Outdoor Life web-magazine - 04

Page 1

OUTDOOR LIFE WEB-MAGAZINE NATURA.AMBIENTE.ESCURSIONISMO.MOUNTAINBIKE



COME PER IL SOLE GIOISCO,

l’umore animale che arriva soffiato dal vento oggi gestisce ed incide la mia giornata così che partirò a cercare requie laddove il larice si rigenera

ALLORQUANDO PER IL SOLE GIOISCE



EDITORIALE

Capricci. Dovremmo essere qui a salutare la primavera accorciando maniche e braghe, esponendo lembi di pelle bianca al primo caldo sole di primavera ed invece: capricci. Laddove ti aspetti l’esplosione delle gemme, l’apertura del fiore, il verde dei prati che acquista vividezza e saturazione, troviamo invece: capricci. Già, perché Natura fa ciò che vuole e suo figlio il meteo ne è la più congeniale delle incarnazioni; così entrambi ora si prendono e ritardano il nostro risveglio di primavera e soddisfano i loro: capricci. E a noi non resta che pazientare ché siamo solo uomini e Natura non si comanda né tantomeno se ne impediscono i: capricci.



SOMMARIO 08

PAROLA D’ORDINE: SPETTACOLARIZZARE

10

METEO: AMICO NEMICO

12

SALTI DEL DIAVOLO

24

VAL D’ORSIGNA

36

GLI OCCHI SULLA NUCA

40

VALLONE DI SAN GRATO

52

TRA VIGNETI E CASTELLI

64

TRAILEXPERIENCE

86

IMPREVISTI IN MTB

Media e Natura: come cambia il rapporto

La primavera tarda ad arrivare: ce ne parla il metereologo

In fuga dal traffico ancora una volta

Sui passi di Tiziano Terzani Impariamo a vedere anche quello che c’è dietro di noi Zaino in spalla e fotografie

Sulle colline del basso Garda

Tedeschi di Liguria La vignetta di Paolo Deandrea



Lorenzo Bassi

PAROLA D’ORDINE: SPETTACOLARIZZARE Media e Natura: come cambia il rapporto Capita ahimè sempre più spesso di imbattersi in un nuovo fenomeno che cresce sottotraccia e acquisisce spazio che non meriterebbe. Ma siccome siamo fessi, tale fenomeno trova terreno fertile nella nostra fessitudine (consentitemi il neologismo): sto parlando dell’operazione di spettacolarizzazione con cui ultimamente i media approcciano e propongono la Natura. Sia chiaro, non tutti sono coinvolti, ma la tendenza è quella di trasformare ciò che fenomeno non è, perché semplicemente naturale, in un fenomeno da circo. Si sa da qualche anno ormai che il pesce grande mangia il pesce piccolo ma se ciò in Natura è semplicemente normale, per i media il pesce grande è un serial killer. Un assassino che viene presentato e descritto in modo morboso con il solo scopo di colpire sul piano emotivo in modo violento. È pur vero che la velocità sempre maggiore con cui si vive oggi porta

all’esagerazione e all’esasperazione finalizzate a produrre emozioni dirompenti e viva attenzione. Tutto ciò però a scapito della verità e della realtà che vengono distorte e rese inverosimili. Che messaggio passa se non quello che la Natura è pericolosa e bisogna starne il più lontano possibile? Mi ricordo che da bambino aspettavo con ansia le tre del pomeriggio per vedere il documentario sul 2. Il signore che conduceva, seduto in maniera elegante e composta, descriveva con tono pacato l’inevitabile naturalezza con cui mille ghepardi rincorrevano a cent’all’ora le loro mille prede. Alcune le raggiungevano e se le mangiavano. E di quelle immagini, ciò che da allora mi rimane nel cuore e nella pancia, non è né disgusto né spavento ma solo lo spettacolo della Natura. Spettacolo, non avanspettacolo.


