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Indice pg. 4 Sopra il Cappotto dei Sogni pg.6 “Non arrendetevi mai, ricordate” , la testimonianza di Alberto, papà di un ragazzo autistico. pg.10 Tony Tenpesta vincitore della prima rassegna d'arte "Senza Ritratto. Storie dall'Arte Contemporanea" pg. 13 Asherah, un culto in bilico tra i tempi
Scrivono per InAsherah - Il Magazine: Matteo Arcuri Sara Donfrancesco Lucia Lo Cascio Cassandra Rotelli Chiara Sabatini Stefano Valente
pg. 17 Massimo Troisi a vent'anni dal suo addio. pg.20 Senza Ritratto. Storie dall'Arte Contemporanea. Intervista a Emiliano Yuri Paolini pg. 26 Barcellona in Love pg. 29 Indagini sulle profezie del “Papa nero”
In copertina: "Sopra il cappotto dei sogni" di Emiliano Yuri Paolini
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Sopra il cappotto dei sogni.
Sopra il cappotto dei sogni - foto di Luciano Fraschetti
Cos'è "Sopra il Cappotto dei Sogni " ? Oltre ad essere una installazione di Emiliano Yuri Paolini, realizzata a quattro mani con Marco Pietrosanti (altro bravissimo artista da tenere d'occhio), con metallo, legno, smalti, "Sopra il Cappotto dei Sogni " vuole essere anche una scommessa di InAsherah Art che porterà entro febbraio 2015 questa installazione a trovare una collocazione definitiva, affinché almeno una volta, l'arte possa trovare il posto che meglio le si addice. Chiedo a tutti voi aiuto in questo progetto. Fatevi avanti se siete interessati, segnalate un possibile acquirente o quello che secondo voi sarebbe il posto più adatto ad ospitare questa installazione. Anche grazie al vostro sostegno, siamo sicuri di poter realizzare un sogno. Di seguito lo scritto di presentazione dell'artista sull'opera in questione. "Una nuvola di metallo colorato che rimanda al disegno di un bambino. Una nuvola rosa fucsia appesa in verticale ad un comune appendiabito bianco. Vicino, pochi metri più in là un'antica sedia bianca rivolta verso di esso. Il colore bianco indica una dimensione di contorno, bianco come la neutralità dello spazio intorno a noi che si fa’ contenitore del quotidiano. La dimensione scenica di uno spazio intimo e privato come quello di un appartamento entra in rapporto e si confronta con lo spazio ancora più intimo dell’uomo mantenuto dall’esistenza delle sue stesse aspettative e dai sogni simbolicamente rappresentati dall’immagine di una nuvola. Due dimensioni che si incontrano dunque con una terza, quella del sogno concepito come progetto e ambizione personali.
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Il sogno e’ un progetto di chiunque, quello di una persona qualunque che ogni giorno compie il gesto automatico di appendere il suo cappotto all’appendiabito di casa. Il cappotto è un indumento esteriore e superficiale ma qui diventa un costume che rappresenta il mondo più interiore, la sfera delle ambizioni personali e la volontà di realizzazione. Il cappotto come strumento che mette in relazione Sopra il cappotto dei sogni - particolare - foto di Luciano Fraschetti l’individuo con il mondo esterno, realtà ancora distante dal mondo personale. La sedia bianca rappresenta invece “l’osservatorio quotidiano” sopra al quale ognuno di noi si “adagia” compiendo meccanicamente il rituale della riflessione quotidiana su fatti e situazioni contingenti e dove spesso ci si perde nel labirinto del giudizio sociale, inevitabilmente autoanalitico. Una sedia realizzata per far sedere tutti perchè diventi punto di interrogazione sul “nulla” inteso come possibilità. Al posto del cappotto qui un uomo ha appeso se stesso, lui è quella nuvola colorata, accesa come un segnale luminoso distinguibile da qualsiasi altro punto dello spazio circostante. Una stella cometa, il posto dell’essere come uno stato d’arrivo che esaudisce la richiesta di possibilità esistenziale e che rende visibile una sola ed unica certezza: quella della stessa possibilità. Un uomo d’oggi e di ieri Sopra il cappotto dei sogni - particolare - foto di Luciano Fraschetti però talmente abituato ai suoi sogni che perde di vista lo stesso concetto di desiderio e ambizione in una sorta di assuefazione all’ordinario. Ma è proprio la sua stessa abitudine l’accessorio indispensabile per uscire fuori tra la gente dentro la realtà apparente nell’attesa che avvenga un cambiamento." Emiliano Yuri Paolini Premessa di Gaia Principe
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Società: "Non arrendetevi mai, ricordate", la testimonianza di Alberto, papà di un bambino autistico.
