola spinetta creperia, c.so iv novembre il pavone, via dante veneta arredi c.Acqui ristorante torino, v.vochieri 108 frisko surelati c.acqui 27 hd assicurazioni v.brigate ravenna 8 repetto intermdiazioni v.gramsci 42 nuova marengo imm. via trotti 73 A Valenza: CESARE AUTO, ZONA INDUSTRIALE D3 MANNAUTO, VIA FAITERIA 4 BAR ACHILLE, C.SO GARIBALDI 132 FASHION CAFÉ’, C.SO GARIBALDI 118 BAR GARIBALDI, C.SO GARIBALDI BAR ALTER EGO, C.SO GARIBALDI BAR TEATRO, C.SO GARIBALDI 55 OSTERIA LA CANTINETTA, P.ZA VERDI BAR PRINCIPE, VIALE DANTE 15 BAR CARPE DIEM, VIA DEL CASTAGNONE BAR CERIES, VIA BRIGATE PARTIGIANE BIBLIOTECA CIVICA, P.ZA 31 MARTIRI U.R.P. COMUNE DI VALENZA, P.ZA 31 MARTIRI BAR RIST. POMINI ROSSI, GIARDINI ALDO MORO
le cronache dell’asino volante ovvero quando il reale è più falso di quel che sembra.
un banner che recita questo slogan:“Non ami altri che te stesso? Ecco la tua vacanza ideale!” Allettato dalla proposta clicco e una scritta al neon glitterata invade lo schermo: psicovacanza. Galvanizzato entro nel sito per capire meglio di cosa si tratta. E’ in inglese. Le mie traduzione sono proverbiali: roba alla Nando Mericoni, in arte Santi Bailor, American Attraction! Dizionario alla mano, mi metto d’impegno. La psicovacanza è un nuovo metodo di approccio alla villeggiatura esploso negli Stati Uniti un paio d’anni fa. Merito dello psicologo canadese Irwin De Blanche Montard e della sua equipe. Dopo attenti studi sull’insoddisfazione e la crisi da stress post vacanziero, hanno dedotto che il rischio di cadere in questo stato di prostrazione è pari al 47%. Una percentuale di rilievo che mi spinge a pensare si essere del tutto normale. De Blanche Montard sostiene che per non cadere in questo stato di sconforto è consigliabile condividere il periodo della vacanza non con persone fisiche, ma con i differenti aspetti della sfera psichica che, da sempre, vengono ignorati nel momento in cui si intraprende un viaggio. L’Es, l’Io e il Super Io. Dal punto di vista venale il soggiorno non è costoso, poiché il soggetto si sposta da solo, ma dal punto di vista mentale, per chi non ha dimestichezza con le sfaccettature dei tre ordini, potrebbe essere fatale. De Blanche Montard assicura che il segreto è bilanciare queste facce ottimizzandole al meglio. Se il Super-Io si impone sull’Io, che in generale sostiene le esigenze della moralità, deve essere, per forza, rafforzato dall’Es, il grande contenitore delle pulsioni dal quale provengono i desideri da soddisfare. Il
rischio è uno solo: se facessimo perdere importanza all’Io rischieremo di essere investiti dal caos e da un calderone di eccitamenti ribollenti. In questo caso la vacanza diventerebbe dispendiosa, poiché rientrerebbe nella cosiddetta “vacanza sessuale”. Al contrario, se l’Io facesse da padrone, il divertimento si annullerebbe del tutto proiettando il soggetto nella dimensione “ora et labora” che renderebbe il soggiorno un mesto prolungamento del lavoro, sullo sfondo di una vita monastica. Lo psicologo canadese consiglia inoltre a chi si appresta a compiere una vacanza del genere di sottoporsi al test riportato sul sito per constatare il livello di sanità mentale al fine di non incorrere in spiacevoli inconvenienti. Quello maggiore e più pericoloso è l’incapacità momentanea di relazionarsi col prossimo al momento del rientro: un periodo che dura dai due ai quattro giorni. Successivamente il soggetto riprende il normale stato psichico ricordando, nei momenti di depressione, sporadici avvenimenti della storia americana falsati da un senso di onnipotenza lisergica. Di solito le visioni hanno sempre lo stesso tema: Toro Seduto candidato alla Casa Bianca, Bush legato sul cofano di un’auto a mo’ di cinghiale catturato dopo una strenua caccia e Marylin Monroe che si rade il viso con un rasoio Gillet. La psicovacanza garantisce, per tutti coloro i quali hanno avuto problemi, un TSO (trattamento sanitario obbligatorio) sovvenzionato, in parte, dalla fondazione De Blanche Montard. Possono sembrare teorie alquanto strane, ma la percentuale delle persone soddisfatte supera di netto quella degli scontenti. Ciò che non depone a favore è l’incidenza,
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ancora rilevante, delle morti post vacanza. Molte volte l’irripetibilità dell’euforia vissuta nel periodo delle ferie getta nello sconforto il soggetto, il quale, si abbandona ad uno stato catatonico che lo conduce inesorabilmente alla dipartita finale. E’ solo questione di tempo, assicura De Blanche Montard e i decessi scenderanno dal 5% al 2% nel giro di tre anni. Non ci resta che prendere come esempio un antico proverbio siberiano che recita “meglio un giorno di vacanza che una vita di fronte alla televisione con le ciabatte e lo scialle di lana sulle spalle”, incrociare le dita e godere della psicovacanza!
Il Dr.Pira nasce nella provincia di Alessandria nel 1977. Giovane promessa del tennis, vede la sua carriera stroncata da un terribile incidente. Dedicatosi per ripiego al commercio e alla finanza, accumula grandi capitali che sperpera in seguito a una violenta crisi familiare. All’età di 15 anni decide di ricominciare dedicandosi all’editoria: fonda “I Fumetti della Gleba”, periodico di attualità e cultura pensato inizialmente come allegato di Tecnologie Meccaniche, rivista leader del settore metallurgico italiano. Attualmente il Dr. Pira vive e lavora tra Brugnato e Gavazzana, dove è impegnato nella stesura del suo ultimo romanzo, “Dinosauri impazziti”.
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A proposito di Informagiovani
E
sattamente che cosa fa un Informagiovani? Perché un ragazzo dovrebbe andarci? Chi ci lavora dentro? Quanto costa? L’accesso all’Informagiovani è libero a tutti ed è gratuito. Principalmente serve a dare informazioni su tutti i settori di interesse giovanile (lavoro, turismo, scuola, università, salute, arte, ecc..). Ad esempio, se cerchi lavoro, se vuoi fare un corso di computer, se cerchi una sala per provare con il tuo gruppo o altro ancora puoi venire in via dei Guasco 19. Ma in realtà trovi molto di più!
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potrai ricevere via SMS le informazioni più importanti dell’universo giovanile (servizio civile, concerti, concorsi, opportunità, scambi internazionali e altro ancora) • Giornali: trovi da leggere svariate riviste e giornali: la Stampa, il Piccolo, Il Sole 24 ore, Spendibene, Rumore, Pulp, Duellanti, Lavoro e Notizie, Itinerari e Luoghi, Airone, Prove Aperte, Bollettino del Lavoro, Io Lavoro News, Informalavoro, Campus, Passepartout, Vita, Internazionale, Altreaeconomia, Mercurius, Master in, Zainet, Gazzetta Ufficiale, Bollettino della Regione Piemonte e Movida. • Corsi: non sai cosa fare nel tuo tempo libero e ti annoi alla grande? L’Informagiovani e il Punto di organizzano corsi di musica e lingua. Ovviamente trovi info su i corsi di ogni genere da quello di cucito al tombolo al quello di rafting. • Giovani Artisti: se sei un giovane artista potrai esporre le tue opere per un mese in una delle grandi vetrine di via Guasco e iscriverti all’ Archivio dei giovani Artisti di Alessandria che stiamo costituendo presso l’Informagiovani. In futuro potrai essere coinvolto nelle iniziative organizzate dall’ Informagiovani • Info-relax: se vuoi prenderti un momento di pausa dallo studio o dal lavoro vieni a vedere i più interessanti programmi su sport, viaggi, avventure, informazione e musica sulla tv satellitare nella zona relax. • Rete: se cerchi informazioni che non sono di competenza dell’Informagiovani, ti indicheremo l’Ufficio o Servizio più idoneo Invece lo sportello Scambi Internazionali e Eurodesk può aiutarti per tutto quello che riguarda la cosiddetta “mobilità giovanile”. È una parola difficile con un gran bel significato, ossia la possibilità di muoversi in Europa come viaggiatore, lavoratore, tirocinante, stagista o avventuriere. Quindi se vuoi fare un’ esperienza all’estero ma no sai da che parte prendere puoi iniziare dall’Ufficio Scambi Internazionali. Qui trovi innanzi tutto operatori specializzati, materiale informativo sul lavoro e studio all’estero, i viaggi, i bandi di concorso, materiale su tutti i programmi europei per i giovani (Leonardo, Gioventù in azione, Lifelong Learning, ecc.) Presso l’ Ufficio Scambi potrai fare la tessera degli ostelli AIG che ti consente di accedere a tutti gli ostelli del mondo appartenenti al circuito. Trovi le guide Lonely Planet e Routard di tutto il mondo, nonché le guide ai camping, agli agriturismi, la praticissima guida “Dormire con poco” e i giornali. Da oggi se hai tra i 14 e i 32 anni potrai anMOVÍDAlife - # 1 GIUGNO Ø8
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n° verde 800116667 Vacanze alternative
Se proprio in questi giorni stai ragionando su come organizzarti le vacanze passa all’Informagiovani e troveraitutto il materiale informativo sulle vacanze alternative: quelle economiche, avventurose e lontano dalle solite spiagge affollate. Ad esempio • Woofer: la bio-vacanza giovane e alternativa. Soggiornare in fattorie di tutta Europa “in cambio di un aiuto”. • Avventure nel mondo. Una organizzazione sicura per viaggiare in gruppo dove non oseresti da solo. Le mete più insolite e i tragitti più bizzarri per chi cerca una vacanza all’insegna della scoperta e della partecipazione • Campi della non-violenza: mille modi per stare insieme tra gioco, natura e arte. Inoltre a tua disposizione la praticissima guida gratuita “Partire informati”, e molto altro ancora!!!
CITTADELLA: IL FASCINO DISCRETO DI UNA CITTà Uscire dalla nebbia e rivedere la luce. E’ questo il senso della scelta che Comune e Ata hanno attuato per una stagione teatrale che si svolgerà alla Cittadella dal 24 giugno al 27 luglio, con l’idea di “aprire le porte” verso l’esterno di una città prima arroccata tra due fiumi e oggi aperta ai flussi del turismo, non da ultimo quello avviato con Autozug. Una logica sottolineata dai relatori alla presentazione avvenuta al Comunale (sindaco Piercarlo Fabbio, vicesindaco Paolo Bonadeo, Elvira Mancuso e Franco Ferrari, rispettivamente presidente e direttore dell’Ata) e corredata da un opuscolo in quattro lingue che interpreta bene questa impostazione, dove la nebbia, non quella cara a Umberto Eco, ma quella avvolgente, che smorza le iniziative, si dissolve man mano nel corso delle pagine per scoprire storia, monumenti, sapori, e gli alessandrini, un po’ chiusi, ma pronti ad aprirsi al sorriso e all’amicizia. Sei eventi dunque spaziando dal teatro, alla musica, alla danza, alla banda musicale. Verrano proposti in un prato della Cittadella, dove sarà allestito un palco professionale con una platea da 400 posti e una tribuna da 900 (prezzi rispettivamente da 20 a 15 euro)a cominciare dalle 21,30, ma il forte sarà già aperto alle 20,30 per visitare mostre e per altre sorprese in serbo da parte dell’Ata.
di Franca Nebbia
Sarà Renzo Arbore il 24 giugno ad aprire la rassegna, con 15 musicisti che rilanceranno la canzone napoletana, con contaminazioni rock, blues, country; il 30 giugno sarà la volta di “Dreamcatcher” a cura di Diavolo Dance Theatre, danzatori-acrobati in un viaggio immaginario attraverso la fede, basato su una leggenda indiana. “Amleto” interpretato da Alessandro Preziosi, in arrivo dal festival shakespeariano di Verona con Silvio Orlando, Franco Branciaroli, Carlo Cassola sarà in scena il 10 luglio, mentre il 12 (unico spettacolo gratuito) si potrà vedere e ascoltare la Banda dell’esercito, costituitasi nel 1964, con alle spalle prestigiosi concerti in Italia e all’estero. Si riprende il 23 luglio con il musical: sarà proposto dalla Compagnia della Rancia in “High school musical”, con regia di Saverio Marconi e Federico Bellone. Toccherà al compositore “di musica classica contemporanea” Giovanni Allevi, come lui stesso si definisce, e all’Orchestra sinfonica de “I Virtuosi italiani”, terminare la rassegna. Visto il maltempo di questo periodo il sindaco scherza, proponendo di portarsi appresso gli stivaloni, ma assicura Ferraris - si cercherà di tenere gli spettacoli anche se piovesse fino a un’ora prima dell’inizio.
