L’intesa approvata dai rappresentanti di più di 190 Paesi che hanno partecipato lo scorso novembre alla ventisettesima edizione della Conferenza sul clima (COP), contiene un’unica innovazione: l’inserimento di un fondo di compensazione chiamato “Loss and damage”(Perdite e Danni), con lo scopo di riconoscere indennizzi ai Paesi più deboli e più colpiti dalla crisi climatica. È una vittoria politica netta e l’unico punto a favore della COP27 anche se restano aperte tutti gli aspetti pratici della questione: come verrà quantificato l’ammontare di questo fondo?
Chi dovrà pagare e chi dovrà essere pagato? Con quali risorse? Che ruolo avrà la Cina (maggiore emettitore di gas serra al mondo ancora nella lista dei “Paesi in via sviluppo”)?
Purtroppo, mentre la situazione climatica continua a peggiorare, non un solo passo è stato fatto nella direzione della transizione ecologica.
“Il nostro pianeta è ancora in una situazione di emergenza, dobbiamo ridurre subito drasticamente le emissioni e questo non è stato affrontato. Il fondo per le perdite e i danni è essenziale, ma non è la risposta se la crisi climatica cancella dalla mappa un piccolo Stato insulare o trasforma completamente un Paese africano in un deserto”. - Antonio
Progettare con i coefficienti di scattering e di diffusione
Regole tecniche verticali: Chiusure d’ambito degli edifici civili
COP 27: fatti o solo promesse?
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Superbonus: due anni di modifiche
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EDITORIALE
Liberi professionisti: bilancio lavorativo 2022, buoni propositi e opportunità per il 2023
Caparbietà, forza di volontà, passione per il proprio lavoro e una sana dose di follia; sono queste le doti che possiamo riconoscere ai liberi professionisti che lavorano nell’ambito dell’efficienza energetica. Voi, soci individuali della nostra associazione che siete tra questi, avete condotto egregiamente la vostra barca Superbonus verso il porto sicuro (?) del 110 e tutto prima entro il 25 novembre, sapendolo solo pochi giorni prima, poi, entro il 31 dicembre sapendolo con certezza il 31 dicembre stesso... quindi, a tutti, chapeau!
Dall’ultimo report ENEA sul Superbonus aggiornato al 31 dicembre 2022, abbiamo:
• 359.440 asseverazioni di cui 48.087 per i condomini, 208.622 per gli edifici unifamiliari, 102.725 per le unità immobiliari indipendenti;
• 62.493.729.809,17 euro il totale degli investimenti di riqualificazione energetica ammessi alla detrazione;
• 46.630.675.188,08 euro il totale investimenti lavori conclusi ammessi a detrazione;
• 68.743.102.790,09 euro detrazioni previste a fine lavori;
• 51.293.742.706,89 euro detrazioni maturate per i lavori conclusi.
La graduatoria tra le regioni vede in testa la Lombardia con il numero di asseverazioni pervenute, seguita da Veneto e Lazio:
• Lombardia con 56.182 asseverazioni e un totale di 10,846 miliardi di investimenti ammessi a detrazione nel 2022;
• Veneto con 44.551 asseverazioni e 6,086 miliardi;
• Lazio con 30.172 asseverazioni e 5,671 miliardi;
• Emilia Romagna con 29.718 asseverazioni e 5,363 miliardi;
• Toscana con 28.431 asseverazioni e 3,899 miliardi di investimenti ammessi a detrazione nel 2022.
La mole di lavoro quindi c’è stata ed è consistente, di certo, fa sorridere ma riflettere un quadro di scadenze temporali così serrato e incerto che ha portato a far saltare i portali SUED dei vari comuni il 25 novembre e quindi in preda agli isterismi e al panico ha portato all’irrefrenabile voglia di mollare tutto e iscriversi al primo concorso disponibile per l’ambito posto fisso.
“Mercury in Retrograde” – Avril Lavigne • “Ghosts (How Can I Move On)” - Muse feat. Elisa “West Coast” – Coconut Records • “Shut Down” – Blackpink “!ly” - thasup feat. Coez • “Tissues” – Yungblud
“Bizcochito” – Rosalia • “The Bitter End” - Placebo
“Always Love” – Nada Surf • “Seven” – Sunny Day Real Estate
Si scherza… perché l’ironia ci è rimasta, e proprio l’ironia possiamo e dobbiamo mettercela sempre nella nostra vita lavorativa. Ma non sono stati tempi facili: tante responsabilità senza nessuna certezza, in un groviglio legislativo fatto di decreti leggi, conversioni in legge e legge di Bilancio. E allora eccoci a fare riflessioni per i buoni propositi del 2023, l’anno è iniziato con la notizia tanto discussa e chiacchierata della Direttiva Europea, “Direttiva Green”, che potrebbe imporre di adeguare tutti gli immobili residenziali a una determinata classe energetica entro il 2030: classe energetica E, entro il 1° gennaio 2030 e classe D, entro il 2033.
