anno 3 numero#13 | winter edition
MMXXIV | 5784
EUR 15 | AED 60 | CHF 15 | HKD 120 | JPY 1800 | USD 17 | ZAR 275
TRAVELISTA
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GRANDE CUVÉE ALMA BRUT L A N AT U R A A L C E N T R O
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L’arrivo dell’inverno porta con sé una magia quasi inspiegabile: nella parte più a nord del mondo le città, le montagne e le zone rurali vengono ricoperte da un candido manto di neve, che rende il paesaggio ancora più suggestivo. Il freddo invita a riunirsi in famiglia e fra amici, magari davanti a un tè o a una cioccolata calda con il sottofondo del crepitio del camino.
E perché non sfogliando le pagine di Travelista? In questo numero invernale troverete diversi spunti per i vostri prossimi viaggi: da una discesa sulle piste delle migliori località sciistiche della Svizzera a un’esperienza fra i colori e le atmosfere caraibiche di Aruba, dalle attività più adrenaliniche da provare a Dubai a un viaggio nell’autentica maison Dior a Parigi. Se siete pronti a partire con noi, non vi resta che scegliere la vostra prossima meta. Buona lettura, Ico Inanc, Editore
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LIFESTYLE
ARTE & ARCHITETTURA
13 RENDEZ-VOUS: 30 AVENUE MONTAIGNE
77 CLASSICISMO CONTEMPORANEO NELL’ERA DELL’ECOSOSTENIBILITÀ
Un romantico soggiorno per due nel mondo di Dior
21 DUBAI: NON SOLO SHOPPING, RELAX E FINE DINING
Lo scultore Paolo Nicolai racconta l’archeologia del futuro attraverso materiali contemporanei
85 ARTE E OSPITALITÀ: UNA QUESTIONE DI FAMIGLIA
7 attività adrenaliniche da non perdere
La Fiermontina Family Collection
NATURA 31 UN BIANCO INVERNO
CINETURISMO
Le 5 località sciistiche migliori della Svizzera
95 VIAGGIO NELLA MAGICA MENTE DI J.K. ROWLING
43 L’OMAN PIÙ AUTENTICO
Harry Potter fra i luoghi più stregati e incantati della Scozia
Fra le meraviglie della Penisola del Musandam
51 ARUBA: ONE HAPPY ISLAND Le migliori esperienze da vivere sull’isola
SCUOLA
57 FRA I TESORI DELLA CAMBOGIA
105 IL TUTOR E L’UNIVERSITÀ Divertirsi e sfidarsi serve a imparare
Natura e cultura in perfetta simbiosi
GOURMAND 67 GLI AGRUMI Caratteristiche e benefici dei frutti meno conosciuti 6
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CREDITS A cura di Ico Inanc
ico@ilv.travel
Redattori Martina Torrini martina@ilv.travel
Editorialisti Michele Abate, Micol Fischer, Federico Rui, Mariarosaria Scanu
Art Director & Graphic Design Luca Mantovanelli luca@ilv.travel
Advertising & Marketing Director Giovanni Pisani giovanni@ilv.travel
Digital www.travelista.it
Digital Content Editor Martina Torrini martina@ilv.travel
Digital Strategy Director Giovanni Pisani giovanni@ilv.travel
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© Kristen Pelou - Iconic Collection
LIFESTYLE 13 RENDEZ-VOUS: 30 AVENUE MONTAIGNE Un romantico soggiorno per due nel mondo di Dior
31 DUBAI: NON SOLO SHOPPING, RELAX E FINE DINING 7 attività adrenaliniche da non perdere
La storia del palazzo che sorge al numero 30 di Avenue Montaigne a Parigi non inizia nel 2022, quando, dopo due anni di ristrutturazione, la Maison Dior ha riaperto questo luogo delle meraviglie.
© Kristen-Pelou - Elle Decor
Testo di: Martina Torrini
RENDEZ -VOUS: 30 AVENUE MONTAIGNE Un romantico soggiorno per due nel mondo di Dior
La storia del palazzo che sorge al numero 30 di Avenue Montaigne a Parigi non inizia nel 2022, quando, dopo due anni di ristrutturazione, la Maison Dior ha riaperto questo luogo delle meraviglie. Era infatti il 1946 quando Christian Dior scelse l’edificio per renderlo la casa da cui dar vita alle sue creazioni: costruito in origine nel 1865 dal figlio di Napoleone, il palazzo presenta una splendida facciata neoclassica, che affascinò lo stilista a tal punto da non potervi assolutamente rinunciare. Così, per più di 70 anni, 30 Avenue Montaigne è stata la sede della maison, l’emblema dell’eleganza parigina e dell’haute couture francese. Dal 2022 ha riaperto le porte in una veste completamente rinnovata, ma sempre incredibile: nei suoi 10.000 metri quadri ospita infatti diversi angoli dedicati al mondo di Dior. E ci si può anche pernottare.
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Visitando il palazzo scoprirete una boutique decorata con i motivi più iconici della maison, dal “toile de Jouy” al “cannage”, dove ammirare anche alcune opere d’arte e creazioni esclusive; gli appassionati di beauty potranno visitare una nicchia interamente dedicata ai temi della bellezza, delle fragranze e del benessere targati Dior, mentre gli amanti dell’arte si lasceranno sedurre dalla Galerie Dior, uno spazio-tributo all’iniziale vocazione dello stilista come gallerista, dove sono esposti i preziosi archivi della maison. Sempre nello stesso edificio potrete passeggiare fra gli atelier di haute couture e fra quelli di alta gioielleria, o fermarvi per una pausa golosa alla Patisserie Dior o per un pranzo o una cena elegante al Restaurant Monsieur Dior, diretti dallo Chef francese Jean Imbert.
© Kristen-Pelou - Iconic Collection
All’esterno potrete perdervi fra tre giardini progettati dal landscape designer Peter Wirtz insieme all’architetto Peter Marino, che ha curato tutto il progetto di ristrutturazione dell’edificio, mentre per trascorrere la notte c’è la Suite Dior, una delle camere più esclusive al mondo. Non solo per il suo stile unico e per la possibilità di essere i soli a soggiornare presso lo storico atelier di Christian Dior, ma anche perché farlo non è semplice come sembra: non basta infatti prenotare e pagare la tariffa della camera, ma è necessario presentare una richiesta formale e attendere che la propria candidatura sia approvata. In caso di approvazione, gli ospiti ricevono le chiavi del regno di Dior: non soggiorneranno infatti in una semplice suite di un hotel o di un appartamento, ma avranno a disposizione un vero e proprio passepartout per vivere 24 ore su 24 il palazzo dove è nata la maison. La suite ospita due persone, conta ben sette ambienti e raggiunge i 150 metri quadri, si trova al quarto piano dell’edificio ed è raggiungibile tramite un ascensore privato; fra le sue stanze più iconiche uno spazioso salone doppio e un’ampia camera con vista su Avenue Montaigne, decorate con un azzardato ma riuscito connubio fra materiali e tessuti diversi, che creano un gioco di texture e consistenze inedito e una palette cromatica dalle tinte tenui che vanno dal grigio argentato a un beige riposante.
La facciata di 30 Avenue Montaigne © Harper’s Bazaar
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Gli interni di 30 Avenue Montaigne © Kristen Pelou - V Magazine
Oltre a questi dettagli di stile, pensati dall’architetto Peter Marino come tutto il resto del palazzo, la suite presenta una selezione di opere di artisti come Joe Bradley, Anne Peabody e Guy de Rougemont, e di mobili realizzati da designer come Thierry Leproust, Yves Klein ed Ethno Eames. Oltre all’immenso privilegio di poter vivere il luogo di nascita della maison Dior, gli ospiti della suite potranno sperimentare una serie di esperienze costruite su misura per loro, sulla base dei loro desideri e passioni, da una sessione di shopping al chiaro di luna nella boutique del palazzo a una visita privata della Galerie Dior, da un tour degli atelier in totale privacy a una cena curata nei minimi dettagli in uno dei giardini della struttura. L’obiettivo è quello di far sentire l’ospite come il vero e proprio proprietario dell’edificio per tutto il tempo del suo soggiorno, anche grazie a piccoli ma importanti gesti, come la biancheria da bagno personalizzata (che può essere anche portata a casa come souvenir), il frigo cosmetico riempito dei propri prodotti beauty e skincare preferiti, uno Chef privato e uno staff di 12 persone a disposizione 24 ore su 24, e una selezione delle migliori etichette di Champagne per un’autentica esperienza à la française. 17
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Scopriamo alcune delle esperienze più adrenaliniche da vivere a Dubai, dal paracadutismo al flyboarding, dall’arrampicata a un’immersione nella piscina più profonda al mondo.