Vi sarà ambientata la stagione teatrale con sei spettacoli dal 24 giugno al 27 luglio - Proposte “miste” per tutti i gusti
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E vo iú giovane di s e che la capita ale della movíd fusosi nel del pos ATIVI ove vivo li altern p if la ip ALTERN ’ pieno di loca a (In veritá é tu università e d ersi discopub parola, nte e’ la citta’ enza, posso dir il centro princ co- culturale d alazzi, si iv e d p e n ti centro, va de la Caña ove c’è la mia e diversa nei d enifettivam mesi di perma innanzitutto, fu ovimento artis sempio solo i di uscire IB de b illa nue ed u s la q e il n a V e e a p ’, m r tr e 7 id ) - F le) - VIÑA il a ’ ta E ic a . r n a e o ormai , anche perch dica anche il uardando pe uando si dec r v s ra lett g o in q alternati le passare una . in gene usica e da men e col cuale si All’apparenza, rghese, pero’ ari) onar (m AMAD (musica vuo it S i s s r : e S e in o s L iv b n ). A m hista rile e la (ter . FESTIV ati di u FESTIV postfrac la, signo i anima circond Rock in Rio - (alternativa) LEÑA? I R periodo come tranquil pate, Madrid s I D I: D T A IN a) u EVEN AM , squaSi lternativ presenta , non vi preocc MOVÍD A ferenti. . cassin (a l madrid anche if a L ta d e s R e o A I fi n il o C e d 16 is no ma MIN ui i ritm fe ROCK nte alle tti,ci so rnabeu, O INCO orario. Q a tranquillame rare anche D piano tu al Santiago Be erón), e il Geta l’ p N , a s to A s o U o s p iv ld u Q n r a p a d r e c u a C ’ p A s i io o e a s e g u te r M p n p m e re oi ita che SPORT tto fútbol. Co o col milan,ch na (stadio Vice i…) e p o “anda o, da un di riferiu a di tutt lle 13 (e fin qu la siesta, dorm copas ( tradott a specie di ag nd tt p o a im s r r m i p ,p l d o o a e punto S o s m ta o o r la c lo to a le ti Partiam ormalmente a immancabili, ere se ir de per tapas (Un ella cena c ea n dra piu’ , con i tifo piú . uadra r a).D decid are rituali pranza re la sq RE si puo’ le 19 per and ione madrileñ rante ed era p l tico no dei i e é m u o d tl e p e A s a l’ ir p in n u tradiz di cop A seg re. Dalle 17 re aspettare n risto ket, co rio una o ato in u u ,finalista ’ anche il bas e r diverse bevuta”) opp o’ non e’ prop ato, sono entr e e n o e s g b r a Diffu he e’ ,in i farsi un -pasto, che pe lle 21 di un sa sera), c isce tra amic la a o ’ : iv e o it r e n m e h a rli ap on i riu e (c n ne pa legge n ole. Ci s la noch vera no uoto! clou de i illegali spagn za (anche se la sati. Tutto te r a p v ancora cena inizia la delle tradizion nque in sostan diretti interes spagna in o u ai Col dop n, la piú tipica per strada, ov olici, portati d tura (cosa che divertirsi , ó a r o ll lc c e c a r te p ia r a o e e b p b , m u l n i) ,i i assie rsi una bella ioni anterior el caso non si a, in u tt s a tu c e a r n e,n nde a) r be in u eraz omunqu eno, pre ola (cañ ette) pe r le gen lo perm er spendere m uale,anche pe ada (00- 06). C to la birra picc n g it p questo frequente e ab sa della madru rebbe bene, ta d e e’ molto ierare nell’att ualsiasi bar an h q e chiacc n botellón, un reu lle de P facesse 1 euro….. al e Ca micerchio n e r a e lo o e all costa s zza a s URNA alla za tra C A NOCT ileña si localiz del SOL, pia hotel, insieme no ID V A ta r L i, r ia d L z e a E o .p u o g D m P e n I a n a L ia I LOCA vitale della vid e portano a L la via con piu’ , vanno poi p partenza re i h Il centro ie di negozi c n Vía, appunto te vie, in gene come punti d anotte e s v ra zz e , te e G u s a o m Q g la d . lo e l la ia , a c centro alle Fuencarr o essere cata ad aprire per o n ie p no nel yC son l e trend che pos locali comincia piú coo si e diciamo i e h c o to sfolland e giovane, vis 2. le tt ultimi i della no mpendosi per i i gusti: de degli o sede d e ie tt s o r tr tu o ta a r n ta e n te a va ep e’ s ccorenz er tutti apitale ei piú ca. All’o ue) Locali p nte, la c . he te e c c o n c e a r is dei torn toros i a d d o b m , a a n a i e g ic u ll h ig le n a c , L o e b is r e n i m e de eu co oltr tenn musica í alla do frescare TEATRO scorso i alare in “Plazas l four di ries di DISCO- va (Dal gioved sso il 9 aprile drid. 7 piani di bene, per rin erasmus Da segn pei e della fina e il master se svolgono nella abríl e quella d . to n e o la e in a it m s c r o i p r e E a c a s m a u v d u it i y e c i e s c d o h h ía J ti ’ c r c a te e on r fe na e, , sí ave ccellenz , come abile pe campio ludere come n ttutto le corrid tivitá come la concerti ( Il locale per e i di aria fresca nale Immanc s ra nc fe o p c o li s a r e io e ip l tt z P , c le prin -Kapita cinema, e ge coteca intena l mondo , is ricchi a ntas” durante cittá) . a karaoke equentatori. D e iz a v ll Ib e fr de las o (patrono de queValencia calienti tocha) liore di ie ( n Isidr imo. nche a ig a s a S :A m is o o r id tr ti lt r p e a .M per aspo roviar o, ra e da MADRID , comodissim una rete di tr orto, linee fer us, che, nroe, ch presente unal) E A l, c o E M o R c e n trovar IAGGIA ta Joh issimo ECHE ’aereop tro:Trib ) co piu’ li autob DISCOT (Una delle dis alla serata. Me rato dal tennis etro: Arguelles e techno. V e parole: facil nso sia difficile una arriva all arsene per g i d r u i e u M T e a g li n p c s . h u o o di ina nte hou rev certi ons hanno o: - Pac cerame e della metro, itrofe, innume vestiti c afé americano ballo o per con offre musica icerchio. Metr he non litalia in c ti S s ) a ie p h o e id r (C m A lim ur Ric lin da a di se d a Mad Iberia o g, Air E terfield in sala sta. 12 s) per le zone orario. - Chers si trasforma Space of Soun enorme a form in t, Vuelin inomate come etro (1 euro di reía G je e n r : y a o p s c a tr r m e e e (E r te s C i m .M w cost ristoran ba (Sede dello na unica sala o, sono ffitto (C gnie piú dere la e house o alla u m oltretutt tissimi i voli lo tto alle compa cidere se pren macchina in a i soliti ttronica etro scendend la si le e a - Macu ue per avere o a e e ic a li p ), s d m e u un nte g Consig differenza ris porto si puó i pessim dità!) o mente in pitale .M ia la cie Si distin n) ereo ra como , ma indicazion della ca ivare tranquilla ta’ universitar e per una parsuna e ’a s o v ll e s tí a r n a lo a n ti ti u a s m it r o ar ale Cha o ch ca. lla c Arriv o. E’ affic i si puo’ 56 (Loc discote ittoresc ressi de (……). ento al bigliett strade,poco tr a). lcuni - Moma rañón) - Cats (C Essendo nei p viria (Palazzo p e’ destinato a scalinata r e m o ll i e le s b p a mail o internet di a , ia p n li u , ls u a . e a s e a ia i o d G z M u tt n n n m q o e a r io e io n r g Bu ili a gor lac nda , di il sit tang Gúzma ni) - Pa areti e la all’altra sono 3 pero’ disponib n esitate a ma pure visitate stazione a i 19 e i 27 an ai negozi e d razioni delle p pip o i, s r o n o a i, t e (c n .i h i n io x ti o to az ta y,c aggira tr rno, e’ riserva marmo, le dec t le trend per tutti I erabile@ e inform a. Loca Per altr zo muro.insup lianiamadrid.i te, di gio no gli interni in llo. Originale) laza de españ RIK (discoteca a iz t ir .i d w in w l P B a o a w Colpisc alle sale da b e nei pressi di heiniken) -FA italiani s ta la ragazzi che por (Discoteca hou ato anche sa m - Du:om concerti. Chia e h c n ta a
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POST-IT dal 31 maggio al 31 agosto “Shapes of Time”: la VideoFotografiaContemporanea in mostra Cittadella di Alessandria, via Pavia 1 Info:Ufficio IAT tel. 0131 234794 - Ufficio Cultura tel. 0131 40035 Venerdì 5 giugno The Dead Rocks Alessandria - Four bears Pub Surf, Rockabilly e SambaPunk dal Brasile inizio ore 22,00 Concerto a Palazzo Robellini Acqui Terme - Palazzo Robellini Esibizione del fagottista americano James Massol e della flautista Arielle Hansen, che proporranno brani di Mozart, Bach, Villa-Lobos, Beethoven e Puccini. Inizio ore 21,15 Venerdì 6 giugno Vasco Rossi + Esterina Milano - Stadio San Siro Intorno al ‘900 Alessandria - Conservatorio Vivaldi, Auditorium Pittaluga Si conclude oggi la stagione di concerti al Conservatorio Vivaldi, dedicata alla musica del Novecento, con l’esibizione del duo pianistico a quattro mani composto da Hilary Bassi e Luca Bensi. In programma brani di Rachmaninoff, Schostakowitsch e Moszkowski. Inizio ore 17 Sabato 7 Domenica 8 giugno Parma Fantasy Centro Congressi Citta’ di Parma dalle ore 9 alle ore 21 Il meglio della fantascienza e del fantasy, con incontri, conversazioni e conferenze, tornei di giochi da tavolo, di miniature, di ruolo, spettacoli, mostre e intrattenimento, una fiera con stand espositivi,tensostrutture, un grande, magico bazar di artigiani e mercanti. Ingresso gratuito
dal 7 al 15 giugno
nell’ambito di Parma Fantasy vi segnaliamo: Domenica 8 la Conferenza/incontro con l’autrice Licia Troisi: introduzione e analisi del “Mondo Emerso” Appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati. Sabato 7 giugno Festa di fine Stagione 2007 / 2008 Codevilla (PV) - Thunder Road tributo a System of a Down + Slipknot Deerhunter Milano - Music Drome Concerti di primavera 2008 Oviglio - Palazzo Comunale Nell’ambito della rassegna “Concerti di primavera 2008”, si esibiranno Adriana Costa al pianoforte e Marco Peron all’harmonium. In programma brani di Prokofiev, Schroeser, Vierne, Franck. Inizio ore 21,15 Domenica 8 giugno Duffy Milano - Rolling Stone Notestive 2008 Lobbi - Giardino Casa di Riposo Concerto dell’orchestra “Regala un sorriso”. Inizio ore 16
Echos 2008 - I Luoghi e la Musica Piovera - Castello Si conclude oggi la X Edizione del Festival internazionale di musica Echos, che si propone di valorizzare alcuni dei luoghi più suggestivi della nostra provincia, con l’esibizione del duo Cardinale-Magnasco (violino-pianoforte). In programma musiche di Corelli, Beethoven, Schumann, Paganini e Brahms. Inizio ore 17,30 Mercoledì 11 giugno Joe Satriani Trezzo d’Adda - Live Club Ingresso posto unico 30 euro + prevendita
Enrico Pesce Funky Group Alessandria - Four Bears Pub
Concerto per un Amico 2008 Sezzadio - Abbazia di Santa Giustina Concerto dedicato al musicologo alessandrino Michele Pittaluga. Quest’anno gli invitati d’onore saranno il compositore cubano Leo Brouwer, in veste di direttore d’orchestra, il chitarrista italiano Leonardo De Angelis e l’Orchestra Filarmonica di Torino. Il programma prevede brani di Tchaikovsky e di Brouwer. Durante l’intervallo verranno comunicati. Lustando Festival 2008 Venerdi 13 Giugno 2008 Lu Monferrato (AL) - Centro Sportivo Casino Royale - Matmata - The Inspector giovedì 12 giugno Attimi di vita e di acqua Alessandria - Centro Down Spettacolo interpretato dai ragazzi del Centro Down. Ingresso gratuito. Inizio ore 21,15 mercoledì 13 giugno City Kaos Pecetto di Valenza (AL) Centro Sportivo Comunale Country Fever Litta Parodi - Centro Sportivo Nell’ambito di Notestive 2008, si esibirà il gruppo di abllo western Country Fever. Inizio ore 21 I promessi sposi... e non solo Alessandria - Circ. La Casetta, Via S. Giovanni Bosco nell’ambito della rassegna Notestive 2008, andrà in scena una commedia musicale, ballata e cantata dai ragazzi del Gruppo Spontaneo Teatrando, ispirata al capolavoro di Manzoni. Inizio ore 21
Venerdì 14 giugno Lustando Festival 2008 Lu Monferrato - Centro Sportivo Baustelle - Joycut - Madame X Don Giovanni Quargnento - Cascina Valdapozzo Nell’ambito della rassegna culturale di fine primavera organizzata dall’associazione Valdapozzo, andrà in scena “Don Giovanni”, un drammatico recital con Claudio Tombini (voce recitante), Michele Ferri (violino), Giovanni Ferri (sax contralto, clarinetto, testi) e Mirco Ballabene (contrabbasso). Inizio ore 21,30 Rassegna diocesana di musica sacra Alessandria - Cattedrale Saggio della classe di Master sul tema “L’organo in Italia e Germania tra Otto e Novento”. In programma musiche di Mendelssohn, Bossi, Reger, Rheinberger. Inizio ore 21,15 sabato 15 giugno Lustando Festival 2008 Lu Monferrato (AL) - Centro Sportivo Strana Officina - Pino Scotto - Fuzz Fuzz Machine - Infection Code Chicago Alessandria - Giardini Pubblici, Viale Repubblica Nell’ambito della rassegna Notestive 2008, andrà in scena uno spettacolo tratto dal celebre musical Chicago, a cura del Centro Danza Cristina Casolati. Inizio ore 21 Progetto ‘Superottimisti’ Gavi - Teatro Civico Nell’ambito del progetto “Superottimisti”, basato sulla raccolta di filmati amatoriali e familiari che, digitalizzati ed organizzati in archivio, permetteranno il recupero e la conservazione della memoria del nostro territorio, avrà luogo oggi la proiezione di alcuni filmati amatoriali.
