Società Urbanistica
visioni d’olanda A Rotterdam il nuovo mercato coperto. A Delft stazione e municipio. Ad Amsterdam l’assetto definitivo dell’area dei musei. I Paesi Bassi investono sull’architettura per rilanciare l’economia
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ontagne di frutta esotica, fragole e ananas, kiwi e papaye.Arditi ziggurat di ostriche e pesci dell’Atlantico. Muraglie di formaggi tondeggianti, gialli rossi e bianchi. Imitazioni di enoteche chic franco-italiane con etichette da Montalcino al Sud Africa passando per Cile e Borgogna. Se c’è speranza nella crisi, nel Vecchio continente, ebbene, qui ci provano con la gastronomia, e uno spirito più che allegro: vi138 |
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sionario. Siamo in Olanda, paradiso dell’architettura contemporanea, e quindi si arriva preparati. Ma questa cornucopia di cibi variopinti, sotto l’immensa cupolona del Markthal, il nuovo gigantesco Mercato coperto di Rotterdam, lascia di stucco chiunque. È forse l’architettura più originale del 2014 in tutta Europa. Misura poco meno di uno stadio di calcio, solo i 96 punti vendita alimentari coprono 4 mila metri quadri, il tutto racchiuso in una mega-
struttura a volta, ossatura in cemento armato, che ricorda un hangar della Boeing. La volta, ribattezzata dai locali “la Sistina di Rotterdam”, è affrescata (per dire: è stampa su alluminio) per 11 mila metri quadri dall’artista Arno Coenen, titolo “Il Corno dell’Abbondanza”. Mille cibarie che volano. E nel corpo esterno del cupolone sono ricavati 228 appartamenti e attici con vista doppia, interna sulla hall del mercato, esterna sul quartiere Laurens. Il tutto non è nato da
Foto: A. Cooper - Corbis, Getty Images
di enrico arosio
so pubblico-privato che da noi sarebbe arduo immaginare. non solo ceramiche e pittura
aggressivi immobiliaristi, come si potrebbe immaginare, ma da una direttiva politica del Comune di Rotterdam, proprietario dell’area, a lungo degradata e bisognosa di rilancio. Nel primo mese di vita i visitatori sono stati un milione. ARCHITETTURA E STRATEGIA
Brasserie Pierre, ore 21. “Le Monde” e “l’Espresso” si contendono fraternamente l’ultimo eroe d’Olanda, il progettista: Winy Maas, capo e ideologo dello studio Mvrdv, antagonista del guru globale Rem Koolhaas. Spettinato, giacca di pelle nera, eloquio febbrile, ci ha illustrato prima, e ribadisce ora davanti a uno Shiraz, come tutto nacque da un concorso a inviti del Comune, nel 2003: dei sei developer-conarchitetto, vinsero loro. «Rotterdam», ricorda, «è stata una delle città più bombardate dell’ultima guerra mondiale. Non ha un’estetica borghese, come Amsterdam. Il suo centro non fu ricostruito, come Varsavia o Cracovia. Ha dovuto reinventarsi». Per dire: le ferite ci sono, e si vedono. «Abbiamo studiato i mercati coperti di Barcellona, Valencia, Stoccolma, e poi sviluppato questo progetto ibrido, dove si può abitare guardando giù, verso i colori del mercato, e affacciarsi fuori verso la città e la luce. Il commercio alimentare è privato, privati saranno i proprietari e gli affittuari degli appartamenti; ma la funzione pubblica è molto forte. Dietro questa architettura, che non è solo gesto funzionale ma emozione, c’è una strategia della città». Siamo al punto. In Italia (e a Milano, fulcro degli archifenomeni internazionali nella penisola) le maggiori operazioni di ridisegno urbano sono fortemente indirizzate dalla finanza immobiliare, dagli sviluppatori privati (Unicredit, Generali, Intesa Sanpaolo, Hi-
nes, Ligresti, Bocconi, eccetera). Nei Paesi Bassi non solo esiste una cultura architettonica negli enti locali, cioè i sindaci studiano e capiscono di architettura; è il governo a indirizzare continue strategie pubbliche per lo sviluppo economico, culturale, turistico delle città. Non sempre è facile, la crisi morde anche qui. Per esempio, sul Wilhelminapier, il lungofiume del ponte Erasmo col suo centro direzionale, lo scorso inverno ha aperto il De Rotterdam, il grattacielo più alto d’Olanda, progettato dall’anzidetto guru Koolhaas. Causa stagnazione, e spazi uffici e residenze ancora vuoti per tre quarti, il Municipio vi trasferirà una parte dei suoi servizi (vedere scheda a pagina 140). Un mutuo soccor-