Testo di: Martina Torrini
DUBAI: NON SOLO SHOPPING, RELAX E FINE DINING 7 attività adrenaliniche da non perdere
In qualsiasi momento dell’anno la si visiti, Dubai è una metropoli ricca di stimoli, e offre esperienze adatte a qualsiasi tipologia di viaggiatore, dagli amanti del relax sulla spiaggia ai foodies in cerca dei migliori ristoranti stellati, dalle famiglie a caccia di opportunità di divertimento per bambini e ragazzi agli appassionati di moda che non si lasciano sfuggire le ultime tendenze nei grandiosi shopping Mall della destinazione. Senza dimenticare gli appassionati di attività adrenaliniche: è proprio in questo campo, infatti, che Dubai dà il meglio di sé, offrendo esperienze davvero incredibili. Scopriamone solo alcune, dal paracadutismo al flyboarding, dall’arrampicata a un’immersione nella piscina più profonda al mondo: siamo sicuri che vi verrà voglia di partire per la metropoli degli Emirati e di superare i limiti di ciò che è considerato possibile.
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Con la sua incredibile profondità di 60 metri, Deep Dive Dubai invita sia i sub più esperti che i principianti a scoprire le meraviglie di una città abbandonata sottomarina ricostruita ispirandosi a quelle degli Emirati.
Paracadutismo su Palm Jumeirah Lasciatevi convincere a lanciarvi da un aereo con vista sulla magnifica Palm Jumeirah: se è la vostra prima volta in paracadute, volerete in tandem, accompagnati tutto il tempo da un professionista che vi garantirà la totale sicurezza. Dovrete solo tenervi forte e ammirare il paesaggio sotto di voi.
Un volo in mongolfiera Se lanciarvi da un paracadute è un’esperienza troppo estrema per voi, perché non provare un volo in mongolfiera? Sulle dune del Dubai Desert, lontani dai grattacieli e dalle atmosfere futuristiche della metropoli, potrete raggiungere un’altezza di oltre 1.200 metri e ammirare un memorabile spettacolo di falconeria al tramonto.
Avventure nel deserto Oltre alla mongolfiera, il deserto è il luogo ideale per sperimentare tante altre attività ricche di adrenalina, come il sandboarding - un’esperienza che permette di scivolare sulle dune su una tavola simile a quelle da snowboard o il dune bashing a bordo di un quad o di un’automobile 4x4.
Flyboarding fra le acque di Dubai Se invece preferite gli sport acquatici, vi consigliamo il flyboarding: per praticare questo sport basta una tavola apposita, che verrà collegata a una moto d’acqua, per iniziare ad alzarsi sopra la superficie dell’acqua. Ammirate il Burj Al Arab e gli altri edifici che si affacciano sulla baia da un’altezza di 10 metri, o usate il controllo manuale per spingervi ancora più in alto.
La piscina coperta più profonda al mondo Con la sua incredibile profondità di 60 metri, Deep Dive Dubai invita sia i sub più esperti che i principianti a scoprire le meraviglie di una città abbandonata sottomarina ricostruita ispirandosi a quelle degli Emirati. Non basta un’immersione per esplorare tutto il fondale, 15 metri più profondo e 4 volte più esteso di quello di qualsiasi altra piscina al mondo.
Stili di arrampicata per tutti i gusti A Dubai esistono tantissime possibilità per provare l’arrampicata, fra pareti indoor con varie altezze e diversi livelli di difficoltà, centri per praticare bouldering - una tipologia di arrampicata sui sassi nella quale non si usano né corde né imbragature - e una suggestiva parete di 10 metri per mettersi alla prova all’aperto, all’Hatta Wadi Hub.
Edge Walk sui grattacieli Per godere di incredibili viste panoramiche su Downtown Dubai e sullo skyline della città da una posizione insolita potrete provare la Edge Walk: equipaggiati con una speciale imbragatura, camminerete lungo la balaustra esterna del grattacielo per una passeggiata a mani libere, facendo il pieno di adrenalina.
Per godere di incredibili viste panoramiche su Downtown Dubai e sullo skyline della città da una posizione insolita potrete provare la Edge Walk.
NATURA 13 UN BIANCO INVERNO Le 5 località sciistiche migliori della Svizzera
31 L’OMAN PIÙ AUTENTICO Fra le meraviglie della Penisola del Musandam
39 ARUBA: ONE HAPPY ISLAND Le migliori esperienze da vivere sull’isola
47 FRA I TESORI DELLA CAMBOGIA Natura e cultura in perfetta simbiosi
A chi ama l’inverno per gli sport sulla neve non resta che scoprire quali sono le migliori località sciistiche della Svizzera, per entrare in contatto con i paesaggi, le altezze e gli ambienti che sognano per tutto il resto dell’anno.
Testo di: Martina Torrini
UN BIANCO INVERNO Le 5 località sciistiche migliori della Svizzera
Il mondo si divide in due tipi di persone: quelle che amano l’inverno e quelle che lo odiano. Chi preferisce le stagioni più calde può sempre scegliere di trascorrere una parte di questo periodo in una o più località esotiche, dove è sempre estate, o nell’emisfero meridionale, per cercare di fuggire dal freddo e dalle giornate più corte. Gli amanti dell’inverno, però, non sono tutti uguali: per alcuni questa stagione è sinonimo di relax sotto il piumone, di una cioccolata calda o una tisana bevute leggendo un buon libro, riscaldati dal crepitio del camino; per altri significa sport e attività adrenaliniche sulla neve, immersione completa in paesaggi mutevoli, altezze vertiginose e discese in velocità. A quest’ultima categoria di persone non resta che scoprire quali sono le migliori località sciistiche della Svizzera, per entrare in contatto con i paesaggi, le altezze e gli ambienti che sognano per tutto il resto dell’anno.
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Zermatt Canton Vallese
46°01’25’’N, 7°44’55’’E Alle pendici del Cervino, Zermatt si trova al centro di una gigantesca regione famosa per le escursioni e per lo sci. Il suo comprensorio sciistico vanta infatti 54 impianti di risalita e skilift, oltre a 360 chilometri di piste in alcune regioni molto versatili: Sunnegga-Rothorn, Gornergrat-Stockhorn, Schwarzsee e Matterhorn Glacier Paradise. Gli appassionati di snowboard e freestyle possono provare lo Snowpark Zermatt, dove si allenano anche gli atleti delle Olimpiadi, mentre chi desidera provare un’esperienza diversa può dedicarsi all’heliski, spingendosi al di fuori delle piste tradizionali insieme a un’esperta guida alpina.
St. Moritz Cantone dei Grigioni
46°29’52’’N, 9°50’18’’E Molto più di una località sciistica, St. Moritz è il luogo in cui è stato istituito il concetto di settimana bianca nel 1864, ha ospitato due Olimpiadi invernali e può vantare in media 322 giornate di sole all’anno. Proprio per questo motivo, più di 150 anni fa, l’albergatore Johannes Badrutt vinse una scommessa con i suoi ospiti estivi inglesi, promettendo loro un tiepido sole in pieno inverno e rendendo St. Moritz una delle più celebri località di villeggiatura invernali in tutto il mondo. Nei dintorni partono 350 chilometri di piste da discesa, fra cui quella più ripida di tutta la Svizzera, e 200 chilometri di piste da fondo.
Davos Cantone dei Grigioni
46°47’35’’N, 9°49’17’’E Il centro più grande delle Alpi per quanto riguarda gli sport invernali, Davos è il vero e proprio paradiso per gli appassionati di montagna: fra 1.124 e 2.844 metri di altitudine, offre 58 impianti di risalita, 300 chilometri di piste da sci alpino, 100 chilometri di piste da sci nordico, oltre 150 chilometri di sentieri per le ciaspolate e le passeggiate nella neve, due piste per hockey e pattinaggio sul ghiaccio, campi da curling e 8 piste per lo slittino. Chi preferisce trascorrere giornate più rilassate potrà anche optare per un’escursione a bordo di una slitta trainata dai cavalli.
