N. 23 - Ottobre / October 2016
Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia - Pistoia in the World the World at Pistoia
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Giorgio Tesi Editrice
Con il patrocinio di - Supported by
Provincia di Pistoia
Comune di Pistoia
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Discover
Pistoia
The Green Tuscany Per portare Pistoia nel Mondo e il Mondo a Pistoia To bring Pistoia in the World and the World at Pistoia
Pistoia in the World the World at Pistoia
È on-line il portale di turismo e marketing territoriale più completo, più bello e con affaccio sul mondo. La vetrina delle bellezze e delle eccellenze del territorio pistoiese nasce dalle esperienze, dai contenuti e dal patrimonio di NATURART, dalla visibilità mondiale fornita dalla Fondazione Sistema Toscana e dai protagonisti del territorio.
The more complete and attractive portal on tourism and local marketing with a world view is on-line. This showcase of the Pistoia area’s beauties and highlights originates from the experiences, content, and wealth of NATURART, with international visibility provided by Fondazione Sistema Toscana and the area’s key players.
Migliaia di persone stanno per arrivare davanti alla tua vetrina su Discover Pistoia
Fatti trovare pronto, diventa protagonista!
Contattaci a: redazione@discoverpistoia.it - Tel. +39 0573 530051
Loc. Burchietti, Via Bolognese 164, 51100 Pistoia - Tel: +39 0573 480042 o 48422 - Fax: +39 0573 480991
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anche per il pranzo di Natale e per il cenone di San Silvestro open for Christmas and New Year’s Eve dinner
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Presso
EDITORIALE
In viaggio verso la terra di NATURART Traveling F to the land
Giovanni Capecchi
Direttore Editoriale - Managing Editor g.capecchi@discoverpistoia.it
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orse è perché scrivo queste poche righe in treno, guardando il paesaggio che scorre al di là del finestrino, ma penso a NATURART come a una esperienza esportabile. Perugia appollaiata sulla collina è ormai alle spalle e si succedono, sotto i miei occhi, il Lago Trasimeno, Cortona, Castiglion Fiorentino, Arezzo. Che bel Paese l’Italia! Eppure, in questo Paese, quante NATURART esistono? Per ora non ne ho incontrata neppure una, a parte la nostra, e ciò fa pensare, appunto, ad una rivista che potrebbe nascere anche altrove e diventare la “voce” dei diversi territori e, al tempo stesso, mette in rilievo anche il valore dell’iniziativa che a Pistoia ha ormai radici profonde: quella di un trimestrale, voluto e sostenuto da un imprenditore privato, che racconta le nostre ricchezze culturali, artistiche, paesaggistiche, imprenditoriali, umane. Lo ha fatto dal dicembre 2010 e continua a farlo con questo numero, che esce a distanza di pochi giorni da una importante notizia: Best in Travel, la “guida delle guide” di Lonely Planet, ha inserito Pistoia tra le 10 mete da visitare nel mondo nel corso del 2017. Siamo alle porte dell’anno in cui la nostra città sarà Capitale italiana della Cultura e NATURART si prepara per questo appuntamento. Si prepara forte dei riconoscimenti ottenuti (dei quali si dà notizia nelle pagine che vi apprestate a leggere) e proseguendo sulla strada già tracciata. È proprio questo il valore della rivista: non è stato necessario cercare un periodico che potesse diventare strumento di promozione della Capitale della cultura, perché questo periodico c’era di già; non si sono dovute fare le corse, non è stato necessario colmare un vuoto: il vuoto – se così può chiamarsi – era già colmato. C’è un po’ di aria di festa, in questo numero. È la festa legata al Natale che si avvicina; è anche la festa che si collega a nuovi progetti – di scrittura e di grafica – ai quali cerchiamo di dar gambe (come quello su “Pistoia addosso”); ma è soprattutto la festa che deriva dalla possibilità di raccontare ancora una volta il nostro territorio, dalla montagna al parco di Pinocchio a Collodi e alla città storica, che già intravedo al di là del finestrino. Ho posato il libro, immancabile compagno di viaggio, e finisco di scrivere l’editoriale. Guardo fuori e riconosco ogni cosa: il Campanile, la cupola della Madonna, l’abbraccio delle colline circostanti. Sono rientrato nella terra che ha la sua NATURART.
of NATURART
P
erhaps it is because I am writing these few lines on the train, watching the landscape passing outside the window, but I think of NATURART as an exportable experience. Perugia, perching on its hill, is now behind us and now Trasimeno Lake, Cortona, Castiglion Fiorentino, and Arezzo come before my eyes, one after another. What a beautiful country Italy is! Yet, in this country, how many other NATURARTs exist? For now I have not even encountered even one, apart from ours. This data, in fact, suggests that a magazine could also crop up elsewhere and become the “voice” of the various districts and, at the same time, underscore the initiative’s value that now has deep roots in Pistoia: in other words, a quarterly publication backed and supported by a private company that describes our cultural, artistic, landscape, entrepreneurial, and human riches. It has done so since December 2010 and still does with this issue, which comes out a few days after from an important news flash: Best in Travel, Lonely Planet’s “guide of guides”, has included Pistoia among the 10 destinations worldwide to visit during 2017. We are at the year when our city will be the Italian Capital of Culture is just around the corner and NATURART is preparing for this event. It is getting ready for the accolades achieved (news of which is found on the pages you are about to read) and is continuing along the course already mapped out. That is the value of this magazine. It was not necessary to look for a periodical that could become a promotional tool for the Capital of Culture, because this magazine was already existed. It was not necessary to fill a void: the void – if it can be called that – was already filled. There is a somewhat festive air in this issue, with the upcoming Christmas celebration. There is also the celebration related to new projects – of writing and graphics – which we are working to get underway (like that of “Pistoia addosso”). However, it is above all a celebration that comes from talking again about our area, from the mountains to Collodi’s Pinocchio Park to the historical city, which I already see outside the window. I put down the book, my inevitable traveling companion, and finish writing this editorial. I look outside the window and recognize everything: the bell tower, the Madonna’s dome, and the surrounding hills embracing them. I have returned to the land of NATURART. 5
10 Pistoia in the World the World at Pistoia Registrazione Tribunale di Pistoia - N°2/2010 del 28-05-2010
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Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia - Pistoia in the World the World at Pistoia
Da oltre 20 anni S.i.D.A. opera nel Vending a PISTOIA con un intento specifico: offrire ad aziende, uffici, scuole, piccole e grandi comunità, o comunque dove ci siano persone che lavorano, studiano e non hanno il tempo o la possibilità di potersi regalare una pausa al bar più vicino, una zona ristoro ben organizzata e funzionale per soddisfare i piccoli bisogni alimentari; contribuendo a creare un clima di lavoro sereno e produttivo, una situazione di tranquillità e benessere che semplifica l’attività lavorativa quotidiana.
Copia Omaggio - Free Copy
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S Giorgio Tesi Editrice
Copertina: Pistoia adosso. Immagine promozionale della campagna di NATURART che invita i cittadini di Pistoia a racontare la loro Capitale. Cover: Pistoia State of Mind. Image from Naturart’s promotional campaign inviting Pistoia’s inhabitants to give their impressions of this Capital of Culture.
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The Future is Green Giorgio Tesi Editrice S.r.l. Via di Badia, 14 - 51100 Bottegone - Pistoia -Italy Tel. +39 0573 530051 - Fax +39 0573 530486 www.discoverpistoia.it Per la tua pubblicità sulla rivista contatta la Giorgio Tesi Editrice o invia una e-mail a marketing@giorgiotesigroup.it www.sidadistributoriautomatici.com
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Giorgio Tesi Group
via Zanzotto, 162 51100 Pistoia sidapt@tin.it
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Direttore Editoriale Giovanni Capecchi - g.capecchi@discoverpistoia.it
Direttore Responsabile Carlo Vezzosi - carlo.vezzosi@legismail.it
Art Director Nicolò Begliomini - n.begliomini@giorgiotesigroup.it
Comunicazione e Marketing Fabio Fondatori - f.fondatori@giorgiotesigroup.it
Segreteria Carolina Begliomini, Maria Grazia Taddeo contatti@giorgiotesigroup.it
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La rivista della Capitale The Magazine of the Capital
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Pistoia addosso Pistoia State of Mind
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La Santissima Annunziata di Pistoia The Santissima Annunziata in Pistoia
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Le ombre di ieri, i riflettori di oggi Yesterday’s shadows, today’s spotlight
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Il cuore della città: Piazza della Sala The beating heart of the city
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Il Parco di Pinocchio compie 60 anni Collodi Park turns 60 years
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Il progetto Giorgio Tesi Junior The new project: Giorgio Tesi Junior
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via provinciale 154/G - 51031 - Agliana (PT) - ITALIA Tel +39 0574 751125-751366 - Fax +39 0574 677777 PANTONE 021c info@enotecalavuri.com © Emo Risaliti Graphic Designer
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Fondazione Giorgio Tesi Onlus Giorgio Tesi Onlus Foundation
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© Emo Risaliti © Emo Risaliti PANTONE PANTONE 021c 021c GraphicGraphic Designer Designer
Comitato di redazione: Leonardo Begliomini, Nicoletta Boccardi, Emanuel Carfora, Lorenzo Cipriani, Alessandra Corsini, Giuliano Livi, Martina Meloni, Maria Camilla Pagnini, Paolo Paolieri.
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Giardino Zoologico Incontri ravvicinati Close encounters
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La rinascita dell’antica ferriera di Maresca The revival of the old ironworks in Maresca
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Il Teatro Manzoni visto dai bambini The Manzoni Theater from a Children’s Point of View
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La Stamperia Benedetti di Pescia Stamperia Benedetti – Pescia
Hanno collaborato a questo numero:
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Eleonora Angelini, Massimo Baldi, Isabella Belcari, Nicoletta Boccardi, Filomena Cafaro, Maria Laura Contini, Gianluca Chelucci, Matteo Cafiero, Giovanni Capecchi, Lorenzo Cipriani, Alessandra De Paola, Fabio Fondatori, Manuela Geri, Donatella Giovannini, Beatrice Landini, Saverio Melegari, FAI Giovani Pistoia.
ENOTECA GIOVANNI
GOURMET CUISINE & FINE WINE
VIA GARIBALDI, 25/27 51016 MONTECATINI TERME (PT) TEL. +39 0572 71.695 FAX +39 0572 73.080 INFO@ENOTECAGIOVANNI.IT
WWW.ENOTECAGIOVANNI.IT
Traduzioni: Studio Blitz - Pistoia
Fotografie: Nicolò Begliomini, Carolina Begliomini, Aldo Fallai, Archivio Giardino Zoologico. Per le immagini pubblicate restiamo a disposizione degli aventi diritto che non si siano potuti reperire.
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Stampa Industrie Grafiche Pacini Ospedaletto (Pisa)
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La Città del Natale a Montecatini Terme The Christmas City in Montecatini Terme
I campioni olimpici toscani a Rio 2016 Tuscan Champions at the 2016 Rio Olympics
Petrolio e patrimonio L
Alessandra De Paola Assessore al Turismo Comune di Montecatini Terme
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a cultura non è professione per pochi: è una condizione per tutti, che completa l’esistenza dell’uomo. (Elio Vittorini)
Comprendere i mutamenti della geografia economica e politica di un comprensorio è un’impresa seria, che implica una profonda conoscenza della storia passata e recente, e un’obiettività che, unita al distacco, possa lasciare spazio ad una lettura onesta del territorio stesso. In Mille anni di storia milioni di piccole storie si sono susseguite nella provincia di Pistoia: dominazioni differenti, grandi e piccoli pellegrinaggi, invasioni, trascuratezze ed incredibili fortune. Tradizioni che avrebbero dovuto essere millenarie sono state solo decennali, e piccoli dettagli sono adesso traccia vibrante del millennio scorso. Il turismo italiano, se non già Europeo, è nato ai Bagni di Montecatini, i cui dintorni furono ben presto benedetti dal lavorio delle forniture, delle assunzioni stagionali, della ricchezza suddivisa per tutto il territorio: penso a Puccini che si affaccia dal colle di Uzzano, o Verdi che si incarica personalmente di recuperare un po’ di quei fagiolini di Sorana, tanto buoni; al biscottificio del Borgo, con il biscotto della Salute da mangiare dopo le acque, e alle gite dei nonni con i bambini al magico Parco di Pinocchio. Una storia recentissima, intorno ai 200 anni, quella dei Bagni di Montecatini come destinazione turistica, una parabola in assestamento, che fa i conti con mutamenti epocali del gusto turistico prevalente. Mutamenti sempre più repentini: concetto impensato fino a qualche decennio fa, quello di visitare e apprezzare edifici non già per la loro funzione, ma per il loro valore artistico. Ed è in questo passaggio che la “cultura” diviene nello stesso momento un’attrattiva per chi ne vuole possedere un po’ di più, e il motore che spinge a volerne conquistare ancora. La Cultura è benzina e motore, è petrolio e patrimonio: c’è chi si affretta a trasformare il proprio patrimonio in petrolio, come Pistoia, e chi deve trovare il modo di trasformare il proprio petrolio in patrimonio, come Montecatini Terme. Due sfide enormi. Convertire il nostro Oro blu, le nostre acque, il nostro petrolio in un nuovo patrimonio è una sfida che Montecatini per ora ha colto solo in parte, e sulla quale deve recuperare terreno. Convertire il proprio patrimonio in crescita è una sfida che si pone adesso Pistoia, con lo straordinario traguardo della nomina a Capitale della Cultura per il 2017 dello scorso Gennaio, cui ora deve seguire un importante piano di divulgazione nazionale e internazionale, che la proietti, al tempo di questo “gusto”, nell’olimpo del turismo mondiale, come merita. Quanto siamo fortunati.
Wealth and heritage
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ulture is not a profession for the few: it is a condition for everything that completes man’s existence. (Elio Vittorini)
Understanding the changes in the economic and political geography of an area is a serious undertaking, which implies a profound knowledge of the past and recent history, and an objectivity that, combined with detachment, leaves room for an honest reading of the area itself. Over a thousand years of history, millions of little stories have taken place in the province of Pistoia: different dominations, large and small pilgrimages, invasions, neglect, and incredible fortunes. Traditions that should have lasted for thousands of years endured only for decades, with small details being now a vibrant sign of the last millennium. Italian, if not European, tourism was born in Bagni di Montecatini, whose surroundings were soon blessed by the bustle of suppliers, seasonal hires, and a wealth shared throughout the territory. I think of Puccini who looked out from the hills of Uzzano or Verdi who took it upon himself to save a few of those quite delicious Sorana beans; the cookie factory in Borgo a Buggiano, with its biscotto della Salute to be eaten after having taken the waters, and trips of grandparents taking children to the magical Pinocchio Park. Bagni di Montecatini’s very recent history – about 200 years –as a tourist destination is a path to growth, which is dealing with momentous and ever more rapid changes in current tourist tastes. Until a few years ago, it was unthinkable to visit and appreciate buildings for their function, rather than their artistic value. This is the transition through which “culture” becomes simultaneously an attraction for those who want to have a little more, and the drive that powers the desire to win again. Culture is the fuel and the engine; it is wealth and the heritage: there are those, such as Pistoia, who are quick to turn their heritage into wealth and others, like Montecatini Terme, which must find ways to transform their wealth into heritage. Two huge challenges. Converting our “blue gold”, our waters, our wealth into a new heritage is a challenge that, for the moment, Montecatini has exploited only in part and has much catching up to do. Converting one’s own growing heritage is a challenge that Pistoia is only now facing, with its extraordinary nomination as the 2017 Capital of Culture last January. It must now be followed by a strategic national and international publicity plan, which is now pitching it at the temple of this “taste”, on the Olympus of world tourism, as it deserves. How lucky we are. 9
RICONOSCIME
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ENTO CAPITALE La rivista della Capitale
Il racconto continua NATURART e “Discover Pistoia” sono stati scelti come strumenti di promozione per il 2017
TESTO Fabio Fondatori 11
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gni tanto è utile, e anche inevitabile, guardare indietro. Lo facciamo – in apertura di questo nuovo numero di NATURART – anche noi, proprio mentre gli enti locali ci hanno dato un importante riconoscimento: quello di essere, sia come rivista che come portale “Discover Pistoia”, partner per la promozione della città e dei progetti che verranno realizzati nel corso del 2017, anno in cui Pistoia sarà Capitale italiana della cultura. Ci guardiamo indietro perché quelli che – senza presunzione e con tutta la modestia necessaria – possono essere definiti dei successi, non nascono dal niente. Sei anni fa un imprenditore come Fabrizio Tesi ha deciso di promuovere la propria azienda (la Giorgio Tesi Group) insieme al suo territorio, fatto di vivai e di verde, ma anche di arte, cultura, tradizioni. È nata così NATURART, il cui primo numero è apparso nel dicembre del 2010: un trimestrale che gira il mondo e che ha sempre più affondato le radici nella nostra realtà, incontrando una crescente attenzione anche da parte dei lettori locali. La storia di una rivista è fatta di persone: sono molti coloro che hanno collaborato a questo progetto e tutti sono stati importanti.
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Dietro a questo “tutti” ci sono tanti nomi: ma farne uno significherebbe ignorarne decine. Meglio evitare, dunque, pur sapendo che – appunto – questo “tutti” non rappresenta un gruppo anonimo: è fatto di uomini e di donne, giovani o meno giovani, ciascuno dei quali abbiamo ben presente, perché ha animato la rivista, occupandosene ai vari livelli (dall’ideazione alla scrittura di articoli, dall’impaginazione alla stampa e alla distribuzione), portando suggerimenti, contributi, idee; e non risparmiandoci, talvolta, attente critiche. Ed è fatta, questa storia, di fotogrammi: in una galleria ideale, non potremmo non mettere le immagini delle presentazioni che hanno accompagnato l’uscita di ogni numero. Ogni numero un incontro, in un luogo suggestivo del nostro territorio, conosciuto o talvolta pochissimo noto e da scoprire. Guardiamoci indietro, appunto, e osserviamo queste immagini: dalle prime presentazioni alle più recenti, in luoghi più istituzionali e in spazi all’aperto, in ville storiche e in chiese consacrate o sconsacrate. Avendo la gioia, ogni volta, di incontrare un pubblico numeroso, attento, partecipe; e orgoglioso delle bellezze di questa parte della Toscana e anche della rivista che, con costanza, da sei anni le sta raccontando.
The Magazine of the Capital
The continuing story NATURART and Discover Pistoia were chosen by the city and the Tuscan Region as promotional tools for 2017
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ometimes it is useful and even necessary to look backward. In opening this new issue of NATURART, we too are doing this, just as the local authorities (from the City of Pistoia to the Tuscan Region) have given us an important recognition: to be, both as a magazine and the Discover Pistoia portal, partners in promoting the city and the projects that will be carried out during 2017, the year when Pistoia will be the Italian Capital of Culture. We are looking back because - without presum-
ption, and with all due modesty – what can be defined as successes did not appear from nothing. Six years ago, an entrepreneur like Fabrizio Tesi decided to promote his business (the Giorgio Tesi Group) together with his local area, consisting of nurseries and green areas, but also of art, culture, and traditions. As a result, NATURART came into being, with its first issue appearing in December 2010. traveling the world, this quarterly publication has sunk its sunk roots ever deeper in our world, attracting greater interest among our local readers. The story of a magazine is made up of people. There have been many who have worked on this project and all have been important. There are so many names behind these “many people”. However, a situation best avoided is to mention one of them while ignoring dozens of others, knowing that the “many people” are not an anonymous group. Rather they are men and women, young or not so young, each one of whom we have clearly in mind because they have given life to this magazine, looking after the various levels (from conception to writing articles to layout to printing and distribution), through suggestions, contributions, and ideas -- and sometimes without sparing us thoughtful criticism.
This story is made up of stills. In an ideal gallery, we could not fail to place the images of the presentations accompanying the publication of each issue. Each issue has offered an encounter with picturesque places – either well-known or still unknown yet waiting to be discovered - in our local area. Indeed, let us look back and consider these images: from the first presentations to the latest, in more institutional locations as well as in open spaces, historic villas, and consecrated or deconsecrated churches. It has been a joy on every occasion to meet such a large, attentive, and participatory readership – and a matter of pride in the beauties of this part of Tuscany as well as of a magazine that has been consistently telling them for six years.
www.discoverpistoia.it Pagine d’apertura: la presentazione di Naturart al Museo Marino Marini; nelle due pagine: altri momenti delle presentazioni di Naturart nel corso degli anni. Opening pages: the presentation of Naturart at the Marino Marini Museum; on these two pages: shots from other Naturart presentations over the years.
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Orgoglio e appartenenza
Pistoia addosso Una cittĂ descritta dal racconto dei suoi abitanti
TESTO Giovanni Capecchi FOTO Nicolò Begliomini
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inque domande e cinque risposte diverse; dieci sollecitazioni – rivolte ad altrettante persone – e dieci riflessioni distinte. Ciascuno a suo modo, direbbe Luigi Pirandello; ciascuno la sua “verità”. Che cosa è Pistoia per voi? Quale Pistoia vi portate addosso? Quale nota della città, quale luogo, quale ambiente, quale strada o monumento, quale rumore od odore, quale sentimento cittadino fa parte di voi? Quale frammento di Pistoia Capitale italiana della cultura 2017 vi appartiene? Il quesito è stato per ora lanciato ad un numero limitato di persone. Il bambino ci ha raccontato il suo luogo, la biblioteca San Giorgio, dove gioca e si perde tra libri e divanetti, in uno spazio di studio ma anche di incontro e – almeno per lui – di avventure: e ci ha ricordato quanto detto da un altro suo coetaneo che, dopo aver visitato la biblioteca, ha esclamato pieno di gioia: “Il giorno più bello della mia vita è stato quando mi sono iscritto alla San Giorgio”. La ragazza ha puntato l’attenzione sul centro cittadino, con le sue strade e le sue piazze, dove si intrecciano storie e vite: storie e vite che, incontrandosi, si arricchiscono, andando a formare – come piccoli tasselli di un mosaico – l’identità della città. Fabrizio Zollo, che da Via del Vento continua a inviare al mondo i volumetti stampati dalle sue edizioni e curati con le attenzioni che meritano tutte le nascite, ci propone, come identità profonda di Pistoia, “il carattere malinconico dei suoi abitanti”, che non viene meno neppure quando sorridono, “quasi portassero nell’animo il rimorso di non saper afferrare del tutto la segreta bellezza e la malia del canto che trasuda dai muri di questa città”. Il campione di basket, Gek Galanda, pistoiese di
adozione, rivolge il suo pensiero ai luoghi dello sport: la Pistoia che si porta addosso è, prima di tutto, quella del PalaCarrara, e non solo perché ha calcato il parquet per alcuni anni, regalando a se stesso e ai tifosi numerose soddisfazioni, ma anche perché là, intorno ad una squadra, si è riunita una comunità, che ha scoperto di condividere importanti valori: l’amicizia, lo spirito di gruppo, l’amore per la propria città.
