Movida n.16

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Nツー16 - Marzo 2010 MovidaLife - Magazine mensile - 1 EURO

life La chiamano Madre Terra Segare l'albero dalla parte del ramo

Come non farci mangiare dal cibo

La vita senza limiti

intervista a Beppino Englaro

Popoli senza terra e terra senza popolo Post - it

Gli appuntamenti del mese Copia Omaggio MOVテ好Alife - nツー16 - MARZO 2010

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MOVテ好Alife - nツー16 - MARZO 2010


sommario N°16 - Marzo 2010 Direttore responsabile: Enzo Macrì PROGETTO gRAFICO Fabio Falleti EventiComunicazione s.r.l. In redazione: Piero Archenti Danilo Arona Barbara Balbiano Ilaria Barbisan Emiliano Bottacco Maria Grazia Caldirola Roberto Duca Massimiliano Grigolato Lucio Laugelli Francesca Liotta Andrea Livraghi Roberto Loddi Sara Macrì Angelo Marenzana Franca Nebbia Ahmed Osman Lavina Piacentini Elena Laura Pozzi Hanno collaborato: Maurizio Carà Fabio Grossi Michela Verardo IMPAGINAZIONE: Marco Fontana Stampa Tipolito Viscardi edizione & Pubblicità: Promomedia s.u.r.l. Via Trotti, 58 15100 Alessandria Tel / fax segret. 24h 0131 43201 Email: redazione@movidalife.it Registrato TRIBUNALE DI ALESSANDRIA n. 616 – 20/05/2008

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La chiamano madre terra

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La vita senza limiti Conversazione con Beppino Englaro

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Segare l'albero dalla parte del ramo Il senso della Terra

Movida Test Popoli senza terra e terra senza popolo

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Vivicittà Sport per tutti e rispetto dell'ambiente

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Movida Movies

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Post-it Gli appuntamenti del mese

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Kilometri Zero I prodotti del territorio

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Movida Books Movida Golosa

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London Una città regale

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Salute in Movimento Yukio Mishima

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Il Racconto Grano Rosso Sangue

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Movida Arte Annunci economici

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L'autovetrina Usato garantito & sicuro

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Movida Dov'è

Per la Pubblicità su Movida: Via Trotti, 58 - Alessandria Tel. Segr. 24h 0131 43 201 redazione@movidalife.it Leggi Movida su internet digitando: www.myspace.com/movidamag

MOVÍDAlife - n°16 - MARZO 2010

La Terra, grande malata. Le emissioni industriali, il traffico, i gas di vario tipo, ma soprattutto l’anidride carbonica hanno creato nell’ultimo secolo una serie di squilibri dagli effetti devastanti. Il più evidente e pericoloso è l’aumento del calore. Il meccanismo è semplice: la terra assorbe dal sole più energia di quanta non ne rilasci. Inevitabile quindi l’aumento progressivo del calore. Il cosiddetto effetto serra è un fenomeno naturale che è sempre esistito, senza il quale la temperatura sul pianeta scenderebbe a – 18. Il problema sta nella quantità di gas che stazionano nell’atmosfera. Con l’avvento della rivoluzione industriale gli equilibri sono stati alterati. Nell’ultimo secolo la temperatura media è cresciuta di circa un grado. Come conseguenza i ghiacci si sciolgono, i mari aumentano il livello, grandi zone di terra si desertificano e si verificano sempre più spesso fenomeni atmosferici estremi. E’ necessaria una pronta e decisa inversione di tendenza. Salvare il Pianeta si può, ma ci vuole buona volontà, soprattutto da parte dei Paesi più industrializzati, in primis gli Stati Uniti, che da soli producono oltre il 23% dei gas serra mondiali. Un cittadino americano immette nell’atmosfera ogni anno più di 20 tonnellate di anidride carbonica, contro le 7 tonnellate di un italiano e le 1,5 tonnellate di un nigeriano. La Cina con la sua avanzata inarrestabile è, se possibile, su una china ancora peggiore. Sono necessari cambiamenti drastici e sostanziali e soprattutto un deciso cambio di mentalità che porti a un modello di sviluppo più umano e più compatibile con le risorse disponibili e con le esigenze dell’ambiente. Un agguerrito movimento di opinione supportato da illustri scienziati teorizza addirittura non un ulteriore sviluppo, ma una decrescita, che viene chiamata “felice”, ma pur sempre di decrescita si tratta. Ci vorranno riconversioni industriali, ammodernamenti delle strutture, efficienza e nuove tecnologie. Ci vorrà finalmente uno sviluppo poderoso delle energie rinnovabili generate senza il rilascio di anidride carbonica. Energie prodotte grazie al sole, al vento, all'acqua e alla terra stessa. Energie illimitate e reperibili su tutta la superficie terrestre. Sarà necessario aumentare la quantità di alberi nei boschi e nelle foreste. Facile a dirsi, ma in realtà l’esatto contrario di quanto accade oggi. Permettetemi di citare in questa occasione non un grande intellettuale o un sapiente scienziato, ma Sitting Bull, il famoso Toro Seduto, grande capo sioux che fece vedere i sorci verdi ai soldati in giacca blu poco più di un secolo fa. Era un uomo d’azione, non certo un intellettuale, tuttavia aveva un rapporto intimo e vitale con la terra e la natura nella quale viveva. Veniva soprannominato dai suoi connazionali “Il Lento”, perché prima di agire amava riflettere a lungo. Una sua frase mi torna spesso alla mente: “Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, ucciso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche”. Penso che anche noi uomini tecnologici e “civili” dovremmo iniziare a ragionare un po’ come il “Lento” se vorremo sperare di lasciare a chi verrà dopo di noi un Pianeta su cui valga la pena vivere.

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La chiamano Madre Terra Di Lavina Piacentini

La terra ormai è arrivata ad essere l'unico luogo che ci accomuna, immensa com'è solo lei poteva prendersi la responsabilità di tenerci e sopportarci tutti, nessuno escluso. Un bene comune, una risorsa che ci appartiene in quanto ambiente che ci circonda e in cui trascorriamo la vita.La terra è un contenitore immenso che crea e plasma le nostre esperienze, le modella e da’ loro un senso. E' motivo di sollievo pensare che in ogni momento c'è qualcuno, magari dall'altra parte della terra, che sta facendo ciò che stiamo facendo noi; quante persone ora soffrono, ridono, scrivono o leggono, studiano e lavorano tutto all'interno della terra? L'idea del mondo è ciò che ci fa andare avanti, a volte pensando che c'è sempre chi sta peggio, che ha più caldo o più freddo, che da qualche parte c'è altra gente che vive, ha vissuto o vivrà le nostre stesse esperienze senza mai toglierci unicità. Si parla tanto della terra, dei suoi problemi, degli squilibri creati dall'uomo ogni giorno, che la portano ad una saturazione tale da dover saltuariamente esplodere per poi continuare a contenerci dopo aver riversato la sua ira da qualche parte creando una catastrofe, un disastro naturale che fa tanto parlare i media, i movimenti ambientalisti e tutti coloro che credono di avere qualcosa d'interessante da dire a riguardo. Lei sembra incurante di noi continuamente in mo-

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vimento facendo lo stesso giro da miliardi di anni. Ora anche senza avere tecnologie troppo avanzate la puoi vedere, anche dal tuo computer, la guardi quasi senza renderti davvero conto che tu ci sei dentro, anche quando la studi, quando cerchi di capirla, quando guardi il mappamondo nella tua camera, non ti rendi mai conto che tu vivi li, che in uno sputo di terra da qualche parte c'è casa tua e di conseguenza ci sei anche tu che svolgi il tuo piccolo quotidiano ignaro quasi di trovarti all'interno di una sfera rotonda e rotante. Mappe, carte e cartine fisiche e politiche, tutte con l'unico scopo di farci orientare, di farci capire dove ci troviamo per poi sapere dove stiamo andando e magari anche il perchè (se va bene). E se tutti si rendessero davvero conto di ciò?E' presente un'inconsapevolezza programmata in cui ci si trova da quando si è nati in un posto e automaticamente quella è casa tua, il tuo quartiere, la tua città. Ma allora perchè mettere un'intero mondo attorno alla zona in cui vivi? La terra è uno spazio limitato ma che noi non potremo mai vedere tutto. Lei ci distribuisce e ci dice già dalla nascita cosa vedremo e cosa non vedremo. La chiamiamo madre-terra e ci piace cosi tanto quando c'è il sole, quando nevica, quando ci vengono offerti paesaggi spettacolari o un bel temporale da guardare dal balcone.

Ma quanto siamo consapevoli di far parte del pianeta terra? Un pianeta unico che include tutti, che non ha mai avuto confini, pedaggi o barriere doganali, che non ci ha mai chiesto il passaporto per farsi vedere. Lei e lì a nostra disposizione con i mari, i monti ed i deserti, con i frutti, i cibi e le particolarità, con tutte quelle cose di cui l'uomo si è impossessato e che vincola in continuazione. Merci e persone che viaggiano da una parte all'altra della terra tassati, controllati e rimandati indietro; come se noi potessimo decidere chi deve stare dove all'interno di qualcosa di già preesistente e che esisterà dopo di noi. Ci siamo presi il permesso di decidere chi va dove, chi mangia cosa, chi può o non può fare. Mangiamo frutti fuori stagione, d'inverno ci scopriamo, non distinguiamo nemmeno più la classica divisione giorno e notte. Non abbiamo colonizzato la terra, ce la siamo presa e l'abbiamo rivoluzionata totalmente a nostro favore. E tanto lei mica può parlare, si ribella ma ogni volta tutto si riduce a reazioni geo-bio-fisico- chimiche. Perciò continuando sempre a pensare che senza fumare troppe sigarette la vita media di un uomo occidentale è 75-80 anni continuiamo pure a farci gli "affaracci" nostri a spese di ciò che ci ospita.


SEGARE L'ALBERO DALLA PARTE DEL RAMO Come non farci mangiare dal cibo di Piero Archenti

La Terra, ovvero il tema di questo numero di Movida, implica diversi aspetti: dalla Terra intesa come suolo e sottosuolo con relativi problemi dovuti alle coltivazione, alla delicata condizione idrogeologica del suolo sempre più compromessa. Per quanto riguarda il primo punto, ossia le coltivazioni e relative problematiche connesse all'uso intensivo del suolo e la nuova frontiera degli O.G.M. (Organismi Geneticamente Modificati) prenderei spunto da chi ne sa certamente più del sottoscritto. E chi se non Carlo Petrini, è in grado di esprimere un autorevole giudizio in merito, grazie alla sua pubblicazione "Terra Madre, Come non farci mangiare dal cibo". Il frutto del suo impegno può essere sintetizzato in 10 punti: 1. Contaminazione. Coltivare Ogm in sicurezza, in Italia, è impossibile; le aziende sono di piccole dimensioni e non ci sono barriere naturali sufficienti a proteggere le coltivazioni biologiche e convenzionali. Una produzione Ogm non potrà restare confinata nella superficie del campo in cui viene coltivata. 2. Sovranità' Alimentare. Come potrebbero gli agricoltori biologici, biodinamici e convenzionali essere sicuri che i loro prodotti non siano contaminati? Il che ci riporta al punto uno. 3. Salute. Ci possono essere problemi di salute per animali alimentati a Ogm. 4. Libertà. Le coltivazioni Gm snaturano il ruolo dell'agricoltore che da sempre migliora e seleziona le proprie sementi. Con le sementi Gm, invece, la multinazionale è la titolare del seme: ad essa l'agricoltore deve rivolgersi ad ogni nuova semina (poiché, come tutti gli ibridi, in seconda generazione gli Ogm non danno buoni risultati) ed è proibito tentare miglioramenti se non si pagano costose royalties.

5. conomia e Cultura. I prodotti Gm non hanno legami storici o culturali con un territorio. L'Italia basa buona parte della sua economia agroalimentare sull'identità e sulla varietà dei prodotti locali: introdurre prodotti senza storia indebolirebbe un sistema che ha anche un importante indotto turistico. 6. Biodiversità'. Le colture Gm impoveriscono la biodiversità perché hanno bisogno di grandi superfici e di un sistema monocolturale intensivo. 7. Ecocompatibilità. Le ricerche su Ogm indicano due “vantaggi”: la resistenza ad un parassita del mais (la piralide) e a un diserbante (il glifosate). Ma la resistenza a un diserbante porta ad un uso più disinvolto del medesimo nei campi, dato che non danneggia le piante coltivate ma solo le erbe indesiderate. 8. Precauzione. A circa trent'anni dall'inizio dello studio sugli Ogm, i risultati in ambito agroalimentare riguardano solo tre prodotti (mais, colza e soia). Le piante infatti mal sopportano le modificazioni genetiche e questa scienza è ancora rudimentale e in parte affidata al caso. 9. Progresso. Gli Ogm sono figli di un modo miope e superficiale di intendere il progresso. Invece di seguire le sirene dei mercati, la ricerca dovrebbe affiancare l'agricoltura sostenibile e mettersi a disposizione delle sue esigenze. 10. Fame. I relatori ONU dicono che l'agricoltura familiare difende le fasce di popolazione a rischio di malnutrizione. Le multinazionali invece promettono che gli Ogm salveranno il mondo dalla fame. In paesi come l'Argentina o il Brasile la soia Gm ha spazzato via produzioni come patate, mais, grano e miglio su cui si basa l'alimentazione. Altra cosa invece il disinteresse, o la scarsa attenzione, nei confronti dei problemi idrogeologici del territorio. Un territorio mal gestito restituisce, prima o poi, il risultato di questa

mancata attenzione sotto forma di frane o alluvioni. Ormai non si contano più le catastrofi ambientali prodotte in molte parti del globo ma, volendoci limitare al nostro territorio, il che già non è cosa da poco, stiamo vivendo momenti veramente drammatici. Cosa provoca tutti questi fenomeni naturali lo sappiamo benissimo a meno che non si voglia nascondere la testa sotto la sabbia, come gli struzzi, comportandoci da perfetti incoscienti. Sappiamo perfettamente che disboscare la montagna e la collina provoca determinati fenomeni ma continuiamo a tagliare piante e desertificare l'ambiente. Sappiamo che costruendo nell'alveo dei torrenti o dei fiumi, prima o poi, si finisce per essere sommersi dalle acque che si riprendono quanto noi, incoscientemente abbiamo sottratto. Sappiamo che scaricare prodotti inquinanti nel terreno provoca l'inquinamento delle acque di falda ma noi preferiamo sprecare milioni di euro per tentare di rendere meno pericolose quelle acque fetide, spesso senza riuscirci (ogni riferimento all'inquinamento da cromo esavalente a Spinetta M.go è voluto e non casuale). Sappiamo una infinità di cose, ma l'unica cosa che dovremmo stamparci bene in mente, e che continuiamo ad ignorare da perfetti imbecilli, è quella relativa ad un più corretto uso di quella sfera che gira nell'Universo, e che identifichiamo con il nome di Terra. Ci stiamo comportando né più, né meno, come quel tizio che inizia a segare il ramo dell'albero su cui si trova seduto malgrado lo avvisino della stupidità di quanto sta facendo. E' naturale che sarà destinato a cadere ma lui continua imperterrito a segare..ecco, noi ci comportiamo nello stesso modo. Se non si tratta di stupidità, trovate voi il termine più appropriato!