10


La redazione

METEO: AMICO NEMICO La primavera tarda ad arrivare: ce ne parla il meteorologo. Zaino e scarponi sono lì che ti guardano e aspettano solo la tua chiamata. Purtroppo però fuori piove da settimane ormai e, nonostante la contrattazione quotidiana con Giove Pluvio, non sembra proprio voler smettere. Ma le previsioni cosa dicono? Quando esploderà la primavera? Ne parlo con il caro amico Lorenzo Craveri, agrometeorologo di ARPA. “Vedi - mi dice - se cerchi conforto nella meteorologia, sbagli già in partenza. Perché la meteorologia è una scienza che, seppur consapevole dei propri limiti, non può mentire. Vuoi che ti dica quando esploderà la primavera? Attualmente i modelli dicono che siamo in presenza di una situazione tipicamente primaverile ed instabile ma con temperature fresche per il periodo; quindi, se ti dicessi con certezza che settimana prossima potrai andare per sentieri in braghette corte oppure che dovrai aspettare ancora 15 giorni, sarei un ciarlatano. E poiché la meteorologia non mente, se non sa, non dice (o almeno dovrebbe essere così anche se per qualcuno “basta dire” per “fare ascolto”). Cerco di incalzare Lorenzo per farlo sbottonare un po’ ma lui, che al con-

trario di me è un vero scienziato, mi rimbrotta. “Le previsioni hanno un’alta attendibilità nei 3, massimo 5 giorni. Dal sesto giorno invece si parla di tendenza perché l’attendibilità ovviamente si abbassa man mano ci sia allontana dal momento della previsione”. Cerco di fargli capire che a me queste cose non interessano e lui mi blocca subito. “Invece è fondamentale conoscere questi aspetti della meteorologia perché solo così potrai consultare i siti che parlano di meteorologia con occhio critico e capire se una previsione è sensata o se invece è frutto di interpretazioni un po’ artistiche della materia”. Alla fine comunque, vedendo che non parlo più e intuendo il mio dispiacere, mi confida che l’ultima elaborazione del “monthly model” (che lui consulta con le dovute cautele scientifiche ogni giovedì, giorno di uscita settimanale) mostra una situazione tendente a rientrare nella norma quindi con la primavera prossima all’arrivo, seppur in modo non esplosivo. “Peccato” dice. “Perché?” gli chiedo. “Perché la ripresa delle tue escursioni significa la fine delle mie sciate”.


12

SALTI DEL DIAVOLO In fuga dal traffico ancora una volta


testi e fotografie il Monko


Come al solito, tutte le volte che prendo la macchina, e sono poche, finisco in una serie infinita di ingorghi colossali: quello per uscire dalla città, quello per uscire dalla tangenziale e oggi anche questo: Cisa, autostrada Parma - La Spezia. Decidiamo di uscire e percorrere la vecchia strada della Cisa, madre dell’autostrada e figlia della via Francigena che da queste parti passava per portare i pellegrini francesi dalla Val d’Aosta attraverso gli appennini e poi giù fino a Roma. Appena abbandonato l’ingorgo, clacson, prima-seconda, prima-seconda, folle e motore spento, imprecazioni e sproloqui, ci ritroviamo in un altro mondo. La mia utilitaria romba percorrendo su e giù la stretta linea d’asfalto che attraversa paesi semifantasmi dove abitazioni medievali si accompagnano a caselli e costruzioni anni ’50 dalla tipica, orrenda, forma parallelepipeda. Immagino quante auto e quanti camion siano passati da qui prima del 24 maggio 1975, data di apertura dell’autostrada che corre laggiù nel fondovalle. Quante storie di uomini e donne, di lavoro e fatica impegnati a dar vita al sogno della rinascita, al boom economico degli anni ’60. E ancor di più penso ai pellegrini che qui, freddo, caldo, pioggia vento e sole, passavano calpestando i sentieri verso il passo della Cisa e poi giù fino al Tirreno. Capitiamo a Cassio, ho fame… ci sarà qualcuno che mangia in questo paese fantasma! Ci fermiamo nel negozietto che vende “commestibili” e la signora, che potrebbe avere l’età della nonna di mia nonna, mentre affetta pane e salame, ci chiede che ci facciamo lì e se siamo venuti per vedere i “Salti del Diavolo”.