Non entro nel merito della discussione con un taglio, negativo o positivo che sia, per diverse ragioni:
1. il testo della Direttiva non è ancora ufficialmente pubblicato;
2. l’applicazione della Direttiva europea richiede necessariamente un processo di adattamento al contesto sociale ed economico del paese membro, e l’Italia sicuramente è il paese più problematico per via della storicità e vetustà del proprio patrimonio edilizio esistente, ma anche perché è lo stato membro con l’intero territorio in zona sismica, per cui non si può ragionare solo in un’ottica di efficientamento energetico disgiunto dalla sicurezza statica di quanto si va a efficientare;
3. alla base dell’applicazione e del recepimento della Direttiva stessa, occorre fare dei ragionamenti sensati sull’uniformità del sistema di classificazione energetica tra i vari stati membri, altrimenti, dire genericamente che occorre obbligatoriamente avere edifici in classe D, ha più il carattere di slogan che di obiettivi concreti di riduzione dei consumi che ci si pone.
Però, alcune riflessioni sui possibili indirizzi che il nostro Governo deve porsi ci sono e vanno fatte: in primis occorre ragionare sulla stabilizzazione (almeno fino al 2030) della misura di detrazione fiscale per gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici, mediante l’estensione delle agevolazioni fiscali vigenti, ragionando su meccanismi di premialità per gli
interventi caratterizzati da maggiore efficacia in termini di risparmio energetico. L’Unione Europea stessa riconosce l’importanza dei sistemi incentivanti e delle misure che possano garantire l’accessibilità delle ristrutturazioni sotto il profilo economico, per questo è importante lavorare in sede europea per definire e individuare misure uniformate per il raggiungimento degli obiettivi di ristrutturazione ed efficientamento energetico del parco immobiliare nazionale, anche in vista dell’obiettivo di neutralità climatica al 2050. Occorre ragionare bene sullo strumento della cessione del credito, vera leva di questi incentivi, e affiancarlo anche ad altre misure, ad esempio fondi e mutui a tasso agevolato.
Meglio non sprecare il tempo in polemiche, ma cogliere le opportunità e i punti di forza che questi obblighi legislativi, se modulati e ragionati sul contesto in cui operiamo, possono dare. Inoltre, noi professionisti siamo pronti, temprati proprio dal Superbonus, ma ora occorrono chiarezza, stabilità e semplicità. Da parte nostra, possiamo e dobbiamo metterci preparazione e competenza, non improvvisazione e superficialità.
Noi professionisti abbiamo anche il compito di fare da comunicatori giusti ed equilibrati della questione; abbiamo il dovere di riconquistare la fiducia del privato che si rivolge a noi e fargli comprendere che è arrivato il momento di adempiere agli impegni presi, firmati e sottoscritti dal nostro paese per i cambiamenti climatici e l’efficienza energetica, frutto di anni di trattative e discussioni di carattere e livello mondiale, ma che poi hanno delle ricadute nella vita quotidiana di tutti noi. Dobbiamo far comprendere che questi investimenti, fatti nell’ottica dell’efficienza energetica, sono tangibili nel comfort e nella qualità di vita degli ambienti che viviamo e nelle nostre tasche, visto il costo dell’energia in bolletta.
PROGETTARE CON I COEFFICIENTI DI SCATTERING E DI DIFFUSIONE di * Louena Shtrepi
1_ Che cosa sono i coefficienti di scattering e di diffusione?
Il grado di diffusione acustica dalle superfici è molto importante in tutti gli aspetti dell’acustica architettonica, ad esempio in sale da concerto, studi di registrazione, capannoni industriali e camere riverberanti. Il grado di diffusione come quello di assorbimento in un ambiente chiuso sono fattori importanti che determinano la qualità acustica dello spazio (1, 2).
La necessità di determinare come il suono riflesso da una superficie sia spazialmente disperso ha portato negli ultimi anni all’implementazione dei coefficienti di diffusione e di scattering. Il fenomeno
fisico a cui si fa riferimento è quello della dispersione dell’onda sonora dovuta a elementi irregolari presenti sulla superficie o dagli oggetti su cui incide. Mentre il coefficiente di scattering è una misura che descrive la quantità di energia sonora diffusa, il coefficiente di diffusione descrive l’uniformità direzionale della diffusione, ossia la qualità della superficie fonodiffondente (Figura 1). Di conseguenza, sono necessari entrambi i coefficienti per diverse applicazioni. Il coefficiente di scattering viene utilizzato per migliorare l’accuratezza dei modelli previsionali basati sull’acustica geometrica, mentre il coefficiente di diffusione è un dato che dovrebbe facilitare la valutazione della qualità delle proprietà fonodiffondenti dei diffusori acustici proposti da diversi produttori di pannelli (3).
Daniela Petrone, Vice-Presidente ANIT.fig. 1 - Coefficienti di scattering e di diffusione secondo la norma ISO 17497 (5, 6). Una curva tipica dell’andamento del coefficiente di scattering in frequenza e la polare di distribuzione 3D delle riflessioni per un diffusore Skyline® (3).