Crans-Montana Canton Vallese
46°18’43’’N, 7°28’58’’E Pittoresco villaggio di montagna o città alpina? Crans-Montana è entrambe le cose, e riesce a combinare le comodità di una località di villeggiatura moderna con la natura incontaminata della splendida cornice delle Alpi Vallesi. Dall’altopiano, il comprensorio sciistico sale fino al Ghiacciaio della Plaine Morte, a 3.000 metri di altitudine: le piste qui sono ampie e aperte, il che le rende perfette non solo per i principianti, ma anche per chi decide di avventurarsi fuori pista. In inverno, inoltre, i noti campi da golf della località si trasformano in piste da sci di fondo, fra cui una appositamente riservata per chi pratica la tecnica del passo pattinato.
Verbier Canton Vallese
46°05’46’’N, 7°13’44’’E Situata su un altopiano, Verbier è la più cosmopolita delle località di montagna del Vallese: in inverno i suoi straordinari impianti di risalita sono l’ideale sia per i principianti che per i professionisti, sia per famiglie che per coppie o gruppi di amici, e offrono una vasta gamma di attività sulla neve. Il comprensorio Les Quatre Vallées propone infatti ben 410 chilometri di piste e quasi 90 impianti, e raggruppa le stazioni invernali di Verbier, Nendaz, Veysonnaz, Thyon e La Tzoumaz: con una funivia si raggiunge la cima del Mont-Fort, a 3.330 metri di altitudine, per scendere poi da una delle migliori piste nere delle Alpi.
È così vicina a Dubai a livello geografico, eppure così lontana sul piano culturale: nella Penisola del Musandam gli eccessi, la mondanità e il lusso della metropoli sono solo un lontano ricordo.
Testo di: Martina Torrini
L’OMAN PIÙ AUTENTICO Fra le meraviglie della Penisola del Musandam
È così vicina a Dubai a livello geografico, eppure così lontana sul piano culturale: nella Penisola del Musandam, un’exclave omanita negli Emirati Arabi situata sulla punta settentrionale della penisola fra il Golfo Persico e il Mare dell’Oman, gli eccessi, la mondanità e il lusso della metropoli sono solo un lontano ricordo. Qui, infatti, dove la natura è arida e selvaggia e dove il mare si è scavato nei secoli una via fra i Monti Hajar, dando origine a veri e propri fiordi, il tempo sembra essersi fermato al passato, in un’epoca ben lontana dall’avanguardia degli Emirati. Questa terra abitata da millenni è una meta ancora autentica, lontana dalle destinazioni più frequentate, e offre paesaggi naturali dagli affascinanti contrasti, siti ricchi di storia, un’antica tradizione di accoglienza e ospitalità, esperienze e avventure tutte da vivere.
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La vera magia della Penisola del Musandam risiede nella sua natura aspra e selvaggia, dove paesaggi desertici e rilievi montuosi si contrappongono al colore cristallino del mare, nel quale si tuffano dando origine a veri e propri fiordi costellati di insenature, porticcioli, moschee e lunghe spiagge. Il modo migliore per scoprire la bellezza dei fiordi dell’Oman è quello di ammirarli dal mare durante una crociera in dhow, una tipica imbarcazione di origine araba realizzata in legno, lunga pochi metri e sormontata da una copertura per schermare i raggi solari, dove lasciarsi cullare dalle onde sistemandosi su comodi cuscini e tappeti persiani. Caratterizzati da una o più vele latine - ovvero di forma triangolare - i dhow sono però quasi tutti a motore, e permettono di raggiungere baie e isolotti disseminati attorno alla costa con un’escursione di mezza giornata o di una giornata intera, fermandosi per un tuffo al largo e per esplorare i fondali. Non sarà difficile anche avvistare i delfini che popolano i mari di questa regione, che spesso seguono le imbarcazioni e giocano fra le onde, regalando ai viaggiatori l’opportunità perfetta per scattare splendide foto.
A chi è amante del mare ma preferisce scoprire i fondali direttamente dalla spiaggia, la Pensiola del Musandam offre inoltre litorali di finissima sabbia dorata ancora poco frequentati, mentre chi predilige la montagna potrà esplorare la bellezza selvaggia degli altopiani della regione seguendo percorsi di trekking attraverso aspri rilievi e villaggi sospesi nel tempo. Soggiornando al Six Senses Zighy Bay, un resort intimo e suggestivo composto da ville e sistemazioni costruite in pietra, legno e bamboo per mimetizzarsi in maniera discreta con il paesaggio, potrete entrare in contatto con la natura più pura e scoprire la Penisola del Musandam e tutte le sue sfaccettature attraverso tantissime esperienze: se volete fare un pieno di adrenalina potrete provare il parapendio, volando da quasi 300 metri di altitudine per poi raggiungere la spiaggia dell’hotel, ammirando dall’alto i Monti Hajar, antichi villaggi di pescatori e l’immenso Golfo dell’Oman. Chi invece è più interessato alla cultura potrà visitare un villaggio tradizionale omanita che sorge fra i monti di Dibba per tornare indietro nel tempo di secoli e secoli: esplorando il paese a piedi scoprirete reperti che risalgono al settimo millennio a.C., e vi lascerete incantare da queste importanti testimonianze dell’immenso passato della regione. In alternativa potrete osservare e partecipare ad attività legate all’artigianato locale - dalla tessitura alla decorazione della ceramica, passando per l’arte del tatuaggio all’henné e per la preparazione del caffè - supportando in prima persona la Dibba Women Association. Tutto questo è solo un assaggio di quanto la Penisola del Musandam può offrire ai viaggiatori che desiderano trascorrere un soggiorno autentico e in completa connessione con la natura, rispettandone i ritmi e facendo proprie le sue sfide. Uno scorcio della baia del Six Senses Zighy Bay.
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Questa terra abitata da millenni è una meta ancora autentica e offre paesaggi naturali dagli affascinanti contrasti, siti ricchi di storia, un’antica tradizione di accoglienza e ospitalità, esperienze e avventure tutte da vivere.
Universalmente riconosciuta come “One Happy Island”, questo soprannome riflette la reputazione di Aruba come una destinazione turistica felice e accogliente, con una popolazione locale particolarmente calorosa e splendide spiagge.
Testo di: Mariarosaria Scanu
ARUBA: ONE HAPPY ISLAND Le migliori esperienze da vivere sull’isola Nella regione meridionale del Mar dei Caraibi, a pochi chilometri d’acqua da Puerto Escondido, si staglia la bellissima isola di Aruba. Universalmente riconosciuta come “One Happy Island”, questo soprannome riflette la reputazione di Aruba come una destinazione turistica felice e accogliente, con una popolazione locale particolarmente calorosa e splendide spiagge. Il turismo è una parte fondamentale dell’economia di Aruba, soprattutto per la vasta gamma di attività disponibili: a differenza delle isole sorelle, l’entroterra è desertico e, mentre il territorio settentrionale rimane selvaggio, la costa meridionale è caratterizzata da litorali bianchissimi e dal mare cristallino con sfumature che vanno dal blu al turchese. Per tutte queste ragioni, questa graziosa località è sede di paesaggi naturali incredibili, resi ancora più fascinosi dal clima allegro che aleggia nell’isola. Scopriamo insieme le migliori esperienze da vivere qui.
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I murales di San Nicolas.
Una suggestiva grotta nell’Arikok National Park.
La ricca vita sottomarina di Aruba.
Un’escursione in barca a vela fra le acque cristalline del Mar dei Caraibi.
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Le spiagge mozzafiato Aruba è senza dubbio una destinazione da cartolina per le lunghe distese di spiagge bianche immacolate e le acque cristalline punteggiate da coralli variopinti. La varietà delle spiagge incontra i desideri di ogni viaggiatore: le acque turchesi del Mar dei Caraibi permettono di praticare sport acquatici, ma anche di rilassarsi in baie appartate e romantiche, come a Baby Beach, nella parte sudorientale dell’isola, oppure nella meravigliosa Eagle Beach.