INDIA ULTIMA STAZIONE Fino al 14 giugno, la mostra fotografica di Giorgio Ricci alla Libreria Mondadori di Alessandria. “India, ultima stazione” è il titolo dell’esposizione contenente una trentina di immagini in bianco e nero scattate da Giorgio Ricci durante un suo viaggio indiano di tre anni fa. Un percorso che spesso lo ha portato ad esplorare le stazioni ferroviarie del sub continente. Lacrime e risate, folla brulicante e solitudine abbandonata, speranza e disperazione, vita e morte. Il tutto impregnato della più grigia decadenza, in cui il bianco e nero incornicia i soggetti come fossero i protagonisti di un altro tempo. India, ultima stazione: l’occhio fotografico di Giorgio Ricci risulta forse cinico, impietoso? Lui preferisce parlare di gratitudine: verso un mondo a cui ha voluto adeguarsi e nel quale ha potuto riconoscere veramente i propri limiti. Ha attraversato binari, ha salito le scale dei ponti pedonali, si è seduto in fatiscenti sale d’aspetto, ha rubato sguardi curiosi dietro le inquietanti sbarre dei finestrini dei treni. Ha vagato, come unico testimone occidentale e imbarazzato protagonista, sconvolto ma soprattutto arricchito da quella sua incosciente ricerca di ‘espiazione’. Ha vissuto la sua libertà più vera. La mostra, realizzata con il patrocinio della Provincia di Alessandria, Assessorato alla Cultura, è aperta tutti i giorni negli orari consueti della libreria. Ingresso libero.
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dall’
lunedì 16 giugno Bad Religion Milano - Rolling Stone olgersi alla sede Anffas di Casale. Dal 20 giugno al 21 settembre PIEMONTE TORINO DESIGN Palazzo della Regione-Torino L’esposizione documenta l’eccellenza del design «made in Piemonte» attraverso oltre 200 prodotti industriali progettati e/o realizzati nel territorio piemontese dagli oltre 150 designer e 170 aziende coinvolti. sabato 21 giugno Notte bianca ad Acqui Terme
Acqui Terme - Centro città Esibizione dei Fichi d’India e notte bianca a partire dalle ore 23,30
tradotte all’istante in italiano. Ai sopravvissuti sarà offerto un aperitivo. Inizio ore 21. martedì 24 giugno Renzo Arbore L’orchestra Italiana
Cittadella di Alessandria. Renzo Arbore va in scena con la sua orchestra di 15 musicisti, tutti grandi solisti del proprio strumento: chitarre, mandolini, fisarmonica, pianoforte, tamburi, tamburelli. Partito dal modello un po’ naif delle orchestre napoletane, sperimenta anche originali contaminazioni con suoni e ritmi rock, blues, country, reggae e sudamericani, innestando così nuove energie ritmiche a supporto di inedite ed accattivanti sonorità. La musica in questo modo rinasce, ancora viva e capace di esprimere le emozioni più intense e travolgenti. Kiss Assago (MI) - Datch Forum
ore 20,30 e con ingresso gratuito. Parteciperanno tra gli altri Antonella Ruggiero, Antonio De Palma (accompagnato al piano da Nicola Marasco), Enrique Balbotin, Big Fat Mama e Nicoletta Fabbri Jazz Quartet. La serata sarà condotta da Loredana Miele e Alex Notari.
Festival, la città si trasforma e accoglie quasi mezzo milione di persone, che vengono a seguire gli spettacoli. Nel 2001 la medina di Essaouira è stata inserita dall’UNESCO tra i siti patrimonio dell’Umanità.
Mercoledì 25 giugno
Gods of Metal Bologna - Arena Parco Nord IRON MAIDEN (con la leggendaria produzione Egizia del periodo Powerslave) + AVENGED SEVENFOLD + ROSE TATTOO + APOCALYPTICA + AIRBOURNE + LAURAnt la stala ‘d Margarot Alessandria - Centro Ass. Ortinsieme, Viale Milite Ignoto 1/A Nell’ambito di Notestive 2008, andrà in scena una commedia brillante scritta e diretta da Massimo Brusasco, a cura della Compagnia Teatrale Fubinese. Inizio ore 21
Bruce Springsteen & The E-Street Band Milano - Stadio San Siro Ingresso 80 euro (primo anello tribuna rossa numerata), 70 euro (secondo anello tribuna rossa numerata), 55 euro (primo anello numerato blu e verde), 45 euro (secondo anello numerato blu e verde), 40 euro (prato posto unico), 30 euro(terzo anello posto unico) +prevendita Dal 26 al 29 giugno
Venerdì 27 giugno
Essaouira World Music Festival
Carrà come pretesto!!!! Alessandria - Lab. Anarchico PerlaNera, Via Tiziano 2 Spettacolo multimediale con canzoni, azioni sceniche e diapositive, inframmezzato da poesie di Apollinaire, Majakovskij, Picabia, Tzara, Ungaretti, recitate in lingua originale e
Musiche dal Mondo Acqui Terme - Piazza Italia Il grande appuntamento musicale organizzato dall’associazione LiguriaMusica, che doveva svolgersi il 22 maggio e che è stato rinviato a causa del maltempo, avrà luogo stasera, con inizio alle
Marocco Decima edizione del festival di musica gnaoua e della world music. Appuntamento a Essaouira, una tranquilla città portuale con una lunga e gloriosa tradizione nei commerci marittimi. Durante il World Music
Mare’n Go Dance Sono aperte le iscrizioni della 3° edizione dello stage di danza “Mare’n Go dance” che avrà luogo, dal 28 giugno al 3 luglio 2008 nel parco “sport al borgo” ad alessandria (area provveditorato agli studi). La lega danza UISP, la Fondazione Cassa di Risparmio e la Provincia di Alessandria sono i promotori dell’evento, che gode del patrocinio del Comune di Alessandria e della Regione Piemonte; la direzione artistica è affidata a Peter Larsen del “Peter Larsen dance studio” di Alessandria. Le lezioni sono tenute da insegnanti di fama nazionale ed internazionale: CHRISTOPHER HUGGINS e VIRGILIO PITZALIS (Modern jazz), SONIA NIFOSI e CHIARA BORGHI (classica), YOHANN TETE’ (Modern Jazz e Hip-Hop free style), CLAUDIO MALANGONE (contemporanea e “altradanza”). Il 30 Giugno per le danze orientali, sarà ospite dello stage, l’insegnante DANIELA ALLOTTA. Un aspetto particolarmente importante per questo evento, che lo rende forse unico, è la sezione dedicata al laboratorio “altradanza”, rivolta a ragazzi diversamente abili, incontri che non hanno obiettivi tecnici e agonistici, ma cercano di promuovere l’integrazione fisica, emotiva, cognitiva e relazionale. PER INFORMAZIONI ED ISCRIZIONI UISP Alessandria Tel. 0131-253265 - fax 0131-255032 – cell. 338.4994965 e mail: alessandria@uisp.it web: www.uispalessandria.it
MOVÍDAlife - # 1 GIUGNO Ø8
Sabato 28 giugno Gods of Metal 2008 Bologna - Arena Parco Nord SLAYER + CARCASS + MESHUGGAH + TESTAMENT + AT THE GATES + DILLINGER ESCAPE PLAN + BETWEEN THE BURIED AND ME + STORM-
LORD MosquitoNight, la notte dei dj
Alessandria - Piazza Gamberina Sulle postazioni allestite in Piazza Gamberina, si alterneranno a partire dalle 21 i dj di Mosquito Night, trasmissione di Radio Gold in onda tutti i giorni dalle 22 alle 24 che propone una miscela di vari generi musicali, dal rock al jazz, dal pop alla bossa nova. parteciperanno alla serata Memo_djset, FiglidiGilles, dj Evandro, Club Silencio e Svisa domenica 29 giugno Gods of Metal Bologna - Arena Parco Nord JUDAS PRIEST + ICED EARTH (con Matt Barlow alla voce) YNGWIE MALMSTEEN + MORBID ANGEL + OBITUARY + ENSLAVED + INFERNAL POETRY + NIGHTMARE Arte organistica in Monferrato Santuario della Madonna di Crea
Concerto dell’organista Clavora Braulin, nell’ambito della rassegna musicale “Arte organistica in Monferrato”. Inizio ore 18
Beatles & Mosquitos Alessandria - Radiogold Grande festa dell’estate di Radiogold. Alle 18, presso la Terrazza della radio, spettacolare concerto di Dado e Rudi Bargioni insieme ai “The Definitives” che insieme ci faranno tornare indietro nel tempo per gustare le “favolose” canzoni dei Beatles. Ingresso libero. La sera la festa proseguirà nei principali locali della provincia tra tra cocktail e musica: Caffè degli artisti, Jamaica Pub,
Osteria Bel Ombra, Di Noi Tre, Bio Café, Ribaldo, Zogra, Four Bears, Mezzolitro, Quarantuno (tutti ad Alessandria); My Café, Brasserie, Buca d’Or, Bar Santo Stefano, No Noia (tutti a Casale Monferrato); Carpediem, Bar Garibaldi, Cerios, Alterego, Bar Principe, Fashion Café (tutti a Valenza); Le Rogge (Villanova Monferrato), Piscine la Dolce Vita (Piovera); il Sarto (Acqui Terme).
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TapasFingerFood & Drinks
GOLOSA
a cura di Roberto Loddi
Le mazzancolle di Oneglia piccanti al miele
Le polpettine di melenzane
Le sfogliatelle con le fave al pecorino sardo
Ingredienti: 1 kg di mazzancolle freschissime, una tazzina di miele, due spicchi d’aglio novello, 1 peperoncino rosso piccante, brandy, g 25 di semi di sesamo per guarnire, un pezzo di burro, sale e pepe q.b. Preparazione: pulisci i gamberi lasciando la coda intatta, poi versali in un recipiente ed aggiungi il miele, l’aglio schiacciato e il peperoncino sminuzzato. Mescola bene il tutto, copri il recipiente e accomodalo in frigo per tutta la notte. Quando decidi di cuocere i gamberi, cospargili con il sesamo, versa tutto in una padella antiaderente con un pezzo di burro, una presa di sale, una macinata di pepe e saltali fino a quando non si saranno ben insaporiti, sfumali dunque con poco brandy e servili immediatamente con una flute di prosecco ben freddo.