Presto detto, presto fatto. Quella che sembrava ormai essere una giornata da incubo, si trasforma in una folgorante scoperta. I salti del Diavolo. Prendiamo il sentiero chiamato “Via degli Scalpellini� ancora innevato che scende verso il torrente Baganza e lentamente ci immergiamo in un fitto bosco di quercia, cerro e carpino. Pur essendo fine marzo, i colori rossastri

delle foglie secche e l’azzurro del cielo ci fanno sentire in autunno (mentre la temperatura ci fa sentire in inverno). Sopra di noi si stagliano nel cielo i Salti del Diavolo, strette guglie e pareti rocciose che emergono in modo brusco ed impprovviso per alcune decine di metri rispetto al terreno circostante. Costituite da compatta roccia arenaria, queste conformazioni sono state


usate come miniere dagli scalpellini locali per realizzare sculture ed elementi architettonici di pregio (portali, fontane, camini) che ancora oggi adornano le case e i borghi della Val Baganza e le pievi romaniche collocate lungo la Via Francigena. Giunti al torrente Baganza, ci riposiamo: purtroppo si è fatto tardi e non possiamo salire, come la nonna della mia nonna ci aveva consigliato, fino a

Chiastre. Ma tanto ci basta: oggi abbiamo scoperto un luogo nuovo, spettacolare e alternativo ai soliti circuiti. Esattamente come piace a noi. Grazie agli amici di Liberi Spazi Outdoor Free Life - Free minds community www.liberispazi.it




Partenza: Cassio (PR) Tappa intermedia: Torrente Baganza Arrivo: Cassio (PR) Distanza totale: 4,2 km Altitudine massima: 809 m Altitudine minima: 578 m Totale salita: 233 m DifficoltĂ : T

CASSIO

google earth

vedi mappa

scarica GPX

900 800 700 600 0

1

2

3

4 4,2km


SALTI DEL DIAVOLO

SALTI DEL DIAVOLO TORRENTE BAGANZA


24


testi e fotografie Gianfranco Bracci

VAL D’ORSIGNA Sui passi di Tiziano Terzani


« Girati intorno Gianfranco. Guarda che spettacolo naturale! Hai mai visto niente di più bello ed intatto? Questa piccola valle è uguale a come la poteva vedere Adamo! Una bellezza arrivata a noi grazie alla miseria dei suoi abitanti, al suo decentramento, grazie al fatto che qui non ci sono impianti di risalita. Una bellezza che noi vorremmo rimanesse tale e quale fino alle prossime generazioni ed oltre. Tu puoi aiutarci a fare questo?” Con queste parole, il famoso scrittore Tiziano Terzani, ormai scomparso, che ad Orsigna abitava almeno cinque mesi l’anno, dividendo la propria residenza fra l’Appennino e l’Himalaya, mi accolse nella sua panoramica casa immersa nel verde. Poi, sotto la sua bianca barba, riprese: “Dovete sapere che il rifugio Duca degli Abruzzi del CAI di Bologna è il più vecchio dell’intero Appennino (Giugno 1878). All’epoca si andava in Appennino con lo stesso spirito pionieristico con il quale si va adesso in Himalaya…con tanto di portatori locali. Era il tempo della nascita delle sezioni del Club Alpino Italiano di Bologna e di Firenze ed il Corno alle Scale con i suoi 2000 metri scarsi appariva una montagna impegnativa da scalare e da studiare Arrivarci dall’Orsigna è una gita bellissima che facevo da ragazzo”. Ai tempi di Terzani si andava al Lago Scaffaiolo solo per vedere nascere il sole, oppure nelle serate estive di luna piena. Adesso il rifugio è Posto Tappa G.E.A. (Grande Escursione Appenninica) ed è aperto quasi tutto l’anno. Noi quel giorno prendemmo la strada asfaltata che dal villaggio di Orsigna sale alla “La Selva”.





