Movida n.4

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# 4 Ottobre Ø8

life

Workers & work Lavoratori e lavoro al tempo del precario

MovidaLife - Magazine Free Press - Mensile Gratuito

Antichi mestieri L’intervista

Dario Vergassola e David Riondino

Italiani razzisti? Speciale Marengo Marathon MOVÍDAlife - # 4 OTT Ø8

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SOMMARIO # 4 Ottobre Ø8 DIRETTORE RESPONSABILE: Enzo Macrì ART DIRECTOR Fabio Falleti IN REDAZIONE: Piero Archenti Danilo Arona Barbara Balbiano Bruno Barba Ilaria Barbisan Emiliano Bottacco Maria Grazia Caldirola Diego Cestino Flavio Gemma Francesca Liotta Andrea Livraghi Roberto Loddi Sara Macrì Angelo Marenzana Franca Nebbia Ahmed Osman Lavina Piacentini HANNO COLLABORATO: Fabio Grossi Elena Laura Pozzi Michela Verardo PROGETTO GRAFICO: Salvatore Zagari Eventicomunicazione s.r.l. STAMPA Tipolito Viscardi EDIZIONE & PUBBLICITÀ: Promomedia s.u.r.l. Via Trotti, 58 15100 Alessandria Tel / fax segret. 24h 0131 43201 Email: redazione@movidalife.it REGISTRATO TRIBUNALE DI ALESSANDRIA N. 616 – 20/05/2008

4 Lavorare per vivere o vivere per lavorare? 5 Workers & work al tempo del precario 6 Il mio sogno precario 7 Lavorare si! Ma senza scordare i sogni lita mi piace lavorare, ma quanto mi debilita 8 Quanto Le cronache del’asino volante

9 Antichi mestieri 10 Quattro chiacchere con il Teza 11 Italiani razzisti? 12 Posto fisso addio / Epilogo 13 L’intervista Dario Vergassola & David Riondino 15 Speciale Marengo Marathon 19 Autovetrina Usato garantito e sicuro 20 Movida Golosa 21 Radio Gold, novità per l’autunno 22 Movida sonora 23 Alessandria sogna 25 Allenarsi bene...con Mozart 26 Post-it Gli appuntamenti del mese 28 MovidArt

Laugelli Movida Comics Lavorare nel fumetto

29 Annunci economici

Per la Pubblicità su Movida: Via Trotti, 58 - Alessandria Segr. 24h 0131 43 201 Tel. Se redazione@movidalife.it redazio

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EDITORIALE

Ricordate il film “Full Monty”, nel quale un gruppo di operai inglesi che avevano subito un licenziamento si spogliava per protestare? Beh, in Italia, il mese scorso la protesta si è ripetuta, al femminile. Le centraliniste dell’ospedale di Legnano, licenziate dopo sei anni di lavoro (precario) perché il servizio è stato affidato ad altri, si sono spogliate per protesta, a Milano, in un giorno di settembre. Dopo una concitata conferenza stampa hanno attuato uno strip-tease di denuncia per chiedere un lavoro. E qualche proposta, dicono, l’hanno ricevuta: lo stesso ospedale di Legnano, probabilmente per fermare la protesta, ha offerto loro l’opportunità di entrare in una cooperativa che si occupa delle pulizie e un’azienda di Segrate ha offerto un posto per una di loro. Vestite di tutto punto, le ragazze hanno lanciato il loro monito sugli effetti crudeli del precariato. Hanno quindi dato il via allo spettacolo: si sono nascoste dietro un telo e hanno tolto pian piano i vestiti fino agli slip e ai reggiseni, lanciati oltre il separè a prova dell’integralità dello spogliarello. Lo spettacolo è andato anche in diretta su una web tv milanese. «Se è l’unico modo per farci ascoltare - hanno detto - allora ci spogliamo. Tanto ci hanno già denudate dei nostri diritti. Siamo nude come tutti i precari, nude come tutte le lavoratrici senza sicurezza, nude perché nessun Governo ci ha vestite di diritti, nude perché non abbiamo reddito di cittadinanza, nude come ci ha lasciato la legge Biagi» Beh, che dire? Un tempo c’era l’autunno caldo, oggi c’è l’autunno dei diritti. La cosiddetta flessibilità, per molti significa precarietà. Lo accennavamo nell’editoriale del numero scorso: il lavoro a tempo indeterminato è un miraggio e la parola sicurezza ha assunto un significato del tutto diverso. Il problema principale per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro è il lavoro stesso. Poco qualificato, incerto e mal retribuito. E poi, che significa giovani? Un tempo la giovinezza finiva appena oltre i vent’anni con la fine degli studi e con l’assunzione di responsabilità. Oggi si è giovani fino alla soglia dei quarant’anni e le responsabilità si tende a rimandarle a un tempo futuro che non si sa bene se e quando arriverà. Ma non si dia la colpa alle nuove generazioni. E’ l’esistenza incerta e quasi senza prospettive che viviamo oggi a dilatare nel tempo impegni e responsabilità. Questo numero di Movìda, tra il serio e il faceto, è quasi interamente dedicato al lavoro e ai lavoratori. Il lavoro che non c’è o che se c’è non è come dovrebbe eil lavoro che spesso ci si inventa per cercare di sbarcare il lunario. E poi ai lavoratori, che sono in definitiva i veri protagonisti nel bbene o nel male di questi tempi… ebbene si, pprecari.

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Lavorare per Vivere o Vivere per Lavorare? di Lavina Piacentini

“Tu non sei il tuo lavoro”, cosi Tyler Durden inzia uno dei più bei monologhi in Fight Club. E pensate se lui, tutte le correnti filosofiche e di pensiero, le teorie e le applicazioni di questa, se così si può chiamare, dottrina fossero state urlate a gran voce dalla vetta più alta così che l’intero globo potesse udirle. Eppure, lavorare é necessario nessuno lo mette in dubbio e tutti prima o poi si adeguano alla dura legge del guadagno. Ma allora ci si deve chiedere: Lavorare per Vivere o Vivere per Lavorare? E il “Vivere per Vivere”? chi lo ricorda ancora? Il vivere per il puro e primitivo piacere di farlo: per annusare, assaggiare, provare, vedere, sentire ciò che non c’è concesso dalle otto ore in cui progettiamo, laviamo, aggiustiamo, costruiamo, formattiamo, ordiniamo, cuciniamo e svolgiamo tutte quelle attività che ci dovrebbero, teoricamente, servire per poter davvero vivere ma che ci consentono, praticamente, di arrivare a fine mese. Forse, se l’avessero urlato a squarcia

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gola, l’avremmo preso come un avvertimento, un consiglio per la vita; purtroppo non l’hanno fatto e così possiamo dare la colpa a loro se a vent’anni passiamo il 70% delle nostre giornate tra università e libri sperando che questo ci possa essere di una qualche utilità nella ricerca di quello che pensiamo essere il lavoro perfetto per noi; o se passiamo otto ore al giorno a svolgere attività poco interessanti e stimolanti, o se a sessant’anni giunti al traguardo della pensione ci guardiamo indietro e ci rendiamo conto che ormai e tutto diverso: Berlino è ormai una sola, i ghiacciai si sono sciolti, non esistono piu le mezze stagioni, la moda cambia, l’America va al voto, e la società s’evolve così in fretta da non avere neanche piu il tempo per incarnarsi nelle mille definizioni che ogni giorno le vengono attribuite per definirla. Ma noi, uomini e donne della società dei consumo non abbiamo tempo, troppo indaffarati e presi dai nostri impieghi. E così i viaggi costano sempre

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meno ma i nostri sogni si fanno sempre più cari. Ci affanniamo, ci stressiamo, perdiamo capelli e mangiamo solo più panini a pranzo per qualcosa che dovrebbe semplicemente essere un mezzo e non una priorità assoluta. …e quanti di noi possono dire di aver: visto le sette meraviglie, l’alba in un paese africano, mangiato davvero piccante e dormito in una Kashba, fatto surf nell’oceano visitato la tomba del suo idolo, fatto una foto con la sirenetta di Copenaghen e ballato con una popolazione tribale? Il mondo del lavoro ci risucchia e finiamo con il vivere il mondo esterno all’interno delle nostre case, guardandolo dalle finistre del nostro ufficio e mangiandolo nei ristoranti delle nostre città. E così alle otto di sera torniamo a casa e decretiamo la fine di un’altra monotona giornata di lavoro, pentiti di aver risposto tanto prontamente a tutti coloro che, al tempo, ci chiesero: “Che lavoro vuoi fare da grande?”


Workers & Work

al tempo del precario

di Franca Nebbia

CORRADO TAGLIABUE E’ il sindaco di S. Salvatore, uno dei sindaci più giovani della provincia. A Milano esercita la professione di copy-writer, unendo alla professionalità grafica la capacità di sintetizzare in uno slogan le caratteristiche di un prodotto. Ha frequentato, diplomandosi, l’Istitto Europeo di design, poi,tramite la scuola, è entrato in una piccola agenzia di pubblicità, sostituendola con altre sempre più affermate. Ha curato campagne per Repubblica, la Cirio, la De Rica, Costa crociere. Oggi esercita la libera professione sempre a Milano. All’inizio aveva un contratto di co-co-co, collaborazione continuativa coordinata e ha sempre collaborato a giornali e riviste. ALESSANDRO PUGNO Classe 1983, consegue diploma di regia audiovisiva a Milano e un master in edizione e postproduzione digitale a Madrid. Partecipa a un concorso e vince uno stage con il regista tedesco Herzog, noto per vari film tra cui “Nosferatu” con Klaus Kinski. Recentemente ha girato un docu-film: “La culla delle aquile” nell’entroterra ligure, in un paesino al confine tra Francia, Liguria e Piemonte, dove ormai pochissimi abitanti vivono di pastorizia e agricoltura come un tempo, salvaguardando la natura e la montagna. Il film sarà proiettato a Casale il 16 ottobre alle 21 al Parco del Po (viale Lungo Po Gramsci). E’ un’iniziativa della biblioteca.

GIUSEPPE BALDUZZO E’ davanti alle vetrine dell’Ufficio provinciale del lavoro in cerca di qualche impiego. Diplomato ragioniere, ha già cambiato varie attività: in prova in un’agenzia immobiliare, in un call center, nella distribuzione di materiale pubblicitario e in un cantiere edile. “Le aziende - dice - chiedono esperienza, ma poi non ti mettono nelle condizioni di fartela e quando vuoi guadagnarti qualche euro ti acconci a fare qualsiasi cosa. Il diploma al giorno d’oggi non conta proprio nulla”.

SABINA MALGORA Casalese, egittologa. Fino al 21 dicembre cura a Palazzo Sannazzaro a Casale la mostra “Ur sunu - grandi dottori d’Egitto” che presenta 150 reperti sulla medicina egiziana, con esempi di cure valide ancora oggi. Non è una “Indiana Jonhes”, per svolgere la sua professione è necessario frequentare una facoltà universitaria di taglio letterario o storico e seguire una formazione filologica, storica, architettonica. Indispensabile la conoscenza delle lingue (almeno francese, inglese, tedesco) e partecipare, se possibile a spedizioni archeologiche. Poi ci si specializza: in geroglifici, architettura, conoswcenza dei materiali o addirittura nella preistoria per capire i legami di tipo storico. “E’ - commenta - un percorso lungo e non semplice. Implica grande senso del sacrificio, ma può dare grandi soddisfazioni”. EMILIO BONELLI Casalese, è il fratello del famoso Federico, il primo ballerino del Royal Ballet di Londra. Anche Emilio ha frequentato le scuole di danza di Federico, ma poi ha deciso che non si sentiva portato per la danza e si è avvicinato al teatro. Partecipa a molte selezioni e recentemente ha interpretato un film, “Pepe nel latte”, sotto la regia di Roberto Miali, alias Jerry Wilson che negli States ha recitato con Klaus Kinski. Il film è stato presentato nel Novarese in anteprima. Emilio si è diplomato alla scuola del Teatro Nuovo di Torino, poi ha frequentato la scuola dello Stabile di Torino e del Piccolo di Milano, ha seguito molti corsi di recitazione e di drammaturgia classica (Paolo Grassi a Milano). Spera di “sfondare” definitivamente.

GIOVANNA MIELI Cerca di fare l’insegnante, dopo avere conseguito la laurea breve in Scienze politiche, ma finora ha avuto solo qualche supplenza. Per di più, pare, che i laureati in questa disciplina, non possano più insegnare a scuola. Ogni tanto fa la baby sitter, ma pensare al futuro, una casa, una famiglia...neanche a parlarne. “E come si fa se non hai uno stipendio fisso?” MOVÍDAlife - # 4 OTT Ø8

IMPERATIVO: REPERIRE NOTIZIE Collaborando a un quotidiano di larga tiratura non sei più padrone della tua vita. L’imperativo che ti guida è sempre quello di raccattar notizie: con loro mangi, commerci, vendi. Il fatto è che “la notizia” passa davanti a tutto perchè arriva inaspettata, mentre dormi, cucini, ti gratti il naso, litighi col marito. Per raccogliere notizie devi cearti una buona rete di informatori, non potendo tu essere ubique, cioè in ogni luogo e in ogni momento. Hai provato a fare i miracoli, viaggiando in autostrada a tavoletta, parlando al cellulare e magari, contemporaneamente truccandoti quel tanto che basta per avere un aspetto accettabile anche il giorno dopo un consiglio comunale che è durato fino alle due del mattino. Così sfidi la fortuna, sfidi il codice della strada e saluti il vigile che conosci, sperando che non si sia accorto di nulla. Arrivi sempre tardi e ti segue da vicino l’ansia continua di non riuscire a fare tutto. Come donna poi ti senti in colpa. Nei confronti della famiglia perchè le dedichi troppo poco tempo, nei confronti del lavoro, perchè qualche volta lo trascuri per far posto alla famiglia. Qualche volta salti il pasto, ma nonostante questo la pancia non cala di un grammo. E quando alla sera arrivi a letto ti rigiri più volte nelle lenzuola per l’agitazione accumulata durante a giornata. Poi scrivi di yoga, di vita “più a dimensione umana”, di necessità di movimento per un’esistenza più sana, tutte cose che tu non riesci a fare perchè sei legato mani e piedi, tutto il giorno, al computer. Però, nonostante tutto, la professione è una gran bella professione. Usurante? Forse, ma sempre meno della catena di montaggio.