Ingredienti: 4 melanzane violette, g 80 di mollica di pane, g 60 di parmigiano grattugiato, 1 uovo, noce moscata, latte fresco intero, pane grattugiato, farina bianca, olio extravergine d’oliva, salsa di pomodoro casalinga, latte sale e pepe di mulinello q.b Preparazione: come prima operazione, lessa le melanzane in acqua salata, poi scolale, strizzale per bene e tritatele finemente, quindi aggiungi al ricavato la mollica di pane bagnata in poco latte e ben strizzata. Fatto ciò, aggiungi al composto il parmigiano, una presa di sale, una grattata di noce moscata, una generosa macinata di pepe, una manciata di pane grattugiato e l’uovo intero. Terminata questa operazione, forma delle polpettine allungate, passale nella farina e friggete in abbondante olio bollente. Quando risulteranno dorate da ambo le parti, scolale su dei fogli di carta assorbente da cucina a perdere l’unto eccedente. Servite con una ciotolina di salsa di pomodoro. Perfetto l’abbinamento con uno spumante brut ben freddo.
Ingredienti: g 100 di pecorino sardo maturo, g 100 di fave fresche già sgranate, una confezione di pasta sfoglia fresca, un tuorlo d’uovo, sale e pepe di mulinello q.b Preparazione: lessa le fave, poi spellale, tritale insieme al pecorino, una presa di sale e una generosa macinata di pepe. Fatto ciò, srotola la pasta sfoglia e al centro disponi dei mucchietti di composto, coprili con la pasta eccedente e con l’aiuto di una rondella taglia pasta, confeziona dei ravioli rettangolari. Terminata questa operazione, spennellali con il tuorlo sbattuto insieme a poco latte, dopodiché accomodali in una teglia foderata con carta oleata, quindi passali in forno già caldo a 200° per una decina di minuti. Servi le sfogliatelle appena sfornate con un calice di ottimo cannonau.
Il SOFTY BAR
spumeggianti avventori e accompagnate dalla “tendenziosa” selezione musicale dei suoi DJ collaboratori! è un locale storico della centralissima e commerciale via Il SOFTY BAR vi attende per allietare ogni momento della Migliara, noto a tutti per l’ottimo servizio: dalle colazioni del vostra giornata!!! mattino agli aperitivi della sera, conditi dalla professionalità del famoso barman alessandrino Mario e dal suo giovane Prossimo appuntamento: e brillante staff. Tra le iniziative che offre ci sono ottime sabato 21 giugno degustazioni di vini, serate a tema con la partecipazione di FESTA HAVANA CLUB Music by Matteo Esse/Gg DJ
Softy Bar Via Migliara, 24 alessandria 0131 444869
LO SPRITZ La ricetta non è univoca, anzi si differenzia considerevolmente a seconda della città e della personalizzazione indotta dal barista. Ne consegue che ognuno è libero di procedere nel modo preferito, in particolar modo per gli alcolici da miscelare. La preparazione deve rispettare alcune regole perché la bevanda possa chiamarsi Spritz: 40% di vino bianco, 30% di acqua minerale gasata, meglio se gasatissima, evitare la gazosa. Il restante 30% va preparato con una miscela di liquori il cui spettro varia dal Gin alla Crema Marsala senza disdegnare nessun tipo di alcoolico prodotto sul pianeta, purché alla fine rientri come cromatismo in un qualsivoglia “rosso”.
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A Padova e provincia viene usato l’Aperol! ingrediente consigliato. Spritz trevigiano • 5/10 prosecco • 3/10 di Aperol o Campari • 2/10 di acqua • oliva non snocciolata oppure, per i più modaioli, una fettina di arancia Spritz padovano • 1/2 prosecco • 1/2 di uno (o più) alcolici tra Aperol, Bitter, Cynar, Campari, Gin, ecc. • oliva non snocciolata oppure, per i più modaioli, una fettina di arancia
Spritz triestino • 1/4 vino bianco secco • 1/4 Campari • 2/4 selz o acqua minerale • una scorza di limone Spritz udinese • 1/3 Verduzzo o Friulano (Tocai) • 1/3 acqua minerale • 1/3 Aperol o Campari • una scorza di limone Spritz veneziano • 1/3 a scelta prosecco o vino bianco secco • 1/3 acqua minerale o selz soda • 1/3 alcolico tra Aperol, Campari o Select • una fettina arancia se si usa il campari (facoltativa)se si usa l’aperol una fettina d’arancia o un oliva o entrambi
MOVÍDAlife - # 1 GIUGNO Ø8
GIARDINI CHE CURANO L’anima
di Mimma Caldirola
“Se vuoi essere felice per una sera, prendi una sbronza. Se vuoi essere felice per un anno, prendi moglie. Ma se vuoi essere felice per tutta la vita, prenditi un giardino”.
Il
segreto della felicità sta in un giardino, suggerisce un antico proverbio cinese. Non necessariamente in un grande parco, è sufficiente un piccolo orticello, un terrazzo o magari anche solo un balcone. L’importante è potere scegliere le pianticelle e i fiori da coltivare, guardarle crescere e aggiungere bellezza al nostro mondo, realizzando una piccola creazione personale che porti l’impronta della nostra immaginazione. Questo spazio verde, disegnato da noi, è una piccola oasi di ordine e di stabilità, e averne cura è un modo di entrare in contatto diretto con la natura, rispettandone i tempi e i ritmi. In un certo modo, un esercizio di meditazione: potare, strappare erbacce, seminare, rinvasare sono lavori manuali solo apparentemente umili, in realtà molto cari anche ad artisti e creativi che in essi hanno trovato fonte di ispirazione e una salutare terapia antidepressiva. Non a caso si parla di “psicanalisi verde”: zappare e innaffiare è meglio che andare dallo strizzacervelli, provare per credere. La passione per il giardino ci può insegnare la pazienza, l’amore per la solitudine e il silenzio, la capacità di cavarcela da soli, di imparare provando e riprovando, l’abitudine ad osservare, la sensibilità : le piante non parlano, bisogna saper decifrare i loro segnali. E inoltre bisogna saper aspettare, creare, anticipare con la fantasia, ma anche adattarsi ai cambiamenti e accettare i limiti imposti dal terreno e dal clima. Insomma, è un esercizio di tolleranza e apertura mentale. Potete immaginare un giardiniere amante della guerra ? o razzista ?
Ma al giorno d’oggi lo spazio e il tempo per queste attività diventano sempre più ristretti, e allora in attesa di dedicarci da pensionati alla creazione di personali capolavori verdi, vi propongo di soddisfare il vostro bisogno di natura e di bellezza visitando i giardini altrui, giardini piemontesi non lontani da casa nostra, aperti al pubblico e in questa stagione traboccanti di colori e profumi. Le prime mete che vi suggerisco sono due vivai-giardini , abbastanza vicini per poter essere raggiunti in un’oretta, magari caricando in macchina nonni e bambini. Molto interessante è quello di Fiorella Gilli a Villanova d’Asti, fitto di arbusti rari e decorativi: caprifogli, viburni, sambuchi, lillà dalle vivaci sfumature di colore crescono l’uno accanto all’altro in delicati intrecci. Il terreno e il clima sono quelli tipici delle nostre parti, quindi potete vedere come se la cavano “dal vivo” le piante che ci sono proposte dai cataloghi e farvi suggerire degli abbinamenti di forme e colori. Bellissimo e dal fascino antico è quello di Anna Peyron a Castagneto Po, in collina, dove da anni crescono e si moltiplicano rose, clematis, peonie e ortensie in una splendida, selvaggia libertà. Soprattutto le rose sono in questo periodo lo spettacolo più suggestivo: la meravigliosa “Pierre de Ronsard” si adagia mollemente su di una pergola rustica, “Félicité et Perpetue” invade gli alberi da frutto, le “Queen of Denmark”, dalle corolle rosate come conchiglie, si allargano in cespugli spettinati lungo il fianco della collina, con le loro foglie verde-blu. Una delle caratteristiche secondo me più affascinanti delle rose è proprio quella che ognuna di loro ha un nome, proprio come le persone. Dalle più antiche dedicate a principesse e regine, a quelle moderne che
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portano i nomi di protagonisti della cronaca come Maria Callas, John Kennedy, Marella Agnelli, la storia delle rose è sempre stata intimamente legata a quella delle nostre vicende umane ed i loro nomi evocano personaggi affascinanti e romantiche avventure. Al punto che lo scrittore Richard Sheridan così si rivolse alla sua fidanzata: “Cara, vuoi visitare il mio giardino ? Vieni, vorrei presentarti alle mie rose”.
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CANI...UNA PASSIONE CHE CI ACCOMUNA! Forse non tutti sanno che sempre più persone provano piacere e gioia nel condividere la propria vita con un cane, e che il numero di cani che entra a far parte delle famiglie è in continuo aumento; proprio per questo motivo stanno prendendo sempre più piede, anche in Italia, centri di addestramento ed educazione cinofila che rifiutano la violenza e la coercizione, sia essa fisica o psicologica. In queste strutture è possibile ‘lavorare’ col proprio cane, in nome della collaborazione, del divertimento, del rispetto delle attitudini e delle caratteristiche individuali di ciascuno. Frequentando corsi di educazione - aperti a tutti, cuccioli e adulti, di qualunque razza (e non!) ed età - si impara a gestire in maniera corretta e serena il proprio compagno a quattro zampe: la socializzazione, l’apprendimento di nuove abilità pratiche, l’acquisizione degli autocontrolli e delle capacità di relazionarsi con l’ambiente fisico e sociale consentono al cane un buon inserimento in famiglia ed in città ed una convivenza felice e piacevole con gli individui della stessa specie. Una valida comunicazione tra il cane e il suo proprietario permette di istaurare un buon rapporto, e decidere così di intraprendere un’attività sportiva insieme, come l’agilitydog, l’obedience, il freestyle.
L’associazione “DOGS FOR GOOD”, ha l’obiettivo di promuovere l’educazione cinofila attraverso l’uso del Metodo Gentile, che si basa sulla capacità del cane di capire e collaborare, e sulla nostra abilità di insegnare e di comunicare. Le responsabili, Ortensia Clerici e Roberta Favaro, unite da una grande passione, hanno deciso di creare uno spazio in cui le persone possano istaurare un rapporto armonioso con il proprio cane, in assoluta assenza di violenza e coercizione. Nell’educazione e nell’addestramento del cane utilizzano il Rinforzo Positivo, la comunicazione, il gioco, il clicker training, per imparare insieme, divertendoli e divertendoci. Tutti i corsi prevedono la partecipazione attiva del proprietario. Le lezioni sono di gruppo ed individuali, secondo le esigenze e le necessità.
DOGS FOR GOOD c/o Terme di Monte Valenza - Alessandria Roberta Favaro 333.5281875 Ortensia Clerici 333.5835523 http://www.dogsforgood.it/
Venerdì 6/6 Die Fabrik live Sabato 7/6 F**k the school dj set by Silver Lunedì 9/6 Venerdì 13/6
Notti magiche…inizia il sogno… Pareo Party
Sabato 14/6 Sparkling night…bolle e bollicine… Venerdì 20/6
Sangria a volontà
Sabato 21/6
Eristoff party
Venerdì 27/6
Riky live music
Sabato 28/6 Circus…
dj set by Silver
In questo mondo c’è solamente una cosa peggiore del far parlare di se’, ed è il non far parlare di se’. Oscar Wilde
Venerdì HAPPY HOUR con Sushi Tutte le sere APERITIVO con ricco Buffet In occasione delle partite della nazionale Maxi schermo con cena a tema 20
caffè degli artisti - Alessandria via Vochieri, 7 - tel. 0131 752019 MOVÍDAlife - # 1 GIUGNO Ø8
Viaggiare in bicicletta Sicurezza: un diritto
Le
vacanze in bicicletta sono memorabili; l’intensità delle sensazioni che offre un viaggio in bicicletta è indescrivibile; e chi ha vissuto questa esperienza tende a ripeterla e alla lunga rinuncia del tutto a utilizzare l’auto per fare turismo. Uscire dalle strade più trafficate e anonime, immergersi nel silenzio dei percorsi in mezzo al verde, pedalare con un ritmo lento, permette di assaporare la bellezza del paesaggio fin nei minimi particolari.