È importante sottolineare che non tutte le superfici irregolari si possono considerare dei diffusori acustici. Un diffusore acustico disperde l’energia sonora sia nel dominio del tempo che spazialmente. La Figura 2 mostra l’esempio di un diffusore di Schroeder, considerato come il diffusore per eccellenza, e la distribuzione nel tempo e nello spazio delle riflessioni generate dall’interazione del suono con il suo profilo. Al contrario, un semicilindro o una semisfera riescono a generare una distribuzione spaziale polare perfettamente uniforme, mentre sono poco efficaci sulla distribuzione nel dominio del tempo. I diffusori acustici sono superfici e volumi che massimizzano entrambe le grandezze descritte dai coefficienti di scattering e di diffusione. Per massimizzare questi due coefficienti, la dimensione degli elementi irregolari è il primo aspetto progettuale che influenza il grado di dispersione. Un semplice modello analitico (Figura 3) (3, 4), f=c/2a o f=c/2h, mostra una rela-
zione inversamente proporzionale tra la frequenza (f) e le dimensioni delle irregolarità (a=larghezza o lunghezza, e h=altezza) degli elementi diffondenti, e fornisce la frequenza alla quale la diffusione diventa effettiva; per frequenze più basse (lunghezze d’onda più grandi), solo la modalità speculare è riflessa dal profilo delle irregolarità. Per l’ottimizzazione del coefficiente di diffusione è necessario progettare un diffusore che abbia la capacità di disperdere l’energia sonora uniformemente in tutte le direzioni, piuttosto che semplicemente allontanare l’energia dalle direzioni di propagazione delle riflessioni speculari (4). A questo scopo, le superfici curve possono facilmente generare una maggiore uniformità della distribuzione polare dell’energia diffusa. Come mostrato in Cox e D’Antonio (3), è probabile che elementi geometrici organizzati in griglie e modulati, ad esempio, come diffusori di Schroeder generino una buona distribuzione spaziale e temporale.
2_ Come si possono misurare le proprietà delle superfici fonodiffondenti?
La caratterizzazione acustica delle superfici fonodiffondenti si basa su due norme: la ISO 17497-1:2004 (5) definisce la misura del coefficiente di scattering a incidenza casuale in campo diffuso come il rapporto tra l’energia sonora riflessa non specularmente e l’energia totale riflessa; la ISO 17497-2:2012 (6) definisce la misura del coefficiente di diffusione direzionale in campo libero come misura del grado di uniformità della distribuzione spaziale delle riflessioni (Figura 1). Entrambi questi coefficienti sono numeri singoli adimensionali dipendenti dalla frequenza, e tutti i dati ottenuti da queste misurazioni facilitano il confronto quantitativo tra diversi trattamenti superficiali (3, 4). Va sottolineato che i due coefficienti variano nel range tra 0 e 1, dove un valore 0 significa una superficie perfettamente riflettente che genera una riflessione speculare, e un valore di 1 significa che l’energia sonora viene riflessa completamente in modo diffuso e viene distribuita in modo uniforme nel semispazio delimitato dalla superficie fonodiffondente.
nato il campione fonodiffondente. Il principio del metodo di misurazione consiste nell’estrarre l’energia speculare dalle riflessioni ottenute da diversi orientamenti del campione che viene fatto ruotare a piccoli passi sulla piattaforma. La normativa prevede quattro condizioni in cui viene valutata la variazione del tempo di riverberazione (T) all’interno della camera riverberante: T1 – ottenuto con la piattaforma vuota e senza rotazione; T2 – ottenuto con il campione fonodiffondente posizionato sulla superficie della piattaforma e senza rotazione; T3 – ottenuto con la piattaforma vuota e con rotazione; T4 – ottenuto con il campione fonodiffondente posizionato sulla superficie della piattaforma e con rotazione. Solitamente la rotazione viene fatta a passi di 5° richiedendo 72 misurazioni consecutive per la valutazione di T3 e T4. Per queste due condizioni viene effettuata una media sincronizzata delle risposte all’impulso. In questo modo, le componenti speculari si sommano in fase, mentre il suono diffuso interferisce in modo distruttivo. Così, la valutazione della differenza tra T4 e T3 permette di calcolare il coefficiente di assorbimento speculare (aspec), mentre la differenza tra T2 e T1 permette di ottenere
Il sistema di misurazione del coefficiente di scattering (Figura 4), prevede l’utilizzo di una camera riverberante in scala reale o ridotta attrezzata con una piattaforma rotante dove viene posizio-
il noto coefficiente di assorbimento acustico as (ISO 354). Questi dati possono essere utilizzati per quantificare la porzione di energia riflessa in modo non speculare secondo l’equazione (1):
Come indicato precedentemente, il coefficiente di diffusione quantifica il modo in cui l’energia riflessa da una superficie viene distribuita spazialmente. La distribuzione spaziale viene rappresentata dalle risposte polari dei livelli di pressione sonora riflessi. Il sistema di misurazione prevede l’utilizzo di una camera anecoica e di un sistema di goniometri portanti la sorgente sonora, e microfoni disposti in posizioni in posizioni radiali davanti alla superficie fonodiffondente (Figura 5). Il coefficiente di diffusione (dθ) viene calcolato valutando l’uniformità della distribuzione dei livelli di pressione sonora (Li) riflessi su n microfoni utilizzando l’equazione (2):
3_ Come si possono utilizzare i due coefficienti nei calcoli previsionali?
Anche per queste misurazioni, l’angolo di risoluzione per ogni punto microfonico posizionato sul semiarco di misura è di 5°, mentre le posizioni della sorgente sono fissate su tre angoli di elevazione (0°, 30°, e 60°) e cinque di azimut (0°, 60°, 120°, 240°, e 300°), risultando in un totale di 13 combinazioni richieste dalla normativa.
