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La voce del Mare di Roma

Anno II - Numero 3 / 15 febbraio 2009

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File infinite al Grassi Pronto il potenziamento Sanità

Quattro ore di attesa solo per pagare un ticket. Un’odissea vera e propria quella dei pazienti dell’ospedale Grassi di Ostia, che alle lunghe liste di attesa per le prestazioni specialistiche, da un po’ di tempo aggiungono anche quelle per il pagamento agli sportelli del Centro prenotazioni. Intanto, la segnalazione dei pazienti è arrivata al commissario di governo Piero Marrazzo, in visita al Grassi per l’inaugurazione del reparto di Emodinamica. Con una promessa: un veloce potenziamento del nosocomio e l’assunzione a tempo indeterminato dei medici precari. a pag 13

I cuochi restano a terra Via alla cassa integrazione Leonardo da Vinci

Restano a terra 708 cuochi del catering e 380 operai di Aeroporti di Roma. La Lsg Sky Chef ha infatti avviato la cassa integrazione “a rotazione”: entro i prossimi due anni ognuno dei dipendenti coinvolti farà 21 giorni di “stop”. «La riduzione dei voli - spiega Nicola Merli dell’Ugl - sta mettendo in difficoltà le aziende, che ora sono costrette a mettere in cassa integrazione i lavoratori» a pag 15

L’affare delle società private I tributi sono nelle loro mani L’Inchiesta

Le tasse comunali, quelle versate dai contribuenti del Mare di Roma, nelle mani dei privati. I Comuni ostaggio di società a capitale misto, con le amministrazioni comunali “costrette” a rinunciare almeno al 30% degli introiti per lasciarlo nelle casse del partner privato sotto forma di aggio per la prestazione svolta. E’ così a Nettuno e a Pomezia, mentre a Fiumicino una spa gestisce la riscossione dei tributi. Anzio ed Ardea invece trattengono le entrate direttamente nelle casse comunali, con vantaggi evidenti a pag 16 e 17

In Fiera è voglia di mare grazie a Big Blu 2009 Nautica

' caccia ai due uomini che hanno E aggredito una coppietta vicino al parco della Caffarella, picchiato lui

e violentato lei. Parliamo di delinquenti incalliti che imperversano nel territorio. La colpa non sempre è dei magistrati o del governo o di chissà chi. La colpa è di un fenomeno epocale, una migrazione di massa con la quale bisogna abituarsi a convivere, con leggi giuste e rigide applicazioni. Non si possono trasfor-

mare medici in poliziotti o schedare i senzatetto in un registro nazionale in grado di monitorare la presenza di clochard sulle strade. Qualcosa non va. I medici hanno rifiutato l’invito del Governo, e le città si sono mosse in difesa degli immigrati. Almeno di quelli collaborativi, di coloro che nelle aziende del territorio lavorano contribuendo a far crescere l’economia. Bianchi e neri uniti in un ab-

braccio di solidarietà. Ma la guardia deve rimanere alta contro gli irregolari. Tra i quattro milioni di immigrati ci sono anche coloro che spacciano per le strade, rubano, stuprano ragazze minorenni pestandole a sangue. In questi casi la denuncia non basta. Va fatta giustizia. Quella vera, non di facciata. Prima che scoppi l'intolleranza razziale. (Cosimo Bove)

La Nuova Fiera di Roma pronta ad ospitare la terza edizione del Big Blu, il salone nautico che dal 26 febbraio al 2 marzo ospiterà all’interno dei 14 padiglioni imbarcazioni fino a 20 metri di lunghezza, gommoni, motori fuori bordo, accessori e attrezzatura nautica. Novità di questa edizione sarà il Professional Boat Building, che proporrà una vasta gamma di tecnologie, processi, materiali e accessori per la realizzazione dell’imbarcazione a motore e a vela a pag 23

Andreotti, il recordman che ha conquistato Roma L’intervista

Intervista esclusiva al senatore Giulio Andreotti, l’uomo politico italiano più conosciuto all’estero, anche grazie al suo record di presenze: dal 1948 in Parlamento, è stato sette volte Presidente del consiglio e 21 ministro. Il suo segreto di eterna giovinezza? «Parlare sempre con la gente comune». Il suo rapporto con Roma e la romanità. «Più che romano mi sento romanesco. Il romano ha la grande capacità di sdrammatizzare e aspettare: sa che dopo i momenti difficili le cose si aggiustano sempre» a pag 24 e 25


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Primo Piano

15 febbraio 2009

Arancia meccanica Il fatto

Una notte di ordinaria follia quella vissuta lo scorso 1 febbraio da tre ragazzi di 29, 19 e 16 anni, Francesco Bruno, Gianluca Cerreto e Samuele F. Alcol, droga e tanta rabbia da sfogare. Poi l’illuminazione: una serata in stile “Arancia meccanica”, la corsa in stazione, e l’agguato a Singh Navtej Sidhu, clochard indiano poco più che 35enne che riposava in sala d’aspetto al riparo dal freddo. Un primo scontro, con Singh svegliato di soprassalto, cosparso di vernice grigia in volto e spintonato dai tre. Poi la fuga, l’idea di riempire una bottiglietta di birra con un euro di benzina e tornare per finire l’opera. Nessuno sfogo razziale forse, ma solo la voglia di mostrare forza nei confronti di un inerme, un dimenticato dal mondo, un invisibile, di quelli che mai nessuno avrebbe cercato. Quindi il ritorno in stazione, pochi minuti dopo il primo scontro, e le cose degenerano: i tre circondano Singh, e dopo averlo cosparso di benzina su tutto il corpo, accendono la torcia umana. A quel punto, capito l’errore, la fuga: uno dei tre chiama il 118 per far prestare i primi soccorsi all’indiano. Arrivano i Carabinieri, e in poche ore le indagini sono ad una svolta. Francesco, Gianluca e Samuele vengono raggiunti nelle proprie abitazioni dai militari coordinati dal Maggiore Emanuele Gaeta. I tre, davanti al Gip si palleggiano la responsabilità di quanto accaduto, ma la versione dei fatti raccontata agli inquirenti presenta molti lati oscuri, e per le loro si aprono così le porte della Casa circondariale di Velletri e del carcere minorile di via Casal del Marmo, a Roma.

Dietro le sbarre il pentimento dopo la follia: «Si salverà?» L

di Cosimo Bove

(cosimo.bove@reporternews.eu)

a noia, forse lo sballo, la xenofobia, la paura del diverso. Tante le ipotesi investigative alla base dell’aggressione, con tanto di agguato incendiario, ai danni di Singh Navtej Sidhu, il 35enne indiano bruciato vivo lo scorso 1 febbraio alla stazione di Nettuno da tre ragazzi, tra i quali un minorenne. «Come sta? Non è in pericolo di vita vero? Si salverà?». Non chiedono altro Francesco, Gianluca e Samuele, i tre ragazzi arrestati dai Carabinieri di Anzio per l’aggressione a Singh. Le loro parole, dal carcere di Velletri e dal centro minorile di via Casal del Marmo, a Roma, sono affidate agli avvocati, che raccontano i loro stati d’animo e qualche dettaglio in più sulla serata in stile “Arancia meccanica” dei tre giovani accusati di tentato omicidio in concorso. «Francesco è un ragazzo molto timido, tranquillo, riservato – spiega l’avvocato Marco Benedetto – ed ha fatto tutto il possibile per evitare quanto accaduto. Tanto che la telefonata al 118 è stata fatta su sua sollecitazione». «Chiama – avrebbe urlato Francesco a Samuele, il minorenne del gruppo – fai venire qualcuno. Subito!». Gli inquirenti dovranno ora accertare quali siano le responsabilità

dei tre ragazzi, venire a capo di un enigma ancora tutto da risolvere. Capire chi sia stata la mente del gruppo. All’inizio i sospetti si

sono concentrati su Samuele, il 16enne di Tor San Lorenzo, scagionato dalla mamma. «Non è stato lui. Si è trovato in mezzo.

Ha aiutato anche l’indiano, gli ha buttato dell’acqua addosso. Ora ha capito, è pentito, e infatti piange». Parole confermate anche dall’avvocato Ciro Palumbo. «E’ cosciente di ciò che è accaduto, non si disconosce come compartecipante, ma non avrebbe mai voluto che l'evento prendesse quella piega». Qualcosa non torna, tanto che anche Gianluca ha negato di aver preso parte all’aggressione. «E’ inorridito, provato, e chiede in continuazione quali siano le condizioni del ragazzo indiano – racconta l’avvocato Francesco Scotto D’Apollonia – e quella sera ha spiegato di essere rimasto in macchina, non accorgendosi neanche di quanto accaduto. Tanto che gli altri due ragazzi, una volta saliti in auto, non avrebbero detto una parola sui minuti precedenti».


Primo Piano

15 febbraio 2009

Arrivano da Delhi, Bangalore e Mumbai ma ormai fanno parte del litorale

La carica degli “italiani” d'India

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Cinquemila gli immigrati dal Punjab: «Vogliamo lavorare in pace» di Mario Scagnetti

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(mario.scagnetti@reporternews.eu)

più “italiani” di loro sono qui da 30 anni. Sono una comunità di 5mila persone e non hanno mai avuto nessun problema, neppure il più piccolo, d'integrazione. In quanto emigranti e ospiti in terra altrui non conoscono neppure il significato della parola razzismo. Improvvisamente una domenica mattina si sono svegliati nel bel mezzo di un incubo, con un loro connazionale dato alle fiamme da tre giovani annoiati. Eppure la comunità indiana di Anzio e Nettuno non si è ribellata, non è scesa in piazza impugnando le stesse “armi” dei tre giovani; ha scelto di condannare pacificamente un gesto assurdo insieme a tutti gli altri italiani del posto. «Siamo rimasti sconcertati da quanto accaduto – racconta Agit Singh, rappresentante della comunità indiana di Lavinio, quartiere neroniano dove la loro presenza è più massiccia – e non possiamo sapere cosa è passato nella loro

testa. Io sono ad Anzio dal 1991, tanti altri sono arrivati prima di me e non abbiamo mai avuto nessun problema con le persone del posto. I nostri figli frequentano le stesse scuole degli italiani e sono integrati alla perfezione. La maggior parte di noi lavora come braccianti nel settore agricolo, altri invece hanno aperto dei piccoli negozi che piano piano stanno crescendo. Siamo

La nonna di Navtej

«La notte non riesco più a dormire»

una comunità pacifica e in grado di rispettare le regole». Una comunità sparsa tra Anzio, Nettuno, Lavinio, Lido dei Pini, Campo di Carne, Campoverde e Aprilia; migliaia di persone perfettamente integrate nel tessuto sociale che le circonda, tanto che alcuni di loro sono riusciti anche a comprare una casa, gli altri invece vivono in affitto. «Siamo sempre s t a t i pronti a svolgere qualsiasi tipo di lavoro pur di spedire a casa un po' di soldi e nel corso degli anni siamo riusciti a string e r e ottimi

rapporti anche con le istituzioni locali. L'ex sindaco Candido De Angelis e il suo successore Luciano Bruschini ci hanno ricevuto più volte nei loro uffici, e sono stati anche nostri ospiti in occasioni di ricorrenze particolari per la comunità». Il grado di integrazione è quindi totale: sul lavoro, nel mondo della scuola, in quello delle istituzioni, in strada. Anche nello sport. Gurdeal Singh, rappresentante della comunità indiana di Nettuno, infatti ha fondato una squadra di baseball – lo sport per eccellenza della città della Tridente – dove giocano indiani, cubani, domenicani e francesi. «Quello che ci lega è un'amicizia vera e profonda» spiega un giocatore transalpino della squadra. Dopo quanto accaduto, però, la comunità indiana comincia ad avere paura. Paura che il gesto isolato di tre persone possa essere imitato da altri e diventare una moda, come lo era per i sassi lanciati dai cavalcavia. «Quella notte alla stazione se invece di un indiano ci fosse stato un italiano non sarebbe cambiato nulla» sentenzia Gurdeal Singh. A vincere, comunque, è la speranza che quanto accaduto possa risvegliare il senso di integrazione in ogni singolo individuo. La speranza che Sidhu Navtej Singh possa vincere la propria battaglia tra la vita e la morte. E l'ultimo messaggio è firmato proprio da Agit Singh e Guardeal Singh «Siamo una comunità pacifica che non ha mai dato fastidio a nessuno. Chi ha dei dubbi può venire in mezzo a noi per conoscerci meglio. Speriamo che tutti gli altri giovani si rendano conto che quanto hanno fatto i tre ragazzi è sbagliato e che a nessun altro possa venire voglia di imitarli».