Su questo numero di MOVÍDA per mancanza di spazio alcune rubriche non sono state pubblicate o riprenderanno sul prossim 5


Il mio sogno precario di Andrea Livraghi

Quante volte da piccoli ci hanno chiesto: “cosa vorresti fare da grande?” E quante volte abbiamo risposto con fermezza che avremmo voluto fare il medico, o l’architetto, o l’astronauta o il calciatore. Io per esempio avrei voluto fare il medico. Ai giardini di piazza Mentana domandavo ai miei amichetti se volevano sottoporsi a un operazione a cuore aperto, oppure gli chiedevo di far finta di avere qualche malessere cosi che io lo potessi curare. Preparavo medicine miracolose andando a scovare ingredienti nella dispensa di mia nonna e obbligavo qualche mio parente ad ingurgitarle tutte perché era “necessario per la sua sopravvivenza”. Collezionavo videocassette sul corpo umano e incominciavo a capire la differenza tra i batteri e i globuli bianchi. I batteri erano i mostri brutti e cattivi che cercavano di entrare nel tuo corpo con l’obiettivo di farti stare male, i globuli bianchi erano gli eroi del bene che in sella a unicorni color panna uccidevano con una spada di arcobaleno i batteri e ti facevano stare bene. Come era tutto rassicurante, ai tempi. Col passare degli anni e una puntata di “ER”

dopo l’altra le mie convinzioni sono andate sempre più affievolendosi. Fare il chirurgo non era più il mio sogno, ma solo una fase della mia infanzia che avrei piacevolmente ricordato negli anni. Crescendo, ai sogni ho sostituito a poco a poco la cruda realtà dei fatti, e il dottor House. La morte del dottor Greene ha dato poi il colpo di grazia alle mie ambizioni giovanili. Cosi se qualcuno mi dovesse chiedere adesso cosa vorrei fare da grande probabilmente non saprei cosa rispondere. Solitamente il mio interlocutore si sorprende di come io non abbia progetti per il futuro. Quando poi si accorge che la facoltà universitaria che frequento non è né ingegneria né fisica nucleare è come se si rendesse conto di aver appena fatto una gaffe, come se avesse teso la mano per stringerla a un reduce del Vietnam, che però la mano non l’ha più, ritirandola in fretta nella tasca sperando di non esser stato visto dallo sciagurato.“Oh, scusa se chiedendoti cosa studi ho implicitamente ammesso che faticherai a trovare un lavoro che ti soddisfi; non volevo farti notare come le tue materie siano tanto interessanti

quanto inutili concretamente. Ma stai tranquillo, un lavoro lo troverai, sei sveglio”, mi dirà. C’è invece chi ha un sogno e lo persegue tutta la vita. Chi da piccolo vuole fare il medico e da grande, un medico, lo diventa davvero. C’è chi sogna di fare l’imprenditore, il presidente di una importante squadra di calcio, il capo di tre televisioni nazionali, il Presidente del Consiglio, e alla fine riesce ad arrivare a tutti questi ambiziosi obiettivi...Non ho ancora capito se sia meglio credere in qualcosa cercando di ottenerlo a tutti i costi oppure non credere in nulla e aspettare che qualcosa succeda. Oppure cambiare quotidianamente i propri punti di riferimento e le proprie speranze, modellandole in base a come si evolve la propria personalità. Che il mio presuntuoso interlocutore ne sia convinto o meno, sono prossimo, come molti altri giovani, all’ingresso nel mondo nel lavoro. Nonostante questo dopo molti anni mi sono rimesso a guardare le videocassette del corpo umano. Ma adesso so la vera differenza tra batteri e globuli bianchi, e so anche che da grande non farò il medico. E non è poco.

Dov’è? IN ALESSANDRIA 4BEARS PUB, VIA MAZZINI 40 AMB.VETERINARIO CRISTO, C.SO ACQUI 135 ANDY, C.SO ROMA/VIA MIGLIARA BAR BEPPE, V.LE M. IGNOTO BAR EVERGREEN, VIA PISTOIA 9 BAR GYPSY, VIA GALVANI BAR IL VELIERO, VIA CAVOUR 69 BAR MAO, SPALTO BORGOGLIO 97 BAR SOFTY, VIA MIGLIARA 24 BAR TURATI, VIA GRAMSCI 1 BARBER SHOP, C.SO CRIMEA 61 BIBLIOTECA CIVICA, P.ZZA V. VENETO BIG MAMA BAR, VIA SAVONA BIRRERIA GAGLIAUDO, VIA ROSSINI BLUE BOX VIDEOTECA, V.LE DELLE MEDAGLIE D’ORO 67 BRIVIDO CAFFE’, VIA BERGAMO CAFFE’ DEGLI ARTISTI, VIA VOCHIERI 7 CENTRO GALIMBERTI CASETTA CGIL, VIA CAVOUR 27 CINEMA ALESSANDRINO, VIA VERDI 12 CINEMA KRISTALLI, VIA PARINI 17 CIRCOLO CANOTTIERI, VIA VECCHIA DEI BAGLIANI CIRCOLO CULTURALE MATTEOTTI, VIA F. BRUNO 39 CONTEA DI CORK, VIA ALESSANDRO III 31 CREPERIA, C.SO IV NOVEMBRE EDICOLA CORSO IV NOVEMBRE EDICOLA FUSETTO, VIA TORTONA EDICOLA MACCARONE, P.ZA MARCONI EDICOLA P.ZA BASILE EDICOLA PACTO, SPALTO MARENGO 44 EDICOLA PARODI, P.ZA MATTEOTTI EDICOLA PIAZZA MENTANA EDICOLA SETTE, VIA BELLINI EDICOLA SPINETTA EDICOLA-TABACCHERIA C. COMM.LE ARCHI FRISKO SURGELATI C.ACQUI 27 GARAGE-AUTORIMESSA VIA SAN FRANCESCO D’ASSISI GELATERIA EREDI CERCENÀ, P.ZZA GARIBALDI HDI ASSICURAZIONI V.BRIGATE RAVENNA 8 HOLLIWOOD BAR, PIAZZA CARDUCCI IL PAVONE, VIA DANTE INFORMAGIOVANI, VIA DEI GUASCO L’ANTICA CAFFETTERIA, VIA MILANO 4

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LE MUSE ACCONCIATORI, C.SO ROMA 85 LIBRERIA MONDADORI, VIA TROTTI 58 LIBRERIA UNIVERSITY, VIA MONDOVI’ 1 LUNA ROSSA, BOSCO MARENGO MANDRAGORA DI DANILO ARONA, VIA LEGNANO 25 MARIE ANNE, C.SO ROMA MONDIALCAR 90, STR.PROV. PER PAVIA 24 MOSCARDO, VIA VOLTURNO 20 NUOVA MARENGO IMM. VIA TROTTI 73 OTELLO DISCHI, VIA TROTTI 25 OTTICA PAVAN E RE, VIA MILANO 35 PAGLIERI SELL SYSTEM – POZZOLO F.RO PALESTRE PIANETA SPORT, VIA DON GIOVINE PALOMINO, VIA TROTTI 8 PANETTERIA, VIA GALILEO GALILEI 73 PIAZZA MAINO, VIA GALILEO GALILEI 91 PINET, VIA FAA’ DI BRUNO 69 POLITECNICO, VIALE MICHEL 5 REPETTO INTERMDIAZIONI V.GRAMSCI 42 RISTORANTE PIZZERIA DELL’OLMO, CABANETTE RISTORANTE TORINO, V.VOCHIERI 108 THUNDER ROAD, CODEVILLA –PV UISP, VIA SAN LORENZO 107 UNIV. DEGLI STUDI DEL PIEM. ORIENT., VIA CAVOUR VENETA ARREDI C.ACQUI VINERIA MEZZO LITRO, VIA MILANO W-DABLIU, VIA MONDOVI 4 ZOGRA MUSIC CLUB, C.SO ROMA 123

A VALENZA: BAR ACHILLE, C.SO GARIBALDI 132 BAR ALTER EGO, C.SO GARIBALDI BAR CARPE DIEM, VIA DEL CASTAGNONE BAR CERIES, VIA BRIGATE PARTIGIANE BAR GARIBALDI, C.SO GARIBALDI BAR PRINCIPE, VIALE DANTE 15 BAR RIST. POMINI ROSSI, GIARDINI ALDO MORO BAR TEATRO, C.SO GARIBALDI 55 BIBLIOTECA CIVICA, P.ZA 31 MARTIRI CESARE AUTO, ZONA INDUSTRIALE D3 FASHION CAFÉ’, C.SO GARIBALDI 118 MANNAUTO, VIA FAITERIA 4 OSTERIA LA CANTINETTA, P.ZA VERDI U.R.P. COMUNE DI VALENZA, P.ZA 31 MARTIRI


Lavorare si! Ma senza scordare i sogni di Barbara Balbiano

Amare i propri sogni fino a farli diventare l’unica cosa che vogliamo fare nella vita... o riuscire a distinguere la differenza fra passione e realtà, in modo da poter vivere nel mondo reale trasportandovi all’interno ciò che davvero desideriamo? Ho la sensazione che oltre alle palesi e reali difficoltà di inserimento per i giovani nel mondo del lavoro, al giorno d’oggi, vuoi un po’ per l’aumento di benessere e di possibilità, un po’ per i nuovi stereotipi che tv e rotocalchi hanno creato, i ragazzi tendano a evitare i lavori “normali” per inseguire ciò che davvero desiderano. Il problema è che non siamo nati tutti come Totti, Manuela Arcuri, Francesco Renga o Paulo Cohelo. Al risveglio, dopo aver sbattuto all’alba, la faccia contro la dura realtà di un lavoro in fabbrica, su tre turni di otto ore e mille euro al mese, ci si ritrova disorientati e parecchio abbattuti. Così meglio restare fino a trent’anni in un’università scelta a caso, facendosi mantenere dai propri genitori, che tanto ai loro sogni hanno rinunciato da tempo. Non è neanche possibile diventare come Mario Fargetta. Lo ammette una sera di inizio estate Michele Latronico in arte Miki the Musicmachine, dj affermato nel basso Piemonte, mentre monta gli strumenti per iniziare un’altra serata di musica. Può mettersi dietro la consolle, solo a tempo perso, dopo le sue sacrosante otto, se va bene, ore nella filiale Carglass di Alessandria da lui gestita. Impossibile fare il lavoro che si ama? “Non lo so. Per me non è stato possibile dedicare alla musica tutto il mio tempo, ma molti ce l’hanno fatta. Ce ne sono dj di successo alle nostre radio! Soprattutto chi ha iniziato una quindicina di anni fa, quando ha trovato terreno fertile, perché erano gli anni d’oro della disco Music e i discjockei

erano modelli importanti da seguire, mentre oggi si sono un po’ persi. Io ho iniziato ai tempi della scuola, trascinato da un gruppo di amici con la medesima voglia di fare qualcosa di importante. Da quel momento le prime feste al liceo, i primi party, qualche esibizione nelle discoteche, quando ancora facevano davvero tendenza, perché negli anni ‘90 erano l’unico posto dove ci si ritrovava. All’inizio era parecchio dispendioso. Internet non esisteva e i dischi erano per lo più d’importazione. I vinili costavano molto e oltretutto all’epoca la concorrenza più o meno professionale era tanta, perciò i cache bassi. Un po’ per questo, un po’ per colpa delle poche possibilità offerte dalla nostra provincia sia a livello di locali che di radio, non sono riuscito a fare il grande salto. Andare avanti significava fare una scelta, quella di trasferirsi, che in quel momento non ero pronto ad affrontare per una serie di motivi. Fare questo mestiere, mi da emozioni, mi da una sensazione di “onnipotenza” se mi passate il termine. Vedere la gente ballare sui ritmi scelti da te, vedere che si diverte grazie a te… E’ bellissimo, ti manda l’adrenalina in circolo e per quelle quattro ore ti senti importante, unico. So che non potrò farlo in eterno, ma solo finché riuscirò a essere attuale senza cadere nel ridicolo. Forse il mio sogno è svanito, perché non potrò più farne una professione, ma di certo avere una passione cosi grande è importante per riuscire a fuggire dal quotidiano, per prendere il giusto distacco da ciò che in fondo è semplicemente il nostro lavoro. Ma è anche giusto prendere la giusta distanza dai propri desideri. A volte ci si trova semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato, e non ci viene data la possibilità di realizzare ciò

che vogliamo, però possiamo tenere le aspirazioni in un cassetto e impegnandoci un po’,utilizzarle per arricchire la nostra vita. Una sana dose di realismo è necessaria. Coi tempi che corrono, con l’instabilità che c’è nel nostro paese, un lavoro ben retribuito e sicuro è fondamentale. Per questo mi sento realizzato. Sono riuscito a trovare il punto di congiunzione fra i miei due mondi, a discapito in fondo solo di qualche ora di sonno. Se qualcuno oggi volesse iniziare a fare il dj, le possibilità sono molto più ampie perché sono nate vere e proprie scuole. Poi basta un po’ di senso del ritmo e la pazienza di adattarsi alla situazione capendo ciò che vuole la gente. Calciatori, veline o dj. Qualunque cosa si voglia fare è giusto provarci per non avere rimpianti. Ma a un certo punto è meglio capire che bisogna fermarsi e fare scelte consapevoli.” Michele torno al lavoro. Dopo una ventina di minuti la sua musica comincia a riempire il locale e la sua voce al microfono che incita il suo pubblico a ballare, arriva dritta al cuore. In fondo fare ciò che si ama, aiuta a farlo meglio. Esco dal locale, felice per aver conosciuto una persona così ricca interiormente, portavoce di tutti quelli, in fondo anche di me, che nella vita non hanno rinunciato a fare ciò che amano, semplicemente ne hanno fatto un secondo lavoro. Se qualcuno vuole sentirlo suonare dal vivo basta andare suwww.myspace.com/ miki_themusicmachine per vedere le date del suo “Adrenalina Tour” In bocca al lupo Michele e a tutti quelli che hanno voglia di lavorare si… ma senza scordare se stessi, cosi quando suona la sveglia alle sette e il piumone vorrebbe trattenervi, avrete un motivo in più per iniziare la giornata… ovvero sapere che parte di essa sarà dedicata a Voi!

Presso l’Informagiovani dell’Aspal, in via dei Guasco 19, i giovani artisti alessandrini trovano uno spazio per esposizioni artistiche gratuito. Ogni mese un nuovo artista potrà collocarvi le proprie opere e renderle visibili a tutti. Per prenotarsi è sufficiente avere dai 14 ai 32 anni e contattare l’Informagiovani (numero verde: 800.116667. - e-mail: informagiovani@aspal.it). Nel mese di ottobre quanti passeggeranno in via dei Guasco potranno ammirare le opere di Benedetta Modena.

FEELINGS “Feelings” è una serie di opere chiaramente ispirata ai sentimenti, che accosta colori caldi e freddi, forme morbide e metalli taglienti, sensazioni tattili lisce e ruvide. Richiamo a ricordo nella mente vari attimi della mia vita buttando su tele e pannelli quanto di bello ed esaltante o al contrario freddo e pungente si possa trovare nell’ Amore. I materiali sono i più svariati e occasionali che si possano proporre, il tutto va a incidere maggiormente sull’elemento “sorpresa” che sta dietro ad ogni relazione sentimentale.

NOTA BIOGRAFICA Nata il 31 gennaio 1982 ad Acqui Terme, in provincia di Alessandria,frequenta il liceo scientifico-biologico e prosegue gli studi a Milano all’Istituto Europeo di Design IEDMODA LAB diventando stilista. In seguito disegna abiti e costumi per rievocazioni storiche e una mini collezione dedicata alla fusione tra diversi stili orentali Ha coltivato la passione per l’arte in quel di casa, passando più volte dalla pittura ad olio figurativa a quella astratta e romantica,mischiando differenti supporti e materiali pur continuando nello studio del disegno. Ha partecipato a diverse mostre collettive ed a numerosi concorsi in giro per l’Italia; mostre personali in Alessandria e Biella.