I murales di San Nicolas Non sorprende che in un luogo felice come Aruba abbia prosperato una ricca cultura: questo è evidente, ad esempio, dai meravigliosi murales che adornano gli edifici di San Nicolas, nella punta meridionale dell’isola. Narrando storie significative, permettono ai visitatori di immergersi nella storia e nelle radici del luogo. Tra dipinti astratti a raffigurazioni della vita quotidiana, numerosi artisti da ogni parte del mondo hanno trasformato San Nicolas in un museo a cielo aperto.
Il Bonbini Aruba Festival Il Bonbini Aruba Festival è una celebrazione dell’energia e della cultura di quest’isola caraibica: la parola “Bonbini”, tradotta dal papiamento come “benvenuto”, rappresenta perfettamente l’atmosfera festosa che permea la comunità di Aruba. Durante l’evento, che si tiene ogni martedì nel cortile esterno del Fort Zoutman, un antico edificio nel cuore di Oranjestad, le strade prendono vita con musica e balli folcloristici, mentre i visitatori possono deliziarsi con prelibatezze locali presso bancarelle di cibo.
L’Arikok National Park Luogo eccezionale dove trascorrere la giornata, l’Arikok National Park occupa una parte importante dell’isola e ospita una grande ricchezza di specie animali e vegetali. Il parco include, inoltre, siti che testimoniano le tradizioni culturali di Aruba, come incisioni rupestri indiane originali o insoliti paesaggi formati da lava e floridi minerali. Le escursioni prevedono anche una visita ad alcune baie protette, come quelle di Moro e Dos Playa.
Un’escursione in barca a vela Uno degli scorci più maestosi offerti dall’isola è la vista delle sue meravigliose spiagge a bordo di una barca a vela, che naviga lungo la costa. Una delle avventure più eccezionali nel Mar dei Caraibi è senza dubbio l’escursione al tramonto, quando il cielo si tinge di tutte le sfumature del rosso e dell’arancione. 53
Aruba è una destinazione da cartolina: le acque turchesi del Mar dei Caraibi permettono di praticare sport acquatici, ma anche di rilassarsi in baie appartate e romantiche, come a Baby Beach.
È uno dei Paesi asiatici più affascinanti al mondo, custode di tesori dell’antichità e di meraviglie naturali davvero uniche: la Cambogia, dopo anni di guerra e un periodo di isolamento, ricuce le sue ferite attraverso il turismo.
Testo di: Martina Torrini
FRA I TESORI DELLA CAMBOGIA Natura e cultura in perfetta simbiosi
È uno dei Paesi asiatici più affascinanti al mondo, custode di tesori dell’antichità e di meraviglie naturali davvero uniche: la Cambogia, dopo anni di guerra e un periodo di isolamento, ricuce le sue ferite attraverso il turismo, che è ormai diventato una delle principali risorse dell’economia locale. Lo Stato offre infatti diversi luoghi d’interesse culturale e naturalistico, come immense risaie che si estendono a perdita d’occhio, antichissimi templi khmer, villaggi galleggianti, animate città coloniali, tradizioni secolari e una cucina sfiziosa. Senza dimenticare le sue spiagge di sabbia bianca e le acque cristalline che le lambiscono dolcemente, luoghi perfetti per lasciarsi alle spalle lo stress della quotidianità e riconnettersi con una natura ancora pura. Dalle celebri rovine di Angkor Wat all’atmosfera rurale del villaggio di Battambang, dalle isole incontaminate di Koh Rong e Koh Rong Sanloem all’immenso lago di Tonlé Sap, scoprite la Cambogia attraverso angoli di bellezza sospesi fra natura e cultura.
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Dettaglio di uno dei templi di Angkor Wat
Siem Reap Questa città della Cambogia è incastonata fra le rovine di Angkor Wat e il lago di Tonlé Sap, e prende il nome dal lungo fiume che ne attraversa il centro storico. Siem Reap è una realtà vivace, dal fascino coloniale, e rappresenta il volto più contemporaneo del Paese.
Il parco archeologico di Angkor Siem Reap è anche il punto di partenza perfetto per visitare il parco archeologico di Angkor, a 8 chilometri dalla città. Il parco ospita l’antica capitale khmer, costruita su un’area vastissima: esplorate le sue rovine e osservate come la giungla abbia in parte inglobato i resti di questo grandioso sito archeologico, partendo da Angkor Wat, il tempio più esteso e meglio conservato. Dedicato a Vishnu, fu fatto costruire dal re Suryavarman II, ed è ancora oggi considerato la più grande struttura religiosa al mondo.
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Il lago Tonlé Sap Nel cuore della Cambogia si trova un lago diverso dagli altri specchi d’acqua che attraversano il Paese: è il lago Tonlé Sap, uno straordinario bacino che nella stagione delle piogge si trasforma secondo proporzioni inaudite, quadruplicando la sua superficie e invadendo anche le foreste circostanti. Dal 2001 questa regione è stata dichiarata “Riserva della Biosfera” da parte dell’UNESCO.
Phnom Penh Con lo splendido Palazzo Reale e la sua Pagoda d’argento, le terrazze lungo il Mekong, il tempio buddhista di Wat Phnom e i vibranti mercati, la capitale della Cambogia è in grado di conquistare davvero tutti. Phnom Penh è una città dal passato difficile e travagliato, che negli anni più recenti è tornata al suo antico splendore: ha infatti sofferto terribilmente sotto il dominio di Pol Pot e dei Khmer Rossi, e le tracce di questa sofferenza sono visibili ancora oggi. Le storie di chi ha vissuto durante questo periodo sono difficili da ascoltare, ma aiutano a comprendere perché la moderna capitale sia così accogliente con i viaggiatori.
Natura e cultura a Siem Reap
Phnom Penh, la capitale della Cambogia
Un’imbarcazione sul lago Tonlé Sap
Battambang Per esplorare la Cambogia più classica non si può non partire da Battambang: si tratta di una cittadina coloniale dove si respira l’aria francese dell’epoca, immergendosi in un’atmosfera rurale molto affascinante, fatta di vecchie botteghe, templi meno affollati e ampie risaie terrazzate. Il villaggio è diventato famoso negli ultimi anni grazie al suo “trenino di bambù”, fatto a mano dai locali e usato per spostarsi nelle campagne vicine.
Sihanoukville Altra importante località della Cambogia, Sihanoukville sorge sul mare ed è caratterizzata da splendide spiagge di sabbia bianca. Se preferite però allontanarvi dalla frenesia della città, da qui potrete anche partire per un’escursione in barca alle vicine isole di Koh Russei e Koh Ta Kiev, territori selvaggi e semi-deserti, dove la natura è la padrona di casa.
Le isole meridionali Per chi desidera avventurarsi più in là attraverso le isole della Cambogia, le isole meridionali sono la soluzione perfetta per un soggiorno immersi nella natura più incontaminata, lontani da tutto e da tutti. Fra le più belle spiccano le isole di Koh Rong e Koh Rong Sanloem, raggiungibili in barca da Sihanoukville, e caratterizzate da spiagge bianche e acque di tutte le sfumature del blu. Area rurale attorno a Battambang.
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Sihanoukville sorge sul mare ed è caratterizzata da splendide spiagge di sabbia bianca. Se preferite però allontanarvi dalla frenesia della città, da qui potrete anche partire per un’escursione in barca alle vicine isole di Koh Russei e Koh Ta Kiev.
LE GOURMAND 49 GLI AGRUMI Caratteristiche e benefici dei frutti meno conosciuti
Una famiglia di frutti invernali che comprende una vasta gamma di specie, alcune delle quali sono ben note e ampiamente consumate. Esistono però molti agrumi meno conosciuti che meritano l’attenzione per le loro caratteristiche uniche e i benefici per la salute.
Testo di: Michele Abate
GLI AGRUMI Caratteristiche e benefici dei frutti meno conosciuti
Una famiglia di frutti invernali che comprende una vasta gamma di specie, alcune delle quali sono ben note e ampiamente consumate in tutto il mondo, come arance, cedri, limoni, lime e pompelmi. Esistono però molti agrumi meno conosciuti che meritano l’attenzione per le loro caratteristiche uniche e i benefici per la salute. Cercheremo di scoprire i meno famosi tra questi cercando di capire cosa li rende speciali. L’origine di tutti i Citrus è da ricercarsi in India e in Estremo Oriente. Oggi gli agrumi crescono spontaneamente anche in Indonesia, Malaysia, Nuova Guinea e nelle Filippine. Le varie specie hanno raggiunto l’Europa in tempi diversi. Sembra che il primo sia stato il cedro, ben noto tra gli antichi romani come pomo di Persia. È documentato che sempre costoro conoscevano già, nel I secolo, anche il limone e l’arancio amaro. La coltivazione dell’arancio dolce invece è stata introdotta dai portoghesi nel XVI secolo, mentre risale addirittura al XIX secolo l’acquisizione del mandarino. Gli agrumi oggi sono largamente coltivati in tutti i continenti nelle zone temperate e subtropicali.