In questo articolo abbiamo voluto riportare per voi, la testimonianza travagliata di Alberto Brunetti, papà di un ragazzo autistico e membro dell'associazione Angsa (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) di La Spezia. La sua è una storia difficile. Non diversa, purtroppo, da molte altre. Ma Alberto per l'amore esemplare verso suo figlio e la sua famiglia, continua a lottare. Intanto desidero ringraziarla per la Sua disponibilità offrendosi di prestarsi a questa intervista. Le andrebbe di raccontarci come ha scoperto che suo figlio soffriva di autismo? Quale è stata la prima reazione? Non mi è stato detto che avevo un figlio Autistico ..... nel corso di un colloquio io chiesi "ma non sarà per caso Autistico?" La risposta mi diede la conferma che avevo ragione, quindi - visto che le mie conoscenze erano ferme a un paio di articoli letti al tempo del film Rain Man - ... intuii da subito che non c'era nessuna possibilità di guarigione ! Non sapevo come dirlo a mia moglie. Durante il viaggio di ritorno non ebbi il coraggio di dirgli la verità. Cosa sapeva a riguardo? Conosceva questa malattia? Non sapevo nulla della patologia "AUTISMO"..... Una volta conosciuta la diagnosi quale ritiene sia la cosa più importante da fare? Posso dirle che tutte le persone autistiche vanno istruite, educate, preparate, formate a quello che sarà la loro vita da adulti .... che si deve seguire il metodo cognitivo comportamentale .... e che ogni famiglia deve sapere che i loro figli restano "piccoli" per i primi 5/6 anni ... poi diventano adolescenti per altri 10 anni... e poi diventano adulti ,,, tutti i genitori e i familiari devono sapere che se vogliono creare delle persone che vivano la loro vita adulta nella maniera più autonoma possibile devono iniziare a "lavorare" con i propri bambini sin dalla più tenera infanzia o trovare qualcuno che lo faccia per loro .....
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Quali sono le maggiori difficoltà che un genitore si trova ad affrontare? La non conoscenza dei metodi di intervento .... nessuno che racconti loro cosa sia davvero l'autismo.... nessuno che mostri loro cosa accadrà se non si adopereranno per far sì che il proprio figlio apprenda e impari ... Crede che nelle dinamiche di coppia ci possano essere complicanze dovute alla nascita di un figlio autistico? se sì, quali? Voi come marito e moglie ne avete risentito? Sa, sento dire che le coppie di genitori autistici che divorziano sono la maggioranza tra coloro che hanno figli disabili .... non so se sia vero .... Ma posso dirle che conosco molti che hanno divorziato .... mi creda non è facile accettare il verdetto ... non scuso quelli che scappano ma li comprendo .... L'autismo ti cambia la vita ! Le problematiche sono tantissime : andare al cinema ... ristorante .... vita sociale .... amici ... parenti ... tutto si conclude. Io e mia moglie ne abbiamo risentito ma siamo rimasti insieme anzi proprio questo ha probabilmente permesso a nostro figlio gli enormi progressi da lui compiuti in questi anni … Quali sono i consigli che dà a chi si trova in questa situazione? Consigli ? posso solo affermare che se Noi genitori vogliamo vivere una "vecchiaia" serena (il più possibile), dobbiamo adoperarci il più possibile per aiutare il nostro ragazzo/a a crescere e a sviluppare tutte quelle abilità necessarie a vivere una vita il più possibile in semiautonomia. Quali sono i servizi offerti dal territorio? Ogni territorio offre servizi differenti, ma in molti non vi è nulla. Crede che la società. lo stato, la scuola, facciano abbastanza? cosa manca? cosa dovrebbe esserci e non c'è? Assolutamente NO! Nessuno fa quello che dovrebbe fare. Naturalmente esistono le eccezioni. La cosa più importante che manca è il coordinamento tra tutti questi enti, ognuno va per la sua strada. Mancano persone veramente idonee a trattare con persone autistiche soprattutto nella scuola; manca un'assistenza alle famiglie da parte di ASL e Comuni. Le Istituzioni dovrebbero comprendere che spendendo 10.000 euro l'anno, dal momento in cui viene diagnosticato l'Autismo per tutto il periodo scolastico, si risparmierebbero milioni di euro nel corso dell'intera vita di una persona autistica. Ma naturalmente perché spendere 150.000 euro in 15 anni quando posso risparmiarli e spendere poi 2 milioni di euro per l'assistenza per il resto della loro vita? Crede che esistano ancora pregiudizi riguardo la sindrome autistica? se sì quali? In molti luoghi d'Italia esistono ancora "persone" che pensano che l'Autismo sia colpa della mamma .. siamo molto indietro se permettiamo a simili personaggi di insegnare perché vede
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questo è solo un esempio di quanto accade. Vi sono molte altre Istituzioni pubbliche che SPERPERANO i soldi pubblici. Questa è l'Italia .... Perché vede l'AUTISMO è un grande BUSINESS per molti troppi !!! Tenga presente che molti di questi hanno una formazione professionale SUPERATA da decenni eppure continuano a INSEGNARE, VISITARE fare diagnosi e altro .... GRAZIE A CHI tutto questo? Vuole lasciarci con un messaggio positivo per tutte le persone che leggeranno questa rivista? A tutti coloro che hanno una persona autistica in famiglia mi sento di dire non arrendetevi MAI, ricordate insegnate ai vostri ragazzi tutto quello che può loro servire nella vita, seguite le tecniche cognitivo comportamentali per tutta la vita, non date retta a maghi e guaritori ....ovvero i venditori di illusioni RINGRAZIO SINCERAMENE ALBERTO PER QUESTA SUA SENTITA TESTIMONIANZA.