Benedetta Modena www.myspace.com/alyah_b alyah.b@gmail.com cell. 3891659351

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LE CRONACHE DELL’ASINO VOLANTE

Quanto mi piace lavorare, ma quanto mi debilita di Diego Cestino

La soddisfazione del lavoro scema col passare del tempo. E’ possibile recuperare la soddisfazione della “prima ora”? La parola ai luminari. Anche se siamo profondamente innamorati del nostro lavoro, l’indole umana, molte volte, tende a scartare la prospettiva di rispettare nel tempo la medesima occupazione. A dare una risposta, seppur in maniera molto approssimativa, ci ha pensato il professor Rimandi Rui Cusis, docente di genetica investigativa presso l’ospedale di Nairobi. Su mille casi il trenta per cento cambia lavoro nell’arco dell’anno, il diciotto, entro i sei mesi mentre il due per cento scompare nel nulla facendo perdere per sempre le proprie tracce. Il piacere e la soddisfazione, senza alcun motivo apparente, si deteriorano lasciando all’individuo un senso di abbandono che lo fa cadere, spesso in depressione. Non esiste una cura vera e propria oltre i classici rimedi farmacologici, ma Rui Cusis, ha cercato di approfondire l’argomento riprendendo gli studi su un animale molto particolare: la Formica Faccendiera. I comportamenti dell’insetto, infatti, si adattano perfettamente al modello umano sopra citato, con una sola differenza: una volta esauritosi il piacere del

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lavoro, non si registrano scomparse, anzi, le formiche vengono pervase da euforia galvanizzante. Un’ottima osservazione che ha spinto il medico a isolare i geni della Faccendiera per inocularli nelle cavie da laboratorio. La felicità è stata contagiosa tanto da impedire all’equipe di portare a termine le osservazioni e disertare il lavoro. Fonti ufficiali affermano che il gruppo, animali compresi, sono stati visti ballare in locali di lusso fino all’alba: si vocifera anche di effusioni amorose promiscue, ma il mondo scientifico mantiene il massimo riserbo. Rui Cusis ha deciso di testare il miracoloso distillato anche su cavie umane, come rivela il suo articolo sul Wasted Time di Nairobi. La richiesta di testers ha lasciato il luminare con l’amaro in bocca, si aspettava una folla oceanica, invece, al suo appello si sono presentati solo quattro pretendenti: Dell’Utri, Zorro, Memo Remigi e Candy Candy. Quest’ultima ha tentato di rubare l’estratto per vendere la formula agli iracheni, ma è stata fermata e tradotta in carcere con l’accusa di “vilipendio nei confronti dell’etica del lavoro”.

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Gli altri, invece, si sono fatti somministrare la dose e, nonostante siano trascorsi tre mesi, gli effetti tardano ad arrivare. Per ora vegetano nella hall dell’ospedale chiedendo sottoscrizioni per il Paese dei Balocchi, promettendo una pensione d’anzianità a Melampo e al Grillo Parlante. Non sono pericolosi, né per sé, né per il prossimo, afferma Rui Cusis, quello che più mi lascia indignato, aggiunge, è la spavalderia e la poca considerazione verso la mia persona da parte di tutto il gruppetto. L’esperimento è stato un flop, forse per il carattere troppo forte dei soggetti o forse per la possibilità che l’effetto volatilizzi in tempi brevi. Troppe domande e poche risposte, l’idea di base è apprezzabile, ma i risultati sperati non sono arrivati. Rui Cusis ha deciso di abbandonare gli studi e il gruppo di cavie umane al loro triste destino: peregrinare per il modo alla ricerca di fondi pensionistici, fino a quando, si spera, l’effetto del farmaco terminerà.


Antichi mestieri di Angelo Marenzana

Una volta c’erano i bordelli. Oggi il bordello. bordello Cent’anni fa esistevano santuari dove si celebrava il rito del piacere maschile, ma non come culto pagano, bensì riconosciuto come privilegio, oltre che diritto vero e proprio e come tale regolamentato da leggi dello stato che stabilivano non solo i criteri sanitari ma anche costi e durata del “colloquio” che legava la donna al suo cliente. Lì venivano svezzati i neo maggiorenni nel corso della visita militare, o prima di essere mandati in guerra a difendere la patria con il fucile in spalla e il gusto di un profumo dozzinale nel naso. Tramandati come una sorta di magia che sviluppava tutta un’atmosfera d’epoca. Giusto 50 anni fa la svolta. Era il 20 settembre del 1958 quando è entrata in vigore la legge Merlin, a firma della deputata socialista grande amica di Giacomo Matteotti, alla quale va riconosciuto il merito di un lavoro legislativo intellettualmente onesto e di grande lungimiranza sul piano della parità. Il giorno dopo l’Italia si sveglia sotto il peso di un malinconico autunno: case chiuse, chiuse per davvero, e le lavoratrici finite in mezzo alla strada. Anzi ai bordi. Legge tradita con gli anni nel suo spirito più autentico, e il risultato attuale è che la prostituzione è passata dal controllo di un’economia di stato al libero mercato. Il “colloquio” si è trasformato in una sorta di comizio di piazza dove finisce per prevalere chi grida più forte. E grazie alla legge del più forte è la parte più debole a riportarne le conseguenze, ovvero la stessa prostituta. Che oggi rischia di prendere mazzate a destra e sinistra, sia in un parlamento dove non vantano più protettori politici del calibro della deputata Merlin ma al massimo qualche cliente poco accorto, sia in strada per colpa di papponi svelti di mano. Insom-

ma ddonne senza meriti e senza morale. Eppure… Ormai si contano sulla punta delle dita i romanzi Orma e i film di genere (noir, poliziesco e thriller) e non (bas (basti ricordare Pretty Woman o Una poltrona per due) che non abbiano all’interno della storia una due pro prostituta, se non come protagonista, almeno co come comparsa. Spesso chiamata squillo. Non so solo le strade del mondo, ma anche il mercato ed editoriale e cinematografico è saturo di figure femminili che vendono il loro sesso per camfe ppare, che siano europee, africane. dell’estremo oriente, o d’oltreoceano. E la prostituta ha sempre un ruolo fondamentale nell’intreccio nnarrativo. Primo: serve a fare atmosfera. Denttro i locali malfamati, nei nights per uomini annoiati, o sulla strada, la sua presenza è sinonimo di malavita e vita grama, marginalità sociale, perifemala ria di infimo ordine, affari sporchi. Proprio là dove si radica il cuore noir della storia. Quasi sempre la puttana di turno (nella fiction un po’ come nella vita vera, anzi, forse un po’ meno, visto che la fantasia sta un gradino sotto la realtà) è maltrattata e picchiata dal boss che la sfrutta, rinnegata dal politico che appena ha messo i piedi giù dal suo letto va in giro a vantare i valori della famiglia, viene regolarmente offesa dall’affarista laido e vizioso, e finisce per diventare amante di qualche sbirro che vive una vita senza più sogni e speranze. Nel mondo dell’editoria e del cinema prostituta e muri scrostati delle case servono a dare un segno visivo dello stato del disagio, della realtà borderline che si vuole raccontare. Visto che in un romanzo e al cinema ancora non è possibile trasferire gli odori allora meglio una signorina in gonnellino striminzito di sottofondo (magari rosso), all’angolo della strada con un pellicciotto all’ombelico e stivali, o sculettante davanti al cliente mentre sale le scale di una qualche pensione di infimo ordine. Secondo: quanti libri o film non sarebbero stati scritti o girati se non ci fosse stata la nostra bella signorina pronta a farsi fare a pezzi in qualche parco metropolitano da un qualche balordo di serial killer che per le sue patologie mentali non trova di meglio da fare che andare in giro a cercar battone, farle salire in macchina, seviziarle e ucciderle nei modi più impensati e vomitevoli? Terzo: spesso la prostituta sa. Conosce quel qualcosa che aiuterà il detective ad arrivare alla soluzione del caso. Meno male, perché grazie a lei, il meccanismo narrativo non si inceppa. Nel qual caso il produttore potrebbe avere delle serie grane finanziarie. Parla, la nostra eroiMOVÍDAlife - # 4 OTT Ø8

na, magari con un occhio livido, ma sempre senza piangere, senza patetismi. Quarto: la prostituta, alla fine ne esce sempre a testa alta. L’unica che riesce a vantare ancora un briciolo di umanità tra tanti personaggi allo sbando, e a trasferire la sua immagine tra le strofe di poesie e canzoni capaci di addolcire i nostri cuori lacrimevoli. Registi e scrittori dovrebbero far loro ponti d’oro per i soggetti che le prostitute hanno regalato, anzi profuso a piene mani a case di produzione che ne hanno tirato fuori dei bei quattrini. E senza chiedere un centesimo sui diritti d’autore. Visto che troppo spesso i loro soggetti non sono opere di ingegno, e nemmeno di fantasia. Sono storie vissute sulla pelle, anche le più tragiche, le più drammatiche, le più barbare, sofferte sulla strada, facendo pochi passi su tacchi dal sapore circense per evitare crampi e che qualche collega rubi il loro piccolo spazio di cemento in attesa del cliente a cui offrire il menù prestazioni. Attorno al loro lavoro girano affari di miliardi, sicuramente i più proficui che ci sono sulla faccia della terra, per sfruttatori di ogni genere che incassano soldi pagati senza batter ciglio da clienti che dopo tornano a casa a dormire accanto alle mogli (spesso non così all’oscuro delle imprese del marito), a sedersi dietro le scrivanie dei nostri uffici (vantandosi così di conoscerle e saperle conquistare, le donne), a dirigere le nostre imprese (dove magari potrebbero trovare le stesse prestazioni gratis tra le lenzuola in compagnia di qualche assatanata di carriera) e a occupare tutti quei posti che servono a far girare il motore della nostra economia. Ma nonostante questo, pare che alla nostra lucciola (che svolazza, ultima, ai bordi delle strade mettendo in crisi le ricerche scientifiche che parlano della sparizione di questa magia della natura nei mesi estivi), occorre smorzare la luce, la sua visibilità. Bisogna chiuderla in gabbia. Lei ha la colpa di esistere. Non il serial killer che sbava all’idea di sventrarla in due. Giusto quindi multarle, come si fa con un guidatore indisciplinato, come un commerciante che non dà lo scontrino fiscale, come chi affigge abusivamente manifesti. Potenza di una nuova cultura? Forse quella del ritrovato grande saggio che si muove nelle tenebre con la lanterna a illuminare le coscienze? o che muove i primi passi capace di debellare il sistema dello sfruttamento, dello schiavismo, e della morbosità maschile? O forse, nella miglior tradizione italica, non è che tutto ciò è solo la conseguenza dell’abolizione dell’ICI che vede le casse comunali un po’ più all’asciutto di prima?

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Quattro chiacchiere con il Teza

Il barbera è l’anello di congiunzione tra la terra e Dio (Walter Massa). di Elena Laura Pozzi

Davanti ad un piatto di agnolotti e un bicchiere di vino, mi è stata raccontata una storia. Il narratore è un galante Signore di Alessandria, Mauro Teza, noto per la sua passione e profonda cultura del vasto mondo culinario. Di lavori ne ha fatti tanti ma è uno dei pochi fortunati che riesce a combaciare la passione al lavoro. Da rappresentante di prodotti enogastronomici del nord-ovest Italia, a consulente enologico del ristorante Zettel di Alessandria. Si è costruito il lavoro da solo, mosso dalla curiosità per i prodotti della tradizione, alla ricerca del sapore antico e genuino. Le domande nascono spontanee di fronte ad un personaggio del genere, e lui è pronto a condividere informazioni, spiegare, rispondere, raccontare storie di uomini, di terre magiche e profumi accesi, e dei processi che portano a noi i prodotti; sembrano favole e come in tutte le favole ci sono momenti bui e personaggi malvagi, gli astuti, che non rispettano le regole del gioco, alla ricerca dell’oro. “C’è un’educazione sommaria, bisogna fare molto nel mondo del vino”, dice. Ed io capisco la differenza tra vino fatto sulla terra e vino fatto in cantina, il vino sofisticato, aggiustato con componenti chimiche per adattarne il gusto, l’acidità, la gradazione alcolica per portarlo in tavola ogni anno sempre uguale, per soddisfare il palato dei consumatori monotematici che pretendono “il loro vino”.“ Le componenti chimiche ti vanno nel cervello, fanno male ”, afferma con decisione. Questa si chiama omologazione, portata dalla regina globalizzazione e dai soldati delle multinazionali guidati dalla disciplina del marketing. Si sente parlare di McDonalizzazione del mondo, lo stesso big mac a Roma come ad Hong Kong, non è agghiacciante? Il Sig. Mauro lotta

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contro questo, lo fa con le parole, mi ha catturata in questa storia e io voglio che vincano gli onesti, perché una di queste battaglie è qui, dietro l’angolo: tra le Langhe e il Monferrato, un paesaggio che sembra dormire ma che invece produce capolavori, opere d’arte apprezzate in tutto il mondo e che tutti, compresi i francesi, ci invidiano. “Come è cambiato il mondo del vino rispetto al passato?” “Fino alla metà del secolo scorso, i vini erano profondamente diversi, si rispettavano i tempi naturali, a scapito dei volumi produttivi; questa realtà, però, non era in sintonia con le esigenze del moderno mercato che pretendeva l’immediatezza e la stabilità dei prodotti, andando sostanzialmente contro madre natura”. “Bisogna, quindi, fare informazione di modo che il consumatore riconosca la qualità e la scelga”. “ Siamo tutti dotati di palato. E’ soggettivo dire che un prodotto è buono o cattivo, ma l’esperienza porta alla conoscenza di quello che sta dietro, dell’uomo che lo produce, dell’onestà che ci mette”. “Quanto è determinante il prezzo di una bottiglia per la qualità del prodotto?” “ Si possono trovare vini buoni anche a basso costo, la differenza la fa l’artigianalità rispetto alla produzione copiosa, il lavoro dell’uomo costa e vale di più; molto dipende anche dalla moda, dal marketing per fare salire il prezzo, come in tutte le cose, d’altronde”. “Come ultimo vorrei chiederti: quali sono le componenti che fanno nascere un gran vino?” “ Solo due, per il gran vino ci vuole la terra e l’uomo”, risponde. E mentre rifletto sulla semplicità della risposta lo osservo sorseggiare quel po’ di vino rimasto e invidio il suo modo di gustarlo, così consapevole della storia, del lavoro che c’è dietro.

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Per chi fosse interessato a diventare somellier: Il corso di Qualificazione Professionale per Somellier è diviso in 3 livelli di 15 lezioni ciascuno. Primo Livello: Formazione del somellier Le tecniche di servizio La degustazione Secondo Livello: Tecnica della degustazione Enografia italiana ed internazionale Terzo livello: Tecnica dell’abbinamento cibo-vino Per maggiori informazioni: www.aisitalia.it www.aisalessandria.it www.aispiemonte.it


Italiani razzisti? di Piero Archenti

Ma vuoi vedere che, tomo tomo, cacchio cacchio, gli italiani del ventunesimo secolo si scoprono razzisti? Qualcuno dirà che già nel 1937 con il Regio Decreto n. 880 gli italiani entrarono nella schiera dei popoli razzisti. Risposta: Già, ma allora la popolazione non fu chiamata ad esprimere la sua opinione al riguardo. Fu deciso ai massimi livelli della gerarchia fascista e questo bastò a fare degli italiani un popolo ufficialmente razzista. Chi ha masticato anche poche pagine di quel periodo storico, però sa che questo non fu affatto il sentimento della stragrande maggioranza della popolazione. Ci furono, è vero, dei profittatori che in quel particolare momento storico gettarono le basi per la propria fortuna economica confiscando beni mobili e immobili, ma è anche vero che ci furono numerosi episodi in cui la solidarietà della popolazione si espresse in modo diametralmente opposto a quella legge ignobile, non solo per gli italiani ma per l’intero genere umano. Dal dopoguerra ad oggi però, pur senza esserne affatto costretti, episodi di razzismo strisciante e subdolo si sono palesati in diverse occasioni. Abbiamo vissuto il razzismo antimeridionale nelle ricche regioni del nord, in

pieno boom economico, dove, sopratutto nelle grandi città, si potevano leggere cartelli del tipo “non si affitta a meridionali” salvo però utilizzare quelle stesse braccia “meridionali” per lavori massacranti e scarsamente remunerati. E anche in quella occasione lo sfruttamento del lavoro occulto favorì le fortune di imprenditori dai pochi scrupoli. Ora è la volta dei lavoratori provenienti da Paesi spesso sconvolti da guerre per lo più a noi ignote. Paesi molto più lontani del meridione d’Italia, e questa volta non arrivano con la valigia di cartone legata con lo spago, nossignori, moltissimi di loro arrivano su battelli fatiscenti, raffazzonati alla meno peggio, tenuti insieme dalla forza della disperazione che li costringe a scegliere fra una vita che non è più vita, ma lotta all’ultimo sangue per la pura sopravvivenza, e l’incognita del viaggio pagato con tutto quello che di avevano nel loro paese d’origine, pur di tentare l’approdo in quella che rappresenta una sorta di terra promessa. Anche a costo della vita per se e per i suoi cari. Qualcuno dirà che abbiamo importato anche la delinquenza. E certo che abbiamo importato anche quella! Così come se

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la erano importata gli Stati Uniti agli inizi del ‘900 con gli Al Capone, i Gambino ecc. ma si erano importate anche braccia sane, e menti fervide che con il passare degli anni si sono rivelate preziose per la crescita economica, scientifica e culturale dell’America. Stessa cosa per i più ricchi Paesi del nord Europa. Questo per sottolineare che non si dovrebbe sparare nel mucchio catalogando gli stranieri giunti da noi per lavorare (nelle acciaerie, nell’edilizia, nei trasporti su gomma, ecc.) alla stregua di tanti delinquenti venuti in Italia per fare terra bruciata. La rabbia sfociata a Milano, sabato 20 settembre scorso, nei confronti dei bianchi e provocata dall’uccisione di un ragazzo (italiano) di colore è sintomatica del malessere insito all’interno delle comunità di stranieri che vivono nel nostro Paese anche da moltissimi anni. Quel ragazzo ucciso, era un cittadino italiano anche se originario del Burkina Faso, e morire per tre biscotti “per mano dell’uomo bianco” ha senz’altro rappresentato una enormità inconcepibile in un Paese che si dice civile e, almeno a parole, rifiuta sdegnosamente l’aggettivo di razzista.

