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II fascino intimo del Secolo d’Oro La casa-museo Geelvinck Hinlopen apre le porte e mostra il lato domestico, eppure sontuoso, di una tipica dimora di Amsterdam del Seicento. E sorprende con l’inaspettato giardino interno Testi Paola Testoni ✶ Foto massimo ripani
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siepi tagliate a volute (nella foto) e ninfee nella vasca del giardino interno del Museum Geelvinck Hinlopen Huis. Pagina accanto: dal corridoio d’entrata uno scorcio della Sala rossa affacciata sull’Herengracht, il Canale dei signori.
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L’Amsterdam seicentesca: un crocevia di commerci, una culla di arte e bellezza, un crogiolo di razze nel quale fiorisce il primo concetto di tolleranza, ma soprattutto una città dinamica e vibrante che in meno di un secolo (1578-1659) passa da 30mila a 120mila abitanti diventando così la terza metropoli europea, dopo Londra e Parigi. I suoi commerci, sotto l’egida delle compagnie mercantili, collegano Asia, Africa e America al Mar Baltico e all’Europa del Nord in una ragnatela di scambi di merci: spezie, tabacco, riso, diamanti, legno, grano, fino alla tratta degli schiavi. È in questa Amsterdam che nasce la fortuna della famiglia Geelvinck, la cui ricchezza accumulata in un paio di generazioni grazie al commercio del grano e al traffico mercantile tra Mosca e Nuova Amsterdam, l’attuale New York, si trasforma velocemente in potere politico. Mentre le cariche di borgomastro si susseguono per generazioni, insieme ad altri posti chiave del governo della città e dello Stato, in seno alla famiglia nasce l’esigenza di mostrare con un palazzo l’opulenza raggiunta. Tutto questo splendore è ora diventato una delle mansions più importanti di Amsterdam, visitabile come un museo.
L’epoca in cui nascono i canali Tutto ciò sembra molto lontano da quando uno sparuto gruppo di pescatori alla fine del XII secolo s’installa alla foce dell’Amstel dove costruisce uno sbarramento, il dam, per facilitare la pesca. Nel Seicento la città si deve ingrandire e limitarsi ad abbattere le mura medievali non può essere un’opzione: il terreno sabbioso non permette infatti di aggiungere semplicemente isolati e nuovi quartieri. Bisogna avere un piano urbanistico ben studiato: drenare il terreno e costruire vie d’acqua per le tante merci che arrivano al porto. Uno, due e, infine, tre cerchi di canali concentrici, semicircolari, scavati a mano per una profondità di 5 metri, vanno quindi a contornare la città vecchia, la ingrandiscono e la abbelliscono con le loro file ordinate di olmi che creano, insieme agli alberi dei giardini nascosti, un polmone verde inusuale nelle città di quell’epoca. I barconi avanzano lentamente portando nelle case e nei magazzini merci e persone: il trasporto avviene essenzialmente sull’acqua, la stessa che viene drenata
La biblioteca (sopra) ha il soffitto a stucchi neoclassici nello stile dell’inglese Robert Adam. Nella pagina accanto: la Sala rossa. A destra: un pannello di Egbert van Drielst nella Sala blu. A destra, in alto: il dettaglio della decorazione di un’arpa.
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Quattro sale da vedere, ognuna uno scrigno d’arte illustrazione Tiziano Perotto
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1. Ingresso Sul soffitto si vede lo stemma dei signori Geelvinck: un fringuello, riferimento al cognome geel vink (fringuello giallo in olandese). Di valore l’arazzo su disegno del fiammingo Michiel Coxcie (1499-1592). 2. Sala rossa Con una magnifica vista sull’Herengracht (Canale dei signori), è arredata in stile rococò. Il ritratto alla parete,
prestito permanente del Rijksmuseum, è dell’allora ventunenne Adriana Hinlopen, nipote dei committenti del palazzo. Sulla mensola del camino preziose maioliche di Delft. 3. Sala blu Meno esuberante della precedente, è arredata in stile Luigi XVI. I pannelli di Egbert van Drielst (1745-1818) furono dipinti nel 1788 e raffigurano un paesaggio arcadico. Come per il pavimento della biblioteca, anche qui viene
utilizzato legno proveniente da galeoni demoliti. 4. Biblioteca L’impero romano riecheggia nel soffitto in stile neoclassico e nel ritratto di donna posto sopra lo specchio. Quest’ultimo fu dipinto da Johannes van Dreght (17371807) nel XVIII secolo, quasi contemporaneamente a La cintura d’oro di Jan Ekels il Vecchio (1724-81), l’altro quadro della sala, evidente riferimento all’Herengracht. Presente anche lo stemma
della famiglia Buisman, oggi proprietaria dell’edificio: una barca per la pesca alle aringhe, buis in olandese. 5. Sala cinese Nell’Amsterdam del XVII secolo la porcellana cinese e giapponese rappresentavano un vero status symbol. Grazie alla Compagnia delle Indie il prezioso manufatto divenne estremamente popolare presso le corti europee e i ceti più abbienti. L’Asia diventa qui anche fonte d’ispirazione per i pannelli di Cornelis ’t Kindt (16971785), artista famoso per le sue chinoiseries in delicate tinte pastello.