Invitiamo tutti i cittadini a raccontarci la loro Pistoia Capitale C’è la signora anziana, lo sguardo fiero e gli occhi ancora scintillanti, che, dal suo paese, ci dice che la sua Pistoia è famiglia, valori, tradizione e la terra e il verde del suo paesaggio. È il Campanile della Cattedrale il luogo che identifica la città per un ragazzo che cammina un po’ stralunato nella Piazza del Duomo; è la realtà municipale che ama dividersi e polemizzare, ancorata alle diatribe medievali tra guelfi e ghibellini, quella che ci racconta un altro intervistato. Ma c’è pure chi si porta addosso il bianco e il verde dei marmi di tanti nostri monumenti, i colori del mercato cittadino, il senso di una perifericità che finisce per costituire una ricchezza, l’immagine del cavallo imbizzarrito di Marino Marini. Ed è solo l’inizio. Il progetto è stato pensato da NATURART per accompagnare la nomina di Pi-
“... è legame unico fra sport e città” Giacomo Galanda
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stoia come Capitale della cultura, in modo da far partecipare tutti i cittadini a questo importante appuntamento. Un progetto di racconto, ma anche un progetto grafico e fotografico. Nei prossimi mesi, fino al 31 marzo 2017, tutti possono farci pervenire una frase, un’immagine, una riflessione che spieghi che cosa Pistoia rappresenta per loro, quale frammento di città sentono più vicino: basterà scriverci a redazione@ discoverpistoia.it. Trenta di questi pensieri verranno scelti da NATURART e diventeranno altrettanti manifesti, che andranno a formare una esposizione conclusiva: con il volto di chi racconta, la foto del luogo amato (o un’immagine che si leghi alla suggestione che viene trasmessa), le tonalità del bianco e del verde, le strisce dei nostri marmi. Che sembrano quasi dipinte sulla pelle di ciascuno: perché ognuno di noi – anche se non ci ha mai pensato – ha una sua Pistoia addosso. Tutti gli altri pensieri ed immagini che non saranno scelti per l’esposizione saranno comunque pubblicati su www.discoverpistoia.it in una sezione dedicata a “Pistoia addosso”.
www.discoverpistoia.it Pagine d’apertura: i monumenti di Pistoia ed un volto utilizzato per la campagna; sotto: il campione di basket Giacomo Galanda; a destra: Giovanna Bargiacchi con il panico a seccare in campagna. Opening pages: monuments of Pistoia and one of the faces used for the campaign; below: the basketball champion Giacomo Galanda; to the right: Giovanna Bargiacchi, with grain ears of millet drying.
“... è famiglia, valori e tradizione” Giovanna Bargiacchi
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“... è crescere e divertirmi in posti magici” Tommaso
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Cultura e divertimento in un luogo da fiaba! Culture and fun in a fairy tale place!
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“... è la segreta bellezza e la nostalgia che umide trasudano dalle mura di questa città” Fabrizio Zollo
Pride of Belonging
Pistoia State of Mind A city described through the impressions of its inhabitants
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our questions and four different answers; ten requests - made to an equal number of people - and ten distinct observations. Each in its own way, Luigi Pirandello would say. Each with its own “truth”. What is Pistoia for you? Which Pistoia do you show? Which feature, place, location, street, sight, noise or smell is your own personal favorite as an inhabitant? Which bit of Pistoia, the 2017 Italian Capital of Culture, belongs to you? For now, only a limited number of people have been queried. One child told us that his place was the San Giorgio Library, where he plays and loses himself amid the books and padded benches in a study space but - at least for him – is also a place for gathering and for adventures. He reminded us what another child his own age said, who, after visiting the library, happily announced that “the best day of my life was when I got my library card at the San Giorgio.” One girl focused her attention on the historical cen-
ter, with its streets and squares, whose stories and lives mingle and merge to become richer, thus forming - like the small tesserae of a mosaic – the city’s personality. Fabrizio Zollo, who continues to dispatch from Via del Vento throughout the world copies of his printed booklets and treated with all the care that such births deserve, suggests that Pistoia’s very identity is “the melancholy nature of its inhabitants” that lingers even when they smile, “ feeling almost guilty at heart for not knowing how to grasp all the secret beauty and charm of the song that seeps from the city’s walls.” The basketball champion For Gek Galanda, a Pistoiese by adoption, his personal Pistoia are its sport sites, with the Palasport being first and foremost, where he trod the floorboards of that indoor sport arena for some years, giving great satisfaction to himself and his fans. However, most of all, because it was there that a community came together around a team, discovering that they shared important values, like friendship, a team spirit, and a connection to their own city. There is an old lady, her face furrowed by wrinkles and her eyes still sparkling, who tells us in her mountain village that she finds her Pistoia in these woods and in those landscapes. The bell tower of the cathedral is the city of a somewhat wide-eyed boy walking in Piazza del Duomo. It is the local characteristic that loves the division and arguments, based on the medieval diatribes between Guelphs and Ghibellines, as another interviewee tells us. Yet there
are also those who show off the green and white marbles on many of our monuments, the colors of the city market, the sense of remoteness that ends up becoming an asset, and the image of Marino Marini’s frightened horse. This is only the beginning. The project was conceived by NATURART to complement Pistoia’s nomination as Capital of Culture, so as to involve all inhabitants in this important event. It is a project of tales but also with graphics and photographs. In the coming months, until 31 March 2017, anyone can send us, at redazione@discoverpistoia.it, a few words, an image, or a thought that explains what Pistoia means to them or which bit of the city they appreciate the most. NATURART will choose thirty of these submissions, which will become an equal number of posters that - we hope - will become a final exhibition: with the storyteller’s face, photos of a favorite place (or an image tied to the impression being conveyed), the shades of white and green, the stripes of our marbles, which almost seem to be painted on the surface of each: because everyone of us - even if we have never thought about it - has our own Pistoia to show off. Pagine precedenti: la Biblioteca S.Giorgio e la città viste con gli occhi dei bambini; in alto: Fabrizio Zollo e la Fortezza S.Barbara (foto Olivier Bastide). Preceding pages: the San Giorgio Library and the city seen through the eyes of children; top: Fabrizio Zollo and the Santa Barbara Fortress (photo Olivier Bastide) 21
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La Santissima Annunziata di Pistoia
Patrimoni da salvare
La fondazione del complesso monastico risale al 1200, ma decisivi sono stati gli interventi dei secoli XVII e XVIII TESTO Matteo Caffiero Beatrice Landini FAI Giovani Pistoia
FOTO Nicolò Begliomini
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Gatteschi e Giovacchino Fortini. Inoltre, da una lettera del 1720, scritta dal Priore del convento a Tommaso Puccini, si evince che in quel periodo stanno lavorando in contemporanea presso la chiesa Gian Domenico Ferretti, autore della splendida dipintura della volta del presbiterio, il quadraturista Lorenzo del Moro e Niccolò Nannetti, autore dei 16 riquadri del Santorale dei Servi nel registro superiore delle pareti della chiesa. La realizzazione degli stucchi è invece opera dei ticinesi Bernardino e Tommaso Cremona, molto attivi in città.
Di straordinaria importanza il Chiostro dei morti con i suoi affreschi
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a fondazione del complesso monastico della Santissima Annunziata risale alle origini dell’Ordo Servorum virginis Mariae ad opera del priore Filippo Benizi; siamo nel secolo XIII, il secolo degli ordini mendicanti, e la comunità dei Servi di Maria si inserisce in questo fecondo solco spirituale. La chiesa stessa è concepita secondo lo schema classico dell’usus Pauper, con la rinuncia dei costosi apparati voltati e l’uso delle capriate a vista e, sulle pareti, le ampie superfici si offrono per l’edificazione di altari da parte delle nobili e ricche famiglie Pistoiesi; proprio l’impegno di queste porterà a lavorare nel complesso della Santissima Annunziata le più valide maestranze delle diverse epoche: Sebastiano Vini metterà
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mano nella dipintura dell’angelo e della gloria all’altare, dopo che l’affresco della Vergine del XIV secolo fu staccato dalla sede di origine e traslato dove oggi lo ammiriamo; sempre Vini è anche l’autore della tavola della Circoncisione di Gesù che si trova alla destra del presbiterio; Lodovico Cardi, detto il Cigoli, realizzerà la splendida tela della Natività nella cappella di sinistra del presbiterio; lavorano poi nella chiesa, solo per citarne alcuni, Fra Paolino, Gerino Gerini, Marco Rossermini, Bernardino di Antonio del Signoraccio, Piero Scalabrino, Alessio Gimignani. Ma ad operare il “grande abbellimento” e la sistemazione “alla Moderna”, secondo l’ecclesiologia e i dettami del Concilio di Trento, nei sec XVII-XVIII saranno gli architetti Francesco Maria
Senza dubbio uno degli apici artistici lo si raggiunge con la decorazione delle 26 lunette del chiostro dei morti della Santissima Annunziata: si svolge principalmente nel corso del 1600 in tre fasi e rientra nell’ottica della pubblica esibizione del ruolo sociale e politico delle famiglie pistoiesi committenti che la rendono possibile con le loro donazioni in cambio dello stemma sotto ogni lunetta. Per la prima fase agli inizi del secolo viene chiamato il fiorentino Bernardino Barbatelli, detto il Poccetti, con l’incarico di raffigurare la vita dei Sette Santi fondatori dell’Ordine. Sull’incarico dato al Poccetti abbiamo un vivace e dettagliato rendiconto nei documenti dei frati. Noto per i suoi ritmi serrati di lavoro, ma ancor di più per la sua dedizione al bere (da qui il suo soprannome), Bernardino riceve la commissione già nel 1599 ma, tardando ad arrivare, costringe il padre provinciale a mettersi in viaggio verso Firenze nell’agosto 1601 per riuscire a portarlo a Pistoia con sé solo nei primi giorni di Settembre, spendendo “15 lire per condurlo e 3 lire in 4 fiaschi di vino di Firenze”.
La seconda fase è opera di un altro fiorentino, Francesco Montelatici detto Cecco Bravo, nel 1633. Il tema è la vita del Beato Bonaventura (il cui culto venne approvato nel 1822, mentre la consegna ufficiale delle reliquie al vescovo di Pistoia fu fatta nel 1915), rappresentata con uno stile ricco di tensione lucida e travolgente che non lascia dubbi sulla motivazione del soprannome attribuito all’artefice di questi affreschi. La prima delle lunette in questione è forse la più interessante dell’intero ciclo decorativo: il Beato vive alla fine del 1200, ma il pittore traspone la storia in ambientazione seicentesca, fornendoci una formidabile fotografia della vita pistoiese contemporanea. Si riconosce piazza del Duomo dove Bonaventura è in fase di duello, armato di
uno scudo con l’arme dei Bonaccorsi (che avevano acquisito il “diritto” di paternità del Beato). La narrazione delle storie del Beato passa a questo punto nelle mani di artisti pistoiesi, Alessio Gemignani e Francesco Leoncini, e l’ultima fase decorativa avviene negli anni ‘50 del secolo: il meno noto Martinelli, pittore dal ritmo pacato, chiude la narrazione con la morte e le esequie del Beato. Questo magnifico complesso richiede ad oggi un importante intervento di restauro, ne va come sempre della ricchezza, non solo artistica, della nostra comunità locale. A tale scopo il Chiostro dei morti è stato il fulcro della passata edizione della Faimarathon, la manifestazione autunnale del FAI che aveva per tema orti, chiostri e giardini.
Pagine d’apertura: lunetta sul lato Nord dipinta da Francesco Montelatici; rappresenta un duello in Piazza del Duomo a Pistoia nei primi anni del ‘600; pagina a fianco: dettagli della decorazione dei pennacchi; in alto: una lunetta con Bonaventura in ginocchio davanti al crocifisso; sotto: alcune viste del chiostro dei morti e particolari delle lunette. Opening pages: on the north side, lunette painted by Francesco Montelatici, depicting a duel in Pistoia’s Piazza del Duomo in the early 1600s; Opposite page: detail of the decorations in the pendentives; top: a lunette with Bonaventura kneeling before the crucifix; below: some views of the Cloister of the Dead and details of the lunettes.
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The Santissima Annunziata
A heritage to be saved The monastery’s foundation dates back to 1200, but the work carried out in the 17th and 18th centuries was decisive
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he foundation of the monastery of Santissima Annunziata dates back to the origins of the Ordo Servorum Virginis Mariae by Prior Filippo Benizi. We are in the 13th century, the era of the mendicant orders, and the community of the Servants of Mary was a part of this fruitful spiritual backdrop. The church itself was designed according to the classic usus Pauper model, rejecting expensive vaulted apparati, the use of exposed trusses, and, along the walls, the large areas available for Pistoia’s noble and rich families to build altars. It was precisely this commitment that brought the most skilled workers from different eras to work on the Santissima Annunziata complex. Sebastiano Vini painted the angel and glory on the altar after the 14th-century fresco of the Virgin had been detached from its original location and moved to where it can be seen today. Vini also painted the panel painting depicting the Circumcision of Jesus, to the right of the presbytery. Lodovico Cardi, known as Cigoli, created the wonderful painting of the Nativity in the chapel on the left of the presbytery. Among those to later work in the church were Fra Paolino, Gerino Gerini, Marco Rossermini, Bernardino di Antonio del Signoraccio, Piero Scalabrino, and Alessio Gimignani, to name just a few. However, it was the architects Francesco Maria Gatteschi and Joachim Fortini who carried out the “great embellishment” and “Modern” layout according to ecclesiology and the dictates of the Council of Trent in the 17th and 18th centuries. Furthermore, a 1720 letter written by the convent’s prior to Tommaso Puccini shows that, at that time, works were being carried out simultaneously at the church by Gian Domenico Ferretti, who did the wonderful painting of the presbytery vault, as well as the quadraturist Lorenzo del Moro and Niccolò Nannetti, who painted the sixteen panels of the Sanctorale of the Servants in the upper register of the church’s walls. The stuccoes are the work of Ticino Bernardino and Tommaso Cremona, who were very active in the city. Without a doubt, one of the artistic peaks is the 26 lunettes decorating Santissima Annunziata’s Cloister of the Dead. Carried out in three phases primarily during the 1600s, it also falls under the public exhibition of the social and political role of Pistoia’s patron families whose donations in exchange for the coat-of-arms appearing in each lunette made the work possible. For the first phase, at the beginning of the century the Florentine Bernardino Barbatelli, known as Poccetti, was given the task of depicting the lives of the order’s
seven holy founders. We have a lively and detailed statement in the friars’ documents regarding the commission given to Poccetti. Known for his frenetic work pace, but even more for his dedication to drinking (hence his nickname), Bernardino had already received the commission in 1599 but took so long to show up that the provincial father was forced to travel to Florence in August 1601. He was unable to return to Pistoia with Poccetti until the beginning of September, spending “15 lire to accompany him and 3 lire for 4 bottles of wine from Florence”. The second phase is the work of another Florentine, Francesco Montelatici, known as Cecco Bravo, in 1633. The subject is the life of the Blessed Bonaventura (whose cult was approved in 1822, while the official handover of the relics to the bishop of Pistoia was carried out in 1915), and is depicted with a polished, sweepingly powerful style that leaves no doubt for the reason of giving this nickname to the artist of these frescoes. The first of the lunettes in question is perhaps the most interesting of the entire decorative cycle. The Blessed lived at the end of the 1200s, but the artist transposes the story to a 17th-century setting, providing us with a formidable picture of contemporary life in Pistoia. Piazza del Duomo is recognized as the location where Bonaventura is dueling, armed with a shield with the coat-ofarms of the Bonaccorsi family (who had acquired the “right” to the Blessed’s paternity).
The telling of the Blessed’s stories at this point passed into the hands of Alessio Gemignani and Francesco Leoncini, artists from Pistoia, with the final decorative phase taking place in the 1650s. The less well-known Martinelli, a painter with a leisurely pace, completed the narrative with the Blessed’s death and funeral. This magnificent complex today is in need of a major restoration, contributing beyond its artistic value to our local community’s wealth. To this end, the Cloister of the Dead was the focus of the last Faimarathon, FAI’s autumn event whose theme was cloisters, orchards, and gardens.
www.discoverpistoia.it Pagine precedenti: la lunetta sopra l’ingresso della sagrestia lato est; pagina a fianco: particolare di lunetta di Alessio Gemignani; sopra: la Cappella maggiore; sotto: l’altare della SS.Annunziata ed un particolare della Madonna con bambino. Preceding pages: the lunette above the entrance of the east sacristy; opposite page: detail of a lunette by Alessio Gemignani; above: the main chapel; below: the altar in the Santissima Annunziata and a detail of the Madonna with Child.
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CON TOSCANA OVUNQUE BELLA OGNI GIORNO UN COMUNE PROTAGONISTA Una Toscana inedita e raccontata dal basso: è quella da esplorare su toscanaovunquebella.it. Un arazzo di storie affascinanti, di racconti brevi ciascuno a descrivere un Comune della regione in italiano e in inglese, navigabili per interessi o usando la mappa per scegliere le storie in base alla posizione geografica. La vera novità del progetto, promosso dalla Regione insieme a Toscana Promozione Turistica e Fondazione Sistema Toscana con il supporto di ANCI, è il fatto di coinvolgere attivamente i territori permettendo ad ogni Comune di inserire i propri contenuti veicolando la propria identità e diventando protagonista del progetto di promozione turistica. “Vivere in un castello” è il titolo del racconto di Serravalle Pistoiese tutto giocato tra arte e spiritualità in un’atmosfera medievale, dato che la Francigena – nel tratto da Pistoia ad Altopascio – passava proprio da lì. Cutigliano ha scelto di raccontarsi attraverso la storia: “Viaggio alla scoperta delle terre di nessuno” in cui il territorio è descritto come una “palestra a cielo aperto”, con la famosa funivia della Doganaccia oltre a sentieri perfetti per il downhill e l’orienteering. C’è poi il percorso “Da Leonardo a Pinocchio” che collega tra loro, con un immaginario filo rosso, 11 comuni del pistoiese e non solo. Un tour a tappe alla scoperta di: Buggiano, Chiesina Uzzanese, Vinci, Lamporecchio, Larciano, Pieve a Nievole, Ponte Buggianese, Montecatini Terme, Uzzano, Monsummano Terme e Massa e Cozzile.
EACH DAY TOSCANA OVUNQUE BELLA SHOWCASES A DIFFERENT TUSCAN TOWN Tuscany seen through a whole new lens: discover Tuscany from a new perspective on toscanaovunquebella.it. A tapestry of fascinating stories about life in Tuscany’s many cities and towns both in English and in Italian, through which to navigate according to themes or geographical location, thanks to the website’s map. The most significant innovation of the project, which is promoted by the Region of Tuscany alongside Toscana Promozione Turistica and Fondazione Sistema Toscana and supported by ANCI, is that it directly involves municipalities, making it possible for each town to share contents and showcase its history and identity, taking centre-staged in its promotion as a tourism destination. “Life in a castle” is the title of the story shared by Serravalle Pistoiese, where art and spirituality are immersed in a medieval atmosphere, as the Via Francigena crosses through it, in the section that goes from Pistoia to Altopascio. The town of Cutigliano has chosen to share a story entitled “ Journey to no-man’s land” in which the town is described as an “open air playground”, with its famous Doganaccia cable-car and its trails - perfect for downhill trekking and orienteering. The itinerary entitled “From Leonardo to Pinocchio” connects 11 towns of the Pistoia area through one common invisible thread – a tour route with numerous stops: Buggiano, Chiesina Uzzanese, Vinci, Lamporecchio, Larciano, Pieve a Nievole, Ponte Buggianese, Montecatini Terme, Uzzano, Monsummano Terme and Massa e Cozzile.
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Pistoia Capitale italiana della Cultura 2017
Le ombre di ieri
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i riflettori di oggi
Un decennio di cambiamenti visto attraverso alcuni luoghi simbolo TESTO Massimo Baldi
FOTO Nicolò Begliomini 33
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i notte Pistoia quello scisma epilettico che afferra la gola quell’inumano territorio che trasale quella provincia della mente”. Riscrivo a memoria, di getto, questi versi scritti più di dieci anni fa come incipit di un poemetto che volevo dedicare a Pistoia. Ne uscì un componimento scadente che è finito nella spazzatura. Ma questi versi mi aiutano a ricordare quanto incollerita fosse allora per me, studente universitario con ambizioni accademiche e letterarie, la storia d’amore con la mia città. Oggi non scriverei le stesse cose. E non solo perché quelle mie brame sono ormai venute meno (a favore di altre, beninteso!), ma perché la città, negli ultimi dieci anni, è cambiata. E i luoghi della sua vivacità culturale sono mutati. Ricordo, ad esempio, l’Alibi Club, in via Puccinelli, un locale che, in un centro storico allora deserto e sgradevolmente silenzioso, era come una piccola promettente lanterna nella notte, soprattutto per chi, come me, voleva passare serate che conferissero alla propria esistenza una adeguata aura di bohème, ancorché provinciale. L’Alibi: un locale che oggi non potrebbe letteralmente esistere, sarebbe fuori contesto, finirebbe o assorbito o annientato. Vi si incontrava quasi ogni sera, tra gli altri, Pierluigi Zollo, un grandissimo attore teatrale e un uomo il cui notevole fascino emanava dalla sua sterminata cultura letteraria e cinematografica, oltre che dalla sua disinvoltissima vanità. Ma c’era anche, in via Porta San Marco, il Metro, un club più frequentato e meno ‘meditativo’ che a me sembrava uscito da un romanzo di Georges Simenon. Per accedervi si suonava un campanello e si scendeva in un seminterrato. E questo era già bellissimo. Arrivarci alle undici di sera, con Roberto Carifi e la sua guascona comitiva, per me, allora
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appena diciottenne, era come vivere la notte con Jean Gabin. Con loro imparavo il galateo dell’intellettuale di provincia e del ‘maledetto toscano’, il divieto quasi assoluto di prodursi in pose, appunto, intellettuali, gli angusti confini del turpiloquio all’interno dei quali, senza eccessi di garbo né di grevità, si poteva conservare uno spazio di vita di branco tutto sommato precariamente paradisiaco.