Noi quel giorno prendemmo la strada asfaltata che dal villaggio di Orsigna sale alla “La Selva”. Passo dopo passo, avvolti nell’ombrosa e silente foresta, cominciavamo a capire il perché il grande giornalista e scrittore volesse sempre ritornare in quella valle, un mondo ovattato ed appartato situato a poche decine di chilometri dal città di Pistoia. Procedendo lungo la mulattiera, ben evidenziata da lastre di pietra messe per coltello ai bordi della via, mi veniva in mente l’Irlanda. Poi la salita si faceva sempre più ripida per guadagnare la faggeta costeggiata da fitti filari di alberi nodosi e secolari. Quel tratto ci appariva davvero suggestivo: ed alla lenta cadenza del passo, si potevano provare le stesse sensazioni dei nostri avi: taglialegna, carbonai e contrabbandieri, tutti viaggiatori poveri che vivevano grazie al bosco che, rimasto intatto nei secoli, ammalia ancora il visitatore moderno che riesce a percepirne l’energia positiva. Poi lentamente uscimmo dal bosco per giungere al Rifugio di Porta Franca, toponimo eloquente sulla posizione del luogo che una volta fungeva da frontiera fra antichi stati. Appena sopra, nella solare luce dell’alta montagna, ci fermammo per abbeverarci alla fresca fonte dell’Uccelliera dove il panorama si allargava verso le valli interne dell’Emilia: quinte ricoperte di vegetazione apparivano come in un sogno dove le “nude” e i prati a

mirtillo, sembravano lottare con la faggeta che i forti venti dominanti obbligano a crescere più in basso. Ancora qualche minuto di cammino e giungemmo al passo del Cancellino dove ci apparve superba la parete del Corno alle Scale (1943 m) che strapiomba giù in basso. Affrontata la dura ma breve salita dello Strofinatoio che immette nel circo glaciale del Corno alle Scale ci sedemmo un istante ad ammirare lo stupendo panoramma che da lì abbraccia l’Appennino. Saziato il nosrto sguardo, riprendemmo il cammino e in breve giungemmo al laghetto dello Scaffaiolo ed al suo storico rifugio ormai ricostruito con semplice e confortevole modernità. Il piccolo specchio d’acqua, nei secoli ha dato origine a varie leggende che trovano riscontro nei terribili venti di tempesta che tutt’oggi riescono talvolta a sollevarne le onde fino a cinque metri di altezza. Noi però quel giorno fummo molto più fortunati e, prima di entrare in rifugio a bere un thè caldo, ci sdraiammo sulla rive a goderci il sole della tarda primavera. Gianfranco Bracci

Slow & cultural tourism www.gianfrancobracci.it/ www.appenninoslow.it/





Rif. DUCA DEGLI ABRUZZI

Partenza: Orsigna (PT) Arrivo: Rif. GEA Distanza totale: 11,5 km Altitudine massima: 1855 m Altitudine minima: 806 m Totale salita: 1484 m DifficoltĂ : E

SCAFFAIOLO M.te CORNO

2000 1500 1000 0

2

4

6

8

10

11,5km


M.te GENNAIO

Rif. PORTA FRANCA M.te ORSIGNA

ORSIGNA

scarica GPX

vedi mappa

google earth


36


Giorgio Sitta www.sittablog.com

GLI OCCHI SULLA NUCA Impariamo a vedere anche quello che c’è dietro di noi Uno dei vezzi più diffusi tra i fotografi di paesaggio, soprattutto se si muovono su un sentiero "ad anello" è quello di guardare e fotografare soltanto ciò che hanno davanti a sé e, al limite, al loro fianco. Questo vizio aumenta poi spesso in modo esponenziale con la difficoltà dell'escursione e in presenza di soggetti noti di fronte a noi. Per correggere questa abitudine radicata vi suggerisco di provare a muovervi in un'escursione molto semplice, che vi lasci tutto il tempo per fermarvi con calma e guardarvi alle spalle. I due scatti che vi propongo sono il risultato di un esperimento di questo tipo. Sono stati effettuati lungo il sentiero (segnavia n. 14) che collega il

comune di Gressoney Saint Jean con quello di Gressoney La Trinité, in Valle d'Aosta. Salendo si è spesso in vista del Monte Rosa, fotografato in mille immagini simili a quella che vedete a sinistra. Guardare verso il fondovalle, invece, mi ha permesso un secondo scatto, a mio avviso più interessante per le forme della neve, per la composizione e per la drammaticità del controluce e delle nuvole (vedi pag. seguente). È interessante notare che la post produzione delle due fotografie è stata più o meno simile, ma con due risultati molto differenti anche in termini di mood. Impariamo, quindi, a vedere anche quello che c'è dietro di noi.