E a poco a poco ci si sente completamente estranei al modo di viaggiare di coloro che scelgono, anche per le vacanze, l’automobile: inscatolati, fermi, stressati. La bicicletta, oltre ad amplificare le facoltà sensoriali intorpidite, aiuta a
socializzare: soprattutto se si viaggia con i bagagli sul portapacchi, è molto più facile incontrare le persone, che spesso ti avvicinano per sapere del tuo viaggio e ti raccontano le storie di quel luogo. Quanto più il paese che attraversi è lontano dai percorsi battuti dalle auto, tanto più l’incontro è diretto, disarmato e caloroso. Come mai questo modo di viaggiare, apprezzato a parole da molti, normale in Europa, è ancora così poco praticato in Italia? Quali ostacoli culturali ne hanno impedito finora la diffusione? Sarebbe interessante provare a dare delle risposte, non solo per rendersi conto della inconsistenza dei modelli culturali dominanti, ma anche per trovare ragioni per non continuare ad adeguarvisi supini.
Da tempo, come associazione di utenti della strada, denunciamo pubblicamente alcune situazioni di grande pericolo, sperando che chi di dovere provveda prima che accada l’irreparabile. Torniamo quindi ancora su due casi particolarmente gravi: i rischi legati al raddoppio delle corsie automobilistiche sulla ex-statale per Spinetta e quelli conseguenti alla realizzazione di “brandelli” di piste ciclabili in corso IV Novembre. Nel primo caso, provvedendo a migliorare la viabilità per gli automobilsti, si è creata una situazione di estrema pericolosità per i ciclisti; chi deve attraversare il ponte Bormida, dove le 4 corsie occupano per intero la carreggiata senza lasciare spazio a una banchina laterale, lo fa con grande rischio; dopodichè non può accedere a strada Grilla se non dopo un lungo e pericoloso giro e quella è praticamente l’unica via d’uscita da Alessandria in direzione di Pavia e di Genova. Si dovrebbe - si sarebbe dovuto - realizzare una passerella laterale ciclopedonale; è stato detto che non c’erano i soldi per farlo. Eppure una legge prevede che parte degli introiti derivanti dalle multe venga destinata “alla realizzazione di interventi a favore della mobilità ciclistica, nonché (...) ad interventi per la sicurezza stradale, in particolare a tutela degli utenti deboli” (d.l. 285 - art.208 cod. str.): ma
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Provincia e Comune non l’hanno mai applicata. Nel secondo caso, oltre alla pessima progettazione che non ha rispettato il prerequisito fondamentale di un percorso ciclabile che è quello di essere continuo, oltre alla esecuzione trascurata, che ha lasciato gradini di qualche centimetro ad ogni attraversamento, il pericolo più grave è legato al fatto che la segnaletica non è a norma. Come accade anche in altri punti della città, molti dei segnali verticali di “attraversamento ciclabile” non sono accompagnati dalla relativa segnaletica orizzontale. Il risultato è che tali attraversamenti sono poco visibili dagli automobilisti e molto pericolosi per i ciclisti. Si parla dovunque di sicurezza: questi sono solo due esempi di “disattenzione recidiva”; ma se a questa si aggiunge la insufficienza dei controlli sul rispetto dei limiti di velocità e la proverbiale “esuberanza” di molti automobilisti italici, risulta che un livello accettabile di sicurezza nel muoversi e una buona probabilità di tornare a casa incolumi non sono diritti garantiti per molti cittadini.
Foto e testiClaudio Pasero gliamicidellebici
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books
di Mimma Caldirola
LA LEGGENDA DEI MONTI NAVIGANTI di Paolo Rumiz Feltrinelli Collana: I Narratori Pagine: 352+32 Prezzo: Euro 18 Il libro è la cronaca di un viaggio di 8000 chilometri che percorre i monti della penisola, prima le Alpi, dal golfo del Quarnaro a Nizza, e poi gli Appennini, da Savona all’Aspromonte. Nelle prima parte del viaggio Paolo Rumiz si sposta in treno, in bicicletta, a piedi, come capita, nella seconda parte invece si affida ad un mezzo di trasporto nobile, antico, italianissimo: la leggendaria Topolino, “capretta meccanica”, vivandiera partigiana, arrampicatrice implacabile, ma anche nido che accoglie e consola. “I mezzi lenti – dice Rumiz – non sono solo un modo per vedere di più, ma anche un filtro per selezionare gli incontri. Difficile
PEREGRINOS di Fabrizio Ardito
Touring
che un arrogante o un idiota si soffermi a scambiare due chiacchiere con il conducente di una utilitaria o di una bicicletta. Utilitarie e biciclette attirano solo i simpatici, i bambini, i matti, i solitari e i vecchi originali dalla memoria di ferro, che sono proprio le persone con cui vale la pena fermarsi sulla strada della vita.” Il viaggio ha delle regole: niente città, niente pianure, niente guide ai monumenti, niente alberghi o ristoranti a più stelle. Soprattutto, niente rettilinei. E’ un viaggio fatto di curve, di arrampicate, di uomini e di incontri, su una pista cheyenne incollata alla spina dorsale dell’Italia. Non è vero che nel nostro paese non ci siano più luoghi sconosciuti: basta infilarsi in Val Quaderna, a pochi chilometri da Bologna, per perdersi e sentire lo stesso vuoto ansiogeno che si potrebbe provare sull’altopiano iranico. Gli Appennini sono deserti e misteriosi, con immensi silenzi fatti di cicale, torrenti e lucciole. Un vortice di paesaggi, lingue ed identità che genera fantastici nomi di luogo: Dolceacqua, Barbagelata, Combo-
Pagine: 224
Il viaggio a piedi più famoso del mondo è quello lungo il “Camino di Santiago”, che da Roncisvalle conduce per 800 chilometri fino alla tomba dell’apostolo Giacomo, nel cuore della cattedrale di Santiago de Compostela. Un grande itinerario turistico e storico, ma anche uno strano, enorme monumento serpeggiante, fatto di centinaia di piccole chiese, mura medievali, castelli, statue e leggende. Lungo il percorso, guidata dalle celebri “flechas amarillas”, si muove una comunità mobile di atei e credenti, appassionati del medioevo, mistici, turisti, sportivi, “veri pellegrini” e semplici curiosi, che si ritrova la sera negli ostelli a dividere la cena, a lavare la biancheria e a spalmare unguenti sulle vesciche. “Sin ampolas no ay camino” dice il proverbio più conosciuto dai pellegrini.Ma cosa spinge migliaia di persone venute dai luoghi
Prezzo: Euro 14
più lontani a misurare se stesse, il proprio fisico e la propria mente sulle pietre delle strade di Spagna ? Da dove nasce il fascino del “Camino” ? Forse dall’aura di leggenda celtica che sovrappone al viaggio verso la tomba dell’apostolo un antichissimo cammino magico verso il tramonto e verso la terra dei morti, il viaggio delle anime lungo la Via Lattea, che traccia nel cielo la via ai pellegrini; forse dalla ritualità delle tappe da percorrere, per cui poco alla volta si è configurato un itinerario “canonico” che dà al camminatore moderno la sicurezza di muoversi dentro la scia di una tradizione secolare; forse per l’orgoglio di sentirsi parte di una coraggiosa comunità viaggiante internazionale, fonte di un senso di identità molto forte e profondo, dopo un irripetibile, fantastico mese fuori dal mondo misurato dai timbri degli ostelli sulla “credencial “. In realtà a volte la sensazione è quella di essere finiti in un luogo a metà tra l’anticamera della santità e la gabbia di matti, quando incontriamo i “velocisti della fede”, che corrono nella notte per macinare più chilometri possibile e dormono di giorno, senza vedere la strada e tanto meno città, monumenti
Il GIRO D’EUROPA CON TRENTA EURO di Emanuele Giusto L’autore del libro si propone una sfida: dimostrare concretamente, dando indicazioni punto per punto, che è possibile girare l’Europa con pochissimi soldi. Le compagnie aeree low cost hanno rivoluzionato il modo di viaggiare: negli anni ’80 per conoscere i paesi del Nord si prendeva l’Interrail, il biglietto che permetteva agli studenti di saltare liberamente sui treni d’Europa a un prezzo scontato. Oggi è possibile, stando comodamente seduti davanti alla scrivania, o meglio ancora sulla terrazza di casa, saltellare tra i siti web delle compagnie aeree, passando in rassegna prezzi e offerte, e organizzare autonomamente i propri spostamenti cercando di volare il più possibile al minor prezzo: le uniche cose che occor-
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scuro, da cui emergono personaggi leggendari, grandi vecchi, musicisti come Guccini e Capossela, custodi di rifugi, pastori, allevatori, parroci, antropologi. Il viaggio diventa scoperta di una Italia vitale e segreta, rifugio di uomini e donne “giardinieri di Dio”, guardiani dei loro microcosmi e garanti dell’equilibrio ambientale della nazione, cui si deve la capacità di tener vivo il territorio e di opporsi all’insensata monocultura del mondo contemporaneo. Lontano dai luoghi della finzione e del fracasso, si scoprono i luoghi dello spirito - eremi, fonti, sentieri, boschi millenari, rifugi invisibili in cui si annidano memorie antichissime e possibilità di resistenza e rigenerazione. E’ un’Italia invisibile quella cui Rumiz dà voce, l’Italia del buon incontro, aperta e solidale, un’Italia pulita e silenziosa che la politica continua ad ignorare o peggio a bastonare. “Che i politici scendano dai loro elicotteri – conclude - e imparino a camminare, o l’Italia diventerà in breve terra di locuste e avremo non una, ma mille banlieues di furore”.
e storia; o i mistici con la “sindrome del Camino” che giudicano insopportabile che i comuni mortali cantino, fraternizzino o si divertano lungo la strada. L’autore si mantiene valorosamente sul concreto, oltre a raccontare il suo viaggio tappa per tappa fornisce saggi consigli sull’equipaggiamento: scarpe vecchie, collaudate, e bagaglio leggero, anzi leggerissimo. Ammette che “Pellegrinare è un’opportunità per porsi le questioni fondamentali della vita – il suo senso, il significato della sofferenza, della felicità, della solidarietà”; ma nel corso del viaggio si permette di visitare cattedrali e mercati, città d’arte e pasticcerie, intreccia amicizie, raccoglie ricette e trascrive le canzoni che sente cantare. Alla fine del viaggio, la messa del pellegrino, a mezzogiorno, nell’immensa cattedrale dove l’incensiere di 60 chili sfreccia percorrendo la navata come una meteora fumigante; ma l’autore non è soddisfatto finchè non arriva fino a Capo Finisterre, oltre il quale secondo gli antichi si stendeva pauroso il regno delle ombre e del nulla, e dove, secondo la maliziosa certezza di molti, anche ai nostri giorni termina il mondo civilizzato.
Feltrinelli Serie Bianca Pagine: 224 Prezzo: Euro 13
rono sono tempo e pazienza, senza dimenticare la regola aurea che il bagaglio deve essere quello “del semplice e del saggio”, ossia poco o niente, dal momento che i limiti di peso imposti dalle compagnie sono ferrei e le sovrattasse MOLTO salate. L’autore ci conduce per mano nel mondo delle compagnie low cost, aiutandoci a scoprire cosa sono, come sono nate, come funzionano, come incidono sulla vita delle persone, quali lati oscuri nascondono, quali sono i trucchi per sfruttare al meglio questa nuova maniera di viaggiare e di vivere. E’ innegabile che il boom del viaggio economico abbia cambiato le abitudini dei giovani e creato un mix di culture che si mescolano e si contaminano. Nelle piazze delle grandi città europee ci sono teste bionde e brune, capelli lisci e crespi, ogni sfumatura di pelle, ragazzi che provengono da ogni angolo del mondo, che si scoprono tra loro, si conoscono, si mescolano, si parlano, si sorridono. Possiamo sperare che le conseguenze culturali che ne deriveranno andranno nella direzione di una maggiore capacità
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di incontro e di convivenza, che la nuova geografia europea e mondiale che viene in questi nostri giorni ridisegnata veda cadere le barriere di diffidenza e xenofobia: ma ci sono anche effetti controproducenti. L’invasione dei turisti low cost spesso avviene tra fiumi di birra e vino e porta profondo scompiglio nelle città che li accolgono. Bar a soqquadro, fiumi di urina intorno ai monumenti, molestie, disordini, fenomeni che portano molte città europee a non avere grande simpatia per questa nuova generazione di viaggiatori. Inoltre, problema ben più grave, la congestione delle autostrade del cielo è responsabile dell’aumento vertiginoso delle emissioni di anidride carbonica. Se sulle Alpi i ghiacciai si ritirano sempre di più, se si moltiplicano gli allarmi siccità e contemporaneamente i disastri provocati dagli uragani, se l’acqua degli oceani sale inarrestabilmente sommergendo coste ed isole, bisognerà ripensare anche alle motivazioni e allo stile delle nostre vacanze.