«Non riesco ancora a dormire, se penso a cosa hanno fatto al mio unico e giovane nipote». Queste le prime parole pronunciate da Tej Kaur, la nonna di Sidhu Navtej Singh, appena sbarcata all’aeroporto Leonardo da Vinci con un volo da Mumbai, via Istanbul. Il volto scavato dalle rughe profonde e vestita con i tradizionali abiti indiani, si è presentata al capezzale del nipote accompagnata dal cognato di Sidhu Navtej Singh, Gill Avtar Singh. I familiari sono arrivati per stare vicino all’uomo dopo che ha subito la seconda operazione in pochi giorni a causa delle ustioni. «La notizia di quanto accaduto – aggiunge l'anziana donna – ci ha davvero scioccati. Se penso che il mio povero nipote è orfano da tanti anni». Scioccato da quanto accaduto anche il cognato del senzatetto dato alle fiamme dentro la stazione di Nettuno: «In India la notizia è stata ripresa da tutti i principali quotidiani. Si è parlato di quanto accaduto a Navtej per diversi giorni. Mio cognato vive in Italia da cinque anni e non ha mai avuto alcun problema».

Il mondo arabo

Solidarietà dalla Mecca

«Dobbiamo essere tutti vicini alla vittima dell'aggressione. Non è importante la nazionalità». A parlare è Malika, Presidente dell'Associazione per la Pace Internazionale, che rappresenta la comunità araba sul territorio di Anzio Nettuno. «Fino a oggi non ci sono mai stati problemi e ora non vogliamo che i nostri figli si sentano degli stranieri. Siamo pronti, come abbiamo sempre fatto, a rispettare le leggi del paese che ci ospita».


Primo Piano

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La Regione Lazio stanzia 55 milioni per le fermate minori

La sicurezza arriva in stazione

Dopo l’aggressione a Sidhu Navtej Singh la Pisana accelera i tempi del piano di riqualificazione. Telecamere puntate su parcheggi e piazzali di Roberta Sciamanna (roberta.sciamanna@reporternews.eu)

Adesso corrono tutti a parlare di riqualificazione e piani straordinari per la sicurezza. Il giorno dopo l’aggressione che ha coinvolto un indiano, salvo per miracolo, il

presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo ha annunciato un sopralluogo dei tecnici regionali alla stazione di Nettuno «nel quadro del piano di riqualificazione delle prime 70 stazioni su tutto il territorio». Un intervento che in realtà si attende da anni, perché da anni la stazione versa in uno stato di degrado ed è

priva di sistemi di sorveglianza e controllo. E’ stato necessario sfiorare la tragedia per mobilitare i tecnici ad effettuare un sopralluogo, destinato alla verifica delle condizioni dell’infrastruttura. «Prosegue così il lavoro coordinato dall’assessorato ai Trasporti – dice Marrazzo – per incrementare la sicurezza delle stazioni del Lazio». Un piano di interventi che a Nettuno, nonostante le continue lamentele da parte dei pendolari, non è mai stato avviato. «Stiamo effettuando controlli sulla rete delle stazioni minori della regione – continua Marrazzo – con un finanziamento di 55 milioni di euro più quattro per garantire la videosorveglianza sui piazzali e i parcheggi antistanti le ferrovie». Anche l’assessore regionale ai Trasporti Daniela Fichera ha parlato della necessità di un «piano straordinario per la sicurezza e l’integrazione». Tante buone intenzioni, senz’altro dettate dall’onda di allarmismo sollevata dal raid dei giorni scorsi, a cui dovranno seguire i fatti.

15 febbraio 2009

L’appello di Napolitano Il Presidente della Repubblica

«Siamo dinanzi a episodi raccapriccianti che rappresentano tendenze diffuse. Chiunque abbia responsabilità istituzionali, culturali, educative di deve impegnare per fermare qualsiasi manifestazione e rischio di xenofobia, razzismo e violenza».

Le misure antiemergenza Il Comune di Nettuno

Dopo l’aggressione all’indiano senzatetto il Comune di Nettuno ha subito varato il proprio pacchetto di sicurezza, che prevede un tavolo di coordinamento contro l’illegalità, un tavolo tecnico operativo per le emergenze e il potenziamento dell’attuale sistema di videosorveglianza.

«Ci vogliono più risorse e uomini» La richiesta di Ardea

«La presenza delle forze dell’ordine è troppo bassa rispetto al tasso di criminalità e al numero di abitanti» dice il consigliere di Ardea Riccardo Iotti (An). Dalla Regione arriva una mozione per richiedere al governo di rafforzare i presidi delle forze dell'ordine in diverse città, tra cui Ardea.

Nessuna spia tra i camici bianchi «Siamo pronti alla disobbedienza civile per salvaguardare la nostra etica»

Mario Falconi, Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma e provincia, spiega le conseguenze dell’eliminazione del divieto di denuncia per i clandestini curati al pronto soccorso. Il rischio è la nascita di una sanità “parallela”

«S

di Gianluca Contiero

iamo medici e non spie». I camici bianchi d’Italia non ci stanno e sono pronti alla rivolta contro chi li vuole impegnati a denunciare gli immigrati clandestini che chiederanno aiuto a ospedali, ambulatori e consultori. Fino ad oggi i medici italiani erano obbligati a prestare le cure del caso e a non denunciare lo straniero senza permesso di soggiorno, ora invece saranno chiamati a scegliere in maniera autonoma; cade il divieto di non denunciare ma non c’è neppure l’obbligo di farlo. Insomma la scelta ai dottori, che però non ci stanno. «L’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con i documenti – spiega Mario Falconi, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Roma e provincia, che vanta 40mila iscritti – deve continuare a non comportare alcun tipo di segnalazione

alle autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con i cittadini italiani». Intanto l’emendamento proposto dalla Lega al Ddl sulla sicurezza è stato approvato al Senato, e ora dovrà passare l’esame di Montecitorio. Le conseguenze di una decisione del genere, comunque, potrebbero essere davvero gravi, almeno secondo l’Ordine dei Medici capitolino che parla di «reale ripercussione sulla salute collettiva a causa del rischio di

una diffusione incontrollata di malattie infettive e trasmissibili». A preoccupare è soprattutto la possibilità di veder nascere dei percorsi sanitari paralleli, al di fuori di un qualsiasi tipo di controllo e verifica per il sistema della sanità pubblica. «Siamo pronti alla disobbedienza civile – conclude il dottor Mario Falconi – per difendere dalla mortificazione le nostre scelte etiche e deontologiche, componenti essenziali di un corretto esercizio professionale».


15 febbraio 2009

Primo Piano

A Pomezia e Ardea gli operai stranieri ipersfruttati hanno titoli di studio superiore

Laureati schiavi dei caporali

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Al reclutamento si prestano lavoratori italiani ed extracomunitari sollecitati direttamente dal capocantiere. Oggi la manodopera viene scaricata direttamente sul posto di lavoro, piuttosto che cercata nelle strade della città di Giovanni Salsano

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(giovanni.salsano@reporternews.eu)

n fenomeno più “da importazione” che “da esportazione”. A oggi, secondo quanto riferiscono le forze dell’ordine operanti sul territorio, a Pomezia e Ardea i caporali – coloro, cioè, che reclutano lavoratori in attesa ai margini delle strade per offrire (a bassi salari, intorno ai 50-70 euro al giorno) una giornata di lavoro – “scaricano” manodopera straniera o clandestina nei tanti cantieri edili della zona o (in maniera molto inferiore) nelle campagne, piuttosto che reclutarne nelle strade cittadine. Che il caporalato esista anche sul territorio in questione, tuttavia, è un fatto assodato: d’altronde, soprattutto pensando alla città di Ardea – in cui esistono diverse zone franche

caratterizzate da illegalità diffusa e consistente presenza di clandestini – non potrebbe essere altrimenti in due Comuni in cui vivono quasi 4mila famiglie (regolari, impossibile censire i clandestini) con almeno un componente straniero (a Pomezia, circa 2.900 famiglie e 4.800 residenti, ad Ardea più di 1.000 famiglie e tra i 2mila e i 3mila residenti, secondo i dati appena diffusi dal rapporto dell’Osservatorio romano sulle migrazioni, promosso dalla Caritas diocesana di Roma, in collaborazione con la Provincia di Roma e la Camera di Commercio). Tuttavia, è più probabile trovare gli operai al soldo dei caporali nei cantieri delle due città, piuttosto che lungo le strade, al mattino, in attesa di un’offerta che quasi sempre serve per sopravvivere un giorno in più. Oppure, per non perdere la speranza in un futuro più roseo per chi,

I rumeni sfiorano quota 100mila La comunità più numerosa

Il primo gruppo di immigrati per numero di residenti nella Provincia di Roma, con 92.258 unità, è quello rumeno. Subito dopo ci sono filippini e polacchi, e non albanesi, marocchini e cinesi, come accade invece nel resto d’Italia.

Gli atenei dell’integrazione

I numeri delle università

Gli studenti rumeni hanno scalzato i loro colleghi greci dalla graduatoria di iscritti alle tre università statali di Roma. Al primo posto, invece, resistono gli albanesi. In totale sono 7.252 gli studenti di cittadinanza stranieri: 4.705 alla Sapienza, 1.665 a Tor Vergata e 882 a Roma Tre.

nel proprio paese, può vantare una laurea o una specializzazione. Lo sanno bene i Carabinieri delle due Compagnie di Pomezia e Anzio, operanti in zona, che spesso effettuano controlli anti lavoro nero nelle tante villette in costruzione, e che più di una volta hanno assistito alla fuga in mezzo ai campi di gruppi di persone, spaventate dal loro arrivo. «Nei cantieri – spiega ad esempio il maggiore Emanuele Gaeta, comandante della Compagnia di Anzio – capita spesso di tro-

vare lavoratori non in regola, ma quello del caporalato è un fenomeno meno evidente tra Ardea e Tor San Lorenzo di quanto non lo sia in zone limitrofe». Basta infatti pensare alla periferia della capitale – Ostiense, Mostacciano, Acqua Acetosa, per citare qualche esempio, ma anche Anzio e Nettuno dove, alcuni anni fa, furono individuati quattro punti di raccolta – per rendersi conto che, effettivamente, una differenza c’è, ma è importante non sottovalutare il fenomeno, ben

spiegato da un rapporto della Cgil Pomezia – Castelli, da sempre in prima linea nella lotta al lavoro nero e sommerso: «Il caporalato, in edilizia e in agricoltura, ha assunto caratteristiche e dimensioni nuove. Al reclutamento si prestano alcuni lavoratori sia italiani che migranti i quali sono sollecitati direttamente dal capocantiere ad avvicinare uomini disposti a prestare la loro opera nel settore. La differenza tra italiani e migranti, è fatta solo dall’esosità del “pizzo” reclamato».

La Provincia di Roma è la meta preferita dagli immigrati

Il “V Rapporto: Osservatorio Romano sulle Migrazioni” promosso dalla Caritas diocesana di Roma è arrivato al momento giusto. Presentato nei giorni scorsi, quelli a più alta densità di crimini commessi da cittadini stranieri e di atti di violenza arrivati al loro indirizzo da mittenti italiani, è utile per scattare una fotografia delle comunità che si trovano sul territorio italiano. Secondo i dati dell’Istat i cittadini stranieri, ovviamente regolari perché censire quelli irregolari è impossibile, residenti nella Provincia di Roma al primo gennaio 2008 hanno raggiunto le 321.887 unità, 43.347 in più dell’anno passato, con un aumento del

15,6%, di poco inferiore a quello medio rilevato in Italia, pari al 16,8%. A restare coinvolti dalla crescita sono stati soprattutto i comuni dell’hinterland romano, visto che la Capitale ha avuto un incremento molto più basso, e cioè del 9,5%. Inoltre la Provincia di Roma è risultata essere uno dei principali poli di attrazione dell’immigrazione. A confermarlo ci sono altri dati: l’incidenza sul totale della popolazione che ha raggiunto il 7,9%, percentuale al di sopra della media nazionale del 5,8%. La palma di primo Comune della Provincia con più stranieri tra i residenti, ovviamente Capitale esclusa, va a Guidonia

Montecelio, dove gli immigrati sono 6.244, per un’incidenza sul totale della popolazione pari all’8%. A distinguersi in questa speciale classifica, infine, ci sono anche Fiumicino e Ladispoli, con più di 3.000 famiglie e circa 6.000 residenti. (G.C.)