La standardizzazione dei metodi di misurazione di questi due coefficienti ha facilitato la costruzione di database affidabili (3) ma che necessitano ulteriori ampliamenti. Questi dati non sono solo necessari per confrontare diversi diffusori, ma sono anche adottabili come dati di input per simulazioni acustiche nella fase concettuale, preliminare, o di verifica del progetto (3, 4, 8). Tuttavia, queste misurazioni sono generalmente costose e richiedono tempo; pertanto, il loro uso è per lo più limitato a progetti di ricerca e design ad alto budget.
Andrebbe sottolineato da subito che i coefficienti di scattering sono quelli utilizzati nei calcoli previsionali e nei metodi di simulazione predittiva più avanzati. Come indicato precedentemente, il coefficiente di diffusione è definito in modo da fornire uno strumento di confronto sulla qualità delle prestazioni dei diffusori acustici. Pertanto, è poco utilizzabile in procedure che necessitano principalmente la valutazione quantitativa dell’energia riflessa in modo diffuso. Uno dei pochi metodi che utilizzano il coefficiente di scattering per calcoli previsionali è la norma europea UNI EN 12354-6 (9), che offre tre modi alternativi per calcolare il tempo di riverberazione. Ovviamente, questo porta un progettista a chiedersi quale dei tre metodi sia
quello più attendibile, considerando anche l’onerosità dell’implementazione dei calcoli e della difficoltà ad avere a disposizione tutti i dati richiesti in ingresso. Alcuni studi mostrano in che misura sia significativa la differenza tra i risultati ottenuti con le formule indicate nei calcoli previsionali della norma rispetto alla semplice applicazione della nota formula di Sabine. Ad esempio, Nilsson e Arvidsson (10) hanno valutato questi effetti in ambienti rettangolari applicabili a diverse destinazioni d’uso come uffici, aule scolastiche e ambienti ospedalieri. Quello che è importante sottolineare è che la complessità dei calcoli e il tempo necessario per poter predisporre nel modo corretto i dati di ingresso non sono giustificati dalla differenza minima ottenuta tra questi calcoli e altri metodi più precisi (es. simulazioni più avanzate con software dedicati). Come anticipato, la norma UNI EN 12354-6 richiede i coefficienti di scattering delle superfici degli ambienti che in una fase progettuale generalmente non sono disponibili. Inoltre, come indicato nella precedente sezione, anche i database di dati misurati presenti in letteratura sono limitati per via della complessità delle procedure di misurazione. Questo significa che l’uso della norma UNI EN 12354-6 fa molto affidamento sull’esperienza e sulla personale valutazione dei progettisti acustici.
Altre proposte sull’utilizzo dei coefficienti di scattering in formule previsionali sono state presentate da Hanyu (11). L’autore ha proposto i concetti di area di scattering equivalente e il coefficiente di scattering medio per esprimere la diffusività di un campo sonoro e la valutazione del decadimento dell’energia sonora in uno spazio chiuso. Questi due concetti si basano sulla stessa metodologia di calcolo dell’area di assorbimento equivalente e del coefficiente di assorbimento medio. Anche in questo caso la principale difficoltà è dovuta alla limitata disponibilità di database di coefficienti di scattering misurati.
I modelli previsionali più avanzati considerano cruciale l’utilizzo dei coefficienti di scattering per la determinazione dell’accuratezza delle simulazioni. I primi modelli basati sull’acustica geometrica non includevano gli effetti di scat-
tering generati dai bordi, dalla rugosità e dalle irregolarità delle superfici. Negli ultimi decenni, tuttavia, vi sono stati considerevoli esperimenti e confronti (Round Robin test) per dimostrare che considerare il coefficiente di scattering in questi modelli migliora l’accuratezza della previsione. Ad esempio, è stato dimostrato che, senza la componente diffusa, questi modelli tendono a prevedere dei valori eccessivi del tempo di riverberazione. Nel primo Round Robin sui software di simulazione (8), solo i tre modelli che includevano nell’algoritmo di calcolo anche i coefficienti di scattering hanno mostrato dei risultati compatibili con dati misurati. Anche le piccole differenze individuate ricadono nei limiti delle differenze minime percepibili (Just Noticeable Difference). Bisogna sottolineare che i diversi software, principalmente basati sull’acustica geometrica, implementano il concetto di scattering in modi diversi, che però si discostano leggermente da quanto rappresentato dal coefficiente di scattering misurato secondo la norma ISO 17497-1. Questo rende ulteriormente difficile l’utilizzo corretto dei database di coefficienti di scattering disponibili al momento (12). Nei modelli basati sull’acustica geometrica, le superfici fonodiffondenti vengono modellate come superfici piane alle quali viene assegnato un coefficiente di scattering (Figura 6). Questo permette di ridurre i tempi di modellazione e di simulazione, ma è una semplificazione che può portare a delle differenze significative sulla percezione sonora (13). Per poter superare queste criticità, sono stati sviluppati altri metodi di simulazione basati su tecniche più complesse e avanzate, come il metodo FDTD (Finitedifference time-domain) (14). Questo metodo permette di risolvere l’equazione dell’onda richiedendo una modellazione più dettagliata anche delle superfici fonodiffondenti (Figura 6).