Pistoia non sarebbe potuta diventare quello che è senza le vitali ombre di ieri Poco prima della chiusura del Metro, aprì il Pirobutirro, che era costruito proprio intorno a un’idea di proposta culturale. Anche questo è un luogo a cui devo molto – a cui tutta la mia generazione deve molto. Gli deve proiezioni cinematografiche, concerti, reading letterari e – soprattutto! – una variopinta e straordinaria umanità, di quelle che hanno bisogno di un luogo, di un progetto, per essere agglomerate e fatte incontrare. Alibi, Metro, Pirobutirro: tre spazi subito al di fuori del nucleo del centro storico. Tre spazi che a mio avviso rappresentano una piccola epoca e anche una piccola mitologia. Poi, il cambiamento. Che segna la città e che mi viene facile raccontare parlando, rapidamente, di due luoghi: la Sala e la Libreria Lo Spazio di Via dell’Ospizio. Due luoghi che ho amato e che amo. Ma che hanno trasformato
forse non solo me, ma tanti di noi, rompendo l’incantesimo di quella estetica dell’insoddisfazione. Partiamo dalla Sala, proprio da quella che alcuni odiano, la Sala del venerdì sera di fine maggio, la Sala gremita come una piazza di Marsiglia o di Barcellona. Un’altra culla di cultura, che inizia a crescere alla fine del 2001 e che ‘esplode’ a metà del decennio, con locali che prendono il nome da giganti della letteratura cinquecentesca, da matematici russi e da versi danteschi. Un luogo incantevole, che invita alla socievolezza e all’empatia, ma che non ha, rispetto a quelli a cui ho accennato, la stessa capacità di addensare e far collidere esperienze umane, ognuna a suo modo, abitate da un demone. Un luogo, detta sbrigativamente, in cui ci si incontra di più eppure, nel contempo, di meno. Tutto il contrario della Libreria Lo Spazio, che già altrove ho descritto come un “isolato luogo di diffusione e condivisione dell’intelligenza”. La sua centralità nella vita culturale di Pistoia non la deve tanto alla qualità della selezione libraria, della musica o delle esposizioni fotografiche e pittoriche, alle molte iniziative letterarie e alla selezione di tè da intenditori, quanto, a mio avviso, al suo essere crocevia di esperienze. Con due grandi, qualitative differenza rispetto ai tre luoghi che ho eretto a simboli di un’altra stagione. Quelli erano luoghi eminentemente ‘notturni’, quasi vampireschi, tanto quanto lo Spazio è luogo irriducibilmente diurno, che esprime il meglio di sé quando le giornate si allungano e la luce lo penetra fino all’ora di chiusura. E questa è la prima differenza. Venendo alla seconda: pur essendo un luogo che, come si dice a Pistoia, ‘fa conca’, tende cioè a far incontrare un certo tipo di persone, questa comunità è comunque a suo modo selezionata su un piano strettamente culturale. È comunità di uomini che vivono bene in mezzo – anzi: insieme ai libri. Mentre di quei luoghi e di quella stagione erano protagonisti anche affabulatori più improbabili, figure tra il grottesco e il drammatico, che hanno lasciato nelle vite di molti di noi la loro traccia facendo semplicemente, parafrasando Nietzsche, di se stessi un capolavoro. Ormai siamo uomini fatti e dobbiamo, a un certo punto, tirare le somme, senza farsi prendere dalla nostalgia. La Pistoia di oggi è sicuramente più vivace di quella di allora, che – per quanto fosse ben amministrata e in piena espansione – non sarebbe mai potuta diventare Capitale Italiana della Cultura. Si può quasi dire che quella intensità che allora si condensava in quelle spelonche, marginali e nascoste, oggi si è squadernata, ha vertebrato la città. Non più disseminata ed esoterica, quella cultura è diventata energia diffusa. Dal porto sepolto ha conquistato la città emersa. Ma certo, se questa città, oggi, si è guadagnata i riflettori, lo deve anche alle ombre di allora.
www.discoverpistoia.it Pagine d’apertura: una immagine di Piazza della Sala che mette in risalto le ombre; in alto: il loggiato di Palazzo Comunale; pagina a destra: la Cattedrale di San Zeno vista dal Battistero. Opening pages: the food market in Piazza della Sala; at the top and bottom: heraldic symbols on the entablature; page to the right: the Leoncino well.
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Pistoia Italian Capital of Culture 2017
Yesterday’s shadows, today’s spotlight A decade of changes as seen through some symbolic places
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y night Pistoia that epileptic schism which grabs your throat, that inhuman territory that startles the province of the mind.” I am rewriting, hastily, from memory these verses written over ten years ago as the beginning of a poem that I wanted to dedicate to Pistoia. Such a poor work came out that it ended in the trash. Yet these verses help me to remember how angry, for me, I was then, a university student with academic and literary ambitions and a love affair with my city. Today I would not write the same things, and not just because my desire for them (in favor of others, of course!) has now ceased to exist. Instead, it would be because, over the past decade, the city has changed. As have its culturally vibrant locales. For example, I am reminded of the Alibi Club, in Via Puccinelli, a place that, in the deserted, uncomfortably silent historical center of the town, was like a small, promising lantern in the night, especially for those who, like me, wanted to spend their evenings giving their lives an acceptable aura of nonetheless provincial bohemianism. The Alibi: a place that literally could not exist today. It would be isolated, ending up either being taken over or demolished. Among those who used to meet there almost every evening was Pierluigi Zollo, a great theater actor and man whose considerable charm emanated from his vast literary and film culture, not to mention his extremely nonchalant airs. However, there was also the Metro, a popular, less “contemplative” club in Via Porta San Marco. To me, it looked like something out of a Georges Simenon novel where, in order to enter, you had to ring a bell and then go down into a basement. This by itself was really great. At eleven o’clock in the evening, Roberto Carifi and his party of braggarts would arrive there, where, at the age of eighteen, I learned to experience the night with Jean Gabin. With them, I learned the etiquette of the provincial intellectual and of the “cursed Tuscan”, the almost absolute ban on intellectual posturing, and the narrow limits of using bad language within which, without excessive civility
or solemnity, there was room for a by and large fleetingly divine life. Shortly before the Metro closed, the Pirobutirro opened, created specifically with the idea of offering culture. Moreover it is a place to which I, indeed my entire generation, owe a great deal, with its film screenings, concerts, literary readings, and - most of all! - an extraordinarily vibrant community of people who needed a place, an initiative, for getting together and discuss things. The Alibi, the Metro, and the Pirobutirro: in my opinion, these three locales located just outside the historical center, characterize a brief era as well as a lesser mythology. Then, the change came that marked the city and which I find easy to talk about by briefly mentioning two places: the Sala and the bookshop of Lo Spazio di Via dell’Ospizio. They are two places that I loved and still love, but which have possibly transformed not just me, but many of us, breaking the spell of aesthetic dissatisfaction. Let’s start from that Sala truly hated by some, the Sala that, on a Friday evening in late May, is as crowded as a square in Marseille or Barcelona. It is another cradle of culture that began to develop in late 2001 and then “exploded” halfway through the decade, with locales taking the names of 16th-century literary giants, Russian mathematicians, and verses by Dante. It is a charming place that invites sociability and empathy. However, in respect to the other places I mentioned before, it lacks that knack for being able to collect and give a free rein to human experiences, each in their own way, inhabited by a devil. It is a place, where simultaneously both more and less are encountered. The Spazio bookshop, as I already have described elsewhere, is completely the opposite, an “island for the dissemination and sharing of intelligence”. Its centrality to Pistoia’s cultural life owes not so much to the quality of its music, the photographic and painting exhibitions, its book selection, the many literary initiatives, or its se-
lection of teas for connoisseurs, as it does, in my opinion, to its being a crossroads of experiences. There are two large, qualitative differences in comparison to the three places that I have presented as symbolic of another time, which were well-known almost vampiric “night spots”. The Spazio is unapologetically a daytime place, which best expresses itself when the days are longer and the light from outside filters inside until closing. This is the first difference. The second is that, despite being a place that, as they say in Pistoia, “fa conca”, namely that tends to attract a certain type of person, this community, in its own way, was selected on a strictly cultural level. It was a community of people who live well amidst, or rather, together with books. The habitués of those places and of that moment in time were also the most incredible storytellers,
partly grotesque, partly dramatic figures who left a mark on many of our lives simply by making masterpieces of themselves - to paraphrase Nietzsche. We are now adults and, at some point, we have to wrap things up without being caught up in nostalgia. The Pistoia of today is definitely livelier than it was in those times. Although the city was well managed and booming, it would never have become the Italian Capital of Culture. It can almost be said that the intensity concentrated in those minor, insignificant dives has now been released, making the city stronger. No longer isolated and esoteric, that culture has become a wide-ranging asset. The city has emerged from that hidden port. Of course, if this city has earned its place in the spotlight today, it also has a debt to the shadows of those times.
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Pistoia – Piazza della Sala
Il cuore pulsante della città Sede del comando dei Longobardi (fine VI secolo), ospita da secoli il mercato alimentare
TESTO Lorenzo Cipriani
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FOTO Nicolò Begliomini
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fu data da una scorreria di truppe nemiche che transitavano in Toscana e stavano per invadere anche Pistoia. La città si rivolse a papa Clemente VII, un Medici, che con la sua protezione scongiurò il pericolo. Ed allora gli amministratori pistoiesi, grati, posero la scultura del Marzocco fiorentino che sostiene lo stemma di Pistoia.
L’antico pozzo dal ‘500 è sormontato dal Marzocco fiorentino
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n origine fu la Sala Dominici Regis, cioè il luogo in cui si era stabilito il comando dei Longobardi da quando Pistoia era divenuta loro “città regia” (fine del VI secolo); il mercato principale altomedievale era in piazza del Duomo. È curioso constatare come nell’arco del tempo sia avvenuto un radicale cambiamento fra i due ruoli: la piazza principale cittadina come sede del potere sia religioso che civile, la limitrofa piazza della Sala come “ventre” della città. In effetti il mercato che vi si tiene è da secoli quello alimentare; ed anche la sua toponomastica ne fa fede. Non a caso ancor oggi si contano fra i nomi delle sue strade e stradine via del Cacio, via del Lastrone (dove si vendeva “il pescio”, recita un antico documento), via dei Botteghini. Logicamente alla vendita dei generi alimentari si aggiungeva quella delle tante altre cose utili per la casa; come cenci e vestiario (via di Stracceria), pentole e oggetti in rame (via de’ Ferri), utensili ed attrezzi (via de’ Fabbri). C’era spazio anche per diverse osterie: citate negli antichi scritti quella della Nave, dominata da una certa Tina che doveva essere una procace locandiera e quella del Leone che dà il nome ad un mezzo vicolo ancora esistente. Il quale sfocia in vicolo dei Fuggiti, che allora si chiamava scopertamente dei Topi. Antiche attribuzioni fanno capire che nel comparto mercantile c’erano anche barbitonsori, calzolai e speziali; infatti qualche anno fa in via di Stracceria i lavori ad una facciata hanno fatto riemergere un’antica insegna farmaceutica. Ma la vendita maggiore era quella degli alimenti, soprattutto verdure e carni. Quest’ultime erano merceologicamente diversificate fra gentili e feriali. La prima qualifica, lo si comprende bene, era quella di prima scelta; la seconda era rivolta alle carni guastate perché azzannate dalle diverse fiere presenti nel contado. Tutte le merci erano vendute in quanto disposte su apposite panche (tuttora esistenti), che spesso venivano affittate da una vera e propria autorità come l’Opera di Sant’Iacopo, avente la funzione di
pubblica annona. L’Opera stessa si occupava anche di un altro commercio, dandolo in gestione a privati: quello della prostituzione, perché al lato della piazza principale c’era uno spazio quasi interamente occupato da un ampio fabbricato indicato nei pubblici documenti come “la casa delle donne cortesi”. La cosa non deve stupire perché la prostituzione era considerata - dal Comune, ma in qualche modo anche dalla Chiesa - come un servizio sociale per il primo, come un male minore per la seconda. Quando nel Cinquecento il lupanare fu spostato e l’edificio demolito, si aprì un ampio spazio che fu detto la “Sala nova”, poi divenuta piazza del Pesce e infine degli Ortaggi. Sui diversi angoli delle case perimetrali spiccano ancora gli stemmi delle famiglie un tempo qui residenti: ad esempio i Panuzzi, i Rossi Cassigoli, i Fioravanti, i Mazzei, i Cellesi. La Chiesa era rappresentata in tutto il quartiere da ben quattro edifici religiosi dedicati rispettivamente a Sant’Anastasio, a San Michele detto in Bonaccio, a Santa Maria del Giglio e a Santa Maria (dove ora sorge l’odierno battistero) il cui attributo “in Corte” ricordava appunto l’antica corte longobarda. Tutte queste attività, in particolare quelle commerciali, avevano bisogno di acqua; ed infatti fino dai tempi più antichi esisteva un pozzo in cui spesso andavano a finire avanzi vari con l’impatto olfattivo che è facile immaginare. La struttura fu risanata e in particolare nel Quattrocento fu dotata di due colonne sormontate da una trabeazione attraverso la quale era possibile calare i secchi per attingere l’acqua. A dimostrazione dell’oculata gestione pubblica si può ricordare che una di queste colonne fu reimpiegata dai resti dell’antichissima vicina chiesa di Sant’Anastasio, mentre l’altra fu scolpita ex novo; infatti ancor oggi se ne coglie la differenza. Nel secolo successivo sopra la trabeazione, che porta simboli araldici e i segni del culto del patrono cittadino, fu posto il Marzocco fiorentino, cioè il leone araldico di Firenze. Ci si è chiesti: come elemento di protezione o di dominio? In realtà l’occasione
È utile ricordare inoltre che sulla Sala nova si affacciava (ed ancora si distingue l’entrata) anche il piccolo ghetto degli ebrei, dove risiedevano le poche famiglie di razza ebraica esistenti in città. Oggi la Sala è diventata invece il luogo della “movida” giovanile. Le due piazze e le strade che vi conducono si animano la sera grazie a numerosi ristoranti e cocktail bar. È insomma il salotto cittadino ed è curioso che l’originale denominazione della piazza si attagli così bene alla destinazione odierna. Ci si vede sulla Sala per cenare con gli amici, bere un drink in compagnia, ascoltare musica e assistere ad eventi di vario genere. Una destinazione ambita non solo dai pistoiesi, ma anche dai giovani delle città limitrofe che evidentemente apprezzano un luogo d’incontro che ha origini veramente antiche.
www.discoverpistoia.it Pagine d’apertura: il mercato alimentare di Piazza della Sala; in alto e sotto: simboli araldici sulla trabeazione; pagina a destra: il pozzo del Leoncino. Opening pages: the food market in Piazza della Sala; at the top and bottom: heraldic symbols on the entablature; page to the right: the Leoncino well.
Pistoia – Piazza della Sala
The beating heart of the city Once the Lombard command headquarters (late 6th century), it has housed the food market for centuries
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Via Pietro Borgognoni, 2/I Pistoia 51100 • Italy Tel. 0573/22160
riginally it was the Sala Dominici Regis, namely the place where the Lombards established their command since Pistoia had become their “royal city” (late 6th century). In the early Middle Ages, the main market was in Piazza del Duomo. It is curious to note that over time a radical change has taken place in their two roles. The main town square was the seat of both the religious and civil powers, while the nearby La Sala square was the city’s “belly”. In fact, the market held there has been the food market for centuries– a fact proven by its topography. It is no coincidence that even today the names of the surrounding streets include Via del Cacio (cheese); Via del Lastrone (slabs of ice) where, according to an old document, “il Pescio” (fish) was sold; and Via dei Botteghini (stalls). Naturally, many other useful things for the home were sold in addition to foodstuffs. These included rags and clothing (Via di Stracceria), copper pots and objects (Via de’ Ferri), and tools and utensils (Via de’ Fabbri). Several taverns were also mentioned in ancient writings. For instance, there was La Nave, The Ship, ruled by Tina, a busty innkeeper, and Il Leone, The Lion, the name of a still extant half-alley that leads into Vicolo dei Fuggiti, Fugitives’ Alley, which at that time was called openly Vicolo dei Topi, Rat Lane. These old attributions help to understand that the mercantile sector also contained barbers, shoemakers, and apothecaries. Indeed, during work on a façade in Via d Stracceria a few years ago, an old pharmaceutical sign was discovered. However, it was food, especially vegetables and meats, which was sold there. The meats were divided into products identified as gentili and feriali. The former was understood to mean a prime choice; the second was directed at spoiled meat as it was severely criticized at the various markets in the countryside. All goods sold were arranged on proper counters (still in existence), which were often leased from an authority in charge of public food administration like the Opera di Sant’Iacopo. This same institution also dealt with another trade, given over to private management, namely that was prostitution. A large building that occupied almost one entire side of the main square is indicated in public documents as “la casa delle donne cortesi”, the house of courteous women. It is not surprising because prostitution was considered by the city, but also by the Church in some ways, as a social service first and as a lesser evil secondly. When the brothel was moved in the 16th century, and
the building demolished, the large space that became available was called the “Sala nova”. It became the Piazza del Pesce where fish, and later vegetables, were sold. The coats-of-arms of the families who once lived here still stand out on the various corners of houses along the perimeter of the square, including the Panuzzi, the Rossi Cassigoli, the Fioravanti, the Mazzei, and the Cellesi. The Church was represented throughout the neighborhood by four religious buildings dedicated respectively to St. Athanasius, St. Michael in Bonaccio, St. Mary of the Lily, and St. Mary (where the baptistery now stands today). The latter’s “in Corte” attribute refers specifically to the ancient Lombard court. All these activities, particularly the commercial ones, needed water. In fact, since the earliest times, there was a well in which the various scraps often ended up, with an easily imaginable olfactory impact. The structure was refurbished, with a particular 15th-century addition of two columns surmounted by an entablature through which buckets could be lowered to draw water. One example of prudent public management can be seen in the reuse of one pillar from the remains of the ancient nearby church of Sant’Anastasio, while the other pillar was sculpted new. In fact, the difference can be seen even today. In the following century, the Florentine Marzocco, Florence’s heraldic lion, was placed above the entablature that bears heraldic symbols and signs of the patron saint’s cult. The question has arisen of whether the Marzocco was placed there as a sign of protection or dominion. In fact, the opportunity was supplied by marauding enemy troops passing through Tuscany who were about to invade Pistoia.
The city turned to the Medici Pope Clement VII who, with his protection, averted the danger. At that time, Pistoia’s grateful administrators placed the sculpture of the Florentine Marzocco supporting Pistoia’s coat-of-arms. It is also worth remembering that the Sala nova overlooked (and still marks the entrance to) the small Jewish ghetto, where the city’s few Jewish families resided. Today the Sala has instead become the heart of the town’s youthful nightlife. The two squares and the streets leading to them come alive at night due to the many restaurants and cocktail bars. In short, it is the city’s living room and it
is curious that the square’s original name is so well tailored to today’s destination with friends meeting on the Sala for dinner, a drink together, to listen to music, or to attend various events. It is an attractive destination not only for Pistoia’s young people, but also for those from neighboring towns who obviously appreciate a meeting place with truly ancient origins. In alto: frutta e verdura in vendita sulla Sala; sotto: un momento della manifestazione “Un Altro Parco in Città” Top: fruits and vegetables in Piazza della Sala; below: a scene of the event “Another Park in the City”
Via Crispi, 15 Centro Storico - Pistoia Tel. +39 0573 1781113 cantinettapistoia@gmail.com
Eventi in Toscana - Tuscany Events
Genio e sregolatezza: Salvador Dalì in mostra a Palazzo Blu a Pisa
Riapre il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci a Prato
The Luigi Pecci Center for Contemporary Art reopened in Prato
Il 16 ottobre dopo tre anni di lavori ha riaperto il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato con l’avveniristico ampliamento a forma di navicella spaziale dell’architetto Maurice Nio. Ha riaperto con la grande mostra “La fine del mondo” a cura del direttore Fabio Cavallucci che occupa l’intera superficie espositiva del museo. L’esposizione non intende manifestare una visione catastrofica e apocalittica, ma semmai dare uno sguardo al nostro presente con l’occhio della distanza, per spingere a vedere il mondo da lontano e a pensare alle incommensurabili distanze cosmiche e ai lunghissimi tempi della storia della Terra e dell’Universo, di fronte ai quali le nostre esistenze sono solo frammenti inconsistenti. L’esposizione si snoderà tra spazi che aprono a un senso di silenzio e tranquillità cosmica e ambienti più frenetici e caotici, con opere di artisti internazionali come quelle dell’artista svizzero Thomas Hirschhorn, del cubano Carlos Garaicoa, del cinese Qiu Zhijie o del brasiliano Henrique Oliveira.
On October 16 after three years of restoration the Prato’s Luigi Pecci Center of Contemporary Art reopened with the futuristic expansion of architect Maurice Nio, rendered in the style of a spaceship. The Pecci reopened with the large exhibition “The end of the world” curated by Fabio Cavallucci and covering the entire display space of the museum. The exhibition doesn’t aim to put forth a catastrophic or apocalyptic vision, but, if anything, it examines our present from a certain distance, pushing visitors to think about the world as a whole, the incredible cosmic distances and the extremely long history of the earth and the universe: our own existences seem like fleeting fragments in light of such concepts. The exhibition will be laid out in spaces that supply a sense of silence and cosmic tranquility, and frenetic, chaotic environments with international artists like Thomas Hirschhorn (Switzerland), Carlos Garaicoa (Cuba), Qiu Zhijie (China) and Henrique Oliveira (Brazil).
www.centropecci.it
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Fino al 5 febbraio 2017 si tiene a Pisa l’esposizione “Il sogno del classico”. Salvador Dalì è uno dei più importanti artisti del ventesimo secolo, uno degli esponenti di punta del Surrealismo il movimento nato dopo la prima guerra mondiale che contro il dominio della ragione riaffermava l’importanza del sogno e dell’inconscio nel processo di creazione. Ritenere Dalì un semplice pittore è riduttivo perchè è stato anche scultore, scrittore, fotografo, cineasta, designer e sceneggiatore. “Il sogno del classico” intende raccontare l’opera dell’artista spagnolo attraverso la lente dei maestri rinascimentali italiani a cui l’artista spagnolo si ispirò. Per la prima volta in Italia saranno esposte oltre 150 opere provenienti dal Museo Fundación Gala-Salvador Dalí di Figueres e dal Dalí Museum di St. Petersburg in Florida. All’interno del percorso espositivo una serie di importanti dipinti in cui il pittore spagnolo cita Raffaello e rivisita i capolavori scultorei e pittorici di Michelangelo, i disegni e gli acquarelli che raccontano la leggendaria vita di Benvenuto Cellini e l’intera serie che illustra il capolavoro di Dante Alighieri, la Divina Commedia.
www.palazzoblu.it
Until 5th February 2017, the exhibition “Il sogno del classico” will be on in Pisa. Salvador Dalì is one of the most important artists of the 20th century, one of the main representatives of Surrealism, an art current born following the First World War which emphasized the importance of dreams and of subconsciousness during the creative process. To see Dalì merely as a painter is reductive, for he was a sculptor, a writer, a photographer, a filmmaker, a designer and a scriptwriter. The exhibition named “Dalì. Il sogno del classico” aims to tell us of the work of the Spanish artist through the lens of Italian Renaissance masters, who inspired Dalì. For the first time in Italy, over 150 works originally from the Fundación Gala-Salvador Dalí di Figueres and from the Dalí Museum of St. Petersburg, Florida. The exhibition will include a series of important paintings in which the Spanish artist quotes Raffaello, and revisits the scultural and pictoral masterpieces of Michelangelo, the drawings and acquarellos which depict the legendary life of Benvenuto Cellini, and the entire series illustrating Dante Alighieri’s Divine Comedy.
Mostra mercato del tartufo bianco a San Miniato
San Miniato’s white truffle fair and marketplace
La Mostra del tartufo bianco torna a richiamare buongustai da tutto il mondo a San Miniato dal 12 al 27 novembre. Tre weekend nel cuore della Toscana con un programma che proporrà, come ogni anno, stand da tutta Italia con tartufi, vino, olio, salumi, formaggi, dolciumi e tante oltre golosità con oltre 150 espositori. La manifestazione presenterà gourmet show all’Officina del tartufo, con chef stellati ed un ricco programma incentrato sull’enogastronomia. Come ogni anno la Mostra Mercato Nazionale del Tartufo Bianco di San Miniato, che nel 2016 raggiunge la sua 46esima edizione, oltre all’enogastronomia, proporrà incontri, mostre d’arte, prodotti di altissima qualità presentati dalle Città invitate, appuntamenti culturali di alto livello, personaggi famosi e avrà un fascino tutto particolare nelle caratteristiche vie del centro storico di San Miniato, che i palati fini sapranno sicuramente apprezzare.