Valentina Bellezza
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Arte: Tony Tenpesta vincitore della prima rassegna d'arte Senza Ritratto.
Tony Tenpesta "Mondi Sospesi"
Dal 17 maggio al 30 giugno presso la home gallery Instancts (529 West 20th Street, New York) si è svolta la prima rassegna d'arte "Senza Ritratto. Storie dall'Arte Contemporanea". La Rassegna è stata indetta da InAsherah Art con la collaborazione di Alex Torrenti che gestisce la home gallery in cui si è tenuta l'esposizione che è stata anche sponsor unico dell'iniziativa. Tra i partecipanti ad aggiudicarsi un posto per New York sono stati: Nadia Albini, T.E. , Caterina Giuliani, Emiliano Yuri Paolini, Stefano Rauzi, Tony Tenpesta, e con la partecipazione speciale di Michael Carson. Tony Tenpesta "Mondi Sospesi"
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Michael Carson "Blue Window"
Il vincitore della rassegna, tra mille tentennamenti visto l'alto profilo di tutti i partecipanti, è stato Tony Tenpesta, un ragazzo di appena 19 anni con la maturità artistica di un uomo dedito all'arte da una vita. Su Tony non so dirvi tanto, i contatti avuti con lui sono stati solo telematici. Non ama parlare di sé. So che vive con il nonno sui monti del Reatino e che conduce una vita piuttosto solitaria che si divide tra l'arte e gli animali (aiuta il nonno che è un allevatore ). Ho cercato notizie sul suo conto e mi sembra di avere a che fare con una figura leggendaria più che con una persona in carne ed ossa. Ecco quanto scoperto ( lui non conferma nè smentisce... ): Riguardo a Tony Tenpesta non si sa molto, anche il suo nome non so dirvi con certezza se sia reale o frutto di una macchinazione. Di lui si dice che sia un ragazzo affetto da autismo con un grande
talento artistico. E' di origine italo canadese. Forse proprio in virtù di questa sua "difficoltà", non fa molta vita sociale, non si fa vedere in pubblico, non partecipa direttamente ad iniziative culturali o mondane. Ho incontrato qualcuno che dice di conoscerlo e la descrizione che me ne hanno dato è di un ragazzetto mingherlino sempre pronto a fuggir via se qualcuno incrocia il suo sguardo. Ama molto la natura e gli animali tanto da averlo visto mentre lasciava i suoi dipinti vicino a delle tane, ai nidi, distese tra i prati o appese a qualche albero. Una particolarità che lo contraddistingue è il fatto che porta sempre con se un ramo secco di fiori di ibisco ed un pennello rudimentale di pelo d'orso. Le sue opere rappresentano tutte dei paesaggi di mondi non ancora Stefano Rauzi "Il Culturista" rivelati, dove a regnare sono la pace e l'armonia donati dai colori e dai suoni che sembrano percepirsi chiaramente osservandoli. Questo ciò che Tony scrive delle sue opere: "I miei sono Mondi Sospesi. Si tratta di Mondi che vivono al di sopra di altri mondi, sulla superficie inesplorata delle terre libere dalla storia. Mondi vivibili e possibili ma rimasti appesi alla soglia del tempo, contesi ancora tra reale ed immaginato, che aspettano solo di essere abitati." Tony Tenpesta "Mondi Sospesi" Insomma, un tipo sicuramente strano e unico, capace di donare un viaggio strepitoso a chiunque si imbatta nei suoi lavori. Lucia Lo Cascio
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InAsherah Vivimus: Asherah un culto in bilico tra i tempi.