IL SENSO DELLA TERRA di Massimiliano Grigolato

Il termine terra, seguendo un antico itinerario etimologico-filosofico, può esser inteso come “elemento” della struttura materiale dei corpi, o come “natura” nella totalità delle sue forze generatrici. Nella prima accezione, la terra-elemento non è mai stata considerata il principio delle cose, senza dubbio a causa della sua pesantezza e della sua staticità. Essa appare sempre nel ciclo delle trasmutazioni materiali come l’estremo limite opposto della luce e del fuoco. E’ con il filosofo greco Empedocle che essa diventa “radice”, e si pone accanto a quelli che già l’astrologia babilonese considerava i quattro elementi primordiali (con acqua, aria e fuoco); appellata Aidoneus, in questa forma essa resterà da allora in tutta la storia del pensiero scientifico sino agli albori della età moderna. Con Platone, in particolare, essa assume la forma geometrica di cubo,cioè del solido a sei facce e otto angoli, che pare il meno suscettibile di spostamenti e accelerazioni, a riprova dell’accostamento alla succitata idea di stabilità. In Aristotele essa sarà poi lo stato freddo-secco della materia, al posto più basso della scala degli elementi dotata del movimento naturale dall’alto al basso; come Physis, essa è il centro

Adam’s Travel di Laura, Rosalba, Toni

Novi Ligure Via Municipio, 22/24 tel. 0143 322065 0143 323709 0143 314558 Fax 0143 314635

immobile dell’universo (e ci resterà sino alla rivoluzionaria teoria del buon Niccolo Copernico, con qualche intuizione – pagata a caro prezzo – del nostro Giordano Bruno). Saranno proprio gli alchimisti a relegare tale “elemento” ad un ruolo di secondo piano; vaste dovevano essere invece le risonanze della terra-physis nella letteratura, e nella psicanalisi del novecento… E’ però nella seconda accezione, la Terranatura, che il termine ricorre più di frequente nei racconti mitologici delle origini, basti pensare ai molti nomi che assume (Gea, Demetra, Physis…) e quanto essa sia onorata in numerosi culti, personaggio come detto di una ricca cosmogonia, ove la Terramadre è associata al Cielo in una solenne sinergia cosmica, sorgente inesauribile delle forme viventi. Troppo vasto il campo, troppo presuntuoso poter affrontare in così poco spazio tutto lo scenario che si apre dopo questa introduzione al termine; da coordinate per così dire “verticali”, ossia di congiunzioni astrali fra terra e cielo… allora sarà di altri “pezzi” su questo stesso numero che state sfogliando, e con maggior sapienza, che si parlerà della dimensione “orizzontale”, della globalizzazione che forse per la prima volta

dà una reale dimensione planetaria al nostro essere cittadini tutti, di questa Terra… delle contraddizioni fra visioni globali e localismi, fra pensare in grande con i famosi battiti di farfalla cinese e un assoluto bisogno di sapere cosa accade, qui e ora… E alla maniera di Nietzsche ritrovare “il senso della terra”, in una accezione che ridà forza, dignità a questo termine, perché la visione greca, l’idea che accompagna la terra è di pesantezza, di concretezza, di radici che devono ancorarci forte, ma che oggi si protendono anche verso il futuro, se è vero che qualche astrofisico azzarda che entro 20 anni saremo forse in grado, grazie alle tecnologie del dopo radiotelescopi, di trovare nell’universo conoscibile, oltre il sistema solare, un’altra “terra”. Sì, un pianeta che, per la legge dei grandi numeri (con tutti quelli che ci sono…!) saprà fornirci le stesse condizioni di accoglienza e sopravvivenza, anche se il “paradosso di Fermi” ci dice che non è scontato che ci siano anche altre forme di vita, e comunque andare oltre le nuove colonne d’Ercole per cercare altre terre… per ora il viaggio si chiude qui, forse è meglio stare “coi piedi per terra”…


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La vita senza limiti La morte di Eluana in uno Stato di diritto

Beppino Englaro, Adriana Pannitteri La vita senza limiti La morte di Eluana in uno Stato di diritto Rizzoli - pp. 196 - €. 17

E’ passato poco più di un anno dalla morte di Eluana Englaro. Un anno in cui il padre Beppino si è fatto testimone della storia di sua figlia e della sua famiglia, raccontando con conferenze e incontri pubblici le ragioni che l’hanno spinto a chiedere la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiale per Eluana. E’ in quest’ottica che si inserisce “La vita senza limiti”, libro scritto da Englaro in coppia con la giornalista Adriana Pannitteri. Un libro che è un atto d’amore per la figlia e per il suo desiderio di libertà. Una testimonianza scritta che non cede al sentimentalismo, ma racconta con minuzia le tappe di una vicenda umana prima e giudiziaria poi: dall’incidente d’auto del 1992 alle fasi

della lunga battaglia legale durata nove anni e culminata con la sentenza della Cassazione del novembre 2008, che autorizzava la sospensione dei trattamenti per Eluana. Una sentenza di cui il Governo ha tentato in tutti i modi di bloccare l’applicazione: con l’atto di indirizzo del Ministro Sacconi e, successivamente, con un tentato decreto d’urgenza. Ne è seguito lo spropositato scontro istituzionale che tutti abbiamo avuto modo di vedere e che non è il caso di ripercorrere in queste righe. Ci basterà ricordare che la storia di Eluana è uscita dalla dimensione privata per assumere i connotati del simbolo. Per i laici è diventata il simbolo della libertà di scelta e di cura. Per i cattolici e le gerarchie ecclesiastiche si è trasformata in un simulacro della vita da difendere ad ogni costo. Per una classe politica cinica è stata solo il pretesto per innescare un nuovo braccio di ferro tra poteri dello Stato, col contorno di velleità di riscrivere la Costituzione. In mezzo a tutto questo è rimasta la storia di una famiglia distrutta dagli eventi: da un incidente d’auto e da una vita impossibile da recuperare. In mezzo è rimasta Eluana, imprigionata per diciassette anni in un limbo di non vita e non morte. Una vita senza limiti, resa possibile dalla tecnologia e dalla scienza, ma che della vita non ha nulla, se non un mero funzionamento degli organi vitali in quello che la medicina chiama “stato vegetativo permanente” In mezzo è rimasta la dignità di Beppino Englaro che, nel corso dei lunghi passati accanto alla figlia, ha abbandonato il lavoro e si è gettato nei codici per portare avanti, con la forza del diritto e della legalità, una battaglia in difesa di un principio semplice quanto dirompente: la libertà per i cittadini di poter scegliere a quali cure essere sottoposti. Nelle pagine del libro si dipana la testimonianza lucida di un uomo che non intende autocommiserarsi, ma che ritiene semplicemente di aver agito nel giusto e nel rispetto della volontà e del desiderio di libertà della figlia. Una libertà, del resto, sancita dalla Costituzione.

E’ l’art. 32, infatti, a dichiarare che: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Per Englaro non si tratta di imporre per legge la sospensione della nutrizione e dell’idratazione artificiali. Si tratta di consentire a chi non le vuole di potervi rinunciare. Si tratta di consentire ai cittadini di poter firmare un pezzo di carta chiamato testamento biologico in cui dichiarare se, in caso di coma irreversibile clinicamente accertato, si voglia essere sottoposti ad accanimento terapeutico o no. Perché è di accanimento che si sta parlando. Come definire altrimenti una vita artificiale e priva di coscienza, resa possibile da un sondino nasogastrico? Englaro lo ribadisce nelle pagine del suo libro, quando definisce il paziente non solo “un corpo su cui accanirsi con tutte le pratiche rianimatorie possibili, ma come una persona nella sua interezza”. Un’interezza che non può più esistere in uno stato vegetativo permanente. Un’interezza, una pienezza della vita che Eluana aveva dichiarato ai genitori di non essere disposta a perdere. Ed è la stessa sentenza della Cassazione a confermare tale impostazione, quando evidenzia “l’ inconciliabilità della concezione di Eluana sulla dignità della vita, con la perdita totale e insuperabile delle proprie facoltà motorie e psichiche e con la sopravvivenza solo biologica del suo corpo in uno stato di assoluta soggezione all’altrui volere, tutti fattori che appaiono prevalenti su una necessità di tutela della vita biologica, in sé e per sé considerata” E’ una visione che cozza contro la difesa della vita ad ogni costo e in senso astratta propugnata dai cattolici più oltranzisti, dalle gerarchie ecclesiastiche e da quei politici ansiosi di compiacerle. Ma è una visione condivisa da ampi strati della società civile e da moltissimi cattolici che non si riconoscono nelle posizioni delle gerarchie. E sarebbe ora che la politica ne tenesse conto.


Conversazione con

Beppino Englaro E’ passato poco più di un anno dalla morte di Eluana Englaro. Un anno in cui il padre Beppino si è fatto testimone della storia di sua figlia e della sua famiglia, raccontando con conferenze e incontri pubblici le ragioni che l’hanno spinto a chiedere la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiale per Eluana. E’ in quest’ottica che si inserisce “La vita senza limiti”, libro scritto da Englaro in coppia con la giornalista Adriana Pannitteri. Un libro che è un atto d’amore per la figlia e per il suo desiderio di libertà. Una testimonianza scritta che non cede al sentimentalismo, ma racconta con minuzia le tappe di una vicenda umana prima e giudiziaria poi: dall’incidente d’auto del 1992 alle fasi della lunga battaglia legale durata nove anni e culminata con la sentenza della Cassazione del novembre 2008, che autorizzava la sospensione dei trattamenti per Eluana. Una sentenza di cui il Governo ha tentato in tutti i modi di bloccare l’applicazione: con l’atto di indirizzo del Ministro Sacconi e, successivamente, con un tentato decreto d’urgenza. Ne è seguito lo spropositato scontro istituzionale che tutti abbiamo avuto modo di vedere e che non è il caso di ripercorrere in queste righe. Ci basterà ricordare che la storia di Eluana è uscita dalla dimensione privata per assumere i connotati del simbolo. Per i laici è diventata il simbolo della libertà di scelta e di cura. Per i cattolici e le gerarchie ecclesiastiche si è trasformata in un simulacro della vita da difendere ad ogni costo. Per una classe politica cinica è stata solo il pretesto per innescare un nuovo braccio di ferro tra poteri dello Stato, col contorno di velleità di riscrivere la Costituzione. In mezzo a tutto questo è rimasta la storia di una famiglia distrutta dagli eventi: da un incidente d’auto e da una vita impossibile da recuperare. In mezzo è rimasta Eluana, imprigionata per diciassette anni in un limbo di non vita e non morte. Una vita senza limiti, resa possibile dalla tecnologia e dalla scienza, ma che della vita non ha nulla, se non un mero funzionamento degli organi vitali in quello che la medicina chiama “stato vegetativo permanente”

In mezzo è rimasta la dignità di Beppino Englaro che, nel corso dei lunghi passati accanto alla figlia, ha abbandonato il lavoro e si è gettato nei codici per portare avanti, con la forza del diritto e della legalità, una battaglia in difesa di un principio semplice quanto dirompente: la libertà per i cittadini di poter scegliere a quali cure essere sottoposti. Nelle pagine del libro si dipana la testimonianza lucida di un uomo che non intende autocommiserarsi, ma che ritiene semplicemente di aver agito nel giusto e nel rispetto della volontà e del desiderio di libertà della figlia. Una libertà, del resto, sancita dalla Costituzione. E’ l’art. 32, infatti, a dichiarare che: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Per Englaro non si tratta di imporre per legge la sospensione della nutrizione e dell’idratazione artificiali. Si tratta di consentire a chi non le vuole di potervi rinunciare. Si tratta di consentire ai cittadini di poter firmare un pezzo di carta chiamato testamento biologico in cui dichiarare se, in caso di coma irreversibile clinicamente accertato, si voglia essere sottoposti ad accanimento terapeutico o no. Perché è di accanimento che si sta parlando. Come definire altrimenti una vita artificiale e priva di coscienza, resa possibile da un sondino nasogastrico? Englaro lo ribadisce nelle pagine del suo libro, quando definisce il paziente non solo “un corpo su cui accanirsi con tutte le pratiche rianimatorie possibili, ma come una persona nella sua interezza”. Un’interezza che non può più esistere in uno stato vegetativo permanente. Un’interezza, una pienezza della vita che Eluana aveva dichiarato ai genitori di non essere disposta a perdere. Ed è la stessa sentenza della Cassazione a confermare tale impostazione, quando evidenzia “l’ inconciliabilità della concezione di Eluana sulla dignità della vita, con la perdita totale e insuperabile delle proprie facoltà motorie e

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psichiche e con la sopravvivenza solo biologica del suo corpo in uno stato di assoluta soggezione all’altrui volere, tutti fattori che appaiono prevalenti su una necessità di tutela della vita biologica, in sé e per sé considerata” E’ una visione che cozza contro la difesa della vita ad ogni costo e in senso astratta propugnata dai cattolici più oltranzisti, dalle gerarchie ecclesiastiche e da quei politici ansiosi di compiacerle. Ma è una visione condivisa da ampi strati della società civile e da moltissimi cattolici che non si riconoscono nelle posizioni delle gerarchie. E sarebbe ora che la politica ne tenesse conto.

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Quanto ci tenete alla terra? Quanto siete attenti a proteggerla ? a cura di Maria Grazia Caldirola 1) Per te fare più cose in una volta è: a) indispensabile b) vorresti ma non lo fai c) ti rassegni d)neanche morto 2) I tuoi cibi preferiti: a) piccanti e salati b) etnici c) frutta e verdura d) dolci 3) Devi usare la panna per un piatto e non ne hai: a) chi vuoi che se ne accorga b) usi il latte c) cambi ricetta d) esci a comprarla 4) La tua giornata ideale: a) frenetica, piena di impegni b) shopping e aperitivo in centro c) finisce con una serata al cinema o a teatro d) pranzo con la famiglia e serata a due 5) Cosa c’è nel tuo guardaroba: a) Un po’ di tutto b) L’ultima moda c) Cose fantasiose ed etniche d) Capi classici e sportivi 6) Le tue foto: a) Creative ma incasinate b) Ci sei spesso tu c) Artistiche d) Perfettamente catalogate 7) Devi partire ed è rimasto in frigo un pezzo di formaggio: a) lo butti b) lo lasci in frigo c) ci fai un sandwich e lo porti con te d) lo metti nel freezer avvolto nella stagnola 8) Il tuo pittore preferito: a) Van Gogh b) Chagall c) Monet d) Caravaggio 9) La tua ultima vacanza: a) A sciare sulle Alpi b) Una crociera c) In una grande città straniera d) In un agriturismo 10) La tua auto si guasta: a) Cerchi di trovare il guasto e di ripararlo b) chiedi un passaggio c) telefoni a un amico d) chiami il carro attrezzi 11) Quando getti la spazzatura, stai attento al riciclo ? a) Non sempre, purtroppo vivo di corsa b) Ma certo c) A dire il vero no, tanto non se ne accorge nessuno 10

12) Prima di buttare via qualcosa, controlli se è possibile ripararla ? a) Ma figurati, non ho mica tempo da perdere b) Dipende, se è un prodotto costoso c) Sì, non mi piace lo spreco 13) Sei capace di riutilizzare gli avanzi in cucina ? a) Certo, e mi diverto anche cucina creativa b) No, gli avanzi si buttano, possono essere pericolosi per la salute c) Cerco di non avanzare niente 14) Quando fai la spesa stai attento a comprare prodotti di stagione ? a) Non ci bado, compro quello che mi attira b) Qualche volta c) Sempre, sono più sani e costano meno

Risultati: da 21 a 28 : “Protettore del pianeta” – Complimenti ! Sei una persona attenta e responsabile, molto informata e civilmente impegnata. Sono quelli come te che ci fanno sperare per il futuro. Da 10 a 20 : “Volonteroso ma distratto” – Sei sulla buona strada, ma dovresti impegnarti un pochettino di più. Piccole attenzioni nella vita di tutti i giorni possono fare molto, e il buon esempio è importante. Da 0 a 9 : “Inquinatore” – Sciupone e allegrone, vero ? Peccato che di terra ne abbiamo una sola, diventiamo sempre più numerosi e le risorse naturali non sono infinite. Speriamo che ti venga voglia di riflettere un po’ di più e cambiare almeno parzialmente le tue abitudini.