The white truffle fair and marketplace is back, bringing gastronomes from around the globe to San Miniato from November 12 to 27. Following annual tradition, these three weekends in the heart of Tuscany will showcase stands from all over Italy with truffles, wine, oil, cold cuts, cheeses, sweets and many more delicacies, from more than 150 exhibitors. The festival will include gourmet shows with starred chefs at the “Officina del tartufo,” or truffle workshop, and a packed program focused on the wine and food world. Just as in past years, the San Miniato truffle fair, now in its 46th edition, will include meetings, art exhibitions, exceptionally high quality products presented by the various cities that have been invited, important cultural events, and famous figures, in addition to its food and wine focus. The event will bring a very special charm to the quintessentially Tuscan streets of San Miniato’s historic center, something that all refined palates will surely be able to appreciate.
Eventi in Toscana - Tuscany Events
Geniality and unruliness: Salvador Dalì at Palazzo Blu, in Pisa
www.sanminiatopromozione.it
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Collodi - Pescia
Pinocchio abita qua Compie 60 anni il Parco di Collodi, dedicato a Pinocchio e al suo inventore, Carlo Lorenzini
TESTO Isabella Belcari Fondazione Nazionale Carlo Collodi FOTO Aldo Fallai Archivio Fondazione Nazionale Carlo Collodi 47
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essuno avrebbe potuto immaginare, nell’Italia di cinquant’anni fa, la possibilità e le prospettive dell’incontro tra Pinocchio e l’Arte; tra un libro per ragazzi, considerato allora espressione di un genere letterario utilitario, finalizzato all’educazione e improponibile come portatore di valori artistici in sé, e la pratica estetica in senso stretto. Nessuno, tranne il gruppo che Rolando Anzilotti raccolse intorno a sé per sviluppare e sostenere con loro l’idea di un monumento che celebrasse il libro e il personaggio più rappresentativo dell’immaginario infantile in tutto il mondo, nel piccolo paese toscano di Collodi, indissolubilmente legato alla biografia dello scrittore che del libro era stato autore”.
Con queste parole, nel 50° del Concorso Nazionale per il Monumento a Pinocchio (1953), Vincenzo Cappelletti, già Direttore Scientifico dell’istituto per l’Enciclopedia Italiana e all’epoca Presidente della Fondazione Nazionale Carlo Collodi, rievocava il momento in cui dalle macerie – metaforiche e letterali – della II Guerra Mondiale, era nato il Parco di Pinocchio a Collodi: un parco d’arte, d’architettura, d’ambiente e di gioco, che quest’anno festeggia il 60° compleanno. Il comitato promotore originario, persone spinte da una generosa passione per la cultura, per la propria terra e per l’infanzia, ha dato origine non solo ad un luogo che attraverso il personaggio (Pinocchio) celebra lo scrittore (Carlo Lorenzini detto
Collodi) a volte a rischio di scomparire dietro la propria creatura più celebre; ha anche gettato le basi per quella che oggi è un’organizzazione dalle attività di ampio orizzonte, tutte ispirate o dedicate all’infanzia, con programmi ambiziosi per il XXI secolo tanto quanto lo erano quelli dell’originario Comitato negli anni ‘50 del Novecento: la Fondazione Nazionale Carlo Collodi.
Il Parco ha fatto registrare fino ad oggi 8 milioni di visitatori 60 anni, circa 8 milioni di visitatori, il 25% dei quali da fuori d’Italia, da oltre 60 Paesi del mondo: questi alcuni numeri fondamentali del Parco di Pinocchio, dove sculture, mosaici ed architetture collocate nel verde di una macchia mediterranea raffinatamente ricreata ispirandosi alla campagna e alle boscaglie toscane rievocano la storia del burattino più amato. Tradotto oltre 350 volte, in 110 lingue accertate da oltre 90 Paesi. Emilio Greco, Venturino Venturi, Renato Baldi, Leonello De Luigi, Giovanni Michelucci, Pietro Porcinai, Marco Zanuso i nomi di coloro a cui si devono i principali contributi artistici, architettonici, paesaggistici: l’arte e l’architettura del secondo Novecento italiano si incontrano in poco meno di 2 ettari di fondovalle, tra la Lucchesia e la Valdinievole, per alimentare l’immaginazione, la riflessione, il sogno, la memoria individuali e collettivi. Il Parco di Pinocchio fu inaugurato il 14 maggio
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1956: il primo parco a tema a sorgere in Italia e tra i primi in Europa. Il nastro fu tagliato dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. Sessanta anni dopo, alcuni dei principali eventi celebrativi mettono l’accento sia sulla storia (come il convegno del 24 novembre a Firenze, nel 190° anniversario della nascita del Collodi, nel Gabinetto di Lettura Vieusseux cui anche il Collodi era iscritto) sia sulla contemporaneità: e sono collegati tutti alla figura di Carlo Collodi e al suo personaggio attraverso il territorio. In
particolare Collodi, dove Carlo visse bambino, tornò più volte da adulto per visitare la famiglia materna e da cui trasse il proprio pseudonimo, rimane al centro di queste attività come fu sicuramente al centro dell’immaginario collodiano. È da questo concetto che parte l’evento artistico di punta del 60°, un incontro apparentemente imprevedibile ma – come scopriremo nelle parole dell’autore – a lungo meditato: si tratta di “Pinocchio esce dalla fiaba”, un ciclo fotografico proget-
tato da Luigi Salvioli (di Oltrelamoda Immagine e Comunicazione) e realizzato dal fotografo Aldo Fallai. In prima assoluta, una selezione di 30 immagini dalle 80 scelte dopo 1 settimana di shooting tra Collodi e la Svizzera Pesciatina (così è chiamata la parte montuosa a nord della cittadina di Pescia, di cui anche Collodi è frazione) si può ammirare nel Museo del Parco di Pinocchio dal 16 settembre 2016 al 1 maggio 2017; e si preannuncia nelle vie e nelle piazze di Collodi, con grandi manifesti che ne riproducono alcuni degli scatti, a segnare la fusione profonda ormai tra il personaggio e il territorio. “Pinocchio esce dalla fiaba” è uno splendido regalo per un 60° compleanno, una festa per tutti coloro che ammirano questo libro. Una mostra coerente con il carattere e il valore artistico del Parco, che attraverso un personaggio amato e popolare e momenti di spensieratezza e gioco, chiede al visitatore di colmare con il proprio bagaglio interiore quello spazio che c’è tra ciò che conosce e ciò che è nuovo: la lettura della storia di Pinocchio restituita nel linguaggio di un artista. Questo dialogo continuo del Parco con i suoi visitatori ne spiega la longevità, e ne indica la strada futura.
Pagine d’apertura: Pinocchio in uno scatto di Fallai; pagina a fianco: il Giardino di Villa Garzoni e la balena di Pinocchio; in alto a destra: l’inaugurazione del parco; nella pagina: altre foto del progetto “Pinocchio esce dalla fiaba”. Opening pages: Pinocchio in shots by Fallai; Opposite page: the garden of Villa Garzoni and Pinocchio’s whale; top right: the park’s inauguration; on this page: other photos from the “Pinocchio Steps Out of the Fairy Tale” project. 49
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Nel cuore di Pistoia In the heart of Pistoia Collodi - Pescia
Pinnochio Lives Here Dedicated to Pinocchio and his creator Carlo Lorenzini, Collodi Park turns 60
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via Bozzi 6/8 - Pistoia Tel. +39 0573366698 info@artemuraresidence.com www.artemuraresidence.com
o one could have imagined, in the Italy of fifty years ago, the possibility and prospects of the encounter between Pinocchio and art; including a children’s book, at the time considered the expression of a utilitarian literary genre, aimed at education and impractical as the bearer of artistic values per se, and a strictly aesthetic practice. No one, other than the group gathered by Rolando Anzilotti to jointly develop and support the idea of a monument to celebrate the book and the character most representative worldwide of a child’s imagination, in the small Tuscan village of Collodi, eternally linked to the biography of the writer who was the author of the book.” With these words marking the 50th anniversary of the National Competition for a Monument to Pinocchio (1953), Vincenzo Cappelletti, former director of the Italian Encyclopedia Institute, and, at that time, president of the Fondazione Nazionale Carlo Collodi, recalled when Pinocchio Park was established in Collodi from the literal and metaphorical rubble of World War II.
This art, architectural, and environmental park and playground is celebrating its 60th birthday this year. Consisting of people driven by a generous passion for culture, their land, and childhood, the original organizing committee gave rise not merely to a place that celebrates the writer Carlo Lorenzini, (better known by his pen name of Carlo Collodi) through his character (Pinocchio), with the author sometimes at risk of disappearing behind his most famous creature. It also laid the foundation for what is now an organization with far-reaching activities, all inspired by or dedicated to children, with plans for the 21st century as ambitious as those of the original committee’s in the 1950s: the Fondazione Nazionale Carlo Collodi. Sixty years old and with almost 8 million visitors, 25% of whom are from outside Italy, and from more than 60 countries worldwide are some of the key statistics regarding Pinocchio Park, whose sculptures, mosaics, and buildings are set in a lush re-creation of typical Mediterranean scrub inspired by the Tuscan countryside and woods to evoke the story of the world’s best-loved puppet, translated more than 350 times into 110 languages, and recognized by more than 90 countries. Emilio Greco, Venturino Venturi, Renato Baldi, Leonello De Luigi, Giovanni Michelucci, Pietro Porcinai, and Marco Zanuso are among those to whom we owe the main artistic, architectural, and landscape contributions. On a little less than two hectares, Italian art and architecture of the late 20th century come together in the valley between Lucca and Valdinievole to individually and collectively nourish imagination, thoughts, dreams, and memories.
Pinocchio Park was inaugurated on 14 May 1956, the first theme park to be built in Italy and one of the first in Europe. The ribbon was cut by Giovanni Gronchi, President of the Italian Republic. Sixty years later, some of the major celebratory events have put the emphasis on both its history (e.g., the conference in Florence on 24 November, the 190th anniversary of Collodi’s birth, at the Gabinetto di Lettura Vieusseux, of which Collodi was also a member) and the contemporary. Everything is related to the figure of Carlo Collodi and his character throughout the district. Collodi – where Carlo lived as a child, returning several times as an adult to visit his mother’s family, and which served as the source of his pseudonym – is at the center of these activities just as it was at the center of the author’s imagination. This is the concept behind the 60th anniversary’s artistic showcase event, a seemingly unpredictable encounter but – as we will discover in the author’s words – one long planned: “Pinocchio Steps Out of the Fairy Tale”, a photographic series designed by Luigi Salvioli (of Oltrelamoda Immagine e Comunicazione) and shot by the photographer Aldo Fallai. For the first time ever, the Pinocchio Park Museum will display 16 September 2016-1 May 2017 a selection of thirty images from among the 80 chosen after one week of shooting in Collodi and Swiss Pesciatina (the name of the mountainous area north of the town of Pescia in which Collodi is also located). Moreover, large posters reproducing some of the shots will celebrate this profound connection between the character and the area in Collodi’s streets and squares. “Pinocchio Steps Out of the Fairy Tale” is a won-
derful gift for a 60th birthday, a party for all those who admire this book. It is an exhibition consistent with the park’s nature and artistic value, through a popular and beloved character in addition to carefree and playful moments. It asks visitors to use their own inner experiences to fill in that space between what is known and new: a renewed understanding of Pinocchio’s story in the language of an artist. The park’s ongoing dialogue with its visitors explains its longevity, and indicates its future direction.
www.pinocchio.it www.discoverpistoia.it
Pagine precedenti: l’osteria del Gambero Rosso ricreata a Castelvecchio di Pescia; in alto: bambini che corrono nella piazza dei mosaici e Villa Garzoni con il borgo di Collodi. Preceding pages: the Gambero Rosso tavern recreated in Castelvecchio di Pescia; above: children running in the mosaicked square and Villa Garzoni with the village of Collodi.
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Il burattino che continua a correre Una mostra fotografica di Aldo Fallai celebra Pinocchio e Collodi.
“D
a piccolo Pinocchio mi incantava e mi spaventava. Mio padre me lo leggeva e lo ascoltavo avidamente, poi la notte sotto le coperte ripensavo alle cose anche terribili che nel libro accadono. Più tardi, da ragazzo, ho incontrato il film di Disney, che ci ha mostrato un Pinocchio senza tragedia. Ecco, dopo anni sono voluto tornare al Pinocchio della mia infanzia, che era bello e tremendo al tempo stesso”. Negli scatti di Fallai – fotografo fiorentino di fama mondiale, dalla profonda cultura artistica, la cui cifra stilistica inconfondibile ha contribuito a creare l’immagine internazionale di Giorgio Armani – si incontrano molte componenti: memoria personale e bagaglio culturale di un artista internazionale, un personaggio ormai archetipo universale, luoghi geografici definiti che hanno contribuito a dargli origine. Non a caso, come ha dichiarato Alberto Peruzzini, direttore dell’agenzia regionale Toscana Promozione Turistica, riferendosi al ciclo fotografico – il primo mai dedicato a Pinocchio –, “è un progetto di comunicazione strategica che dal
Parco di Pinocchio si diffonderà su tutto il territorio regionale. E dal 2017, Pinocchio sarà il principale testimonial della Toscana sui più importanti palcoscenici delle nostre attività di promozione”. Anche l’Assessore regionale al Turismo, Stefano Ciuoffo, ha definito Pinocchio “uno dei personaggi più rappresentativi della Toscana, un vero e proprio veicolo di promozione del nostro territorio in tutto il mondo”. Toscano il personaggio, toscano l’artista, toscani i collaboratori e i protagonisti del progetto intitolato “Pinocchio esce dalla fiaba”: maschere e trucco sono stati realizzati da Filistrucchi, da 9 generazioni artigiani fiorentini al servizio dello spettacolo con le loro maschere e parrucche; i bambini ritratti negli scatti vengono da scuole di Pescia o di Prato; i curatori del Museo della Carta di Pietrabuona di Pescia con alcuni mastri cartai locali hanno posato negli ambienti di un’antica cartiera. Fa eccezione la Fata dai capelli turchini che ha il volto e le pose da vera diva, enigmatica e irraggiungibile, di Antonia Dell’Atte, modella e musa di Giorgio Armani negli anni ’80, protagonista di storici scatti realizzati da Fallai. Il progetto della start-up pratese Oltrelamoda Immagine e Comunicazione è stato realizzato con il patrocinio della Regione Toscana, del Comune di Pescia e in collaborazione con l’agenzia regionale Toscana Promozione Turistica, con la Fondazione Nazionale Carlo Collodi, con il Museo della Carta di Pietrabuona di Pescia, con l’Associazione Terraviva Onlus e con l’Istituto Marangoni di Firenze.
Via Circonvallazione, 66, 51011 - Borgo a Buggiano - Pistoia Tel. +39 0572 32187 - www.giovanniparisi.it
www.discoverpistoia.it Sopra, a lato e sotto: altri scatti di Aldo Fallai per il progetto “Pinocchio esce dalla fiaba”. Above, to the side and below: other shots by Aldo Fallai for the “Pinocchio Steps Out of the Fairy Tale” project.
The puppet that keeps on running Aldo Fallai’s photographic exhibition celebrates Pinocchio and Collodi
“A
s a little boy, Pinocchio both charmed and scared me. My father read it to me as I eagerly listened. Then, at night under the covers, I thought again about all the terrible things that take place in the book. Later, as a teenager, I saw the Disney film, which showed a Pinocchio without tragedy. So here we are. After so many years, I wanted to return to the Pinocchio of my childhood, who was beautiful and terrible at the same time.” Many elements are encountered in the shots by Fallai – the world-famous Florentine photographer, with a profound artistic knowledge, whose unmistakable signature style helped create Giorgio Armani’s international image. These elements include the personal memories and cultural background of an international artist, a now universal archetypal character, and the distinct geographical locations that helped give rise to him. Referring to this photo series – the first ever dedicated to Pinocchio – it is not surprising that Alberto Peruzzini, director of the regional Tuscany Tourism Promotion Agency, sta-
tes, “It is a strategic communications project that will be disseminated from Pinocchio Park throughout the region. Beginning in 2017, Pinocchio will be Tuscany’s main spokesperson in the most important venues for our promotional activities.” In addition, Stefano Ciuoffo, the Regional Councilor for Tourism, called Pinocchio “one of Tuscany’s most representative characters, a real vehicle for promoting our country around the world.” The character, the artist, the participants, and the main players in the project entitled “Pinocchio Steps Out of the Fairy Tale” are all 100% Tuscan. The masks and make-up were created by Filistrucchi, Florentine artisans serving the entertainment industry with their masks and wigs for nine generations. The children portrayed in the shots are from schools in Pescia and Prato. The curators of the Paper Museum in Pietrabuona, near Pescia, posed with some of the local master papermakers in the rooms of an old paper-mill. The one exception is the Blue Fairy, with the face and poses of a real star, both enigmatic and unreachable, are the product of Antonia Dell’Atte, Giorgio Armani’s model and muse in the 1980s, and the centerpiece of Fallai’s memorable photographs. The project by the Prato-based start-up Oltrelamoda Immagine e Comunicazione was carried out with the support of the Tuscan Region and the Municipality of Pescia, and in collaboration with the regional Tuscany Tourism Promotion Agency, the Fondazione Nazionale Carlo Collodi, and the Pietrabuona Paper Museum near Pescia, as well as with the non-profit Associazione Terraviva and the Marangoni Institute in Florence. 55
Giorgio Tesi Junior
Valori e passioni TESTO Saverio Melegari
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FOTO Nicolò Begliomini
ci uniscono Il progetto coinvolge tre societĂ giovanili: Pistoia Basket Academy, Blu Volley Quarrata e Margine Coperta per il calcio
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n vivaio che non produce solo piante ma campioni del futuro o, perlomeno, ragazzi che poi diventeranno uomini pronti ad affrontare le sfide della vita condividendo e mettendo in pratica valori ben precisi. È un vivaio che cresce e si sviluppa ogni giorno in un campo di calcio piuttosto che in un palasport dove si pratica basket o pallavolo. È una polisportiva a tutti gli effetti, un modo per mettere a sistema importanti realtà del territorio, aiutarle nel loro sviluppo e nella loro crescita e che hanno deciso di riconoscersi in valori come eguaglianza, correttezza, rispetto, solidarietà, partecipazione, diritto allo sport, efficienza ed efficacia. Tutto questo è il progetto Giorgio Tesi Junior che, con l’inizio dell’attività agonistica sportiva per la stagione 2016/17, ha visto la luce. Un impegno importante per l’azienda Giorgio Tesi Group che ha deciso di sposare il lavoro portato avanti da tre settori giovanili dal valore indiscusso sul territorio: Pistoia Basket Academy, Blu Volley Quarrata e Margine Coperta in ambito calcistico. Società che negli ultimi anni hanno raccolto grandi risultati come lo scudetto dell’Under17 di basket, primo nella storia dello sport pistoiese, o il legame che il Margine Coperta ha con la Juventus oltre ad essere uno dei settori giovanili più affermati a livello regionale, per non parlare della più importante realtà pallavolistica della provincia come il Blu Volley Quarrata. «Questo progetto nasce per sostenere esclusi58
vamente lo sport giovanile – è il commento di Fabrizio Tesi, legale rappresentante della Giorgio Tesi Group –. Dopo 5 anni di successi nel basket abbiamo deciso di continuare con un progetto completamente nuovo, dando una mano a quelle società che coltivano i campioni del futuro e formano gli uomini e le donne del domani.
Un contributo a coltivare uomini e donne prima che campioni Giorgio Tesi Junior, quindi, sarà una sorta di marchio ombrello nel mondo dello sport giovanile che esprimerà i valori dello sport, dell’ambiente e del verde. Accanto allo sport vogliamo coltivare valori positivi e fondamentali per la personalità di questi bambini e ragazzi. Vogliamo trasmettere l’amore per questo territorio e pensiamo che lo sport sia uno dei migliori veicoli per sensibilizzare le nuove generazioni nella solidarietà, nel rispetto dell’ambiente e nel valore della cultura, proprio nell’anno di Pistoia Capitale Italiana. Giorgio Tesi Junior è un progetto che guarda al futuro: quest’anno abbiamo scelto tre discipline ma non è escluso che nei prossimi anni si esten-
da ad altri sport del nostro territorio». Non una semplice sponsorizzazione, ma la voglia di fare squadra condividendo quei valori che si ritrovano nella Convenzione dell’ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e nella Carta dei Diritti del bambino nello sport dell’Unesco. Nel panorama pistoiese, il nome Giorgio Tesi Junior è un marchio già esistente attraverso il quale la Fondazione Giorgio Tesi Onlus ha promosso, fino al 2016, l’omonimo concorso annuale di poesia rivolto agli studenti delle scuole, elementari e medie, per raccontare in versi le sensazioni e le riflessioni suscitate dall’ambiente in cui vivono. Con questa operazione, però, si andrà oltre, visto che il logo Giorgio Tesi Junior comparirà sulle maglie di oltre cinquecento giovani sportivi della provincia di Pistoia. Anche NATURART fa parte del progetto, comparendo sulle maglie dell’under 20 del Pistoia Basket. «Abbiamo deciso di contribuire alla crescita di alcuni settori giovanili. – aggiunge il direttore generale della Giorgio Tesi Group, Marco Cappellini –. Per questo primo anno abbiamo scelto tre discipline e tre realtà sportive presenti sui territori dove abbiamo vivai di produzione. Vogliamo dare un contributo a coltivare, con i nostri valori, uomini e donne prima che campioni». Il vivaio è florido e rigoglioso, irrigato con la giusta linfa per crescere come meglio non si potrebbe. La parola passa al campo per nuove ed entusiasmanti sfide da affrontare.