Eccoci a Delft. Non è solo la città delle ceramiche e della pittura seicentesca, ma sede della TU, il Politecnico che ospita una delle migliori facoltà di architettura d’Europa (800 persone di staff per 3 mila studenti; avete letto bene). A Delft, dunque, la nuova Stazione ferroviaria e il Municipio non sono stati affidati a un costruttore col giusto aggancio politico; si è imposto per concorso uno studio di punta, Mecanoo di Francine Houben, una delle migliori donne architetto del mondo. La prima parte dell’ambizioso progetto (Delft ha 99 mila abitanti, come Arezzo e meno di Monza) aprirà a metà 2015, e diventerà, per la sua immagine architettonica, un nuovo attrattore turistico. Perché l’Olanda, dove opera la figura a noi ignota del Rijksbouwmeester (architetto del Regno), che sovrintende alla qualità estetico-funzionale delle opere promosse dal governo, scuole, ministeri, enti locali, autostrade, dighe, tratta i propri architetti come patrimonio culturale della nazione, del brand internazionale “The Netherlands”. Sempre a Delft è agli inizi, promosso dalla TU, ateneo pubblico, il Green Village, una cittadel-
il markthal, il nuovo mercato coperto a rotterdam progettato da Winy Maas e MVRDV. in alto: la nuova stazione di delft. nell’altra pagina: ijburg, la città di fondazione a est di amsterdam
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È stato inaugurato a fine 2013, ma il discusso progetto della gloria nazionale Rem Koolhaas, mai come qui architetto di potere, era del 1997. «Ben prima delle Twin Towers», ricorda il suo socio Kees van Casteren, che ci accompagna fino al 42° piano, da cui lo sguardo domina il ponte Erasmo, il fiume Maas e mille luci intorno: «E per cinque anni, dal 2001 al 2006, si era fermato tutto». Le tre possenti torri del
De Rotterdam (“Il Rotterdam”, nuovo simbolo della città) incombono sul molo Wilhelmina, l’ex porto fluviale. Sono divise tra albergo (il terzo design hotel Nhow, dopo Berlino e Milano), uffici e residenze. I tre corpi sono comunicanti, serviti da atrii di forza monumentale, con scale mobili e tagli di luce alla “Metropolis”; in quello centrale, per ovviare agli spazi invenduti, si trasferiranno diversi uffici del Comune.
È una sorta di PPP (public-private partnership) forzata. De Rotterdam divide gli animi: le agenzie di pubblicità ci girano spot e videoclip, ma la comunità degli architetti critica l’effetto fuori scala che schiaccia gli edifici attigui, tra cui la torre Montevideo; e i cittadini biasimano il costo totale, salito a 350 milioni. Per fortuna, più privati che pubblici; sennò sarebbe scandalo anche nella felice Olanda. E. A.
la della ricerca che dovrà svilupparsi nei prossimi dieci anni secondo i principi dell’economia circolare e della massima sostenibilità: alta efficienza energetica, riciclo acque e rifiuti, zero emissioni CO2, trasporti elettrici. Un laboratorio capace di autoaggiornarsi, per ricercatori, studenti, startup in aree innovative.
di fianco al Parlamento ha aperto l’ala nuova del Mauritshuis, capolavoro del Rinascimento neerlandese, il museo d’arte famoso nel mondo perché ospita la celebre “Ragazza con l’orecchino di perla” di Vermeer. Dalle finestre del museo vediamo la torre, a sbalzo sul lago, dove ha l’ufficio il primo ministro. Il direttore Victor Moussault e l’architetto Hans van Heeswijk descrivono nei dettagli l’audace opera di ampliamento. La Mauritshuis poggia su terreno sabbioso con acqua di
falda alta. Prima il Museo, che è dello Stato, ha acquisito un edificio adiacente del 1932, vagamente déco. Poi ha scavato sotto il livello delle acque il corpo di collegamento, ancorandolo con pali d’acciaio per otto metri di profondità, convogliando luce naturale dall’alto attraverso cilindri di vetro; persino l’ascensore, causa vincolo monumentale, è stato calato in vetro sottoterra, processo assai rischioso. Il tutto per 30 milioni di euro; davvero ben spesi.