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Primo Piano

Intervista a Francisco Mele, psicoterapeuta della famiglia, immigrato dall’Argentina

Chi ha paura del lupo cattivo?

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Quando ansia, stress e disagio a scuola diventano violenza contro lo straniero

«A

umentare la formazione, favorire la prevenzione, facilitare nel mondo dell’educazione l’incontro fra genitori, figli, insegnanti, operatori, psicologi, assistenti sociali e creare dei comitati interculturali, nei quali dibattere a più livelli i temi dell’immigrazione, dell’emarginazione e dell’integrazione». Sono tutte proposte concrete e operative quelle formulate da Francisco Mele, psicoterapeuta della famiglia, di origine italiane, cresciuto professionalmente in Argentina e poi ritornato nel nostro Paese, a Roma, dove oggi dirige il progetto Familia del Ceis. Intolleranza, razzismo, emarginazione: fenomeni differenti, ma che hanno in comune la paura del diverso, la paura dell’Altro. «Oggi si chiamano stranieri, ieri erano emigranti: da secoli i flussi migratori hanno mosso e muovono nel mondo grandi masse di individui con la speranza di veder migliorare le prospettive di vita. La globalizzazione ha ridotto le frontiere e aumentato le possibilità di mobilità da un Paese all’altro, ma in realtà ha diminuito le differenze culturali e territoriali tra nazioni e ha spostato le differenze interetniche all’interno delle metropoli. Basti pensare alle comunità create a Roma e dintorni da cinesi, romeni, polacchi e alle difficoltà di interazione e di comunicazione fra queste etnie. Nelle famiglie si generano tensioni amplificate dai differenti modelli culturali con i quali oggi entriamo in contatto». Come gestire gli eventuali contrasti?

«Le tensioni e i conflitti devono essere affrontati, gestiti nelle sedi opportune, soprattutto nella scuola, che mettendo in uno stesso luogo educatori insieme a persone di culture e generazioni diverse, offre una importantissima opportunità di fare prevenzione. Io penso che bisogna agire in fretta: chiunque, nelle periferie della Capitale, operi nel sociale, nella scuola e nella Chiesa, da sempre in prima linea, sa bene che ogni giorno si rischia di aumentare le separazioni, le differenze, le divisioni. Invece bisogna fare subito, per favorire il confronto, la mediazione e la comprensione multietnica e multiculturale». I recenti fatti di cronaca a Roma e provincia ripropongono con drammaticità le reazioni di fronte all’Altro, che diventa un altro da evitare, da scansare e magari da espellere. Come porre un freno a questa vio-

lenza dilagante? «Violenza chiama violenza, a partire dal piccolo nucleo familiare per poi degenerare in un pericoloso circolo vizioso che bisogna assolutamente interrompere. Gli strumenti sono tanti: una scuola pubblica sana, che funziona, dove il corpo insegnante non abdica per motivi, spesso legittimi, alla sua funzione primaria, quella educativa. Un complesso di norme, di leggi giuste, non finalizzate al mero esercizio del potere. Una serie di modelli validi, con i quali ci si può identificare senza cadere nello stereotipo o nella competizione irrealistica pur di emulare calciatori e modelle. Nel mio lungo lavoro, qui e in Argentina, svolto nelle scuole insieme con la triade composta da alunni, insegnanti e genitori, ho imparato che tutto ciò è vitale. Così come sono basilari la for mazione transculturale e la possibi-

lità di lavorare fianco a fianco: educatori, psicologi e psicoterapeuti, antropologi, filosofi, tutti coloro che sono in grado di leggere le pressioni sociali, le violenze, le aberrazioni mediante il linguaggio simbolico e non applicando schemi precostituiti». (G.M.)

A Castel Fusano

Grand Prix contro le favelas

Il Gran Premio di Formula Uno nella pineta di Ostia per cancellare le baraccopoli costruite dagli immigrati clandestini. A lanciare l’idea è stato nei giorni scorsi Alessandro Onorato, consigliere comunale veltroniano doc, che ha sposato la proposta del sindaco Gianni Alemanno di voler regalare a Roma una competizione internazionale automobilistica. Come il primo cittadino, il battagliero consigliere del Pd sostiene: “E’importante portare la Formula Uno nella Capitale per il grande indotto economico e di immagine che ne ricaverebbe la città oltre che per il valore sportivo della manifestazione”. Onorato, però, non vede positivamente l’ipotesi di costruire un nuovo circuito all’Eur, come vorrebbe invece la giunta di centrodestra. “Perché ce n’è già uno di circuito! A Castel Fusano”, spiega. “L’autodromo nella pineta è stato inaugurato il 6 giugno 1954, con tanto di Grand Prix dimostrativo”. “Trasformare Castel Fusano nella sede della Formula Uno romana, contribuirebbe a cancellare le baraccopoli di immigrati clandestini presenti nella pineta”, aggiunge Onorato, strizzando l’occhio ad Alemanno che della sicurezza e della lotta agli immigrati irregolari ha fatto bandiera. Chissà se Lewis Hamilton, Felipe Massa e Kimi Raikkonen sanno che le loro vetture serviranno a “cacciare” i clandestini dalla pineta di Ostia?


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Primo Piano

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Controlli dei Vigili Urbani per scovare chi subaffitta alloggi agli immigrati irregolari Fiumicino, per scovare gli immigrati clandestini, ha escogitato un metodo semplice quanto efficace. Controllare residenti e affittuari. Molti proprietari di case e villette hanno infatti il “vizietto” di concedere l’alloggio in locazione ad extracomunitari titolari di permesso di soggiorno, per poi infilare nell’appartamento numerosi clandestini. Avere un solo inquilino significa guadagnare 600-800

euro al mese. Con dieci irregolari stipati in salotto si possono incassare (illegalmente) anche 5mila euro mensili. Così facendo verificare ai vigili urbani la reale corrispondenza tra i nominativi degli affittuari e chi vive in realtà nell’alloggio, il Comune di Fiumicino riesce a scovare gli immigrati irregolari. Per poi segnalarli alla polizia, che dovrà avviare la procedura di espulsione.

Dai Mengyi, ex operaia fuggita dalla povertà, gestisce un bar a Dragona

Dalla Cina con un sogno in tasca

«Mio figlio m’insegna l’italiano e voglio vivere a Roma per sempre»

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di Cinzia Pagliaroli

uella di Dai Mengyi, cinese di trentaquattro anni, è una storia semplice e le storie semplici, quando ce le raccontano, hanno sempre qualcosa di familiare. Sembrano ricordarci qualcosa che già sappiamo, più che svelarci qualcosa di nuovo. Forse perché sanno toccare le corde profonde del cuore. Mengyi, che in mandarino significa “fare bei sogni”, il suo sogno lo ha realizzato a Dragona. «Fin da quando avevo quindici anni - dice nel suo italiano stentato - desideravo venire in Italia. Gli inizi non sono stati facili, e non soltanto per la nostalgia dei miei genitori, ma principalmente per la lingua che ancora oggi, dopo otto anni, non riesco a parlare al meglio. Ma ho tenuto duro e posso dirmi felice». «Arrivo dalla regione dello Zhejiang - racconta - Mi sono la-

sciata alle spalle un vissuto da operaia e da impiegata nelle grandi industrie statali, interrotto dall’ondata di licenziamenti che ha colpito milioni di lavoratori a partire dalla fine degli Anni Novanta. A Dragona, insieme a mio marito Zheng Cheng Jian, con grandi sacrifici, abbiamo gettato

le basi per il nostro futuro. Siamo degli onesti lavoratori e siamo sempre stati rispettosi delle regole del paese in cui viviamo. Abbiamo il nostro bar da gestire e da mandare avanti. Con i clienti si è creato un clima di serena confidenza: quando si è corretti, l’esperienza del vivere insieme ar-

ricchisce e unisce a prescindere dal luogo di nascita e dalla lingua». Si ferma un attimo, poi aggiunge: «Nostro figlio Jacopo è nato qui, nel 2003, frequenta la scuola materna proprio a Dragona. E, anche se sembra buffo, è lui che impartisce a me e al papà lezioni di italiano. Vogliamo

il meglio per lui e che abbia una casa tutta sua dove vivere. Ecco l’ultimo sogno da realizzare: comprare una casa, perché è in Italia che vogliamo restare». Samir, invece, è un ragazzo egiziano che lavora in una frutteria, sempre a Dragona, e non ha le idee così chiare riguardo al futuro. «Io volevo lavorare - spiega - e qui lo posso fare anche se ho un lavoro pesante che non mi lascia molto spazio. Ma riesco a mettere da parte qualcosa da inviare alla mia famiglia, in Egitto». «Mi trovo bene, le persone sono gentili se tu lo sei con loro e non crei problemi, non penso che gli italiani siano un popolo di razzisti - aggiunge - Al momento voglio rimanere e vivere questa esperienza. E’ bello che il mondo diventi sempre più piccolo, che le culture si mescolino e i popoli s’incontrino, ma se mi dovessi stancare penso tornerei a casa».


Primo Piano

15 febbraio 2009

Extracomunitari bivaccano nei giardini durante la notte e si ubriacano

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Stazione Lido Centro, terra di nessuno Commercianti e residenti nel terrore: «Ormai c’è il coprifuoco»

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di Marco Ciapetti

omini e donne dell’est Europa che al calar del sole bivaccano ubriachi nei giardini antistanti i negozi e sotto i portoni dei palazzi. Decine di uomini nordafricani fermi a chiacchierare e ad aspettare chissà che cosa. O chissà chi. Pochi italiani dalle facce losche, degrado, sporcizia, e un clima di paura che spinge abitanti e negozianti a celarsi dietro a un prudente silenzio. E’ la stazione Lido Centro, crocevia del traffico su rotaia lidense, da sempre luogo “a rischio” per l’immaginario collettivo degli abitanti di Ostia. Ma che da qualche anno ha raggiunto dei livelli di impraticabilità a orari. Dopo una certa ora è preferibile evitare la zona. «Vent’anni fa erano i tossici - spiega Alberto F., residente proprio in piazza della Stazione – e ora sono i polacchi e gli albanesi. Qui non viviamo, abbiamo il coprifuoco. Non si tratta solo di donne, bambini e anziani. Anche gli uomini hanno paura». Studenti universitari, impiegati, operai. Ma anche colf, segretarie, pensionati, liceali in “libera uscita” in direzione via del Corso. Tutti prendono il treno a Lido Centro. Che la mattina appare come una stazione Termini in miniatura, con gli autobus dell’Atac che vanno e vengono, i taxi in frenetica attesa. E i pendolari, cuore pulsante della stazione, che vanno sempre di corsa. A vederla alle otto di mattina Lido centro non sembrerebbe così pericolosa. Non ne ha il tempo, immersa nella frenesia di inizio giornata. Gli abitanti notturni non ci sono, impiegati nei cantieri o a dormire in qualche

L’ingresso della stazione

baraccopoli. Ma quando inizia a fare buio c’è un’ora di transizione. Quella in cui i pendolari stanno ancora tornando ma i protagonisti del bivacco hanno già occupato le loro posizioni. E sono minuti di tensione. «Circa un anno fa – spiega la signora Ludovica, residente in via Angelo Olivieri - frequentavo un corso di informatica alla Garbatella dove andavo con i mezzi pubblici. Trenino da Lido centro, e poi a Magliana cambiavo salendo sulla metro. Una sera, però sono tornata con un’ora di ritardo, ed era già buio. Scesa dal trenino sono passata davanti a un gruppo di uomini che stavano bevendo birra, quando ho sentito uno di loro iniziare a seguirmi. Non mi ha detto né fatto nulla, ma mi seguiva. Ho camminato - prosegue la donna - per quasi mezzo chilometro fino a casa, e questo continuava a starmi dietro. Al-

lungavo il passo e lui c’era. Arrivata al portone di casa ho aperto con le chiavi mentre, per fortuna, uscivano due ragazzi figli dei miei vicini di casa. Che mi hanno salutato e si sono fermati a parlare con me. Spaventando l’uomo che a quel punto è tornato indietro. Non so come sarebbe andata a finire se quei ragazzi non fossero sbucati». L’uomo in questione era uno dei tanti immigrati dell’Est Europa che al calar del sole si riunisce a bere birra nei pressi della stazione. Per la precisione in due luoghi ben distinti: nei giardinetti che sono al centro della piazza e alla destra dell’accesso ai treni, nella strada che conduce al cavalcavia. Proprio qui, verso le otto di sera si può assistere al “concerto delle birre”, decine e decine di bottiglie messe una di fianco all’altra sul muretto di recinzione della ferrovia. E lasciate lì in attesa che il giorno suc-

cessivo qualcuno venga a fare pulizia. Fonti della Polizia raccontano di ubriachezza molesta, che nel migliore dei casi sfocia in risse interne al gruppo. E se i residenti hanno paura, i commercianti non sono da meno. A tal punto da celarsi dietro a un comprensibile anonimato. «Io parlo, ma non dire chi sono altrimenti domattina trovo le serrande bruciate». Esordisce così l’unico commerciante che accetta di parlare ai taccuini di Reporter. «Quasi ogni mattina - spiega - trovo tracce di urina sulle mie saracinesche, e spesso ho visto uomini ridere mentre mi arrabbiavo accorgendomene. Ma devo stare zitto, questa attività è tutto quello che ho. E cosa dire della sera quando chiudo? Il coprifuoco. Faccio portare via metà dell’incasso nel pomeriggio, in modo che la sera vado via con pochi soldi. Ma ho paura, molta paura».