PULP GENERATION a cura di Angelo Marenzana
Caso aperto, caso chiuso pulp generation • romanzo a puntate • Capitolo ii • Scritto da Barbara Balbiano
Il
mondo oramai andava al contrario. Violenza e criminalità ovunque, anche fare il poliziotto era diventato un lavoro al limite del sopportabile. A Mancini mancava poco alla pensione oramai e non gli restava che attendere e sperare che per quel paio d’anni non ci fossero troppi folli a piede libero. Era cosi stanco di vedere morti ammazzati, liti famigliari, clandestini allo sbando che derubavano la gente onesta, ragazzine che potevano essere le sue nipoti e vendevano il proprio corpo a vecchi con la pancia seduti su Mercedes nere per un centinaio d’euro, senza pensare che la loro vita valeva di più. Questa sua città era diventa una oscura signora sconosciuta, ben lontana dalle cartoline in bianco e nero che la ritraevano superba e pulita in un epoca in cui lui poco più di un ragazzino, si metteva a giocare vicino alla grossa fontana al centro della piazza coi suoi compagni all’uscita di scuola. Arrivò davanti casa e posteggiò l’auto proprio davanti al portone. L’alba rischiarava l’orizzonte e i primi segni di vita cominciavano ad animare le strade. Si lasciò andare per un istante sullo schienale del sedile della sua Stylo pagata a rate, con tanti sacrifici, perchè fare lo sbirro può sembrare un lavoro importante ma a fine mese le cifre in busta paga non valgo-
no mai abbastanza per ripagarti di ciò che vedi. Fare il poliziotto ti cambia. Ti mangia l’anima da dentro e ti ritrovi senza più punti di riferimento almeno fin quando non rientri fra le pareti domestiche in quel mondo che ti sei creato da solo sperando di averlo preservato dalle brutture che lasci fuori dalla porta. La sua mente cominciò a pregustare l’entrata nel suo appartamento, il gatto che gli sarebbe corso in contro strusciandosi fra le gambe, le pantofole messe a scaldare sul termosifone e la sua dolce moglie, compagna di anni, addormentata fra le lenzuola di flanella. Fu in quell’istante, mentre il sole si alzava, mentre l’affetto per sua moglie gli pervadeva il cuore che gli tornò alla mente il corpo di Rosaria Bellia riversa a terra sul marciapiede di fronte al ristorante con la gola aperta da parte a parte e una pozza di sangue attorno. Uno dei suoi agenti quando aveva visto la scena aveva vomitato tutta la cena. Povero pivellino, quante ancora avrebbe dovuto subirne di cose del genere. Quello che non riusciva a capire e che all’improvviso gli insinuava qualche dubbio nella mente, era come fosse possibile che un uomo che a detta di tutti ama-
va la sua compagna fosse preso da un raptus omicida tanto insensato. Dossier aperto e chiuso. Le cose, certe volte sembrano in un modo, e poi ti accorgi che non è vero, proprio come quelle prostitute ai bordi della strada. Gli anni di carriera che aveva alle spalle gli avevano insegnato che c’è sempre qualcosa che va oltre le apparenze, qualcosa che magari non cambia il risultato delle cose ma può dagli un senso più logico. Il suo appartamento caldo, il suo fidato gattone e sua moglie erano li a cento metri e due rampe di scale ad aspettarlo. La notte era stata lunga e difficile, di quelle a cui non ti abitui mai e lui era sinceramente stanco ma il suo istinto da segugio gli diceva di tornare la, davanti al Gallo d’Oro, di riascoltare i testimoni e poi andare in ospedale dove il Polito era stato ricoverato in stato di choc per vedere se riusciva a capire almeno il perché del suo gesto. Se c’era una cosa nella sua vita che non sopportava era non capire i Perché!
Sei un aspirante scrittore o scrittrice?
Vuoi partecipare al primo “Racconto PULP collettivo”? Un racconto a più mani che si dipana di mese in mese. Si sa come inizia, ma non si sa come finisce. Pubblichiamo qui il secondo capitolo… Scrivi tu il secondo.Invialo a redazione@movidalife.it, un gruppo di scrittori ed esperti sceglierà il più “pulp…oso” da pubblicare. DESTINAZIONE AVALLON di Angelo Marenzana ed. Robin, pagg. 210, 9.00 euro Il Caporale conduce una vita da killer, con una brutta faccenda di naja alle spalle che gli ha segnato il futuro, e non ancora completamente risolta. E’ innamorato della bella Isabel, una donna difficile da amare perché fa la puttana, e al tempo stesso veste sempre di bianco, come un angelo discreto. Poi c’è Enzino, amico fedele e silenzioso, l’unico di cui il Caporale si possa davvero fidare, soprattutto visto il lavoro che fa: eliminare gente da quattro soldi, criminali di piccolo calibro, tossicodipendenti con la voglia di essere più furbi, tutta gente della cui scomparsa nessuno ha da lagnarsi, men che meno giudici e
poliziotti. Ma un bel giorno qualcosa va storto. Il figlio della sua ultima vittima assiste all’omicidio del padre. Qualcosa cambia: quel bambino potrebbe essere lo scomodo testimone di una storia che rimbalza alla ribalta dell’attenzione pubblica togliendo il velo di anonimato al lavoro del Caporale, anonimato per lui così essenziale per sopravvivere lontano dai guai. L’unica cosa che gli resta è la fuga. Verso Avallon, la cittadina nella francese regione di Borgogna, circondata dal verde, e narrata nelle storie di suo nonno durante la sua infanzia. Avallon, una linea di confine, borderline tra un malinconico blues del
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passato e la cruda realtà del presente dove tutti e tre i personaggi si pongono alla ricerca di una svolta nella loro esistenza. Uscire dal giro però non è così facile. E le cose si complicano quando proprio quando si pensa di essere all’epilogo, ne appare un altro di personaggio, capace di rimescolare ancora le carte e il destino di tutti. Come in fondo spesso succede nella vita. Un libro da leggere tutto d’un fiato. Senza il rischio di annoiarsi. Anzi sperando di poter leggere un seguito, vista la porta lasciata aperta nel finale.
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Sonora
Movida Sonora con Flavio Gemma ogni Giovedì notte dalle 00.00 alle 2.00 su Radio Gold 88,8 - 89,1 FM
di Flavio Gemma
legenda
CAVALERA CONSPIRACY
Inflikted
Roadrunner 2008
MOTORPSYCHO Little Lucid Moments
Stickman 2008
MARK STEWART Edit
Crippled Dick Hot Wax 2008
PORTISHEAD Third Universal 2008
heavy
psycho
underground
D’autore
Ritornano Max e Iggor Cavalera dei leggendari Sepultura, la band di trash metal brasiliana più famosa al mondo negli anni ’90 che portò a conoscenza dello sterminio degli Indios dell’Amazzonia. Ritornano con un disco di autentica adrenalina che denuncia gli orrori generati dall’isterismo di massa. I solidi riff sparati dalla chitarra di Marc Rizzo e gridati dalla voce di Max Cavalera su un tappeto ritmico trascinante fanno di questo inflikted un disco energico per chi ama il trash metal e comunque l’epicità strabordante di certe suggestioni che il metal stesso ha sempre evocato. Sentire “Black Ark”, “Inflikted”, “Bloodbrawl”, brani costruiti su trame di pura energia elettrica sempre ispirati dalla rabbia sociale dei testi dei Cavalera. Tosto e moderno.
Vorrei già inserirlo come disco dell’anno. Ben tornati Motorpsycho! Sempre stati illuminanti, a cavallo della psichedelia e delle ispirazioni prog jazz, le loro ballate ispirano al pensiero le estati hippy californiane.Toni, melodie e ritmi che si alzano e si abbassano con un continuo incedere di emozioni, ormai da vent’anni questi norvegesi, Bent Saether e Snah Ryan, continuano a regalarci pagine di musica ispirata dove si respira psichedelia pura e fantasia universale. Quattro brani che suonano avvolgenti nelle loro lunghe durate ma che si fanno ascoltare e riascoltare, come la lunga suite “Little lucid moments” o la finale “ The Alchemyst”, un discorso di trasmutazione come recita il titolo. Un disco da incorniciare per chi ama la musica libera e le emozioni pure, un tributo al rock da quando è nato che con loro rimarrà sempre vivo.
Roots, dub, elettronica, Mark Stewart sta alle danze come i Clash stanno al rock. L’ex Pop Group, The Maffia, ritorna insieme alla produzione del mitico Adrian Sherwood dopo molti anni con un gran disco che si alterna tra ritmi funk, afroetnici e sapori electro, intriso di testi contro la solitudine sociale e il disordine creato dalla cultura capitalista. Registrato tra Vienna Vancouver, Londra, Berlino e la Giamaica, degli stessi luoghi trae il sapore. Dalle radici delle danze etniche ai suburbia metropolitani come al solito ci diverte, ci fa danzare e ci fa pensare. Sentitevi “Strange Cargo” o i cut up televisivi su ritmi dub di “Puppet Master”, a “Radio Freedom” vero inno alla libertà, Mark Stewart inneggia e stimola al sapore della vita multi colorata. Come inneggia lo stesso…..e la Luta Continua!
L’inizio per me è già da brivido. “Silence” è il primo brano che apre dopo undici anni di silenzio questo forse mai interrotto progetto vitale, importantissimo: i Portishead. Mr.Barrow, Mr.Utley e Mrs Gibbons ritornano come se non se ne fossero mai andati dai tempi di Dummy, il loro primo disco del ’94. I Portishead insieme ai Massive Attack e a Tricky crearono il sound di Bristol, poi identificato come genere trip-hop, nome manipolato dall’industria discografica e rilanciato poi come un genere diventato troppo scialbo e commerciale grazie a gruppi come Morcheeba. Ma torniamo ai nostri Portishead: rabbia esposta nell’arte del noir grazie alle meravigliose trame intrise di electro, melodia vocale (Mrs. Gibbons sei stupenda, in certi punti mi ricordi la migliore Siouxsee) e invenzione musicale pura e sincera come da tempo non si ascoltava, rilanciano ancora e ancora di più, come in “We carry on”, trama quasi tecno che di underground ha di tutto, pure il sudore, fino a “Magic doors” che me la ascolterei leggendo qualche capolavoro di letteratura noir, o come in “Small” una ballata quasi doorsiana ma sparata nell’iperspazio. Tanto tutte le parole non possono spiegare questo capolavoro. Ascoltatelo!
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Leggende Metropolitane
di Danilo Arona
“MELISSA CAMMINAVA NEL BUIO”
N
elle più profonde ore notturne del 29 dicembre 1999, in quattro diverse autostrade italiane altrettanti automobilisti furono partecipi, tanto reciprocamente distanti quanto inconsapevoli, di un evento particolare e sconvolgente. Alle ore 5,20 del mattino, sull’autostrada A4, all’altezza dell’uscita per Brescia, un automobilista raccontò di aver visto una figura di donna dai capelli biondi, immobile al centro della corsia autostradale. In una frazione di secondo, l’uomo riuscì a evitare per un soffio l’inevitabile impatto con il bersaglio. Ripreso dallo spavento, cercò la figura femminile nello specchietto retrovisore, ma non vide nulla né trovò anima viva sulla strada.
prì il cadavere) che riferirono di avere visto a molti chilometri di distanza una figura del tutto identica a quella poveretta perita nell’incidente. L’interpretazione generale, infatti, fu che i pensionati, il camionista e il conducente sulla A4 avevano dovuto giustificare in realtà un banale colpo di sonno con una storia di fantasmi rubacchiata alla cronaca dei giornali letti il giorno dopo. Ipotesi che tutti quanti rimandarono con sdegno al mittente. «Ma quale colpo di sonno!», dichiarò il pensionato. «E perché mai avrei dovuto perdere tempo per fare la segnalazione alla polizia stradale, dato che ero l’unico testimone del fatto assieme a mia moglie?». Dopo alcuni mesi di ricerche un giornalista di Bologna riuscì a trovare uno dei testimoni e a convincerlo a rilasciare una dichiarazione. Ecco la versione dattiloscritta:
Alla stessa ora, sulla A1 all’altezza dello svincolo per San Martino, una coppia di pensionati fu protagonista di un episodio del tutto analogo, riuscendo a scansare con una pronta sterzata quella che, secondo il marito, era «una donna con i capelli lunghi e biondi, vestita con dei jeans e un giubbotto rosso, che camminava catatonica al centro strada quasi come se volesse suicidarsi». Pochi secondi separano la testimonianza di un camionista friulano che, all’altezza dell’uscita per Treviso sud, vide camminare sul ciglio dell’autostrada, pericolosamente oltre la linea della sosta d’emergenza, una ragazza bionda con giubbotto rosso che sembrava ondeggiare come in preda a un malore. Fermatosi più in là a qualche centinaio di metri, il camionista tornò indietro a piedi, ma non trovò traccia della donna con cui magari sperava di avere qualcosa di simile a un incontro ravvicinato.