Giorgio Tesi Junior
Values and passions come together The project involves three youth clubs: Pistoia Basket Academy, Blu Volley Quarrata for volleyball and Margine Coperta for football
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nursery produces not just plants but future champions, or at least teens who then become adults ready to face the challenges of life by sharing and putting well-defined values into practice. It is a nursery that grows and matures every day on a football field rather than in a sports hall where basketball or volleyball are played. It is a sports club in every respect, a way to manage key situations in the district, to help them develop and grow, and that have decided to recognize such values as equality, fairness, respect, solidarity, participation, right to sport, efficiency, and effectiveness. The Giorgio Tesi Junior project, which came into being with the start of competitive sports for the 2016-17 season, is all of this. It is an important commitment for the Giorgio Tesi Group that decided to bring together the work carried out in three youth divisions of undeniable local importance: Pistoia Basket Academy, Blu Volley Quarrata for volleyball and Margine Coperta for football. In recent years, these clubs have done very well, including winning the Under 17 basketball league title, the first in the history of Pistoia sports, or Margine Coperta’s ties to Juventus, besides being one of the most successful regional youth divisions. Nor should we forget one of the province’s most important volleyball organizations, Blu Volley Quarrata. “This project was created to support youth sports exclusively,” Fabrizio Tesi, legal representative the Giorgio Tesi Group, remarks. “After five successful years in basketball we decided to carry on with a completely new project, giving a hand to those clubs that cultivate future champions and mold the men and women of tomorrow. Thus, Giorgio Tesi Junior will be a sort of umbrella brand in the world of youth sports, expressing the values of sports, the environment, and green areas. Together with sports, we want to encourage positive core character values in these children and teenagers. We want to convey a love for this area and think that sports are one of the best vehicles to make new generations conscious of shared aims, a respect for the environment, and especially the value of culture during the very year that Pistoia is its Italian capital. Giorgio Tesi Junior is a project that is looking to the future. This year we chose three sports but it is not inconceivable that other sports in
our area will be included in the next few years.” This is not just a simple sponsorship, but a desire to form a team by sharing those values found in the UN Convention on the Rights of the Children and Adolescents and in the UNESCO Charter of Sport for children. In the Pistoia panorama, the name Giorgio Tesi Junior is an existing brand through which, until 2016, the Giorgio Tesi Fondation supported an annual poetry competition for primary and secondary school students who, inspired by the environment in which they live, used verse to tell about their feelings and thoughts. This undertaking, however, will carry this commitment further, given that the Giorgio Tesi Junior logo will appear on the shirts of over five hundred young athletes from the province of Pistoia. Even NATURART is part of the project, appearing on the t-shirts of Pistoia Basket’s Under 20. “We have decided to contribute to the growth of some youth sectors,” Marco Cappellini, the Giorgio Tesi Group general manager, adds. “For this first year, we have chosen three sports and
three sports organizations located in those areas where we have production nurseries. We want to make a contribution, via our values, to develop men and women before champions.” The nursery is thriving and lush, nourished with the right food for the best growth possible. The message moves to the field for new and exciting challenges.
www.giorgiotesigroup.it Pagine d’apertura: i ragazzi scelti come testimonial della Giorgio Tesi Junior; a fianco: una partita della Naturart Pistoia; sopra: una squadra del Blu Volley Quarrata; sotto: una squadra del Margine Coperta. Opening pages: the young people chosen as the face of Giorgio Tesi Junior; opposite: a game of Naturart Pistoia; above: a Blu Quarrata volleyball team; below: a Margine Coperta team.
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Fondazione Giorgio Tesi Onlus
Oltre la corte Un’esperienza di partecipazione per la riqualificazione della corte-giardino della Casa Circondariale S. Caterina in Brana a Pistoia TESTO Nicoletta Boccardi
U
n’indagine svolta, tra il 2009 e il 2011, dall’associazione “Bambinisenzasbarre” coinvolgendo 112 carceri su 213 presenti in Italia ha messo in evidenza come il 65% degli istituti penitenziari non abbia locali idonei destinati esclusivamente ai colloqui dei bambini con i propri genitori. In questo panorama generale la Casa Circondariale di Pistoia non faceva eccezione. È per risolvere questa problematica che è nata nel 2013 una sinergia fra associazioni e fondazioni attive sul territorio pistoiese e la Casa Circondariale che ha reperito risorse economiche ed umane per riqualificare una piccola corte-giardino, cuore della struttura carcera-
ria e spazio già deputato durante la bella stagione all’incontro tra i detenuti ed i propri figli. Un luogo inadeguato, sterile, non confortevole, soprattutto se visto con gli occhi di un bambino. Il progetto, proposto dalle associazioni Ortoxorto e Legambiente di Pistoia, è stato finanziato grazie al contributo delle Fondazioni Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, Giovanni Michelucci, Fondazione Giorgio Tesi Onlus, Un Raggio di Luce e della Cassa Edile di Pistoia. Prendendo spunto dal giardino degli incontri ideato dall’architetto pistoiese Giovanni Michelucci per il carcere di Sollicciano a Firenze, il progetto ha condotto alla riqualificazione della corte-giardino mediante un processo partecipativo ovvero un percorso progettuale, realizzativo e manutentivo condiviso dai detenuti, svoltosi attraverso un ciclo di incontri frontali e la collaborazione attiva nell’esecuzione dei lavori edili e di giardinaggio. Ispirata ai principi base della terapia orticolturale, la corte-giardino è oggi uno spazio verde progettato con e per tutti, nato dal lavoro comune di professionisti, volontari e detenuti con l’intento di migliorare lo spazio, il tempo e le modalità di svolgimento dei colloqui all’interno della struttura penitenziaria. Un luogo “a misura di bambino”, un ambiente confortevole e rilassante in grado di attenuare le tensioni emotive che possono instaurarsi in un contesto detentivo e di creare un clima relazionale adeguato padre/figlio.
Giorgio Tesi Fondation
Beyond the courtyard Experience of participating in the redevelopment of the court-yard of the S. Caterina in Brana District Prison in Pistoia
T
he association “Bambinisenzasbarre” carried out a survey between 2009 and 2011, which included 112 prisons out of the 213 present in Italy. It showed that 65% of the prisons do not have appropriate rooms reserved exclusively for children to speak with their own parents. In this general panorama, Pistoia’s district prison was no exception. In order to resolve this problem, a partnership was established in 2013 between associations and foundations active in the Pistoia area and the district prison which located the financial and human resources to upgrade the small courtyard garden, the heart of the prison facility, and a space used during the summer as a place for the prisoners to meet with their children. It was an inappropriate, sterile, and uncomfortable place, especially if seen through the eyes of a child. Proposed by Ortoxorto and the Legambiente of Pistoia, the project was financed with the help of the foundations of the Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, Giovanni Michelucci, the nonprofit Giorgio Tesi Fondation, Un Raggio di Luce, and the Cassa Edile di Pistoia. Taking a cue from the meeting garden planned by the architect Giovanni Michelucci, Pistoia for the Sollicciano
prison in Florence, the project led to upgrading the court-yard through a participatory process, i.e., a design, implementation, and maintenance process shared by inmates, through a series of face-to-face meetings and active cooperation in completing the construction and gardening works. Inspired by the basic principles of horticultural therapy, the courtyard-garden is now a green space designed by and for everyone, the result of professionals, volunteers, and inmates working together with the intent of improving the space, time and ways of conversation within the prison structure. It is a place “fit for children”, a comfortable and relaxing environment capable of mitigating the emotional tensions that can arise in a prison environment, and to create a relational climate suitable for parents and children.
www.giorgiotesigroup.it Pagina a fianco e in alto: La corte-giardino di S.Caterina in Brana; sotto: autorità e soggetti promotori intervenuti alla inaugurazione. Opposite page and above: The courtyard-garden at S.Caterina in Brana; below: dignitaries and representatives from the promoting organizations that spoke at the inauguration.
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INCONTRI RAVVICINATI
Alla scoperta della natura. Un modo diverso di vivere il Giardino Zoologico di Pistoia Il Parco si apre in modo speciale ai visitatori con un’attività dedicata a chi non vuole solo passeggiare tranquillamente tra i vialetti alla scoperta della Natura, ma la vuole vivere partecipando ad incontri davvero speciali. Il progetto ha come protagonisti i grandi predatori dei boschi, per iniziare dagli animali che hanno popolato i nostri sogni e le favole di quando eravamo bambini. Chi di voi non ha avuto un orso per amico, magari di nome Teddy? O chi non ha avuto paura del lupo che mangia i bambini, soprattutto se indossano un cappuccetto rosso? Orsi e lupi negli ultimi tempi popolano spesso le cronache per rinnovati conflitti con chi si ritiene unico abitante della Terra, incontrastato allevatore e cacciatore, per nulla avvezzo a dividere l’allevato e il cacciato con altre creature. Amati o odiati (non ci sono vie di mezzo) orsi e lupi sono spesso sconosciuti alla maggior parte delle persone, sicuramente bisognosi di una nuova collocazione nell’immaginario collettivo che tenga conto delle caratteristiche biologiche e del loro importante ruolo negli ecosistemi. 64
Per conoscere una specie animale bisogna cercarla, seguirla, studiarla: la biologa del parco traghetterà i fortunati visitatori nel viaggio alla ricerca delle impronte, per poi condividere le tecniche di rilevamento e quelle di radio-tracking, strumento importantissimo per seguire gli animali nel folto della vegetazione e conoscere sempre di più le loro abitudini di vita. Una volta individuati gli animali nel bosco, i ricercatori “sparano” un dardo anestetizzante con il fucile o la cerbottana per mettere loro il radiocollare. In “Incontri ravvicinati” sarà possibile cimentarsi con cerbottana e siringa volante seguendo lo stesso addestramento usato da chi vuole diventare un medico veterinario degli animali selvatici. Lupi e orsi non sono gli unici predatori dei nostri boschi: osservando le tracce sarà possibile incontrarne altri, alcuni davvero inaspettati... “Un giorno da ricercatore tra orsi e lupi” è solo il primo degli Incontri ravvicinati proposti nei prossimi mesi, viaggi attraverso le emozioni che toccheranno le foreste pluviali e i deserti, i micro-mondi e le sconfinate praterie. Ambienti e animali differenti per regalare ai visitatori occasioni uniche di conoscere la Natura da vicino e sentirsene parte.
INFO Gli Incontri ravvicinati saranno proposti ogni venerdì, alle ore 15,00 ed è necessaria la prenotazione entro le ore 20,00 del giovedì precedente telefonando al 3473035654. Close Encounters will be offered every Friday at 3:00 pm. Reservations must be made by calling 347-303-5654 before 8:00 pm on the preceding Thursday.
Testo di Eleonora Angelini* Foto Archivio Giardino Zoologico *Responsabile della didattica del Giardino Zoologico di Pistoia *Head of Education Department Zoological Gardens of Pistoia
PubbliNATURART
Close encounters
Close Encounters. An unusual way to discover nature at Pistoia’s Zoological Garden The park is offering visitors a unique activity dedicated to those who do not want to just walk quietly along the park’s paths to discover nature but who want to also experience it by participating in truly special encounters. The project focuses on large woodland predators, starting with the animals that populated our dreams and fairytales as children. Did any of you not have a teddy bear for a friend? Or was there anyone not afraid of the wolf who eats children, especially those wearing a little red riding hood? In recent times, bears and wolves have often been in the news because of renewed conflicts with whoever considers himself the Earth’s only inhabitant, an uncontested farmer and hunter unaccustomed to sharing farmed and hunted animals with others. Whether loved or hated – there is no middle ground – bears and wolves are often unfamiliar to most people, and are certainly in need of a new position in the collective imagination that takes into account biological characteristics and their important role in ecosystems. To learn about an animal species, it must be tra-
cked, followed, and studied. The park’s biologist will transport lucky visitors on a journey in search of tracks and then share tracking techniques, including radio-tracking, a very important tool for tracking animals in thick vegetation and for learning increasingly more about their living habits. Once the forest animals have been located, the researchers “shoot” a tranquillizing dart with a shotgun or blowpipe in order to fit them with a radio collar. In “Close Encounters”, it will be possible to try out using a blowgun and flying syringe, following the same training used for anyone who wants to be a wildlife veterinarian. Wolves and bears are not the only predators in our forests. It is possible to encounter others, some truly unexpected, by observing the tracks. The first “Close Encounter” to be offered in the coming months will be a Friday as bear and wolf researchers, with a thrilling journey that will touch upon rainforests, deserts, micro-worlds, and boundless prairies. These diverse environments and animals will give visitors a unique opportunity to learn about nature from up close and to feel like a part of it.
Giardino Zoologico Via Pieve a Celle, 160/A Pistoia Tel. +39 0573 911219 info@zoodipistoia.it
www.zoodipistoia.it 65
Ecomuseo della Montagna Pistoiese - Maresca
La rinascita dell’antica ferriera Si sono conclusi i lavori di recupero della Ferriera Papini con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, un’officina che risale alla fine del 1400 TESTO Manuela Geri FOTO Nicolò Begliomini
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inasce a nuova vita una delle più antiche ferriere della Toscana, la Ferriera Papini di Maresca, sull’Appennino Pistoiese. Si è concluso infatti il restauro complessivo dell’immobile, intervento coordinato dall’Ecomuseo della Montagna Pistoiese, grazie al quale è oggi possibile ammirare una “officina” di epoca medicea, dove si conservano quasi intatti strumenti e macchinari idraulici risalenti alla fine del 1400. L’origine della struttura è documentata da una lettera di Cosimo I De’ Medici, che nel 1542 menziona la Ferriera di Maresca come già esistente e funzionante: si suppone quindi che la sua costruzione possa risalire alla fine del 1400, coeva alla scoperta dell’America! Essa costituisce un’importantissima testimonianza per la storia della lavorazione del ferro in Toscana. Nel sec. XVI, infatti, la Montagna Pistoiese, grazie alla ricchezza di boschi e di acque, fu scelta dai Medici, signori di Firenze, per diventare il primo polo siderurgico dello Stato Toscano: è su questa Montagna che il minerale grezzo, proveniente dall’Isola d’Elba, veniva trasportato dopo un lungo percorso via mare, fiume e infine a dorso di mulo; qui veniva lavorato, “cotto”, depurato da zolfo e altre sostanze e trasformato in ghisa o in acciaio; i fabbri poi ne ricavavano armi, attrezzi agricoli e altri oggetti dell’uso quotidiano. Nel 1995 in virtù dei suoi 500 anni di storia, tutto l’edificio e i macchinari in esso conservati sono stati dichiarati bene di rilevante interesse culturale da parte della Soprintendenza ai Monumenti di Firenze Pistoia e Prato, che vi ha apposto il vincolo diretto. 68
La Ferriera, di proprietà della famiglia Papini, ha lavorato con continuità fino alla metà degli anni ‘80 del secolo scorso; in seguito, a causa di lunghi periodi di inattività, la struttura si era rapidamente deteriorata e fino a due anni addietro versava in cattive condizioni conservative che riguardavano soprattutto il tetto, ma anche i macchinari a energia idraulica ancora presenti e visibili negli antichi locali. Perdere la ferriera avrebbe significato rinunciare a una importante parte della memoria storica collettiva dei nostri paesi: questo opificio infatti ha rappresentato
per tutta la montagna pistoiese un simbolo di operosità e di competenze protoindustriali, quegli stessi attributi che sono stati alla base dello sviluppo artigianale di tutta l’area montana nel secondo dopoguerra. Consapevole del valore culturale della Ferriera e convinto della assoluta necessità di fermarne il declino, l’Ecomuseo della Montagna Pistoiese (una associazione senza scopo di lucro a cui partecipano tutti i comuni montani, la Provincia e la Diocesi) a fine 2013 ha avviato un percorso di ricerca fondi per il suo restauro: ha incontra-
to la disponibilità della famiglia proprietaria, che ha deciso di concedere l’immobile in comodato d’uso gratuito allo stesso Ecomuseo, per consentire il reperimento di risorse pubbliche.
La vollero i Medici per lavorare il ferro dell’Isola d’Elba Il restauro, curato dall’architetto Alberto Santiloni, sotto la supervisione della Soprintendenza di Firenze, è stato avviato nel 2014 grazie ad un piccolo finanziamento europeo ottenuto dall’Ecomuseo sul Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013, a cui si sono aggiunte altre risorse della Provincia di Pistoia, del Comune di San Marcello Pistoiese e dello stesso Ecomuseo: tuttavia la disponibilità finanziaria non era sufficiente a recuperare tutto l’immobile: necessitavano altrettante risorse.
L’Ecomuseo ha allora chiesto aiuto alla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia la quale sul bando 2014 ha concesso un determinante contributo, pari a 80.000 euro: grazie a questo nuovo generoso finanziamento è stato possibile portare a termine il progetto e restituire alla fruizione pubblica questo edificio storico, una delle più antiche strutture manifatturiere di tutta la Toscana. La Ferriera, riaperta alla fruizione pubblica, viene proposta come mèta di visita alle scuole e ai gruppi organizzati, unitamente a tutto il percorso del ferro dell’Ecomuseo, che comprende anche il museo del Ferro a Pontepetri e il giardino didattico (dove sono visibili a scopo dimostrativo due grandi ruote di legno, una da mulino e una verticale, che si muovono grazie alla forza dell’acqua). Su prenotazione è possibile vedere dal vivo la lavorazione del ferro battuto, che si svolge proprio nei locali della Ferriera, ad opera di artigiani del luogo, ed effettuare una visita guidata ai macchinari, ai grandi magli in legno, alle trombe idroeoliche: quest’ultimo meccanismo in particolare
è un affascinante esempio di come nei secoli si siano elaborate soluzioni tecniche ingegnose per migliorare le prestazioni degli opifici siderurgici; la tromba idroeolica produce aria compressa, che alza la temperatura raggiunta dai forni e rende più plastico e più lavorabile il minerale. La sua origine è ancora oggetto di studi, e c’è chi la attribuisce al genio di Leonardo da Vinci, per l’ingegnosità e la semplicità del sistema adottato. Qui a Maresca possiamo vederne un esempio concreto: vi aspettiamo!
Info: +39 800 974 102 www.ecomuseopt.it www.discoverpistoia.it Pagine d’apertura: la forgiatura del ferro; pagina di fianco: l’esterno della Ferriera e il banco dei prodotti; sopra: la ruota idraulica e il giardino didattico di Pontepetri; sotto: interni della Ferriera. Opening pages: forging iron; opposite page: the exterior of the ironworks and a workbench displaying some products; above: the waterwheel and teaching garden in Pontepetri; below: interior of the ironwork.
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Ecomuseum of the Pistoia Mountains - Maresca
The revival of the old ironworks Restoration work completed on the Papini ironworks, which dates back to the end of 1400
O
ne of the oldest ironworks in Tuscany, Maresca’s Ferriera Papini in the Pistoia Apennines has been returned to life. In fact, the property’s overall restoration recently ended, an operation coordinated by the Ecomuseum of the Pistoia Mountains. Thanks to the museum, there is a Medici era “workshop” with a display of tools and hydraulic equipment in good condition, dating back to the late 1400s. The origin of the structure is documented by a letter from Cosimo I de’ Medici, who, in 1542, mentions the Maresca ironworks as already up and running. Its construction may be traced back to the late 1400s, coeval with the discovery of’ America! It is very important evidence for the history of iron working in Tuscany. In fact, in the 16th century, thanks to its wealth of forests and water, the Pistoia mountains were chosen by the Medici rulers of Florence to become the Tuscan State’s first steelworks. The raw ore was transported from the island of Elba to these mountains, after a long journey by sea, river and finally on muleback. Here it was processed, “cooked”,
Nevertheless, the funds available were not enough to rehabilitate the entire property as it needed an equal number of resources. The Ecomuseum then asked for help from the Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, whose 2014 announcement made a decisive contribution of 80,000 Euros. Thanks to this generous, new funding it was possible to complete the project and enable the public to enjoy this historic building, one of the oldest manufacturing facilities in all of Tuscany. Open to the public, the ironworks is a suggested destination for visits by schools and organized groups, together with the Ecomuseum’s complete iron trail, which also includes the Iron Museum in Pontepetri and the educational garden. The latter displays for demonstration purposes two large wooden wheels – one for a gristmill and another that was vertically mounted – that are powered by the force of the water. Upon reservation, live demonstrations of wrought iron production are held right on the ironworks’ premises, carried out by local artisans, in addition to a guided tour of the machinery, the large wooden mallets, and the trompes. The latter mechanisms are a particularly fascinating example of how, over the centuries, ingenious technical solutions have been developed to improve iron and steel mill performance. The trompe produces compressed air, which raises the temperature reached by the furnace and makes the ore more pliable and more workable. Its origin is still the subject of study, with some attributing it to Leonardo da Vinci’s genius, because of the system’s ingenuity and simplicity. a real-life example is on display here in Maresca. We’re expecting you!
removing the sulfur and other substances, before it was turned into cast iron or steel, which blacksmiths then used to make weapons, agricultural tools, and other objects of everyday use. In 1995, the Superintendency of Monuments of Florence, Pistoia, and Prato declared it to be an important cultural asset by virtue of its 500-year history, the overall building, and the equipment stored therein. Owned by the family Papini, the ironworks continued to operate until the mid-1980s. As a result of long periods of inactivity, the structure deteriorated rapidly. Up until two years ago, it was in a bad state of preservation, particularly the roof, but also the hydropower machinery still present and visible in the old rooms. Losing the ironworks would have meant giving up an important part of the collective historical memory of our villages. Indeed, throughout the Pistoia mountains, this factory has been a symbol of hard work and protoindustrial skills, those same attributes that were the basis for the artisanal development throughout this mountainous area after World War II. Aware of the cultural value of the ironworks and convinced of the absolute necessity to stop its decline, the Ecomuseum of the Pistoia Mountains (a non-profit association involving all the mountain communities, the province, and the diocese) began raising funds for its restoration in late 2013. The effort was supported by the owner family, which decided to grant the property in free loan
to the Ecomuseum and to enable the collection of public resources. The renovation was overseen by the architect Alberto Santiloni, under the supervision of the Superintendency of Florence. It began in 2014 with modest European funding obtained by the Ecomuseum for the 2007-2013 Rural Development Plan, to which were added other resources from the Province of Pistoia, the City of San Marcello Pistoiese, and the Ecomuseum itself.
Sopra: i magli della Ferriera di Maresca; sotto: un fabbro al lavoro con un maglio verticale in una foto storica. Above: hammers at the Maresca ironworks; below: a historical photo of a blacksmith at work with a vertical hammer.