Le banchine dei treni

Intervengono i carabinieri



15 febbraio 2009

Dieci anni fa la scomparsa dell’ideatore di An: Giuseppe Tatarella

La politica dell’Armonia

Uomo d’azione e intellettuale: i colleghi lo ricordano così di Cosimo Bove

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(cosimo.bove@reporternews.eu)

ddormentandosi, a fine giornata, sognava di dirigere un’orchestra in piazza. Una grande orchestra all’interno della quale ognuno suonava il suo strumento senza fronzoli, ma con la determinazione necessaria a creare un’armonia vincente. Non a caso Giuseppe Tatarella, “Pinuccio” tra gli amici e nella sua Bari, è stato battezzato “Ministro dell’Armonia”, e oggi, a dieci anni dalla sua scomparsa, la Camera dei Deputati lo ha ricordato. Politico sì, ma anche editore di giornali come con Puglia d’Oggi, Movimento Pugliese e Il Roma, dove non era difficile sentirlo caricare i suoi redattori con parole come «e che ci vuole!», e girare le spalle sicuro che ogni cosa sarebbe stata fatta nel modo migliore. Conoscendolo non c’era da stupirsi, ma apprezzarlo per la sua innata dote di leader, politico e mediatico. Significative le parole dette in questi giorni da Giuseppe Marra, presidente del gruppo Gmc-AdnKronos. «Aveva ragione Pirandello. Ogni uomo è uno, nessuno e centomila. Siamo come ci vediamo e come ci vedono gli altri. Tante persone in una sola persona. Tanti Pinuccio Tatarella in un solo Pinuccio Tatarella. Tanti Pinuccio quanti sono stati i suoi amici o quelli che lo hanno conosciuto. Tantissimi, perché Pinuccio era un politico 'on the road': sapeva fare politica da die-

Politica

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Passioni viscerali La carriera

In Parlamento dal 1979

Eletto alla Camera dei Deputati nella circoscrizione di BariFoggia nel 1979 con l’Msi-Destra nazionale, diventa Ministro delle Poste e Telecomunicazioni nel 1994, di cui fu anche vice presidente del Consiglio dei Ministri. Fu il promotore del nuovo sistema elettorale regionale, detto appunto “Tatarellum”.

Il pensiero fisso

«Fate un buon giornale»

tro la scrivania ma anche sulla strada, nella folla, nei Palazzi o nelle sezioni di partito, o dove ci fossero persone da ascoltare o a cui parlare». Non a caso, a dieci anni dalla sua scomparsa, l’Italia della politica lo ricorda ancora, cercando di realizzare quel sogno dell’armonia inseguito in vita da Tatarella. «Può apparire rituale ha commentato in questi giorni il Premier Silvio Berlusconi - affermare che Pinuccio ci manca. Ma non lo è affatto. Anzi ci manca in particolar modo in questi giorni nei quali sta per realizzarsi il suo sogno di una Casa Comune». Dello stesso avviso Ignazio La Russa, Ministro della Difesa, che ricorda Tatarella per «l’attualità

del suo pensiero. Nel film del centrodestra italiano, Pinuccio è stato regista, autore, interprete. Ha dato velocità ai percorsi, ha armonizzato i rapporti. Le sue parole sul partito unico rimangono un monito indelebile per noi che stiamo contribuendo a realizzarlo. Ricordare Tatarella oggi non significa celebrarlo. Vuol dire prendere atto di una intelligenza politica, la sua, capace di precorrere i tempi. Di un metodo che prevedeva il dialogo e il rispetto dell’avversario, mai il compromesso. Di un temperamento effervescente, vulcanico, levantino, che manca a chi gli è stato più vicino. Dieci anni fa come oggi». Un temperamento e

dei modi di fare che lo hanno fatto apprezzare sia a Destra che a Sinistra. La filosofia del pensiero tatarelliano però, è stata espressa, meglio che da altri, dalla moglie Angiola. «Ciò che rende ancora attuale e vitale l’azione politica di Pinuccio Tatarella risiede nell’aver posto come concetto chiave della politica, e più a fondo della sua stessa esistenza, l’idea: il pensiero è azione. Per Tatarella, infatti, il pensiero senza l’azione è vuoto, l’azione senza il pensiero è cieca». E una parte di Pinuccio Tatarella vive ancora oggi in ogni pensiero e in ogni azione della politica e del giornalismo italiano.

Le due anime di Pinuccio Tatarella rispecchiavano le sue due grandi passioni: la politica ed il giornalismo. Tant’è vero che anche qualche giorno prima della sua scomparsa, 10 anni fa, Tatarella chiamò la redazione de “Il Roma” dicendo ai suoi redattori: «Mancherò qualche giorno. Fate un buon giornale».

L’intuizione

Il bipolarismo compiuto

L’attualità del pensiero tatarelliano la si vede anche nella sua idea di bipolarismo, tanto in voga in questo periodo. Così come ricordato dal Presidente della Camera Gianfranco Fini. «Tatarella era un uomo del bipolarismo compiuto. Va sicuramente annoverato tra i più convinti assertori dell'idea che ciò che unisce sia altrettanto importante di ciò che divide».



Cronaca

15 febbraio 2009

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Inaugurato all’ospedale Grassi il reparto di Emodinamica ma i disagi restano

Quattro ore in coda per il ticket

Al Centro prenotazioni si deve fare la fila pure per pagare. Pazienti in rivolta mentre il Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo promette il potenziamento del nosocomio del Lido e l’assunzione a tempo indeterminato dei medici precari

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di Enzo Bianciardi

uattro ore per pagare il ticket per una prestazione ospedaliera. L’ha denunciato, direttamente al commissario di governo Piero Marrazzo, venuto ad inaugurare all’ospedale di Ostia il nuovo reparto di emodinamica, Giuseppe Bianchi esasperato dalla lunga attesa dinanzi agli sportelli del Centro prenotazioni. «Mia moglie è stata visitata alle 11 - ha raccontato l’uomo - Poi abbiamo iniziato la trafila per pagare. Sono tre ore che attendo il mio turno. Per avere l’appuntamento abbiamo aspettato un mese e mezzo, ora pure per pagare siamo costretti a fare la fila». L’altra faccia della medaglia che ha trovato il Governatore del Lazio è stata la funzionalità del reparto di cardiologia del Grassi diretto dal professor Ammirati: la sala cardiologica interventistica nel primo mese di attività, su 44 interventi eseguiti, ha salvato due persone da morte certa. «E’ dal 1993 che stiamo combattendo per avere l’emodinamica - ha ri-

cordato il presidente del XIII Municipio Giacomo Vizzani - Abbiamo raggiunto un obiettivo». I “numeri” del Giovan Battista Grassi, snocciolati dal direttore generale Giusy Gabriele, dimostrano un aumento medio delle prestazioni erogate del 4,5 per cento a

Totem anti-coda per la visita La soluzione

Per tagliare i tempi d’attesa agli sportelli il direttore sanitario dell’ospedale Grassi, Lindo Zarelli, annuncia l’entrata in funzione di totem elettronici. «All’ambulatorio di via Paolini si può prenotare la visita medica e il tempo d’attesa è inferiore, ma vengono tutti in ospedale», spiega Zarelli.

Fiumicino senza pronto soccorso La querelle

«Mentre per l’ospedale di Ostia viene promesso il potenziamento, i presidi sanitario di Fiumicino vengono declassati», scrive il consigliere comunale William De Vecchis. «La Giunta Marrazzo sta usando due pesi e due misure, ma sul litorale nord non ci sono pazienti di serie B».

fronte della diminuzione del disavanzo di 100 milioni di euro registrato nel triennio 2005-2008. Le prestazioni erogate sul territorio sono cresciute del 27 per cento (i consultori del 21 per cento ndr), mentre sono diminuiti del dieci per cento gli accessi al pronto soccorso

dei codici bianchi e verdi. Millesettecento sono stati i nuovi nati e il tasso di occupazione dei posti letto ha raggiunto il 90 per cento. Ma i medici e infermieri precari sono ancora troppi. «Si tratta di operatori con una grande professionalità, che lavorano in questa struttura

ospedaliera da più di vent’anni», ha ricordato Ammirati. La ricetta di Piero Marrazzo prevede, in primo luogo una soluzione generalizzata per i precari da inquadrare a livello regionale tramite concorso pubblico, in secondo luogo, il potenziamento dell’ospedale «deve scaturire da un grande patto di collaborazione con i medici di famiglia». In sostanza, aumento dei posti e dei servizi erogati, ma solo se Ostia ne ha realmente bisogno. «La questione principale - ha spiegato Marrazzo - è come spostare risorse da posizioni di rendita a quelle di necessità. Possiamo ingrandire ancora questo ospedale, ma se la richiesta di assistenza di questo grande bacino del litorale continuerà a fare riferimento soltanto al Grassi, questo non basterà mai. Per i precari, invece, siamo ad un passo dalla soluzione attraverso un concorso pubblico». Il vice-presidente della Regione Esterino Montino ha ricordato come il progetto di ampliamento sia stato inviato al Ministero delle Infrastrutture per accedere al finanziamento di 5 milioni di euro.

Ostia Antica, riapre il poliambulatorio e sarà dedicato all’assistenza degli over 65

Riapre il poliambulatorio di Ostia Antica. E sarà dedicato ai servizi agli anziani. Le specializzazioni del presidio sanitario saranno: cardiologia, pneumologia, senologia, ortopedia, dermatologia. Oltre a ginecologia, urologia, oculistica, mammografia e chirurgia. A Ostia Antica sarà ora possibile fare un’ecografia e pure esami con l’ecodoppler. Ci sarà, inoltre, il centro prelievi, l’ambulatorio infermieristico e due sportelli dove sarà possibile pagare il ticket, effettuare le prenotazioni e la scelta del medico. E’ previsto anche un ambulatorio di odontoiatria, per il quale si punta alla utilizzazione degli edifici ex guardie veterinarie e del vecchio servizio disinfestazione, con un progetto comprensivo anche per i portatori di handicap. «La ristrutturazione - riporta una nota della Asl Roma D - è il risultato di un obiettivo che la direzione generale dell'azienda sanitaria aveva messo al primo posto nell'agenda degli interventi». «A lungo lasciato in stato di abbandono e di degrado, dal 16 febbraio il poliambulatorio tornerà a funzionare», sottolinea il Francesco Donato, presidente del comitato di quartiere Ostia Antica-Saline. (C.P.)