Punteggi : 1) a0, b2, c1 2) a0, b2, c1 3) a1, b0, c2 4) a2, b1, c0 5) a0, b2, c0 6) a2, b0, c0 7) a0, b2, c1 8) a2, b2, c0 9) a0, b1, c2 10) a2, b1, c2 11) a0, b2, c0 12) a0, b1, c2 13) a2, b0, c1 14) a0, b1, c2 MOVÍDAlife - n°16 - MARZO 2010

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Lo ammetto. Non è decisamente un’operazione facile parlare di un argomento come questo. Il rischio principale è quello di perdersi in un enunciazione sistematica di tutti i popoli senza terra dalla diaspora degli ebrei in poi. E allora finiremmo con il parlare dei curdi, dei saharawi, dei sioux, degli apache, dei seminole, degli indios dell’America Latina, dei tibetani e via elencando. Il nocciolo della questione, infatti, è molto semplice: i cosiddetti “popoli senza terra” sono una costante della storia dell’umanità, recente e passata. Il motivo è lo stesso che spinge gli esseri umani a massacrarsi tra loro dalla preistoria ad oggi: popoli più numerosi, più avanzati tecnologicamente, meglio armati o meglio nutriti sottraggono ad altri, oggettivamente più deboli, porzioni di territorio. Il tutto per mezzo di invasioni, colonizzazioni e deportazioni. Caso esemplare è quello degli ebrei, privi per secoli di una terra dopo la lunga diaspora seguita alla distruzione del Tempio di Gerusalemme ad opera dei Romani nel 70 d.C. , una diaspora che ha rischiato di concludersi nel modo più tragico con lo sterminio totale programmato dai nazisti. Se si parla di popoli senza terra è impossibile non pensare, inoltre, a quanto accaduto con la conquista delle Americhe, dove i popoli che per migliaia di anni hanno abitato il continente sono stati decimati e relegati ai margini della storia. Sono solo esempi per ricordarci che sulla terra e per la terra si sono compiuti i massacri più orrendi e i crimini più odiosi. Terre promesse, terre sante, terre degli antenati, frontiere, terre da civilizzare, terre da evangelizzare, terre da conquistare o da riconquistare, spazi vitali e patrie assortite, spesso più o meno mitiche. Pretesti e schermi ideologici per giustificare guerre e pulizie etniche, in nome di un qualche dio, della purezza della razza o, a volte, di entrambe le cose mischiate insieme. Onestamente ho sempre provato un certo fastidio nell’ associare la parola terra alla parola popolo. Mi fa tornare alla mente la famigerata espressione blut und boden, sangue e suolo, usata dai nazisti per celebrare il legame del popolo germanico con la propria terra. Un legame che si pretende

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mistico, panteistico, biologico: quasi che il sangue e il codice genetico di un insieme (più o meno omogeneo) di individui potessero essere impastati con il terriccio, la roccia o l’acqua di un fiume. Una fesseria colossale, se si pensa che le migrazioni e gli spostamenti sono una costante della storia degli esseri umani. Una fesseria pericolosa, però, perché giustifica crimini orrendi. La maggior parte delle guerre inizia adducendo il pretesto che il nemico occuperebbe porzioni di terra un tempo appartenute alla madrepatria. E’ il caso della Guerra del Golfo del ‘90-‘91, quando Saddam Hussein invase il Kuwait sostenendo che un tempo era territorio iracheno. In altri casi si interviene militarmente in uno Stato

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per difendere “dall’oppressione straniera” una minoranza appartenente alla propria etnia, ma che vive al di là dei confini nazionali (si veda il caso del conflitto tra Russia e Georgia nell’estate del 2008). La difesa o la tutela di minoranze appartenenti alla propria etnia è infatti un ottimo pretesto per giustificare guerre e invasioni. Del resto, come sappiamo, anche Hitler usò il pretesto di tutelare i tedeschi dei Sudeti per invadere la Cecoslovacchia. E siccome la storia degli uomini non è un film in cui i buoni e i cattivi sono nettamente separati, tutti i popoli hanno le loro atrocità da nascondere nel cassetto e tutti hanno prima o poi subito la loro dose di crimini per mano di altri. E’, per esempio, un fatto che gli albanesi del Kosovo


Popoli senza terra e terra senza popolo di Roberto Duca

abbiano subìto persecuzioni e massacri da parte della maggioranza serba, ma è anche un fatto che frange oltranziste come l’UCK abbiano strumentalmente invocato il mito della “Grande Albania” per dedicarsi a loro volta alla pulizia etnica nei confronti dei serbi dopo l’intervento Nato del 1999. Dopo le tragedie del Novecento si sarebbe dovuto imparare qualcosa. Invece, anziché fare pressioni sugli organismi internazionali perché a loro volta incentivino la convivenza delle diverse etnie all’interno dei singoli Stati, la strada maestra seguita da molti capi di governo sembra essere quella di usare la storia come una clava per giustificare politiche aggressive. Anche l’archeologia è una arma politica per conseguire questo scopo. Uno

scavo che riporti alla luce reperti della “propria” civiltà in un territorio conteso con altri popoli o Stati fornisce formidabili argomentazioni per poter rivendicare in via esclusiva quel territorio in quanto connesso da secoli alla storia del proprio popolo, eccetera eccetera. Un esempio di questo è dato dall’uso politico che si fa dell’archeologia a Gerusalemme est, dove l’apertura di siti e scavi serve a giustificare la costruzione di nuovi insediamenti e nuove colonie israeliane a scapito della popolazione palestinese. Ma esempi di questo tipo sono numerosi in tutto il mondo. Spesso, invece, si usano strumentalmente pezzi di storia avulsi dal contesto per creare culti della nazione che non hanno agganci con la realtà. Un esempio?

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Il mito della cosiddetta Padania, regione dai connotati alquanto imprecisati che riunisce tanto le Alpi quanto la Bassa padana e che si vorrebbe popolata dai discendenti dei Celti. Cosa si è fatto in questo caso? Si è preso un fatto storico vero: l’attuale Nord Italia è l’area geografica che, ai tempi dell’antica Roma, veniva chiamata Gallia cisalpina. Era la regione al di qua delle Alpi popolata dai Galli, ossia dai Celti. E questo è un fatto. E’ tuttavia un fatto che, nel corso dei secoli, il Nord Italia è stato attraversato da innumerevoli invasioni e trasferimenti di popoli, come qualunque studente delle elementari può confermare con il sussidiario alla mano: Visigoti, Longobardi, Franchi, eccetera eccetera. Pretendere che gli attuali abitanti del Nord Italia siano Celti è come pretendere che un greco dei nostri tempi, dopo secoli di dominazione turca, appartenga allo stesso ceppo di quelli dei tempi di Pericle. Eppure è su questo genere di pretese che si costruiscono miti nazionali. E non è quindi, a questo punto, azzardato parlare di terre senza popolo. Concludere che la maggior parte degli Stati sono piuttosto delle espressioni geografiche alle quali si cerca in tutti i modi di associare insiemi eterogenei di persone definendoli “popoli”. Cosa ci ha insegnato, del resto, la storia recente dei Balcani? Non è forse stata una terra senza popolo quella Jugoslava che ha riunito per circa cinquant’anni etnie e nazionalità che hanno finito per massacrarsi a vicenda negli anni ’90? Uno Stato che pretendeva di creare una nazione riunendo più nazioni e che, con le spinte centrifughe di quelle nazioni, ha finito per dissolversi. E in quella tragedia che è stata la guerra dei Balcani, ogni nazionalità in causa aveva il suo blut und boden da rivendicare, i suoi legami sacri o storici con la terra da sbandierare, le sue minoranze da difendere o da perseguitare, le sue religioni a benedire i massacri e le sue pulizie etniche da invocare. E forse dovremmo allora farla finita una volta per tutte con stupidi nazionalismi, legami arcaici con la terra, storie patrie e culti dei capostipiti per parlare semplicemente del diritto che tutti i popoli dovrebbero avere di coesistere pacificamente. E’ chiedere troppo?

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Vivicittà

Sport per tutti e rispetto dell'ambiente

L’11 Aprile 2010, il comitato UISP (Unione Italiana Sport Per tutti) di Alessandria, con il patrocinio del Comune e della Provincia di Alessandria, (www.uispalessandria.it) parteciperà all’organizzazione della manifestazione podistica nazionale VIVICITTA’ UISP (www.uisp.it/vivicitta ), che coinvolge contemporaneamente città italiane e nel mondo in pressoché tutti i continenti. Integrazione e multiculturalità saranno i temi trainanti di Vivicittà 2010, che è giunta alla XXVII edizione, e che, come sempre é caratterizzata dalla chiave ambientale. L’obiettivo principale è affiancare alla cultura dello “sportpertutti” la cultura dello sviluppo sostenibile, prendendo in considerazione le manifestazioni sportive anche da un punto di vista dei possibili impatti ambientali che la loro organizzazione comporta. Questo progetto analizza gli impatti ambientali della manifestazione podistica VIVICITTA’ impostando procedure volte alla loro riduzione, e vuole fornire indicazioni significative per creare un modello facilmente replicabile. Inoltre, in questa ottica lo “sportpertutti” è importante veicolo di diffusione della cultura dello sviluppo sostenibile nei confronti degli sportivi, del pubblico e delle istituzioni che ospitano, patrocinano o sponsorizzano la manifestazione. Ai partecipanti infatti vengono distribuiti materiali informativi sui temi dello sviluppo sostenibile e vengono proposte riflessioni su temi della qualità dell’aria nella città attraverso una mostra allestita presso un apposito gazebo “informambiente” presente al punto di arrivo della corsa. L’analisi ambientale affronta in particolar modo il tema della valorizzazione dell’acqua di

rete, il tema dei rifiuti, quello della mobilità indotta, della qualità dell’aria e quello dei prodotti ecologici. In questa edizione di VIVICITTA’ le stoviglie usa e getta utilizzate, per esempio, non sono di plastica, ma di un materiale biodegradabile originato dall’amido di Mais. Ai partecipanti viene distribuita l’acqua durante il percorso non nelle bottiglie, ma in bicchieri di questo materiale. Durante la manifestazione viene effettuata la raccolta differenziata dei rifiuti, non solo presso i punti di partenza ed arrivo, ma chiedendo ai partecipanti di gettare correttamente i bicchieri forniti nei punti di ristoro in appositi contenitori posti lungo tutto il percorso. Interventi e convenzioni vengono attivate per incentivare i partecipanti all’utilizzo del mezzo pubblico e della bicicletta per recarsi alla manifestazione. La gara podistica competitiva internazionale si svolge in contemporanea su percorsi di 12 km. compensati con partenza presso la Cittadella di Alessandria alle ore 10,30 e tocca zone limitrofe al fortino militare con arrivo all’interno. E’ previsto inoltre un percorso non competitivo su una distanza notevolmente ridotta circa 3,5 km di alto valore storico e culturale che passa per i bastioni della Cittadella e termina con un giro interno durante il quale tutti i cittadini possono osservare da vicino uno dei fortini più importanti del mondo e sicuramente il primo in Italia. Viene garantito il servizio navetta da piazza Garibaldi. Per informazioni aggiornate si può consultare il sito www.uispalessandria.it .

Il Festival Blues di Moncalvo ha un volto argentino. L’Associazione Rinnovamento 2000 in collaborazione con il Comune di Moncalvo organizza da 20 anni il BLU NOTTI BLUES, importante rassegna allestita nel versante astigiano del Monferrato. Per tale occasione hanno deciso di editare un DVD con il concerto registrato nel 2008 dal bluesman argentino Gabriel Delta e i suoi bi-continentali Hurricanes ovvero il fratello Fernando El Conejo alla batteria, accompagnati da Andrea Garavelli al basso e Fabrizio Trullu alle tastiere. Gabriel dal suo arrivo in Italia ha realizzato più di 500 concerti, portando la sua musica per tutta la penisola. Si tratta della sua terza partecipazione a questo Festival, unico artista a ripetersi per due anni di seguito. La band propone un potente show di Blues latino dove si può apprezzare una vera miscela di ritmi, proposta con stile e padronanza. Gabriel fa del Blues il suo linguaggio per comunicare nel mondo della musica, questo sia con brani propri, in spagnolo ed inglese, oppure riproponendo originali versioni dei "classici". La sua musica è stata presentata ed apprezzata in Argentina, Brasile, Messico, Cuba, Germania, Canada, Italia, Spagna, Francia, Belgio, Olanda, Austria,Norvegia, Polonia e USA, consacrandolo così come uno dei pochi esponenti attuali del blues Latinoamericano. All’interno del DVD troverete la presentazione ufficiale del Festival (dove hanno suonato da B.B.King ai migliori esponenti del panorama musicale italiano), la

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presentazione del Sindaco e dell’Assessore alla Cultura, e un interessante documentario sotto il nome di “Newen con foto“, dove si possono apprezzare immagini delle comunità aborigene Argentina in un lavoro realizzato per la Associazione della Gioventù Indigena che ha nominato Gabriel Delta membro onorevole per la sua collaborazione. Parte del ricavato dalla vendita dei suoi cds è destinato ad aiutare diversi progetti per la protezione delle comunità aborigene Argentina, di cui alcune a rischio d’estinzione. Per maggiore informazione: simeo.at@virgilio.it - www.bluenottiblues.it Gabriel Delta & The Hurricanes: booking@gabrieldelta.com - www.gabrieldelta.com Scheda Tecnica: BLUE NOTTI BLUES 20 Anniversario Editato per Associazione Rinnovamento 2000, Comune di Moncalvo in collaborazione con il CSV Asti. Registrato da: SOUND LIVE SERVICE. Alex Migliaccio/Paolo Morello On Stage: Roberto Bassetti Video e Montaggio: Roberto e Paola Poletti Mixed: Kmp Castle Studios Paolo Baltaro

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Movies

a cura di Lucio Laugelli

Soddisfazione. Questa è la prima parola che mi viene in mente pensando al cinema mondiale degli ultimi mesi. Esagerato penserete voi. E invece no! Sarà anche un volere andare in direzione ostinata e contraria (per citare il sempreverde Fabrizio De André) ma forse sono un po’ esausto di tutta quella grande schiera di critici perennemente scontenta; sempre pronta a cercare, in modo esasperante, il lato negativo di un film anche quando non c’è, o anche quando, semplicemente, è sovrastato dagli aspetti positivi che lo rendono un ottimo lungometraggio. Per la prima volta, dopo tante edizioni, mi ritrovo d’accordo persino con la premiere degli Oscar: “Avatar” (il fumettone per cervelli piatti o nerd del cinema) di James Cameron è stato clamorosamente (e inaspettatamente) sconfitto dal ben più meritevole “The hurt locker” della Bigelow (guarda caso proprio l’ex moglie di Cameron) che si è aggiudicato le statuette più prestigiose e significative.