Michele Abate Laureato in Storia Economica con una tesi sulla Martini & Rossi di Torino nel 1999, l’anno successivo conclude il corso di qualifica professionale per Sommelier presso l’Associazione Italiana Sommelier di Milano e fa un tirocinio in enologia in collaborazione con l’azienda enologica del Canton Ticino Il Portico di Rivera. Nel 2006 diventa assaggiatore di formaggi presso l’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggio. Collabora alla pubblicazione di svariati volumi di enogastronomia in qualità di editor e crea il canale Wine & food di eBay Italia. Organizza serate di degustazione di vino, formaggi e salumi in alcuni locali milanesi in collaborazione con chef emergenti oltre a tenere corsi di avvicinamento al vino e di valorizzazione olfattiva. Da qualche anno dirige la piattaforma mypersonaltaster.it e da circa un anno conduce anche terreitalia.ch, canale di vendita e promozione dei prodotti enogastronomici italiani in Svizzera.
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Sono frutti caratterizzati da una dolcezza equilibrata con una leggera acidità e un retrogusto leggermente amarognolo. La buccia è spessa e può variare dal verde al giallo all’arancione intenso, a seconda del grado di maturazione. Quando vengono raccolti prematuramente, tendono ad avere un sapore più aspro e una buccia più verde. Tuttavia, se lasciati a maturare più a lungo sugli alberi, il loro sapore diventa più dolce e la buccia si colora. Questa variazione di sapore li rende un’opzione molto versatile in cucina. Il loro alto contenuto di vitamina C è fondamentale per la salute, per rafforzare il sistema immunitario e la bellezza della pelle. Infatti, i succhi sono spesso utilizzati in profumeria e cosmetica per gli oli essenziali e per il loro profumo fresco. Lo yuzu è un agrume fortemente aromatico, un incrocio tra il mandarino e il papeda, che a sua volta è uno tra i primissimi ibridi tra il cedro e la limetta (o lime). Altri ancora ritengono che i papeda siano ibridi del mandarino con il Citrus trifoliata, il che giustificherebbe la notevole resistenza al gelo di questo gruppo. È un agrume di origine giapponese che somiglia a un piccolo e rugoso lime, noto per il suo aroma distintivo e il suo sapore leggermente amaro. Viene spesso utilizzato in cucina per aromatizzare piatti e salse. Gli agrumi mikawa sono un’altra varietà particolarmente apprezzata per il loro sapore unico e la loro versatilità in cucina. Questi agrumi sono originari della omonima regione di Mikawa nella prefettura di Aichi, in Giappone, da cui prendono il nome. Un aspetto interessante dei mikawa è il fatto che possono cambiare sapore a seconda del periodo di raccolta. Quando vengono raccolti prematuramente, tendono ad avere un sapore più aspro e una buccia più verde. Tuttavia, se lasciati a maturare più a lungo sugli alberi, il loro sapore diventa più dolce e la buccia diventa gialla.
Una pianta di kumquat.
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Queste due tipologie sono spesso utilizzate per preparare il famoso ponzu, una salsa agrodolce a base di agrumi, e il mirin, una salsa di soia e aceto. Il ponzu è ampiamente utilizzato come condimento per sushi, sashimi, tempura e molte altre pietanze giapponesi. L’acidità degli agrumi equilibra il sapore dolce del mirin e la sapidità della salsa di soia, creando una combinazione di sapori complessa e apprezzata. Il sudachi è un altro piccolo agrume giapponese simile al lime, ma con un sapore più forte e aspro. Viene spesso utilizzato come condimento per piatti di pesce crudo. Il suo sapore unico lo ha reso una scelta popolare in cucina ma sua scarsa redditività fa sì che resti un prodotto regionale che non ha ancora trovato larga diffusione commerciale. Il kumquat è un piccolo agrume originario della Cina, ma ora è coltivato in molte parti del mondo. Ciò che lo distingue dagli altri agrumi è la buccia, dolce e commestibile, mentre la polpa è aspra. Questa combinazione di sapori crea un’esperienza gustativa unica. I kumquat sono ricchi di vitamina C e antiossidanti, che li rendono una scelta salutare per migliorare il sistema immunitario e combattere i radicali liberi. La “mano di Buddha” è un agrume straordinario che assomiglia a una serie di dita gialle e fragili rivolte verso l’alto. È originario dell’India e della Cina ed è principalmente utilizzato per profumare ambienti o preparazioni culinarie. La sua buccia è ricca di oli essenziali che conferiscono un aroma fresco e citrico. Non ha polpa, ma la sua scorza è utilizzata per profumare liquori, salse e dessert.
Diverse sfumature e varietà di agrumi.
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Il finger lime è originario dell’Australia ed è noto anche come “caviale di agrumi” a causa della sua polpa che non si presenta con spicchi compatti ma con piccole perle saporite. Questi piccoli agrumi vengono utilizzati per aggiungere un tocco di freschezza e un sapore agrumato unico a molti piatti gourmet: possono essere un’aggiunta prelibata alle insalate, ai frutti di mare e ai dolci. Il calamondino è un piccolo agrume che assomiglia a un’arancia in miniatura. È originario delle Filippine ed è noto per il suo sapore agrodolce. I calamondini possono essere mangiati interi o utilizzati per preparare marmellate e bevande. Tutti questi agrumi meno conosciuti offrono una varietà di sapori e aromi che arricchiscono la cucina e aggiungono una nuova dimensione alla gastronomia. Sono un’opzione deliziosa e versatile in cucina, oltre a offrire benefici per la salute e una varietà di utilizzi nei settori della profumeria e della cosmetica.
ARTE & ARCHITETTURA 83 CLASSICISMO CONTEMPORANEO NELL’ERA DELL’ECOSOSTENIBILITÀ Lo scultore Paolo Nicolai racconta l’archeologia del futuro attraverso materiali contemporanei
95 ARTE E OSPITALITÀ: UNA QUESTIONE DI FAMIGLIA La Fiermontina Family Collection
Avvicinarsi alle opere di Paolo Nicolai è apparentemente semplice. Riprendendo alcune tematiche della scultura greca e in generale di quella antica, vengono soppresse quelle espressioni che possono nuocere all’armonia della forma.
Testo di: Federico Rui
CLASSICISMO CONTEMPORANEO NELL’ERA DELL’ECOSOSTENIBILITÀ Lo scultore Paolo Nicolai racconta l’archeologia del futuro attraverso materiali contemporanei Avvicinarsi alle opere di Paolo Nicolai è apparentemente semplice. Riprendendo alcune tematiche della scultura greca e in generale di quella antica - che di fatto ne è derivazione, imitazione o corruzione, - vengono soppresse quelle espressioni che possono nuocere all’armonia della forma. Predomina un’ideale di perfezione, una sorta di divinizzazione a cui viene sacrificata l’anima e i sentimenti. A maggior ragione, quelle forme e ideali oggi appaiono archetipi di tutta la statuaria, divenendo così un’astrazione ideale della realtà. Questa illusoria perfezione - che interpretiamo come tale perché ne conosciamo la figura - viene realizzata con materiali che sembrano sporcare la superficie, consumandola e imbrattandola fino a corromperne la forma stessa. Non è così. Non è analizzare il passare del tempo, interrogarsi sul rapporto tra antico e moderno, ripetere vecchi stilemi per rimarcare il passato. L’apparenza, esteticamente perfetta, nasconde una ricerca che vuole materializzare un’astrazione. La forma diventa dunque funzionale al messaggio e la verità in essa contenuta deve essere riconoscibile da tutti.