Cronaca

15 febbraio 2009

La Lsg Sky Chef avvia la cassa integrazione “a rotazione” per 708 dipendenti dei catering di Fiumicino

Alitalia, a terrai cuochi

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di Alessandra Zavatta

litalia lascia a terra 708 cuochi del catering e 380 operai di Aeroporti di Roma. «La riduzione dei voli operata da Cai, che ha rilevato aerei e personale della compagnia di bandiera - spiega Nicola Merli del direttivo provinciale dell’Ugl – sta mettendo in difficoltà le aziende che “vivono” delle commesse di Alitalia. Aziende che ora sono costrette a mettere in cassa integrazione i lavoratori». A partire per prima è stata la Lsg Sky Chef. A Fiumicino ha un intero stabilimento, il catering est, dedicato alla preparazione dei pasti di bordo per Alitalia, nei confronti della quale ha un credito di 15 milioni di euro. Ma probabilmente ne incasserà sol-

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tanto una piccola quota, visto che il credito fa riferimento alla vecchia società di navigazione che è fallita. Le mancate entrate e la riduzione da parte di Cai dei voli, a livello nazionale, da 1.050 a 600 al giorno hanno spinto nei giorni scorsi la Lsg ad avviare le procedure per la cassa inte-

grazione straordinaria. «A Fiumicino - scrive alla Regione Lazio l’amministratore delegato Silvio Canettoli - i voli giornalieri sono passati da 191 a 115, pari ad una perdita del 39,7 per cento dei servizi nei confronti del maggior cliente, equivalente a 19 milioni 152mila euro

Le difficoltà per via del taglio dei voli operato dalla Cai. Cig pure per 380 impiegati di Adr

annui. La riduzione è stata confermata per tutto il 2009. La situazione è aggravata dal fatto che Alitalia rappresenta circa il 60 per cento del fatturato complessivo delle unità produttive al Leonardo da Vinci». La Lsg si è così trovata ad avere 120 cuochi e operai in esubero, perché per cucinare meno pasti serve meno personale. Per evitare licenziamenti è stata decisa la cassa integrazione a rotazione. Entro i prossimi due anni ognuno dei 708 lavoratori del catering farà 21 giorni di cig». Non va meglio per Aeroporti di Roma, la società, che da Alitalia deve avere 40 milioni di euro. Debito non saldato, anche in questo caso per via del fallimento intercorso. Ed ecco aprirsi le porte della cassa integrazione per 380 impiegati di Adr Holding,Adr Energy e Adr Tel.

La proposta di Alis per il cargo

Scadrà il 9 marzo prossimo il termine per la vendita del cargo Alitalia. «Aspettiamo dall’amministratore straordinario della ex compagnia di bandiera Augusto Fantozzi una risposta alla nostra offerta», spiega Alcide Leali, presidente di Alis, società partecipata da Intesa Sanpaolo che vorrebbe acquisire gli assets del settore merci di Alitalia. «Abbiamo fatto un’offerta definitiva e non ulteriormente migliorabile». Dal destino del comparto cargo dipende anche quello di centinaia di piloti, impiegati e operai che vivono a Ostia e Fiumicino.


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L’inchiesta

15 febbraio 2009

Proteste in bianco

Il modo più eclatante per dire «No» alla Nettuno Servizi è stato appendere dei lenzuoli bianchi fuori dalle proprie finestre. Poi comitati, manifesti e numerose raccolte firme, ma la società ha sempre resistito.

Comuni prigionieri dell’aggio dorato dei privati

I tributi delle città del litorale sono nelle mani di poche società per azioni

Il caso Nettuno Servizi è il più eclatante. La San Giorgio tiene per sé il 30% anche a Pomezia, mentre Anzio ed Ardea sono le sole a puntare sulla riscossione diretta

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di Giovanni Salsano Mario Scagnetti

n principio fu la gabella. La più famosa fu imposta in Francia da Filippo IV e obbligava ogni persona sopra degli otto anni ad acquistare tutte le settimane una minima quantità di sale ad un prezzo imposto. Poi sono arrivate Ici, Tarsu e Tosap. La smania moderna di delegare la riscossione dei tributi a società miste tra pubblico

e privato, però, ha avuto conseguenze devastanti per i Comuni che hanno deciso di seguire questa strada, rinunciando in media al 30% delle proprie entrate, per lasciarlo nelle casse del partner privato sotto forma di aggio.

Nettuno Le tasse più controverse del litorale si pagano a Nettuno, dove ad occuparsi della riscossione è la Nettuno Servizi, società che appartiene per il 51% al Comune e per il 49% al socio privato San

Giorgio Spa. La convenzione è stata stipulata nel 1999 e impegnava la stessa società a girare ogni tre mesi le entrate nelle case comunali, a fronte di un aggio del 30%. I rapporti, però non sono mai stati idilliaci: nella relazione della commissione d’accesso, che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale di Nettuno, la Nettuno Servizi è stata definita «una scatola vuota». Gli introiti non sono mai arrivati puntuali all’interno del palazzo municipale, tanto che prima

i commissari prefettizi e ora l’attuale sindaco Alessio Chiavetta avevano deciso di mettere in mora la società, ma una rescissione unilaterale del contratto avrebbe costretto l’amministrazione comunale a pagare una penale milionaria al privato. Nei giorni scorsi, però, il caso è esploso in tutta la sua forza: la Guardia di Finanza di Nettuno, guidata dal capitano Vincenzo Di Filippo, ha tolto i sigilli alla «scatola vuota», scoprendo un mancato versamento nelle casse comunali di

circa due milioni di euro e denunciando a piede libero (peculato d’uso aggravato dalla reiterazione l’accusa) sei degli amministratori

delegati che hanno guidato la società negli ultimi anni. Mediante dei giroconti simultanei ogni singolo centesimo incassato per i tri-

mista creata ad hoc resta nelle mani del Comune, con un classico 51% a 49%, ma ciò non mette al riparo da brutte sorprese né gli amministratori né i cittadini. A breve giro di posta, però tutto potrebbe cambiare: «Il Governo – spiega Anselmo Briganti,

segretario generale della Filcam – sta pensando di rilasciare una sola concessione a un unico soggetto, che poi sarebbe chiamato a lavorare in tutta Italia. L’obiettivo è quello di portare chiarezza in un mondo dove ce n’è poca». Sicuramente ci sarebbe più chia-

rezza, ma se così fosse i soldi delle tasse di un’intera nazione finireb-

Poca chiarezza e troppi soggetti nel mondo delle tasse Il Governo pensa a un concessionario unico

Variopinto e pieno di società che nascono e muoiono nel giro di pochi anni. Così si presenta oggi il mondo dei partner privati che affiancano le amministrazioni comunali d’Italia nella riscossione dei tributi. Solitamente la maggioranza della nuova società

buti nettunesi finiva su altri conti del socio privato, dove risultavano accesi fidi bancari per cifre a sei zeri. La liquidità, quindi, andava a

bero nelle mani di pochi “fortunati”.


L’inchiesta

15 febbraio 2009

51%

La quota di partecipazione che resta solitamente nelle mani dei Comuni quando nasce una società mista

30%

L’aggio medio che il privato ottiene per la riscossione dei tributi

ripianare le enormi esposizioni finanziarie del privato, pari a quasi 53 milioni di euro (secondo i dati di bilancio 2007), con oneri per interessi passivi per circa 7 milioni e mezzo di euro. Annualmente nella casse della Nettuno Servizi sono entrati circa 18,5 milioni di euro, che venivano fatti transitare sui conti correnti della San Giorgio. «Il rapporto fiduciario tra le parti è venuto a mancare e quindi ora procederemo per vie legali, in maniera

18.500.000 I milioni di euro che ogni anno entravano nelle casse della Nettuno Servizi

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Le società private che gestiscono il servizio tributi: A.Ser., Nettuno Servizi, Fiumicino Tributi e Roma Entrate

aggio sulle imposte comunali del 30%, anche se – poco più di un anno fa – ha proposto al Comune di Pomezia una ridiscussione del contratto, tuttavia ancora non definita. Fiumicino Il Comune guidato da Mario Canapini ha messo le proprie tasse nelle mani della Fiumicino Tributi e pertanto i residenti devono intestare i bollettini di conto corrente

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La concessione che il Governo sta pensando di rilasciare per il servizio in tutta Italia

Alemanno l’amministrazione anche nella gestione tributaria, extratributaria e patrimoniale. La società è stata creata per sviluppare nuove politiche di recupero dell’evasione fiscale, in maniera tale da raggiungere un maggior grado di equità fiscale, e per semplificare il rapporto tra Comune e residenti. Anzio e Ardea Le due città hanno scelto di occuparsi direttamente della riscossione

Sindacati in subbuglio Tra contratti risolti e fusioni sono mille i lavoratori borderline

tale da rientrare in pieno possesso delle nostre entrate» ha sentenziato il sindaco di Nettuno.

Pomezia Anche qui a farla da padrona è una società mista tra parte pubblica e privata. A riscuotere i tributi comunali dal 2000, infatti, è l’A.Ser., e il partner privato fa di nuovo capo alla San Giorgio Spa. Nel 2001, poi, l’A.Ser. è rimasta coinvolta in uno dei filoni di inchiesta della cosiddetta tangentopoli pometina, lo scandalo che azzerò l’amministrazione guidata dal sindaco Maurizio Aureli. L’A.Ser. trattiene un

postale alla stessa società per azioni. A Fiumicino, comunque, l’Ufficio Tributi dell’amministrazione affianca e monitora costantemente il lavoro della parte privata. Ostia Le imposte del XIII Municipio dipendono dalla Capitale e quindi sono gestiti dalla società per azioni Roma Entrate, interamente partecipata dal Comune romano, che ne è anche il socio unico. Il lavoro della società è cominciato nel 2005. Roma Entrate, che comunque ha aperto diversi sportelli nel territorio di Ostia, affianca

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dei tributi comunali, senza ricorrere a nessuna società esterna e senza garantire nessun aggio a privati. Ad Ardea e Anzio i bollettini di pagamento delle imposte comunali sono intestati direttamente ai Municipi, con il grosso del lavoro che viene svolto dall’Ufficio Tributi delle rispettive amministrazioni. «Solamente in caso di contenziosi o di recupero crediti – spiega il vicesindaco di Ardea Roberto Morini – il Comune si avvale delle prestazioni dell’Equitalia Gerit». Equitalia Gerit che svolge lo stesso servizio, negli stessi casi, anche per conto dell’amministrazione neroniana.

Tra i due litiganti il terzo non ci guadagna affatto. Anzi in questo caso ha tutto da rimetterci. Esploso il caso Nettuno Servizi, tra gli applausi dei cittadini strafelici di liberarsi finalmente di una società con la quale non sono mai riusciti ad andare d’accordo, in ballo adesso c’è il futuro di 15 dipendenti che lavorano negli uffici della città del Tridente, per conto della società mista pubblico – privata. «Noi siamo dipendenti del socio privato (San Giorgio ndr) – dice Monica Baldini, rappresentante sindacale Cgil della filiale di Nettuno – e in caso di risoluzione del contratto tra la società e l’amministrazione comunale non sappiamo assolutamente quale sarà il nostro futuro. Per adesso restiamo in attesa, anche perché fino a questo momento non ci è arrivata nessuna comunicazione ufficiale, ma non siamo assolutamente tranquilli. Il nostro destino lavorativo è nelle mani di altri e a noi non resta altro da fare che continuare a lavorare nel migliore dei modi per i cittadini nettunesi». In realtà i 15 dipendenti della Nettuno Servizi una richiesta l’hanno già inviata al sindaco di Nettuno Alessio Chiavetta: «Chiediamo di essere parte attiva della controversia e di essere informati su tutto quello che accade». Il gio-

vane primo cittadino del Pd ha, comunque, assicurato che presto gli stessi lavoratori saranno convocati nel suo ufficio. A complicare ancora di più la situazione, però c’è anche il fatto che in seguito ad alcune fusioni dei mesi scorsi, adesso la San Giorgio è diventata la Tributi Italia. In programma c’è un’importante ristrutturazione aziendale che coinvolgerà circa mille dipendenti. Oltre alla possibilità di perdere il posto di lavoro quando il contratto tra Comune e Nettuno Servizi sarà risolto, e i tributi torneranno sotto la gestione diretta dall’amministrazione, quindi va tenuto in conto pure che la società, di cui sono dipendenti 15 addetti ai lavori nettunesi, sta attraversando una fase di rinnovamento. «Il 27 febbraio – spiega il segretario generale della Filcam Anselmo Briganti – saremo a Milano per un vertice con l’azienda sugli accorpamenti derivanti dalla ristrutturazione. C’è grande preoccupazione per il futuro dei dipendenti in generale, mentre per quanto riguarda il caso specifico di Nettuno siamo in attesa delle decisioni dell’amministrazione per capire realmente cosa stia accadendo. La situazione è difficile e dopo il 27 chiederemo un incontro al Comune». (M.S.)