Christian De Sica (attore sopraffino per chi scrive ma purtroppo quasi sempre impiegato nei dannati cinepanettone dei Vanzina) ha finalmente scelto di interpretare un ruolo a lui congeniale: il protagonista de “Il figlio più piccolo”, l’ultimo lavoro di Pupi Avati girato tra Bologna e Roma. Finalmente questo bravo attore ha messo da parte il portafoglio (è meglio non provare neanche ad immaginare quanto, tra la campagna pubblicitaria Tim e i già citati film di Natale, guadagni) e si è buttato in una produzione interessante (il film non è il massimo, ma scorre bene e vedere De Sica in altre vesti vale, da solo, il prezzo del biglietto). Poi c’è Martin Scorsese. E qui dopo le piccole soddisfazioni appena elencate arriva la grande soddisfazione: Shutter Island! Fin dai primi fotogrammi lo spettatore viene scaraventato in un ambiente livido e plumbeo popolato da figure enigmatiche e da incubi terribili.

L’occhio di Scorsese è spietato e rende paranoico chi segue le vicende di Shutter Island: la fase onirica (i sogni di DiCaprio) sono girati con maestria senza cadere nel già visto (al contrario del Peter Jackson di Amabili Resti - ultimo suo film, uscito a febbraio - che è la saga del già visto quando affronta il tema dell’aldilà: un sacco di effetti costosissimi per un risultato, a volte, imbarazzante). Scorsese invece non sbaglia un’inquadratura, un colpo di scena e le vicende si snodano in maniera meccanica, adrenalinica spazzando via ogni certezza nel pubblico. Una parte della critica (E TE PAREVA!) chiede di più al regista newyorkese. Non mi trova concorde. Andatelo a vedere! Scale a chiocciola che salgono verso verità disarmanti. Scogliere a strapiombo sul mare. Il nazismo e l’olocausto che non riusciamo a cancellare. Incubi da cui è un sollievo fuggire. Un mare in tempesta che non si ferma mai. Shutter Island.

IL TUO FUTURO HA BISOGNO DI CERTEZZE

Committente responsabile: STEFANO LOVELLI

E LE Z ION I R EG IONALI 28-29 MAR ZO 2010

ROCCHINO MULIERE IN REGIONE CON MERCEDES BRESSO PRESIDENTE MOVÍDAlife - n°16 - MARZO 2010

www.rocchinomuliere.it anche su

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Marzo

POST-IT Martedì 23 Punti di vista - Acqui Terme - Teatro Ariston -Spettacolo di danza moderna ispirato a "La vita al contrario" di Woody Allen, presentato da Gruppo KaleidosBalletto di Moncalieri. Coreografie di Elisa Massaro. Inizio alle 21.15.

Le Cose - Casale M.to - Circolo Pantagruel - Corto teatrale presentato dalla compagnia teatrale "Maniaci d'Amore". Racconto sulla paura di relazionarsi con il mondo, in cui i due personaggi protagonisti non escono succubi della casa despota. Alle 21.

Sottobanco - Casale M.to - Teatro Municipale - Spettacolo di Domenico Starnone a cura dei "I Magi", Compagnia del Teatro della Cometa con Gaia De Laurentiis e Felice Della Corte. Inizio alle 21.

Ti sveglio ? - Novi Ligure - Teatro Paolo Giacometti - Spettacolo della Compagnia Teatrale Blogal, un dialogo a due tra frasi alterne di ironia e sarcasmo beckettiano. Inizio alle 21.

Corso di cucina golosa... ma preventiva - La Nutrizione come partecipazione al ben essere - Ovada - Incontro con Paolo Bellingeri, medico palliatore, esperto di alimentazione in oncologia. Le lezioni teoriche si terranno nella Sala Coop di Via Gramsci. Quelle pratiche, invece, al Ristorante Grotta di Via San Sebastiano.

Poliziotta per amore - Ovada - Cinema Teatro Splendor - Presentazione del libro "Poliziotta per amore", con Beatrice Luzzi e la partecipazione di Nando Dalla Chiesa. Inizio alle 21. La serata sarà l'occasione per fare un bilancio a caldo della XV giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime di mafia, svoltasi a Milano il 20 marzo.

Incontriamoci in biblioteca - Gamalero - Biblioteca Civica - Incontro del ciclo "Costruire dialoghi per educare insieme", dal titolo "Tanto tempo fa, quando...". Relatrice la dott.ssa L. Raiteri. Inizio alle 20.45.

Io dico l'Universo - Alessandria Associazione Cultura e Sviluppo - Terra, Luna, Marte finalmente torniamo a casa. Relatore della serata, Giovanni Bignami docente all'Università di Pavia. In collaborazione con il Gruppo Astrofili Galileo. Inizio alle 19.

Notwist - Torino – Hiroshima. Mercoledì 24 Sottobanco - Casale M.to - Teatro Municipale - Spettacolo di Domenico Starnone (realizzato da "I Magi", Compagnia del Teatro della Cometa) con Gaia De Laurentiis e Felice Della Corte. Inizio alle 21. La commedia dell'amore - Jack e Jill Tortona - Teatro Civico - Spettacolo di Jean Martin, prodotto da Fondazione del Teatro Stabile di Torino - Acti Teatri Indipendenti. La regia di Beppe Rosso. Inizio alle 21. Eccellenza Energetica - Novi Ligure Museo dei Campionissimi - Convegno su temi riguardanti il risparmio energetico e il rispetto dell'ambiente, quali il fotovoltaico, la casa passiva, i serramenti ad alte prestazioni, le pompe di calore e la certificazione energetica. Giovedì 25 Jazz in Moleto - Moleto - Cave di Moleto - Esibizione del Maurizio Vespa Trio. Maurizio Vespa al vibrafono, Chicco Accornero alla batteria e Michele Anelli al contrabbasso. Inizio alle 22. Italiani a Barcellona - Acqui Terme Movicentro - Incontri musicali con Lu Colombo e Yo Yo Mundi. Recital di Juan Isaac e Mauro Pagani, presenta Xavier Pintanel. Inizio alle 21. Tutti per un libro, un libro per tutti Alessandria -Biblioteca civica - sala Bobbio - Gruppi di lettura in biblioteca per tutti coloro che amano la lettura e desiderano confrontarsi con altri lettori per commentare e condividere pareri e opinioni sui libri letti. L'audacia dell'amore - Novi Ligure Biblioteca Civica - via Marconi - Proiezione del film di M. Carpio organizzata dalla Comunità di S.Egidio per il 42esimo anniversario. Inizio alle 17.30. Tokio Hotel - Torino – Mazda Palace. Arm on Stage - Milano – Ragoo. Terje Nordgarden - Mezzago (MI) – Bloom. Saba - Torino, Sala Espace. Venerdì 26 Enrico Ruggeri - La Ruota - Alessandria - Teatro Comunale - Concerto di Enrico Ruggeri che festeggerà i suoi 30 anni di carriera con uno spettacolo che prevede una grande ruota elettronica, che servirà a scegliere i pezzi da eseguire. Inizio alle 20. 45.

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Federico Fellini, nulla si sa, tutto si immagina - Acqui Terme – Palazzo Robellini - Proiezione di “La dolce vita” a cinquanta anni dall’uscita nelle sale, introduce il Prof. Marco Salotti, docente di storia e critica del cinema all’Università di Genova. Ingresso libero, inizio alle 21. Festa del Gelsomino 2010 - Silvano d'Orba - Villa Bottaro - Serata di intrattenimento musicale e danzante, organizzata dall'Associazione Vela. Ingresso gratuito. Inizio alle 19. Le origini del Melodramma - Bosco Marengo – Complesso Monumentale Santa Croce - Conferenza dal titolo le origini del Melodramma: come e perché nasce l’opera lirica. Inizio alle 21. Star Wars in concert - Assago (MI) Mediolanum Forum. Chaos Physique + Lana + Sakee Sed Mezzago (MI) – Bloom. Rockin’ Contest - Alessandria - Cinema Ambra - Viale Brigata Ravenna. Sabato 27 Concerto "L'ultimo giorno di scuola" - Cereseto - Monferrato Resort Operina composta dal Prof. Dal Vicario dell'istituzione di alta cultura Istituto Musicale "L.Boccherini" di Lucca. A cura del coro degli allievi della scuola media. Inizio alle 15.30.

Permanente del Teatrolab Novi. Inizio alle 21. Rassegna Teatrale Carazzanese - Carezzano - Società Comunale Commedia dal titolo “Natale al basilico” di V. Di Priamo a cura della Compagnia “Lillibo Teatro” di Alessandria. Inizio alle 21.15. Impariamo con i fossili - Ovada Museo Paleontologico Giulio Maini, Via Sant'Antonio - Laboratori organizzati dall'associazione Calappilia per bambini dai 6 agli 11 anni, che insegnano a cercare, riconoscere e classificare i fossili. Inizio alle 16. Il Museo Civico compie 100 anni Casale M.to - Museo Civico Sala delle Lunette - Conferenza dal titolo “Il Museo Civico specchio della cultura figurativa piemontese”, a cura di Giovanni Romano dell’Università degli Studi di Torino. Inizio alle 10.30. AIDO Donazione e trapianto di organi, tessuti e cellule: il ruolo del medico di Medicina Generale - Alessandria – Associazione Cultura e Sviluppo p.za F. De Andrè - Conferenza sui temi: “ La legislazione Italiana in materia di donazione di organi e il ruolo dell’Aido”, “L’esperienza dell’ASO di Alessandria”, “ Il trapianto di fegato: stato dell’arte”, “Aspetti psicologici del ricevente”. Relatori i medici: Orazio Barresi, Franca Bo, Riccardo Bosco, Cristina Calvi, Mauro Cappelletti, Maurizio Fasano, Pietro Gazzaniga, Vincenzo Passatelli, Mauro Salizzoni e Nicoletta Vivaldi. Inizio alle 9. Desinenza in A - Novi Ligure - Biblioteca Civica - Spettacolo "8 donne (a nudo)" di Robert Thomas, presentato da Teatrolab Novi. L'adattamento e regia di Francesco Parise. Inizio alle 21. Cena storico-teatrale - Bosco Marengo – Complesso monumentale Santa Croce - Cena storico- teatrale dal titolo " Le repubbliche Marinare: storie di antichi naviganti". Inizio alle 20. Giornate di Primavera FAI - Acqui Terme - Visite guidate dalle 10.30 alle 16 della città e dei suoi monumenti e del Cimitero Ebraico. Nell'ex Tribunale proiezione di "1888- 1970: storia di un tempio", sulla storia della comunità e la ricostruzione virtuale della Sinagoga distrutta nel 1970, prodotto dall'Istituto Superiore Torre. Novantico - Novi Ligure - Centro città -Mercatino mensile di piccolo antiquariato, collezionismo ed usato, mobili, quadri, oggetti e libri.

Quando il gatto è via… - Bistagno - Teatro Soms - Spettacolo di J. Mortimer e B. Cooke, a cura della Compagnia la Nebbia di Casale. Inizio alle 21.

Giocando si impara - XX edizione - Acqui Terme - Corso Dante - Mercatino del Bambino organizzato dal Gruppo Giovani Madonna Pellegrina, con banchetti di giocattoli, fumetti e figurine allestiti dai bambini delle scuole elementari e medie. Inizio alle 15.

I volontari e... l'Arte - Alessandria - Teatro Parvum - Via Mazzini - Concerto jazz dei "Massimello e Maggiora jazz quartet". Parteciperà anche il chitarrista A. Rapaggi. Inizio alle 21.15.

Fiera del Miele Italiano - Casale Monferrato - Mercato Pavia - piazza Castello – Fiera del miele di tutti i tipi e stand gastronomici con degustazioni di vini. Per i bambini, musica e divertimento con i gonfiabili.

Fubine Ride - Fubine - Casa del popolo - Nel trentennale della morte di Erminio Macario, "Pautasso Antonio esperto di matrimonio", spettacolo di Amendola e Corbucci. Al termine degustazione di specialità piemontesi. Inizio alle 21.15.

Queen Mania - Vignole Borbera - Area 51. Gene Taylor - Mezzago (MI) – Bloom. Lisa Germano + Philip Selway - Torino Spazio 211.

Camminare il Monferrato - Rosignano Monferrato e dintorni - Nuova tappa della camminata in collina, tra valli e cascine, con ritrovo alle 14,30 al Castello di Uviglie e giro di circa 8 km verso frazione Malcasia. Al rientro, previsto per le 17, verrà offerta dal Comune di Rosignano una merenda ai partecipanti, nel cortile di Cascina Montalbano. Sulla strada della Sindone - Tortona Cattedrale - Incontro catechistico-culturale sulla Passione (altare del Crocifisso e reliquia della Santa Croce). Inizio alle 21. Il Museo Civico compie 100 anni - Casale M.to - Museo Civico - In occasione del centenario del Museo Civico di Casale, è in programma alle 15.30 una visita guidata di 45 minuti sul tema “In attesa della Pasqua. Passione e resurrezione di Cristo nelle opere del Museo”, a cura di C. Biani, L. Carrer e B. Corino. Ingresso libero. Alle 16.30 nell'attiguo Chiostro di Santa Croce: concerto del Coro di Casale. Giornate di Primavera FAI - Acqui Terme - Visite guidate dalle 10.30 alle 16. Nello Spazio Movicentro, proiezioni sulla città di Acqui Terme ed i suoi monumenti, con introduzione alla visita guidata al Cimitero Ebraico. Nell'ex Tribunale proiezione di "1888 - 1970: storia di un tempio", sulla storia della comunità e la ricostruzione virtuale della Sinagoga distrutta nel 1970. Visite guidate al Cimitero Ebraico con servizio navetta in partenza dal Movicentro. Raduno Club Alfa Romeo Duetto - Tortona Il Club Alfa Romeo Duetto, rende omaggio al grande campione Fausto Coppi, nel 50° anniversario della sua morte. Circa cinquanta spider partiranno in mattinata alla volta di Castellania, per visitare il paese e le terre che videro protagonista il grande “Airone”. Mercatino degli Sgaientò - Acqui Terme - Corso Bagni - Mercatino per tutta la giornata di antiquariato, artigianato, cose vecchie, francobolli e monete. Fiera delle Palme - Pozzolo Formigaro centro storico - Bancarelle di artigianato con prodotti gastronomici e attrazioni locali. Visite gratuite al castello medioevale della città. Festa di San Giuseppe 9° edizione - Borghetto di Borbera - fraz. Persi Esposizione di animali, trattori d'epoca, macchine agricole, prodotti d'artigianato e prodotti enogastronomici della Val Borbera e delle valli vicine. Fiera del Miele Italiano - Casale Monferrato - Mercato Pavia – P.zza Castello – Fiera del miele di tutti i tipi e stand gastronomici con degustazioni di vini. Per i bambini, musica e divertimento con i gonfiabili. Slayer + The Haunted - Milano – Alcatraz. Melody Gardot - Milano – Conservatorio. Lunedì 29 Slayer + The Haunted - Milano – Alcatraz. Davide Van De Sfroos - Milano - Teatro Ventaglio Smeraldo.