Federico Rui Nato a Milano nel 1975, inizia a lavorare nel campo dell’arte dal 1997, prima come assistente di galleria, poi in una casa editrice specializzata e infine all’Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 2002 fonda la Galleria Pittura Italiana, ponendo particolare attenzione alla promozione di giovani artisti. Nel 2010 nasce Federico Rui Arte Contemporanea, con la quale partecipa alle più importanti fiere del settore e collabora con le principali case d’asta italiane. Ha organizzato e partecipato a mostre a Londra, Bruxelles, Roma, Genova, Venezia, Cape Town, pubblicando diverse monografie di artisti per Skira e Allemandi. Federico Rui è attualmente nel comitato scientifico di Grand Art – Modern & Contemporary Art Fair e membro dell’Angamc (Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea).
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Nel 1903 Vittorio Pica, a proposito della V Biennale di Venezia, così descriveva il compito dello scultore: “Suprema preoccupazione di un artista deve essere, lo so bene, di fare opera di bellezza e non ignoro i difetti delle statue e dei quadri, ispirati da preconcetti sociali o da sottintesi letterari, ma ciò che io domando è sentimento non già sentimentalismo, è pensiero non già retorica. L’artista ha il dovere di non appartarsi in una solitudine altezzosa, disdegnando completamente le aspirazioni ed i bisogni della società in mezzo a cui vive: egli ha il dovere di tentare, almeno qualche volta, di fissare nella materia, su cui la sua attività foggiatrice si esercita, le creature e gli aspetti più significativi dei tempi suoi; egli ha il dovere, sempre che abbia la nobile ambizione di lasciare traccia del proprio ingegno nella storia dell’arte, di sforzarsi d’uscire dall’armamentario delle pose e delle espressioni, lasciatogli in eredità da coloro che, attraverso il corso dei secoli, lo hanno preceduto, per scoprire, mercè uno studio diretto e perspicace della realtà, pose nuove e nuove espressioni. (…)
Opera eccellente d’arte è, del resto, quella che rispecchia lo spirito dei propri tempi e del proprio paese o che riesce a fissare, mediante una tipica manifestazione d’arte, una non ancora colta apparenza di quell’incessante riprodursi e trasmutarsi di forme, che la natura presenta allo sguardo chiaroveggente ed estasiato dell’artista.” A distanza di 120 anni, Paolo Nicolai abbandona in parte la discussione sulle “nuove pose”. Anzi, per rafforzare ancora di più il suo messaggio ricorre proprio a figure sperimentate e conosciute. Per essere contemporaneo, la sua ricerca artistica piuttosto che esplorare la novità, si concentra sulle problematiche che gli stanno più a cuore. Enrico Thovez, ne “Il nuovo Rachitismo dell’arte” (1895), incita alla novità: “Vi sono intere classi di sensazioni, di mosse che non hanno mai avuto un’espressione plastica. Non c’è più nessuno che senta nulla, che abbia bisogno di pensare, di avanzare, di infondere il genio nella materia. I migliori si cristallizzano in una inerte ammirazione per l’antichità, anzi pel Rinascimento.” Se il XX secolo si è contraddistinto per un eccesso di ricerche formali, oggi è tornato il momento di chiedersi cosa voglia dire essere contemporaneo. È davvero ancora il caso di trovare a tutti i costi una novità? O forse è meglio interrogarsi su cosa sia la vita quotidiana? Lo stesso Thovez prosegue la sua disanima notando “come mi è grave dover passare per ammiratore o per tollerante di un’arte che non ha nessuna affinità colla mia anima, anzi ne è la negazione assoluta! Della scoltura poi! Nelle nostre esposizioni è ridotta a qualche cosa di miserabile, al fantasma di una cosa viva in tempi dimenticati.
Sculture di Paolo Nicolai.
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Ma dal solo studio della plastica greca io ho derivato nei miei occhi una potenza di leggere la realtà che mi dà dei brividi di delizioso spavento”. Dunque, Thovez insiste che per l’avverarsi di un nuovo stile, i risultati vanno ottenuti con “le forme e secondo lo spirito del proprio tempo”. Il rinnovamento dell’arte passa anche attraverso la presa di coscienza, da parte delle masse, che esistono degli interrogativi e delle problematiche a cui bisogna far fronte.
In questo senso va letta l’opera di Paolo Nicolai. L’utilizzo di forme classiche lo aiuta a raggiungere le masse, a non distrarle con l’apparente ricerca di novità inutili. Sono forme eterne, capaci di sopravvivere ai gusti e alle mode. Il suo è un messaggio contemporaneo che va dritto al punto. Banalmente potremmo chiamarlo “ambientale”, o con un termine più anglosassone, il ciclo delle 3R della sostenibilità (Reuse, Reduce, Recycle). E torniamo alla frase iniziale: avvicinarsi alle opere di Paolo Nicolai è apparentemente semplice. Se stilisticamente ed esteticamente si avvicinano ai canoni della bellezza, il messaggio che sottendono al loro interno è ancora più dirompente. Paolo Nicolai usa il marmo, ma di recupero: scarti di lavorazione industriale o avanzi di tagli per l’arredamento. Paolo Nicolai usa la plastica, ma di riciclo: pezzi destinati al macero o avanzi abbandonati sulla spiaggia. Paolo Nicolai usa colle ecologiche per assemblare i pezzi, riducendo l’impatto ambientale che resine epossidiche potrebbero causare. Aggiunge sabbia, terre, conchiglie, gessi per ridare vita a un materiale morto e inquinante. Supera in questo senso il concetto duchampiano di ready-made: non solo propone un nuovo significato alle cose esistenti, ma abbina tutte le abilità manuali ed esecutive di un artista. Non si tratta di proporre un oggetto al di fuori del suo contesto di uso quotidiano, ma di trasformare una materia giunta a conclusione del suo processo vitale in un manufatto artistico. Così come la statuaria classica utilizzava i materiali conosciuti, aggiornandoli nel corso dei secoli, oggi la plastica diventa il nuovo marmo, metafora della nuova permanenza, del residuo che ci sopravviverà così come le rocce calcaree sono sopravvissute alla classicità. Non si tratta dunque di un ritorno al passato, ma di un utilizzo di un materiale contemporaneo congeniale all’artista. La plastica è un materiale che offre infinite possibilità, in termini di lavorazione e in termini di colore e trasparenza. Più di recente ha iniziato ad utilizzare anche gli scarti della lavorazione del marmo: piccole tessere, listelli, forme inutilizzabili e destinate al macero, che vengono ricomposte come se fossero dei pixel, diventando così figura. Sia la plastica che il marmo hanno avuto un loro vita e portano con sé il loro passato e le proprie esperienze. Non c’è da meravigliarsi se dunque appaiono erosi, sfibrati, consumati. Né c’è da stupirsi nel vedere figure mutile, già sottratte di quelle fragilità che non sopravviverebbero al loro tempo. Sono frammenti archeologici del futuro, sculture che non tornano dall’antichità, quanto opere nuove destinate a rimanere.
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Paolo Nicolai supera il concetto duchampiano di ready-made: non solo propone un nuovo significato alle cose esistenti, ma abbina tutte le abilità manuali ed esecutive di un artista.
C’era una volta Antonia Fiermonte. A lei i nipoti Fouad Giacomo e Antonia Yasmina Filali hanno voluto dedicare una dimora nel cuore di Lecce per tramandare la storia della sua vita straordinaria, il suo talento, le sue opere e per rinsaldare il loro legame con la loro terra d’origine.
Testo di: Martina Torrini
ARTE E OSPITALITÀ:UNA QUESTIONE DI FAMIGLIA La Fiermontina Family Collection
C’era una volta Antonia Fiermonte, un’artista talentuosa, scomparsa a soli 42 anni, che dalla Puglia si trasferì prima a Roma e poi a Parigi. A lei i nipoti Fouad Giacomo e Antonia Yasmina Filali hanno voluto dedicare una dimora nel cuore di Lecce - dove l’arte è presente in ogni dettaglio - per condividere e tramandare la storia della sua vita straordinaria, il suo talento, le sue opere e per rinsaldare il loro legame con la loro terra d’origine. Nonostante le profonde radici pugliesi, infatti, i nipoti non sono nati sul tacco d’Italia, poiché la famiglia di Antonia lasciò la regione nel 1932. Quando aveva 17 anni incontrò a Roma lo scultore René Letourneur, importante esponente dell’Art Déco che si trovava nella capitale per ricevere il “Grand Prix de Rome”: i due artisti si innamorarono, fu un colpo di fulmine, e la giovane Antonia seguì René a Parigi diventando la sua musa e modella, poi moglie e madre di Anne.