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La domenica negozi aperti “a rotazione” Cronaca

Proposta dell’Ascom per le botteghe di Ostia, Acilia e Dragona di Enzo Bianciardi

L’

apertura del fine settimana “a rotazione”. E’ l’ultima proposta dell’Ascom, un’idea che vuole soprattutto tutelare i piccoli negozi. Va da sé che la richiesta di aprire nei festivi è uno degli obiettivi prioritari dei commercianti del XIII Municipio. Il consiglio municipale, in tal senso, ha approvato ai primi di ottobre una risoluzione, alla quale si attende ancora una risposta da parte dell’assessorato alle Attività produttive del Comune di Roma, per consentire a tutti gli esercizi commerciali del litorale l’apertura nei fine settimana, comprendendo anche quelle zone (Acilia, Infernetto, Dragona e Dragoncello) sinora escluse. «La risoluzione - spiega Stefano Salvemme, presidente della commissione municipale Attività produttive - è stata dettata, soprattutto, da una questione di equità e di uguali opportunità commerciali. I negozi di Ostia, Ostia Antica e Casal Palocco avevano già ottenuto la deroga in quanto esercizi commerciali che operano in aree di interesse turistico». Sulla questione c’è, stato, però, un ripensamento delle associazioni commercianti che hanno elaborato una nuova e più complessa proposta: non più apertura in tutti i fine settimana, ma serrande alzate a turno, in modo da assicurare comunque il servizio ri-

chiesto dai cittadini, ma non gravare di spese gli esercizi a conduzioni familiare. «Non è un passo indietro - afferma Ruggero Picchi, presidente dell’Ascom - ma un riesame concreto della situazione. I costi per tenere aperto sabato e domenica sono alti e i ricavi, in alcune zone del territorio, non sono sufficienti a coprire le spese. La nostra proposta è quella di dividere il Municipio in tre-quattro aree commerciali consentendo a rotazione, nei diversi settori, l’apertura nei festivi agli esercenti interessati. Una sorta di turnazione, sul mo-

dello di quanto già adottato per le farmacie per assicurare un servizio essenziale». «Sembra una proposta sensata, la cui utilità va verificata», ribatte Salvemme. «E’ difficile che ci si sposti da Ostia ad Acilia per comperare una camicia di domenica. Il provvedimento approvato non obbliga i commercianti ad aprire, semmai si è trattato dell’accoglimento di una loro esigenza per non perdere una fetta di mercato. Una pari opportunità per la quale siamo ancora in attesa del via libera del Campidoglio».

Per carnevale sfilate e spettacoli sul lungomare

Al Lido i carri allegorici

Torna il carnevale ad Ostia, con negozi aperti, spettacoli e divertimento. La manifestazione, organizzata in collaborazione tra la Pro Loco- Roma litorale e la Freelance Promotion, con il patrocinio del Comune di Roma, andrà avanti fino al 24 febbraio prossimo. Maschere, clown, cabarettisti, gruppi di animazione invaderanno le strade del XIII Municipio, mentre domenica 15 e sabato 21 si svolgerà la tradizionale sfilata dei carri allegorici. «La Pro Loco - ricorda il presidente Eugenio Cerini - si prodiga da anni per promuovere Ostia e il carnevale». Una festa nella festa sarà poi l’allestimento di un grande parco giochi itinerante che il 22 sarà al pontile e il 24 al porto di Ostia. «Il progetto - spiega Davide Bordoni, assessore comunale alle Attività produttive - è nato con l’obiettivo di rivalutare e far conoscere le realtà commerciali della grande periferia

romana. Con una manifestazione che riunisce insieme spettacolo e divertimento, si vuole creare un polo d’attrazione per tutti i romani». Maghi, fate e principesse distribui-

ranno gadget e zucchero filato ai bambini. Si esibiranno il teatro del Circo dei Colombaioni, gli Akuna Matata e i Pink Puffers. (E.B.)

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Cronaca

15 febbraio 2009

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Roma caput mundi

Da Pomezia a Grosseto con Enea

Il museo Lavinium di Pomezia

Il sindaco Eufemi agli scavi

L'Heroon di Enea

Castrum Inui

Ad Ardea il museo dove riunire le opere di Manzù e i reperti archeologici

L'Antiquarium trova casa

C

di Giovanni Salsano

(giovanni.salsano@reporternews.eu)

on qualche mese di ritardo rispetto al previsto – ma anche questo fa parte della tradizione della città – partiranno i lavori del secondo lotto per la realizzazione del primo Antiquarium di Ardea, che sorgerà nell’ex Cim (Centro di igiene mentale) di via Laurentina, in località Sant’Antonio, per il quale l’amministrazione comunale ha stanziato oltre 210mila euro. Inizialmente programmati per lo scorso autunno, i lavori partiranno in primavera. «Prosegue il lavoro – dice il sindaco di Ardea, Carlo Eufemi – per la creazione del museo volto a integrare il percorso turistico e culturale destinato a valorizzare i beni

archeologici della città. La struttura sarà destinata anche a spazio per il deposito dei reperti di quanto viene trovato nelle campagne di scavo del territorio comunale, tra cui anche quelli di Castrum Inui. È questo l’obiettivo dell’amministrazione comu-

nale: creare un polo museale e culturale che in tutta la valle di Sant'Antonio sappia congiungere l'arte contemporanea di Giacomo Manzù agli illustri reperti della città, fino alla presenza degli istituti scolastici per fare in modo che didattica, sapere e co-

noscenza siano fuse per un futuro basato sulla cultura e sul senso di comunità». L’Antiquarium, infatti, sarà una tessera dell’ambizioso puzzle del Polo culturale cittadino, comprendente i due musei, le scuole, la sala consiliare. Nelle scorse settimane, inoltre, non erano mancate le polemiche per le condizioni in cui versa la struttura, un cantiere rimasto fermo e lasciato nel degrado e in balia di vandali. Questi, in particolare, approfittando dell’isolamento dell’ex Cim e dell’assenza di dispositivi di controllo, hanno danneggiato le finestre sul lato posteriore, tentando di romperle lanciandovi contro dei sassi, e hanno imbrattato con scritte e graffiti le pareti esterne, non riuscendo tuttavia ad entrare nelle sale interne, ancora grezze e prive di arredi.

Tre musei gemellati, per dare vita ad un’interazione tra gli stessi, attraverso scambi culturali, non solo locali ma anche regionali e interregionali. È il senso dell’accordo di collaborazione siglato tra Museo Archeologico Lavinium di Pomezia, il Museo Civico Isidoro Falchi di Castiglion della Pescaia, in provincia di Grosseto (territorio comprendente l’antica città etrusca di Vetulonia) e il Museo Archeologico di Lanuvio, situato nell’area dei Castelli Romani. Le affinità alla base del gemellaggio riguardano il legame con Roma e la sua origine: Lavinium infatti fu costruita da Enea, considerato il capostipite della gens romana, mentre Vetulonia consegnò i propri simboli del potere alla città di Roma. Lo stesso eroe virgiliano, poi, è il ponte di collegamento tra il Museo Lavinium ed il Museo di Lanuvio. Infatti, secondo una tradizione appartenente al filone troiano quest’ultima dovrebbe la sua fondazione e il suo nome ad un compagno di Enea, Lanoios. Inoltre, ad accomunare le due città è la loro caratterizzazione come centri religiosi, per il rinvenimento di luoghi sacri e di culti femminili, come il santuario di Giunone Sospita a Lanuvio e la presenza del culto della dea Minerva Tritonia a Lavinium. (G.S.)



Turismo

15 febbraio 2009

Las Fallas, il palio di Valencia

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Dal 15 al 19 marzo la singolare festa spagnola con la competizione tra contrade

Ogni quartiere costruisce un carro allegorico e gareggia per aggiudicarsi il premio della giuria. Le gigantesche statue in cartapesta vengono poi date alle fiamme dopo aver sfilato nel labirinto magico disegnato nel centro storico

U

n po’ carnevale di Viareggio, un po’ palio di Siena. Las Fallas è l’anima di Valencia. Sfilata di carri allegorici e gara tra contrade. Ogni “falla”, ogni quartiere, progetta, disegna e realizza giganteschi carri in cartapesta e legno con i personaggi della cultura, della politica e dello sport a far da bersaglio alla satira. Come nella toscana Viareggio. Le allegorie, che quest’anno sfileranno, per le strade della città dal 15 al 19 marzo, saranno in competizione tra loro per aggiudicarsi, come a Siena, il palio. Una festa miscelata, però, con ritmi, sapori e

tradizioni spagnole. Gli artigiani di Valencia lavorano alle creazioni delle loro opere per un anno intero. Fantasia e ingegno sono gli ingredienti migliori per lavorare a una “falla” e i valenciani lo sanno. Come sanno che le creazioni artistiche verranno bruciate la notte di San José, il 19 marzo, in uno scenografico rogo in Plaza de Ayuntamiento, la piazza del municipio. A simboleggiare la fine dell’inverno per aprire le braccia alla primavera. Che in molte culture ha rappresentato per secoli l’inizio del nuovo anno. Durante la “se-

mana fallera” Valencia appare completamente trasformata in una sorta di labirinto magico. Le abitazioni si svuotano e le strade sono prese d’assalto da turisti e curiosi. Ogni giorno, alle due del pomeriggio, risuona la Mascletá, una serie di vivaci esplosioni che sanciscono la metà della giornata. ancora: concerti, fuochi d’artificio e fiori in omaggio alla “Virgen dels Desemparats”, la pittoresca sfilata in cui le commissioni fallere, vestite con gli abiti tradizionali, depositano fiori a un’enorme statua della Madonna. (A.Z.)

Air Vallée, quando il turista è il Papa Da Fiumicino nuovo volo per Torino di Giovanni Scorpati La compagnia aerea del Papa apre la nuova rotta Roma-Torino. Air Vallée è infatti la compagnia utilizzata sia da Giovanni Paolo II che da Benedetto XVI per raggiungere la Val d’Aosta. Una piccola ma agguerrita società di navigazione nata nel 1987 e che gestisce l’aeroporto di Aosta, oltre a volare dallo scalo di Torino Caselle a Genova, Trieste, Pescara, Napoli. E adesso anche a Fiumicino. I collegamenti con la Capitale sono

due al giorno dal lunedì al venerdì e uno la domenica, effettuati con Fairchild Dornier 328, ribattezzati

la “Rolls Royce dei cieli” per il comfort a bordo, un jet da 31 posti di cui Air Vallee ha due esemplari

in flotta e uno in prossima consegna. «Sulla tratta Roma-Torino viaggia circa un milione di passeggeri l’anno. Questo nuovo volo, che arriva in un momento particolare del trasporto aereo a causa della crisi economica - spiega Sergio Berlenghi, direttore Pianificazione e sviluppo marketing di Aeroporti di Roma - amplia la gamma dei collegamenti con il capoluogo piemontese»». «Siamo ormai l’unica compagnia ad avere il 100 per cento degli azionisti italiani - sottolinea Frederich Paul Wendler, presidente e amministratore delegato di Air Vallée - L’idea è di avere un ruolo regionale facendo da supporto a vettori con rotte internazionali. La nostra strategia poggia su tre pilastri: puntualità (del 98 per

cento ndr), cortesia e servizi personalizzati; elementi su cui ruota la dinamica per sottrarre ai concorrenti viaggiatori di business class. E a Fiumicino, dove fino allo scorso anno abbiamo operato voli da e per Aosta, non abbiamo mai lamentato alcun tipo di problema nelle operazioni di scalo». Air Valle ha trasportato nel 2008 sessantamila passeggeri. E in occasione dell’apertura della nuova rotta ha lanciato una tariffa promozionale: biglietti a 99 euro per tratta, più le tasse aeroportuali. Per far volare gli uomini d’affari con aerei superaccessoriati, ma a prezzi convenienti. Air Vallée effettua anche voli charter, nonché un servizio di aerotaxi, eliski, elisoccorso e protezione civile.