La Madonna in preghiera" dettaglio, Giovanni Battista Salvi da Sassoferrato (1640-1650)
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InAsherah Vivimus vuole essere uno spazio in questa rivista dedicato a quell’arte vicina alle tematiche del femminino, della sacralità del donna e del suo corpo per rispondere ad un appello di Lei, la Nostra Madre, che risale a 4300 anni fa: “ovunque voi siate in qualunque tempo non ignoratemi”!!! In questo articolo, in seguito alle numerose domande da parte vostra, intendiamo parlarvi di Asherah, divinità femminile da cui la nostra associazione prende il nome. Asherah è quanto di più vicino possa trovarsi al ritrovato discorso-studio sul "Femminino Sacro". Ella o se preferite con un gioco di parole possiamo chiamarla Elat ( femminile di El "Dio" - nome con il quale spesso viene indicata ), è una delle più importanti figure del pantheon semitico, cananeo e dell'Israelitismo antecedente a Mosè. É la Dea Madre di tutte le cose e le creature, uomini e dei compresi (lo stesso Elohim, termine che indica Dio in ebraico, è in realtà un plurale per Dei), è la Regina dei cieli (vi ricorda nulla?), è compagna e sposa del Dio oggi considerato unico nelle religioni monoteiste. Non c'era iscrizione che non affiancasse ad El, Elat, a Yahweh, Asherah, a Dio la sua pari Divinità femminile. Il suo culto era diffusissimo in tutta l'area Mediorientale, in Mesopotamia e nelle aree dell'Asia Minore (si pensi agli Ittiti che la veneravano sotto il nome di Asherdu). Nonostante ancora ai nostri tempi si tende ad ignorare l'esistenza di Asherah, esiste un'immensa biblioteca di tavolette cuneiformi del XIII secolo a.C. ritrovate in Siria soprattutto nel sito di Ugarit, oltre a diverse citazione in testi sacri, anche nella stessa Bibbia ci sono circa 40 riferimenti ad Asherah nel Vecchio Testamento. É proprio dell'Antico Testamento che sappiamo che il culto di Asherah si è sviluppato e diffuso tra le tribù ebraiche per circa tre secoli, che è stato introdotto Moon Goddess // Eclipse ~ Tsuyoshi Nagano nel tempio di Gerusalemme da Roboamo, figlio di Salomone all'incirca nel 928 a.C., che nei quasi quattro secoli di esistenza del tempio di Salomone,
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sorgeva in esso una statua ad Asherah dedicata e il suo culto era legittimo e riconosciuto da re, sacerdoti e religione. Nello specifico nel libro dei Giudici, nel libro dei Re, nel libro di Samuele e nel libro di Geremia ritroviamo riferimenti specifici alla Dea Asherah. Simboli di Asherah erano la stele liscia, la colonna e l'albero (Essa stessa viene indicata come l'Albero della Vita), tutti elementi ritrovati in abbondanza in Israele. Durante il periodo monastico cominciarono le tensioni tra coloro che riconoscevano la divinità femminile affiancata a quella maschile e quelli che adoravano il solo Yahweh, la Dea ed il suo culto cominciarono a prendere un'accezione negativa, "satanica" addirittura, fino ad arrivare al 586 a.C. quando col periodo persiano, la caduta di Giuda e l'esilio in Asherah Babilonia, che il culto di Asherah praticamente scomparve. Questa la storia ufficiale. Ufficiosamente sappiamo che il culto della Dea ha continuato la sua esistenza in segreto fino a giungere ai giorni nostri, dove anzi sembra conoscere uno sviluppo irrefrenabile che, forse, porterà ad un suo nuovo riconoscimento. Non è difficile, e chissà se in futuro non lo faremo, rileggere gli avvenimenti seguenti, dal Nuovo Testamento alle opere dei grandi maestri della storia dell'arte, a quanto oggi succede anche all'interno della chiesa stessa con la chiave di quanto appena detto. Provate da voi a ricercare i vecchi e nuovi simboli della Dea nella storia e traetene le vostre considerazione. Non vogliamo, da parte nostra, convincere nessuno, solo portare testimonianza di qualcosa che nonostante tutto, è stato, è, sarà. Lucia Lo Cascio
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anni di sesso acclamato
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Cinema: Massimo Troisi a vent'anni dal suo addio.