40

VALLONE DI SAN GRATO Zaino in spalle e fotografia


testi e fotografie Giorgio Sitta


SHOOTING SPOT

Il Vallone di San Grato a Issime (AO) Se siete appassionati di fotografia, vi consigliamo una gita nel Vallone di San Grato, raggiungibile dal comune di Issime (AO), situato nella Valle del Lys (che alcuni chiamano anche Valle di Gressoney). Sorpassato (salendo) il centro abitato, girate a sinistra e seguite le indicazioni per Grand Champ, Crose e Rollie, sino a quando la strada è interdetta al traffico, percorribile, nel caso di interruzioni momentanee prima del punto di chiusura ufficiale. Dopo avere parcheggiato l'auto, dovete proseguire lungo la strada principale che, con un percorso lungo e pieno di tornanti, porta fino alla chiesetta di San Grato, per raggiungere (segnavia 1C, in alternativa si può percorrere una sorta di anello, salendo per un tratto per il sentiero 1 per poi riprendere l’1C) in direzione sud-est per poi puntare a est, gli altri insediamenti Walser. Seguendo sempre la stessa direzione si giunge nel pieno del vallone, lungo il sentiero che costeggia il bosco. Proseguendo lungo il sentiero si giunge nella parte finale del vallone, in vista del colle Dondeuil e delle Dame di Challand. L'escursione è facile (tanto da essere accessibile anche agli iscritti ai nostri corsi di fotografia di architettura, molti dei quali portano con sé il pesante e ingombrante banco ottico), percorribile anche in MTB e unisce notevoli aspetti paesaggistici e splendidi esempi di architettura Walser





Non a caso abbiamo scelto quest'area come location privilegiata per alcuni dei nostri workshop fotografici, ma è un luogo che consigliamo veramente

a chiunque. Nella stagione invernale occorre prestare preventivamente molta attenzione per le condizioni della neve e per quelle della strada di


accesso, spesso chiusa. Conviene sempre informarsi prima di raggiungere la località. Stagione privilegiata per i “cacciatori

di immagini” è, ovviamente, l’autunno. Giorgio Sitta

www.giorgiositta.com/ www.sittablog.com/


Partenza: Issime Loc. S. Margherita (AO) Arrivo: Issime Loc. S. Margherita (AO) Distanza totale: 10,1 km Altitudine massima: 1985 m Altitudine minima: 1425 m Totale salita: 560 m DifficoltĂ : E

MADONNA d. NEVI

2000 1800 1600 0

2

4

6

8

10,1km


ISSIME - Loc. S. Margherita SAN GRATO

scarica GPX

vedi mappa

google earth


18-19 maggio 2013

WORKSHOP Prim’Alpe - Canzo (CO)


Un intero weekend dedicato agli escursionisti che vogliono migliorare la conoscenza e l’utilizzo degli strumenti cartografici, fotografici e video!

ESCURSIONISMO

Il GPS per le attivitĂ outdoor

Coordinatore: Lorenzo Bassi - Naturtecnica

Info e programma

FOTOGRAFIA

La luce, il paesaggio e il software

Coordinatore: Giorgio Sitta - Mountaincreativelab

Info e programma

VIDEO

Corso base di video digitale

Coordinatore: Davide Grimoldi - Mountainclick

CONTATTI:

info@mountaincreativelab.com tel. 340 3468347

Info e programma

In collaborazione con:


52

TRA VIGNETI E CASTELLI Sulle colline del basso Garda


testi e fotografie Lorenzo Bassi


Si parte così, senza nessuna aspettativa, approfittando di una rara giornata di sole di cui questo lungo inverno è stato assai avaro. L’importante però oggi è andare e pedalare, il più possibile lontano dal bitume, dal gas di scarico e dal traffico. Per me che vivo in città, è inevitabile il paradosso di dover contribuire io stesso al traffico per uscire dal traffico, allungare la coda per allontanarmi dalle code. Decido così, d’impulso: dopo aver passato tutto l’inverno a pedalare e spingere la mia MTB nella neve, accetto, seppur controvoglia, di essere e fare traffico per un’infinita ora e mezza e dirigo la mia utilitaria verso una zona che dovrebbe essere scevra di neve. Questo, per quel che ne so, potrebbe essere l’unico pregio. Arrivo a Lonato del Garda e parcheggio nel parcheggio di un immenso centro commerciale: sceso dall’auto, mi prende a sberle un vento gelido. Odio il vento ancor più quando è gelido. Salto sulla MTB e mi dirigo, ovviamente controvento, seguendo la traccia GPS scaricata da un social verso l’inizio del sentiero.Essendo una traccia scaricata da un social e senza nessuna “certificazione”, dopo un chilometro mi sono già perso e per recuperare la direzione giusta devo attraversare trasversalmente un campo appena arato. Temo fortemente la schioppettata dell’agricolo incazzato. Controvento freddo, percorso inesistente e bersaglio mobile: è l’inizio della giornata. Ma, come sempre accade, quando tutto sembra dimostrare che forse oggi avresti fatto bene a startene a casa, ecco che esplode la sorpresa.





Il percorso che sto seguendo un po’ sul GPS e un po’ per istinto comincia ad addentrarsi su e giù per le colline del Basso Garda bresciano. Si alternano vigneti e maneggi nel silenzio assoluto e vuoi per la conformazione collinare del luogo, vuoi perché pedalando ci si riscalda, il controvento freddo svanisce. Se ci aggiungiamo poi che le mie natiche sono state risparmiate dall’agricola schioppettata, beh, ecco, forse… manca solo… E invece trovo anche quel “solo”: al di là di una curva mi si apre un sorprendente paesaggio bucolico fatto di pascoli ampissimi sui quali il bestiame, vacche e cavalli, pascola e rumina placido e silenzioso. E là in fondo, al termine della strada bianca che sto percorrendo, si erge un fantastico castello che poi scopro essere il Castello di Drugolo. Non posso che fermarmi a contemplare: il posto, oltre ad essere fuori dal mondo, sembra essere anche fuori dal tempo tanto che io e la mia MTB, così moderni e tecnologici, rischiamo quasi di rovinare l’atmosfera antica. Lungo il percorso incontro poi altri luoghi ricchi di fascino, come l’Abazia di Maguzzano e il Castello di Padenghe sul Garda, tutti immersi in un quieto paesaggio collinare così intriso dell’azione dell’uomo. Un’azione morbida e conservatrice però, alternativa a quella aggressiva del bitume dalla quale ogni giorno scappo, se non fisicamente, almeno col pensiero.





Partenza: Lonato (BS) Arrivo: Lonato (BS) Distanza totale: 23 km Altitudine massima: 235 m Altitudine minima: 95 m Totale salita: 252 m Totale discesa: 252 m