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GIOVEDÌ 10 NOVEMBRE
SABATO 14 GENNAIO
MERCOLEDÌ 22 MARZO
Presentazione della Stagione
Orchestra Leonore Fondazione Promusica Pistoia Nemanja Radulović violino
ORT Orchestra della Toscana Yves Abel direttore Narek Hakhnazaryan violoncello
Conversazione con il Direttore Musicale Daniele Giorgi Ore 18 - Saloncino della Musica, Palazzo De’ Rossi, via De’ Rossi 26, Pistoia INGRESSO LIBERO VENERDÌ 25 NOVEMBRE Orchestra Leonore Fondazione Promusica Pistoia Daniele Giorgi direttore Emmanuel Tjeknavorian violino
Pëtr Il’ič Čajkovskij Concerto in Re maggiore per violino e orchestra op. 35 Antonín Dvořák Sinfonia n. 8 in Sol maggiore op. 88 GIOVEDÌ 22 DICEMBRE Orchestra Leonore Fondazione Promusica Pistoia Radovan Vlatković corno
Richard Strauss Concerto per corno e orchestra n. 1 in Mi bemolle maggiore op. 11 Wolfgang Amadeus Mozart Rondò per corno e orchestra in Re maggiore K 514 Ludwig van Beethoven Sinfonia n. 1 in Do maggiore op. 21
Carl Maria von Weber Sinfonia n. 1 in Do maggiore op. 19 Ludwig van Beethoven Concerto per violino e orchestra in Re maggiore op. 61 SABATO 11 FEBBRAIO Orchestra Leonore Fondazione Promusica Pistoia Olli Mustonen direttore e pianista solista
Olli Mustonen “Triptych” per orchestra archi Wolfgang Amadeus Mozart Concerto per pianoforte e orchestra n. 25 in Do maggiore K 503 Ludwig van Beethoven Sinfonia n. 2 in Re maggiore op. 36 SABATO 11 MARZO Orchestra Leonore Fondazione Promusica Pistoia
Johann Sebastian Bach Concerti Brandeburghesi BWV 1046/1051 Concerto speciale in due parti Prima parte (Concerti Brandeburghesi n. 1, 3, 5) ore 20 Alle ore 21, brindisi e “Un tema più difficile monologo umoristico illustrato e... suonato” di Astutillo Smeriglia Seconda parte (Concerti Brandeburghesi n. 6, 4, 2) ore 22
BIGLIETTERIA TEATRO MANZONI Corso Gramsci 127, Pistoia Tel. 0573 991609 - 27112 FONDAZIONE PISTOIESE PROMUSICA Via De’ Rossi 26, Pistoia Tel. 0573 974249
Samuel Barber Adagio per archi op. 11 Pëtr Il’ič Čajkovskij Notturno op. 19 n. 4, trascrizione per violoncello e orchestra in Re minore Pëtr Il’ič Čajkovskij Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra op. 33 Franz Joseph Haydn Sinfonia n. 102 in Si bemolle maggiore Hob. I:102 VENERDÌ 31 MARZO Orchestra Leonore Fondazione Promusica Pistoia Daniele Giorgi direttore Gabriela Montero pianoforte
Edvard Grieg Concerto per pianoforte e orchestra in La minore op. 16 Johannes Brahms Sinfonia n. 4 in Mi minore op. 98
La Stagione Sinfonica Promusica è realizzata con la collaborazione organizzativa dell’Associazione Teatrale Pistoiese
www.fondazionepromusica.it
26 E 30 APRILE 3 E 6 MAGGIO FUORI ABBONAMENTO 80° FESTIVAL DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO – PISTOIA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2017 Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
IDOMENEO di Wolfgang Amadeus Mozart Gianluca Capuano direttore, Damiano Michieletto regia, Paolo Fantin scene, Carla Teti costumi, Alessandro Carletti luci, Rocafilm video design Personaggi e interpreti: Michael Schade Idomeneo, Rachel Kelly Idamante, Ekaterina Sadovnikova Ilia, Carmela Remigio Elettra, Leonardo Cortellazzi Arbace, Mirko Guadagnini Il gran sacerdote di Nettuno Allestimento del Theater an der Wien VENERDÌ 26 MAGGIO CONCERTO REALIZZATO PER L’OTTAVA EDIZIONE DI PISTOIA – DIALOGHI SULL’UOMO Orchestra Leonore Fondazione Promusica Pistoia Daniele Giorgi direttore con la partecipazione dei vincitori della borsa di studio Listen 2.0
BEETHOVEN: LA NONA SINFONIA Ludwig van Beethoven Sinfonia n. 9 in Re minore op. 125 per soli, coro e orchestra Coro Ars Cantica Marco Berrini maestro del coro Johanna Winkel soprano Alessandra Visentin contralto Dominik Wortig tenore Detlef Roth baritono
Waiting for Pistoia 2017
Pistoia’s my home A program of events for bringing its inhabitants closer to the city’s cultural heritage
N Aspettando Pistoia 2017
Pistoia è la mia casa Un programma di incontri per avvicinare gli abitanti al patrimonio culturale
I
l prossimo anno Pistoia è chiamata a ricoprire un ruolo importante, quello di Capitale Italiana della Cultura: un’opportunità di sviluppo e di crescita che sarà tanto più feconda quanto più sarà partecipata e condivisa. Da questa convinzione è nato “Pistoia è la mia casa”, un ricco programma di incontri rivolto principalmente alla città e ai suoi abitanti, promosso dal Comitato Promotore Pistoia Capitale Italiana della Cultura 2017, realizzato da Fondazione Caript insieme al Comune di Pistoia, e a cura di Claudio Rosati. Gli appuntamenti, sempre gratuiti, proseguiranno fino a metà dicembre offrendo l’occasione di scoprire con occhi nuovi la città, affinché ognuno possa diventare testimone e promotore delle sue bellezze. Molte e diversificate sono le attività proposte: dai Trekking urbani, per esplorare la città storica senza dimenticare la Pistoia più contemporanea (12, 19 novembre; 3, 10 dicembre); ai Tableaux
vivants, che attraverso un approccio multidisciplinare svelano aspetti poco noti di opere a tradizioni locali (26 novembre, 10 dicembre); fino ad una serie di incontri intitolata Finestre in cui – seguendo il suggerimento di Umberto Eco per il quale il modo migliore di accendere lo spirito di osservazione è quello di concentrarsi su una sola opera alla volta – sono raccontati alcuni dei maggiori capolavori del nostro patrimonio, tra cui il fregio Robbiano, l’Altare d’Argento e il pulpito di Sant’Andrea (16, 23, 30 novembre; 7, 14 dicembre). Frequentando gli incontri si potrà anche partecipare ad un piccolo “concorso a premi” per ricevere in regalo libri dedicati a Pistoia e al suo territorio. Il programma si rivolge a ogni fascia di pubblico, dalle famiglie agli studenti, dalle persone anziane agli insegnanti. Perché Pistoia Capitale della Cultura inizia dai suoi abitanti.
ext year Pistoia will have an important role to play as the Italian Capital of Culture. As an opportunity for development and growth, it will be even more successful, the more that people take participate in and share it. It is from this belief that Pistoia’s My Home comes into being. This rich program of events is aimed primarily at the city and its inhabitants and is being sponsored by the Pistoia Italian Capital of Culture 2017 Organizing Committee, carried out by the Fondazione Caript together with the City of Pistoia, and managed by Claudio Rosati. These free events will continue until mid-December, offering an opportunity to see the city with new eyes, so that everyone can become an observer and promoter of its beauties. Many various activities have been planned: Urban Trekking, which explores the historical city yet not forgetting the Pistoia of today (12, 19 November; 3, 10 December); Tableaux Vivants, whose multidisciplinary approach unveils littleknown aspects of works reflecting local traditions (26 November, 10 December); and a series of events entitled Finestre (Windows) which – in keeping with Umberto Eco’s idea that the best way to kindle our powers of observation is by focusing on one work at a time – describes some of the greatest masterpieces of our birthright, including the Della Robbia frieze, the Silver Altar, and the pulpit in Sant’Andrea (16, 23, 30 November and 7, 14 December). Attendance at these events also includes becoming eligible for a modest “contest” with books dedicated to Pistoia and its territory as the prizes. The program is suitable for all kinds of audiences: families, students, the elderly, and teachers. Because Pistoia, the Capital of Culture, begins with its people. Tutti gli incontri sono gratuiti Prenotazione obbligatoria ai numeri: 800 012146 / +39 0573 21331 Lunedì - Venerdì 9-13/15-18; sabato 9-13 o scrivendo a info@comune.pistoia.it All events are free of charge. Reservations required. Phone 800 012146 / +39 0573 21331. Monday – Friday 9am – 1 pm / 3 pm – 6 pm; Saturday 9am – 1 pm. Or by writing to info@comune.pistoia.it
www.fondazionecrpt.it www.comune.pistoia.it www.discoverpistoia.it 73
Una Degna Tana
Nel cuore della città tipicità e buon vivere E’ la “stube” di Piazza della Sala, il cuore della movida del centro storico di Pistoia. Girando per i vicoli e le piazze della nostra splendida città è impossibile non imbattersi nella tipicità de “La Degna Tana” la birreria che, dal 21 aprile 2011, ha consentito di aumentare l’offerta enogastronomica nel comparto della Sala. Sono cinque anni che Francesco Becagli e Alessio Bacci, titolari della società “Il Micco sulla Sala srl”, hanno reso conosciutissimo questo luogo che è nato perché un gruppo di persone, chi per investimento e chi per passione per la birra, ha deciso di scommettere su se stessi aiutando a far ripartire il centro storico. Un locale che si è trasformato nel corso degli anni e che è diventato un riferimento a Pistoia, e non solo, per gli amanti della birra. Perché, quello che lo differenzia da tanti altri luoghi di ritrovo del genere, è che “La Degna Tana” non è un pub ma una birreria ed un locale dove la ristorazione ha la sua grossa importanza. Inizialmente, infatti, si è pensato di dare risalto alla cucina bavarese ma poi si è andati a ricercare proprie ricette con l’estro e la cura di Alessio Bacci: dalle rivisitazioni dei classici 74
toscani fino ai piatti europei più famosi, ora è stata intrapresa anche l’esaltazione di piatti vegetariani e vegani. Al centro del locale, però, rimane la birra in tutte le sue accezioni: ogni anno vengono infatti proposte circa 80 diverse etichette e “La Degna Tana” è locale autorizzato Augustiner, uno dei marchi tedeschi più famosi in tutto il mondo. Da qualche anno, poi, le etichette si sono ampliate alle birre belghe con passaggi anche a quelle inglesi, italiane, americane e ceche. A livello turistico “La Degna Tana” rappresenta una bella vetrina per Pistoia: nel cuore di Piazza della Sala si può pranzare (la cucina è sempre aperta dalle 11 all’1 di notte per soddisfare qualsiasi esigenza di gusto e di orario) con una splendida vista sul Pozzo del Leoncino, a pochi passi da Piazza Duomo e con la sagoma del Campanile della Cattedrale ed il Battistero che si stagliano sopra i tetti delle antiche abitazioni che si affacciano sulla Sala. Nel corso di questi anni, inoltre, “La Degna Tana” continua a mettere a disposizione dei propri clienti le proprie conoscenze tecniche sulle birre proposte e loro stessi possono chiedere di visitare un birrificio
piuttosto che un altro. Infine, da sempre “La Degna Tana” è vicina al mondo sportivo con sponsorizzazioni per discipline come rugby, volley e dal 2016 anche col settore giovanile del Pistoia Basket a dimostrazione di quanto sia alta la nostra attenzione alle realtà del territorio. La nostra qualità migliore? Non aver mai lasciato niente al caso! Da qualche settimana, però, “Il Micco sulla Sala srl” ha deciso di ampliare la propria offerta riprendendo quello che storicamente era il ristorante pizzeria “Il Pozzo” in Largo San Biagio che adesso si chiama “Malebolge”: una pizzeria gourmet a chilometro zero con tutti gli ingredienti che arrivano da produttori della provincia di Pistoia o nelle immediate vicinanze. Il legame fra i nostri locali, come si può capire dal nome, sono le citazioni di Dante Alighieri. Ed anche a “Malebolge” non manca l’offerta della birra artigianale che arriva dal Birrificio Antoniano di Padova. La pizzeria è aperta dalle 19 in poi ed effettua anche servizio da asporto. A breve, infine, aprirà la vinoteca “Vitium” in via Roma, a due passi da Piazza del Duomo che proporrà la birra di Chimay, una delle più antiche in Belgio, proponendosi come un nuovo ed innovativo locale nel centro storico della nostra Pistoia.
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The Degna Tana
In the heart of the city specialty and savoury It is the “stube” of Piazza della Sala, the heart of nightlife in the historical city of Pistoia. Wandering through the squares and narrow streets of our splendid city, it is impossible not to stumble on to the distinctive La Degna Tana, the beerhouse that, since 21 April 2011, helped to increase the food and wine offerings on the Sala. Five years ago that Francesco Becagli and Alessio Bacci, owners of the company Il Micco sulla Sala Ltd., made this place well known, which was the result of a group of people who decided – some for investment reasons, others with a passion for beer – to take a chance at helping to bring the historical center back to life.
Over the years, this locale has changed, becoming a Pistoia landmark, and not just for beer lovers because what sets it apart from the many other similar gathering places is that La Degna Tana is not a pub but a beerhouse and a place where eating has great importance. In fact, an emphasis on Bavarian cuisine was initially considered but then, with inspiration and care, Alessio Bacci went in search of recipes in recipes that range from re-interpretations of Tuscan classics to the most famous European dishes. Recently, a celebration of vegetarian and vegan dishes has been added to the menu. Nevertheless, beer, in all senses, remains at the center of the locale’s offerings. Indeed, some 80 different
labels are offered every year and La Degna Tana is an authorized retailer for Augustiner, one of most famous German brands in the world. For some years, the labels have expanded to include Belgian beers as well as British, Italian, American and Czech beers. In terms of tourism, La Degna Tana is a beautiful showcase for Pistoia. In the heart of Piazza della Sala, you can have lunch (the kitchen is always open 11 am-1 am to satisfy all tastes and schedules), with a splendid view of the Pozzo del Leoncino and a few steps away from Piazza Duomo, with the outline of the cathedral’s bell tower and the baptistery standing out above the roofs of the old houses facing the Sala. Over the years, La Degna Tana has continued to make its expertise on the beers offered available to its customers, with the possibility of visiting one brewery instead of another. Lastly, La Degna Tana is also devoted to the sports world, sponsoring sports like rugby, volleyball, and, beginning in 2016, also Pistoia Basket’s youth sector, demonstrating our tightly focused attention to the needs of the area. Our best quality? Never leaving anything to chance! Several weeks ago, however, Il Micco sulla Sala Ltd. decided to expand, taking over Il Pozzo, the landmark pizzeria restaurant in Largo San Biagio. Now called Malebolge, it is a zero-food mile gourmet pizzeria with all the ingredients coming from producers in the province of Pistoia or nearby. As can be seen from their names, quotations from Dante Alighieri link our locales. Nor is Malebolge lacking in craft beer, offering products from the Birrificio Antoniano in Padua. The pizzeria is open from 7 pm onwards and also offers a takeaway service. Finally, there is the Vitium Wine Cellar, which will open in Via Roma, a short walk from Piazza del Duomo. It will offer Chimay, one of Belgium’s oldest beers, while introducing itself as a new and innovative locale in the historical center of our Pistoia.
RISTORANTE - BIRRERIA Piazza Della Sala 1, Pistoia
Tel. 0573 994117
www.ladegnatana.it 75
Teatro Manzoni
La casa del palcoscenico Il teatro pistoiese raccontato dai piccoli spettatori della scuola dell’infanzia Gianni Rodari
TESTO Maria Laura Contini Donatella Giovannini FOTO Carolina Begliomini
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V
Fragrante bontà!
Via dei Bonechi 5 - Loc. Bottegone - Pistoia Via Pratese 516E - Loc. Chiazzano - Pistoia Via Statale 297 - Loc. Olmi - Quarrata (PT) 78
Tel. +39 0573 545924
isitare un teatro vuoto è sempre una grande avventura: un luogo destinato ad accogliere centinaia di persone, se visitato in modo esclusivo, può diventare uno spazio surreale e forse un po’ ma-
gico. La scuola Gianni Rodari è l’unica, fra le scuole dell’infanzia comunali della città, ad accogliere al proprio interno un teatro, con un palcoscenico dotato di luci, strumentazione fonica e scene. Insomma, seppur in scala ridotta, un palco con gli elementi essenziali che potremmo cercare in un teatro ‘vero’. I bambini della scuola hanno esplorato il teatro Manzoni con sguardi attenti, dando corpo a pensieri, raffronti e riflessioni, con cui hanno rielaborato la loro idea di teatro. Prima della visita i bambini hanno confrontato le loro esperienze e aspettative sul teatro Manzoni, recuperando anche esperienze vissute in precedenza con la propria famiglia. Il nostro teatro è un po’ finto e quello è vero e qui non ci sono le sedie e i biglietti. Lì ci danno i biglietti e qui no! Io me lo immagino grande e tutto blu. Secondo me fuori è grande e dentro c’è una specie di televisione. Io me lo immagino grande e tutto rosso. Io ci sono andata, è senza tappeto, ci sono delle persone che cantano. Le persone che vengono a guardare stanno a sedere sulle sedie. Io ancora questo teatro non me lo sono immaginato! L’immaginazione dei bambini rincorre pensieri veloci, che passano dal senso dei nomi al senso delle forme e degli spazi: Il palco è dentro e il teatro fuori è un palazzo. La casa del palco è il teatro. È dentro un palazzo. È grande, è dentro un grattacielo. L’esplorazione dei bambini dei diversi spazi del teatro Manzoni viene condotta con modalità nuove e divertenti, che danno l’opportunità di abitare ogni luogo e di avvicinarsi al fascino della scena. L’assenza di pubblico e di attori ha consentito di immergersi completamente nella dimensione del teatro, che viene vissuto per quello che è in sé e non per ciò che viene messo in scena. Il viaggio dentro il teatro ha offerto così ai bambini stimoli sensoriali, emotivi e creativi che hanno assorbito e rielaborato con grande forza e in modi inaspettati e originali. Sulla facciata c’era il sole e la pecora. Lì prima c’era un “lanaio” e allora c’era il simbolo della pecora. C’era anche il sole di fronte che voleva dire di tenere il cervello sempre acceso. Quando si va a teatro bisogna tenere il cervello acceso sennò non ti ricordi nulla di niente! Appena si entra e si apre la porta si trova un grande tappeto rosso, lunghissimo. Mi è piaciuto quando abbiamo fatto la foto tutti insieme tutti in alto, che si vedeva il palcoscenico da lassù. Mi sono piaciuti i camerini, dove si truccano, si spogliano e si mettono il costume e mi è piaciuto lo specchio che si illumina. I bambini ci restituiscono anche una lettura di teatro, come luogo da scoprire e conoscere, dove la suggestione dello spettacolo è resa possibile grazie al lavoro concreto e quotidiano di molti personaggi; una visione dunque che propone il teatro come un insieme di saperi e di lavori.
Manzoni Theater
Home of the stage The Pistoia theater as described by young spectators from the Gianni Rodari School
V Mi è piaciuto quando siamo andati proprio su, su, proprio così su! Non c’era lo spettacolo ma mi piaceva vedere come era in su. C’erano i muratori che costruivano la scena A me è piaciuto il palco e mi sono piaciuti i legni che si vedevano in alto e i signori che montavano il palco, i macchinisti. A me è piaciuto vedere quei muratori che aggiustavano il palco! Mi piaceva stare sul buco di luce sopra il tetto!
Una bambina: “Ci vorrei tornare e ritornare 100 volte…” Gli spazi vuoti si riempiono di pensieri, di percezioni visive e sopratutto di emozioni, che lasciano nei bambini il segno del desiderio di tornare, della gioia che si trasmette al corpo, alle gambe, che diventa corpo, gambe, odori, colori. Il teatro Manzoni è diventato ormai elemento suggestivo e corroborante dell’esperienza dei bambini nella loro costruzione del mondo. Era più grande di come me lo immaginavo. Forse ci stanno mille e cento persone! Io avevo gli occhi grandi e brillanti; mi lacrimavano gli occhi dalla contentezza. Io mi batteva il cuore e mi ribolliva! Mi batteva forte il cuore. Io mi sentivo le gambe felici, mi sentivo la gioia in tutto il corpo e sorrideva tutto il corpo. Io ho sentito il cuore bellissimo. Mi piaceva l’odore un po’ di museo, di muro buono! Il teatro Manzoni è diventato per i bambini un luogo più familiare, che fa parte della loro esperienza e ci auguriamo che abbia suscitato il desiderio di tornarci, come esclama una bambina: Cosa mi ha detto il cuore quando ci sono entrata? Ci vorrei tornare e ritornare 100 volte...
Hanno partecipato i bambini della scuola dell’infanzia Gianni Rodari, accompagnati dalle insegnanti Maria Rita Cama, Giuliana Greco e Alessia Innocenti.
isiting an empty theater is always a great adventure. A place that welcomes hundreds of people, it can be a surreal, perhaps slightly magical space if visited when empty. The Gianni Rodari School is the city’s only school to have a theater on its premises, with a stage equipped with lights, audio equipment, and scenery. In short, albeit on a reduced scale, it is a stage with those essential elements that we look for in a “real” theater. The school children explored the Manzoni Theater with tireless eyes, fleshing out thoughts, comparisons, and reflections that have revised their idea of theater. Before the visit, the children compared their experiences and expectations about the Manzoni Theater, also remembering previous experiences with their families. Our theater’s a little fake, and it’s true there aren’t any chairs and tickets here. They gave us tickets there, but not here! I imagined it was big and all blue. I thought that it was big outside and inside there was a kind of television. I thought it was big and everything was red. I went there. It doesn’t have a carpet. There were some people singing. The people who come to watch sit on chairs. This theater still isn’t what I imagined. The children’s imaginations run wild, passing from the meaning of the names to the meaning of forms and spaces:
The stage is inside and the theater outside is a building. The theater is the stage’s house. It’s inside a building. It’s big; it’s inside a skyscraper The children enjoyed exploring the Manzoni Theater’s different spaces in new ways that gave them the opportunity to occupy each place and get closer to the stage’s charm. The absence of an audience and actors let them plunge into its theatrical dimension, which was seen for what it is itself and not for what is staged. The trip into the theater offered the children sensory, emotional, and creative stimuli which they absorbed and vigorously reworked in unexpected and unique ways. There’s the sun and a sheep on the front. There was a man who sold wool here before and then there was the sheep symbol. There was also the sun on the front that means you always have to keep your brain turned on. When you go to the theater, you have to keep your brain switched on or else you don’t remember anything at all! As soon as you enter, and you open the door, there is a big long red carpet. I liked when we took a picture all together at the top, you could see the stage from up there. I liked the dressing rooms, where they put on makeup and get undressed and put on costumes and I liked the mirror that lights up. Children also give us an interpretation of the theater as a place of discovery and introductions, where the charm of the show is made possible thanks to the actual daily work of many people. It is a vision that offers the theater as an ensemble of skills and jobs. I liked it when we went up and up and up! There wasn’t any show but I liked see what was up there. There were masons who were building the scenery. I liked the stage and I liked the wood that was seen above and the men who were setting up the stage, the stagehands. I liked seeing those masons who were fixing the stage! I liked being on the hole of light in the roof! The empty spaces are filled with thoughts, visual perceptions, and especially emotions, leaving the children with a desire to return, a joy that is transmitted to their bodies and legs, which become bodies, legs, smells, and colors. The Manzoni Theater has become something charming and an invigorating experience for children in their construction of the world. It was bigger than I thought. Perhaps there are eleven hundred people! I had big, bright eyes; I had tears of happiness in my eyes. My heart was beating really hard and bursting! My heart was pounding. I had happy legs; my whole body was happy and smiling. I felt its beautiful heart. I liked that it smells a little like a museum! The Manzoni Theater thus became a more familiar place to the children, a part of their experience, We hope they will want to return, as one little girl shouted, “What did I say when I came in? That I’d like to come back again and again 100 times ... Children from the Gianni Rodari School participated, accompanied by their teachers Maria Rita Cama, Giuliana Greco, and Alessia Innocenti.
www.teatridipistoia.it 79
BREVETTO DEPOSITATO PATENT PENDING N° FI2015A000066
In alto serra completata in Medio Oriente. Al centro serra in costruzione in Italia Above greenhouse completed in Middle East. Central a greenhouse under construction in Italy
COMBILUX
NOVITÀ ASSOLUTA PER LA TUA SERRA NEL TEMPO AN ABSOLUTE NOVELTY FOR YOUR GREENHOUSE OVER THE YEARS
Il futuro oggi The future today Molte colture stagionali traggono vantaggio dalla alternanza di coltivazione in uno spazio coperto riscaldato (invernale/autunnale) ed una coltivazione en plein air (primaverile/estiva). Tale alternanza ha bisogno di due cose basilari, la gestione della luce e dei sistemi di areazione. Da questi presupposti nasce il progetto Combilux, una serra che fa della luminosità, della flessibilità e della resistenza i suoi punti di forza. Le altre caratteristiche salienti sono: - Completamente o parzialmente apribile - Ampia scelta di materiali per il tamponamento (polietilene, vetro, ETFE) - Vasta gamma di dimensioni ( larghezza di metri 8,00 – 9,60 – 12,00 e passo di metri 4,00 o 5,00) - Possibilità di ombreggio esterno o interno Ad oggi sono già stati realizzati circa 3 ettari e gli splendidi risultati hanno già evidenziato la bontà del progetto incoraggiandoci a proseguire nel continuo miglioramento e sviluppo delle nostre idee. Il design della Combilux è inoltre nelle fasi finali di riconoscimento di brevetto internazionale.