4 Giugno 2014 una data da ricordare: esattamente venti anni fa ci lasciava un grande regista e soprattutto un grande attore come Massimo Troisi. Ricordato da tutti per il suo spiccato umorismo, tanto è vero che fu l’esponente della nuova comicità napoletana. Egli, infatti, attraverso “La smorfia”, ovvero il nominativo del suo gruppo teatrale costituito anche dai suoi amici d’infanzia Lello Arena e Vincenzo Decaro, volle sia far divertire la gente attraverso brillanti sketch, che farla riflettere parlando in modo non del tutto equivoco delle problematiche legate alla Napoli di un tempo, afflitta da disoccupazione, morti infantili dovute a vari virus e carenza di acqua. Troisi però oltre ad avere un lato comico era noto per la sua timidezza, un difetto (o un pregio per alcuni) che ritroveremo in molti dei suoi film come “Ricomincio da tre” il quale lo fece debuttare nel mondo del cinema e gli conferì
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ben tre Nastri D’Argento per il miglior regista e attore esordiente, e altri due David Di Donatello come miglior film e attore. Ma il successo vero, cioè quello riconosciuto dal popolo, lo ebbe con “Non ci resta che piangere” accompagnato dallo straordinario attore italiano Roberto Benigni, i quali favorirono con la loro unione, nonostante gli usi, i modi ed i costumi ben diversi fra loro, essendo uno di origine Napoletana e l’altro di origine Fiorentina, una commedia con i controfiocchi che colpì il cuore delle persone, facendo salire in modo esorbitante gli incassi al botteghino. La critica invece non fu dello stesso parere, sprezzante della superficialità del film. Massimo Troisi aveva pochi amori nella sua vita, ma una delle cose che amava di più fare era scrivere poesie, sosteneva che era l’unico modo per affrontare e talvolta sconfiggere la sua innata timidezza. Ricordiamo una delle sue poesie più famose: ANCHE IL RIMPIANTO Io sciupai il tuo candido seno di giovane madre, di donna piacente Rubai allo specchio la tua bellezza E nelle tue mani sempre più vecchie, fotografie. I discorsi di mio padre li ho imparati a memoria. Fosse per lui crederei ancora ai libri di storia. Con te devo rincontrarmi in un fiume nero E tra fiori e marmi ritorna il rimpianto. La guerra ti tolse dalle labbra il sorriso Io cancellai anche quel po' di rossetto. Ti vedevo gigante, poi un rivolo di saliva all' angolo della bocca. E ti vidi bambina, ti vidi morire e tra fiori e marmi Tra un pugno e un bacio, tra la strada e il mio portone Tra un ricordo e un giorno nero Torna e vive anche il rimpianto.
(Massimo Troisi)
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Questa meravigliosa poesia fu resa pubblica dal suo amico Enzo Decaro che custodì gelosamente l’originale, composta circa negli anni Ottanta e che donò poi alla sorella, Rosaria Troisi. Questa meravigliosa poesia ricorda molto lo stile “Pasoliniano", autore che ricevette molte lodi dal nostro caro attore. Troisi possiamo ben inquadrarlo fra gli ultimi neorealisti della commedia Italiana, ovvero quella corrente cinematografica italiana che indica il periodo in cui furono prodotte nel mondo del cinema commedie al dir poco brillanti, non a caso il nostro amato Troisi venne paragonato sia a Totò che a Eduardo de Filippo anche non meritando secondo lui il paragone, non per modestia ma per inettitudine in confronto a tali geni del palcoscenico. L’ultimo film che lo incoronò attore di fama mondiale e che ricordiamo tutti con amore è stato “Il postino” tratto dal romanzo di Pablo Neruda, film che stava molto “a cuore” a Troisi e che lo vide spegnersi proprio per un improvviso attacco cardiaco solo dodici ore dopo la fine delle riprese del film. Avrebbe potuto salvarsi, si dice, operandosi prima e posticipando le riprese del film, ma l’attore in un certo qual senso teneva più alla sua passione che alla sua stessa vita donando il suo cuore a qualcosa che per lui era di vitale importanza ovvero la recitazione. Ora sono ben vent’anni che sentiamo la sua mancanza, perché di uomini e di attori come lui il mondo ben pochi ne ha visti. Sara Donfrancesco
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Arte: Senza ritratto. Storie dall'arte contemporanea. Intervista a Emiliano Yuri Paolini.