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Addio posto fisso, addio sicurezza, addio progettualità. Oggi i giovani in cerca di lavoro riescono a stento a barcamenarsi tra i vari contratti: stage - rigorosamente non pagato -, part time, tempo determinato, co.co.co, co.co.pro (ci manca solo il co.co.dé!). L’indeterminato è un miraggio e uno stipendio dignitoso una vera e propria utopia. Abbiamo raggiunto l’apice della vergogna con la legge Biagi e siamo ridicoli e poco competitivi agli occhi degli altri Paesi europei, dove i giovani non devono aspettare i trent’anni per essere pienamente indipendenti. Ormai siamo arrivati al punto che affermare «sono precario», per il suo essere corale, costituisce al tempo stesso motivo di rincuoramento e rassegnazione: da un lato poiché si percepisce la precarietà come una situazione comune e diffusa, che per questo fa sentire meno soli e impauriti, dall’altro perché si considera come un dato di fatto che non accenna a cambiare, e che al momento non può essere modificato da nessuno. Allora che si fa? Si insulta il governo e si prova rabbia verso

un Sistema Paese che non premia i giovani ma solo i vecchi decrepiti. Perché questa è la realtà: in Italia le vecchie generazioni non mollano, non vogliono lasciare spazio ai giovani, così come invece avviene all’estero. Non c’è fiducia insomma nelle nuove leve. Una volta che si ha ben chiara la situazione e ci si rende conto che questo è il momento più difficile nell’arco di decenni per inserirsi nel mondo del lavoro - e soprattutto rimanerci - cosa si fa? Ci si rimbocca le maniche, ci si rassegna alla flessibilità, al fatto che ormai il posto fisso è andato in cantiere e si diventa manager di se stessi, cercando di non affogare in questo mare di incertezza. In Italia si sa che la meritocrazia non è diffusa come altrove, piuttosto si va avanti per conoscenze e raccomandazioni. Spesse volte non si parte cioè da una situazione paritaria di accesso alle opportunità, ma si è avantaggiati se si conosce «qualcuno». Ma si vuole mettere sullo stesso piano il fatto di essere raccomandati – o consigliati – dalla famiglia con l’essersi creati una posizione da

soli, con le proprie forze e capacità, e con i propri contatti? Il tema è sicuramente controverso, e non è neanche facile tracciare una linea di confine. I famosi «contatti» esistono un po’ ovunque in tutto il mondo, uno o ce li ha o se li crea. E sta proprio qui la capacità di ciascuno: avere contatti, sbattersi per ottenere un lavoro e meritarselo - oltre che riuscire a mantenerlo, vista la labilità di questi tempi. Alla fine allora si racconta sempre la stessa storia: sono la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, oltre che l’ottimismo verso il futuro, l’unico atteggiamento possibile nei confronti di una situazione che nel complesso non è per nulla favorevole. Se le cose si vogliono davvero e se ci si impegna a fondo - non solo a parole - nel trovare ciò che si cerca, tutto andrà per il verso giusto, quasi sempre. Il futuro ce lo creiamo anche noi con le nostre azioni e con il nostro atteggiamento - aperto e incline all’adattamento - senza però mai perdere la dignità -. L’importante è crederci. Credere nella propria fede.

Posto fisso...addio di Ilaria Barbisan

Epilogo di Cristiano Mussi Mi sono sempre meravigliato di come la mia memoria si fissi su fatti più o meno importanti; a volte dei crocevia altre dei soffi di vento, ma sempre o quasi senza l’ausilio di date precise, così apparentemente casuale, distratta. Provo un po’ di invidia per quelli che ricordano giorno, ora e minuto secondo. Credo questa distrazione abbia a che fare con la mia personalità, profondamente. Sta di fatto che un bel giorno dovevo recarmi, in qualità di rappresentante dei lavoratori, con il segretario del mio sindacato, Giorgio, presso il ministero del lavoro a Roma. La storia della fabbrica, che mi aveva introdotto al mondo metalmeccanico e all’esperienza sindacale, era giunta al suo malaugurato epilogo, come tutto il resto. Avevo in bocca quel sapore dolceamaro di quando qualcosa finisce, rabbia misto nostalgia. Inevitabile. Avremmo dovuto siglare l’accordo relativo alla chiusura del sito produttivo, tra l’altro molto produttivo, ma che per via della razionalizzazione industriale non interessava più al grande gruppo tiranno di cui facevamo parte. Incentivi, trattamento di fine rapporto, indennità di mobilità; un modo gentile di dirti: “non ci servi più, grazie”. Ricordo che strideva forte il contrasto tra il viaggio a Roma, che amo e associo a cose belle, positive, e la sensazione di andare ad un funerale, in qualche misura anche

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il mio. Quattrocento persone venivano lasciate a spasso, anche se un centinaio si erano già dileguate anzitempo, “spintaneamente”. Il ministero è una struttura del ventennio fascista con colonne enormi nell’atrio. Da noi in provincia non esiste niente di simile. Una scala gigante in marmo con scalini da tre passi ciascuno, saliva curvando a destra. Tra il piano terreno e il primo piano una grande vetrata ricca di decori. Tutto era imponente, anche troppo. Mi sentii un provinciale sperduto e la mia fantasia e curiosità vennero colpite, quasi facendomi dimenticare il motivo per cui ero lì. Poi per un dedalo di corridoi fino alla sala dove avrebbe dovuto esserci l’incontro con i rappresentanti dell’azienda, tra cui il responsabile europeo del personale. Ci sedemmo al tavolo ed attendemmo. Eravamo puntuali, anzi lievemente in anticipo. In quell’occasione rispolverai tutto il mio odio per i prepotenti e per i facenti funzione dei prepotenti. Arrivarono con due ore di ritardo senza scusarsi. Giorgio era abituato e non battè ciglio. Chissà quante volte aveva visto quella scena. Il capo del personale era un portoghese che parlava con accento scolastico l’inglese, una faccia insignificante. Uno dei suoi lacchè gli riferì di noi come: “little fishes”, lui sorrise. C’era anche un’impiegata del ministero dalla parte opposta del tavolo MOVÍDAlife - # 4 OTT Ø8

rispetto alla mia. Doveva mettere a verbale l’esito dell’accordo. Minuta, cordiale, con un bel sorriso e un gradevole accento romano. Pensai che mi sarebbe piaciuto conoscerla: “magari le parlerò dopo” pensai, ma poi non lo feci. Il capo del personale era insopportabile, telefonava continuamente (negli Stati Uniti) per avere ragguagli su dove mettere il tal punto o la data virgola nelle dieci righe scarse di accordo. La scala gerarchica dei facenti funzione, nella piramide multinazionale è pressoché infinita. Lo sapeva bene anche il dott. F. pensai, quando mi convocava nel suo ufficio senza avvisare i capetti, così da farmi lasciare incustodito il macchinario, libero di produrre scarto a volontà. Una volta in ufficio mi disegnava una piramide e diceva: “vede Mussi, io sono qui, lei è lì, il nostro capo è un po’ più su” e via così, puntando con la penna sul suo capolavoro. Lo guardavo e in fondo mi faceva pena, lui, quell’ufficio smilzo, la mela verde sul tavolo e lo yogurt da consumare tutto solo, la barba sempre disegnata su una faccia da bambolotto. Ritornavo in reparto costernato e fulminato a vista dagli sguardi dei capetti. Non appena il portoghese ebbe finito, firmammo tutti. Andammo via stremati. Pranzammo in una splendida trattoria romana e tutto finì così. Tornai a casa disoccupato.


L’Intervista

Dario VERGASSOLA & David RIONDINO di Emiliano Bottacco ABBIAMO INCONTRATO DARIO VERGASSOLA E DAVID RIONDINO IN OCCASIONE DEL LORO ULTIMO SPETTACOLO AD ALESSANDRIA. NE ABBIAMO APPROFITTATO PER CHIACCHIERARE DI LAVORO E DELL’ITALIA DI OGGI, OVVIAMENTE SENZA PRENDERCI TROPPO SUL SERIO.

Verg: Là, siamo qua per Movida, una rivista che conosco benissimo. Ne sono uscite due puntate: nel primo numero c’è una bella gnocca in copertina, mentre nel numero sui “corpi nudi”, che parla dell’estate, c’è un semiculo che si intravede in terza pagina… Insomma, so tutto di voi: una rivista meravigliosa. Allora, di cosa vogliamo parlare? Il tema di questo numero è il lavoro. Verg: Porco cane, il lavoro! Diciamo che nel momento in cui Brunetta ha detto che avrebbe fatto l’accordo su Alitalia anche senza i sindacati, allora vuol dire che siamo messi abbastanza male. In Italia anni fa sarebbe stato impensabile dire una cosa simile. Se poi però il 60 % degli italiani vota il centrodestra, forse vuol dire che gli va bene così. Forse il popolo italiano è d’accordo con le assunzioni a chiamata e i licenziamenti al volo. Io trovo che non sia giusto, ma forse a tanti sta bene così. E allora è anche il momento di dire che qualcuno si inizi ad arrangiare. Riond: Noi stiamo lanciando “I due orfanelli”, un partito politico che è stato costituito questa sera, qui ad Alessandria. I due orfanelli? Verg: Sì, perché ognuno di noi ultimamente è un po’ orfano… Riond: Faremo un blog nel quale i due orfanelli faranno interviste, prenderanno posizioni, cureranno editoriali, aperti alla collaborazione di tutto il popolo. Sembra di capire che siate pessimisti sull’Italia di oggi. Riond: Vedi, noi oggi viviamo una situazione critica, molto più critica di altre volte; però si respira un’aria che non è di conflitto, ma quasi di serenità, di sbandamento sereno In che senso? Riond: E’ come se fossimo in balia delle forze della natura. E’ passato il concetto che sia tutto come le glaciazioni: per cui il dinosauro o diventa più piccino oppure muore. Così sta succedendo con l’economia: la danno come un dato assoluto, per cui arriva la freddata della recessione, si abbassa il tenore di vita e una serie di categorie debbono scomparire o ritirarsi nelle caverne. Un tempo qualcuno avrebbe dato la colpa al Capitale, che fa in modo che alcuni debbano pagare per altri, mentre ad est c’era il miraggio dell’uguaglianza nello stato comunista. E da noi, che per fortuna non si viveva in uno stato comunista, molti si sentivano affratellati dal sentirsi nella stessa condizione. Alla fine la cosa più logica che dovresti dire ai pov-

eri è che hanno lo stesso nemico, che è quello che unisce tanto l’immigrato quanto l’operaio italiano maltrattato. Un tempo gli si sarebbe detto questo. Comunque io rilancio il blog “I due orfanelli”, ce lo siamo inventati stasera. Siete pessimisti solo sull’Italia? Verg: L’Italia ha un suo declino abbastanza in peggio. Berlusconi, con tutto il male o il bene che gli si può volere, non ha inventato niente: ha solo aumentato l’inclinazione di questo piano su cui si trova l’Italia. Quello che non riesco a capire è come non solo il centrosinistra, ma anche il centrodestra sia allo sbando: dove sono finiti i sani principi della destra sociale? Di quelli che dicevano “Faccio l’operaio e voglio l’Italia unita”. Allora adesso che cazzo voti Lega!? Che destra siete? Vi vanno bene le politiche che vengono portate avanti? La domanda è: “A sinistra i nostri politici son coglioni, lo sottoscrivo, ma voi che avete votato destra non pensate che i vostri stiano prendendo per il culo anche voi?” Riond: Il problema è che l’Italia non è neanche più al centro del discorso internazionale. Non contiamo più una mazza. Rispetto a 20 anni fa ci sono i Cinesi che sono diventati una forza trainante, ci sono gli Indiani, la Russia che torna a essere potente e non è nemmeno più neanche comunista… L’Italia è in recessione, è subalterna ed è scivolata nella provincia. Ti è mai interessato quello che succedeva in Ecuador? Noi stiamo facendo quella fine. E i comici, con il loro lavoro, cosa possono fare? Verg: Intanto ci facciamo intervistare da Movida, ed è già qualcosa! Poi sai, noi comici siamo pelandroni. Io sono scappato dal lavoro: ho fatto per 16 anni l’operaio e farmi oggi pagare per dire le cazzate che dicevo al bar per me è già un evento. Non è una cosa che possono fare tutti, è chiaro. Riond: Fare il comico è una forma che si ha per dire la propria opinione. E’ anche un modo per suggerire alla gente che uno può provare a dire la sua. Verg: Però non si deve dare troppa retta ai comici. I comici, specialmente quelli che hanno successo, quelli televisivi eccetera, sono ricchi. Sono diventati in qualche modo imprenditori: invece che saper fare le cucine sanno fare battute o sanno rubarle ad altri. Spesso diventano delle icone, ma che uno molto povero prenda consigli da uno molto ricco può anche far girare le balle. Siccome utilizzi il mezzo televisivo ogni tanto puoi dare qualche spunto, ma secondo me solo fino a un certo punto. Beh, ora dobbiamo andare a fare lo spettacolo, comunque questo è un giornale fantastico!

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Marengo Marathon 18 e 19 ottobre La Marengo Marathon giunge quest’anno all’ottava edizione. Il percorso modificato è stato reso più veloce e scorrevole inserendo delle nuove parti in san Giuliano Nuovo, dove saranno allestiti punti ristoro con intrattenimento musicale . L’organizzazione quest’anno ha puntato sulla qualità dei servizi agli atleti, puntando anche a darle un volto nuovo. La Marengo Marathon dovrà diventare principalmente “ La Maratona Città di Alessandria “ con un possibile arrivo e partenza all’interno della Cittadella. Pacco gara contenente una splendida t-shirt amaranto, un

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saccotto con tris di prodotti Paglieri, una confezione pasta Moccagatta, una di caffè MIKE e il buono pasto completo dal primo al dolce. Sono attesi anche nomi importanti. E’ possibile iscriversi presso Marengomarathon via Tortona 26, oppure presso Arco Sport in corso Lamarmora 35. L’ infopoint è 0131 445344 oppure 340 2819599. La quota di iscrizione è rispettivamente di 30 euro (maratona) e di 13 euro (mezza). La non competitiva sulla distanza di circa 10 km (quota iscizione euro 10) avrà il pacco gara con lo stesso contenuto di maratona e mezza maratona.

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Marengo Marathon 18 e 19 ottobre

L’Associazione Sportiva Dilett. SAI FRECCE BIANCHE AL012 con l’approvazione del Comitato Regionale FIDAL Piemonte, e con il Comune e la Provincia Città di Alessandria, organizzano l’ottava edizione della MARENGO MARATHON, manifestazione agonistica regionale su strada sulla distanza di km 42,195, km 21,097 e di km 10 come passeggiata. APERTA A TUTTI i tesserati FIDAL, in regola per il 2008. I tesserati ad un Ente di Promozione convenzionato possono partecipare ed essere inseriti nell’ordine d’arrivo ma hanno diritto SOLO al premio di partecipazione. La

partecipazione di atleti non tesserati potrà avvenire sottoscrivendo la richiesta di tesseramento FIDAL al costo di 10€, unitamente alla presentazione del certificato medico di idoneità sportiva agonistica direttamente all’Organizzazione, e sarà valida per tutte le gare agonistiche 2008. Altro tipo di partecipazione potrà avvenire correndo con un pettorale riportante la dicitura “PASSEGGIATA”, senza rientrare in classifica.La gara è aperta anche alle atlete in hand bike e non vedenti con accompagnatrice, con iscrizione gratuita. Il C.O., Per causa di forza maggiore si riserva

la facoltà di variare ogni clausola del presente regolamento e declina ogni responsabilità civile e penale per incidenti e/o danni a persone e/o cose che possano verificarsi prima, durante e dopo la gara. La gara avrà luogo Domenica 19 Ottobre 2008 con qualsiasi condizione di tempo. RITROVO a partire dalle ore 8.00 presso il Centro Sportivo dello Stabilimento MICHELIN ad Alessandria. PARTENZA ORE 10. Il percorso, di km 42,195 - 21,097 e 10 km non competitivi, è numerato km per km, con servizio di ristoro e spugnaggio come da regolamento FIDAL

COME ARRIVARCI Uscita autostradale Alessandria Est, al casello a destra in direzione Genova, dopo 3 km arrivo in zona corsa. Se si proviene da Genova al casello Sud seguire per Alessandria poi direzione Novi Ligure, dopo 3 km ai piedi del cavalcavia a destra per Stabilimento MICHELIN.

SERVIZI Pasta Party gratuito al termine delle gare, Aree Parcheggio VIDEOSORVEGLIATA in zona Corsa, Villaggio Animazione, Servizi Igienici e docce, Servizio Massofisioterapico, Deposito Borse e Spogliatoio, Servizio Fotografico PHOTOSPRINT, attestato con tempo e posizione d’arrivo a domicilio (solo per la maratona), Cronometraggio tramite CHIP

PRENOTAZIONI ALBERGHIERE Presso l’Hotel MARENGO**** Cena, pernottamento e colazione a 50 euro - pensione completa a 65 euro. Alle prime 100 prenotazioni alberghiere, quota di iscrizione GRATUITA per maratona o mezza maratona. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi direttamente all’organizzazione Tel. 0131/445344 - 340 2819599

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2. Inviare la scheda di iscrizione e la ricevuta di pagamento tramite: - fax, al numero 0131/44.53.44 - e-mail info@promuoversi.it INFO 0131/445344 - 340 2819599 IL PACCO GARA CONTIENE: Pettorale, T-shirt Marengo Marathon, confezione caffè, Saccotto Paglieri, buono PRANZO.

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“La Battaglia di Marengo” La Marengo marathon si svolge sui luoghi della storica battaglia

E’ forse la più celebre battaglia dell’ epopea napoleonica, lo é per il valore “politico” che ebbe questa vittoria. Con essa Bonaparte consolidò il suo recente potere, acquisito con il colpo di stato del 18 brumaio 1799 e riconquistò il dominio dell’ Italia. Un successo provvidenziale dopo la pressoché fallimentare campagna d’ Egitto. Il suo successo fu un trionfo a Parigi dove Napoleone venne accolto come un eroe, quando rientrò, il 2 luglio. L’ inizio della giornata del 14 giugno 1800 vide le truppe dei due eserciti, il francese e l’ austriaco, così schierate: gli austriaci al comando del generale Melas tra Alessandria e il fiume Bormida; i francesi al comando di Bonaparte sulla strada Alessandria-Marengo-Tortona. Gli austriaci avanzarono verso Marengo superando il fiume e marciando su tre colonne, al centro quella comandata da Melas, a destra quella di O’ Reilly, a sinistra quella del Gen. Ott, quest’ ultima con il compito di puntare su Castelceriolo. Intorno alle 9 del mattino avvenne il primo contatto tra gli eserciti: i francesi investiti dall’ impeto del nemico dovettero retroce-

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dere dalle posizioni presso le cascine Pederbona e Stortigliona, ma si attestarono a difesa di Marengo a margine di un piccolo rio, il Fontanone, che era pieno d’acqua per le recenti piogge. Su questa barriera si infranse lo sforzo austriaco. Gli uomini di Melas solo dopo sforzi notevoli e con forti perdite riuscirono a vincere la resistenza francese ma solo a fine mattinata. Intanto il generale austriaco Ott stava per conquistare Castelceriolo, tagliando fuori la destra dello schieramento francese al comando del generale Lannes. Napoleone si rese conto del pericolo e ordinò a tutte le truppe di dirigersi verso Marengo. Desaix, che era stato inviato in direzione di Rivalta, fu avvertito di tornare da un messaggero inviato da Bonaparte e quindi potè arrivare solo nel tardo pomeriggio. Intanto le divisioni francesi del generale Victor, schierate sulla sinistra dello schieramento francese, dovettero cedere e solo l’ impiego della guardia consolare impedì, a Castelceriolo, che tutto il fronte crollasse. Facendo perno su quel punto di resistenza i francesi si ritirarono verso Castelceriolo intorno alle ore 15. Tutto sem-

brava indicare che gli austriaci avevano ormai vinto tanto che il generale Melas tornò ad Alessandria e un messaggero fu spedito a Vienna a portare la “buona novella”. Ma la battaglia vera doveva ancora incominciare. Il ritorno di Desaix coincise con un rinnovato vigore dei francesi che investirono con l’artiglieria le truppe austriache che li inseguivano scompigliandole. Decisiva in questa fase una carica di cavalleria comandata dal generale Kellermann. Le sorti dello scontro furono completamente rovesciate e gli austriaci iniziarono la rotta disastrosa verso Alessandria. In questa fase perse la vita il generale Desaix, considerato da molti il vero eroe della battaglia di Marengo. Napoleone aveva vinto e con la firma della convenzione di Alessandria, due giorni dopo, gli austriaci cedevano ai francesi Piemonte, Lombardia, Liguria e si ritiravano dietro la linea del Mincio. Il generale Berthier consegna a Napoleone la convenzione di Alessandria, firmata dal Melas, il giorno dopo la battaglia di Marengo. Il 17 giugno Bonaparte ritornava a Milano.

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MOVÍDAlife - # 43 OTT SET Ø8

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PREPARAZIONE: disponi su un piano di lavoro la farina setacciata a fontana e al centro accomodaci una cucchiaiata di strutto, un cucchiaino raso di sale fino, la panna e il lievito stemperato in poca acqua tiepida con un cucchiaino di zucchero. Terminata questa operazione, impasta tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto morbido e privo di grumi, quindi ponilo a riposare coperto in luogo tiepido e privo di correnti d’aria per un ora circa. Passato il tempo necessario, appiattisci la pasta con il matterello in uno spessore di circa mezzo centimetro, dalla

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Tapas | Fingerfood | Drinks

a cura di Roberto Loddi

quale ricaverai tanti dischi (con l’aiuto di uno stampo tondo per biscotti o in mancanza di quello, di un bicchiere di vetro) quanti ne consente la massa. Ma mano che li ritagli, accomodali su un panno da cucina e una volta terminato coprili con un altro. Fatto ciò, lasciali lievitare per un’ora. Trascorso il tempo indicato, scalda per bene una piastra di ghisa, dopodiché cuoci le tigelle 3 minuti circa per parte, affinché risultino di un bel colore dorato. Servile calde con un battuto di lardo, aglio e rosmarino o salumi vari. Le tigelle si abbinano con un vino locale di pronta beva come il lambrusco fresco e frizzante al punto giusto

PREPARAZIONE: poni ad ammollare le prugne in un recipiente con poco vino poi, scolale ed asciugale su dei fogli di carta assorbente da cucina. Fatto ciò, farcisci quindi ognuna con una polpettina di carne, poi arrotolale con una fettina di lardo, infine infilale con uno stecchino e passale in forno già caldo a 220° per pochi minuti fino a quando il lardo diventa croccante e trasparente. Servile subito calde con una flute di spumante brut ben freddo.

Le prugne al lardo di Arnad

Le acciughe in salsa bianca di nocciole

INGREDIENTI: una ventina di prugne secche denocciolate, una ventina ti polpettine

INGREDIENTI: g 250 di acciughe sotto sale, 2 cucchiaiate di olio extravergine. Per la salsa: g 100 di nocciole leggermente tostate e spellate, g 100 di tonno sott’ olio, una cucchiaiata di succo di limone non trattato più mezza scorza grattugiata, una presa di maggiorana secca, una presa di origano, un ciuffo di prezzemolo tritato, poco vino bianco secco aromatico, olio extravergine d’oliva q.b.

di salsiccia a metro, una ventina di fette di lardo, vino bianco, pepe q.b.

MOVÍDAlife - # 4 OTT Ø8

PREPARAZIONE: asporta rigorosamente tutto il sale delle acciughe, poi spinale, sciacquale velocemente ed asciugale su carta assorbente da cucina e tienile da parte. Terminata questa operazione, passa al cutter le nocciole e il tonno e frulla il tutto fino ad ottenere un composto cremoso ed omogeneo, unisci il succo del limone e la scorza grattugiata, le erbe aromatiche, alcune cucchiaiate di vino e infine tanto olio quanto basta per ottenere una salsa densa e cremosa. Arrivati a questo punto, accomoda le acciughe in un recipiente di vetro, irrorale prima con un giro di olio e poi coprile con la salsa di nocciole. Lasciale riposare una notte prima di servirle su delle fette di pane casereccio abbrustolito ed imburrato. Il vino da abbinare è lo stesso che hai utilizzato per la preparazione del piatto: Roero arneis, vino delicato, fresco ed erbaceo dal sapore asciutto.


Radio Gold, novità per l’autunno di Flavio Gemma

Sono qui negli studi di Radio Gold, innovativi e tecnologici come una radio del nuovo millennio deve essere, con Renato Lopena station manager dell’emittente. L’aria che si respira è accogliente e indaffarata, tutti si muovono per lavorare sulle quattro linee guida che Renato ritiene essenziali: informazione, intrattenimento, musica e web

Renato parlami della stagione radiofonica che sta iniziando: “Sarà una stagione ricca, con riconferme e novità. Il nuovo palinsesto autunnale di Radio Gold presenta notiziari e informazioni in diretta per tutta la giornata con particolare attenzione alle fasce drive time dalle 7:00 alle 9:00, dalle 12:00 alle 13:00 e dalle 17:00 alle 19:30. Quest’anno, peraltro, i notiziari si arricchiranno di servizi speciali, inchieste ed opinionisti.E poi i nostri consueti approfondimenti: il lunedì dedicato al costume e alla società, il martedì spazio alla politica, il mercoledì l’ambiente, il giovedì le inchieste in connessione con il media center del nostro portale www.radiogold.it. Il venerdì…… i misteri della provincia. Il sabato, anticipato alle 7,40 eventi e manifestazioni in provincia. Tutti i pomeriggi, invece, alle 17,40 tempo libero e cultura.” State lavorando molto anche sullo sport? “Certo…tutte le domeniche pomeriggio, in diretta, le radiocronache di calcio e basket. Anche quest’anno sulle nostre frequenze, potrete ascoltare in esclusiva le partite del campionato di basket di Serie A della Fastweb di Casale. Inoltre, ogni giorno dal lunedì al sabato alle 18,40, andrà in onda il notiziario sportivo con interviste, ospiti, curiosità ed informazioni sullo sport in provincia.” Nel particolare, programmi di intrattenimento da consigliare? “E già partita la nuova trasmissione pomeridiana “Cinque per cinque - moltiplica i tuoi sensi”, Serena Piscitello ci guiderà dalle 14:30 alle 17:00 in un viaggio emozionale con temi e notizie legate ai 5 sensi. La mattina “Ti offro un caffè”, programma condotto da Simonetta Albertelli dalle 9:00 alle 12:00, una rivista tutta da sfogliare con notizie, storie e..un pizzico di malizia, come ad esempio “Sex and Gold”, ogni venerdì dalle 10:30. L’amore e il sesso in chiave ironica ….ed erotica. Tra le novità

di quest’anno il programma satirico “Tabasco”: una dissacrante trasmissione che affronta argomenti locali in chiave ironica, ogni sabato dalle 12,30.” E la musica? La musica a Radio Gold sarà sempre ..”emozioni”... Novità serale, alle 21:00: dal lunedì al venerdì “Rock Radio” un programma dedicato alla musica rock a 360°. Dalle 22:00 la conferma, dopo il successo della scorsa stagione, di “Mosquito Night” coni più creativi e qualificati Dj’s della provincia. E poi…. Gold Vibration il treno del raggae, ogni giovedì alle 21:00, e “Cafè Bar Billares”, in diretta da Radio AM 530 di Buenos Aires, il tango raccontato dall’Argentina, ogni martedì alle 21.00. Ancora novità… il sabato pomeriggio alle 14:30, un programma di musica house affidato ad un d.j. noto ed importante della nostra provincia: Francesco Pittaluga. Quali novità sul web? Un restyling del nostro portale è già in linea con maggiore spazio al media center ed alle trasmissioni video in diretta dagli studi. Aggiornamento news del portale 7 giorni su 7 con intervista audio e video, Abbiamo, inoltre, intensificato il rapporto con i nostri lettori aumentando lo spazio a loro disposizione per condividere “la vita della nostra provincia”. “Insomma, abbiamo lavorato in modo intenso tutta l’estate con la redazione e gli altri collaboratori per rinnovare il palinsesto e cercare di realizzare una radio ed una piattaforma web all’altezza del nostro territorio. Questo, devo dire…..anche grazie ai nostri ascoltatori e visitatori del portale che quotidianamente ci stimolano con critiche e suggerimenti dimostrando di apprezzare sforzi e passione che investiamo nel nostro lavoro. A questo punto ringrazio Renato Lopena station manager di Radio Gold augurandogli un buon lavoro, alla nostra provincia serve una…. Radio Gold ancora di più vicina ai fatti ed insieme alle persone.

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sabato 11 ottobre ore 18 Con gli occhi e col cuore Il terzo Mondo visto da un occidentale Conversazione con Andrea Chierico sabato 18 ottobre ore 18 Presentazione del libro di Paolo Grugni “Aiutami” edito Barbera Editore La storia di cinque animalisti: Ricky, Bruno, Claudio, Sara, Giovanni. E’ la storia dei loro ideali, dei loro dubbi, dei loro sogni, della loro voglia diun mondo più giusto per uomini e animali. sabato 18 ottobre (fino al 31) Libere invenzioni pittoriche - Mostra di Enrico Francescon Fino al 31 ottobre Mostra fotografica “Vignale danza” di Aurelio Dessi e Carla Moro Organizziamo incontri gratuiti in libreria per le classi materne ed elementari con percorsi di avvicinamento alla lettura e animazione. Per informazioni e prenotazioni: tel. 0131/261423 libreria@mondadorialessandria.it

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di Flavio Gemma LEGENDA

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Acustica narrazione di dieci brani, tra i più significativi del loro ultimo periodo, per una band tra le più significative degli ultimi anni. Passati dal “Doom metal” a capolavori come l’ultimo “A natural disaster”del 2003, gli Anathema ormai cavalcano prog, psichedelia alla Pink Floyd e rock d’autore della migliore specie con rara originalità. Questo disco si farà amare anche dagli ascoltatori di Jeff Buckley,o da chi cerca un fatalismo sentimental/ambientale in dieci gemme di musica.

Divertentissimo. Classico crossover tra hip hop e funky alla maniera dei mitici Fishbone questo quintetto statunitense ci porta al ritmo delle pure radici funk anni ’70 con energia e freschezza. Non suona scontato anzi rinnovato, come da tempo non si sentiva sul mercato ormai straboccante di fredda noia. Venato anche di sapore blues e rock come se Sly Stone incontrasse i Living Colour, rappeggia con gusto grazie a interventi come quello dei Digable Planets. Grazie Galactic, metteteli sul lettore cd e ballate con sentimento.

Un disco fatto per spiegare,ascoltandolo,che la musica non è roba di genere o di confine,semmai la musica è vortici inattesi, eternità, voli visivi e immaginati, attraverso note di rara bellezza.La loro è musica minimale ma fisica, è psichedelia e poesia in chiaroscuro,al limitar del bosco nella sera,incanto e inquietudine. Senza voce,i loro brani si cantano,con la pelle si rabbrividisce. Una delle band di “alternative rock”più storica e geniale.Provare per credere.

Dopo dieci anni di scena,i nove “mascherati”ritornano con un disco tosto,sodo,ma maturo per un più vasto pubblico. Stupisce ma convince la scelta di alcune “ballad”melodiche,coinvolge la voce di Corey Taylor che armonizza “orecchiabile”,ma lo psicodramma dei suoi testi,il ritmo serrato e i riff metal sempre devastanti fanno di questo “All hope....”un disco ghiotto per gli amanti del metal moderno.Le colline hanno gli occhi?

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MOVÍDAlife - # 4 OTT Ø8


di Maria Grazia Caldirola

In ottobre prende il via una iniziativa dal nome suggestivo di “Alessandria sogna” alla cui realizzazione hanno partecipato psicologi, musicisti, grafici, teatranti, cittadini comuni dando vita a una serie di appuntamenti di cui diamo conto nel calendario pubblicato dalla rivista. Lo spunto iniziale è stato dato da circa quattrocento interviste, rivolte ad altrettanti abitanti di Alessandria, che hanno permesso di chiarire con una certa precisione qual è l’opinione degli alessandrini su loro stessi. I giudizi, le aspirazioni e i desideri che vi troviamo espressi definiscono un punto di vista abbastanza omogeneo sulla città, che è affettuosamente sopportata, non appassionatamente amata, non è sentita come fonte di orgoglio civico: è come una comoda pantofola che si indossa con piacere ma che non si sfoggia in pubblico.Sembra che l’alessandrino non si senta particolarmente privilegiato, non rivendichi l’eccellenza della sua città rispetto alle altre, la giudichi spassionatamente senza farsi accecare da possibili faziosità campanilistiche. Ne mette saggiamente in luce le qualità sommesse, care a chi persegue ideali di vita moderati ed equilibrati: la tranquillità, la mancanza di avventure e di pericoli, la relativa sicurezza. Virtù solide e decorose, gentili, crepuscolari, fuori moda forse ma vivamente perseguite e rimpiante nell’irrompere di una modernità sentita come caotica e pericolosa, e che si riflettono nel carattere dei suoi abitanti. Le promesse potrebbero non essere mantenute, le speranze vanno quindi moderate; le passioni tenute fermamente sotto controllo, frenate da un sommesso ed intelligente senso del ridicolo, da una sensibilità schiva, dal pudore dei propri sentimenti. Gli alessandrini insistono a dichiararsi sempre inadeguati, poco attraenti, insignificanti, impacciati, ma è tutta scena, in realtà non dubitano minimamente di loro stessi; del proprio non aver speranze non si crucciano, ne fanno anzi un punto di forza, gettano sulla vita uno sguardo preciso e pungente e nei casi migliori privo di acidità e di acrimonia. La capacità di sdrammatizzare sorridendo la mancanza di “vittorie” eclatanti nella propria vita di tutti i giorni, di esorcizzare le assurdità dell’esistenza, britannicissima lezione, credo sia molto preziosa nel momento che stiamo attraversando ed è in ogni caso particolarmente educativa per chiunque abbia la tentazione di scaldarsi eccessivamente al fuoco degli ideali; può diventare una educazione sentimentale alla razionalità, alla ricerca dell’equilibrio e dell’armonia, alla riflessione, che questa città con il suo obiettivo del “livellamento” (pensate al motto di Alessandria, “deprimit elatos levat stratos”) e la sua

diffidenza nei confronti di qualunque cosa esuli da una apodittica “normalità” è in grado di rendere in molti casi faticosa ma senza dubbio salutare. La provincia, come sappiamo, è lentezza, rito, concentrazione e fatalismo. E’ un legame inscindibile con la terra, la sostanza, la concretezza del reale. “Ad Alessandria non ci sono fate, folletti, maghi e fantasmi, non c’è nessun interesse per il mistero, entusiasmo per il trascendente.” – dice Umberto Eco. C’è invece, mi sembra, una profonda filosofia di accettazione della realtà delle cose, non di rassegnazione, ma quasi di elevazione del reale a metafisico, rinunciando a tutto quello che di fantasioso, mistico, miracoloso possa distrarre dal lavoro di comprensione e di intervento sulla concreta solidità degli oggetti e delle relazioni umane. Qui si è scelto come eroe un “problem solver”contadino, il plebeo che trionfa sull’antipatico nobilastro potente e prepotente ; ma paradossalmente proprio dall’amore per l’antiretorica, dall’ossessione stessa per “l’understatement” mi sembra che derivi qualcosa di profondamente aristocratico, crepuscolare, direi quasi gozzaniano nel carattere degli abitanti della città. L ’alessandrino-tipo farebbe sicuramente, come Lord Byron, indossare i suoi vestiti ad un valletto perché appaiano signorilmente stropicciati. Rifiuta i sogni non perché li disprezzi, ma perché il suo sogno personale ed inconfessato è troppo grande. Raramente si butta nella competitività non perché la tema ma perché la vittoria ottenuta non sarà mai abbastanza soddisfacente; la sua non è insofferenza ma saggia, disillusa compassione per i sognatori, disincanto che può diventare tenerezza protettiva per i puri di cuore, gli entusiasti, mentre resta salutare presa di distanza dagli ingenui e dagli sbruffoni. L’alessandrino “sa”. L’alessandrino è esperto della vita, a lui non la si fa. Ma come è noto, la diffidenza nasconde la fascinazione, la sfiducia un profondo desiderio di essere sedotti, la vocazione all’immobilità una palpitante nostalgia di altrove. Fenomeno ben noto a chi ci abita: nel week-end gli alessandrini spariscono. Via tutti, al mare, in montagna, nelle città d’arte, non si sa, al ritorno non te lo raccontano. L’alessandrino prova un’ attrazione mista di esasperazione e di incanto per i sogni infantili di noi stranieri ingenui e creduloni, perché ama i bambini e tutto ciò che è realmente candido, innocente e ancora pieno di speranze. E’ razionale ma cova sogni inconfessati, si aggira sull’orlo di MOVÍDAlife - # 4 OTT Ø8

un vortice di intensità emotive, ha il mito di mantenere il controllo ma si innamora perdutamente ed infelicemente almeno una volta nella vita, lieto di abbandonarsi a tempeste del cuore che non possono mettere in crisi il quieto scorrere della vita di tutti i giorni. Come il grigio ma sensibile e umanissimo protagonista del film “Le vite degli altri” l’alessandrino-tipo è nel fondo segreto della sua anima pronto a scaldarsi al fuoco della Bellezza – ed è in grado di farsi sedurre dalle idee più barocche, in barba al suo proverbiale “understatement”. Se fate una passeggiata in via 20 settembre, dietro alla “Taglieria del pelo”, esempio altamente blasonato di razionalità architettonica, vedete spuntare stupefacenti oblò, tettucci a pagoda e tegole colorate. Nelle rotonde della circonvallazione sono fiorite inquietanti presenze argentate dalle forme bislacche e pseudo antropoidi. In Piazza Garibaldi qualche mese fa sono state scaricate tonnellate di sabbia dorata, erette tribune variopinte, spuntati alberetti, e per tre giorni hanno passeggiato meravigliosi cavalli ed aristocratici cavalieri dalle eleganti divise.. La Provincia in tempi recenti si è letteralmente innamorata dell’idea di realizzare il sogno dell’Imperatore più immaginifico che sia passato di qua, e ha deciso a Marengo la costruzione di una piramide trasparente che richiami insieme Napoleone, il Louvre e i secoli di storia che ci guardano dall’alto, in un trionfo di simbolismi. Il sindaco progetta una torre (sempre di vetro, par di capire, materiale altamente onirico) da costruire in centro davanti al Palazzo del Comune.L’estate appena trascorsa è stata un fiorire di iniziative fantasiose e sorprendenti, ancorchè sommamente gradite a tutti noi, a partire dall’utilizzazione per concerti e spettacoli della Cittadella, in cui l’amministrazione alessandrina si è gettata con encomiabile visionarietà, per il semplice sublime piacere di realizzare un sogno, ridare vita almeno per qualche mese a queste mura cariche di storia e di suggestione che segnano in modo profondo il rapporto di Alessandria con la sua identità.E per una volta davvero non vogliamo sentir parlare del rapporto costi-ricavi. Sembra quindi di vedere all’orizzonte numerosi potenziali principi intenzionati a por fine alla suggestiva tranquillità delle giornate della nostra “Bella Addormentata”. L’importante è che lo facciano con delicatezza, con saggezza, senza sconvolgere la quieta grazia che per me, alessandrina “convertita”, rappresenta la caratteristica fondamentale di questa città.

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MOVÍDAlife MO M OVÍ OVÍ VÍD DA Alife liffee - # 4 OT O OTT TT Ø 8


Allenarsi bene...con Mozart

La musica, è risaputo, influisce sulla psiche e sul fisico. in alcuni casi sembra che il sottofondo musicale sia di grande effetto per accrescere ed esaltare i risultati e i benefici dell’attività fisica. Ma qual è il genere musicale capace di generare maggiori benefici per l’organismo? Alcuni ricercatori -tra cui il prof. Alfred A. Tomatis dell’Accademia Francese della Medicina e della Scienza- hanno riferito che un’alta frequenza dei suoni può rivitalizzare l’intero corpo, agendo direttamente sulle cellule cerebrali. Senza dimenticare, però, che i suoni più intensi di 70 decibel risultano decisamente negativi e talvolta dannosi. La musica di fatto è fondata sul ritmo, così come il corpo umano è una macchina ritmica. Il ritmo è uno dei fattori chiave che agiscono sui nostri impulsi biologici: le onde cerebrali, i battiti del cuore, gli atti respiratori, i passi. Più la musica si avvicina ai ritmi fisiologici della persona, più risulta benefica per il movimento, la coordinazione e la respirazione. Ogni evento sonoro è composto da un suono fondamentale più altri suoni più acuti, definiti armonici. Il timbro, caratterizzato appunto dai suoni armonici, è quello in grado di agire sulle alterazioni dell’emotività, normalizzandole. Il già citato prof. Tomatis nei suoi studi ha evidenziato che la musica di Wolfgang Amadeus Mozart è effettivamente ricca di questi suoni e gli strumenti che suonano le sue note esprimono l’ideale equilibrio nelle frequenze, nell’intensità, nel timbro e nel ritmo. Le frequenze espresse, per esempio, dagli archi (violini, viole, violoncelli) stimolano il tono dei muscoli erettori del rachide -che intervengono nel mantenimento della postura-, a differenza dei moderni strumenti elettrici che tendono al contrario ad inibirlo. La musica di Mozart comprende circa 50-70 battute al

minuto, come i battiti medi di un cuore bradicardico; è questo il principale motivo per cui, ascoltando questa particolare e rilassante musica, ritmo cardiaco e pressione arteriosa tendono a normalizzarsi. I timbri di Wolfgang Amadeus Mozart sono ricchi di suoni armonici e ciò è rasserenante per lo status emotivo dell’ascoltatore (Brazzo M., “Mozart Fitness”, 2000). Le composizioni con ritmi lenti, suoni a bassa intensità e bassa frequenza con timbri soffusi (per esempio, un Adagio) sono consigliate per gli esercizi di sintonizzazione e di defaticamento. Gli esercizi di sintonizzazione hanno come obiettivo il miglioramento della consapevolezza corporea e sono spesso basati sul controllo e la gestione della respirazione. Un ritmo costante e controllato è interessante per gli esercizi di intonizzazione, movimenti in grado di risvegliare tutti i propriocettori. Ne sono un esempio tutti gli esercizi finalizzati alla mobilità articolare, capaci di migliorare il gesto motorio ed il range di movimento. I brani rappresentati da suoni con frequenze, intensità, timbri e ritmi medi sono indicati per gli esercizi del busto, in particolare gli addominali, i paravertebrali e i muscoli fissatori delle scapole (dentato anteriore, romboidei, ecc.). Molto consigliato in questo caso un Allegro o un Allegro Maestoso, tratto -perché no- da una “Sonata per clavicembalo e violino”.Le musiche abbinate agli esercizi per il condizionamento aerobico, per gli arti inferiori e superiori devono essere espressi mediante suoni con intensità e ritmi elevati, per sostenere l’importante sforzo fisico (vedi le classiche lezioni di aerobica in palestra).Le composizioni caratterizzate da suoni ad alta frequenza e ritmo deciso sono particolarmente indicate per gli esercizi posturali, ovvero tutti quegli esercizi finalizzati a com-

pensare, a correggere e a prevenire i vizi posturali tipici dell’individuo civilizzato. Le mansioni lavorative, di fatto, sono ormai in genere statiche, continuamente in “flessione”, ed il mantenimento prolungato della posizione seduta muta la lordosi lombare in cifosi, con una conseguente perdita della capacità di estensione e di mobilità da parte della colonna vertebrale lombare. Assolutamente da provare in questo ambito un Menuetto, sempre di Mozart, tratto dalla Sinfonia n° 6 o un Biancheggia in mar lo scoglio tratto da “Il sogno di Scipione”, magari posizionandosi in squadra con gli arti inferiori al muro e il dorso a terra, con tanto di delordosi cervicale. Un ausilio molto indicato per il trattamento di deficit respiratori sembra essere il canto, in quanto favorisce l’assunzione naturale di ossigeno e l’aumento della capacità polmonare. Il canto induce e favorisce inoltre l’abbassamento della pressione sanguigna, rallentando al contempo il ritmo del battito cardiaco e apportando un miglioramento dell’umore. Si ringrazia il Dr. Marco Brazzo, fisioterapista e osteopata, per la disponibilità e la celerità nell’inviarci “Mozart Fitness”, interessante testo da lui curato con la casa editrice Demetra.

A cura di Michela e Fabio Grossi, Personal Trainers certificati ISSA CFT1 Esperti in rivalutazione della forma fisica, stile alimentare, fitness posturale. SALUTE IN MOVIMENTO Via Dante 2/9 - Genova Tel. 0106801234 - 3491574074 info@saluteinmovimento.com

Ottobre: il mese della prevenzione

Il mese di ottobre è il mese della prevenzione del tumore della mammella a livello nazionale. L’Associazione Bios–onlus alessandrina di donne operate al seno, con sede operativa presso l’Hospice “ il gelso”, via San Pio V, 41 - ha voluto, a livello locale, sensibilizzare ulteriormente la popolazione sull’importanza di migliorare la qualità di vita delle donne operate di tumore al seno non dimenticando il valore della prevenzione, e per farlo ha pensato di creare due momenti d’incontro: il primo è la mostra fotografica, che si è inaugurata il 03 ottobre al il “ Tinaio degli Umiliati”, in via Lumelli 13 , Alessandria ,realizzata dall’artista Mara Mayer, fotografa professionista che si occupa di reportage sociali e di ritratti-

stica. (orario mostra: giv, ven, sab dalle 16 alle 19) La mostra dal titolo “ Cancro: prendiamolo di petto”, che narra dell’universo femminile, vuol dimostrare come la bellezza sia indipendente dal corpo e vada oltre la fisicità, come ogni donna abbia la sua storia, il suo vissuto, ed è questo che la rende unica. L’obbiettivo della macchina fotografica vuol rendere palese come i volti delle donne operate non si distinguono dagli altri .Questo vuol essere un valido esempio per tutte le donne che, per non scoprirsi vittima del tumore, non si avvicinano alla prevenzione oppure una volta scoperta la malattia pensano di entrare in un tunnel senza via d’uscita. Non è così e le foto lo dimostrano. Durante l’ inaugurazione l’arMOVÍDAlife - # 4 OTT Ø8

tista commenterà , interagendo con il pubblico presente, alcune foto per evidenziare la differenza tra guardare e osservare un’immagine. Il secondo è la cena al ristorante di Palazzo Monferrato, in via San Lorenzo, il 23 ottobre alla ore 20, il cui menù sarà a base di cioccolato, alimento a cui vengono riconosciute benevoli proprietà terapeutiche. (Per prenotazioni si può telefonare al seguente numero 338.8793483) La cena ha il duplice scopo: da un lato vuol essere un momento d’incontro e di socializzazione, di scambio di esperienze di vita, dall’altro un’opportunità in più per poter raccogliere fondi da destinarsi al reparto di Radioterapia dell’Ospedale Civile Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo.

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POST-IT

Ottobre

VENERDI 10

DALL’11 AL 31 OT TOBRE

Jumpin’ Jazz Band - Bistagno - Teatro della SOMS. Spettacolo del gruppo “Jumpin’ Jazz Band”, autori Italiani in Jazz, composto da Marcello Noia, (sax tenore e clarinetto), Claudio Ubaldi, (tastiera), Riccardo Vigorè, (contrabbasso), Walter Ganda, (batteria). Proporranno musiche “Swing” degli anni 3060. Inizio alle 21.15.

Comune di Novi Ligure, Provincia di Alessandria, ISRAL LIBRinMOSTRA La Cit tà di Novi Ligure, in collabora zione con la Regione Piemonte e la Provincia di Alessandria e con il sostegno della Fonda zione CRT, ha da tempo at tivato un proget to di valorizza zione del patrimonio librario ed editoriale della provincia alessandrina, concretizzatosi in questa rassegna editoriale giunta alla quat tordicesima edizione. La biblioteca civica - sede storica dell’iniziativa prov vede alla raccolta, alla cataloga zione dei volumi e all’inserimento nel catalogo, oltre che all’allestimento dell’esposizione. Il filo condut tore scelto per il 2008 è il ‘68 ar ticolato in mostre, incontri con l’autore, proiezione di documentari, dibat titi, inter venti musicali, laboratori di let tura realizzati in collabora zione con enti, biblioteche del Sistema Bibliotecario e Archivistico Novese, case editrici e associa zioni culturali.

Concerto dei Casinò Royale Trezzo sull’Adda (Mi) - Live Club. Conosciamoci - Alessandria Conservatorio - Via Parma. In occasione del quarto appuntamento della rassegna verrà presentato lo spettacolo “Ovunque... Il Tango!” all’Auditorio “Pittaluga”. Inizio alle 21. SABATO 11 Piemonte in musica- Novi Ligure Oratorio della Maddalena. Ultimo appuntamento della XXIX Stagione di concerti degli organi storici della provincia di Alessandria con il concerto dell’organista olandese Gustav Leonhardt. Inizio alle 21.15. Sipario d’Orba 2008- Silvano d’Orba Teatro SOMS. Questa sera in scena lo spettacolo di burattini “Oggetti da favola”, presentato dalla compagnia “La Voce delle Cose”. Inizio alle 21. Il Teatro degli Orrori Milano - Rolling Stone. Lemonheads - Torino - Spazio 211. Arrivano in Italia The Lemonheads. La band, sapiente miscela di alternative rock, pop e punk statunitense, fondata a Boston nel 1986 del leggendario Evan Dando. Concerto di Joan Baez Milano - Teatro Smeraldo. Conosciamoci - Alessandria - V.le Repubblica - Teatro Comunale. Spettacolo “Attimi di vita e di acqua” in Sala Ferrero a cura del Laboratorio Teatrale del Centro Down di Alessandria con inizio alle 16. A seguire “Little Joy” del Circolo Amici della Musica di Valenza. Castagnata in notturna-Costa d’Ovada. Dalle 20.30 alla SAOMS Costa, castagne e vino al chiaro di luna. La chitarra - Quattro secoli di capolavori - Alessandria - Palazzo M.to. Si esibirà il duo formato da Stefano Grandona e Laura Mondiello; titolo della serata “Concerto di Chitarra”. Inizio alle 21.15.

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Dal 10 al 18

DOMENICA 12 Exciter + Eldritch- Milano – Alcatraz. Una della band più impor tanti del panorama speed-thrash degli anni ’80, John Ricci e soci saranno a Milano per eseguire, oltre ai grandi classici, anche i brani del loro ultimo album intitolato “Thrash Speed Burn”. X X X tour gastronomico autunnale in Val Borbera e Valle Spinti- Grondona loc. Chiapparolo. Oggi si pranza a par tire dalle 13.30 al ristorante “La Fenice Rossa” con un menu di stagione a 33 €, vini del territorio inclusi. Info e prenota zioni: 0143-680189. Arte, amore, utopia- Acqui Terme. In occasione dell’aper tura al pubblico, Vit torio Invernizzi e famiglia daranno luogo all’inaugura zione del percorso ar tistico che vede protagonista Villa Ot tolenghi di Borgo Monterosso. Verranno organizzate visite guidate per un massimo di 15 persone e saranno presenti stimati critici d’ar te. L’aper tura delle por te della villa è fissato per le 15, mentre il buf fet è previsto per le 19. 39° Sagra delle Castagne- Garbagnana piazza P. Doria. Pomeriggio tut to dedicato alla regina dell’autunno: la castagna. Dodici fuochisti si cimenteranno a cucinare ben 16 quintali di gustose castagne, intagliate a mano una a una da cinquanta volontari. Dalle 12 aper tura degli stand gastronomici dove degustare salamini alla piastra e crema di marroni. Inoltre pomeriggio musicale con intrat tenimento ludico per i più piccoli ed ar tigianato lungo il centro storico.

Fiera del Tartufo di Bergamasco - X Edizione – Bergamasco. Dalle 10 in Piazza della Repubblica, esposizione delle trifole, esibizione dei Tamburini di Grugliasco e premiazioni. Alle 13 pranzo nei locali cittadini con menù a base di tartufo e a seguire gara di cani da tartufo con ricerca simulata. Alle 15.30 “Baluma la meglia cme na vota”, con trebbiatrice d’epoca e carro trainato da buoi. Inoltre degustazione di vini a cura dell’ONAV, spettacolo per bambini con saltimbanchi e mangiafuoco ed esibizione degli sbandieratori di Asti. Alle 18 premiazione dei vini vincitori della 3° rassegna Castagnata e vino - Rocca Grimalda. Appuntamento nel centro storico dove si potranno mangiare caldarroste, focaccine tipiche e bere del buon vino. Per info: 3388332703.

L’educazione alla fede - Alessandria Piazza De Andrè. Questa sera, all’Associazione Cultura e Sviluppo, si parlerà di Famiglia e comunità: luoghi dell’educazione alla fede con Sergio Nicolli, direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia della Conferenza Episcopale Italiana e Gianfranco Agosti, membro del Consiglio Nazionale di Azione Cattolica. Orario dalle 19 alle 22.30 (con pausa per cena fredda). GIOVEDI 16 XXX tour gastronomico autunnale in Val Borbera e Valle Spinti- Borghetto Borbera loc. Mulino Oggi si pranza, a partire dalle 13, al ristorante “il Mulino” con menu di stagione a 35 €, vini del territorio inclusi. Info e prenotazioni: 0143-69483.

LUNEDI 13 Concerto dei The Wombats - Milano Music Drome. L’educazione alla fede-Alessandria Piazza De Andrè. Questa sera, all’Associazione Cultura e Sviluppo, si parlerà di trasmissione e comunicazione della fede nel mondo massmediale con Antonio Rizzolo, giornalista della redazione dei Periodici Paolini e David Sassoli, giornalista e vice-direttore del TG1. Orario dalle 19 alle 22.30 (con pausa per cena fredda). Giovanni Bellucci - Casale Monferrato Piazza Castello - Teatro Municipale. Concerto del pianista Giovanni Bellucci, che proporrà al pubblico brani di Beethoven, seguendo le file del progetto discografico “Klaviersonaten und Symphonien”, promosso dall’associazione EMC. Inizio alle 21. MERCOLEDI 15 Hell On Earth- Milano – Alcatraz. + Walls of Jericho, Evergreen Terrace , Cataract, Animosity , The Red Chord. Ragnarok’s Aaskereia Festival Milano - Music Drome. con Heidevolk,Svartsot,Alestorm,Hollenthon ,Týr. Concerto di Amanda Palmer (from Dresden Dolls)- Milano - Music Drome. Cena al Ribaldo - Alessandria - via Vescovado. Appuntamento al “Ribaldo con la cena intitolata a “Dalla Fraschetta al Monferrato”. Menù: rabaton, stufato alla monferrina con purè o polenta, torta al gianduia. Serate ad un prezzo variabile tra i 15 e 20€, vini esclusi. Prenotazioni e info: 3286944565.

MOVÍDAlife - # 4 OTT Ø8

Aspettando l’Acqui Storia- Acqui Terme Palazzo Robellini. Presentazione del libro di Vaclav Havel “Un uomo al castello”, con riflessioni e commenti di Elio Gioanola. Inizio alle 18. ValenzAlchemica - Valenza - Teatro Sociale. Appuntamento proposto da Ottobre teatro con lo spettacolo “Macbeth” di William Shakespeare, regia di Jurij Ferrini, coproduzione Teatro Regionale Alessandrino e Progetto URT. Posto unico: 5.50 €. Inizio alle 20.45 VENERDI 17 Pino Russo Trio- Bistagno - Teatro della SOMS. Spettacolo del “Pino Russo Trio”, composto da Pino Russo, (chitarra), Gigi Bilolcati, (batteria e percussioni), Massimo Camarca, (basso elettrico). Verranno proposte musiche dal forte sapore mediterraneo e latin-jazz. Inizio alle 21.15 Concerto di Dufresne - Torino – Taurus. III edizione di SolidAle - Casale Monferrato - Pala Fiera. La Fiera per la solidarietà ritorna a Casale, e si svolgerà nel nuovo centro fieristico che sarà strutturato e verrà concepito come un grande contenitore in cui troveranno visibilità le esperienze, le emozioni, le idee, le proposte ed il lavoro quotidiano dei volontari della nostra Provincia. Info www.fierasolidale.it ValenzAlchemica - Valenza - Teatro Sociale. Appuntamento con Ottobre teatro con lo spettacolo Macbeth di William Shakespeare. Regia di Jurij Ferrini. Una coproduzione Teatro Regionale Alessandrino e Progetto URT. Posto unico 5. 50 €, inizio alle 20.45


Dal 19 al 31

Ottobre SABATO 18

Insieme per la vita - Alessandria Palazzetto dello sport. Spettacolo diretto da Peter Larsen, diviso in tre parti: un omaggio a Ennio Morricone, dove si ripercorre parte dell’immenso repertorio del compositore, “La Strada”, momento di danza classica, tratto dall’omonimo film di Federico Fellini e chiusura con “I Colori della Pioggia”. Partecipazione di Anita Judith Man & Oscar Roberto Casares, che presenteranno il nuovo corso di tango. Ingresso gratuito con inizio alle 16.30. Le offerte del pubblico saranno destinate ad aiutare la Lega Italiana contro i tumori, sezione di Alessandria, nell’ambito del “Mese Rosa”per la prevenzione dei tumori femminili. Concerto dei Calexico - Milano - Rolling Stone Concerto dei Dufresne - Genova - Crazy Bull XXX tour gastronomico autunnale in Val Borbera e Valle Spinti - Mongiardino Ligure, fraz. Lago Patrono - Ristorante Morando. Oggi si cena, a partire dalle 20, al ristorante Morando, con un menù di stagione a 30€, vini locali inclusi. Info e prenotazioni: 0143-98118. Il Paniere- Casale M.to - Piazza Mazzini. Appuntamento con il mercatino mensile di prodotti biologici ed artigianato eco-compatibile, con bancarelle di vino, miele, formaggio, salumi, erbe aromatiche ed oggettistica. La chitarra - Quattro secoli di capolavoriAlessandria - Palazzo M.to. Concerto del chitarrista Luigi Attademo. Inizio alle 21.15

Mercato domenicale - Cremolino - Piazza Cavour e Piazza del Monumento. Mercato domenicale con merceologie e x t r a l i m e n t a r i, p r o d u z i o n e a g r i c o l a e d a r t i g i a n a t o l o c a l e, d a l l e 7 a l l e 14. Gran Castagnata a San Salvatore - S a n S a l v a t o r e M .t o - P a r c o d e l l a To r r e . Appuntamento con le castagne ed il d i v e r t i m e n t o, a p a r t i r e d a l l e 15 a c u r a d e l l a s e z i o n e C A I l o c a l e. III edizione di SolidAle- Casale Monferrato - Pala Fiera. La chitarra - Quattro secoli di c a p o l a v o r i -A l e s s a n d r i a - P a l a z z o M.t o. Esibizione del duo formato da Claudio Maccari e Paolo Pugliese in un concer to t i t o l a t o C h i t a r r e d e l l ’8 0 0. I n i z i o a l l e 21.15. MARTEDI’ 21 Concerto In Flames+ Gojira + Sonyc S y n d i c a t e - M i l a n o – A l c a t r a z. Va l e n z A l c h e m i c a -Va l e n z a - S a n Bartolomeo. Appunt amento con lo spet t acolo “Le v i e u x j u i f b l o n d e” d i A m a n d a S t h e r s. R e g i a d i N i c o l a Z u c c h i, m o n o l o g o i n t e r p r e t a t o d a L a u r a B o m b o n a t o, p r o d u z i o n e d e l Te a t r o R e g i o n a l e A l e s s a n d r i n o, p r i m a i t a l i a n a - P o s t o u n i c o: 5,5 0 € . I n i z i o a l l e 21.3 0.

SABATO 18/DOMENICA 19

I n f a d e l s - M i l a n o - M u s i c D r o m e.