per la CULTURA un fiume di denaro
Ci spostiamo all’Aja, che non è la capitale (è Amsterdam), ma la sede del governo. Da giugno, nel centro storico, proprio 140 |
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Foto: G. Til - Hollandse Hoogte / Contrasto, M. Kohn - Hollandse Hoogte / Contrasto, H. Wouters - Hollandse Hoogte / Contrasto
Resistere alla crisi: le tre torri di Koolhaas
Il museo mauritshuis all’aja. sotto: amsterdam, la nuova ala del museo van gogh. a sinistra: opere autostradali intorno a leidsche rijn (utrecht)
E ora Amsterdam. Qui la novità è l’assetto definitivo del Museumsplein, la grande piazza-parco dei principali musei cittadini dove si affacciano il Concertgebouw (diciamo la Scala olandese), il riaperto museo Stedelijk di arte moderna, e il Rijksmuseum (diciamo gli Uffizi). Ora è la volta del museo Van Gogh. Soffocato da un milione e mezzo di visitatori l’anno, l’edificio principale di Gerrit Rietveld, non previsto per un afflusso così elevato, non riusciva a utilizzare al meglio neanche l’estensione in pietra realizzata nel 1999 dal giapponese Shiro Kuramata. Cambiato il contesto urbano, divenuta Amsterdam una mecca del turismo culturale, l’Agenzia del patrimonio pubblico, proprietaria dell’edificio, ha co-finanziato (con Comune, fondazioni e fund raising civico) 16 dei 20 milioni necessari. «Ce la faremo», dichiara il direttore Axel Rüger: «Il progetto congiunto Kuramata-van Heeswijk (lo stesso architetto del Mauritshuis, ndr) sta suscitando molto interesse per la sua audacia strutturale». Comprensibile. Sarà completato da una notevole vetrata sospesa di vetro, su una sottile rete in acciaio autoportante realizzata da un’azienda di punta, la Octatube, autrice della copertura vetrata del Victoria & Albert di Londra. La nuova ala permetterà di gestire meglio lo spaventevole flusso di turisti che a volte, sul marciapiede, crea code di 200 metri. Inaugurazione: estate 2015.
gnato dall’inglese Nicholas Grimshaw, ed è tuttora in progress nonostante abbia sofferto diversi rallentamenti. È dirigismo, questo? Pianificazione socialdemocratica? No. La programmazione urbana, nella terra di Rembrandt, prescinde dall’alternare delle maggioranze politiche (più welfare/più liberismo).
È un altro primato europeo dei Paesi Bassi: le tante città nuove, strappate all’acqua con sforzi titanici su un arco di venti-trent’anni
Le giunte di Amsterdam, più a sinistra, e di Utrecht, più a destra, perseguono l’interesse nazionale; anche se oggi si avverte la spinta politica dei movimenti neo populisti e ostili agli immigrati.All’apparenza i nuovi quartieri sembrano pensati per le giovani coppie olandesi bianche; ma non manca mai una quota di housing sociale, accessibile ai bassi redditi; per evitare l’effetto-ghetto. «Banlieue», in neerlandese, è una mala parola. Visitiamo anche Leidsche Rijn, la città nuova di Utrecht. Il Comune sta letteralmente forzando la crescita di una“Utrecht 2” da oltre 50 mila abitanti. Il primo master plan è del 1997. Lo studio West 8 ha previsto un parco di 300 ettari, ribattezzato Maximapark in onore della nuova regina. Entriamo nel tunnel per interrare il traffico dell’autostrada A2 (da non crederci: due volte otto corsie) sopra il quale già ricresce la campagna. Malgrado il mercato fiacco, il Comune conferma il disegno complessivo. E i quartieri già realizzati, da developer diversi, sono l’opposto dei grandi gesti di Rotterdam: riprendono il tema della casa a schiera in mattoni tradizionale. In Olanda le case a schiera sono ancora un milione e 400 mila, e fortemente radicate nella cultura popolare. Ma sempre più efficienti ed ecologiche: quello ormai è un dogma. Su quello - in un Paese così piovoso - non ci piove. n
new town su sette isole artificiali
È un altro primato europeo dei Paesi Bassi: le città nuove,strappate all’acqua con sforzi titanici su un arco di venti-trent’anni. Come Ijburg (pronuncia: Aiburg), che sta crescendo nella parte est di Amsterdam. New town studiata per 45 mila abitanti, su sette isole artificiali, è stata avviata intorno al 2000, con il grande ponte bianco dise18 dicembre 2014 |
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