Roma a dondolo - tecnica mista su tela
Con questa intervista voglio raccontarvi di Emiliano Yuri Paolini, artista romano che vanta un cv di tutto rispetto. La prima personale a soli 20 anni, presso la galleria INTERNO UNO di Roma, curata da Stefano Valente, poi un susseguirsi di mostre fino a giungere al 2006, quando l’ Unicef , il Ministero degli Affari Esteri e la Fondazione Internazionale Don Luigi di Liegro inseriscono l’opera “S.AGO.ME. 547” tra quelle dei 180 artisti selezionati per una esposizione itinerante che approda nelle più importanti capitali del Mondo. E ancora premi e riconoscimenti internazionali ( il 2010, che lo vede ad esporre a SHANGHAI (CINA) nella sede DULUON ROAD in occasione dell’ EXPO
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INTERNAZIONALE SHANGHAI 2010, il 2011, invece, è l’anno della personale presso il “CENTRE D' ART CONTEMPORAIN DU BRIANCON” in FRANCIA - Comincio questa intervista col chiederti di darmi una definizione di "Arte" e di spiegarmi in che modo, con essa ti confronti. Arte è il significato attribuito ad un pensiero di bellezza senza tempo né spazio che non è bellezza oggettiva, ma fa parte intimamente della libertà espressiva di ognuno e del suo essere unico tra le unicità. Nei confronti dell’arte non ho uno specifico dovere nè diritto, so soltanto che non posso prescindere dal mio pensiero e il mio pensiero trasforma "inintenzionalmente” qualunque cosa che immagina e la fa danzare nello spazio. - Facciamo un salto nel passato. Cosa pensi degli artisti della generazione a te precedente? C'è qualcuno che ritieni più vicino alla tua ricerca? Il mio passato artistico guarda all’informale e ad Alberto Burri,che ho trattato nella mia tesi di laurea. Posso però dire che l’informale, è stato solo una tappa di avvicinamento verso un mondo per me fino ad allora sconosciuto che mi ha aiutato molto a comprendere quelle che tuttora sono le relazioni che esistono tra “Cose & Noncose” ( citazione di uno dei progetti dell’artista), ovvero tra quel mondo nascosto dentro l’uomo e dentro le cose e ciò che vediamo tutti i giorni.
Emiliano Yuri Paolini "Cose & Noncose - Casa"
- Ad un certo punto l'attenzione dell'arte si è spostata dall'immagine in sé al materiale utilizzato ( pensiamo ad esempio allo stesso Burri... ). Credi si sia trattato di un percorso obbligato? Il tuo rapporto con i materiali "alternativi"? L’uso dei materiali non è una tendenza o una moda o uno scimmiottare chi prima di te lo ha fatto. I materiali che possono entrare a sostituzione del colore, della pittura, dovrebbero essere necessariamente destinati ad un utilizzo dettato da una profonda esigenza espressiva e da una
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volontà di ricerca che è anche spirituale. Nelle mie ricerche pittoriche ho utilizzato molti materiali “alternativi” tra i quali rifiuti, detersivi, stoffe, vetro e oggetti di uso comune, ma la mia scelta è dettato da una necessità di giungere ad un risultato compositivo finale al quale altri materiali quali i colori o le vernici non mi avrebbero portato. La mia quindi è una necessità vera e propria, non per voler fare l’alternativo nè tanto meno trovare l’effetto. - L'aver abbandonato la strada classica dell'arte, l'utilizzo di nuovi materiali, l'ingresso dell'arte concettuale, ha fatto sì che si siano anche modificati i termini riferiti agli artisti. Pensiamo ad una parola come "pittore" ( che so essere un termine che non ami.. ), non ha più lo stesso senso in campo dell'arte contemporanea. Tu cosa ne pensi? Anche oggi si può essere pittori, ma mentre in passato la pittura era l’unica forma di arte visiva, adesso è uno dei tanti mezzi utili al raggiungimento di un risultato artistico. Credo veramente che il termine pittore, oggi, sia più riferito ad un tecnico del mestiere, come appunto un artigiano o un decoratore che utilizza la pittura per portare a casa uno stipendio. Se invece la pittura viene utilizzata come materia per affrontare una impegnata ricerca artistica e anche di contenuto, allora la pittura svolge un ruolo fondamentale per l’artista.