vedi mappa

scarica GPX

google earth

250 200 150 100

0

5

10

15

20

23km


PADENGHE

DRUGOLO

MAGUZZANO

LONATO


64


testo Enrico Frumento fotografie Mathias Marschner

TRAILEXPERIENCE Tedeschi di Liguria



Come tutte le avventure che si rispettano anche questa inizia per caso, complice una rinnovata passione per la mia terra, per Facebook e la malattia della mountain bike. Ma andiamo con ordine. Ăˆ da quanto il virus della MTB si è impadronito di me che ho ripreso ad esplorare la mia terra di origine; da sempre ho avuto la passione per le camminate lungo i sentieri dei monti della provincia di Imperia, alla ricerca delle storie che le pietre sanno raccontare, delle testimonianze di un passato mai del tutto passato. Ho sempre amato parlare con le persone dei paesi, scoprire i sentieri dei loro racconti e percorrerli per riappropriarmi del senso delle cose andate e di quelle a venire. Complice il poco tempo, avevo lentamente abbandonato questo tipo di trekking, poichĂŠ per coprire grandi distanze, di tempo, ne occorre tanto. La MTB è stata in questo senso una folgorazione visto che permette di percorrere gli stessi sentieri con molto meno tempo e tanta soddisfazione! Ho quindi ripreso qualche anno addietro ad esplorare metodicamente le valli Imperiesi: con libri di storia, mappe militari e racconti del nonno alla mano, mi sono documentato ed ho riscoperto una serie infinita di sentieri, mulattiere, storie e passioni. Ho scoperto come la valle Prino in particolare sia un crocevia unico di sentieri e di mulattiere che ha pochi pari in Italia: una zona ricca produttrice di oro liquido (olio) contesa da sempre fra tre stati, Piemonte, Repubblica di Genova e Francia. Un vero divertimento per l'animo il fisico, l'occhio ed il palato.




Ma è questo punto in cui inizia la storia che vi voglio raccontare... Nel pieno delle mie esplorazioni mi imbatto un giorno, tramite Facebook, in Mathias: un ragazzo tedesco (bavarese ci tiene a precisare lui) che accompagna altri biker con una piccola ditta di nome "Progetto Annibale", diventata poi TrailXperience. Lui, scopro, ha in testa un’idea ambiziosa: portare dei turisti biker a passare delle settimane nella valle che io

stavo proprio iniziando a riscoprire. Anche lui era stato ammaliato per caso dalle bellezze dei posti e dalla infinita combinazione di sentieri che la valle offre. C'era capitato per caso di rientro dalla costa azzurra! Più tardi, al nostro primo incontro, avrà occasione di dirmi, nel suo tipico italiano tedescoide: "ho girato tanti posti ma valle Prino è perfecta per biker, sentieri, kultura, bike nature & soul" (vabbè esagero un poco, lui in


realtĂ parla bene l'italiano). Ho capito comunque subito che c'era spazio per intendersi: il suo motto " bike nature & soul" mi piaceva, era esattamente il mio a pensarci bene! Mi sono quindi subito proposto per fargli da guida locale, di insegnargli alcuni sentieri e raccontargli le storie che conoscevo tanto bene: incredibile, avevo trovato uno che mi stava a sentire e pensava pure che fossero cose interessanti!

Tanto è vero che subito lui e gli altri amici di TrailXperience hanno iniziato a chiamarmi il loro "rolling history book". Ăˆ verso Natale del 2011 però che la storia prende una piega interessante: Mathias mi dice che intende organizzare una settimana itinerante nella valle Prino, portando un gruppo di una decina di biker in giro per 6 giorni, ad assaporare sentieri, posti, cibo e storie.


Lasciatemelo dire, una occasione fantastica per fare da cicerone a qualcuno di nuovo, mi sono proposto subito come guida, aiuto-guida o almeno scopino (l'ultimo della fila). Ed è così che conosco gli altri del gruppo: Kerstin, Tobias, Bastian e Rönne. Il tempo passa, la prima edizione è prevista per Aprile e tutta la macchina per attrarre bikers deve mettersi in moto: durante quei mesi i ragazzi di TrainXperience realizzano alcuni video (uno lo trovate in questo numero del magazine), si provano i sentieri, si organizza la settimana, si trova dove dormire ecc.. Il risultato è che parte in Aprile il primo TrailCamp Liguria: 6 giorni di avventure in bici, con istruttori e guide qualificati (non io, visto che la mia tecnica era decisamente limitata), sentieri da sogno totalmente inediti, un "rolling history book" privato (questo sì, io), pappa, nanna e officina con servizio bagagli. All-inclusive, Venghino signori, Venghino! Che dire rispetto al modo solito di concepire le vacanze in bici per me è una rivoluzione: salire in montagna, godersi un picnic organizzato in vetta con pane e tumatte, mortadella e parmigiano, fare un bel corso di tecnica di guida e poi giù per i sentieri a smaltire la pappa e sperimentare quanto imparato. Questo è (a mio modo di vedere) l’all-mountain più vero, in cui alla tecnica del sentiero si affiancano una serie lunga di altre sensazioni. La settimana è divisa in due: la prima metà a girare nella valle Prino su sentieri abbastanza differenti fra loro, per armonizzare il livello tecnico del gruppo, la seconda metà invece ci si trasferisce poco a nord per cambiare zona.