Intorno al 900 - Alessandria - Auditorium Pittaluga via Parma - La vicenda della musica moderna e contemporanea, concerto del Ensemble Jazz del Conservatorio Vivaldi. Ingresso libero, inizio alle 17.

Domenica 28 Il Pipistrello - Casale M.to - Teatro Municipale - Spettacolo realizzato dalla Compagnia Stabile di operette Alfa Folies. Inizio alle 16.

Martedì 30 I Martedì all’Ambra - Alessandria – Cinema Ambra Viale Brigate Ravenna - Spettacolo teatrale “Salomè” di Oscar Wilde a cura della Compagnia Dispari. Storia di un uomo ricco e potente e una bella e capricciosa fanciulla. Inizio alle 21.

Desinenza in A - Novi Ligure - Biblioteca Civica - Spettacolo teatrale di Robert Thomas con adattamento e regia di Francesco Parise, proposto dalla Compagnia del Laboratorio Teatrale

I volontari e... l'Arte - Alessandria - Teatro Parvum - Via Mazzini - Manifestazione con musica e ballo insieme, un pomeriggio musicale aspettando la S. Pasqua con l'orchestra Regala Un Sorriso. Inizio alle 15.30.

La Locandiera, - Novi Ligure - Teatro Giacometti - Rassegna di teatro di base con la commedia di Carlo Goldoni, realizzata dalla Compagnia "Le Belle Bandiere".Inizio alle 21.

MOVÍDAlife - n°16 - MARZO 2010


Aprile Corso di cucina golosa... ma preventiva - La Nutrizione come partecipazione al ben essere - Ovada - Incontro con Paolo Bellingeri, medico palliatore, esperto di alimentazione in oncologia. Le lezioni teoriche si terranno nella Sala Coop di Via Gramsci. Quelle pratiche, invece, al Ristorante Grotta di Via San Sebastiano. Incontriamoci in biblioteca - Gamalero Biblioteca Civica - Incontro dal titolo "Il sogno diventa progetto", relatrici le dott. sse P. Farello e L. Raiteri. Inizio alle 20.45. Momenti ed aspetti di vita e cultura Cappuccina - Novi ligure – Auditorium Biblioteca comunale Via Marconi Conferenza dal titolo “La Quadreria dei Frati Cappuccini di Voltaggio”. Presiede la professoressa di commercio, turismo e professioni Elisabetta Ghezzi. Inizio alle 15.30. Sergio Caputo - Venaria Reale (TO) - Teatro Concordia. Mercoledì 31 Oh Vita... Oh Vita straca - Alessandria - Teatro Comunale - Spettacolo della compagnia dei Legnanesi. Torna la sgangherata famiglia Colombo con uno spettacolo tutto nuovo, rinnovato nella trama, nelle musiche e nei costumi. Inizio alle 20.45. Senza memoria non c'è futuro - Solero - Palestra della scuola - Giornata della memoria in ricordo della lotta partigiana, della deportazione e delle altre tragedie del 20esimo secolo. Inizio alle 10. Giovedì 1 Jazz in Moleto - Moleto - Cave di Moleto - Esibizione del “3 for Chet” composto da M. Dechaud al contrabbasso, F. Reggio alla tromba e M. Currò alla chitarra. Inizio alle 22. I Giovedì letterari - Acqui Terme- Biblioteca civica Via Maggiorino Ferraris -Letture sceniche tratte da un testo di Giuseppe Ungaretti, “Vita di un uomo” a cura di Cecilia Ghelli, Carlo Prosperi, regia di Enzo Roffredo, accompagnamento al pianoforte di Eleonora Trivella. Ingresso libero, inizio alle 21. Modena City Ramblers - Milano - Circolo Magnolia. Samuele Bersani - Milano - Teatro Smeraldo. Lisa Germano + Philip Selway - Milano – Tunnel. Venerdì 2 I Nomadi in concerto - Alessandria - Teatro Comunale - Concerto benefico dei Nomadi, iniziativa di solidarietà per il sostegno della Fondazione Uspidalet – Onlus, inizio alle 21. Ulan Bator - Milano - La casa 139. Lunedì 5 The Heavy - Mezzago (MI) – Bloom.

Teatro Comunale - A oltre dieci anni dalla scomparsa di Fabrizio, il figlio Cristiano, ripercorrerà il repertorio musicale e la storia inedita del padre. Inizio alle 20.45. C'era una volta - Alessandria - Museo Etnografico - Corso mirato alla valorizzazione degli artisti e delle tradizioni locali. Arturo Vercellino presenta "Parole di frontiera nelle poesie di Cassinelle". Inizio alle 17. Vasco Rossi - Torino – Palaolimpico. Giovedì 8 Jazz in Moleto - Moleto - Cave di Moleto Esibizione del Nando de Luca Trio. Nando de Luca al pianoforte, Alberto Malnati al contrabbasso e Paolo Pellegatti alla batteria. Inizio alle 22. Venerdì 9 Incontri sulla sicurezza - Casale M.to - Ex sede Quartiere Oltreponte - Incontro sulla sicurezza nei quartieri dove interverranno il Sindaco, Giorgio Demezzi, l'Assessore alla Sicurezza, Federico Riboldi, il presidente della Commissione Sicurezza, Paolo Cardettini, il Presidente della Consulta Sicurezza, Attilio Ricaldone ed il presidente della Consulta Territoriale, Angelo Giassi. Inizio alle 21. Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra Torino - Spazio 211. Motel Connection - Torino - Hiroshima Mon Amour. Recoil - Milano - Magazzini Generali. Francesco Renga - Torino - Teatro Colosseo. Sabato 10 'n ferragosto d’infern - Bistagno - Teatro Soms - Spettacolo di Luciano Borsarelli, a cura della La nuova Filodrammatica Carrucese. Inizio alle 21. I volontari e... l'Arte - Alessandria - Teatro Parvum - Via Mazzini - Settima edizione della manifestazione con "Sassaroli e Scarp", serata di prosa a cura dell'associazione culturale "Kiwanis". Fubine Ridens - Fubine - Casa del popolo - Omaggio ad Achille Campanile, con "Allegro quanto basta", spettacolo realizzato dalla Compagnia Teatrale Fubinese. Inizio alle 21.15. Fiori d'arancio a merenda - Frassineto Po - Auditorium San Rocco - Commedia comica di Franco Roberto e realizzato dalla "Compagnia Siparietto (LAPS)". Inizio alle 21. La pentola d’oro - Novi Ligure - Teatro Paolo Giacometti – Spettacolo liberamente tratto da Plauto a cura del Laboratorio Teatrale diretto da Francesco Parise e del Teatrolab. Inizio alle 21. Jamboree 2010 - Alessandria - Four bears.

Martedì 6 Vasco Rossi - Torino – Palaolimpico.

Domenica 11 I volontari e... l'Arte - Alessandria - Teatro Parvum - Via Mazzini - Incontri classici, presentati dall'associazione "Chopin" e a cura di Caterina Arzani. Inizio alle 17.

Mercoledì 7 De André canta De André - Alessandria -

Sulla strada della Sindone - Tortona – Chiesa di Santa Maria Canale - Incontro

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catechistico-culturale su La Deposizione, (dipinti del Fiammingo e del Vermiglio). Inizio alle 21. Foreigner - Milano – Alcatraz. Vasco Rossi - Torino – Palaolimpico. Lunedì 12 Tokio Hotel - Assago (MI) – Forum. Vasco Rossi - Torino – Palaolimpico. Yacht - Torino - Spazio211. Francesco Renga - Genova - Politeama Genovese. Martedì 13 I Martedì all’Ambra - Alessandria – Cinema Ambra Viale Brigate Ravenna - Spettacolo “La matematica non è un’opinione” scritto e diretto da Raffaella Porotto. Inizio alle 21. Litfiba - Assago (Mi) - Mediolanum Forum. Mercoledì 14 L'ebreo - Tortona - Teatro Civico - Via Ammiraglio Mirabello - Spettacolo di Gianni Clementi, interprete Ornella Muti, regia di Enrico Maria Lamanna. C'era una volta - Alessandria - Museo Etnografico - Corso mirato alla valorizzazione degli artisti e delle tradizioni locali. "Om da bosh. Tavo burat: poesia e militanza civile" di Albine Malerba. Inizio alle 17. Giovedì 15 Intorno al 900 - Alessandria - Auditorium Pittaluga via Parma - Concerto del Trio Valencia, Ortegas, Parisi, clarinetti e corno di bassetto. Ingresso libero, inizio alle 17. Jazz in Moleto - Moleto - Cave di Moleto Esibizione dell'Alessandro Minetto Trio con Alessandro Minetto alla batteria, Maurizio Battisti al contrabbasso e Paolo Porta al sax tenore. Inizio alle 22. Carmen Consoli - Torino - Hiroshima Mon Amour. Venerdì 16 I volontari e... l'Arte - Alessandria - Teatro Parvum - Via Mazzini - Esibizione degli allievi della prof. "G. Scravaglieri" in "Piano duet... a quattro mani...", concerto della classe di pianoforte che eseguirà brani di autori vari. Inizio alle 21.15.

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XXXI stagione di concerti degli Amici della Musica di Tortona - Tortona - Teatro Civico - Concerto classico “Vocalise – Musica senza parole” a cura dell’Orchestra Classica di Alessandria, dirige Andrea Albertini. Inizio alle 21. Guerra e pace nel XXI secolo Ovada – Sala SOMS - via Piave - Il centro per la pace e nonviolenza “Rachel Corrie”, organizza un incontro dal titolo “Pace e tecnologie appropriate”, rapporto di uno dei maestri dell’ambientalismo e dell’ecologia a cura di Giorgio Nebbia (Università di Bari). A seguire proiezione del film “Terra Madre” di Ermanno Olmi. Inizio alle 18. Modena City Ramblers - Trezzo D’Adda (MI) – Live Club. Vasco Rossi - Torino – Palaolimpico. Sabato 17 I volontari e... l'Arte - Alessandria - Teatro Parvum - Via Mazzini - Prosegue la settima edizione della manifestazione con "La cipolla", commedia tragi-comica di Aldo Nicola. Regia di R. Pierallini. Inizio alle 21.15. Il vizio dell’amore - Bistagno - Teatro Soms - Spettacolo “Il vizio dell’amore” di G. Romagnoli, a cura del Gruppo Teatrale Nove di Canelli. Inizio alle 21. Pulcinella alla ricerca dei... colori Rosignano M.to - Salone Ideal - Spettacolo per tutte le età a cura del Gruppo "Artisti Misti" di Casale. Ingresso gratuito, inizio alle 21. Rassegna Teatrale Carazzanese Carezzano - Società Comunale -Commedia dal titolo “10 chili di focaccia e 4 fette d’anguria” di M. Brusasco a cura della Compagnia Teatrale Fubinese. Inizio alle 21.15. Misurare l'universo. Stelle pulsanti come indicatori di distanza. - Casasco Appuntamento alle 21. Venerdi 23 aprile Cena al Ristorante Torino – via Vochieri, 108 AL Sardegna: l’isola in cucina Dalla romanità ai giorni nostri i piatti più semplici della sua gloriosa storia Per prenotazioni Tel 0131 55752

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Kilometri Zero I prodotti del territorio di Franca Nebbia Vini, olio, arance, olive, fiori di qualità sotto le cupole gialle della Coldiretti fanno bella mostra di sè nel mercatino che ormai tutti i lunedì staziona in corso Crimea, un’iniziativa nata in ottobre e che via via vede un numero sempre maggiore di consumatori cercare "qualità al giusto prezzo". Nonostante la cattiva stagione abbia favorito poco il commercio, gli alessandrini dimostrano di apprezzare i vini di Luigi Gaglione, dell’azienda agricola S. Rocco, che ha pensato, oltre alle bottiglie sfuse, di mettere in vendita box di carta con bottiglie selezionate, un packaging, «utile al trasporto e che va incontro alle esigenze attuali dei consumatori». I bric contengono vino che mediamente costa circa 1 euro al litro, mentre le bottiglie sfuse variano da 3 a 7 euro. Non meno acquisti all’azienda agricola Battisti di Oviglio, i cui salumi rilasciano un profumo delizioso accanto al banco. «Salumi fatti artigianalmente da noi, con i metodi tramandatici da generazioni». Accanto a Battisti il gazebo dell’azienda Civezza di Imperia, specializzata in olio extravergine. Barattoli con biscotti a forma di pupazzi a base di limoni non

trattati e zafferano attirano l’attenzione anche di consumatori più piccoli, come il pane che Civezza definisce "magico" per stuzzicare la curiosità dell’acquirente o la Nigella, un antibiotico naturale. «Buona risposta della gente - commenta Civezza dopo essersi fatti conoscere alla fiera di S. Baudolino e di S. Giorgio, specialmente a confronto con Vercelli che invece risponde poco» I fiori, con tutti i colori più belli dell’inizio di primavera, sono il "prodotto de "la terra di Amanda", di Montegioco, che commercializza anche piantine da orto, fragole, piante aromatiche. «Ovvio che il mio è un prodotto stagionale, ma sono fiduciosa che la gente comprenda la qualità di ciò che portiamo in piazza». Dai fiori alla frutta, in questo periodo soprattutto arance e mandarini dell’Ortofrutta di Sicilia. E’ l’unico esempio, tranne il produttore di Imperia, che non si può considerare a "chilometri zero", nel senso di commercializzare prodotti soprattutto del territorio, ma ovviamente gli agrumi non sono un prodotto che cresce nel Nord Italia. «Abbiamo però solo due passaggi - dice la titolare - da Catania a Castelnuovo Don Bosco e

questo consente al produttore di guadagnare il giusto per quanto produce e al consumatore di avere un prezzo controllato per una qualità garantita, derivante da produzione biologica, di cui può essere sfruttata quindi anche la buccia, per esempio per preparazione di canditi o per preparare marmellate il cui sapore è inconfondible». Prezzi variabili da 80 centesimi a 1 euro e 30. Non è il solo mercatino della Coldiretti per promuovere prodotti garantiti. «L’altro - commentano i vertici della Coldiretti - è quello del terzo sabato del mese in piazzetta della Lega, che i consumatori cominciano a frequentare assiduamente. La garanzia di base è data dalla stragrende produzione biologica e soprattutto da "chilometri zero", cioè prodotti del territorio, la cui filiera corta può essere più facilmente controllata, con una ricaduta positiva anche sui prezzi, perchè meno passaggi, significano meno aggravi di costo. Gli Ogm? Come associazione saremo contrari fin tanto che scientificamente non ci verrà dimostrato che non danneggiano in alcun modo la salute dei consumatori e non danneggiano l’ambiente. Finora queste rassicurazioni non sono giunte da nessuno».