NEGAZIONE DI DIREZIONE N. 10 cm 160 x 90 (carbone smalti carrozzeria cif cementite stoffa antica e ammuffita su tela)
- Parliamo ora della tua ricerca artistica. Nelle opere più recenti c'è una estraneazione dal gesto, un apertura all'altro, quasi un tentativo di universalizzare, oserei dire, il ruolo/compito dell'artista. Non rischi così, agli occhi dei più, di minimizzare il tuo lavoro? Premetto che non mi interessa il giudizio sul mio operato, se viene mosso solo sulla base di fondamenti sterili come quelli di chi guarda un’opera senza tener conto delle motivazioni né del trascorso artistico dell’autore. La mia è una ricerca sul valore della vita studiato in quello spazio fermo e in quel tempo nullo che intercorre tra la presenza dell’uomo nel mondo e l’ingresso in
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scena delle cose intorno ad esso, che rende assente il valore dell’artefatto per avvicinarsi di più a quella “voce” inudibile che parla della verità dei rapporti esistenziali. Quello che fa parte della verità più profonda dell’uomo viene espresso durante un atto non pensato e non voluto come quando, ad esempio, si pensa al senso della vita o dell’arte seduti sulla tazza del cesso. - Qual è, invece, l'importanza dell'ironia nelle tue opere. L’ironia non è importante, perchè hanno importanza soltanto le cose che si vogliono. L’ironia come il pensiero non la cerco, è parte di me
NEGAZIONE DI DIREZIONE N. 7 cm 120 x 60 (SMALTI CARROZZERIA ROSSETTI CIF su TELA)
- Ad una prima occhiata sembrerebbe mancare un discorso unitario, un filo conduttore ai tuoi lavori, quanto meno se ci fermiamo all'immagine. Chi volesse andare oltre l'immediatamente visibile, scoprirebbe che l'unità è prepotente, che è presente nel senso, proprio in quel discorso di apertura di cui sopra. Mi sbaglio? Quando si parla di discorso unitario ci si riferisce alla relazione tra le immagini create in una esperienza di tempo. Se non si vuole essere dentro il tempo ma al di là del tempo e non si parla di sè con la proposta di un feticcio o di un modello fotografico di immagine allora si da importanza al senso e i mezzi per raggiungerlo sono molteplici - Concludiamo questa intervista, col chiederti di parlarci di ciò a cui stai attualmente lavorando In questo periodo sto collaborando con un gruppo di amici/artisti che con me condividono l’intenzione di realizzare concretamente dei progetti che parlano o si rivolgono alla società. Abbiamo costituito un’associazione, ( Associazione E’ ), uno dei capisaldi del nostro programma è il concetto di EIZZAZIONE, ovvero l’azione dell’essere, non dell’avere, l’essere inteso come proposta di vita e come istituzione del valore unico del senso.
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Per chi volesse approfondire, vedere anche http://www.facebook.com/emiliano.y.paolini ; http://www.unsorrisodallafrica.com/ ; http://www.youtube.com/user/eizzazione
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Viaggi: Barcellona in love
Viaggeremo insieme nei meandri di Barcellona. Fino ad arrivare alla chiusura dell’avventura. Viaggiare aiuta la mente, il corpo, l’anima. Un passo fuori dal mondo è un passo verso la libertà. Il misto tra ansia ed euforia che attanagliano il giorno prima della partenza, l’attesa dell’aereo, (o qualunque altro mezzo), gli occhi luccicanti che descrivono la forte emozione quando si decolla e la felicità che pervade il corpo. Questo è viaggiare! I costi apprezzabili e le poche ore di volo rendono Barcellona la città più gettonata tra le mete turistiche. Visitata non solo dai giovani ma anche famiglie. L’integrazione e la facilità nel dialogo sono determinati dagli stessi Catalani. Personalmente ho avuto la fortuna di conoscere persone del posto, aperte e disponibili che ci hanno fatto sentire come a casa! L’arrivo è stato alquanto traumatico! È impossibile non sbagliare via la prima
foto di Anita Castrenze
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sera che si arriva, perdersi e conoscere la Barcellona dei bassifondi. Lo sfondo tetro ed angosciante, i grandi palazzi quasi distrutti con le sbarre alle finestre, gente sdraiata sul marciapiede a chiedere l’elemosina e il buio della notte non hanno certo reso l’arrivo piacevole! Il panico, la mia risata nervosa e l’incapacità di leggere la cartina hanno regnato per quasi tutto il tragitto. Una volta trovata la strada giusta si è aperto un mondo. Stupore, incanto e trepidazione. La città illuminata, le immense strade impadronite da un traffico regolare ed ordinato. I passanti sorridenti, i vari negozi e una città tutta da scoprire! Il tour è stato facilitato dalle metro, nuove e ben strutturate, anche se a parer mio, Barcellona andrebbe vissuta esclusivamente a piedi! Passeggiare per las Ramblas lascia un tripudio di emozioni. È il viale più lungo della città, alberato, frequentato sia da turisti, curiosi che si lasciano trasportare dalla folla, che da cittadini del posto. A far compagnia e rallegrare il viale ci sono i foto di Anita Castrenze fantastici mimi,i caricaturisti e i classici “furfanti” che ipnotizzano il passante con i loro “giochi di illusione”. La prima sono stata io ad esser rimasta attratta dalla loro scaltrezza e bravura! Per non parlare dei numerosi bar e ristoranti, dove si possono provare le specialità del luogo! Come la paella, un mix di verdure, pesce o carne, in base ai gusti personali! Ad ogni cucchiaiata si tocca il cielo con un dito! O le classica tapas, stuzzichini appetitosi da accompagnare durante un aperitivo! Le attrazioni non mancano, il museo di Dalì o di Picasso, che mi ha spiazzata per la bellezza dei dipinti giovanili dell’autore. Dipinti di uomini con particolari del corpo ingigantiti,a tratti spinti ma non volgari o semplici casette elementari, tutte opere che non vengono mostrate nei libri di scuola. Facilmente raggiungibile è anche la Sagrada Familia. Purtroppo l’anno che l’ho visitata era in ristrutturazione, molti ingressi erano vietati ai turisti ma trovarsi lì davanti a mosaici,
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decorazioni ed elementi architettonici e la sua grande maestosità mi hanno lasciata sbalordita. Il tempo libero non si passa solo per negozi, ma soprattutto camminando per i vari parchi, costellato da panchine, fontane e strutture monumentarie.