Turismo

15 febbraio 2009

Alla Fiera di Roma dal 26 febbraio il paradiso degli appassionati di nautica

Mare protagonista a Big Blu 2009

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Previsti oltre 100mila visitatori ad ammirare yacht e motoscafi hi-tech. Tra gli espositori, aziende del litorale romano come Alimar e il cantiere Moro di Venezia, ospiti in due distinte aree con prodotti e novità per la prossima estate di Roberta Sciamanna

R

(roberta.sciamanna@reporternews.eu)

oma regina del mare. Dal 26 febbraio al 2 marzo sbarca nella capitale la terza edizione di Big Blu, il secondo salone nautico più importante di Italia dopo quello di Genova. Quattordici padiglioni alla Fiera Roma interamente dedicati agli appassionati del mare e ai grandi eventi legati al settore, con imbarcazioni fino a 20 metri di lunghezza, gommoni, motori fuori bordo, accessori e attrezzatura nautica. All’interno di Big Blu il maggiore Salone Europeo delle Attività Subacquee (European Dive Show), l’ottavo Salone Nautico del Battello Pneumatico della Nautica da Diporto (Gommoshow), e un intero

padiglione dedicato alla vela con la presenza dei migliori cantieri italiani e internazionali, delle scuole di vela e delle classi olimpiche. Atteso in questa terza edizione anche il Professional Boat Building, il salone dedicato alla filiera dei processi produttivi, e il Park Life, l’appuntamento fieristico riservato alle tutela della biodiversità, al turismo sostenibile e alla gestione del territorio. Tante le conferme e le novità che verranno presentate nei cinque giorni di esposizione, dove sono previsti oltre centomila visitatori. Tra gli stand anche la società Alimar di Fiumicino, 30 anni di esperienza nella vendita di imbarcazioni, accessori e nella manutenzione dei natanti. «Parteciperemo alla fiera in due diversi padiglioni – spiega Stefano Capolini, responsabile della Alimar – In

Ogni anno presenze in crescita

Una realtà che cresce di anno in anno. Lo dicono i dati dell’edizione 2008 del Big Blu: 125mila visitatori, 800 espositori da tutta Italia, 700 imbarcazioni, 600 giornalisti accreditati e 120.000 metri quadrati dedicati alle esposizioni. Numeri che l’edizione 2009 già promette di superare.

Tra i padiglioni il tutto esaurito

Quattordici padiglioni verranno impegnati per Big Blu 2009, la prima volta in assoluto che viene occupata l’intera superficie della Fiera di Roma (nel 2008 furono utilizzati 12 padiglioni, nel 2007 soltanto 7). Una nuova organizzazione degli spazi che punta soprattutto a quelli all’aperto per ospitare le imbarcazioni più grandi.

uno presenteremo i gommoni Marlin Boat, nell’altro le imbarcazioni Boston Whaler. Tra le altre verranno esposte barche cruiser come lo Zaffiro 29, lo Zaffiro 33 e l’Endurance 33, e barche fly come l’Atlantique 43, altra grande novità di questa edizione 2009». L’occasione per fare della domanda e dell’offerta un punto di incontro. «Il cliente medio è interessato principalmente ad imbarcazioni da crociera di 11-12 metri di lunghezza, con 4 o 6 posti letto, che hanno dei prezzi che partono dai 50.000 euro circa. Per

quanto riguarda i gommoni, di solito si preferiscono quelli di 8 o 9 metri di lunghezza, con un costo che va dai 200.000 ai 300.000 euro». Una delle ultime mode nel mondo vacanziero è anche il charter e il noleggio di imbarcazioni a vela o a motore, un settore nel quale opera da anni a livello nazionale il “Cantiere Moro di Venezia”, con sede ad Ostia Lido. Un’azienda specializzata nel rimessaggio nautico, la manutenzione delle imbarcazioni, l’ormeggio e il charter. «Le mete preferite dai nostri clienti per quanto

riguarda il charter – spiegano dal Cantiere Moro di Venezia – sono prevalentemente l’isola d’Elba e del Giglio in Toscana, verso il nord, e quella di Ponza e Ventotene nel Lazio, spostandoci verso il sud. L’attracco di Fiumara non è dei più comodi e chi sceglie di noleggiare le nostre imbarcazioni preferisce mete abbastanza vicine, raggiungibili in due ore e mezza o tre». Charter e tutto ciò che fa rima con mare saranno a portata di chiunque, curiosi, appassionati, esperti del settore uniti da una grande passione.

Con Professional boat building si impara a costruire barche

La grande novità del Big Blu 2009, sarà la prima edizione di Professional Boat Building, il salone dedicato a tutta la filiera dei processi produttivi, che proporrà una vasta gamma di tecnologie, processi, materiali e accessori per la realizzazione dell’imbarcazione a motore e a vela. Un salone dedicato all’ingegnerizzazione dei reparti produttivi all’interno dei cantieri, e attraverso una serie di convegni e giornate di studio, un appuntamento annuale con le università, gli Istituti di ricerca, i laboratori e le aziende; un momento di trasferimento tecnologico e di informazione. Verranno affrontate tutte le tematiche riferite ai materiali, ai processi di produzione e a quant’altro serva al tecnico di cantiere per aggiornare la sua conoscenza e cultura nel comparto nautico produttivo.


Cultura

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15 febbraio 2009

Intervista esclusiva al senatore Andreotti, l’uomo politico italiano più conosciuto all’estero. Con “Reporter” parla del suo speciale rapporto con la Città Eterna

Il Divo Giulio Roma, passione & politica Nel 1948 con il Premier Alcide De Gasperi

«P

di Mafalda Bruno

iù che romano mi sento romanesco. Il romano ha la grande capacità di sdrammatizzare e aspettare: sa che dopo i momenti difficili le cose si aggiustano sempre». Giulio Andreotti ha compiuto novant’anni lo scorso 14 gennaio. Anni vissuti intensamente, sulla ribalta italiana e internazionale. Sette volte presidente del consiglio, ventuno volte ministro, in parlamento dal 1948 (ma prima ancora nell’assemblea costituente della Repubblica), sempre e comunque nella Democrazia cristiana. Ma lui sembra sorvolare con lievità sulla lunga carriera da vero recordman della politica, quella con la P maiuscola. Ci riceve a Palazzo Giustiniani, nel suo studio. La prima cosa che si percepisce è che il Presidente parla volentieri e che di cose da dire ne ha ancora tante. A partire dal viscerale amore per Roma e i romani. Buongiorno Presidente, anzitutto: come sta? «Bene, grazie. Non posso fare grandi sforzi fisici per via dell’età, devo vivere come in una campana di vetro, ma per la verità di sforzi fisici non ne ho fatti neanche quando avevo dodici anni». Lei a Roma è nato (il 14 gennaio 1919 ndr), ha mosso i primi passi nella politica e ha costruito il Mito Andreotti. Cos’è Roma per Lei? «Devo dire che ho sempre considerato “Roma vera” la parte circoscritta dentro le mura aureliane. Certo tutto è Roma, ma la notevole espansione l’ha

Nel 1973 con Richard Nixon a Washington

cambiata tantissimo. Interi quartieri nati dal nulla, ora sono delle vere e proprie cittadine che sarebbero potute sorgere altrove, che so, ai bordi di New York. Ho letto recentemente che Città del Messico ha raggiunto i dodici milioni di abitanti, spero che Roma non ci arrivi! Quello che conta è che non si perda lo spirito di fondo di Roma, le caratteristiche vere, i vizi e le virtù che la rendono diversa dalle altre metropoli». E cioè? «Roma nel corso degli anni ha dimostrato di saper sdrammatizzare le situazioni anche più tragiche. Ci sono stati momenti di enorme difficoltà che poi sono stati superati; il romano sa che quando le cose non vanno bene poi col tempo si sistemano. Per il resto tante cose sono cambiate, si sono anche ridotte certe espressioni che quando ero un ragazzino erano nel lessico quotidiano della gente. I famosi “vammoriammazzato” e “li mortacci tua” erano modi di dire, non certo con cattiveria, che per lungo tempo hanno fatto sì che gli stranieri ci considerassero tutti potenziali assassini e necrofili. Ma le virtù fondamentali di Roma sono rimaste intatte, per il romano dopo la pioggia viene il sereno». Roma le vuole bene. Come è riuscito, dalla stanza dei bottoni, a fare breccia “ner core de Roma”? «Non lo so. Forse è dipeso dal fatto che ho sempre tenuto molto i contatti con le persone, con la gente semplice, specie nei primi anni della mia carriera politica. Ora per forza di cose posso farlo

molto meno, ho molte limitazioni ma mi ricordo che per tanti anni il sabato mattina lo dedicavo proprio ad incontrare la gente nel mio studio. E si formavano file lunghissime di persone che venivano per i più disparati motivi, a chiedere aiuto per lavoro, cosa difficilissima perché una delle piaghe di Roma è la città cresce ma non crescono i posti di lavoro. Tanti venivano soltanto per salutarmi. Sono sempre stato convinto che dal contatto con la gente si impara sempre qualcosa. Forse è questa la spiegazione della mia “popolarità”. Come dico sempre: più che romano, mi sento romanesco». Papa Benedetto XVI nel farle gli auguri per il suo compleanno ha detto che lei non invecchia mai… «E’ stato un bel complimento ma non è un mio merito. Forse come sto oggi dipende anche dal fatto che sono sempre stato di costituzione fragile, anzi, piuttosto gra-

cile. E sono rimasto più o meno lo stesso. Probabilmente se fossi stato un Ercole nerboruto da ragazzo e avessi fatto chissà quali sforzi, chissà, ora forse mi ritroverei su una sedia a rotelle, paralitico, magari già al cimitero». Il romano doc è più papalino oppure ecumenico? «Non farei una distinzione così netta tra le due cose. Penso che Roma e il Papa siano tutt’uno. Prova ne è che durante gli anni in cui il Papa fu costretto ad andare in esilio, Roma era monca in una sua parte fondamentale. La presenza del Papa dà a Roma una caratteristica, una notorietà e una peculiarità unica al mondo. Se il Papa non vivesse a Roma, è come se alla Città Eterna mancasse non un solo colle, ma tutti e sette!» Roma è ora una città multirazziale, con tanti popoli e tante culture… «Ci si deve rendere conto che a Roma sta accadendo quello che

tutte le capitali europee sono destinate a diventare: grandi città in crescita continua e multietnica. Occorre prendere atto della nuova realtà e imparare a conviverci con tolleranza, senza cercare scorciatoie. Bisogna vivere, accettare queste trasformazioni in modo dolce, non traumatico. Anche perché non si può tornare indietro». E del Mare di Roma cosa ne


Cultura

15 febbraio 2009

Sette volte Presidente del Consiglio e 21 ministro, è in Parlamento dal 1948. Un record in Europa. Il segreto? «Parlare sempre con la gente comune», ribatte lui

pensa? Lo ha frequentato? «Non molto. Almeno il litorale in senso stretto. La ragione è che soffro molto di mal di testa da quando ero bambino e i miei genitori mi portavano al bellissimo mare di Terracina. Ho sempre associato il sole ai miei mal di testa. Il collegamento mentale è sempre stato: sole a picco uguale mal di testa accentuato. Ecco perché rifuggo lette-

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Nel 1991 Presidente del Consiglio dei ministri

Nel 1982 con Ronald Reagan negli Usa

«Il potere logora chi non ce l’ha!» Il sorriso e l’ironia in parlamento

ralmente sia il sole che il mare. Ma nella provincia, per esempio, sono spesso tornato a Segni, località dove vivevano i miei genitori e che considero la mia seconda patria. Ora però il panorama è cambiato rispetto alla campagna che ancora ben ricordo». Ama la montagna, allora? «Neanche tanto, di sicuro non la montagna alta. Se proprio devo uscire da Roma, la mia destinazione preferita è nell’altitudine media, sono un collinare». Se fosse ancora Presidente del Consiglio cosa suggerirebbe neopresidente degli Stati Uniti Barack Obama? «Credo che la cosa più saggia da fare sia quella di astenersi dal dare consigli. E’ già abbastanza difficile orientarsi in proprio, gestire se stessi, figuriamoci dare consigli». Un aggettivo con cui le piacerebbe essere ricordato? «Direi…un romano de Roma».

