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Cresce il numero degli italiani che scelgono un’alimentazione plant-based e rispettosa dell’ambiente
Un mercato che vale circa 390 milioni di euro e per il quale è prevista una crescita del 20% nei prossimi 3/5 anni
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Che sia una scelta etica, ecologista o salutista, la dieta plant-based conquista un numero crescente di italiani, stando ai dati forniti dall’Eurispes, che ogni anno quantifica il numero delle persone che hanno scelto di non mangiare carne e derivati animali. In base allo studio, nel 2021 i vegetariani e i vegani erano l’8,2% della popolazione. Il 5,8% del campione intervistato è vegetariano e il 2,4% aderisce ad uno stile alimentare vegan. Interessante notare che, rispetto al 2020, anno in cui si è raggiunto il numero più alto, (l’8,9% della popolazione si è dichiarata vegetariana e vegana), diminuisce il numero di vegetariani – che passano dal 6,7% al 5,8% – ma aumenta il numero dei vegani, che passano dal 2,2% al 2,4%. Rispetto al 2020, quindi, assistiamo ad una crescita del 9% dei vegani nel nostro Paese. Curioso poi notare che, mentre l’alimentazione vegetariana conquista in prevalenza le donne (6,9% contro il 4,7% degli uomini), quella vegana, al contrario, vede una prevalenza di preferenze maschili (2,7% contro il 2% delle donne). In generale, il 21,3% degli intervistati dichiara che la scelta vegetariana e vegana è legata alla salute, mentre per il 20,7% è rispettosa nei confronti degli animali. Le altre motivazioni alla base della scelta vegetariana riguardano la tutela dell’ambiente (11,2%), la voglia di sperimentare nuovi stili alimentari (9,5%) e la convinzione di sacrificare quantità di cibo in favore della qualità, mangiando meno e meglio (5,9%). A livello anagrafico, secondo una ricerca condotta da Bva-Doxa per l’Unione Italiana Food, tra chi sceglie i prodotti plant-based regolarmente, ossia 2-3 volte a settimana, prevalgono gli under 35. Tra i più giovani, la prima ragione di acquisto dei prodotti a base vegetale è proprio il loro profilo sostenibile: 1 su 2 - dice la ricerca Bva-Doxa - pensa che si tratti di cibi amici dell’ambiente, con un’ impronta ecologica tra le più basse del mondo alimentare, mentre il 46% del campione li apprezza perché richiedono un minore impiego di risorse naturali come suolo, acqua ed energia.
Va di pari passo la crescita del mercato che, dalle ultime rilevazioni, vale circa 390 milioni di euro e cresce ogni anno a due cifre, tanto da far ritenere agli addetti ai lavori che, nei prossimi 3/5 anni, possa incrementare addirittura del 20%.
Silvana Sassi