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Books

PASCAL ACOT “CATASTROFI CLIMATICHE E DISASTRI SOCIALI” Ed. Donzelli 2007

JOHNATAN SAFRAN FOER “SE NIENTE IMPORTA, PERCHE’ MANGIAMO GLI ANIMALI ?” Ed. Guanda

a cura di Maria Grazia Caldirola

Un libro scritto un po’ di tempo fa, ma divenuto drammaticamente di attualità. Acot si occupa di storia delle scienze al CNRS di Parigi, e aveva già pubblicato un volume divulgativo sulla questione climatica. Il tema fondamentale di questo ultimo libro è una critica serrata all’attuale modello di sviluppo capitalistico, colpevole secondo lo scrittore di avere accelerato il mutamento del clima, con la complicità di una classe politica troppo miope, arrogante o nei casi peggiori corrotta per prendere provvedimenti efficaci. Il libro si apre con il racconto di una vicenda personale, la morte del padre nell’estate del 2003, ucciso dall’eccezionale ondata di caldo che fece in Francia migliaia di vittime. Si spiega forse così la carica emotiva che percorre le pagine, al di sotto dell’apparente obiettività dei dati che vengono presentati. Secondo Acot non è più possibile perdere tempo, ed è

necessario unire le forze per opporsi “con azioni concrete” alla fatale irragionevolezza dell’attuale dirigenza mondiale. Nel suo argomentare serrato si intrecciano scienze fisiche e sociali, politica ed economia, con l’obiettivo dichiarato di fondare una “ecologia della liberazione”. “Non esistono catastrofi naturali” afferma lo scienziato “ma disastri sociali, provocati cioè dalla negligenza dell’uomo. L’arricchimento progressivo di una parte dell’umanità dimostra che statisticamente sono sempre le popolazioni povere ad essere colpite durante un terremoto o uno tsunami. Sono i bambini che vivono in baracche di lamiera, sono i pescatori che nessuno riesca a raggiungere nei loro villaggi. La lotta alla povertà è senza dubbio il modo più efficace per difenderci dalle cosiddette catastrofi naturali. Anche per questo dobbiamo smettere di credere che si tratti solo di fatalità”.

Un lungo saggio, a metà tra il reportage e la riflessione, sulla violenza che viene perpetrata ogni giorno nei confronti di mucche, polli, maiali e pesci, e sull’ignoranza e l’indifferenza che circondano l’argomento. Lo scrittore americano racconta le motivazioni della propria scelta di diventare vegetariano, il suo rapporto con il cibo come elemento culturale, come abitudine e come fondamento della nostra identità. “E’ vero che la carne è buona, e mangiarla è soddisfacente; ma la mia domanda è: possiamo continuare a mangiarla senza interrogarci e preoccuparci ?” Il libro è il tentativo di trovare risposte a questa domanda, e in effetti di motivi di preoccupazione ne troviamo parecchi, a partire dalla crudeltà degli allevamenti intensivi e dei macelli, all’impatto degli allevamenti sul riscaldamento globale, alla possibile contaminazione delle carni da parte di agenti patogeni dovuti all’uso indiscriminato di antibiotici sugli animali. Il libro si occupa degli allevamenti intensivi da prospettive diverse: il benessere degli animali,

i cambiamenti climatici, i costi economici e sociali della dieta a base di carne. “La mia non è una difesa dell’essere vegetariani – dice l’autore - ma un invito ad essere informati e ad assumersi responsabilità”. “La mia domanda è: ti interessa o no sapere cosa significa mangiare gli animali ? C’è un’enorme ipocrisia e ignoranza a riguardo. Preferiamo non pensare.” E infatti il macello degli animali va di pari passo con la loro spersonalizzazione: si massacra un’intera massa di animali senza considerarli individualmente. “Nell’arco della propria vita gli americani mangiano in media l’equivalente di 21000 animali”. Forse l’aspetto più inquietante del libro è la constatazione che l’impatto degli allevamenti sul cambiamento del clima è estremamente potente: si tratta della causa principale di riscaldamento globale. A riprova che rispetto degli animali e difesa dell’ambiente sono due facce della stessa medaglia.

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Nuove sensazioni al Ristorante Torino Il ristorante TORINO rivive una nuova vita con MICHELE e ANDREA gli attuali proprietari e gestori, che hanno saputo dare nuova linfa a questa insegna della ristorazione cittadina. In tre anni della loro conduzione il ristorante propone una cucina schietta di sapori, profumi e tradizioni del territorio e mediterranei conquistando il palato di molti clienti che si affidano a loro per un pranzo di lavoro, cene intime, conviviali e a tema affiancati con il menù à la carte che viene cambiato ogni sei settimane. Meta preferita da molte persone che hanno delle intolleranze alimentari (latte, frumento, solanacee, etc...) che trovano valide proposte per fare pranzi e cene con amici.

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Il ristorante è segnalato come locale informato dall'Associazione Italiana Celiachia. Pertanto chi è intollerante al glutine può pranzare in questo accogliente ristorante senza aver problemi. Attenti al turismo enogastronomico il ristorante TORINO fa parte dell'Unione Ristoranti del Buon Ricordo e molte persone venendo a visitare Alessandria e dintorni fanno sosta al ristorante per gustare piatti tipici della nostra tradizione tra cui carne cruda alla monferrina con tartufo nero, rabaton, agnolotti al sugo di stufato, i bolliti misti serviti al carrello, fritto misto alla piemontese, etc... ed il coniglio in peperonata che da diritto di ricevere in omaggio il piatto del “Buon Ricordo” decorato a mano dai maestri di Vietri. Amore e passione al lavoro di ristoratori legano

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Michele e Andrea che ogni giorno preparano il pane,focaccia,paste fresche,e dolci con farine biologiche macinate a pietra e ricercano anche da produttori locali verdura,frutta,carne ecc. che sapientemente lavorati deliziano i palati dei loro clienti provenienti da diverse realtà culturali, imprenditoriali, musicali e dell'arte. Il ristorante TORINO e sede dei conviviali Panathlon e F.I.A.I.P ed è citato sulle guide della ristorazione e turistiche. Se non avete ancora visitato il locale e gustato i suoi piatti, che vengono proposti da Michele e Andrea, quale migliore occasione per poterlo fare nei prossimi giorni con la famiglia o con gli amici anche in occasione della santa Pasqua.


GOLOSA

Tapas I Fingerfood I Drinks a cura di Roberto Loddi

Storie & Sapori Il lardo di Arnad con castagne e miele

Ingredienti: g 200 di lardo di Arnad affettato, g 160 di motsetta o mocetta di vacca, una bella manciata di castagne, un paio di cucchiaiate di miele di montagna, g 50 di grappa locale. Preparazione: per prima cosa prendi un piatto rotondo da portata, accomodaci a raggiera le fette di motsetta tagliata finemente e prosegui con il lardo a fette non troppo sottili, in modo tale da creare un effetto corona. Al centro sistema le castagne precedentemente lessate nel latte, scolate e spezzettate, poi messe a macerare nella grappa e sgocciolate, infine decora con un ciuffo di rosmarino appena tagliato. In questo modo presenterai un piatto armonico e ben bilanciato. Servi la preparazione cosparsa con il miele in abbinamento a fette di pane rustico casereccio. Vino consigliato: Piemonte pinot chardonnay spumante.

Le uova mimosa

Ingredienti: 9 uova freschissime, g 120 di tonno sott'olio, un cucchiaio di capperi sotto sale, un'acciuga sotto sale, alcune foglie tenere di sedano, un ciuffo di prezzemolo, un mazzetto di basilico, 3 cucchiai di maionese preparata con un tuorlo, olio e il succo di mezzo limone, 12 olive nere e alcune foglie di insalata per guarnizione. Preparazione: lessa le uova per 9 minuti, raffreddale, sgusciale e tagliane 6 a metà per il lungo, formando dodici barchette a cui toglierai i tuorli, che aggiungerai agli altri tre delle uova rimaste. Fatto ciò, metti i capperi 4 aprile

Pranzo di Pasqua

Menù Prosciutto di Parma – salame di Varzi Insalatina di mare Carne cruda alla monferrina Galantina di galletto Torta pasqualina Sformato d'asparagi con fonduta

ben dissalati in un recipiente, insieme al prezzemolo, il basilico e le foglie di sedano, il tutto battuto a trito finissimo, infine unisci il tonno sbriciolato minutamente e i 6 tuorli passati nello schiacciapatate. Terminata questa operazione, amalgama con cura il composto, e ammorbidiscilo con la maionese preparata in precedenza. A questo punto, riempi a modo le 12 barchette di bianchi d'uovo sodi e disponile man mano che le prepari in un vassoio da portata, sul quale avrai disposto dell’insalatina primaverile. Ora passa allo schiacciapatate i restanti tuorli e fai cadere a pioggia la mimosa, ricoprendo interamente le uova e guarnisci con un'oliva nera posta al centro di ogni mezzo uovo. Queste uova sono un classico della cucina di primavera e possono essere servite nel pranzo pasquale come antipasto. Vino consigliato: Piemonte pinot grigio spumante

operazione, bagna il soffritto con il vino che lascerai sfumare e prosegui la cottura per cinque minuti circa. Regola il sapore di sale e impreziosiscilo con una generosa macinata di pepe, quindi con il composto riempi i carciofi che accomoderai in una teglia foderata di carta oleata, cospargili dunque con del pane grattugiato, irrorali con un filo di olio e passali in forno già caldo a 180° per una decina di minuti. Vino consigliato: Monferrato chiaretto o ciaret

I goffri o turtel

I carciofi ripieni al gratin

Ingredienti. 4 carciofi di Albenga con il gambo grosso, una cipolla rossa, due filetti d’acciuga, un cucchino di capperi sott’aceto, un mazzetto di prezzemolo, un mazzetto di maggiorana, un mazzetto di timo, g 60 di olive taggiasche snocciolate, aglio, il succo di un limone non trattato, g 200 di vino bianco secco, olio extravergine d’oliva, pane grattugiato, sale e pepe di mulinello q.b. Preparazione: pulisci i carciofi, scartando le foglie più dure, quindi taglia e sbuccia il gambo tenendo la parte interna più tenera. Fatto ciò taglia di netto i carciofi eliminando le spine esterne ed interne, poi lessali in acqua leggermente acidulata con il succo del limone, salata a bollore per dieci minuti circa. Passato questo tempo, scolali su dei fogli di carta assorbente da cucina e ancora tiepidi, allargali (togliendo eventuali spine e barba) formando una sorta di fiore con al centro una cavità atta a contenere il ripieno che preparerai nel seguente modo: poni sul fuoco un recipiente con un giro di olio, nel quale farai stufare la cipolla finemente tritata con uno spicchio di aglio che poi eliminerai, le acciughe, i capperi ben lavati, strizzati e tritati, poi unisci il prezzemolo con la maggiorana, il timo, i gambi del carciofo tenuti da parte e le olive, il tutto battuto a coltello. Terminata questa

Gli antichi li chiamavano anche tourtel, o gaufres in francese. In realtà i goffri sono un tipico e delizioso dolce alpino, si preparavano nei giorni speciali di festa, quando le famiglie si riunivano numerose per stare insieme con tutto il calore e l’armonia che li coinvolgeva. Per cucinarli è necessario l’impiego dell'apposito stampo a pinza da scaldare sul fuoco, come si usa per la cottura dei testi usati in Liguria e in Lunigiana. La sera prima sciogli un poco di lievito di pane (lievito madre) con un bicchiere d'acqua in un recipiente dalle pareti alte. Il mattino seguente aggiungi farina bianca, (un antica ricetta prevedeva l’utilizzo di quella d'orzo), una presa di sale e tanta acqua minerale naturale o acqua bollita e a temperatura ambiente quanto basta ad ottenere una pastella liscia, omogenea e fluida. Fatto ciò lasciala riposare un paio d’ore a recipiente coperto. Trascorso il tempo occorso, prepara un bel fuoco scoppiettante e fai scaldare lo stampo ungendolo a modo con un pezzo di lardo infilzato in uno stecco di legno e ripetutamente intinto in una ciotola di strutto fuso. Una volta scaldato, colma il fondo uniformemente con un mestolino di pastella, quindi chiudilo e fallo cuocere rapidamente sul fuoco ardente, prima da una parte e successivamente dall’altra. Il tourtel deve uscire dorato e croccante come una cialda e va mangiato caldo, i goffri sono deliziosi conditi con marmellata, cioccolato fondente fuso, miele, zucchero al velo, miele e nocciole in granella, panna montata, gelatina di frutta e via discorrendo, ma sono alquanto sublimi salati, se abbinati a dei salumi di qualità e formaggi fusi o semplicemente al naturale. Vini consigliati: per il dolce Moscato d’Asti, per il salato, Gavi spumante brut.

Ristorante Torino da Michele e Andrea

UNIONE RISTORANTI DEL BUON RICORDO Locale informato A.I.C Su prenotazione per intolleranze alimentari. Proponiamo vini ed alimenti biologici Cucina di territorio e mediterranea www.bioristorantetorino.it Chiuso il lunedì

Venerdì 26 marzo: Cena - la cucina vegetariana Lunedì 5 aprile: Pranzo - la cucina di pasquetta

Agnello al forno con carciofi Fesa di vitello al tartufo nero patate al rosmarino

Dolcetto e Brachetto d'Acqui

Forse erano liguri i primi ravioli, le sue origini sono incerte e misteriose. C’è chi sostiene che la paternità sia ligure, chi invece strettamente piemontese, di certo c’è che oggi li troviamo in tutte le regioni d’Italia, isole comprese, in molteplici versioni differenti. Si ha notizia che la pasta fresca era conosciuta persino nel periodo etrusco, infatti nella decorazione a stucco della tomba dei rilievi di Cerveteri, si trovano evidenziati tutti gli arnesi per tirare la sfoglia: matterello, tagliere e persino la rotella dentata per tagliare la pasta. Se l’origine della sfoglia è antica, per parlare di ravioli e tortelli ripieni bisogna arrivare al Trecento, lo conferma un manoscritto conservato all’università di Bologna e persino nel famoso paese boccaccesco di Bengodi, ma purtroppo nei vari testi non sono mai specificate le forme di queste squisitezze. Anche le ricette relative ai più fantasiosi ripieni si sprecano, ma non si ha alcuna notizia se l’impasto fosse manipolato con la farina alla maniera degli gnocchi, oppure a forma di polpettine amalgamate a formaggio duro e uova, oppure a forma di fagottini da far bollire e servire in brodo o asciutti. Nel 1705 a Roma, appare la prima certezza quando un certo Francesco Gaudentio scrive un trattato di gastronomia toscana, in cui si parla finalmente di pasta fresca con le uova da tagliare, riempire, racchiudere, lessare e condire. La paternità geografica del raviolo come già detto è con molta probabilità da assegnare alla Liguria, con la sua antica ricetta che prevedeva latte cagliato e erbe di campo per il ripieno. La prestigiosa arte di confezionare il raviolo si estese presto anche in Piemonte, legato alla Liguria dal dominio dei Savoia, dove arricchì con eleganza la sua sostanza, grazie al ripieno ottenuto con gli avanzi di saporiti arrosti e brasati. Ancora una curiosità come testimonianza storica: pare che Niccolò Paganini il grande violinista nel 1838, in una missiva scritta a un caro amico gastronomo confessava: Ogni giorno di magro e anche di grasso sopporto una salivazione, (l’acquolina in bocca !) ricordando gli squisiti ravioli che tante volte ho gustato alla tua mensa.

Cene in programma:

Crespelle gratinate ai funghi Agnolotti alla piemontese

Mousse alle fragole Colomba pasquale caffè

I Ravioli

A disposizione per comunioni – cresime – nozze – catering - eventi ecc.