Giulio Andreotti è famoso non soltanto per la lunghissima carriera politica ma anche per le salaci battute con cui ama condire la vita. Motti di spirito, aforismi, freddure e definizioni fulminanti, alcune delle quali sono entrate a pieno titolo nei dizionari e nelle enciclopedie. La famosa frase «Il potere logora chi non ce l’ha», pronunciata nel 1951 durante un dibattito parlamentare, gli è rimasta nel tempo appiccicata addosso come un motto su uno stemma araldico. A volte velenose, a volte bonariamente ironiche, le battute sono una caratteristica istintiva che lui si porta dietro fin da bambino. Nel 1927, a soli otto anni, un uomo claudicante gli pestò i piedi. Il futuro senatore a vita fece una smorfia di dolore, e l’uomo, mortificatissimo, si scusò dicendo di essere un mutilato. Giulio alzò lo sguardo e replicò con prontezza: «Se tutti i mutilati passassero sui miei piedi, sarei rovinato». Ecco alcune delle proverbiali battute:

1948

Eletto per la prima volta

«A parlare male degli altri si fa peccato, ma spesso ci si indovina», «A parte le guerre puniche, mi viene attribuito tutto», «Non basta avere ragione: bisogna avere anche qualcuno che te la dia», «L'umiltà è una virtù stupenda. Ma non quando si esercita nella dichiarazione dei redditi», «La cattiveria dei buoni è pericolosissima», «La libertà vera ha un intrinseco contenuto di moralità, irrinunciabile», «Ho visto nascere la Prima Re-

1991

Settima volta Presidente del consiglio

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pubblica, e forse anche la Seconda. Mi auguro di vedere la Terza», «Aveva spiccatissimo il senso della famiglia. Era infatti bigamo ed oltre», «Ci sono pazzi che credono di essere Napoleone e pazzi che credono di poter risanare le ferrovie dello Stato», «In politica i tempi del sole e della pioggia sono rapidamente cangianti», «Nella sua semplicità popolare il cittadino non sofisticato, passando dinanzi al parlamento o ai ministeri, è talora indotto a porre il dubbio se sia proprio lì che si governi l'Italia», «I Verdi sono come i cocomeri: verdi fuori ma rossi dentro», «Vi è un genere pericoloso di numismatici: i collezionisti di moneta corrente», «Perchè la bella frase "La Giustizia è uguale per tutti" è scritta alle spalle dei magistrati?» «Se mi salverò l’anima sarà solo per misericordia divina, una specie di amnistia ultraterrena».

I libri scritti nella lunga carriera

Zero

Non è mai stato segretario della Dc


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Economia

Altroconsumo insegna a non sperperare elettricità

Le regole del buon risparmio

Tra gli accorgimenti da adottare: non aprire il refrigeratore troppe volte al giorno e non lasciare accesi gli elettrodomestici

15 febbraio 2009

Gli errori da non commettere Frigorifero

L’apparecchio assorbe oltre il 20% dei consumi domestici di elettricità. Un cattivo utilizzo del frigo può aumentare di circa 20 euro la spesa media. E’ importante seguire alcuni accorgimenti, come regolare il termostato a seconda della stagione.

Lavatrice

L’apparecchio assorbe oltre l’8% dei consumi domestici di elettricità. Con cicli a bassa temperatura il risparmio di 10 euro l’anno, mentre con l’acquisto di nuovi modelli si può risparmiare il 25% di elettricità ed il 60% di acqua utilizzata per il lavaggio.

Lavastoviglie

di Francesco Pastoressa

R

(francesco.pastoressa@reporternews.eu)

isparmiare si può, e in tempi di crisi non è cosa da poco. Una recente indagine portata avanti dall’associazione Altroconsumo dimostra che un utilizzo corretto degli elettrodomestici casalinghi può far diminuire notevolmente i costi della bolletta per l’energia elettrica. Molte delle abitudini degli italiani però, dovranno essere rivedute e corrette. Piccoli accorgimenti quotidiani, come evitare di aprire il frigorifero centinaia di volte al giorno, non lasciare in stand-by gli elettrodomestici, fare il bucato a pieno carico e a basse temperature, usare lampadine ad alta effi-

cienza energetica. Ogni piccola distrazione potrebbe tradursi in cifre sulla bolletta dell’elettricità, andando a minare la tranquillità economica della famiglia media. Chiaro che gli apparecchi elettrici di ultima generazione siano un passo avanti rispetto a quelli di un tempo, ma la spesa per famiglia non ha mai smesso di crescere perché è aumentata la dotazione domestica di apparecchiature elettroniche, come nel caso della tivvù, immancabilmente collegata a videoregistratori, lettori dvd, digitale terrestre e tanti altro ancora. Anche per questo, diventa ancora più importante fare un utilizzo intelligente degli elettrodomestici, dal momento dell’acquisto fino alla loro restituzione. «Al momento di sostituire un no-

stro vecchio elettrodomestico spiegano da Altroconsumo - è importante che il nuovo sia scelto per il meglio. In questo una mano ce la dà l’etichetta energetica, che classifica gli apparecchi in differenti classi, a seconda della loro efficienza. Il criterio è semplice: più si sale di categoria minori sono i consumi elettrici. E’ un buon sistema per informare i consumatori ed educarli ad acquistare prodotti efficienti e rispettosi dell’ambiente, ma così com’è attualmente, deve rappresentare un punto di partenza da cui partire per definire un sistema che permetta davvero ai consumatori di poter confrontare tra loro i livelli di efficienza elettrica di tutti gli elettrodomestici di casa».

Utilizzando il programma Eco a pieno carico i consumatori potranno risparmiare 10 euro all’anno, anche considerato che la lavastoviglie consuma circa il 14% di elettricità domestica. Lavare i piatti a mano incide invece sul consumo di acqua.

Forno elettrico e microonde

Contrariamente a quanto si possa pensare, l’apparecchio assorbe meno del 5% dei consumi domestici di elettricità. Con un utilizzo breve del microonde si risparmiano circa 15 euro all’anno. Un consiglio: spegnete il forno elettrico prima di finire la cottura dei cibi.


Curiosità dal mondo

15 febbraio 2009

Nozze senza la sposa Ravenna

Aveva organizzato le nozze all’insaputa della sposa per ottenere la cittadinanza, ma è stato scoperto dai Carabinieri. E’ accaduto a Ravenna: l’uomo, 35enne tunisino, ospite di una 66enne della zona, era andato in Comune per avviare le pratiche delle nozze.

Bin Laden? E’ il guardiano Sydney

Sarebbe uscito anche il nome di Osama Bin Laden tra le 10mila persone che si sono offerte per il “miglior lavoro del mondo”: guardiano di un’isola tropicale, indetto dall’ente tunisino australiano del Queensland. Con tanto di video di 30 secondi per proporre la sua candidatura.

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In cella per una baguette

Barcellona

Rischia di finire in carcere per un anno e mezzo il senzatetto francese sorpreso a rubare una baguette all’interno di un forno alla periferia di Barcellona. Una doppia beffa considerato che l’uomo ha dovuto rinunciare a metà bottino, sottratto da una commessa.

E’ in cima della Torre Eiffel il luogo ideale per dichiarare il proprio amore

Parigi, al cuore non si comanda I

La capitale francese tra le 10 mete più romantiche del mondo

l luogo più romantico del mondo, quello ideale per pronunciare le parole «Ti amo»? La cima della Torre Eiffel, a Parigi. La scena classica sognata da migliaia di innamorati di ogni angolo del pianeta è sempre la stessa: mano nella mano sulla vetta della Torre Eiffel, il tramonto francese negli occhi e la città ai propri piedi. Il massimo per quanti vogliono dichiarare i propri sentimenti, magari chiedere la mano della propria amata, oppure realizzare il proprio sogno romantico di un weekend. A mettere Parigi in vetta ai dieci luoghi più romantici del mondo sono stati, nell’ultimo mese, gli utenti di una community virtuale che sta spopolando su internet. Un risultato attendibile al punto che i risultati del sondaggio lanciato tra gli iscritti alla community sono stati recentemente presentati alla Borsa internazionale del Turismo di Milano. Parigi quindi conferma la sua immortale fama di città dell’amore, dove trascorrere momenti indimenticabili, teneri ed appassionati allo stesso tempo. In cima alla torre con la splendida vista panoramica di tutta la città oppure ammirandola dal vicino parco del Troca-

dero, fa poca differenza: luoghi splendidi dove dire «je t’aime». Al secondo posto delle mete romantiche sognate dagli innamorati di ogni parte del mondo, svetta la ruota panoramica di Londra, meglio conosciuta come London Eye,

la più alta al mondo con i suoi 135 metri di altezza. Durante un giro lento di circa 30 minuti sulle sponde del Tamigi e con le luci della città in lontananza, magari riservando una cabina privata con una bottiglia di champagne a portata di mano, in molti si sono giurati eterno amore, o almeno hanno

sognato di farlo. Terzo gradino del podio per Oia, un piccolo villaggio situato a nord dell’isola di Santorini, in Grecia. A determinarne il successo, oltre alle chiese con le cupole azzurre e le casette bianche a picco sul mare, è uno dei tramonti più belli del mondo, grazie alla sua posizione favorevole determinata dalla magica caldera che si trova nelle vicinanze. Ma a farla da padrona nella top ten delle mete più romantiche del pianeta, è l’Italia. Venezia, la città di Casanova, l’amatore per eccellenza, si piazza al quinto posto, tra passeggiate romantiche lungo i canali e piccole crociere in gondola sulla laguna con cuscini a forma di cuore. Ottavo posto per la fontana di Trevi, a Roma. La sua acqua è detta “l’acqua dell’amore”: la leggenda narra che un tempo le ragazze ne facevano bere un bicchiere al fidanzato che partiva, bicchiere che poi rompevano come auspicio di fedeltà. Decima posizione per piazzale Michelangelo: la location perfetta, in particolare quando arriva il tramonto e tutti si allontanano lasciando un minimo di intimità. Un posto davvero speciale dove dichiararsi.


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Cucina

Al Mia tra salatini e macrobiotici

15 febbraio 2009

A Rimini è andata in scena la fiera internazionale per l’alimentazione fuori casa

Per la tre giorni romagnola sono stati allestiti 100mila metri quadri di esposizione. Il volume d’affari è di 67,5 miliardi l’anno

L

di Paola Bernieri

e ultime tendenze per chi mangia ogni giorno fuori casa arrivano da Rimini. Dal 14 al 17 febbraio, infatti, la cittadina romagnola ha ospitato Mia 2009, l’appuntamento leader per il fuori casa e la grande distribuzione. I numeri di mercato, poi, sono davvero da capogiro: attualmente in Italia il volume d’affari è di 67,5 miliardi di euro. Così come sono garanzia di successo quelli della stessa fiera, nel corso della quale sono stati allestiti 16 padiglioni su un totale di 100mila metri quadri di superficie

espositiva. Tante e particolari anche le sezioni prese d’assalto da tutti i visitatori, come Frigus, Catering, Bio Catering, Specialità Regionali, Italiane ed Estere, Sandwich & Snacks e Gluten Free. Quest’ultima, per esempio, è una sezione speciale che gli organizzatori hanno voluto riservare a tutti gli alimenti senza glutine, visto che oggi nei pubblici esercizi è in continuo aumento la richiesta di menù adatti anche ai ciliaci; Bio Catering invece è uno spazio dedicato ai prodotti biologici dell’alimentazione fuori casa, con la

nuova educazione alimentare che sta portando il salutismo anche oltre le mura domestiche di tantissime persone. L’alimentazione bio-

logica inoltre è già d’obbligo nelle mense scolastiche di alcune Regioni e presenta interessanti opportunità di business. Ovviamente non po-

teva mancare la replica del grande successo dell’edizione 2008, e cioè lo spazio nel quale sono stati allestiti gli stand di Specialità Regionale, Italiane ed Estere, dove hanno trovato ampio spazio tantissimi sapori tipici, a testimonianza del forte desiderio di riscoperta delle proprie tradizioni e dei sapori di un tempo, ma anche della voglia di conoscere culture gastronomiche di paesi lontani. Tra cucina fusion e ritorno alle origini, oggi le specialità territoriali sempre più diffuse sia nella ristorazione fuori casa che nei canali della grande distribuzione. Frigus, invece, è l’unica rassegna specializzata in Italia, arrivata alla sua XIII edizione, per i prodotti surgelati e le attrezzature per il ciclo del freddo, che ha trovato spazio nell’ambito di Mia 2009. Tra pause, brunch, aperitivi e happy hour, comunque, a farla da padrona è stata la sezione dedicata a Sandwich & Snacks, con le nuove forme di alimentazione che dilagano sempre di più e con le aziende che si adeguano alle necessità dei consumatori oppure che inducono i consumatori stessi ad avere cere esigenze. Fatto sta che oggi tran snack, salatini, panini e tramezzini rappresentano un mercato in costante ascesa che vale già 500 milioni di euro.


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Quindicinale di attualità, cronaca, economia, turismo e cultura

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