«Era la mattina del 29 Dicembre 1999. Io e mia moglie ci eravamo recati a Milano per festeggiare il Natale con i nostri figli. Avevamo deciso di comune accordo per una sosta singola una volta passato il casello per Parma. Non era la prima volta che affrontavamo un viaggio del genere: il nostro primogenito si era trasferito a Milano all’incirca dieci anni fa per aprire una sua attività nel campo dell’abbigliamento e a distanza di due anni lo aveva raggiunto la sorella minore. Era sempre un piacere andarli a trovare, gli sforzi di una vita erano fortunatamente stati ripagati da un’azienda che navigava in acque tranquille. Sulle nostre spalle pesava una vita di sacrificio, condotta con rigore ed impegno: aprendo una piccola edicola a Bentivoglio (una frazione nell’hinterland bolognese) abbiamo potuto toccare con mano il valore del lavoro e del sacrificio quotidiano. Durante i nostri tragitti non eravamo, fortunatamente, mai stati coinvolti in episodi spiacevoli. In quasi cinquant’anni di guida, ringraziando il cielo, sono stato vittima di due soli incidenti stradali per colpa dei soliti balordi irresponsabili. Una volta entrati in autostrada, affrontavamo ogni viaggio con la consapevolezza di poter venir coinvolti in altri episodi del genere e forse proprio questa presa di coscienza ci ha resi più prudenti e accorti. La mattina del 29 Dicembre era piuttosto anonima: francamente non ricordo di particolari situazioni meteorologiche, all’infuori di una fastidiosa e finissima acquerugiola che si manifestava di tanto in tanto. Io e mia moglie Teresa ci eravamo svegliati più presto del solito, avevamo trascorso il Natale dai nostri figli e stavamo per rientrare a Bologna. Come al solito avevo fatto controllare il livello dell’olio e la pressione della gomme presso un meccanico autorizzato, ma non è che mi fidassi molto. Vivendo alla periferia di una grande città si stringono amicizie più facilmente e io ero diventato ormai un cliente abituale dell’officina di Bentivoglio. Verso le 4,30 di mattina, la nostra macchina si immetteva sulla A1, preparata al meglio per affrontare la strada di casa. Appena passata Piacenza, decidemmo di fare una sosta all’autogrill di Fiorenzuola, il tempo di bere un caffè macchiato e comprare un panettone per i giorni a venire. Rientrati in autostrada, ci lasciavamo cullare dal buio paesaggio circostante e da qualche faro proveniente dall’altra corsia. Dopo un’altra mezz’ora di viaggio scorrevole e silenzioso eravamo all’altezza dello
La storia più concreta di tutte è quella di un giovane automobilista che, nello stesso breve spazio di minuti (tra le 5,20 e le 5,30), mentre viaggiava sulla A13 in direzione Venezia, scorse sul bilico della corsia d’emergenza una Renault grigia capovolta, con il conducente che stava uscendo a fatica dall’abitacolo un po’ malconcio, ma tutto sommato illeso. Al giovane, l’uomo sotto shock dichiarò di avere travolto una ragazza bionda che camminava incoscientemente in mezzo all’autostrada buia e di avere, di conseguenza, perso il controllo della sua automobile dopo il violento impatto con la poveraccia. Il giovane allora, dietro le indicazioni dello sconvolto automobilista, tornò indietro di qualche metro e, nel prato antistante l’autostrada, scoprì con orrore il corpo senza vita di una giovane donna bionda con un giubbotto rosso e un paio di jeans. Molti giornali locali del Veneto e della Lombardia segnalarono il fatto, pubblicando anche il photokit della ragazza, ma nessuno si fece avanti per rivendicare il cadavere. Qualche giornalista pensò di battezzare la sfortunata vittima con il nome di “Melissa”, prendendo spunto da una nota pianta usata abitualmente per conciliare il sonno, riferimento vagamente “sfottò” alle testimonianze non credute vere degli automobilisti (tranne, ovviamente, l’ultimo giovane che sco-
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svincolo per Parma. Passato il casello, la macchina iniziò a dare qualche fastidio con un leggero rollio su una banda laterale ed è stato allora che l’ho vista. Teresa mandò un urlo che mi distolse dal rumore meccanico degli ingranaggi: a circa trenta metri si vedeva una donna bionda, immobile. In una frazione di secondo mi resi conto della sua figura: bionda come ho già detto, giovane, con un paio di jeans e un giubbotto rosso. Con la forza della disperazione girai il manubrio con violenza, riuscendo a evitare l’impatto mortale. Quasi istintivamente guardai nello specchietto retrovisore e impaurito notai la totale assenza di ogni immagine umana. Fermai la macchina nella corsia di emergenza, accendendo le luci di posizione. Mia moglie era piuttosto agitata. Scesi dalla vettura e coperto dal mio cappotto di lana, camminai per un paio di minuti tentando di ritrovare quella donna. Nel frattempo, mi ricordo benissimo che iniziò a scendere una leggera coltre di nebbia che andò a rinforzare l’umidità circostante. I ciuffetti d’erba ai lati della strada apparivano bagnati dalla rugiada, ma della ragazza in questione non vidi neanche l’ombra. Tornai in macchina e tentai inutilmente di rassicurare Teresa. Alla fine decidemmo di chiamare le autorità autostradali, segnalando la presenza di una giovane suicida all’altezza dello svincolo per S. Martino. Ci dissero che al momento una delle loro macchine si trovava a una ventina di chilometri di distanza e che nel giro di una decina di minuti sarebbero giunti sul posto per verificare. Dopo un paio di minuti riaccesi la macchina e ripartimmo per Bologna. A distanza di mesi dall’accaduto, ancora non so spiegarmi a che cosa effettivamente ho assistito. Leggere il giorno dopo di un incidente avvenuto all’uscita per San Pelagio non ha fatto altro che aumentare i miei dubbi. Se quella donna fosse esistita solo nella mia mente, probabilmente non mi troverei qui a raccontare di lei, ma il fatto che anche mia moglie sia stata testimone di questa vicenda, aumenta dentro di me la convinzione di averla vista realmente. Dapprincipio ero sicuro che fosse stata solo una spiacevole coincidenza leggere di questa donna travolta da una Renault sulla A13, e in conseguenza di ciò, il valore eccezionale di questo episodio stava per svanire col tempo, ma il fatto che oltre a noi due ci sia anche un’altra persona che alla stessa ora della stessa mattina sia incappato in questa ragazza, mi getta nella confusione più assoluta. In tutta la mia vita non ho mai creduto ai fantasmi e neanche ad altri fenomeni paranormali. Continuo a pensare in un angolo remoto della mia mente che sia stato tutto un equivoco. ma non posso nemmeno chiudere gli occhi di fronte ai caratteri straordinari che ha assunto questa vicenda. In questi mesi mi sono posto delle domande sul caso in questione alle quali non sono mai riuscito a dare delle risposte credibili. Forse sono stato vittima di una proiezione mentale di quella ragazza. Forse l’unica spiegazione possibile è che Melissa sia esistita realmente e che al momento dell’impatto sulla A13 io abbia assistito a una proiezione della sua anima. Se effettivamente dovesse essere andata in questo modo, allora forse non sono riuscito a evitarla. Forse, nella mattina del 29 Dicembre 1999, ho investito una specie di fantasma, una proiezione incorporea che mi ha dato la sensazione di aver evitato l’impatto. L’unica cosa di cui posso esser certo è che una ragazza ha perso la vita e io ne sono stato testimone a più di cento chilometri di distanza».
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movies E VENNE IL GIORNO
Regia: Jon Favreau M. Night Shyamalan (Il sesto senso e Signs) Anno: 2008 Cast: Mark Wahlberg, Zooey Deschanel, John Leguizamo, Spencer Breslin, Ashlyn Sanchez, Betty Buckley, Victoria Clark, Jeremy Strong, Tony Devon, Tony Devon, Frank Collison Dal 13 giugno al cinema un’emozionante thriller fantascientifico e paranoico dal ritmo serrato. In un giorno qualunque, senza preavviso, qualcosa accadrà Trama: In tutto il pianeta, alcune piante iniziano a rilasciare nell’aria delle neurotossine che spingono al suicidio le persone che le respirano. Una coppia da tempo afflitta da problemi deve cercare di sfuggire a
questa apocalittica epidemia. È un nuovo attacco terroristico, un esperimento andato a male, una diabolica arma tossica o un virus fuori controllo? Un film visionario, che mette in rilievo, sottotraccia, la preoccupazione del regista per il futuro del nostro pianeta. Da notare i temi dell’assenza dello Stato e la paura irrazionale del “vicino di casa”. Curiosità: nella scena dei titoli iniziali, c’é una citazione al film “cult” degli anni ’50 “L’invasione degli ultracorpi”, al quale, in parte, Shiyamalan si è ispirato. Produzione: USA/India Punto di forza: : La tensione e il crescendo mozzafiato
L’INCREDIBILE HULK Regia: Louis Leterrier Cast: Edward Norton, Liv Tyler, Tim Roth, William Hurt, Ty Burrell, Christina Cabot, Peter Mensah, Robert Downey jr. Anno: 2008 L’uscita del film nelle sale italiane è prevista per il 18 giugno 2008. L’incredibile Hulk è il secondo capitolo della saga di Hulk, basato sull’omonimo fumetto della Marvel Comics. A dispetto del primo film, si presenta con un cast totalmente rinnovato. Il film è un misto tra un sequel del primo film e un reboot. Nel film ci saranno numerose citazioni dal fumetto originale e dall’universo Marvel in generale. Trama: Lo scienziato Bruce Banner è disperatamente a caccia di una cura per annientare gli effetti delle radiazioni gamma che hanno avvelenato le sue cellule, scatenando una incontrollabile forza rabbiosa
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dentro di lui: Hulk. Costretto a vivere nell’ombra, lontano da una vita normale e dalla donna che amava, Betty Ross, Banner lotta per sfuggire alla sua nemesi, l’ossessivo Generale Thunderbolt Ross, che con la sua macchina militare cerca di catturarlo per sfruttare brutalmente il suo potere. Curiosità: L’attore Robert Downey Jr. compare in un cameo nei panni di Tony Stark (alias Iron Man), dando vita così a un vero e proprio crossover cinematografico tra personaggi Marvel. Produzione: budget per la realizzazione è stato di circa 1.25.000.000 $ Punto di forza:Effetti speciali sorprendenti così da dare la vera e propria impressione allo spettatore e al fan più accanito di essere davanti a una sorta di fumetto in movimento
ALIMENTAZIONE E SPORT IN VACANZA LA PAROLA D’ORDINE E’... EQUILIBRIO!