L’unico suo limite, è quello del carico computazionale e della necessità di adeguate macchine di calcolo per ridurre i tempi delle simulazioni.
4_ I coefficienti di scattering e di diffusione incidono nel calcolo dei parametri acustici oggettivi per ambienti semplici come aule scolastiche e sale riunioni?
I diffusori hanno continuamente messo alla prova le capacità progettuali degli acustici e la creatività dei designer, in quanto queste superfici determinano fortemente l’esito estetico e visivo dello spazio. In diversi studi è stata dimostrata l’importanza delle superfici fonodiffondenti per la qualità acustica degli ambienti destinati alle performance musicali, confermando gli effetti positivi nel miglioramento della spazialità e della uniformità di distribuzione dei parametri acustici oggettivi. Inoltre, le superfici fonodiffondenti vengono utilizzate per la correzione di effetti indesiderati come gli echi (1). Oltre agli effetti positivi, queste superfici possono generare anche effetti indesiderati come riduzione della riverberazione e attenuazione del livello sonoro (3). Sono utilizzati anche in altri ambienti, come aule scolastiche o spazi all’aperto, per aumentare l’intelligibilità del parlato (2), se posizionate opportunamente (es. sulla parete di
fondo), e ridurre i livelli di rumore sonoro (15). Nonostante la raccolta di questi risultati, non è ancora chiara l’influenza delle superfici fonodiffondenti sulla risposta all’impulso degli ambienti e sui valori dei parametri acustici oggettivi, di conseguenza, rimane aperta la ricerca sulla correlazione tra il fenomeno fisico e gli effetti che la presenza di queste superfici ha sulla percezione sonora (13, 16). È stato dimostrato che gli ascoltatori possono percepire in modo significativo differenze minime di 0.4 unità del coefficiente di scattering e che la percezione delle differenze sia legata alla distanza dalle superfici fonodiffondenti (17). Negli spazi chiusi, gli esseri umani sono molto sensibili alla percezione del suono in tutti i suoi aspetti temporali, spettrali e spaziali, il che rende molto complesso ottenere risultati simulati realistici. Questi tre aspetti sono fortemente influenzati dalla presenza di superfici diffondenti. È pertanto necessaria una
maggiore comprensione del loro uso. Oltre alle misure in scala reale, altre tecniche, come i metodi numerici e le misure con modelli in scala ridotta, sono utilizzate per simulare le riflessioni complesse dovute alle superfici fonodiffondenti (13, 16, 17, 18).
5_ Quali sviluppi futuri?
In questo articolo sono stati analizzati diversi
aspetti relativi all’utilizzo delle superfici fonodiffondenti. Come si può notare, nonostante la ricerca estesa fatta fino ad ora abbia portato alla standardizzazione di due metodi di misurazione delle proprietà fonodiffondenti, vi è poca consapevolezza sull’utilizzo dei due coefficienti proposti da parte dei professionisti. Questo gap è ampiamente discusso ed è principalmente dovuto alla mancanza di database accurati di dati misurati e di una relazione diretta con semplici
formule tra le proprietà fonodiffondenti e l’approccio progettuale, basato principalmente sulla valutazione dei parametri acustici oggettivi e, nello specifico, del tempo di riverberazione. Nonostante gli effetti sulla percezione siano significativi, in mancanza di parametri oggettivi che mostrino una chiara correlazione con la presenza dei diffusori acustici, diventa difficile considerarli già nelle fasi preliminari del progetto. Queste criticità possono essere attenuate dalla validazione di strumenti adeguati basati
bienti. Questo approccio è soggetto a continua evoluzione e richiede una personalizzazione dei software esistenti attraverso la programmazione informatica (19). Pertanto, potrebbe essere necessaria una nuova figura professionale che abbracci le conoscenze progettuali e acustiche al fine di generare soluzioni valide sia dal punto di vista estetico, sia da quello acustico, con maggiore facilità. In linea con questo, le Figure 7 e 8 mostrano alcuni esempi di superfici progettate in modo parametrico. Inoltre, sperimentazioni
Note Bibliografiche
1 Beranek L.L. Concert and opera halls: how they sound. Acoustical Society of America, Woodbury, New York, 1996.
2 Choi Y.J. (2013) Effects of periodic type diffusers on classroom acoustics, Appl. Acoust. 74: 694-707.
3 Cox T. J., D’Antonio P. Acoustic Absorbers and Diffusers: Theory, Design and Application. Taylor and Francis, New York, USA, 2017.
4 Cox T. J. et al. (2006) A Tutorial on Scattering and Diffusion Coefficients for Room Acoustic Surfaces, Acta Acust united Ac. 92,1-15.
5 ISO 17497: Acoustics -- Sound-scattering properties of surfaces -Part 1: Measurement of the random-incidence scattering coefficient in a reverberation room, 2004.
6 ISO 17497-2:2012: Acoustics -- Sound-scattering properties of surfaces -- Part 2: Measurement of the directional diffusion coefficient in a free field, 2012.
7. Shtrepi, L. et al. (2016). Accuracy of the random-incidence scattering coefficient measurement. Appl Acoust, 106, 23-35.