6. Giardino Il palazzo Geelvinck non sarebbe lo stesso senza questo straordinario giardino che l’architetto Robert Broekema ha disegnato nel 1990, ispirandosi alla storia secolare della casa. Suddiviso in tre parti, è famoso per le rare varietà storiche di rose e tulipani. La prima parte è il giardino dei boccioli con erbe e verdure, la parte mediana è un romantico giardino all’inglese, mentre la parte verso l’Herengracht è un esempio di giardino francese di stile barocco ornato da una fontana d’epoca. 7. Deposito delle carrozze Ospita l’entrata del museo: qui viene normalmente allestito un assaggio della mostra che il visitatore trova poi nelle sale del piano terreno del palazzo. I due edifici vennero costruiti contemporaneamente nel 1687 da Albert Geelvinck.
Il particolare decorativo di un orologio nella Sala blu. Uomo di grandi disponibilità economiche, Albert Geelvinck fu borgomastro di Amsterdam. bell’Europa
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dalle facciate sui canali niente fa presagire l’oasi di verde nascosta tra i due corpi dell’edificio
Il giardino (in alto e a destra) si apre tra i due palazzi della proprietà, uno affacciato sull’Herengracht e l’altro sul Keizersgracht, il Canale dell’imperatore. Sopra: il ritratto di Adriana Hinlopen, del 1667, di Lodewijk van der Helst. Sotto: l’ingresso sull’Herengracht; dettaglio di un dipinto di Anthonie Verstraelen.
dai mulini a vento della nuova cerchia muraria. Finalmente sono disponibili i primi lotti di terreno: lunghi e stretti, per permettere a tutti un affaccio sui canali. Chi può ne acquista più di uno, ricavando così una maestosa facciata, spesso con decorativa scalinata doppia al bel étage. Tra questi fortunati c’è Albert Geelvinck: intelligente, capace, imparentato con le famiglie più importanti dell’epoca, gode di grande rispetto ed enorme popolarità prima come direttore delle piantagioni nella Guyana Olandese e poi come borgomastro della città. È Albert che nel 1680, anno del suo matrimonio con Sara Hinlopen, acquista due lotti di terreno nel tratto più bello del più ambito dei canali: la Curva d’Oro sull’Herengracht, il Canale dei signori. Qui gli edifici sono talmente ampi che sono veri Stadspaleizen, palazzi di città, alter ego delle tenute di campagna in cui il patriziato cittadino trascorre l’estate. Sara è l’ultimogenita del ricchissimo collezionista Jan Hinlopen. Non è un caso quindi che il palazzo, dove vanno ad abitare nel 1687, venga decorato e arredato con grande gusto e che si trovino appesi alle pareti quadri di Rembrandt e Gabriel Metsu. Ma la coppia non lascia figli e la dimora viene ereditata da parenti indiretti, tra cui i ricchissimi Trip, armatori e committenti di Rembrandt. Ogni generazione lascia la sua orma aggiungendo lusso e charme agli interni e agli arredi. La storia della famiglia Geelvinck continua a intrecciarsi con quella del Paese per bell’Europa
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Canali, ponti, biciclette e case dai tipici frontoni (nella foto), tutto ciò dice Amsterdam. Qui siamo all’incrocio tra il Reguliersgracht e il Keizersgracht. Quest’ultimo prende il nome da Massimiliano I d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero dal 1493 alla morte, avvenuta nel 1519.
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concludersi al tramonto del periodo napoleonico, quando l’ultimo erede, Édouard-Jacques de Lesné-Harel van Kessel, nel 1813 vende il palazzo per trasferirsi a Parigi insieme alle sorelle che accompagnano come dame di corte l’ormai ex regina d’Olanda, Hortense de Beauharnais, dopo la fine del Regno Batavo e del suo matrimonio con Luigi Bonaparte.
Una dimora che è diventata museo di se stessa e di un’epoca Così il palazzo Geelvinck Hinlopen diventa nei vari decenni residenza di lusso o sede di banche e uffici, fino a essere acquistato nel 1989 dalla famiglia Buisman che, tre anni più tardi, dopo un restauro, lo apre al pubblico dei visitatori. Fortunatamente la struttura originaria è rimasta intatta nel tempo. Della residenza sono stati ristrutturati solamente l’attico, dove gli attuali proprietari risiedono quando sono in città, e i seminterrati dove ora viene esposta la Sweelinck Collectie, la più importante collezione di pianoforti storici del Paese. Proprio in queste sale, ogni settimana vengono organizzati concerti da camera e annualmente, a ottobre, il Geelvinck Fortepiano Festival. Il resto del palazzo mostra invece deliziose camere a tema, arredate con pezzi di gusto squisito, che emanano ancora la tranquilla opulenza dell’Amsterdam patrizia. Ma in primavera una delle maggiori attrazioni del museo, che attira annualmente 40mila visitatori, è certamente il giardino, ricreato nel rispetto della tradizione dall’architetto Robert Broekema nel 1990. È proprio questa oasi di verde che, con l’armoniosa simmetria dei suoi vialetti di bosso, l’antica fontana e, soprattutto, le rare specie storiche di rose e tulipani, rappresenta il cuore silenzioso e segreto della città ed evoca, al visitatore ammirato, i fasti del Secolo d’Oro.☻