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Ma come nelle migliori storie d’amore e di intrighi, Antonia affascinò anche il migliore amico e collega di René, l’eclettico Jacques Zwobada: dopo anni tormentati e un lungo corteggiamento da parte dell’uomo, cedette alla passione, ottenne il divorzio da René e sposò Jacques, ma morì tragicamente pochi anni dopo, nel 1956, riavvicinando i due amici, uniti dal dolore per la sua perdita. Il racconto delle vite incrociate di queste personalità, le loro opere e il loro legame con Parigi e con il milieu artistico dei primi decenni del Novecento sono il fil rouge de La Fiermontina Luxury Home, sia negli interni che negli esterni. La struttura è infatti la perfetta sintesi fra arte e ospitalità ricercata, e qui tutto parla di amore, passione e talento artistico, dai saloni con foto, dipinti e busti che ritraggono e fanno rivivere Antonia Fiermonte, René Letourneur e Jacques Zwobada ai volumi illustrati che rivelano l’amore di Antonia per i due artisti, fino alle 19 suite in grado di combinare la tradizione leccese con uno spirito più artistico e contemporaneo, in perfetta armonia con tutta la filosofia del luogo.
Un dettaglio dei soffitti de La Fiermontina Palazzo Bozzi Corso.
Interni de La Fiermontina Palazzo Bozzi Corso.
Dettagli de La Fiermontina Vendôme © Mr. Tripper
Il perfetto connubio fra antico e moderno de La Fiermontina Palazzo Bozzi Corso.
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L’interior design è curato da Charles Philippe e Christophe di Laboratoire Design a Rabat, ed è caratterizzato da mobili italiani, tessuti personalizzati, oggetti d’antiquariato, opere d’arte originali della famiglia Fiermonte - Filali, pezzi di Le Corbusier, di Charlotte Perriand e Tobia Scarpa, oltre a fotografie storiche, volumi d’arte e busti, mobili e accessori di design, in un perfetto mix fra antico e moderno, fra arte e architettura d’interni. La Fiermontina Luxury Home, La Fiermontina Palazzo Bozzi Corso - una struttura dedicata a Enzo Fiermonte, fratello minore di Antonia, pugile professionista e attore hollywoodiano - e il M.A.M.A. Family Museum - che riaprirà in primavera dopo un importante ampliamento e tante novità - sono le tre tappe di un vero e proprio museo diffuso a Lecce, di un percorso suggestivo attraverso la storia della famiglia Fiermonte, che partì dalla Puglia agli inizi del Novecento spostandosi poi a Roma, a Parigi, negli gli Stati Uniti e a Rabat per poi tornare alle origini, intrecciando diverse storie. Una di queste ha persino dato vita a una delle suite più particolari di Palazzo Bozzi Corso, la Wellness Suite John & Yoko: la figlia di Antonia Fiermonte e René Letourneur, Anne Filali, era infatti amica di Yoko Ono e ha creato insieme a lei il memoriale “Strawberry Fields Garden” in Central Park, oltre a un libro dedicato a John Lennon in cui diversi artisti del XX secolo hanno reso omaggio al musicista e alla sua visione di pace a seguito della sua scomparsa. Come ulteriore tributo all’amicizia della madre con Yoko Ono, i figli Fouad Giacomo e Antonia Yasmina hanno progettato una suite ricca di pezzi in stile pop art, reinterpretando in chiave ironica lo spirito degli anni Settanta. Ma La Fiermontina Family Collection non si ferma alla Puglia: completano la collezione La Fiermontina Vendôme, un appartamento dallo stile unico affacciato su una delle piazze più iconiche della capitale francese, un luogo dove si respirano a pieni polmoni le atmosfere parigine che hanno fatto da sfondo alle vicende della famiglia Fiermonte, e La Fiermontina Ocean, un eco retreat in Marocco dove il lusso incontra i valori di autenticità del territorio, supportando le comunità locali insieme alla Fondation Orient-Occident, creata da Antonia Yasmina Filali per promuovere la diversità e la valorizzazione delle culture nel Paese del padre. Un’opera d’arte nei giardini de La Fiermontina Luxury Home.
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La Fiermontina Vendôme è un appartamento dallo stile unico affacciato su una delle piazze più iconiche della capitale francese, un luogo dove si respirano a pieni polmoni le atmosfere parigine che hanno fatto da sfondo alle vicende della famiglia Fiermonte.
© Mr. Tripper
CINETURISMO 103 VIAGGIO NELLA MAGICA MENTE DI J.K. ROWLING Harry Potter fra i luoghi più stregati e incantati della Scozia
La storia di Harry Potter ha affascinato generazioni di bambini e ragazzi sin dal 1997, anno in cui è stato pubblicato il primo dei sette romanzi scritti dalla geniale J.K. Rowling, “Harry Potter and the Philosopher’s Stone”.
Testo di: Mariarosaria Scanu
VIAGGIO NELLA MAGICA MENTE DI J.K. ROWLING Harry Potter fra i luoghi più stregati e incantati della Scozia
La storia di Harry Potter ha affascinato generazioni di bambini e ragazzi sin dal 1997, anno in cui è stato pubblicato il primo dei sette romanzi scritti dalla geniale J.K. Rowling, “Harry Potter and the Philosopher’s Stone”. Questa saga, tradotta e diffusa in tutto il mondo, ha avuto il merito di avvicinare i giovani alla lettura, segnando l’inizio dell’era fantasy. La vicenda ha inizio quando il giovane protagonista, che ha perso i genitori in tenera età e ha vissuto sin da allora con i suoi malvagi parenti, scopre di essere un mago e riceve un invito a frequentare la prestigiosa scuola di Hogwarts. Lì trascorrerà gli anni successivi della sua vita e, assieme agli amici Ron ed Hermione e sotto la guida del saggio Albus Silente, affronterà i segreti del suo passato e lo scontro con l’oscuro Lord Voldemort. Nonostante l’intera storia sia nata dalla fervida immaginazione dell’autrice, sembra che Harry Potter abbia realmente attraversato alcuni luoghi della Scozia: un viaggio sulle orme del giovane maghetto è l’opportunità ideale per rivivere alcune delle sue magiche avventure.
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Il villaggio di Dean, nella campagna scozzese.
Dettaglio su Victoria Street a Edimburgo.
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The Elephant House Edimburgo Sebbene la storia di Harry Potter sia nata anni prima che l’autrice entrasse mai in questo delizioso locale di Edimburgo, è noto che qui scrisse, per sua stessa ammissione, intere porzioni dei romanzi della saga. A oggi è un magico rifugio per coloro che desiderano ripercorrere spiritualmente i luoghi di Harry Potter, immaginando dove sedesse la Rowling a sorseggiare un caffè mentre si dedicava all’opera.
Victoria Street Edimburgo Costruita tra il 1829 e il 1834, questa iconica strada emana un fascino senza tempo, con boutique uniche e facciate colorate, che ne rendono l’atmosfera particolarmente stravagante. Nell’universo letterario creato dalla Rowling, Victoria Street veste i panni di Diagon Alley, la magica via dove si recano maghi da tutto il mondo per fare acquisti presso Olivander, la “fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.”, o anche presso la Casa Editrice Obscurus Books, che vende buona parte dei manuali usati a Hogwarts dagli studenti.
Castello di Edimburgo e George Heriot’s School Scozia La magica scuola di Hogwarts, un antico edificio imponente e arroccato, trae diretta ispirazione a livello architettonico dal castello millenario che domina sulla città di Edimburgo, dall’alto della collina di Castle Rock. Dal clima decisamente oscuro e affascinante, al suo interno è conservata la Pietra del Destino, un’antica reliquia legata alla storia della Scozia, che viene utilizzata ancora oggi durante le cerimonie di incoronazione dei monarchi inglesi. Ma l’organizzazione stessa del magico istituto si basa sulla George Heriot’s School, una scuola privata costruita in pieno stile gotico, al cui interno gli studenti vengono divisi in quattro casate, proprio come in Harry Potter: la casata rossa dei Raeburn, la casata verde di Lauriston, la casata bianca di Greyfriars e la casata blu di Castle.
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La magica scuola di Hogwarts, un antico edificio imponente e arroccato, trae diretta ispirazione a livello architettonico dal castello millenario che domina sulla città di Edimburgo, dall’alto della collina di Castle Rock.
Greyfriars Kirkyard Edimburgo Passeggiando tra le lapidi polverose del cimitero stregato di Edimburgo, è possibile leggere i nomi di alcuni dei personaggi che la Rowling ha inserito nei suoi romanzi. Tra questi, la tomba dei Riddell, che custodisce i resti di un padre e un figlio, entrambi di nome Thomas, omonimi di Lord Voldemort. Andando avanti, si incontra il cognome McGonagall, che richiama quello della severissima insegnante di trasfigurazione, e poi preside della scuola di Hogwarts. Infine, la lapide di Elizabeth Moodie, che pare abbia ispirato il nome di Alastor Mad-Eye, o Moody nei film in lingua italiana.
Dean Village Edimburgo Appena fuori dal centro di Edimburgo, tra ponticelli e verdi cortili, il villaggio di Dean sembra trasportare nelle dolci campagne della Scozia. Questo borgo pittoresco, che sorge sulle rive del fiume Leith, è caratterizzato da antichi mulini ed edifici in stile georgiano che conservano l’aria inglese più autentica. Sembra, perciò, che da qui sia nato Hogsmeade, il paese noto per essere l’unico in Gran Bretagna abitato esclusivamente da maghi e centro di alcune delle avventure magiche dei romanzi di Harry Potter.
Gli esterni della George Heriot’s School.
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SCUOLA 125 IL TUTOR E L’UNIVERSITÀ Dai test d’ammissione ai piani di studio
Una volta conclusa la Scuola Secondaria di II Grado, per molti ragazzi e ragazze comincia un nuovo percorso, quello universitario. Certamente avvincente, ma per alcuni anche con qualche problematica, spesso eredità del passato percorso.
Testo di: Micol Fischer
IL TUTOR E L’UNIVERSITÀ Dai test di ammissione ai piani di studio
Una volta conclusa la Scuola Secondaria di II Grado, per molti ragazzi e ragazze comincia un nuovo percorso, quello universitario. Certamente avvincente, ma per alcuni anche con qualche problematica, spesso eredità del passato percorso. Cominciano le prove di ammissione e le iscrizioni vere e proprie, l’inizio di una nuova stagione di vita. Il tutto scandito da procedure e scadenze che possono risultare spesso difficili da comprendere, sia per quanto riguarda la tempistica che i documenti da produrre. Tracciare una strada può essere determinante alla buona riuscita dei test e al seguente percorso universitario nel suo insieme. Il tutto mantenendo un buon rendimento scolastico per arrivare alla fine del ciclo di Scuola Secondaria di II Grado, completato dall’Esame di Stato.
Micol Fischer Nata a Milano nel 1974, formazione scolastica bilingue con Maturità estera, prosegue gli studi all’Università degli Studi di Milano dove consegue la Laurea in Scienze Politiche indirizzo Politico-Sociale (V.O). Corso di formazione post Laurea presso A.R.P Milano: “Tutor DSA: dalle difficoltà alle risorse nell’apprendimento”. Svolge attività continuativa nell’ambito dell’educazione specialmente come gestione tutoring in ambiti multiculturali e bilingue, tutor qualificato DSA. Docente presso A.R.P Milano: “Il Tutor per l’Apprendimento, strumenti, strategie e competenze”.
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I valori indicativi relativi al consumo di carburante e alle emissioni di CO₂ sono rilevati dal Costruttore in base al metodo di omologazione WLTP (Regolamento UE 2017/1151 e successive modifiche e integrazioni). Eventuali equipaggiamenti aggiuntivi, lo stile di guida e altri fattori non tecnici, possono modificare i predetti valori. Per ulteriori informazioni sui predetti valori, vi invitiamo a rivolgervi alle Concessionarie Audi. È disponibile gratuitamente presso ogni Concessionaria una guida relativa al risparmio di carburante e alle emissioni di CO₂, che riporta i valori inerenti a tutti i nuovi modelli di veicoli.
Sagam S.p.A. Viale Fulvio Testi, 260 - 20126 Milano Via Sacco 5/A - 20146 Milano Tel. 02.66.1671 - Fax 02.64.240.65 www.sagam.it - email: info@sagam.it
I test di ammissione I ragazzi e le ragazze già dal penultimo anno della Scuola Superiore di II Grado cominciano a orientarsi nel mondo universitario. Iniziano gli Open Day dei vari Atenei e a circolare i bandi di ammissione che sono specifici per ogni singolo corso di Laurea. Una volta deciso l’orientamento di studi che si intende percorrere, comincia tutto il discorso legato ai test d’ingresso, che nella maggior parte dei casi sono fonte sia di confusione che di stress da parte non solo dei ragazzi e delle ragazze, ma anche delle stesse famiglie. Questi sono certamente visti come una sfida e proprio per questa ragione vanno affrontati con strategia e preparazione, in modo da aumentare le probabilità di successo. Vediamo insieme la “rotta” verso i test: • Analizzare i requisiti necessari: le tempistiche di iscrizione al test, i documenti • Conoscere le specifiche dei test, quali il formato, la tipologia e il numero di domande, come sono somministrati – se online o in presenza – come vengono valutati. • Pianificare lo studio: da inserire nelle attività quotidiane come fosse una materia scolastica. • Identificare forze e debolezze: valutazione iniziale delle proprie conoscenze così da procedere con le aree da migliorare. • Creare un programma con gli argomenti e tutti i dettagli presenti nelle specifiche dei bandi. • Materiale di studio: testi e dispense, simulazioni degli anni precedenti. • Familiarizzare con il formato del test assegnato al corso universitario scelto. • Gestione del tempo: sia di preparazione che il tempo previsto durante la prova. • Gestione dello stress eventuale prima e durante la prova mediante la pratica e l’esercizio continuo per arrivare preparati e senza sorprese. Seguendo lo stile di apprendimento di ciascun ragazzo e ragazza si possono delineare diverse strategie vincenti per sostenere i test e scegliere tempi e modalità adatti a tutti. A queste prove di ammissione, del panorama accademico italiano possiamo affiancare anche lo scenario internazionale, che ha modalità e tempistiche differenti. Resta comunque sempre la stessa “rotta” da intraprendere per prepararsi anche in questo caso, perché i percorsi sono comunque analoghi e vanno gestiti per tempo e con ordine e organizzazione. Un test che ormai è universalmente accettato in molti atenei sia italiani che esteri è l’SAT americano. Questa prova può essere ripetuta molte volte ed è divisa in due parti principali: una che valuta le competenze linguistiche e una quella matematiche, il tutto svolto in lingua inglese. Vengono erogati anche in Italia mediante la sottoscrizione a un sito dedicato.
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Il Tutor Universitario Una volta scelta la facoltà e superate le eventuali prove di ammissione arriva il momento di affrontare questo cambiamento, non solo di ciclo di studi, ma di vita stessa. Il ruolo del Tutor può essere di supporto nell’affrontare questo passaggio, oltre che per accompagnare il ragazzo o la ragazza nell’intero percorso con formule diverse che variano in base alle necessità. Se in passato si è stati sostenuti da un Tutor può essere di supporto ricevere un accompagnamento anche in questa fase, principalmente per trovare strategie nell’affrontare il nuovo percorso. Le funzioni principali che svolgono i Tutor universitari spaziano in diversi ambiti: supporto allo studio per creare insieme agli studenti e studentesse le competenze necessarie per seguire i corsi universitari e preparare il materiale didattico richiesto. Un supporto orientativo nella pianificazione della carriera accademica che include la scelta dei corsi e la definizione degli obiettivi, oltre alla costruzione di un piano di studi ben strutturato. Spesso il Tutor è chiamato anche per la risoluzione dei problemi che possono essere ostacoli didattici oppure legati alla parte logistica o informatica strettamente correlata al percorso degli studi. Importante sarà poi fornire un monitoraggio dell’apprendimento, così da avere una fotografia costante del progredire del percorso, sempre nell’ottica di sostenere una partecipazione attiva degli studenti e studentesse. Il Tutor può agire anche da deterrente nel drop-out universitario, collaborando con le famiglie affinché si possa raggiungere un successo piuttosto che abbandonarsi a un fallimento. È importante prepararsi al meglio al passaggio fra scuola secondaria e università.
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