8 Vorländer M., (1996) International Round Robin on room acoustical computer simulations. Poc. ICA 95, Trondheim, Norway.
9 UNI EN 12354-6: Acustica in edilizia - Valutazioni delle prestazioni acustiche di edifici a partire dalle prestazioni di prodotti - Parte 6: Assorbimento acustico in ambienti chiusi.
10 Nilsson, E., Arvidsson, E. (2021). An Energy Model for the Calculation of Room Acoustic Parameters in Rectangular Rooms with Absorbent Ceilings. Appl. Sci. 11, 6607.
11 Hanyu, T. (2007). Relationship between scattering coefficients of walls and diffuseness in a room,” in Proceedings of International Symposium on Room Acoustics: ISRA2007, 2007, P09.
12 Lam, Y. W. (1996). The dependence of diffusion parameters in a room acoustics prediction model on auditorium sizes and shapes J. Acoust. Soc. Am. 100 (4), 2193-2203.
13 Shtrepi, L., Astolfi, A., Puglisi, G.E., Masoero, M.C. (2017) Effects of the Distance from a Diffusive Surface on the Objective and Perceptual Evaluation of the Sound Field in a Small Simulated Variable-Acoustics Hall. Appl. Sci.; 7: 224.
14 Shtrepi, L., Hamilton, B., Astolfi, A., Masoero, M. (2019). Preliminary results of scattering surface modeling and perceptual aspects in wave-based acoustic simulations. In Proceedings of the 23rd International Congress on Acoustics: Integrating 4th EAA Euroregio 2019, 5990-5993.
15 Ryu, J., and Jeon, J. (2008). “Subjective and objective evaluations of a scattered sound field in a scale model opera house,” J. Acoust. Soc. Am. 124, 1538–1549.
16 Prodi, N., Pellegati, M., Visentin, C. (2022). Effects of type of early reflection, clarity of speech, reverberation and diffuse noise on the spatial perception of a speech source and its intelligibility. J. Acoust. Soc. Am. 151, 122-140.
17 L. Shtrepi, A. Astolfi, S. Pelzer, R. Vitale, M. Rychtarikova (2015). Objective and perceptual assessment of the scattered sound field in a simulated concert hall. J. Acoust. Soc. Am., 138 (3), 1485-1497
18. Jeon, J.Y., Jo, H.I., Seo, R., Kwak, K.H. (2020). Objective and subjective assessment of sound diffuseness in musical venues via computer simulations and a scale model. Building and Environment, 173, 106740.
19 Wortmann T. and Tuncer B. (2017). Differentiating parametric design: Digital workflows in contemporary architecture and construction, Design Studies 2017; 52: 173-197.
20 L. Shtrepi, J. Menichelli, A. Astolfi, T. Mendez, M. Masoero (2017). Improving scattering surface design with rapid feedback by integrating parametric models and acoustic simulation, The Journal of the Acoustical Society of America 142, 2499
21 Turco, M.L., Zich, U., Astolfi, A., Shtrepi, L., Poala, M.B. (2017). From digital design to physical model - Origami techniques applied to dynamic paneling shapes for acoustic performance control. Proceedings of the 35th International Conference on Education and Research in Computer Aided Architectural Design in Europe (eCAADe).
22 Bonwetsch T., Baertschi R., Oesterle S. (2008). Adding Performance Criteria to Digital Fabrication Room-Acoustical Information of Diffuse Respondent Panels, Proc. 28th ACADIA, in Silicon + Skin, Biological Processes and Computation, Minneapolis, Minnesota 364-369.
a
sulle proprietà dei materiali acustici, sulle simulazioni acustiche e sull’incertezza di misura. Inoltre, il suo obiettivo di ricerca è quello di incrementare la consapevolezza sulla gestione delle problematiche e delle soluzioni acustiche sin dalle prime fasi del processo di progettazione coinvolgendo attivamente gli architetti e i designer.
REGOLE TECNICHE VERTICALI: CHIUSURE D’AMBITO DEGLI EDIFICI CIVILI
* Daniela PetronePremessa
È entrato in vigore lo scorso 07/07/2022 il
D.M. 30/03/2022 che approva e rende cogente la Regola Tecnica Verticale (RTV) Chiusure d’ambito degli edifici civili (Capitolo V.13).
Per la prima volta in Italia vengono introdotti precisi e obbligatori requisiti minimi di comportamento al fuoco per le facciate e le coperture degli edifici civili (strutture sanitarie, scolastiche, alberghiere, commerciali, uffici, residenziali) siano essi di nuova costruzione o esistenti, sottoposti al Codice di prevenzione incendi.
Si tratta di un cambiamento importante nell’ambito della normativa antincendio italiana, legato sicuramente al recente episodio di incendio della Torre Antonini a Milano dell’agosto 2021. Questo episodio ha certamente dato una accelerata all’approvazione di una normativa a cui si stava lavorando da tempo, insieme anche all’incendio della Grenfell Tower di Londra del 2017, e soprattutto deve far riflettere sulle responsabilità del progettista e Direttore Lavori.
Inquadramento legislativo
La Regola Tecnica Verticale 13 deriva dalla Circolare DCPST n.5643 del 31 marzo 2010 e dal suo aggiornamento DCPST n.5043 del 15 aprile 2013.