foto di Anita Castrenze
Oppure rilassarsi sulla spiaggia, immensa, sabbiosa con annesso il lungo mare occupato da locali di ogni tipo, aperti tutta la notte. È proprio qui che si possono passare le serate migliori! Ballare sotto il cielo di Barcellona o al chiuso, in vere e proprie discoteche sulla spiaggia! Il pass con il “timbro” rende il tutto più divertente anche se questo implica rimanere con il braccio “marchiato” per giorni! Assolutamente da non perdere è la fontana magica! Vuoi che era l’ultima notte che passavamo lì o perché sono troppo emotiva, ma ho pianto per tutta la presentazione! Uno spettacolo di acqua, musica e luci colorate che lascia senza parole. Naturalmente il viaggio è terminato con valigie piene, peso superiore a quello indicato! Quasi tutti i vestiti addosso per non per non pagare la multa! Le lacrime, di gioia, e la voglia di ripartire. Anita Castrenze
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Mistero: Indagini sulle profezie del "papa nero".
Andrè Goncalves "L'Inferno"
Alle dimissioni dal Soglio Pontificio di Ratzinger avvenute lo scorso 2013 il dibattito sulle profezie dell'ultimo Papa è esploso. A Benedetto XVI sarebbe succeduto il “Papa nero”, vale a dire Papa Francesco. Con l'appellativo di “Papa nero” viene definito il preposito generale dei Gesuiti, l'ordine di cui Papa Bergoglio fa parte, ma volendo essere precisi il “Papa nero” è appunto Adolofo Nicolas e non Papa Francesco. La profezia, attribuita a Malachia, è la parte finale di un testo contenente 111 brevi motti che descriverebbero i papi, una raccolta che secondo alcune ipotesi si conclude con l'avvento del “Caput nigrum”. C'è però da precisare che secondo alcune fonti la profezia, datata in teoria attorno al 1140 (Malachia), è stata riportata dal Arnoldo Wion nel 1595 nel libro De Lignum vitae e che sarà poi smentita in quanto opera di un noto falsario del '500, Alfonso Ceccarelli. Ponendo un dubbio e non una certezza sulla
Nostradamus
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paternità della profezia essa recita: «Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà [un] Pietro [il] Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine.» Di fatto dopo il motto Gloriae olivae (Benedetto XVI), non s parla di un “Papa nero” ma di un “Pietro Romano”. Di “Papa nero” si parla invece in un romanzo di S.M. Olaf, La profezia dell'ultimo papa. Passando a Nostradamus, possiamo leggere a riguardo ''L’anno 1609 (il nostro 2001) il clero romano a capo d’anno farà elezione di un grigio e nero uscito dalla Compagnia (o della Compagnia di Gesù). Mai si vide uno così malvagio” forse troppo poco per parlare di “Papa nero”. Certamente molto più singolari e specifiche potrebbero essere le rivelazioni che avrebbe ricevuto il signor Giuseppe Auricchia ad Avola, in Sicilia, dal 1990 in poi. Le sue trascrizioni riporterebbero alcuni messaggi ricevuti in seguito ad apparizioni principalmente Mariane. Pare che già tra il 2005 e il 2006 Auricchia stesse trascrivendo con una certa precisione i fatti che sarebbero poi accaduti a Ratzinger, il caso Vatileaks e gli avvenimenti riguardanti la crisi economica globale. Tuttavia, dallo studio sulle fonti non è possibile stabilire con certezza se queste rivelazioni siano state effettivamente scritte prima o dopo gli avvenimenti che trattano e comunque anche nelle trascrizioni di Auricchia non c'è traccia del “Papa nero”. Malachia
Insomma, le origini di questa profezia restano un mistero.
Papa Francsco I
Matteo Arcuri
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