L’estate è ormai alle porte e la maggior parte degli italiani risulta soggetta a quella che sette esperti su dieci definisce “Sindrome Stromboliana” o stress da accumulo. Gli sbalzi di temperatura, una cattiva qualità del sonno e i costanti cali di energia che ne conseguono e -non meno importante- il quesito “dove e con chi trascorrere le vacanze”, causano stati di angoscia e nervosismo. Quando poi arrivano le tanto agognate vacanze e ci si mette in viaggio si tende comunemente a “lasciarsi andare”, in particolar modo sotto il profilo delle abitudini alimentari: si esce la sera, si mangia troppo, si esagera nel bere alcoolici e poi... tutti a letto tardi, appesantiti e più stanchi di prima. Spesso approfittiamo dei periodi di vacanza per avvicinarci ad attività sportive di vario genere -spesso improvvisate- dove le cattive abitudini alimentari e gli sforzi fisici eccessivi possono causare situazioni spiacevoli ed impreviste. In più, chi pratica sport in vacanza non sempre è abituato alla fatica fisica... L’ideale sarebbe consumare un pasto leggero 2-3 ore prima di svolgere attività fisica, senza esagerare con zuccheri semplici (dolci, bevande zuccherine e gasate) e grassi saturi (insaccati, condimenti, cibi elaborati); è ovviamente sconsigliato svolgere attività faticose subito dopo aver mangiato, perché il nostro organismo ha bisogno di tempo per digerire correttamente gli alimenti consumati
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nel corso dei pasti. In generale sarebbe opportuno prediligere alimenti leggeri (riso in quantità moderata, pesce, verdure) ed evitare quelli pesanti, tipo le carni grasse. Non si deve dimenticare l’acqua: integrare i liquidi è fondamentale, soprattutto se si pratica sport sotto il sole. Bisogna bere prima, durante e dopo l’attività fisica. Attenzione però a bere troppa acqua durante i pasti: l’eccessiva diluizione affatica ulteriormente l’azione fisiologica di stomaco e intestino. Anche eccedere con la frutta potrebbe causare un senso fastidioso di bruciore gastrico, la stessa sensazione di quando si esagera col vino bianco -inflazionatissimo nel periodo estivo perché fresco e frizzante-. Occhio ai gelati: troppi possono risultare deleteri per la linea. Meglio alimenti meno calorici e con un indice glicemico poco elevato, come il melone e lo yogurt. E, ovviamente, non eccedere nell’assunzione di alcool e caffeina! Chiediamo sempre consiglio ad un medico o ad un esperto prima di metterci in viaggio: chi conosce le proprietà degli alimenti può essere di grande aiuto, in particolare quando si tratta dell’alimentazione di neonati e bambini. a cura di Michela Verardo e Fabio Grossi
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Libri gialli camicie nere
L
ibro e moschetto fascista perfetto. L’importante che il libro in questione non rientrasse nel genere giallo. E se, vagheggiando in un mondo fantastico, qualche morto ammazzato era proprio indispensabile per dare un’emozione diversa al lettore, il colpevole dell’omicidio doveva essere rigorosamente straniero. Tutto questo in nome di regole e proibizioni ferree volute dal regime: nessun italiano si poteva macchiare di un crimine. Un volo con la fantasia era ammesso, ma non al punto da far supporre l’esistenza di una realtà dove l’illegalità potesse avere il sopravvento. Gli italiani erano brava gente e il regime di Mussolini, grazie anche alla sua opera educativa, era capace di mantenere ordine e disciplina. Anche a costo di consumare qualche manganello sulla schiena dei più duri di comprendonio. E se il crimine non esisteva nella vita quotidiana, perché andarsi a cercare delle grane con la fantasia? Meglio un po’ di retorica scritta in bella prosa, e diffusa a piene mani, con suggestive storie d’amore e d’avventura, dove far primeggiare eteree fanciulle pronte a cadere tra le braccia di un uomo forte e onesto. Ma nonostante queste premesse, occorre dire che è proprio al ventennio che dobbiamo la nascita del termine giallo. Infatti la collana dei romanzi editi da Mondadori (con la ormai famosa copertina gialla all’origine del neologismo che ha trasformato un colore in un genere letterario vero e proprio) nasce nel settembre del 1929, con i primi quattro titoli, tutti di
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di Angelo Marenzana
autori stranieri: La strana morte del signor Benson di S.S. Van Dine, L’uomo dai due corpi di Edgar Wallace, Il club dei suicidi di Robert Louis Stevenson, e Il mistero delle due cugine di Anne Katherine Green. Nel 1931, su precisa disposizione del governo fascista, tutti gli editori vennero obbligati a pubblicare almeno il 15% di opere a firma di italiani, e qualche autore di casa nostra incominciò a fare capolino con case editrici come Sonzogno, Nerbini, Minerva scrivendo di enigmi dalle ambientazioni fragili, intrecci macchinosi, veleni e pugnali, il tutto in atmosfere che nulla avevano da condividere con la realtà quotidiana. La collana di Mondatori sarà destinata poi a soccombere alle accuse di diseducatività scagliate dal potere fascista e verrà sospesa nel 1941 con la pubblicazione del numero 266 (che, per ironia della sorte, portava proprio una firma italiana, quella di Ezio D’Errico, con il romanzo La casa inabitabile). Nonostante tutto questo rigoroso controllo, qualche cresta emerge dal mucchio. E’ il caso di Augusto De Angelis, creatore del commissario De Vincenti, poliziotto caratterizzato da grandi doti di umanità e sensibilità unite a una non comune capacità di analisi psicologica del delitto e dei suoi protagonisti. Fu protagonista di romanzi quali L’albergo delle tre rose, Allucinazione, Il banchiere assassinato e noto al grande pubblico per un rigurgito di interesse esploso negli anni settanta, e per la riduzione televisiva con il
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volto donatogli da un rigoroso Paolo Stoppa. Il commissario De Vincenti. A tenergli il passo troviamo Ezio D’Errico, che fu capace di aggirare l’ostacolo delle imposizioni di regime ambientando buona parte delle sue opere in terra francese. Un grido nella nebbia, I superstiti dell’Hirondelle, La notte del 14 luglio con protagonista il commissario Emilio Richard, dai tratti malinconici e ben inserito nella scenografia parigina. Alessandro Varaldo invece tratteggia nei suoi romanzi una borghesia ancora umbertina, legata alle sue tradizioni e ai suoi valori, per la quale risulta rassicurante una figura di detective poco inquisitoria, e sorniona quanto basta per cogliere il lato ironico dei casi di cui si occupa. Ironico è il nome del suo personaggio “sor Ascanio”, protagonista di una dozzina di romanzi tutti editi da Mondadori, tra cui Il sette bello e Le scarpette rosse. Sopra a tutti svetta però Carlo Emilio Gadda, a cui va consegnata la palma del romanziere giallo del nostro ventennio con Quer pasticciaccio brutto de via Merulana che ci fa conoscere, grazie a un torbido delitto narrato con grande ironia e una magistrale forza stilistica che ha spezzato i canoni descrittivi e del linguaggio, il giovane commissario, già forte di una certa praticaccia del mondo, dottor Francesco Ingravallo, per gli amici Don Ciccio. Di Gadda spesso ci si dimentica, ancora oggi, parlando di giallo. Forse ancora oggi non è consentita l’idea che un grande della scrittura possa essere un grande del giallo, e viceversa. E anche questo è un mistero da dipanare. Mistero nel mistero.
art
MAX
Che dire di un ragazzone con un timbro di voce più unico che raro, che rifiuta puntualmente ogni invito che sospetti anche la più ipotetica convivialità, ma che ti sbuca nello studio quando meno te lo aspetti e solo per parlare di arte? Che è un artista! Giusto!
di Francesca Liotta
Il
fatto che sia anche un ingegnere, lo si capisce da un elemento molto banale: usa la posta elettronica, è puntualissimo a risponderti quando gli scrivi, ti invia altrettanto puntualmente foto, immagini, inviti di mostre e quant’altro. E’ Max Oddone. Ed è matto. In genere, degli artisti, si dice sempre così, ma secondo me, lui lo è davvero…la seconda volta che lo vidi, nella mia vita – risale ad alcuni anni fa, una sera di apertura di una nota collettiva del nostro territorio – arrivò con le ciabatte. Non le ciabatte estive o le infradito allora molto di tendenza o le birken ad oggi altrettanto a la page…no, no… le ciabatte di pelle, quelle che anche in casa le portano soltanto più gli ultrasessantenni. Boooh? Discorsi che possano sottendere una logica di quotidianità e di normalità, mai, né quella sera con le ciabatte, né in seguito, né oggi. Dissacratoria e mistificante loquela, sempre, per allontanarti dalla via che può condurre a conoscerlo meglio, così frammenta risposte a domande che non riguardino cose d’arte – che sia la sua o quella di un altro – così lascia dei sospesi in continuazione ridendo o meglio sogghignando e tu lo prendi così, tanto ad insistere su altro, non ne ricavi un ragno da un buco. Le sue opere lo rispecchiano perfettamente, oggi più ancora di un passato non lontano, quando su superfici di matrice informale, sapienti ed equilibrate – molto strano – scriveva spropositi e massime assurde ed io pensavo ingenuamente che l’avrebbe piantata lì, di rovinar le belle tele, che era bravo, che aveva ereditato perfettamente la struttura dell’astrattismo naturalista (beh, suo padre Gianfranco, ottimo pittore, continua a regalarci spatolate alla Morlotti che ti fan commuovere) e le incandescenze sui neri materici di Ruggeri, sì, pensavo ingenuamente che l’avrebbe piantata lì. Oggi, è il colore puro o sporcato, che trovi a fatica nei suoi lavori. Ti rechi nel suo studio, in centro città: tripudio di Nouveau Réalisme e di Arte Povera, Max ironizza e dialoga con gli astanti per
ironia e compulsività, per confonderti le idee, ma spesso per confermartele, se possiedi, anche solo in minima parte, le sue incazzature e la sua autoironia (e tutti sappiamo quanto l’autoironia sia la denuncia egocentrica di una consapevolissima intelligenza). Gli piace particolarmente, di questi tempi, far mostre esibendosi in performances – come è accaduto nel mese di maggio a Palazzo Robellini di Acqui Terme per la sua personale “Tutto è arte…tranne i miei quadri”!. Vale la pena di riportare un estratto della sua intervista, da parte di Max Alter Ego a Max Oddone, sotto forma di pièce…recitava a terra, coricato, coperto dai suoi assurdi cartoni. A/E: allora lei ricerca, come Dubuffet, il brutto…? MAX: no, a me viene spontaneo…! A/E: capisco…e riguardo alla F.I.G.A.? MAX: sempre meno, purtroppo! A/E: intendevo la Federazione Italiana Giovani Artisti (da Lei fondata) MAX: una bella provocazione che non ha capito nessuno…manco io! A/E: guardando attentamente le sue “croste” MOVÍDAlife - # 1 GIUGNO Ø8
emerge in ognuna almeno una doppia (se non tripla o quadrupla) chiave di lettura… MAX: ah sì? Pensi che io non me ne sono mai accorto…! A/E: le sue opere contengono spesso molti riferimenti alla storia dell’arte, del resto sbaglio o Lei ha fondato anche il Riferimentismo? MAX: Può essere…ho detto e fatto talmente tante stronzate che chi se lo ricorda più…! A/E: ma Lei pensa veramente di avere successo con cose che fanno “solo” ridere? MAX: non sa la gente quanto ha riso di Manzoni e Fontana…adesso ride un po’ meno…! A/E: quindi Lei si paragona a Manzoni? MAX: no, non sono uno scrittore… A/E: intendo quello della merda MAX: mmm…merda?Quale merda? Ma la finisce di dire parolacce? A/E: Molti dicono che Lei è un erede del FLUXUS… MAX: cos’è? Un assorbente interno? A/E: quando crea a cosa pensa? MAX: non penso! Non sono adeguatamente attrezzato per farlo…! A/E: cosa pensa di chi, ACCIDENTALMENTE, (e magari contro il proprio volere) compra le sue croste? MAX: perché c’è qualcuno che spende anche dei soldi per le mie croste? A/E: sì, purtroppo… MAX: gente a cui piace buttare via i soldi… A/E: Duchamp disse “Stupido come un pittore”… MAX: Le posso assicurare che non si riferiva a me…! A/E: Le capita mai di parlare da solo? MAX: mi prende per il culo?????!!! Non comunica, attraverso i suoi lavori, il “bello” o il fine, è portavoce del mezzo, autentico seguace delle avanguardie storiche, cita ciò che solo apprende chi conosce l’arte contemporanea. Tanto attinge da questa storia, quanto non è un artista per tutti.
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appuntamenti di maggio Tutti i Giovedì alle 20 gli appuntamenti con la letteratura noir organizzati da “Equilibri”. Tutti i Venerdì alle 18 L’APERITIVO LETTERARIO Mimma Caldirola presenta la novità della settimana Sabato 17 ore 17.30 Francesca Musacchio presenta il suo libro IL FESTIVAL DI SANREMO (Da Nilla Pizzi a Giò di Tonno & Lola Ponce) ENNEPILIBRI
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Venerdì 27 ore 21.00 NON HO DORMITO MAI Happening Letterario Musicale con Massimo Leitempergher e Alessandro Doglioli Sabato 31 inaugurazione della mostra fotografica INDIA, ULTIMA STAZIONE di Giorgio Ricci Via Trotti, 58 ang. Via Bergamo Alessandria - Tel. 0131 261423
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