Le suddette Circolari “Guida tecnica per la determinazione dei requisiti di sicurezza antincendio delle facciate negli edifici civili”, non hanno trovato grande riscontro e attenzione, sono state un documento normativo di applica-
zione volontaria.
A seguito della pubblicazione del DM 25/01/2019 “Modifiche ed integrazioni al DM 16/05/1987, n.246 Norme antincendio per gli edifici di civile abitazione” e del DM 18/10/2019 di aggiornamento del codice prevenzione incendi, la Guida tecnica di cui alla Lettera Circolare n.5043 è stata esplicitamente richiamata nei decreti come utile riferimento progettuale per poter realizzare una apposita valutazione del rischio antincendio.
Con il DM 25 Gennaio 2019 il legislatore interviene proprio sulle specifiche di sicurezza dell’involucro dell’edificio, introducendo delle prescrizioni che hanno l’obiettivo di ostacolare la propagazione di un incendio attraverso le facciate e di ridurre le probabilità sia di incendio di origine esterna sia di diffusione di un incendio all’interno dell’edificio, così come di evitare o limitare la caduta di parti di facciata.
Il DM 18/10/2019 poi, ha richiamato la Guida Tecnica nel capitolo S1 “Indicazioni complementari alla reazione al fuoco”, precisando che sulle facciate devono essere utilizzati materiali di rivestimento che limitino il rischio di incendio, nonché la sua propagazione, e nel capitolo S3 “Compartimentazione, superfici vulnerabili di chiusura esterna del compartimento”.
A seguito di questi decreti, sono stati emanati nell’anno corrente due ulteriori decreti. Nello specifico:
1. D.M. 30 marzo 2022 recante “Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi per le chiusure d’ambito degli edifici civili, ai sensi dell’articolo 15 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139”. (22A02207) (GU Serie Generale n.83 del 08-04-2022
2. D.M. 19 maggio 2022 recante “Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi per gli edifici di civile abitazione, ai sensi dell’articolo 15 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139. (22A03207) (GU Serie Generale n.125 del 30-05-2022).
Il DM 30 marzo 2022 entrato in vigore il 7 luglio scorso, approva e rende cogente la Regola Tecnica Verticale 13 mentre la corrispondente Regola Tecnica Verticale RTV 14 per gli Edifici civile abitazione è cogente dal DM 19/05/22. Sarà pubblicato entro l’anno un ulteriore Decreto Ministeriale che riguarderà i Requisiti di sicurezza antincendio delle facciate civili soggetti ai controlli di prevenzione incendi per cui non applica il DM 03/08/2015 Codice Prevenzione Incendi.
Il DM 30/03/2022
Il Decreto 30/03/2022 ha come campo di applicazione quanto riportato all’art.2:
1. Le norme tecniche di cui all’art. 1 si applicano alle chiusure d’ambito degli edifici civili sottoposti alle norme tecniche di cui al decreto del Ministro dell’interno 3 agosto 2015, esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto ovvero a quelli di nuova realizzazione.
2. Le norme tecniche di cui all’art.1 sostituiscono i corrispondenti riferimenti tecnici contenuti nell’allegato 1 al decreto del Ministro dell’interno del 3 agosto 2015.
Proprio perché l’ambito di applicazione riguarda tutti i livelli di interventi sugli edifici, dalla nuova costruzione agli interventi sugli edifici esistenti, è importante comprendere come gestire il periodo transitorio per tutte quelle pra-
tiche attive ma non ancora chiuse al momento dell’entrata in vigore del Decreto. All’articolo 4 del DM sono riportate le Disposizioni transitorie e finali per cui:
“1. Il presente decreto non comporta adeguamenti per le attività che, alla data di entrata in vigore dello stesso, ricadano in uno dei seguenti casi:
a) siano già in regola con almeno uno degli adempimenti previsti agli articoli 3, 4 o 7 del decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n.151;
b) siano state progettate sulla base del decreto del Ministro dell’interno 3 agosto 2015 attualmente vigente, comprovati da atti rilasciati dalle amministrazioni competenti.
2. Per gli interventi di modifica ovvero di ampliamento delle attività esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto, si applicano le disposizioni previste dall’art.2, commi 3 e 4 del decreto del Ministro dell’interno 3 agosto 2015, come modificato dal decreto del Ministro dell’interno 12 aprile 2019.”
3. Nelle more della piena determinazione di metodi armonizzati con la normativa comunitaria per la valutazione sperimentale dei requisiti di sicurezza antincendio dei sistemi per le facciate degli edifici civili, ai fini del raggiungimento degli obiettivi previsti al punto V.13.1 dell’allegato 1, potranno costituire un utile riferimento anche le valutazioni sperimentali effettuate con metodi di prova riconosciuti in uno degli Stati della Unione europea. Con apposita disposizione saranno individuati tali metodi nonché i relativi criteri di accettabilità ai fini dell’impiego, anche in funzione delle caratteristiche dell’edificio di installazione.