Via Vochieri 108 – Alessandria – Tel/fax 0131 55752 MOVÍDAlife - n°16 - MARZO 2010 email: bioristorino@tiscali.it

Venerdì 23 aprile: Cena - Sardegna, l’isola in cucina, antiche ricette sarde


London

Una città regale di Barbara Balbiano

E’ in un freddo mattino di gennaio che Simone e io partiamo per l’Inghilterra, destinazione Londra. Londra: un nome che tante volte era stato sulla mia bocca, udito dalla gente, nei film, in tv ma una città nella quale non ero mai stata. Sembra di essere al centro del mondo. Quel rigore visivo dei quartieri, delle case, il pulito, la bellezza dei paesaggi, la completa soddisfazione nel vedere ciò che si vede, mentre si cammina, passeggia, quando si esce dalla metro. E pensando per un attimo a dove il fato ci ha permesso di nascere, ti rendi immediatamente conto di quale sia la differenza.Non prendetemi per esterofila incallita, ma a Londra si vive veramente bene, si è rilassati. Ti rendi conto che le cose funzionano, sono gestite bene, i quasi 8 milioni di abitanti della città non ti danno fastidio, ci sono ma non ti senti nel caos. Non percepisci quel fastidioso pesante stress che puoi avvertire nello stare in mezzo al traffico di alcune nostre città per esempio, dove il rispetto per il prossimo latita ed è anzi evitato, come se il dare fastidio fosse l'unico modo per esprimere se stessi. Non senti quell’abbandono diffuso intorno a te, costume usuale dell’italica patria. La cosa pubblica gestita in malo modo. Di chi ha il potere e se ne serve. Il posto in amministrazione pubblica visto come mezzo per farsi gli affari propri piuttosto che come occasione per rendere migliore un paese. Indimenticabile la prima volta in metropolitana (underground come si chiama a Londra), gente

di ogni razza che sta lì al suo posto, sulla scala ben piantonata sulla destra per permettere a chi ha più fretta di “sorpassare” sulla sinistra. Tutto l’ambiente riscaldato, tanto che, appena antrati é necessario sbottonare giacconi e cappotti. Qualche minuto di attesa alle anguste fermate e arriva la metro, rossa e artistica anch’essa. Si sale e ci si siede sui divanetti, spesso di fronte ad un'altra persona. E così ti capita di avere per vicino una giovane biondina, un pittoresco signore alla Sherlock Holmes con scarpe e cappotto tipicamente “british”, un simil hooligan nerboruto, un afrogentleman super curato, una cicciosa massaia, un’asiatica, una indiana che sembra una modella ciocconesquik, una coppia che incurante di chi sta intorno si sbaciucchia e si addormenta abbracciata. E io che gonfia di indumenti e completamente catturata da questa città incredibile me ne sto' lì, a vedermi la faccia specchiata dal vetro dalla parte opposta pensando tra me e me : guarda lì che fessa, ma che sto a guardare tutto intorno e a meravigliarmi? Ma non lo sapevo che era così? Si vede proprio che sono una italianotta provinciale! Si vede proprio che in fondo non so niente! Il tono accesso dei colori nelle strade, i grattacieli che non lasciano fiato, i palazzoni barocchi perfetti, stupendi, i parchi di un verde vivo, gli alberi secchi spettrali, le oche dallo starnazzare a tromba, la gente che passa e non ti urta o se ti urta ti chiede “sorry” e te lo dice quasi insistendo... Londra è una fucina di mode,

Lo sport in rosa a cura di Barbara Balbiano e Chiara Bertazzoni

L'idea nata tra i campi del centro sportivo X-five è diventata un progetto concreto portato avanti da Barbara Balbiano con la collaborazione di Chiara Bertazzoni. Nomi importanti come Marilù Oliva, Patrizia Debicke, Simonetta Santamaria, Sabina Marchesi, Mariangela Ciceri e molte altre vanno a formare una rosa di 22 autrici che si sono confrontate con un tema comune. Lo sport visto dalle donne. Lo scopo era quello di dare uno sguardo in rosa sullo sport, non solo e non tanto da parte di donne che lo praticano, ma da donne che quotidianamente ci si confrontano. L’obbiettivo era quello di mettere assieme una serie di punti visti più svariati, creando un’antologia che mostrasse come le donne sappiano essere coinvolte in un mondo che

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forse è ancora troppo maschile.Obbiettivi centrati a pieno. Una madrina d'eccezione come Claudia Giordani apre il volume con una prefazione di tutto rispetto per dare spazio a un susseguirsi di racconti che attraversano tutti gli sport, più o meno conosciuti. I racconti non sono accomunati necessariamente dagli stilemi di un genere preciso, ma spaziano tra stili e sfumature, uniti dalla tematica dello “sport in rosa”. Uno sguardo a 360°, irriverente, divertito e divertente, sul rapporto tra il gentil sesso e il mondo sportivo, alla scoperta delle storie che questo può nascondere. Edita dalla Giulio Perrone editore l'antologia "Lo sport in rosa" è pronta a sbarcare nelle librerie per far parlare di se a lungo. MOVÍDAlife - n°16 - MARZO 2010

musica, modi di vivere, esempio per molte e molte altre città. Una vetrina per mostrarsi al mondo. Un esempio per tutti sono i numerosi club famosissimi in cui hanno suonato e mosso i primi passi gruppi come i Beatles, Rolling Stones, Cure, Sex Pistols, Ramones, Pink Floyd, Ian Curtis con i suoi Joy Division. Le casette e portoncini con pesanti strati di vernice brillante bianca o scura, simili a quelle viste su Dylan Dog o nei film noir. I negozi di ogni tipo, i ristoranti delle più svariate nazionalità, le stradine, i colori e le visioni molto molto artistici, i pub agli angoli con le lucine, la gente dentro sempre da “film”, E poi la visita a Backingam Palace, le torri di Londra, il Big ben, il Big eye, l’aquarium (visti però da fuori), il British Museum, la city. E ancora la visita a Nothing Hill, in quel quartierotto residenziale fatto di dolci casette, giardini ma anche di enormi Hotel a 5 stelle e palazzi ciclopici, Ed io a pensare… camminando completamente ibernata a come sia stato bello scoprire questa città. A cosa sia davvero importante in questo piccolo mondo. A come non valga la pena affannarsi tanto. A come sia bello in fondo vivere e sorprendersi ancora. Londra è un bagno di “mondo”, un viaggio, una città che non può non soddisfare. Andateci. Magari anche a vivere se volete vivere in uno dei migliori posti del mondo, lontano parecchio dalla “civiltà” italiana e dal mondo in cui, a volte, siamo convinti di vivere “al massimo possibile”.


YUKIO MISHIMA: TRA CULTURA E CULTURISMO A cura di Michela Verardo e Fabio Grossi

Yukio Mishima (1925 - 1970), al secolo Hiraoka Kimitake, è stato uno scrittore e drammaturgo giapponese, con ogni probabilità tra i più significativi del secolo scorso; è uno dei pochi autori nipponici che ha riscosso immediato successo all’estero, mentre nel suo Giappone ha incontrato spesso e volentieri una critica acerrima, decisamente poco generosa nei confronti delle sue opere. L’ossessione per la bellezza assoluta e il culto per il corpo confluirono nella pratica delle arti marziali, che divennero argomento centrale di vari romanzi tra cui “Il Padiglione d’Oro” e “Sole e Acciaio”, due veri e propri capolavori. Spinto da passioni intense e schiacciato dal contrasto tra innovazione dell’Occidente e tradizione giapponese, divenne sostenitore di ideologie estreme. Nel 1970 volle dare uno scossone agli ideali eroici e nazionalisti dei giovani giapponesi e realizzò un atto dimostrativo paramilitare alla guida di un manipolo di suoi seguaci e discepoli. Represso e frenato dalle forze dell’ordine presso il Ministero della Difesa giapponese a Tokio, dove intendeva denunciare la corruzione ed il degrado morale in cui era sprofondato il moderno Giappone, riuscì a leggere un proclama prima che la sua iniziativa terminasse nella più plateale dimostrazione della propria obbedienza al codice del samurai: il rito del seppuku, o suicidio rituale. Il proclama viene riportato integralmente nelle ultime pagine di una sua opera, ovvero “Lezioni spirituali per giovani samurai” (Univ. Econ. Feltrinelli, Milano 1990). In questo testo Mishima spiega come il corpo fosse, in principio per i giapponesi,

un concetto di secondaria importanza. Infatti non vi furono in Giappone né Apolli, né Veneri. Nell’antica Grecia al contrario il corpo veniva considerato una realtà essenzialmente bella ed accrescerne il fascino significava evolversi umanamente e spiritualmente. Il filosofo Platone, in particolare, affermò che in un primo momento è la bellezza fisica ad attrarci e sedurci, ma che poi attraverso di essa riusciamo a distinguere il fascino ben più nobile dell’Idea: il corpo umano, dunque, come la metafora di un qualcosa che trascende il fisico, che va oltre la mera esteriorità. In Giappone invece i cultori delle arti marziali consideravano l’esercizio di queste discipline assolutamente estraneo all’abbellimento e all’artifizio del corpo, come una forma di trionfo dei valori spirituali e morali. Una visione del corpo -questa- che si è modificata totalmente dopo l’ultima Guerra Mondiale, a causa dell’influenza della concezione statunitense che, pur non impersonando quella rinascita dello spirito propria dell’antica Grecia, si mostrerà nel tempo come una società sostanzialmente materialista che conferisce la massima importanza all’immagine ed all’aspetto fisico. Secondo Mishima, più si rafforzerà il potere della televisione e più le immagini umane verranno trasmesse, assorbite in modo istantaneo e ancor più il valore di un soggetto sarà stabilito in via esclusiva dalla propria esteriorità; alla fine tutte le società finiranno con l’indicare il valore di un essere umano dal suo aspetto. In Giappone il Buddismo ha sempre ripudiato il mondo empirico, svilendo il corpo e non

prevedendo in alcun modo l’adorazione del corpo. Per i giapponesi, in pratica, la bellezza si delineava dalle fattezze di un viso, da un particolare stato d’animo, dall’eleganza delle vesti… Una bellezza spirituale, per farla breve. Il corpo maschile a maggior ragione fu giudicato come una realtà da occultare, da “fasciare” con lo spirito. Per rendere pubblica la propria autorità l’uomo aveva l’esigenza di indossare abiti che ne palesassero la dignità. Mishima tiene a precisare che chi è fornito di un fisico piacente non è per forza dotato pure di valori spirituali e cita a tal proposito la versione di una massima greca -della quale noi conosciamo la versione latina di Giovenale, ovvero mens sana in corpore sana-, che considera inesatta: “Una mente sana alberga in un corpo sano”, che secondo lo scrittore andrebbe così concepita: ”Possa una mente sana albergare in un corpo sano”, comprovando come, dall’epoca dell’apogeo della civiltà greca fino ai giorni nostri, l’inconciliabilità tra corpo e spirito non abbia mai smesso di affliggere gli esseri umani. E mai cesserà, presumibilmente…

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Il Racconto

di Danilo Arona

Grano Rosso Sangue La terra. La terra della nostra provincia è popolata. Streghe, cascine infestate, orchesse che infestano i fossi , rituali agresti dinanzi ai quali impallidirebbero Stephen King e Thomas Tryon, statali maledette, castelli con fantasma, sobborghi misteriosi non segnati dalle carte (Retorto dove nacque Giacomo Crosa) e delitti irrisolti. Così le campagne del basso Piemonte tante volte diventano più surreali del set di Terrore nello spazio di Mario Bava. Intanto, per chi non lo conosce, occorre presentare l'attore principale: lui, il cannoncino anti-storno. Che, se non lo avete mai udito, siete gente fortunata. Perché averne uno nel raggio vitale di tre chilometri (vado a occhio), significa rasentare la vera pulsione omicida e sognare di trasformarsi nel “canaro” della Magliana, provare per credere. Queste diavolerie, illegali per definizione, sono per l'appunto dissuasori sonori, usati dai contadini che intendono salvaguardare i loro prodotti coltivati: regolati da un meccanismo a tempo che rilascia, con emissione di gas (gpl o metano), un fragore paragonabile al colpo di un cannone, tali apparecchi disturbano più gli umani degli uccelli che spesso vengono colti a scagazzare sulle bombole di gas adiacenti, a pochi centimetri dunque dal rumore che dovrebbe farli fuggire in preda al terrore. Per loro specifica natura tecnica, i cannoncini sono più udibili a una certa distanza che non nelle immediate vicinanze e il meccanismo, cadenzato e regolare, del timing – fissato di solito alla cadenza di un minuto! – provoca anche inconsciamente in chi è costretto a subirne gli effetti gravi reazioni ansiogene che in breve tempo portano a una situazione di estremo stress. Se in queste campagne incontrate contadini sciroccati, con lo sguardo perso nel vuoto e una roncola sporca di sangue, potreste aver sfiorato un dramma gotico rurale provocato da uno di questi aggeggi. Che a volte non vengono neppure spenti con il calar delle tenebre, perché ci sarà un paesano quadro dal cervello fino che vi spiegherà che il maggior pericolo per le giovani spighe del grano o le pere autunnali – giusto per rompere i coglioni da maggio a ottobre – è rappresentato dagli uccelli notturni, noti predatori dei campi transgenici. Quanto capita una notte del maggio 2005 a un ferroviere quarantenne che abita (“beato lui”, dicono i suoi amici) nelle pianure alessandrine infestate dagli storni e di conseguenza dai cannoncini anti-uccello, si colloca in questo scenario. Alle 23, più o meno, il nostro si sdraia per dormire, ma una volta che la sua stanza piomba nel buio, il soffocato rumore di uno