Associazione Libri in Porto in collaborazione con il Centro per il Libro e la Lettura Gialli d’Autunno Frassineto Po (AL) L’iniziativa si inserisce nel programma annuale del Festival Permanente “Una cultura di Provincia” del Villaggio del libro di Frassineto Po. L’appuntamento di ottobre come ogni anno è dedicato al giallo.Durante l’evento, come ogni fine settimana è possibile visitare il Booklet (il primo outlet del libro in Italia) e il mercatino di libri antichi e d’occasione allestito a Palazzo Mossi....

MERCOLEDI 22

DOMENICA 19 XXX tour gastronomico autunnale in Val Borbera e Valle SpintiCabella Ligure piazza Vittoria . O g g i s i p r a n z a a p a r t i r e d a l l e 13 a l r i s t o r a n t e A p p e n n i n o, c o n u n m e n u di st agione a 30€, vini del territorio i n c l u s i . I n f o e p r e n o t a z i o n i: 0 14 3 - 9 19 5 0 0.

X X X tour gastronomico autunnale i n Va l B o r b e r a e Va l l e S p i n t i- A l b e r a L i g u r e f r a z S.N a z z a r o. O g g i s i c e n a a p a r t i r e d a l l e 2 0.3 0 a l r i s t o r a n t e B r u n o, c o n u n m e n u d i st agione a 30 €, vini del territorio i n c l u s i. I n f o e p r e n o t a z i o n i: 014 3 -9 0 0 6 0.

S A B AT O 2 5 S a b a t o a Te a t r o - A l e s s a n d r i a Te a t r o C o m u n a l e “ L a F o r m i c h i n a”. S t o r i a d i g u e r r a e p a c e, c o n G i a d a B a l l e s t r i n i e A n t o n e l o C a s s i n o t t i. C o m p a g n i a t e a t r a l e “ Te a t r o D e l l e A l i ”. I n i z i o a l l e 16. Leonard Cohen M i l a n o - Te a t r o d e g l i A r c i m b o l d i. I n c e r c a d i g u s t o - C a s a l e M .t o Piazza Mazzini. Mercatino di prodot ti tipici di varie r e g i o n i, d a l l e 8.3 0 a l l e 19.3 0. X X X tour gastronomico autunnale i n Va l B o r b e r a e Va l l e S p i n t iC a b e l l a L i g u r e f r a z. M o n t a l d o d i C o s o l a . O g g i s i c e n a a p a r t i r e d a l l e 2 0.3 0 a l r i s t o r a n t e P o n t e, c o n u n m e n u d i s t a g i o n e a 27€ , v i n i d e l t e r r i t o r i o i n c l u s i. I n f o e p r e n o t a z i o n i: 014 3 -9 9 9121. DOMENICA 26

Massimiliano Rolff Unit FiveBistagno - teatro della SOMS. Spet tacolo del gruppo “Massimiliano R o l f f U n i t F i v e”, c o n p o s t o d a : M a s s i m i l i a n o R o l f f, (c o n t r a b b a s s o), S t e f a n o R i g g i, (s a x ), G i a m p i e r o L o B e l l o, ( t r u m p e t ), M a s s s i m o C u r r ò, ( g u i t a r ) e M a s s i m o B o r g i a , (d r u m s). I n i z i o a l l e 21.15.

GIOVEDI 30 ValenzAlchemica - Valenza - Teatro Sociale. Appuntamento con “FIRST LIFE relazioni in rete”, lo spettacolo di drammaturgia con regia di Simona Barbero. Prima assoluta, produzione Teatro Regionale Alessandrino, inizio alle 20.45 VENERDI 31 Dark Tranquillity- Milano - Rolling Stone. ValenzAlchemica -Valenza - Teatro Sociale. Appuntamento con “FIRST LIFE relazioni in rete”, spettacolo di drammaturgia con regia di Simona Barbero. Una produzione Teatro Regionale Alessandrino. Inizio alle 20.45.

Burt Bacharach M i l a n o - Te a t r o d e g l i A r c i m b o l d i. A r m o n i e i n Va l c e r r i n a 2 0 0 8 Pontestura Chiesa di S.Agata. C o n c e r t o d e l l ’A t r i u m S t r i n g Q u a r t e t , c h e e s e g u i r à b r a n i d i L.v.B e e t h o v e n, C.N u r y m o v, F.S c h u b e r t . I n i z i o a l l e 16.3 0. Sipario d’Orba 20 0 8- Silvano d ’ O r b a - Te a t r o S O M S . S p e t t a c o l o “ B u r a t t i n i a l l ’i m p r o v v i s o”, p r e s e n t a t o d a l l a c o m p a g n i a “ L’a l l e g r a b r i g a t a”. I n i z i o o r e 21. Va l e n z A l c h e m i c a - Va l e n z a - S a n Bartolomeo. Appunt amento con lo spet t acolo “Le v i e u x j u i f b l o n d e” d i A m a n d a S t h e r s. R e g i a d i N i c o l a Z u c c h i. M o n o l o g o i n t e r p r e t a t o d a L a u r a B o m b o n a t o, p r o d u z i o n e Te a t r o R e g i o n a l e A l e s s a n d r i n o. P o s t o u n i c o: 5,5 0 € . I n i z i o a l l e 21.3 0. MARTEDI 28

VENERDI 24

Cena al Ribaldo - Alessandria -via Vescovado. Questa sera cena intitolata a “S’ispuntinu la Barbagia in tavola” con: malloreddos al ragù di cinghiale, porceddu arrosto, sebadas al miele. Serate ad un prezzo variabile tra i 15 e 20€, vini esclusi. Aperto dal martedì alla domenica dalle 20. Prenotazioni e info: 3286944565.

Tr a c y C h a p m a n - M i l a n o - Te a t r o d e g l i A r c i m b o l d i. MERCOLEDI 29 X X X t o u r g a s t r o n o m i c o au t u n n al e i n Val B o r b e r a e Vall e S p i n t i Cabella ligure piazza Vittoria. Oggi si cena a partire dalle 22.30 al ristorante Appennino, con un menu di stagione a 30€, vini del territorio inclusi. Info e prenotazioni: 0143-919500.

MOVÍDAlife - # 4 OTT Ø8

DA SABATO 18 A SABATO 31 OTTOBRE Si inaugura sabato 18 ottobre alle ore 18, alla Libreria Mondadori di Alessandria, in via Trotti, 58 la mostra di Enrico Francescon dal titolo “Libere invenzioni pittoriche”. Enrico Francescon ha frequentato l’Accademia Albertina di Torino seguendo in particolare i corsi di scenografia. Ha realizzato apparati scenografici ed è tuttora alle prese con l’allestimento dello spettacolo teatrale “Il contrabbasso” di Puskin. L’impegno artistico si è rivolto anche alla decorazione murale, l’ultimo lavoro terminato è per l’ingresso dell’Istituto IAL in piazzetta Bini ad Alessandria. Da sempre ha nutrito un forte interesse per il colore come appare con sempre maggior evidenza dalla produzione di questi ultimi anni, caratterizzata anche da frequenti incursioni nel campo dell’attività calcografica con alcune pregevoli incisioni all’acquaforte. Alcune stampa sono conservate nell’archivio del Gabinetto delle stampe del Comune di Alessandria. Ha collaborato intensamente all’attività artistico -culturale dell’Associazione PropostAL nei suggestivi cortili della “Cararola” e collabora tuttora con l’Associazione Culturale “Il Triangolo Nero” di Alessandria. La mostra alla Mondadori è patrocinata dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Alessandria. Ingresso libero.

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Laugelli

ART

Possedere la materia di Francesca Liotta

Avrei voluto averlo come insegnante perché trasuda Magna Grecia e Situazionismo da ogni poro della pelle olivastra che tradisce i natali mediterranei, anche se Antonio Laugelli, alessandrino dai primi anni ottanta, sarà sempre di Milano, la città che lo ha visto studente e dottore in giurisprudenza, ma anche studente dell’Accademia di Brera… la città che lo ha visto crescere nella consapevolezza di un’arte integrale capace di raccogliere le idealità delle avanguardie artistico-letterarie e dei fermenti rivoluzionari politici. E’ quell’appartenere in porzioni uguali all’Atene classica e alla nuova Babilonia che lo rende oggi, a cinquantacinque anni, il professore con cui avrei voluto condividere, quando avevo sedici anni, le tensioni forti verso il sublime dello spirito che tanto l’Ellade antica quanto La società dello spettacolo rappresentavano. Anche per la personalità travolgente e per l’ironia diabolica, per gli eccessi di entrambe, lo amano i suoi studenti – Laugelli è insegnante di scultura all’Istituto Jona Ottolenghi di Acqui Terme – fortunati sedicenni di oggi, ma lo adorano – e

qui veniamo al punto – soprattutto come artista e come amico. In questo stesso ultimo ambito di adorazione mi posso inserire anch’io. Ho avuto prova, per l’ennesima volta, del suo carisma, sabato 27 settembre scorso, quando nello Spazio Laugelli a Sant’Andrea di Cassine, egli ha aperto le stanze – quelle affascinanti e cariche di storia di una vecchia scuola (strano…) oggi suo atelier (e qui sembra concludersi la parabola di quell’Urbanismo Unitario che faceva reclamare all’Internazionale Situazionista uno spazio ambientale nuovo in cui convivessero armonizzate arte integrale e svecchiata architettura)– al pubblico di giovani e non più giovani, per presentare i suoi nuovi lavori: Pietrate. Illustrati da Carlo Pesce che ha individuato nell’attesa, il nucleo principale della poetica sottesa a quest’ultima fatica, in cui la meccanica artistica ha agito nello sverginare con una pietra ciascuna superficie magmatica, di gesso immacolato, levigato o rigonfio, riuscendo in una deflorazione sofferta, ma precisissima. La pietra ha lavorato con determinazione e determinismo, per poi

fermarsi in un trionfo che in taluni lavori è ravvisabile anche nella scelta di pietre rosse…lo scultore ha modificato uno stato fisico dell’opera d’arte e la pietra è il simbolo del tempo dell’azione nella sua attesa, nel suo svolgersi, nella sua conclusione. Quasi come nel secondo tempo di un film, nelle Pietrate, le Dormienti sculture del 2006 – immobili, leggiadre, eteree e al contempo possenti belle addormentate nel bosco (come le vide ancora Carlo Pesce due anni fa, alla loro inaugurazione) adagiate a terra nella stanza a fianco immerse in un sonno stregato – sono state svegliate e agite, amate, possedute. Un atto lungo, segreto e notturno che si è consumato nella vecchia scuola tra i colli acquesi, e di cui l’EventoMostra 2008, è la prova. Ogni mattina seguente, nell’altra scuola suona la campanella e Antonio Laugelli entra disinvolto, aspettato in aula. Le mani forse ancora sporche di gesso e cemento. Tutto ha funzionato all’ombra del suo volto. (Giorgio Canestri: Laugelli. All’ombra del mio volto, Centro Comunale di Cultura di Valenza 1996).

nuale pubblicata dalla casa editrice Tunué. Ho in poi in cantiere altri progetti… Hai vinto qualche premio? Sì, alcuni. Ad Alessandria ho partecipato a Fumettorama, un concorso che si è tenuto nel 2004. Avevo partecipato con 2054, una ministoria di ambientazione fantascientifica, che si era classificata al primo posto ed era stata esposta in Galleria Guerci e poi pubblicata sulla rivista Fumo di China. Come funziona il lavoro in uno studio? C’è molta scuola, molto lavoro di bottega. La cosa che, personalmente, trovo più difficile non è tanto la tecnica, ma la costanza: continuare a lavorare applicandosi anche su quelle cose che non ti andrebbe di fare. Spesso ci si immagina il fumettista come un artista che crea da solo facendo quello che vuole. Invece il 99% delle volte lavori insieme a qualcuno e per qualcuno: ti devi adattare alla sceneggiatura, alla linea artistica della casa editrice, a un determinato formato. La cosa più difficile è mantenere un livello professionale anche nella routine. Bisogna lavorare tanto e sapere che ci sono ritmi molto più alti di quelli che ci si possa immaginare quando lo si fa amatorialmente. Quindi i tempi e le scadenze sono una delle difficoltà di questo mestiere? Per quanto mi riguarda essere sempre sotto pressione, con le consegne da rispettare, mi aiuta a non disperdermi: ci sono a volte dettagli che non ti piace fare e tendi a lasciare per ultimi, lasciando spazi bianchi nella tavola… Invece avere dei tempi fissi ti obbliga a confrontarti con tutte le difficoltà e a superarle; e

questo ti rende un disegnatore professionista. Ti consideri un professionista? Di fumetto ci lavoro e ci vivo, e in questo senso posso considerarmi un professionista. Ma se esserlo significa aver maturato tutte le conoscenze abilità capacità necessarie ad essere un disegnatore completo, allora ammetto che c’è ancora molta strada da percorrere... Quello che ti fa crescere è lavorare su fumetti in cui c’è una forte continuità tra le storie che devono uscire in edicola. C’è una quantità di lavoro veramente esagerata, per cui devi saperti coordinare tra disegnatori. Su Khor, ad esempio, noi ci siamo organizzati in questo modo: io facevo il primo ripasso, un altro ragazzo completava la tavola e così via. In questo modo impari a gestire le varie fasi della realizzazione del fumetto. Ed è il miglior modo per imparare a diventare un professionista. Frequentare una scuola di fumetto è indispensabile per fare questo mestiere? Non tanto la scuola di fumetto in sé, quanto entrare in contatto con le persone che lavorano nell’ambiente. E’ stato grazie alla scuola di Asti che ho conosciuto le persone con cui poi avrei lavorato. Il rischio sono le tante scuole minori in cui insegnano persone che di fumetto non ci lavorano, ma che magari fanno i pittori o gli illustratori. Prima di scegliere è meglio informarsi bene.

Lavorare nel fumetto Conversazione con Renato Riccio di Emiliano Bottacco

Il fumetto oltre che una passione, può diventare un lavoro. Ma non basta saper disegnare: sono necessari metodo, costanza e saper lavorare in squadra. Ne parliamo con Renato Riccio, un giovane disegnatore alessandrino che ci racconta le sue esperienze professionali. A quando risale il tuo interesse per il fumetto? E’ una passione che ho sempre avuto; la portavo avanti durante le ore di lezione, a scuola. Avevo dei quadernoni ad anelli di Dylan Dog e mi ricopiavo le copertine durante le ore di matematica. Mi piaceva, ma è ovvio che fare qualche disegno ogni tanto per passione è una cosa ben diversa dal farlo per lavoro. Quando e in che modo è diventato un lavoro? Ero al secondo anno di giurisprudenza e me ne ero disamorato completamente; l’interesse che portavo avanti come autodidatta invece continuava a piacermi. Navigando su internet ho letto di una scuola di fumetto che stava per iniziare i corsi ad Asti: gli insegnanti erano disegnatori della Bonelli come Luigi Piccatto (Dylan Dog), Vercelli (Nathan Never) e Spadavecchia (Brendon). Era il periodo tra il 2003 e il 2004: ho deciso di iscrivermi e da lì ho avuto modo di frequentare lo studio di Piccatto e iniziare una collaborazione che continua ancora oggi. Su quali fumetti stai lavorando adesso? Lavoro, appunto, con lo studio Piccatto: in particolare ho collaborato con lui per Khor, una miniserie fantasy uscita quest’anno per la Star Comics, e Martino di Loreto, un cartonato a sfondo storico uscito per la casa editrice Scrittura Pura di Asti. Ultimamente ho anche realizzato una tavola per Mono, una rivista an-

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MOVÍDAlife - # 4 OTT Ø8

Per saperne di più sui lavori di Renato Riccio www.starcomics.com/khor www.crazy4comics.com/Autore/RenatoRiccio


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