Many seasonal crops benefit from the alternation of cultivation in a covered heated space (winter / autumn) and a cultivation en plein air (spring / summer). This alternation needs two basic things, the management of light and ventilation systems. This is precisely the reason behind the project Combilux, a greenhouse that makes brightness, flexibility and strength his pillars. The other salient features are: - Completely or partially openable - Large selection of materials (polyethylene, glass, ETFE) - Wide range of dimensions (width 8,00 - 9.60 12.00 meters and wheelbase of 4.00 or 5.00 meters) - Possibility of exterior or interior shading To date, we have already realized about 3 hectares and the wonderful results have already highlighted the quality of the project, encouraging us in the continuous improvement and development of our ideas. The design of the Combilux is also in the final stages of recognition of international patent.
By di Virgilio Cardelli S.r.l. Via Francesca Vecchia, 23 Santa Lucia Uzzanese (PT) 51010 Italia info@artigianfer.com Tel: +39 0572 451197
www.artigianfer.com
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Stamperia Benedetti di Pescia
Quando il mestiere incontra l’arte Storia di un dialogo mai interrotto TESTO Filomena Cafaro FOTO Nicolò Begliomini
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i piedi della Valleriana esiste un luogo che racconta cinque secoli di tipografia e la storia di una famiglia lungimirante legata alla tradizione, ma con lo sguardo rivolto al futuro: la Stamperia Benedetti di Pescia. Roberta, figlia dei Gino Necciari, ci introduce alla scoperta della prima stamperia pesciatina, se non toscana, nella sede storica di piazza Matteotti. All’ingresso una scritta sulle pareti ricorda che qui Francesco Cenni, tipografo fiorentino, stampava il 28 febbraio 1485 “Le confessioni” di San Bernardino da Siena, il primo libro stampato in città. Rapportando questo evento alla data dell’invenzione di Gutenberg, è facile comprendere quanto Pescia fosse sorprendentemente al passo con i tempi nell’arte della stampa. Molti come Cenni si trasferirono a Pescia, grazie alle cui acque si produceva carta di buona qualità e a basso costo. Qui lavorò Artidoro Benedetti, che cominciò la professione all’età di undici anni e ai primi del Novecento si unì al pistoie-
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se Niccolai. Il suo laboratorio divenne un luogo d’incontro per pittori, poeti, musicisti e artisti, grazie a lui la stampa incontrò l’arte. Spesso qui si ritrovavano Gabriele D’Annunzio, Lorenzo Viani e Giacomo Puccini. Viani veniva di persona a vedere come Artidoro stampava le sue xilografie al torchio, diceva che ogni minimo segno sul legno era musica stampata da Artidoro. D’Annunzio volle che venisse stampata la sua “Lettera al legionario Alceste De Ambris” con xilografie dell’amico Viani, su carta Magnani da Artidoro Benedetti di Pescia. Nel 1921 Niccolai dovette restare al Vittoriale per giorni, finché D’Annunzio non si degnò di riceverlo. Gino Necciari entrò alle dipendenze di Artidoro nel 1940: “L’Italia entrò in guerra e io in tipografia” diceva. Nel 1967, dopo la morte di lui, la rilevò conservando il nome del maestro e raccogliendo l’eredità del dialogo mai interrotto con gli artisti. Gino è mancato lo scorso anno, ma ancora vive nella passione che ha trasmesso ai suoi figli Rudy e Roberta, che racconta: “Con
l’avvento del computer è stato tutto rivoluzionato, tanti si sono trasferiti, noi per amore dell’antico e della storia delle radici ci siamo sempre mantenuti qui”. Nei locali storici della stamperia fu inaugurata nel 2008, in occasione della Festa della Toscana, la Mostra delle Antiche Macchine Tipografiche e delle pubblicazioni stampate dalla tipografia dal 1800 ad oggi. “Non la chiamiamo museo perché siamo una tipografia ancora attiva, quindi abbiamo separato la parte antica dalla parte attuale”, afferma Roberta. È possibile vedere le antiche macchine da stampa, come il torchio, gli arredi delle sale di composizione con i compositoi, i caratteri mobili e le interlinee in piombo, le xilografie originali di Viani e le riviste stampate per L’Eroica di Milano. In mostra sono conservati un pedale a motore di fine Ottocento, di cui esiste un altro esemplare al Museo Gutenberg a Magonza, e la macchina da manifesti, che consentiva la stampa a colori. Il ruolo delle donne in tipografia è testimoniato
dalle foto d’epoca: si occupavano della rilegatura dei libri o inserivano i fogli in piedi alla macchina da manifesti.
Lo sforzo attuale di conciliare moderne tecnologie e fedeltà alle proprie radici Cosa è cambiato e cosa resta in continuità col passato? A questa domanda Roberta risponde: “Il cambiamento è stato materiale, per stare al passo coi tempi anche noi ci siamo aggiornati passando all’era del computer e del digitale. Serviamo vivaisti, piccoli commercianti, aziende e artigiani; però noi siamo le radici, ci teniamo a mantenere il rapporto con una nicchia di clien-
ti che cerca tipi di stampa particolare, su carta fatta a mano, rilegata a mano. Noi siamo in grado di farlo. Il resto è rimasto uguale, l’ambiente sempre quello. Vogliamo mantenere la relazione con gli artisti, la tipografia è conosciuta per questo. Coltiviamo i rapporti umani, dagli stranieri che fanno cartoline dipinte a mano, a chi vuole realizzare edizioni speciali, come un giovane pittore con cui abbiamo stampato una guida di Pescia in italiano e inglese”. Un progetto che Roberta ricorda con piacere è la stampa di una raccolta di racconti orali di un narratore del Botswana, a cura di una dottoressa italiana che decise di metterli su carta e chiese alla stamperia di realizzarne 100 copie, di cui una è conservata nella Biblioteca Nazionale del Botswana in Africa. Il laboratorio apre le porte anche ad un pubblico diverso dai clienti, ospita scuole per attività didattiche e adulti in visita alla mostra. E come sempre, dove si trovano terreno fertile e radici profonde, anche qui germinano idee per il futuro.
Nei prossimi mesi, a un anno dalla scomparsa di Gino, si concretizzerà un progetto già nato con la mostra: la creazione di un’associazione e la realizzazione di una biblioteca con sala di consultazione, mantenendo gli arredi delle sale di composizione, al fine di “salvaguardare un patrimonio culturale che la rivoluzione della stampa ha diffuso”.
Pagine d’apertura: dettaglio della “Optima”, macchina tipografica del 1911; a fianco e sopra: la sala composizione e alcuni particolari della mostra; sotto: le donne “mettifoglio” e Roberta Necciari al compositoio. Opening pages: detail of the “Optima”, a printing press from 1911; opposite and above: the composition room and some details from the exhibition; below: women feeding paper and Roberta Necciari before a composing stick.
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Stamperia Benedetti - Pescia
Where art is at home Artidoro Benedetti established this printing-house that was a reference point for artists and writers in the early 1900s
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Dal 1990 a Pistoia
t the foot of the Valleriana is a place that recounts five centuries of printing and the story of a visionary family tied to tradition, but with an eye to the future: Pescia’s Stamperia Benedetti. The daughter of the founder Gino Necciari, Roberta leads us on a tour to discover the first printing house in Pescia, if not in Tuscany, in its original premises on Piazza Matteotti. An inscription on the walls at the entrance recalls the Florentine typographer Francesco Cenni who, on 28 February 1485, printed the “Confessions” of St. Bernardino of Siena, the first book printed in the city. Comparing this event to the date of Gutenberg’s invention, it is easy to see how Pescia was remarkably in step with the times as regarded the art of printing. Like Cenni, many moved to Pescia, whose waters produced a good quality paper at low cost. Artidoro Benedetti worked there, having begun working at the age of eleven years. In the early twentieth century, he merged with Niccolai, the printer from Pistoia. His workshop became a meeting place for painters, poets, musicians, and artists, with the result that printing met art. Gabriele D’Annunzio, Lorenzo Viani, and Giacomo Puccini were often found here. Viani himself came to see how Artidoro was printing his woodcuts using a hand press, saying that even the smallest mark on the wood was music printed by Artidoro. D’Annunzio wanted his “Lettera al legionario Alceste De Ambris” to be printed with woodcuts by his friend Viani, on Magnani paper and by Artidoro Benedetti in Pescia. In 1921, Niccolai had to stay at the Vittoriale for days until D’Annunzio deigned to receive him. Gino Necciari began working for Artidoro in 1940. “Italy went to war, and I went to the printing works,” he said. He took over after Artidoro’s death in 1967, keeping the master printer’s name and inheriting the legacy of an uninterrupted exchange of ideas with artists. Gino passed away last year, but he lives on through the passion he passed on to his children Rudy and Roberta. The latter says, “The advent of the computer has revolutionized everything. Many presses have relocated. We have continued here because of our love of the old and of the story of our roots.” During the 2008 Festa della Toscana, the Exhibition of Antique Typographic Machines was inaugurated on the printing-house’s original premises, and includes publications from 1800 up till today produced by the printing-house. “We don’t call it a museum because we’re still acti-
ve; so we separated the old from the modern,” Roberta states. On display are old printing presses, such as a hand-press, composition-room furnishings, including composing-sticks, movable type, and lead slugs, Viani’s original woodcuts, and the magazines printed for Milan’s L’Eroica. The exhibition includes a late 19th-century motor pedal, of which the Gutenberg Museum in Mainz has another specimen, and the poster machine, which enabled color printing. Old photographs show the role of women at the printing works, whose work included binding books or feeding sheets of paper into the poster press. What has changed and what remains unchanged from the past? To this question, Roberta replies, “It was a material change. We’ve also updated to keep pace with the times, moving into the computer and digital eras. We serve plant nurseries, small businesses, companies, and craftspeople. Nevertheless, we’re part of the community and we want to maintain our relationship with niche customers who are looking for a particular type of printing, on handmade paper, hand-bound – something which we’re able to do. The rest has stayed the same, the environment even more so. We want to maintain the relationship with artists that this printing house is known for, nurturing human relationships like those with foreigners who produce hand-painted postcards or anyone wanting to create a special edition, like the young painter for whom we printed a guide on Pescia in Italian and English.” One project that Roberta remembers with pleasure is the printing of a Botswana storyteller’s collection of oral tales, edited by an Italian doctor who decided to put them on paper and asked that 100 copies be printed, with one copy in the collections of Botswana’s National Library in Africa. The workshop has also opened its doors to an audience unlike its customers, by welcoming schools for educational activities and adults visiting the exhibition. Unsurprisingly, where there are deep, fertile roots, ideas for the future are also developed. To mark the one-year anniversary of Gino’s death, a project conceived together with the exhibition will be carried out in the coming months. An association and a library with a reading room will be established in order to preserve the composition rooms’ furnishings, thus “safeguarding a cultural heritage that was spread by the printing revolution”.
Pagina a lato: L. Viani, “Il vomere”, xilografia (da Vogliamo vivere, 1922). Facing page: L. Viani, “The plowshare”, woodcut (from Vogliamo vivere (We Want to Live), 1922).
In bianco e nero Arte del libro e capolavori della xilografia degli anni Venti-Trenta a Pescia TESTO e FOTO Gianluca Chelucci
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n un territorio tradizionalmente legato alla fabbricazione della carta e all’arte del libro, la storia della Stamperia Benedetti di Pescia (già “Stabilimento grafico Valdiserra di A. Benedetti & G. Niccolai”) offre una testimonianza del felice connubio tra imprenditoria e sapienza artigiana, con edizioni improntate a “carattere d’arte e non di mestiere” (C. Magnani, 1929). Scorrendo il catalogo di quelle edizioni, curato nel 1990 da Galileo Magnani (La Stamperia Benedetti: 70 anni di attività), si rimane soprattutto colpiti dalle realizzazioni del maestro-stampatore Artidoro Benedetti, interprete negli anni Venti e Trenta del Novecento del gusto grafico, orientato all’arte xilografica, fatto proprio dalla rivista «L’Eroica» e dal suo multiforme, tenace editore: Ettore Cozzani. Tra i collaboratori de «L’Eroica» spiccano i nomi di alcuni protagonisti dell’arte del Novecento in Toscana come Lorenzo Viani, Alberto Caligiani e Giovanni Michelucci, che contribuirono alla ripresa di questa tecnica espressiva, considerata sia nell’ambito della decorazione del libro che come forma d’arte autonoma, con predilezione per l’incisione su legno di filo, contraddistinta dall’uso di sgorbie e da un linguaggio vigoroso e istintivo. Niente di più affine ai processi di riproduzione tipo-
grafica, e di più empaticamente rispondente alla sensibilità estetica di quegli anni (che si erano lasciati alle spalle, dopo l’esperienza della guerra, le sinuosità e le spensieratezze della Belle époque), poteva trovarsi della stampa diretta delle tavolette xilografiche, e delle loro aspre icone, in impaginati di essenziale purezza e semplicità. In quei legni, in quei fogli allineati sui banconi delle officine grafiche (idealmente rappresentate come gilde di arti e mestieri nei libri di Viani o del pistoiese Giulio Innocenti), si materializzavano ‘diari dell’anima’ volti a ricordare – con parole e immagini – i valori della patria, il sacrificio dei caduti, il dramma dei diseredati, le storie dei più umili e dei senza nome. Erano immagini di tragica e intensa espressività, affidate a forti contrasti di bianco e nero (è il caso di Viani), o più sommesse visioni liriche, improntate a un primitivismo sintetico e misticheggiante (soprattutto attratto da temi e reminiscenze francescane, come accade per Francesco Gamba, Aldo Patocchi e Giovanni Michelucci), o, ancora, illustrazioni di gusto novecentista, d’ispirazione classicheggiante, addirittura monumentale e ‘scultorea’ (come in certe copertine xilografiche realizzate da Publio Morbiducci). Ettore Cozzani affidò la stampa dei fascicoli de «L’Eroica. Rassegna italiana» allo Stabilimento Tipografico Benedetti e Niccolai, che ne curò la pubblicazione per un decennio, a partire dal 1924. La rivista, dalla sobria e armonica veste grafica, era impeccabilmente stampata su carta a mano con filigrana esclusiva. Il ricco apparato fotografico, a corredo dei testi critici dedicati a pittori e scultori contemporanei, si trovava in inserti di carta patinata. Il blasone dell’incisione in legno (al tempo in cui «L’Eroica» vantava con orgoglio di aver ormai
vinto la sua battaglia in favore di quest’arte) era testimoniato dalla sola copertina (e da rare tavole interne) e ribadito da un quaderno speciale, con cadenza annuale, dedicato alle prove di uno o più xilografi del panorama nazionale e internazionale, in cui si riversava tutta la perizia dello stampatore d’arte Artidoro Benedetti. Per le “Edizioni de l’Eroica”, la tipografia pesciatina realizzò vari libri, in versione economica o di lusso, arricchiti da tavole e fregi xilografici, tra cui i volumetti della serie “I Gioielli dell’Eroica” illustrati da artisti come Armando Cermignani, Francesco Gamba e Aldo Patocchi. Se queste commissioni rinviano al sodalizio con Cozzani, un’altra collaborazione degna di nota è quella con l’editore Alpes di Milano, con opere di particolare pregio letterario e artistico, tra cui gli scritti autobiografici di Viani Gli ubriachi (1923) e Il figlio del pastore (1930). La dimestichezza con Viani, artista e scrittore viareggino particolarmente legato a Pescia e alla Valdinievole, è inoltre attestata dal numero unico dedicato al Centenario della morte di Shelley, da incisioni sparse, con vedute di Pescia, e dalla realizzazione del fascicolo xilografico Vogliamo vivere, con la riproduzione del messaggio di Gabriele d’Annunzio al legionario Alceste de Ambris. Il prezioso album, stampato da Benedetti e Niccolai nel 1922 in cento copie numerate (ristampa anastatica, 1991, a cura di G. Magnani), costituisce un paradigma dello sviluppo della xilografia italiana del primo Novecento, nel passaggio dal decorativismo liberty di un maestro dell’incisione come Adolfo De Carolis, raffinato illustratore delle opere di D’Annunzio e Pascoli, alla potenza espressiva e al valore sociale dell’arte di Viani. 87
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The art of the book and woodcut masterpieces from the 1920s and 1930s in Pescia I n an area traditionally associated with papermaking and the art of the book, the story of Pescia’s Stamperia Benedetti (formerly the Stabilimento Grafico Valdiserra di A. Benedetti & G. Niccolai) serves as a testimonial to the successful combination of entrepreneurship and artisanal expertise, through editions marked by “an artistic, and not an artisanal character” (C. Magnani, 1929). Leafing through the catalog of these publications, edited in 1990 by Galileo Magnani (La Stamperia Benedetti: 70 anni di attività), one is especially struck by the accomplishments of the masterprinter Artidoro Benedetti who, in the 1920s and 1930s, interpreted a graphic style, directed towards woodcuts produced specifically for the magazine “L’Eroica”, and its determined and talented publisher, Ettore Cozzani. Among the artists associated with “L’Eroica”, some of the leading figures in 20th-century Tuscan art stand out, with Lorenzo Viani, Alberto Caligiani, and Giovanni Michelucci contributing to the revival of this expressive technique, both in the field of book decoration as well as being a distinct art form, with a preference for wood engravings, distinguished by the use of chisels and by a vigorous, instinctive language. Nothing more akin to print reproduction processes and a more empathetic response to the aesthetic sensibility of those years (with the cheerful sinuosity of the Belle époque being abandoned after the war) could be found than the direct printing from woodcut blocks, their austere symbols, on page proofs having an essential purity and simplicity. In those wood blocks, in those sheets lined up on the counters of the graphic workshops (ideally represented as arts and crafts guilds in books by
Viani or Pistoia’s Giulio Innocenti), there appeared “diari dell’anima”, soul diaries, intended to remember – through words and pictures – a country’s values, the sacrifice of the fallen, the plight of the dispossessed, and the stories of the lowliest and the nameless. These intensely expressive and tragic images were given to strong black and white contrasts (as in Viani’s case); to more lyrical and subdued visions, marked by a succinct primitivism with mystic tendencies (especially attracted to Franciscan subjects and recollections, as in the cases of Francesco Gamba, Aldo Patocchi, and Giovanni Michelucci); or even 20th-century style illustrations, of classical, even monumental and “sculptural” inspiration (as in certain woodcut covers by Publio Morbiducci). Ettore Cozzani entrusted the printing of the installments of “L’Eroica. Rassegna italiana” to the Stabilimento Tipografico Benedetti e Niccolai, which, starting in 1924, oversaw its publication for a decade. With sober and harmonious graphics, the
magazine was impeccably printed on handmade paper with an exclusive watermark. The rich photographs accompanying the critical essays on contemporary painters and sculptors were in glossy paper supplements. The wood-engraving blazon (at the time when “L’Eroica” proudly boasted of having now won its battle for this art) was evidenced by the cover alone (and the rare internal plates) and confirmed by a special annual notebook, dedicated to the artist proofs by one or more national and international xylographers, in which Artidoro Benedetti poured all his skill as an art printer. For the “Edizioni de l’Eroica”, the Pescia printinghouse produced several books, in inexpensive or luxury versions, including the books in the “I Gioielli dell’Eroica” series embellished with woodcut plates and vignettes, and illustrated by such artists as Armando Cermignani, Francesco Gamba, and Aldo Patocchi. If these commissions refer to the partnership with Cozzani, another noteworthy collaboration was with the publisher Alpes di
Milano, for particularly prestigious literary and artistic works that include Viani’s autobiographical works, Gli ubriachi (1923) and Il figlio del pastore (1930). The work with Viani, the Viareggio artist and writer with a particular attachment to Pescia and the Valdinievole, is also evidenced by a unique edition dedicated to the centenary of Shelley’s death, with various engravings, including views of Pescia as well as by the woodcut installment of Vogliamo vivere, in which Gabriele d’Annunzio’s message to the legionnaire Alceste de Ambris was reproduced. In 1922, Benedetti and Niccolai printed one hundred numbered copies (facsimile reprint, 1991, edited by G. Magnani) of this valuable album, which represents a developmental paradigm of Italian xylography in the early 20th-century, as it moved from the Liberty decorative style of a master engraver like Adolfo De Carolis, the accomplished illustrator of works by D’Annunzio and Pascoli, to the expressive power of Viani and the social value of his art.
www.discoverpistoia.it Pagina a fianco, sopra e sotto: varie tavole xilografiche realizzate presso la Stamperia Benedetti di Pescia. Opposite page, above and below: various woodblock plates made at Pescia’s Stamperia Benedetti
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C’ERA UNA VOLTA… E C’È ANCORA GIANNINO Un’azienda una famiglia
C’era una volta, nel lontano 1911, a Pescia in Piazza della Maddalena al n. civico 4, un piccolissimo negozio di merceria, gestito da una famiglia di nome Fantozzi. Dopo alcuni anni il negozio si trasferì dall’altro lato della piccola Piazza e sull’insegna apparve per la prima volta il nome Giannino. Giannino era il nome con cui veniva chiamato Giovanni Fantozzi, un signore piccolo e gentile, sempre vestito in doppiopetto, che nel 1921 (già maturo) sposò Ermilda Calamari, una giovanissima ragazza che molto lo aiutò nella sua attività. Il negozio vendeva tessuti, merceria, biancheria. Il 28 Novembre del 1922 arrivò ad allietare quella famiglia il piccolo Virgilio che crebbe nel Quartiere del Duomo un po’ “scavezzacollo”, accompagnato sempre dalla sua bicicletta e dai suoi amici domaioli. La piccola piazza negli anni che seguirono si animò di attività vivaci: il tabaccaio Saverio, gli elettricisti Vinicio e Attilio, il Nieri (tappa obbligata dei bambini che uscivano dall’Asilo delle suore, ancora oggi attivo), e poi c’erano Renzo e la Licia con il loro negozio di generi alimentari, il Vantaggioli, la macelleria Ercolini e il Viti, una pizzicheria fornitissima che “faceva concorrenza” al più famoso Romoli situato in Piazza Mazzini. Il piccolo Virgilio cresceva amando la montagna e il mare, passione che lo accompagnò poi per tutta la vita. Cominciò ad aiutare la famiglia nell’attività, tanto che il 6 Agosto del 1946 Giannino lo nominò procuratore generale. 90
Negli stessi anni cresceva a Luciani, una frazione del vicino comune di Montecarlo, una ragazza di nome Maria Grazia. Aveva lunghe trecce nere ed era sempre vestita con dei bellissimi vestitini che la mamma Fosca (sarta) cuciva con amore per lei. Chissà com’è e come non è…che un giorno Virgilio (che aveva già compiuto 30 anni…) vide per la prima volta Maria Grazia. Forse la mamma, che faceva la sarta andava con lei “da Giannino” a comprare stoffe per cucire…?