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sparo proveniente dall'esterno riesce a perforare il doppio vetro dalla finestra. Sulle prime non ci fa caso, ma dopo una decina di minuti il timing del colpo si è agganciato a qualche zona dell'ipotalamo e non c'è verso di dormire. Abitando in campagna, già conosce tristemente il botto del cannoncino, ma non era mai successo che lo si usasse di notte. Fa qualche esperimento con improvvisati tappi nelle orecchie, grumi di cotone e cera fusa nei padiglioni, ma nulla funziona: la detonazione, secca e implacabile, risuona nel cervello e ti annichilisce, rendendo inutilizzabili Tavor, Prozac e melatonine. Allora il nostro – che si chiama Bernardo – si veste e decide di andare a scoprire con il favore del buio da quale campo proviene lo sparo, giusto magari per interloquire con l'eventuale proprietario. Esce. Per quanto stellata e appagante, la notte gli sembra minacciosa. Si pone all'ascolto per capire l'esatta direzione del fragore. E si mette in cammino, costeggiando la strada ferrata, cosiddetto ramo secco della linea Alessandria-Ovada. Non può far altro che camminare perché in macchina sarebbe disturbato e fuorviato dal rumore del motore. Così marcia per quasi tre chilometri e, una volta giunto dinanzi al campo incriminato, si lascia guidare verso l'immondo oggetto proprio dal colpo che periodicamente squarcia la notte. Attorno, nel raggio di un chilometro, ci sono tre o quattro cascine e Bernardo si chiede come là dentro riescano a dormire. Già, ma lui è solo un ferroviere. Il contadino basso-piemontese è figlio di un mondo arcaico e misterioso dove il botto di un cannone si presenta con la stessa intensità del peto di una formica. Però, Cristo, lui deve dormire e allora si lascia guidare dalla sua giusta e incontrollabile rabbia. Prima chiude la manopola che alimenta il gas, poi strappa furiosamente il tubo di alimentazione. Infine assesta un poderoso calcio con la suola dell'anfibio allo strambo oggetto che continua ad ansare per qualche secondo prima di spegnersi in mezzo alle zolle umide. Torna indietro, Bernardo, ben consapevole che non dormirà più, tra eccitazione e adrenalina a spasso per l'organismo. Ma il messaggio a quei contadini dementi domattina arriverà chiaro: fate dormire i cristiani che lavorano dodici ore al giorno, anche se purtroppo questa notte trascorrerà insonne fra inaspettate passeggiate notturne e gli spogliarelli di Eva Henger su qualche tv locale. Il giorno dopo: lavoro, mensa, lavoro, occhiaie e alito al fiele. Un aperitivo a fine turno al bar davanti la stazione. Una pizza con una sua amica poliziotta MOVÍDAlife - n°16 - MARZO 2010

con cui tenta di avere una storia, e l'inconfessato sospetto di stare subendo il fascino della divisa e della pistola. Quando torna a casa in macchina, manca poco a mezzanotte e sta rimuginando che nell'immaginario erotico della sua generazione è avvenuto un corto circuito: una volta le infermiere sexy rappresentavano il massimo dell'eccitazione, adesso tocca alle poliziotte. Divisa, autoreggenti, il manganello… arrrgh! Il malefico botto del cannoncino antistorno gli ha frustato l'orecchio proprio mentre sta scendendo dall'auto con l'immagine di Gloria, così si chiama la sua ispettrice Callaghan, che sta facendo uno strip solo per lui togliendosi a poco a poco pezzi di divisa. Non è possibile, è una provocazione, lo stanno facendo apposta, non vogliono farlo dormire. Ma lui deve dormire, ha già saltato una notte. Non ci vede più. Afferra una mazza da baseball che tiene in garage e sale di nuovo in macchina. Questa volta non ci andrà a piedi a quel campo maledetto. E tra pochi secondi ridurrà in poltiglia quell'aggeggio infernale. Soltanto che – lui non lo sa e non arriva di certo a immaginarlo – in quel campo lo stanno aspettando. Sono in due: padre e figlio, contadini, di quelli che non hanno orari né bandiere, il corrispettivo piemontese della famiglia americana di Faccia di Cuoio. Uno impugna una roncola, l'altro un falcetto. Vogliono rendere la pariglia a chi ha osato attentare al l'intoccabile cannoncino antistorno, sacro guardiano del sudato lavoro, sicuri che il perfido timing dello scoppio riporterà il vandalo sul loro campo. E così è. Lo vedono avvicinarsi nella penombra illuminata di sbieco illuminata dai fari dell'auto con una grossa mazza in mano. E allora è legittima difesa. Ed escono allo scoperto, andandogli contro. Qualcuno sibila “bastardo”. Falcetto, mazza e roncola calano su ossa e carne, guidati dalla rabbia, dalla paura e dalle frustrazioni quotidiane. Nel buio nessuno parla più: solo ansiti, urla strozzate, grugniti. Sono bestie. Ed è un macello degno del Signore delle Mosche. Quando i Carabinieri arrivano sul far dell'alba su segnalazione anonima, trovano Bernardo ancora caldo, ma morto da poco, la testa sfondata a colpi di roncola. Il più vecchio degli assalitori ha la faccia irriconoscibile per i fendenti della mazza. Il più giovane, col naso rotto e il muso rientrato perché colpito dalla bombola, sostiene che uno sconosciuto ha aggredito lui e il padre mentre piazzavano il cannoncino. Un pazzo, dicono. No, uno che voleva solo dormire.


art Cara Samantha, so quanto sinceramente ti piacessero le opere di Davide. Dicevamo sempre di trovarci una sera nel suo studio e sempre rimandavamo…si sa. Le brutte abitudini della vita terrena, intanto, per noi che rimaniamo, perdureranno. Tu ora sei svincolata e sei luce. Ti dedico con tutto il mio amore quella che Davide tanto ostinatamente ricerca nella sua pittura. Tu ed io ci rincontreremo e avremo finalmente tutto il tempo per noi. Francesca


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Foto o Arte? a cura di Maurizio Carà

Durante i miei corsi di fotografia mi capita sovente di spiegare che per fare una bella fotografia e, soprattutto, continuare a farne, ci vuole un insieme di fattori determinanti, senza i quali non si supera la soglia della mediocrità. L'acquisto di una buona fotocamera con un ottimo obiettivo non serve a nulla se non abbiamo sensibilità, passione, curiosità, tre qualità che si possono anche acquisire, magari con un piccolo sforzo di umiltà. Generalmente chi pensa che queste siano sciocchezze non ne ha alcuna perchè la prima regola sta nel saper ascoltare e aver pazienza anche quando si crede di sapere tutto. La fotografia è arte e come tale non può essere considerata al livello di scienza: nell'arte, in una qualsiasi delle sue forme, predominante è la passione. Passione per il bello (il bello soggettivo ma anche il bello oggettivo), passione per la vita e per le piccole cose, passione per ciò che si crea con le proprie mani. Serve anche una buona dose di egocentrismo, senza il quale nessun artista riesce a sopravvivere alle MOVÍDAlife prime bordate di critiche e neppure a quelle che seguiranno per tutta la vita, lo stesso ego che porta l'artista ad aprirsi come a chiudersi nei confronti del mondo circostante, che lo spinge a gesti estremi (l'artista incompreso si sente tale perchè il suo ego è fortissimo). L'autostima è necessaria ma bisogna saperla dominare ed è giusta quando è equilibrata con l'umiltà, dote che pochi artisti hanno. Con questi difettucci e con sensibilità, passione e curiosità possiamo pensare di fare i primi passi nell'arte della fotografia, senza ci fermeremmo alle solite foto da turista o da pseudoartista. Quest'ultimo è il peggiore e si riconosce dalla supponenza e dall'arroganza con le quali mostra le proprie "opere" pur non avendone venduta una.

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Si riconosce quando si autodefinisce artista, quando critica le altrui opere specialmente se sono riconosciute tali dalla maggioranza, ma si riconosce soprattutto da una cosa: quando vuole a tutti i costi stupire, come se arte fosse sinonimo di stravaganza. Picasso era grande perchè sapeva dipingere con rara maestria, poi si può discutere se Guernica sia "bello oggettivamente" o meno, ma le opere prime del maestro, i suoi disegni su tavola con un semplice carboncino, gli schizzi, sono opera di un genio. Indiscutibile. Chi comincia con opere strane, con foto storte, con immagini sfocate, mosse, psichedeliche, dovrebbe prima poter dimostrare di sapere fare fotografia sul serio, esattamente come un cuoco non sarà mai tale se non saprà stupirvi con un piatto di pasta al pomodoro. Dovrebbe. In realtà, in questo mondo dove tutto va al contrario e dove noi stessi stiamo seduti sulle ceneri di un'antica e grandiosa civiltà senza n° 12 curarci - GIU di Ø9quello che lasceremo ai nostri figli, in questo mondo è artista colui che è, prima di tutto, strano. Quindi vai con lo stereotipo: capello lungo, orecchino (uno solo), tatuaggio, barba incolta, vestiti scelti volutamente a caso, cibo equosolidale ma mai a km zero perchè non fa abbastanza figo, sigaretta, puzza di essere umano poco pulito. Et voilà, l'artista è pronto! Ma comprendere che l'arte si fa soprattutto per sè stessi è sempre difficile e quando un appassionato di fotografia mi mostra le sue foto con timore ma con piacere, con umiltà ma sicuro, pronto ad ascoltare le critiche eventuali ma certo di andare avanti comunque perchè ciò che lo spinge è la passione, io mi incanto. E imparo, imparo molto. Perchè non sono io l'artista, siete voi. Voi che siete arrivati fino a questo punto a leggere le elucubrazioni di uno che con la fotografia ci campa.

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MATRIMONIALI “Femminile lo sono e credo di avere classe e buon dialogo. Capelli lunghi mi coprono le spalle e a 45 anni credo di non avere l'animo solitario e l'obiettivo di rimanere sola per l'avvenire. Mi piace la musica, le gite, la fantasia e adoro le sorprese.” Cerca uno compagno elegante, sereno come lei. Sentimenti tel. 340 9498679 Francesca, mediterranea, semplice, dolce, allegria a “fior di pelle”. 43 anni, infermiera, non si è mai sposata. “Non ho mai incontrato l'uomo giusto, forse non l'ho mai cercato veramente. Il lavoro, i genitori, i legami, le amiche di sempre, la mia è una vita normale senza “colpi di scena”, oggi mi sta stretta. Ti vorrei, sulla cinquantina, anche con figli, tenero, seriamente motivato, sensibile”.Sentimenti tel. 349 6233422 Emanuela, minuta, espansiva e ancora sogna che un uomo innamorato, bussi alla porta del suo cuore. 57 anni portati con la consapevolezza che passa il tempo ed ora più che mai è importante amare, avere un compagno accanto, essere di nuovo in famiglia. Nessuno solo è felice e trovare l'amore è meraviglioso a qualunque età. Sentimenti tel. 346 5753454 Bellezza delicata, sensibilità, generosità sono le sue caratteristiche. Maestra, bionda, 37 anni, separata, sente di meritare la felicità che, a volte, in passato non ha avuto. “Credo che un uomo garbato, gentile, semplice saprà ancora donarmela: io farò l'impossibile per renderti felice. Se vuoi conosciamoci”. Sentimenti tel. 349 6584088 Gli amici hanno fatto le loro scelte: si sono sposati, hanno una famiglia, figli. E' rimasta l'amicizia ma tutto è cambiato. Altra vita la loro! Differenti gli obiettivi. “Riflettendo penso che l'avvenire sia ancora bello e a 40 anni non vorrei arrivarci “single” e sola. Ho una ottima carriera lavorativa, ma questo non mi basta più: desidero una famiglia, il “mio uomo” come riferimento da amare con rispetto. Desidero dei figli. “Se non temi i legami chiama, quel riferimento potresti essere tu. Sentimenti tel. 334 7434339 Dolce e coccolona, naturalmente allegra: “Mi piace “vivere bene” soprattutto

con me stessa. Canto spesso, quando sono sola, preparo spesso simpatiche cenette per gli amici. I miei hobbies: leggere biografie e romanzi, mi piace il cinema “d'autore”, i cantautori italiani e poi amo il Sud dell'Italia dove sono le mie origini. Se vuoi entrare nella mia vita sarai il benvenuto”. Angela 47 anni. Sentimenti tel. 345 4543351 Capelli brizzolati, occhi scuri, scapolo sulla quarantina. Alto, abbronzato, allegro un po' scanzonato, gli piace tanto scherzare, ma è serio e affidabile sulle cose importanti. “Un lavoro autonomo che mi permette un buon tenore di vita, una casa enorme per me che vivo solo, allora pensata per starci con la mia famiglia, accanto ad una ragazza semplice, sincera, carina e come me sensibile. Sentimenti tel. 349 6194130 46 anni, divorziato esprime voglia di vivere ogni momento delle sue giornate. “Vorreivivere momenti intensi, felici accanto ad una “lei” che ama il dialogo, viaggiare, divertirsi, ma anche impegnarsi in un obiettivo comune: formare una bella famiglia”. Sentimenti tel. 349 6194130 61enne, celibe, serio, alto 1,72, ottima situazione patrimoniale, interessi vari, cerca signorina massimo 51 enne, snella, carina, seria per relazione. Scrivere a: P.A. 221627 F.P.C. (AL) Alessandra, bionda, alta, occhi scuri, 37 anni, divorziata e senza figli, moltissimi interessi. “Vorrei incontrare un ragazzo di buona presenza, vivace, ironico, di discreta cultura, anche per una iniziale amicizia.” Sentimenti, tel. 340 1686838 Maura, 29enne carina, indipendente, conoscerebbe più o meno coetaneo per iniziare un rapporto impostato sul rispetto, sulla fiducia, valori purtroppo rari al giorno d’oggi. Sentimenti, tel. 346 0261867 Luisa, 35enne maestra, carina, sensibile. “Vorrei incontrare un uomo finalmente in grado di condividere con me ogni momento, dal più felice al meno sereno. Ho i capelli lunghi, gli occhi chiari, sono indipendente.” Sentimenti, tel. 346 5753454

31enne carina, dolce, vitale, continua la sua disperata ricerca del vero amore. “Vorrei conoscere un uomo sensibile, carino, con cui condividere momenti sinceri e profondi.” Sentimenti, tel. 349 6584088 Capelli lunghi le coprono le spalle ed a 45 anni crede di non avere l’animo solitario e l’obiettivo di rimanere sola per l’avvenire. Le piace la musica, le gite, la fantasia e adora le sorprese. Cerca un compagno elegante, sereno come lei. Sentimenti, Tel. 340 9498679 Francesca mediterranea, semplice, dolce , allegria a “fior di pelle”. 43 anni, infermiera, non ha mai incontrato l’uomo giusto, forse, non l’ha mai cercato veramente. Il lavoro, i genitori, i legami, le amiche di sempre, la sua è una vita normale, senza “colpi di scena”, oggi le sta stretta. Sentimenti, tel. 349 6233422 Marina, 51 anni ottimamente portati, infermiera dolcissima, dinamica, molto femminile, formosa. “Cerco il mio lui in un uomo amabile, estroverso, un compagno che mi faccia sentire importante.” Sentimenti, tel. 349 6194131 Medico 44enne, divorziato, brillante, un’infinità di hobbies. Indipendente, ma la solitudine da tempo è protagonista delle sue giornate; trova che ripartire con la persona giusta sarebbe a dir poco entusiasmante! Sentimenti, tel. 331 5441471 Dolce, simpatica, elegante, 57 anni portati splendidamente. Vedova da tempo, ha ancora voglia di trascorrere gli anni che verranno al fianco di un uomo che desideri quella tenerezza che solo l’amore trasmette, e che non conosce età. Sentimenti, tel. 334 7463324 “Che male c’è se c’incontriamo e cerchiamo di scoprire se qualcosa ci accomuna?” Ha 37 anni, maestra di essere di aspetto gradevole, seria, aperta al dialogo, molti interessi. “Conoscerci potrebbe essere una splendida opportunità per entrambi.” Sentimenti, tel. 345 4510059

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37enne aspetto gradevole, ottimista, solare. Ha una infinita voglia di vivere intensamente una bella storia d’amore … se non sarà così, spererà di aver trovato un nuovo amico … Tel. 349 6584088

Avvocato 42enne ottimo aspetto, solida posizione, forti valori morali. Desidera conoscere compagna seriamente motivata serio rapporto. Presentazione garantita dalla ultradecennale esperienza di Sentimenti, tel. 331 5441471

Adora vivere, così a 55 anni eccola qui: decisa a ricominciare. “Vorrei provare nuovo entusiasmo, emozioni sopite, ritrovare quell’amore tante volte trascurato e non acchiappato al volo quando l’ho incontrato. Pensaci , se ti ritrovi in tutto questo chiamami. Sono Clara.” Tel. 334 7434339

Giorgio è un industriale sulla quarantina. Sportivo, galante, coinvolgente desidera incontrare una coetanea, fine,di buona cultura. Ha tanti progetti ma non vuole essere solo a realizzarli. Presentazione garantita dalla ultradecennale esperienza di Sentimenti, tel. 331 5441471

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