Durante la settimana Tobias e Mathias danno il loro meglio e finalmente riesco ad imparare una volta per tutte come si va in MTB. Una lezione che non scorderò mai: come bilanciare i pesi, come affrontare le curve, in generale come sentirsi più sicuri. Cose base direte voi, ma la mountainbike, l'ho scoperto proprio allora, è un po’ come l'inglese: impari a parlarlo da solo e riesci a farti capire, ma raramente qualcuno ti corregge e continui a perseverare con i tuoi errori. Il fatto che uno riesca a fare un sentiero senza cadere non è necessariamente indice del fatto che sappia andare in bici! La settimana vola, riscopro e faccio riscoprire cose che la tradizione ligure ci ha tramandato e scopro come anche solo raccontare come si coltivano gli ulivi sia fonte di grande stupore da parte di questi ragazzi. Proprio allora, ancora una volta, realizzo che i più stolti siamo noi che abbiamo tanto di quel “bello” sotto gli occhi e non ce ne accorgiamo. Non è un caso che metà dei paesi della valle Prino siano abitati quasi esclusivamente da tedeschi! Dopo la prima edizione TrailXperience ci ha preso gusto e continua ad organizzare TrailCamp (una formula che applicano anche in altre “location” come ad esempio in Andalusia, Scozia e Dolomiti) nell'imperiese e nelle alpi del mare. Trailexperience

Bike. Nature. Soul. www.trailxperience.com


Partenza: Pianavia (IM) Arrivo: Pianavia (IM) Distanza totale: 37,6 km Altitudine massima: 754 m Altitudine minima: 9 m Totale salita: 1022 m Totale discesa: 1022 m

scarica GPX

vedi mappa

google earth

1000 750 500 250 0

5

10

15

20

25

30

35 37,6km


M.te DEI PRATI M.te PISSIBINELLI M.te ACQUARONE

PIANAVIA M.te CROCE

IMPERIA


Partenza: Dolcedo (IM) Arrivo: Dolcedo (IM) Distanza totale: 34 km Altitudine massima: 962 m Altitudine minima: 81 m Totale salita: 1242 m Totale discesa: 1242 m

scarica GPX

vedi mappa

google earth

1000 800 600 400 200 0

10

20

30

34km


M.te SCUASSI

VALLORIA

PRAELA

DOLCEDO


Partenza: Pantasina (IM) Arrivo: Pantasina (IM) Distanza totale: 39 km Altitudine massima: 1008 m Altitudine minima: 84 m Totale salita: 1505 m Totale discesa: 1505 m

M.te FAUDO 1200 1000 800 600 400 200 0

10

20

30

39km


PANTASINA

VALLORIA

DOLCEDO

scarica GPX

vedi mappa

google earth


86 LA VIGNETTA

Paolo Deandrea dpacartoons.it



VOGLIA DI OUTDOOR?

ISCRIVITI PER RICEVERE GRATIS E LEGGERE IL MAGAZINE TUTTI I MESI ISCRIVITI

VIENI A TROVARCI ANCHE SU FACEBOOK

Tutti i contenuti presenti in questo magazine sono di proprietĂ di Naturtecnica e degli autori. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo magazine potrĂ essere riprodotta, trasmessa o copiata in ogni forma senza preventiva autorizzazione scritta di Naturtecnica. Le immagini presenti sul sito sono solo per uso personale e non possono essere ritrasmesse, ripubblicate o riprodotte. Tutte le foto sono di Naturtecnica eccetto dove esplicitato.


OUTDOOR LIFE WEB-MAGAZINE a cura di

Naturtecnica

Idee e soluzioni per la valorizzazione del territorio via Brunico 11 - 20126 Milano www.naturtecnica.com

LBFREE

BIKE AND MTB CREW


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.