Insomma…il fatto sta che cominciò a farle “la corte” e a scriverle delle bellissime lettere d’amore. Fu così che in un assolato giorno d’Agosto del 1954 Virgilio e Maria Grazia si sposarono nella chiesa di Montecarlo. Ritorniamo in Piazza della Maddalena dove Virgilio aveva incrementato, in alcuni locali adiacenti al negozio ( in Via dei Marchi) l’attività di vendita all’ingrosso, rifornendo tanti negozi delle province vicine. Gli anni passarono immersi nel lavoro e nacquero in quella bella famiglia 3 figlie: Giovanna, Serena e Rita.
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Giannino intanto era morto, colpito da una malattia che l’aveva reso cieco. Virgilio e Maria Grazia in quegli anni stavano prendendo una decisione importante…trasferire l’attività di vendita all’ingrosso in un paese vicino perché i lavori incominciati per costruire a Pescia... erano stati bloccati! Il paese scelto fu Altopascio. E in una zona a quei tempi “desertica”, nel 1967, nacque Sergiori. Che bello pensare che Virgilio, nonostante lavorasse giorno e notte, abbia voluto dare questo nome alla nuova attività che stava incominciando. Il nome Sergiori infatti era formato dalle lettere iniziali delle sue 3 figlie! Era la famiglia per lui la cosa più importante! Così Maria Grazia rimase sola a gestire il negozio di Pescia, che libero dall’attività all’ingrosso, aggiunse molti articoli come le confezioni da donna, da uomo e da bambino. Con l’aiuto di molti bravi collaboratori le due aziende crebbero tanto che Virgilio acquistò un terreno e costruì un capannone (ancora in una zona desertica…) in Loc. Cerbaia, dov’è ancora oggi dal 1977, diventando GIANNINO DI-OR.
Nel 1973 la società si era intanto trasformata in Società per azioni. Anche il negozio di Pescia intanto si era trasferito accanto all’Ospedale San Cosimo e Damiano di Pescia, dove ancora oggi si trova. Il 27 Dicembre 1977 Virgilio fu insignito dell’onoreficenza di Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica Italiana. Negli anni di duro lavoro che seguirono, mentre Maria Grazia e Rita si occupavano del negozio di Pescia, Pierpaolo (marito di Giovanna) e Serena entrarono nell’azienda di Altopascio, che diventò in seguito GIANNINO DISTRIBUZIONE. Intanto anche Marco (figlio di Serena) era entrato in azienda creando un marchio di proprietà dell’azienda rivolto ad un pubblico giovane: Caipirinha; marchio che ancora oggi riscuote successo. Era una grande famiglia che si allargò ancora negli anni che seguirono con 2 succursali, quella di Firenze e quella di Parma. Un brutto giorno Virgilio si ammalò e la malattia che lo colpì fu lunga e terribile: l’Alzheimer. Maria Grazia non lo abbandonò mai neppure per un minuto e stettero vicini come mai lo erano stati (per
motivi di lavoro) nella loro vita. Intanto anche Chiara (figlia di Serena) era entrata nell’azienda di Altopascio. Il 7 Settembre 2007, in una tiepida notte ancora estiva, Virgilio volò in cielo. Nonostante la crisi economica che incombeva su tutta Italia e non solo, le due attività, che ormai davano lavoro a 200 persone, andavano avanti. Nel frattempo Serena era andata a gestire il negozio di Pescia e nuove forze entravano ad Altopascio: Francesco, figlio di Giovanna e Pierpaolo. Nuovi stimoli, nuove idee si aprivano all’orizzonte. Il futuro dell’azienda più importante, la Giannino Distribuzione, che opera su tutto il territorio nazionale, sembrava segnato con due giovani alla guida. Ma in una fredda e soleggiata domenica di Marzo del 2013 Francesco lasciò questa terra in un incidente sulle piste da sci. Tutto il mondò crollò addosso a quella grande famiglia. Profondamente cambiati...ognuno sta continuando il suo percorso: Pierpaolo e Chiara nella Giannino Distribuzione e Serena alla Giannino di Pescia. Le due attività (se ancora non si era capito…) vendono ancora abbigliamento, biancheria per la casa e accessori. Intanto sono nati dei bellissimi bambini: Giulia, Mayu, Margherita e proprio mentre scrivo Achille. La storia così continua….
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CITTA DE
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EL NATALE Montecatini Terme
La Città del Natale Offerta vastissima di luoghi ed eventi in un’atmosfera incantata TESTO Alessandra De Paola
FOTO Archivio Città del Natale
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Disegnare la Natura Drawing Nature
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iamo arrivati alla terza edizione della Città del Natale a Montecatini Terme, una manifestazione che ha poco i tratti dell’evento e molto più quelli di una specifica identità turistica. Da alcuni anni il mondo dell’imprenditoria si è rivolto a Montecatini Terme come territorio fertile per lo sviluppo di un segmento particolarmente sviluppato e diffuso, quello del turismo e dell’intrattenimento per famiglie: la Città del Natale nasce infatti a seguito dell’importante impulso de La Casa di Babbo Natale, una impressionante avventura imprenditoriale Toscana che ha segnato il passo in tutta Italia, e che ancora oggi è il motore trainante della Città del Natale. Montecatini Terme ha colto una occasione che raramente si presenta: quella di imparare a raccontarsi secondo immagini, linguaggi e sensazioni totalmente nuove rispetto alla classica descrizione della destinazione Termale, ovvero come una città interamente a misura di bambino, e quindi di famiglia, per tutto l’anno, e sicuramente per questi due mesi, tra Novembre e Gennaio. Tutto fa parte de La Città del Natale: dalle decorazioni natalizie dei negozi, alle luminarie imponenti, agli addobbi negli hotel, agli allestimenti per giocare. L’offerta è vastissima, e comprende La Casa di Babbo Natale, il
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Bosco degli Elfi, il Luna Park del Natale, il Castello di Frozen, il parco divertimenti Termeland, i pony, il mercatino di Natale, la pista di pattinaggio e una straordinaria ruota panoramica, il trenino elettrico e lo splendido Piccolo Regno Incantato dentro le Mura di Montecatini Alto, a cui si arriva con la Funicolare rossa fiammante.
Ogni anno più di 400.000 persone da tutta Italia vengono a vivere la Città del Natale
Non c’è un bambino che cammini per la città senza il suo cappello da elfo, senza un giocattolino di legno, senza un palloncino o il nasino dipinto. Non c’è una mamma che non sorrida reggendo delle ali da farfalla, indossando una passata da Renna, o spingendo un piccolo elfo nel passeggino, che magari dormicchia tra una attrazione e l’altra. Abbiamo imparato cosa significa questa pacifica invasione della città in questi due mesi, e i cittadini di Montecatini Terme ormai aspettano questo momento come se fosse una festa di famiglia: tantissimi gli apprezzamenti – che fanno sempre piacere – anche per la città in generale, per la sua pineta, per il cibo e per l’organizzazione dell’ospitalità, che ogni anno cerca di perfezionarsi. Tantissime le presenze anche nella piscina termale, che il sabato pomeriggio si anima di tanti piccolini con le loro famiglie. La città è quasi sold-out per le feste di Natale
e per il capodanno, e anche il ponte dell’8 Dicembre promette grandi soddisfazioni: iniziamo il 5 Novembre con il Coro Gospel in Piazza del Popolo, per calarsi subito nell’atmosfera del Natale 2016. Tutte le informazioni e i programmi settimanali li potete trovare su www.cittadelnatale.it o sulla pagina facebook Città del Natale Montecatini. Benevenuti a Montecatini Terme, la Città del Natale.
www.cittadelnatale.it www.discoverpistoia.it Pagine d’apertura: la Casa di Babbo Natale alle Terme Tettuccio; pagina a fianco, sopra e sotto: particolari della Città del Natale. Opening pages: Santa Claus’s House at the Terme Tettuccio; Opposite page, above and below: details of the Christmas City.
Nelle passate edizioni ormai più di 400.000 persone da tutta Italia hanno imparato ad apprezzare quanto la Città del Natale ha da offrire, e dalle statistiche si vede che molte famiglie sono già alla terza edizione, tornando sempre nell’hotel che li ha accolti la prima volta, con la cura e la competenza di cui siamo capaci nell’ospitalità di Montecatini Terme, dove in pratica è nato il turismo Italiano. Ma perché i bambini vogliono tornare? Perché Montecatini Terme diventa magica in questi due mesi: passeggiando la Domenica mattina dopo la messa ti può capitare di incontrare una parata con tanti personaggi dei cartoni animati e una marching band, che viaggia attraverso tutta la città. Il pomeriggio incontrare Peppa, o la Befana, o gli Elfi, mentre la mamma e il papà guardano le vetrine, o prendono un dolcetto. Non c’è una famiglia che vada via senza una confezione natalizia di cialde, e che non provi a chiederne la ricetta. 95
Montecatini Terme
The Christmas City Vast range of places and events in enchanted surroundings
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e have reached Montecatini Terme’s third Christmas City, a spectacle with some features of an event and many more those of a specific tourist identity. For several years, the business world has seen Montecatini Terme as fertile territory in which to develop a particularly robust and popular tourism and family entertainment market segment. Indeed, Christmas City was created after the notable momentum from Santa’s House, an impressive Tuscan entrepreneurial adventure that set the pace throughout Italy and is still the inspiration for the Christmas City. Montecatini Terme seized an opportunity that rarely presents itself, namely learning to be revealed through totally new images, languages and feelings as regards the classical description of a spa destination – in other words, as a city entirely suitable for children, and thus for families year-round, but undeniably for these two months, between November and January. Everything is part of the Christmas City: the Christmas decorations in the shops, the impressive lights, the decorations in the hotels, and the prepa-
rations for having fun. The vast selection includes Santa Claus’s House, the Wood of the Elves, the Christmas Funfair, the Frozen Castle, the Termeland amusement park, ponies, the Christmas market, a skating rink, an extraordinary Ferris wheel, an electric train, and the splendid little Enchanted Kingdom inside the walls of Montecatini Alto, which can be reached via the flaming red funicular. In past years, more than 400,000 people from all over Italy have come to enjoy what the Christmas City has to offer. Statistics show that many families are already returning for the third time, always returning to the hotel that welcomed them the first time, with the care and expertise of hospitality in Montecatini Terme, where Italian tourism was born. However, why do children want to come back? Because Montecatini Terme becomes a magical place for those two months. Taking a Sunday-morning stroll after church, you might sometimes come across a parade with many cartoon characters and a marching band, crisscrossing the entire city. In the afternoon, you can run into Peppa, the Befana, or the elves, while mom and dad do some window
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shopping, or have a sweet treat. No family leaves without a Christmas box of cialde or asking for the recipe. All the children walking about the city sport elf hats, a wooden toy, a balloon, or a painted nose. All the mothers are smiling, holding some butterfly wings, wearing a reindeer antler headband, or pushing a little elf in a stroller who perhaps is snoozing between one attraction and another. We have learned what this peaceful invasion of the city during these two months means, with Montecatini Terme’s inhabitants now looking forward to this moment as if it were a family reunion. There is also a great deal of enthusiasm - which is always nice - for the city in general, its pine forest, food, and hospitality organization that improves every year. On Saturday afternoons, the spa pool also comes alive as many children visit with their families. The city is almost sold out for the Christmas and New Year’s holidays. Even the long weekend around 8 December promises great satisfaction. Events will kick off on 5 November with the Gospel Choir in Piazza del Popolo, quickly entering into the Christmas 2016 spirit. All information and weekly programs can be found at www.cittadelnatale.it or on the Città del Natale Montecatini (Montecatini Christmas City) Facebook page Welcome to Montecatini Terme, the Christmas City
Pagina a fianco: gli interni della Casa di Babbo Natale; sopra: degustazioni alle Terme Tettuccio e spazio-attività per i bambini. Opposite page: the interior of Santa Claus’s House; above: tastings at the Terme Tettuccio and the children’s activities-area
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CONTO ALLA ROVESCIA PER BTO 2016 E’ “Why!” con un punto esclamativo il tema della nuova edizione di BTO – Buy Tourism Online, l’evento di riferimento dedicato al rapporto tra Travel & Innovation, che torna alla Fortezza da Basso di Firenze il 30 novembre e 1° dicembre. Dopo un 2015 che ha registrato 10.000 presenze, la conferenza vuole superare la logica dei come per indagare sui perché invitando i partecipanti a riflettere sul perché decidiamo di metterci in viaggio alla ricerca di nuovi percorsi ed emozioni. Tra le novità 2016 il raddoppio della Main Hall, che quest’anno avrà una sezione in inglese con molti ospiti di rilievo come: Glenn Fogel di The Priceline Group, Adrian Hands di TripAdvisor, Kenny Jacobs di Ryanair, Martin Cowen di Tnooz, Fernando Ramiro di Amadeus, Giovanna Manzi di Best Western, Brian McCabe di JDB Hotels, Renzo Iorio di Accor, Peter Verhoeven di Booking.com, Christopher Nurko di Futurebrand, lo scrittore Riccardo Staglianò, Fabio Lazzerini di Emirates, Marco Savini di Big Rock e Javier Delgado Muerza di Google. Stimolante anche il programma della Main Hall italiana e delle sette Focus Hall con contributi che affronteranno vari argomenti: l’industria videoludica, la musica, la “Rigenerazione urbana”, l’’etica come indice reputazionale. Si parlerà anche di strategie future di rilancio dell’ ENIT con Roberta Milano e Gianni Bastianelli; da non perdere il focus dedicato alla Germania e l’incontro sull’home sharing con Homeaway e Airbnb.
COUNTDOWN TO BTO 2016 The theme for the new edition of BTO – Buy Tourism Online, the key event in the Travel & Innovation sector, is “Why!” with an exclamation mark. It will be taking place once again at the Fortezza da Basso in Florence from November 30th to December 1st . After the 10.000 visitors registered last year, BTO is this year looking to uncover the reasons why the industry is the way that it is, and has invited participants to reflect on the reasons why people decide to travel and search for new destinations and sensations. Among this year’s new features is the new additional Main Hall which will be entirely English speaking with high-profile guests such as : Glenn Fogel of The Priceline Group, Adrian Hands of TripAdvisor, Kenny Jacobs of Ryanair, Martin Cowen of Tnooz, Fernando Ramiro of Amadeus, Giovanna Manzi of Best Western, Brian McCabe of JDB Hotels, Renzo Iorio of Accor, Peter Verhoeven of Booking.com, Christopher Nurko of Futurebrand, the writer Riccardo Staglianò, Fabio Lazzerini of Emirates, Marco Savini of Big Rock and Javier Delgado Muerza of Google. The program of the Italian Main Hall and seven Focus Halls is just as stimulating, with discussions revolving around various topics such as: the videogame industry, the music industry, “urban regeneration” and “ethics as a reputation index”. Roberta Milano and Gianni Bastianelli will also be discussing strategies for the future and the relaunching of the ENIT; not-to-be-missed are the roundtables on Germany and home-sharing with Airbnb and Homeaway.
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30 NOVEMBRE - 1 DICEMBRE FORTEZZA DA BASSO, FIRENZE
PARTNER ISTITUZIONALI / INSTITUTIONAL PARTNERS
THANKS TO
PRODUZIONE / PRODUCTION
DIREZIONE SCIENTIFICA
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Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016
Tiro d’oro
Gabriele Rossetti, di Ponte Buggianese, ha vinto la medaglia d’oro nella specialità Skeet del tiro a volo TESTO Saverio Melegari
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n Granducato che potrebbe avere vita a se stante, una regione fucina di talenti e di medaglie olimpiche portate a casa con un bilancio da far brillare gli occhi. I giochi iridati di Rio de Janeiro 2016 hanno consegnato alla Toscana un grande traguardo: finire, da sola, davanti a nazioni con milioni di abitanti. E qui si parla solo di una regione. Sette medaglie individuali, che salgono a dieci con quelle di squadra: lo stesso numero di trionfi della Svizzera, meglio di Grecia, Argentina, Slovenia, Austria e Belgio, tanto per fare qualche nome. E, fino a pochi giorni prima della conclusione delle Olimpiadi, la Toscana stava facendo meglio anche di Spagna e dei padroni di casa del Brasile.
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Un esempio di grande lavoro, abnegazione ed impegno dietro le quinte, che ha portato grandi successi. E molte delle medaglie, praticamente la metà, arrivano dal nostro territorio: Pistoia e Prato. Marco Innocenti (argento nel tiro a volo-double trap), Rachele Bruni (argento nel nuoto di fondo), Stefano Tempesti (pallanuoto, medaglia di bronzo) e Chiara Tabani (pallanuoto, argento). E poi c’è il capofila: un giovane terribile che, a 21 anni, ha già fatto meglio del padre Bruno, anche lui olimpionico a Barcellona ’92. Gabriele Rossetti
da Ponte Buggianese, medaglia d’oro nella specialità Skeet del tiro a volo. «Non avevo niente da perdere su quella pedana – afferma il campione olimpico seguito come un’ombra dal babbo Bruno, ct della Francia – e nei due giorni di gara pensavo questo. Mi guardavo indietro e vedevo che, solo un anno prima, la chiamata per Rio era impossibile visto che facevo sempre parte della squadra Juniores e mi sono detto che dovevo soltanto provare a non sbagliare nemmeno un piattello ed alla fine sono arrivato quasi al record del mondo».
Un successo che non ha cambiato Gabriele che si allena nella quiete del “Tiro a Volo Montecatini Terme”: aperta campagna, lo skyline di Montecatini Alto sullo sfondo e polvere da sparo che fugge via nell’aria come farfalle. «Nel primo mese post-vittoria non ho nemmeno realizzato quello che mi è successo – ci racconta Gabriele Rossetti con la sua medaglia d’oro al collo mentre lo scrutiamo allenarsi – e solo quando mi rivedo in tv capisco cosa ho combinato. Non consideravo questa gara diversa dalle altre: per
me era un obiettivo stagionale, l’ho preparato duramente per essere al top della condizione in quei giorni ed alla fine è arrivato il grande risultato». Per Rossetti adesso la stagione è finita, è tempo di meritato relax ma sempre con i piedi per terra. «Per me essere campione olimpico non cambia niente – dice Rossetti – perché fra 4 anni arriverà un nuovo appuntamento a cinque cerchi e voglio esserci: certo, vincere l’oro a 21 anni è un grande traguardo. Diciamo che ho già preso la candelina, adesso ho una carriera intera per costruirmi la miglior torta possibile». Le altre medaglie toscane della spedizione di Rio portano la firma di Niccolò Campriani (doppio oro nella carabina), Gabriele Detti che ha piazzato la doppietta di bronzo nel nuoto ed infine Simone Buti, argento con la Nazionale maschile di volley. Sport considerati ingiustamente “minori” che salgono alla ribalta ogni quattro anni e poi finiscono nel dimenticatoio. «Tutto questo deve cambiare – conclude il suo pensiero Gabriele Rossetti – la Toscana, per quanto riguarda il tiro a volo, esporta i propri prodotti in tutto il mondo ma in Italia per i prossimi tre anni non si sentirà parlare di questa disciplina. Non lo trovo giusto perché comunque servono investimenti per poi provare a migliorarsi ulteriormente». Anche nella quiete del TAV Montecatini, il secondo in Italia per numero di piattelli sparati all’anno, si vuole cambiare la storia dello sport. E Gabriele Rossetti ha tutte le carte in regola per farlo.
www.discoverpistoia.it Pagine d’apertura: il campione olimpico Gabriele Rossetti si allena al TAV Montecatini; in alto: Rossetti sul podio di Rio; a fianco: la sfilata di apertura dei giochi; in alto e a destra: Marco Innocenti, Gabriele Detti e Rachele Bruni. Opening pages: the Olympic champion Gabriele Rossetti training at TAV Montecatini; top: Rossetti on the podium in Rio; opposite: the opening parade of the games; at the top and right: Marco Innocenti, Gabriele Detti, and Rachele Bruni. 105
2016 Olympics in Rio de Janeiro
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Gold shot Gabriele Rossetti, of Ponte Buggianese, won the gold medal in the skeet shooting specialty
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grand duchy that could have a life in its own right, a region as a source of talent and Olympic medals brought home with a balance that makes your eyes sparkle. The 2016 championship games in Rio de Janeiro presented Tuscany with a remarkable achievement: by finishing, by itself, ahead of nations with millions of inhabitants. Moreover, we are speaking here of just one region. The seven individual medals became ten when including the team medals. This is the same number as Switzerland and it is more than Greece, Argentina, Slovenia, Austria, and Belgium, to name just a few. In addition, Tuscany was doing even better than Spain and its host Brazil up until a few days before the Olympics ended. It is an example of the hard work, dedication, and commitment behind the scenes that led to these great achievements, with many of these medals – almost half – coming from our area, from Pistoia and Prato, including Marco Innocenti (a silver in double trap-skeet shooting), Rachele Bruni (silver in open-water swimming), Stefano Tempesti (bronze medal, water polo) and Chiara Tabani (silver, water polo). Then there is the leader, an enfant terrible who, at the age of 21, has already done better than his father Bruno, also an Olympic champion, at the 1992 Barcelona games. From Ponte Buggianese, Gabriele Rossetti received a gold medal in skeet shooting. “I had nothing to lose on that platform,” says the Olympic champion, shadowed by his dad Bruno,
a coach for France, “and that’s what I was thinking for the two days of the competition. I looked back and saw that, only one year before, the call for Rio was impossible because I was always part of the junior team. I told myself that I just had to try not to miss even one clay pigeon. In the end, I almost set a world record.” This success has not changed Gabriele who trains in the quiet of the Montecatini Terme skeet shooting range: open country, the Montecatini Alto skyline in the background, and gunpowder that escapes into the air like butterflies. “In the first month after I won, I didn’t even realize what had happened to me,” Gabriele Rossetti tells us, his gold medal around his neck as we watch him train. “It’s only when I see myself on TV that I understand what I’ve done. I didn’t think this competition was different from the others. For me, it was a seasonal goal. I worked hard to be in top condition in those days. In the end, it was a great accomplishment.”
The season is now over for Rossetti. It is time for a well-deserved rest but always with his feet on the ground. “Being an Olympic champion doesn’t change anything for me,” Rossetti says, “because there’ll be a new date with the five Olympic circles in another four years and I want to be there. Sure, winning a gold at 21 years old is a great accomplishment. Let’s say I’ve made my first climb, now I have the rest of my career to reach the top of Everest.” Other Tuscan medals from the Rio expedition bear the signature of Niccolò Campriani (double gold in air rifle); Gabriele Detti, who received two bronzes in swimming; and finally Simone Buti, with a silver for the men’s national volleyball team. unfairly considered to be “minor”, these sports rise to prominence every four years and then end up in oblivion. Gabriele Rossetti concludes this thought by stating, “This must change. As regards skeet sho-
oting, Tuscany exports its products all over the world but nothing will be heard about this sport in Italy for another three years. I don’t think it’s right because investments are needed to try to improve it even more.” Even in the quiet of the Montecatini skeet-shooting range – number two in Italy for the number of clay-pigeons shot annually – the story of this sport needs to change. Gabriele Rossetti has the necessary credentials to make that happen.
Pagina a fiaco e in alto: Niccolò Campriani; sotto: Gabriele Rossetti mentre tenta un tiro e con la medaglia d’oro di Rio 2016. Opposite page and top Niccolò Campriani; below: Gabriele Rossetti shooting; holding his Rio 2016 gold medal.
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