Cioè, non c’è bisogno di adeguare il progetto alla nuova RTV13, per attività che abbiano già superato una Valutazione del Progetto, un sopralluogo del personale ispettivo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ai fini delle verifiche di prevenzione incendi e per attività in deroga. Inoltre, poiché il codice di prevenzione incendi, a partire dal 2019, già citava la circolare n.5043 come utile riferimento di progetto, per tutti quei progetti conformi alla circolare non c’è bisogno di adeguamento.
Per gli interventi di modifica o ampliamento delle attività esistenti, ai sensi dell’art.2 commi 3 e 4 del DM 3/08/2015, le misure previste dalla RTV si applicano a condizione che le misure di sicurezza antincendio esistenti, nella parte dell’attività non interessata dall’intervento, siano compatibili con gli interventi da realizzare. Altro aspetto importante di questo provvedimento riguarda i metodi di prova con cui è valutata la reazione al fuoco dei componenti di facciata. Gli attuali metodi di prova disponibili nei diversi paesi dell’Unione europea, non sempre rispondono alle reali condizioni in cui poi questi materiali sono utilizzati, le prove, infatti, sono basate su un modello di valutazione ridotto rispetto a ciò che accade nella realtà, per questo alcuni stati dell’Unione europea hanno migliorato le modalità di prova simulando in maniera più reale un incendio di facciata. Per rispondere però al principio di mutuo riconoscimento e della libera circolazione dei materiali da costruzione, in ambito di Unione europea è prevista una disposizione che regolamenta e compara i metodi di prova.
LA RTV13
Riguarda le strutture d’ambito degli edifici civili con diverse destinazioni d’uso, può costituire utile riferimento anche per gli edifici industriali.
Le strutture d’ambito non sono solo le facciate ma l’intero involucro quindi anche le coperture, i primi solai, si tratta delle “frontiere esterne” dell’edificio in cui sono ricomprese nella definizione anche frontiere esterne interrate, frontiere tra ambiti diversi dell’edificio (es. intercapedini, pozzi luce, ecc.) o frontiere tra diversi edifici, se si affacciano verso volume d’aria.
La RTV riporta specifiche definizioni su facciate, facciate semplici, a doppia pelle ventilata o ispezionabile.
Il cappotto termico rientra nella definizione di facciata semplice.
Le chiusure d’ambito sono classificate in base alle caratteristiche dell’edificio d’installazione in:
SA: chiusure d’ambito di
• edifici aventi le quote di tutti i piani comprese tra -1 m < h ≤ 12 m, affollamento complessivo ≤ 300 occupanti e che non includono compartimenti con Rvita pari a D1, D2;
• edifici fuori terra, ad un solo piano;
SB: chiusure d’ambito di edifici aventi quote di tutti i piani ad h ≤ 24 m e che non includono compartimenti con Rvita pari a D1, D2;
SC: chiusure d’ambito di altri edifici.
La chiusura d’ambito di un edificio è classificata SA se si verificano entrambe le condizioni di altezza dei piani e di numero di occupanti altrimenti ad esempio un edificio avente massima (quota dei piani) h=10 m con affollamento pari a 400 occupanti è classificato comunque come SB. Stessa cosa per edifici che hanno comunque altezza minore di 24 metri ma con un profilo di rischio relativo alla salvaguardia della vita umana per quelle strutture che ospitano cure mediche (Rvita pari a D1, D2) che rientrano comunque nella classificazione SC.
Gli obiettivi sono:
• limitare la probabilità di propagazione di
un incendio originato all’interno o all’esterno dell’edificio;
• evitare o limitare la caduta di parti della chiusura d’ambito.
Per il raggiungimento di tali obiettivi, la RTV individua una strategia antincendio riportando delle soluzioni conformi in termini di Reazione al fuoco, Resistenza al fuoco e compartimentazione. Sono comunque ammesse soluzioni alternative (capitolo G.2), ad esempio relative alla valutazione del comportamento al fuoco dell’intero sistema di chiusure d’ambito, che limiti la probabilità di propagazione dell’incendio attraverso le chiusure d’ambito stesse.
Le facciate di tipo SB ed SC, comunque realizzate, devono possedere i requisiti di reazione al fuoco tabellati (vedi tabella sotto riportata) per i seguenti componenti:
a. isolanti termici (es. cappotti non in kit, …);
b. sistemi di isolamento esterno in kit (es. ETICS, cappotti in kit, …);
c. guarnizioni, sigillanti e materiali di tenuta, qualora occupino complessivamente una
superficie > 10% dell’intera superficie lorda della chiusura d’ambito;
d. gli altri componenti, a esclusione dei componenti in vetro, qualora occupino complessivamente una superficie > 40% dell’intera superficie lorda della chiusura d’ambito.
Non sono richiesti requisiti di reazione al fuoco per le coperture e per le facciate di tipo SA.
I requisiti minimi interessano dunque anche la reazione al fuoco dei materiali isolanti in facciata e di resistenza al fuoco della chiusura d’ambito, con l’introduzione della realizzazione di fasce di separazione (in facciata e copertura) e la protezione di porzioni di chiusura d’ambito interessate da presenza di materiali combustibili e da impianti energetici.
Le fasce di separazione in facciata devono essere realizzate con materiali con migliore comportamento al fuoco, reazione al fuoco A1 o A2-s1,d0.
Si riporta di seguito la tabella di Classificazione in gruppi di materiali isolanti: