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ISSN 1825-5515
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bene et commode vivens
76 Trimestrale N°76 - Anno XXII - Giugno 2021 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
L’edificio Senedd, (in gallese “senato”) è sito a Cardiff Bay e ospita il Parlamento del Galles. Inaugurato nel 2006, con
un costo di quasi 70 milioni di sterline, si sviluppa su tre
livelli, con una facciata vetrata che riveste l’intero edificio, una copertura di acciaio e soffitti in legno. Disegnato dallo studio di Richard Rogers (RRP), l’edificio è concepito per
risultare aperto e accessibile al pubblico, “come un con-
tenitore trasparente, che guarda oltre la Baia di Cardiff, promuovendo la partecipazione democratica del pubblico ai lavori dell’Assemblea”.
Caratterizzato da elevate prestazioni di sostenibilità,
dall’uso di materiali locali e da minimi livelli di consumo, il suo funzionamento prevede pompe geotermiche per il con-
trollo della temperatura interna invernale ed estiva, l’uso
di biomassa e la raccolta dell’acqua piovana per l’uso sanitario. L’edificio è inoltre l’unico certificato “Excellent” da BREEAM in Galles ed è visitabile dal pubblico al sito: https://senedd.wales/visit/.
Foto di copertina: Senedd Building, dettaglio copertura interna © DaiPhoto, 2016
= letteralmente, buona vita.
76 Il calcolo dei carichi termici estivi con metodo Carrier-Pizzetti
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Diagnosi delle problematiche di una copertura di grandi dimensioni mediante combinazione di tecniche di monitoraggio, simulazioni numeriche dinamiche e termografia all’infrarosso.
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Novità della norma UNI EN 1264 in uscita nell’estate 2021
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Prestazioni energetiche dei materiali isolanti: come misurarle e come verificare l’idoneità di rapporti di prova e schede tecniche
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Tecnici competenti in acustica, cosa è cambiato a due anni e mezzo dalla pubblicazione dell’elenco nazionale (ENTECA)
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La qualità acustica in ambienti scolastici secondo la UNI 11532-2:2020. parte III misure post-operam
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SuperBonus: il punto della situazione in uno stato legislativo in continua evoluzione
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ANIT
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Strumenti per i Soci ANIT
Fondatore Sergio Mammi
A b b o n a r s i
si può. Stampato su carta prodotta con cellulose senza cloro-gas nel rispetto delle normative ecologiche vigenti.
Vignetta di Sergio Mammi, Fondatore ANIT.
Hanno collaborato:
effettuare versamento a: TEP srl Conto corrente presso Banca Popolare Commercio & Industria IBAN IT 20 B050 4801 6930 0000 0081 886 Indicare come causale: abbonamento 4 numeri neo-Eubios.
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Paolo Savoia, ingegnere libero professionista. Ing. Alessandro Ziletti, Termotecnico, Consulente energetico Casaclima, EGE Certificato, operatore termografico di II livello. Studio di Ingegneria Ziletti (Brescia). Ing. Clara Peretti, Segretario Generale Consorzio Q-RAD. Corrado Colagiacomo, Responsabile del Laboratorio di Trasmissione del calore. Dario D’Orazio, Giulia Fratoni, Domenico De Salvio, Neo-Eubios Università di Bologna. abbonamento annuale Matteo Borghi, 4 numeri: 24 e Staff Tecnico ANIT. Daniela Petrone, Per abbonarsi con bonifico bancario, Vice Prersidente ANIT.
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Z Il numero 75 è on-line
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Trimestrale N°75 - Anno XXII - Marzo 2021 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
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EDITORIALE
È TEMPO DI COMFORT ACUSTICO?
quinamento acustico, ma questo incentivo è stato preso in considerazione in modo marginale. Probabilmente perché la richiesta legittima dell’Agenzia delle Entrate di certificare il raggiungimento degli standard di legge, richiede valutazioni preliminari e misurazioni fonometriche che comportano un aggravio dei costi, dei tempi e delle responsabilità nella realizzazione degli interventi.
L’esperienza del lockdown, associata alla conseguente attivazione di smart working e didattica a distanza, ha sensibilizzato l’opinione pubblica sull’importanza di disporre di ambienti abitativi adeguatamente isolati rispetto ai rumori provenienti da altri locali e dall’esterno, ed in grado di tutelare la privacy di chi li sta utilizzando.
Questi ostacoli potrebbero essere superati incrementando significativamente l’incentivo. Ad esempio passando dal 50% al 65%, in coerenza con la percentuale già prevista per gli interventi di efficientamento energetico.
Visto che smart working e DAD continueranno in varie forme anche nel futuro, ritengo di estremo interesse per la collettività incentivare in modo decisivo la realizzazione di interventi volti a migliorare le prestazioni di comfort acustico degli ambienti abitativi.
Anche il Superbonus 110% può diventare uno strumento per migliorare il comfort acustico delle abitazioni. Interventi sulle facciate possono contribuire a migliorare l’isolamento ai rumori esterni, e lavorazioni sugli impianti possono ridurre la rumorosità dei sistemi di generazione e distribuzione. A prescindere dalle considerazioni riportate in varie circo-
Come raggiungere questo obiettivo? Un primo strumento incentivante potrebbe essere uno specifico bonus fiscale dedicato all’acustica edilizia. In realtà già il “Bonus Casa” prevede una detrazione del 50% per gli interventi finalizzati al contenimento dell’in-
colonna sonora “I Need Some Of That” – Weezer • “Go Down Together” – Foxing “Down For Fun” – Liz Lawrence • “West Coast” – Coconut Records “Cocoricò” – Elasi • “See It” – The Bots “Crazy” – Aerosmith • “Big Cat Judgement Day” – With Confidence “Pool Hopping” – Illuminati Hotties • “Beggin’” – Måneskin
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lari ministeriali e leggi regionali, relative alla necessità di adeguare i requisiti acustici passivi in caso di opere su edifici esistenti, ogni intervento di questo tipo è una occasione da non perdere per migliorare il comfort delle abitazioni.
seguire per raggiungere uno specifico obiettivo di isolamento. Inoltre, a mio avviso, il nuovo decreto dovrà contribuire a promuovere la realizzazione di ambienti abitativi ad elevato comfort acustico.
Infine una attività che risulterebbe di estrema importanza per rilanciare il tema dell’acustica edilizia nel nostro Paese, è la ridefinizione delle prescrizioni obbligatorie per legge. Oggi il principale riferimento legislativo per i requisiti acustici passivi è ancora il DPCM 5-12-1997, un decreto che richiede prestazioni di isolamento non più attuali. È giunto il momento di aggiornarlo, per adeguarlo alle nuove esigenze dei cittadini e definire finalmente in modo chiaro i limiti da rispettare per nuove costruzioni e interventi su edifici esistenti, e le procedure da
Concludo con un’ultima considerazione. Le esperienze citate all’inizio di questo editoriale hanno portato all’attenzione di molti l’importanza di disporre di adeguato isolamento acustico ai rumori aerei anche tra ambienti della medesima unità immobiliare residenziale, pur non esistendo prescrizioni legislative in tal senso. Forse è finalmente giunto il tempo di progettare e costruire edifici in grado di garantire un reale comfort acustico abitativo e non il semplice rispetto dei limiti imposti per legge.
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Matteo Borghi, Staff ANIT.
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IL CALCOLO DEI CARICHI TERMICI ESTIVI CON METODO CARRIER-PIZZETTI di * Paolo Savoia
Riportiamo un secondo contributo sul calcolo dei carichi termici degli impianti iniziato con l’articolo «Il calcolo di carichi termici invernali secondo UNI EN 12831 negli edifici ad elevate prestazioni» pubblicato sul numero 75
L’irraggiamento solare se non intercettato dai sistemi di schermatura fissi o mobili esterni, aumenta la temperatura superficiale dei pavimenti irradiati ed instaura una duplice trasmissione di calore. Dapprima l’energia accumulata nel pavimento viene trasmessa per conduzione alle strutture adiacenti, mentre quella emessa per convezione diretta diventa un carico termico istantaneo. Diversamente dal calcolo delle dispersioni invernali, nei calcoli dei carichi termici estivi va valutato anche il carico latente, ovvero il contributo che l’impianto di condizionamento deve erogare per limitare il tasso di umidità al valore di progetto. Il carico latente da smaltire è prodotto da fenomeni fisiologici degli occupanti, dalle attività quotidiane o lavorative con produzione di vapore, dall’apporto di aria esterna per ventilazione e dalle infiltrazioni d’aria. Nel regime estivo si contraddistingue non solo la variabilità giornaliera delle condizioni meteorologiche esterne, principalmente escursione termica ed irraggiamento, ma anche la variabilità di carichi interni, dovuti sia agli apporti interni (persone, elettrodomestici, illuminazione, ecc.) ma soprattutto dei carichi per irraggiamento che, entrando nel fabbricato, vengono accumulati e rilasciati con modi e tempi diversi
Nel calcolo dei carichi estivi, in particolare negli edifici ad elevate prestazioni energetiche, soprattutto se ottimizzati per lo sfruttamento della radiazione solare nel periodo invernale, occorre prestare attenzione alla componente di carico dovuto all’irraggiamento solare attraverso le superfici finestrate. I carichi interni per ventilazione risultano attenuati dalla presenza del recuperatore di calore dell’impianto di ventilazione meccanica e, grazie all’elevata tenuta all’aria, anche le infiltrazioni d’aria esterna non comportano significativi apporti sensibili e latenti. L’elevata inerzia termica del fabbricato, rappresentata dalla ridotta trasmittanza termica periodica di pareti e solai di copertura, aiuta a ridurre il picco di calore entrante da questi componenti opachi e a non risentire delle rapide variazioni di temperatura dell’aria esterna. Il pavimento controterra o su uno spazio interrato aiuta invece a smaltire il calore accumulato, in quanto il terreno o lo spazio interrato si trovano ad una temperatura inferiore a quella interna di progetto 1.
1 Progettualmente potrebbe essere strategico non isolare eccessivamente il solaio controterra o verso vano interrato, in quanto, avendo minore salto termico tra interno ed esterno, permette, a parità di condizioni di comfort invernale, di smaltire parte del carico termico estivo.
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I carichi estivi secondo il metodo Carrier-Pizzetti Il metodo Carrier, aggiornato a fine anni ’80 dall’italiano Carlo Pizzetti, consente di valutare i carichi termici per trasmissione ed irraggiamento attraverso i componenti opachi e finestrati ed i carichi termici per ventilazione. I carichi termici per irraggiamento attraverso le superfici finestrate, corretti in funzione del tipo di ombreggiamento fisso e mobile presente, tengono conto dell’energia entrante nel fabbricato, accumulata e rilasciata successivamente dalle superfici irraggiate3, attraverso l’utilizzo dei “fattori di accumulo” fa,i . Nel grafico 1 con linea blu è mostrato l’andamento dell’apporto istantaneo di una finestra esposta ad ovest, ovvero la quantità di calore che entra nella zona termica per irraggiamento in un determinato lasso temporale. Con le linee rossa, gialla e verde, si mostra invece il carico di raffreddamento effettivo, che deve essere rimosso dall’ambiente interno per consentire il mantenimento della temperatura ambiente costante. Questo carico risulta attenuato (diminuzione in picco) e sfalsato (distanza temporale dal picco) in funzione della massa areica di accumulo del pavimento. Masse areiche di circa 150 kg/m2 sono considerate leggere, mentre masse di 500 kg/m2 sono considerate medie e di 750 kg/m2 pesanti.
in funzione della tipologia costruttiva, con particolare riferimento alla capacità termica areica periodica interna2. Questa variabilità dalle condizioni di contorno rende di fatto non idonei modelli di calcolo che utilizzano grandezze fisico-edili stazionarie, come ad esempio la trasmittanza termica U come definita dalla UNI EN ISO 6946. Si potrebbe quindi pensare che un corretto calcolo dei carichi estivi dovrebbe svolgersi esclusivamente utilizzando metodi dinamici. Diversamente da quella stazionaria o semi-stazionaria, l’analisi dinamica correla la variabilità dei carichi esterni ed interni con le capacità inerziali della zona termica, tenendo in considerazione il risultato di calcolo del periodo di tempo (o dei periodi di tempo) precedenti. Tuttavia, fin dagli anni sessanta, sono stati sviluppati metodi di calcolo per il calcolo dei carichi termici estivi di progetto. Esamineremo nel seguito, anche se in maniera semplificata, il metodo Carrier. Tale modello di calcolo estrapola un andamento orario dei carichi estivi a partire da alcuni dei parametri termotecnici utilizzati in regime stazionario attraverso una metodologia tabellare semplificata ed utilizzando alcune elaborazioni, quali la differenza di temperatura equivalente ed i fattori di accumulo, che permettono di considerare le variabilità dei carichi esterni presenti.
Grafico 1: Apporto di calore istantaneo per radiazione su parete ad ovest 2 3
La capacità termica areica interna periodica delle pareti può ridurre la potenza di picco in raffrescamento dell’impianto per elevati carichi interni. Appare altrettanto importante valutare la capacità termica areica interna periodica dei pavimenti per ridurre e ritardare la cessione del calore dovuto all’irraggiamento non schermato verso l’ambiente interno. Pavimentazioni ceramiche, in marmo o pietra aumentano sensibilmente tale parametro, diversamente dalle pavimentazioni in legno o parquet (questa caratteristica è stata descritta nel capitolo 2 del libro da cui è tratto il presente articolo e si rimanda ad esso per maggiori approfondimenti). L’aria ha un basso valore di assorbimento della radiazione solare, per cui la radiazione solare che penetra all’interno dell’ambiente non determina un aumento diretto ed immediato della temperatura dell’aria. Tale aumento avviene per rilascio da parte delle strutture irraggiate dell’energia accumulata mediante convezione.
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Il fattore di accumulo è un dato complesso e particolarmente rilevante che cerca di calcolare il corretto sfasamento e smorzamento tra l’assorbimento della radiazione solare e la sua immissione nell’ambiente interno. I fattori di accumulo, riportati in maniera tabellare nel metodo di calcolo, sono in funzione dell’ora del giorno, del numero di ore di funzionamento dell’impianto, delle schermature esterne, dell’orientamento e della massa areica di accumulo del pavimento.
ficazione applicata da questo modello di calcolo e permette l’utilizzo della trasmittanza termica, calcolata in regime stazionario, ai fini della determinazione degli scambi per trasmissione nel periodo estivo dei componenti opachi. La radiazione solare assorbita da pareti e coperture produce un aumento della temperatura da considerare ai fini di un corretto calcolo termico. I valori della differenza di temperatura equivalente si possono determinare analiticamente con il metodo Carrier anche se risulta particolarmente oneroso. Per minimizzare gli oneri di calcolo sono state realizzate delle tabelle di ΔTequiv calcolate con cadenza oraria nel periodo dalle 8 alle 18, per le varie esposizioni, colorazioni e per differente peso delle strutture. Il flusso di calore per trasmissione tra l’esterno e l’interno è legato alla trasmittanza del componente ed al salto termico “equivalente” tra l’aria esterna e quella interna. Con una costante di tempo del componente5 infinita, la temperatura esterna dell’aria6 può essere considerata pari a quella media giornaliera, mentre nel caso di costante di tempo nulla la temperatura esterna non subisce alterazioni. Con l’utilizzo della differenza di temperatura equivalente ΔTequiv , che tiene conto delle capacità inerziali delle strutture, il metodo di calcolo considera lo sfasamento e l’attenuazione dell’onda termica esterna in maniera semplificata.
Il carico termico entrante dovuto all’irraggiamento solare attraverso i componenti vetrati deve prima essere assorbito dagli elementi interni (pavimenti, pareti, mobilio ecc) per poi venire riemesso in ambiente, per convezione ed irraggiamento, una volta che gli elementi interni abbiano superato la temperatura interna dell’aria. Il metodo considera in aggiunta una differenza di temperatura equivalente (ΔTequiv) ai fini del calcolo dei carichi per trasmissione dei componenti opachi4. La ΔTequiv tiene in considerazione non solo l’escursione della temperatura esterna dell’aria, ma anche dell’irraggiamento solare sulla parete o copertura, dell’assorbimento solare, dell’inerzia e dell’orientamento di questi ultimi, della latitudine del luogo e dell’ora della giornata. Il concetto di ΔTequiv è quindi alla base della sempli-
Grafico 2: Radiazione solare complessiva (diretta + diffusa) sulle superfici aventi diversa esposizione. La superficie orizzontale risulta quella più irraggiata, mentre la superficie verticale a sud presenta minor irraggiamento rispetto alle superfici esposte ad est e ovest 4 La ridotta inerzia dei serramenti non permette l’utilizzo della differenza di temperatura equivalente per il calcolo dello scambio di calore per trasmissione. 5 La costante di tempo di una struttura è data dal prodotto della sua resistenza termica [m2W/K] per la sua capacità termica areica [Wh/m2K]. 6 Si fa riferimento alla temperatura aria sole tas = te + I x (a/he) dove tas è la temperatura aria sole, ovvero la temperatura che si avrebbe se il componente scambiasse per sola convezione la stessa quantità di calore che scambia effettivamente sia per convenzione che per irraggiamento, te la temperatura esterna, I l’irraggiamento, a l’assorbimento solare e he il coefficiente di conduzione superficiale esterno.
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In linea generale si troveranno valori di ΔTequiv elevati ad est verso le ore 12:00, a sud verso le ore 15:00, ad ovest verso le ore 18:00 e tali valori diminuiranno all’aumentare della massa del componente verticale considerato e al diminuire del fattore di assorbimento in funzione della colorazione. Per i tetti invece, la differenza di temperatura equivalente ΔTequiv risulta sempre massima alle ore 18:00, per l’accumularsi della radiazione solare. In questo caso, la riduzione di ΔTequiv è funzione della sua massa specifica, della presenza di ombra sul tetto e della presenza di acqua. I carichi dovuti alla ventilazione e agli apporti interni (persone, elettrodomestici ecc) sono considerati convenzionalmente. Si possono estrapolare i carichi per ventilazione e correggerli in funzione dell’efficienza di scambio dell’impianto di ventilazione meccanica, sia per la parte sensibile che latente. Il metodo di calcolo, come concepito, non tiene conto del recupero di calore sensibile e latente dei sistemi di ventilazione meccanica controllata, ma risulta abbastanza semplice implementare questo aspetto, modificando i carichi di ventilazione sensibili e latenti rispettivamente per un fattore pari a (1 – hsens) e (1 – hlat), dove hsens è il recupero di calore sensibile in estate e hlat è il recupero di calore latente in estate.
giornaliera di 12°C. Internamente sono stati considerati 25°C e 50% di umidità relativa, un tasso di ricambio d’aria pari a 0,4 h-1 e la presenza di 4 persone. È inoltre stato considerato una corretta schermatura solare, tale da consentire l’ombreggiamento del 50% della superficie vetrata. Questo valore può sembrare molto limitante per l’illuminazione e per la relazione tra interno ed esterno, ma i sistemi ombreggianti a frangisole o raffstore, permettono di raggiungere facilmente queste percentuali di ombreggiamento senza precludere una corretta illuminazione interna e visuale esterna. Nella Tabella 1 sono indicati i carichi termici per irraggiamento, ventilazione, trasmissione ed i carichi interni e dovuti alle persone per l’edificio progettato per sfruttare al massimo gli apporti solari durante la stagione invernale. I carichi estivi sono molto ridotti e pari a circa 20 W/m2 . I maggiori contributi sono costituiti dai carichi per irraggiamento e per ventilazione, che assieme al carico per trasmissione costituiscono il 70% del carico totale. Per quanto riguarda il fabbricato non ottimizzato per lo sfruttamento degli apporti solari durante la stagione invernale, dalla tabella 2 notiamo che i carichi termici sono sostanzialmente simili tra i due fabbricati ma la distribuzione rispetto al caso precedente risulta diversa. Sebbene fosse stata indicata precedentemente la similitudine tra i due fabbricati, in merito a trasmittanze termiche e superfici finestrate, nel progetto del fabbricato ottimizzato per l’ottimizzazione degli apporti solari i serramenti presentano una trasmittanza termica migliore, mediamente pari a Uw = 0,7 W/m2K, contro Uw = 1,0 W/m2K dell’abitazione con architettura rurale.
Nel proseguo della trattazione, con riferimento ai due edifici analizzati nell’articolo pubblicato sul numero 75 della rivista, analizzeremo i risultati dei calcoli derivanti dall’applicazione del metodo Carrier-Pizzetti e corretti per l’introduzione dello scambiatore di calore passivo per i carichi sensibili di ventilazione. È stata considerata una temperatura dell’aria di 33°C, con umidità relativa del 45% (temperatura a bulbo umido 23,3°C) ed una escursione termica
Tabella 1: Carichi estivi di fabbricato ad elevate prestazioni progettato per lo sfruttamento degli apporti solari invernali
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Tabella 2: Carichi estivi del fabbricato ad elevate prestazioni, non progettato per sfruttare gli apporti solari invernali
Grafico 3: Confronto tra i carichi termici dei due fabbricati analizzati
* Paolo Savoia, ingegnere libero professionista.
Nel grafico 3 di confronto tra le due abitazioni analizzate, si può ben cogliere come il carico termico sia distribuito in maniera diversa, pur essendo similare nella sua entità. È quindi importantissimo, qualora si voglia sfruttare appieno il riscaldamento gratuito tramite gli apporti solari, equilibrare in maniera corretta i parametri energetici degli infissi, per non penalizzare la prestazione estiva dell’involucro, attraverso un bilanciamento del fattore solare ed una riduzione della trasmittanza termica dell’infisso.
I contenuti di questo articolo sono tratti dal capitolo 4 del libro “Impianti termici negli edifici residenziali ad elevate prestazioni energetiche - Capire l’involucro per progettare gli impianti” di Paolo Savoia, Editore Maggioli
Nel prossimo numero di neo Eubios chiuderemo la trattazione di questi temi con un terzo contributo dedicato al calcolo delle dispersioni invernali e dei carichi estivi utilizzando il metodo dinamico orario di cui alle UNI EN 52016
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DIAGNOSI DELLE PROBLEMATICHE DI UNA COPERTURA DI GRANDI DIMENSIONI MEDIANTE COMBINAZIONE DI TECNICHE DI MONITORAGGIO, SIMULAZIONI NUMERICHE DINAMICHE E TERMOGRAFIA ALL’INFRAROSSO di * Alessandro Ziletti
Introduzione Il presente articolo riguarda la diagnosi delle problematiche di un sistema di copertura di un’importante struttura sportiva del Nord Italia, struttura che era caratterizzata da un rilevante e diffuso stillicidio in numerose posizioni con la conseguenza di bagnare la pavimentazione lignea sottostante creando problemi per lo svolgimento delle attività sportive e con la analoga conseguenza di bagnare gli spalti creando disagio per il pubblico. E’ importante notare che il fenomeno dello stillicidio si verificava indistintamente sia durante le ore seguenti a eventi meteorici sia durante periodi di piovosità nulla: questo ha fatto sorgere il dubbio che la manifestazione potesse avere origine anche diversa da una difettosità del sistema di tenuta alle intemperie quali condensazioni all’interno del pacchetto di copertura.
Descrizione della struttura esistente L’edificio oggetto di indagine è stato edificato una decina di anni fa ed è caratterizzato da una superficie coperta di circa 9400 m². La forma della copertura è tridimensionale e complessa, con considerevoli differenze di altezza (da +6 a +25 m dalla quota della pavimentazione centrale) e con presenza di pendenze variabili da pochi punti percentuali (parte piana) a oltre 70°. La quota della copertura è variabile dal momento che essa è una figura tridimensionale complessa. La stratigrafia esistente della copertura era così composta, partendo dalla superficie interna: - Supporto in lamiera grecata - Barriera al vapore in PE - Lana minerale (spessore 90 mm) - Membrana impermeabilizzante La copertura è sostenuta da un sistema strutturale reticolare tridimensionale. Il pacchetto di copertura così costituito risulta caratterizzato da una trasmittanza termica calcolata in conformità con la norma UNI EN ISO 6946 pari a 0,40 W/m²K.
Metodologia di indagine Le informazioni necessarie ad effettuare le valutazioni tecniche sono state acquisite mediante monitoraggio dei parametri di umidità e temperatura dell’aria, come dettagliatamente descritto nel prosieguo di questo scritto. A seguito di tali misurazioni, tenendo conto dei dati acquisiti, si sono effettuate delle analisi numeriche sul comportamento termoigrometrico della copertura secondo le norme UNI EN ISO 13788 e UNI EN 15026. Si sono inoltre svolti sopralluoghi durante i momenti in cui lo stillicidio era maggiormente marcato e sono stati effettuati sopralluoghi in copertura.
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Monitoraggio delle grandezze termoigrometriche interne ed esterne Il monitoraggio delle grandezze termoigrometriche è stato effettuato ininterrottamente e 24h/24h a partire dalla seconda metà di gennaio sino alla fine di marzo. Si sono installati 7 dispositivi, le cui caratteristiche di sensibilità di misura sono riportate nella tabella 1.
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Tabella 1. caratteristiche dei data-logger impiegati In particolare: - due rilevatori di temperatura di tipo A sono stati posti sul canale di mandata di ciascuna delle due unità di trattamento aria. - un rilevatore di temperatura e umidità ambiente di tipo C è stato posto in prossimità della ripresa dell’unità di trattamento aria posta ad est che risulta essere quella che viene utilizzata sempre (la unità posta ad ovest viene messa in funzione in cascata alla prima soltanto in caso di necessità). - un rilevatore di temperatura e umidità di tipo C e, con funzione di ridondanza, un rilevatore di temperatura di tipo A, sono stati posti all’interno del reticolo di travi all’intradosso della copertura
- un rilevatore di temperatura e umidità di tipo D è stato posizionato all’esterno della struttura, su una parete orientata a Nord protetta da intemperie ed irraggiamento diretto - un rilevatore di temperatura di tipo B è stato posto a contatto con lo strato esterno del manto di copertura Uno degli aspetti più importanti del monitoraggio è costituito dal fatto che risultava importante acquisire i dati a misure in corso senza doverle interrompere. Dal momento che la maggior parte dei data logger era in posizione non accessibile, si è utilizzato un sistema in grado di trasmettere i dati da remoto tramite collegamento internet. Nella figura 1 sono riportate in pianta le posizioni delle sonde installate.
Figura 1. Rappresentazione in pianta della posizione degli strumenti di misura
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Risultati del monitoraggio Durate il periodo di misura si sono rilevare condizioni climatiche esterne con valori di temperatura abbastanza rigidi e umidità ambiente abbastanza elevata. La temperatura minima giornaliera normalmente è risultata essere inferiore ai 5°C e la temperatura massima non superiore ai 12°C. Le misure dell’umidità relativa dell’aria esterna sono caratterizzate dal valore medio dell’80%, con massimali prossimi alla saturazione (100%) e valori minimi, verificatisi in corrispondenza dei momenti più caldi e soleggiati, pari al 40%. La temperatura della superficie della copertura, in virtù dell’esposizione all’irraggiamento solare e allo scambio termico radiativo notturno con la volta celeste è risultata caratterizzata da un intervallo di valori di temperatura più ampio, mantenendo comunque andamento congruente con quello della temperatura dell’aria esterna. Le condizioni termoigrometriche interne all’edificio risultano, come lecito attendere, fortemente influenzate dallo stato di accensione/spegnimento dell’impianto di riscaldamento. Si è rilevato che l’utilizzo dell’impianto durante la giornata tipo prevede l’accensione del riscaldamento prima dell’inizio delle attività (indicativamente alle h 7:00). Il riscaldamento rimane in funzione fino alla chiusura dell’attività (indicativamente alle h. 19:30) con una pausa di circa 120 minuti a cavallo dell’o-
rario di pranzo. E’ stato riferito che questi intervalli sono variabili in funzione delle reali necessità di utilizzo della struttura e pertanto sono soggetti a possibili variazioni. In occasioni di necessità di elevata potenza riscaldante si è riscontrata l’attivazione, in cascata all’unità di trattamento aria ubicata ad est, della unità di trattamento aria ubicata ad ovest. Sulla base dei rilievi effettuati dagli strumenti posti a quota bassa (ripresa UTA est) ed a quota elevata (all’intradosso della copertura), si è rilevato che la temperatura mantenuta all’interno della struttura varia normalmente tra i 14°C notturni e i circa 17-18°C durante l’orario di utilizzo, con punte di 20-21°C. Il valor medio delle misure di temperatura effettuate risulta pari a 17,4°C. La stratificazione termica all’interno dell’ambiente, considerando l’aria a quota pavimento e l’aria a quota +25 m (intradosso copertura) risulta influenzata dal funzionamento dell’impianto. Durante la notte, ad impianto spento, si nota come la stratificazione sia inversa: ciò è conseguenza del fatto che l’aria in prossimità della copertura risente della maggiore dispersione termica del tetto rispetto a quella che interessa il piano di calpestio, la cui esposizione è meno sfavorita. Di seguito si riporta un grafico rappresentante l’andamento quantitativo della stratificazione termica durante un giorno tipo in regime di funzionamento invernale.
Figura 2. Andamento della stratificazione termica durante un giorno “tipo” invernale
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L’umidità relativa interna, influenzata per definizione dalla temperatura dell’aria, varia normalmente tra i valori di 20 % e 50%, con picchi oltre il 60%. Il valore medio di questa grandezza, durante il periodo di misure strumentali, è stato pari al 40%. Il valore ha superato il 60% per una frazione inferiore
al 2% rispetto al totale del periodo di misura, e ha superato il 65% per una frazione inferiore allo 0,2% rispetto al totale del periodo di misura. Di seguito si riportano i grafici degli andamenti delle grandezze monitorate.
Figura 3. Andamento temperatura dell’aria esterna
Figura 4. Andamento dell’umidità relativa dell’aria esterna
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Figura 5. Andamento della temperatura superficiale dell’estradosso della copertura
Figura 6. Andamento temperatura dell’aria in prossimità dell’intradosso della copertura
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Figura 7. Andamento dell’umidità relativa dell’aria in prossimità dell’intradosso della copertura In base ai dati rilevati si nota come nell’ambiente interno si sia in presenza di bassi tassi di umidità. A partire dai dati rilevati si sono effettuate delle simulazioni numeriche al fine di valutare le possibilità di condensa interstiziale. Simulazioni termoigrometriche riguardanti la stratigrafia di copertura esistente Le simulazioni igrometriche inerenti al comportamento della copertura esistente sono state condotte
secondo i metodi previsti dalla norma UNI EN ISO 13788 [1] e dalla norma UNI EN 15026 [2]. NORMA UNI EN ISO 13788:2013 Questa norma rappresenta il metodo standard per le valutazioni di condensa interstiziale all’interno delle strutture edili. Di seguito si riporta il grafico della condensa accumulata all’interno dello strato coibente del pacchetto di copertura esistente:
Figura 8 Quantità di condensa accumulata nello strato coibente secondo il metodo UNI EN ISO 13788
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In base al calcolo effettuato secondo la norma UNI EN ISO 13788:2013 all’interno dello strato coibente si forma una modesta formazione di condensa interstiziale completamente rievaporabile durante l’anno solare.
altro articolo [3] pubblicato dall’autore su questa rivista, si basa su modelli matematici più articolati e complessi rispetto alla UNI EN ISO 13788 e proprio per questo consente di effettuare calcoli più accurati.
NORMA UNI EN 15026:2008 La norma UNI EN 15026, come menzionato in un
Di seguito si riporta il risultato della simulazione effettuata:
Figura 9 Andamento del contenuto d’acqua nello strato coibente secondo il metodo UNI EN 15026
In particolare, per la copertura in oggetto, si è calcolato un contenuto volumico d’acqua nello strato coibente inferiore a 20 kg/m³, che diminuisce durante la stagione calda fino a un minimo di circa 2 kg/m³. Si può pertanto ritenere che nella lana di roccia della copertura non ci siano in realtà fenomeni di condensazione interstiziale. L’applicazione delle metodologie di calcolo ha quindi confermato che lo stillicidio che bagnava la pavimentazione non era dovuto a condensa interstiziale.
Detti danni erano, per quanto visibile, causati da grandine. Solo in un caso si era individuato un probabile difetto di saldatura tra teli. Inoltre, non si aveva nessuna certezza sulla data di origine dei danni in parola in confronto alla evidenza delle infiltrazioni. Non era quindi possibile individuare con certezza un nesso di causa-effetto tra i danni individuati e lo stillicidio. Con l’ausilio della termografia ad infrarosso si è potuto identificare diversi punti in cui erano effettivamente presenti le infiltrazioni. Le indagini termografiche sono state svolte nelle ore seguenti ad eventi meteorici di non trascurabile entità.
Problematiche di infiltrazione dall’esterno della copertura Durante i sopralluoghi in copertura si è appurata la presenza di danni a livello del manto di impermeabilizzazione.
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Si riporta ad esempio una immagine di infiltrazione localizzata:
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Figura 10 Termogramma all’infrarosso riguardante una porzione di copertura interessata da infiltrazione d’acqua meteorica
Conclusioni Le problematiche delle grandi coperture risultano spesso di diagnostica complessa. Specialmente quando si ha a che fare con acqua ed umidità. Fortunatamente al giorno d’oggi si può contare su validi strumenti di misura e di calcolo: il monitoraggio dei parametri microclimatici ha consentito, nel caso di studio, di conoscere lo stato di conduzione dell’immobile e, coadiuvato dalle simulazioni numeriche condotte, ha portato ad escludere problemi di condensa interstiziale. L’utilizzo della termografia ha inoltre consentito di avere informazioni qualitative sull’entità delle infiltrazioni dovute ad agenti atmosferici e di identificare i punti a maggiore criticità. L’utilizzo congiunto e coordinato di metodologie di calcolo e di tecniche di indagine e misura ha consentito di effettuare la diagnosi della problematica in maniera non invasiva e limitando fortemente le opere edili, consentendo successivamente la pianificazione dei necessari interventi di risanamento.
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BIBLIOGRAFIA [1] norma UNI EN ISO 13788:2013 - Prestazione igrotermica dei componenti e degli elementi per edilizia - Temperatura superficiale interna per evitare l’umidita’ superficiale critica e la condensazione interstiziale - Metodi di calcolo – UNI, Milano [2] norma UNI EN 15026:2008 - Prestazione termoigrometrica dei componenti e degli elementi di edificio - Valutazione del trasferimento di umidità mediante una simulazione numerica – UNI, Milano [3] A. Ziletti - La riqualificazione termoigrometrica delle pareti a cassa vuota–neoEubios n.73, Anno XXI, settembre 2020; ISSN 1825-5515 –TEP srl, Milano * Ing. Alessandro Ziletti, Termotecnico, Consulente energetico Casaclima, EGE Certificato, operatore termografico di II livello. Studio di Ingegneria Ziletti (Brescia). Svolge attività professionale come consulente nella progettazione edile e come progettista di impianti occupandosi inoltre di monitoraggio di performance impiantistiche e parametri microclimatici interni di edifici adibiti a diverse destinazioni d’uso.
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NOVITÀ DELLA NORMA UNI EN 1264 IN USCITA NELL’ESTATE 2021 di * Clara Peretti
Q-RAD – Consorzio Italiano Produttori Sistemi Radianti di Qualità, è un consorzio senza scopo di lucro.
(Systèmes de surfaces chauffantes et rafraîchissantes hydrauliques intégrées) e via dicendo. La norma è composta da 5 parti e prevede una metodologia di test per i sistemi a pavimento con una doppia piastra calda di 1 m per 1 m. Descrive una metodologia di calcolo per la determinazione della resa di alcuni sistemi (metodologia tabellare).
Q-RAD promuove, valorizza e sviluppa la cultura del riscaldamento e raffrescamento radiante come strumento per aumentare il risparmio energetico insieme al comfort, sia in ambito residenziale che nel settore terziario ed industriale. Q-RAD inoltre si propone di contribuire, con iniziative di comunicazione scientifica, alla diffusione di informazioni tecniche, prestazionali ed applicative, relative ai sistemi radianti, con lo scopo di favorirne il corretto impiego. Q-RAD è un punto di riferimento per il mercato nazionale. Il Consorzio svolge attività normative, di divulgazione scientifica e formazione e informazione.
Le principali modifiche della UNI EN 1264:2021 sono: • Nuove tipologie (anche senza isolante): inserite nella parte 1 della norma • Nuove definizioni (parte 1) • Materiali e conducibilità (parte 2) • Isolante bugnato (parte 3) • Temperatura massima sistemi radianti a soffitto (parte 3) • Modifiche ai contenuti della parte 4 sull’installazione
La norma UNI EN 1264 ieri, oggi e domani La UNI EN 1264 è una norma di prodotto, che ha come oggetto i sistemi radianti in riscaldamento e raffrescamento annegati a parete, pavimento e soffitto, pubblicata per la prima volta nel 1997. Attualmente la norma è stata pubblicata a livello europeo (19 maggio 2021) e sarà recepita a livello nazionale a luglio/agosto 2021. La norma è stata revisionata all’interno del WG9, gruppo di lavoro del CEN/TC 130, che a livello nazionale è seguito dalla commissione UNI/CTI 254 del Comitato Termotecnico Italiano. Come per tutte le norme europee, la EN 1264 viene recepita da tutti i Paesi che partecipano al CEN e sarà quindi pubblicata in Italia come UNI EN 1264, in Germania come DIN EN 1264 (e automaticamente tradotta in tedesco), in Francia come NF EN 1264
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Le modifiche allo scopo della norma Una delle modifiche più discusse è stata la variazione dello scopo della norma, che è stata oggetto di svariate revisioni per definire in modo chiaro l’ambito di applicazione di due norme all’apparenza sovrapposte: la EN 1264 e la EN ISO 11855. Lo scopo del UNI EN 1264:2021 è stato quindi modificato come segue: • La EN 1264 fornisce le linee guida per i sistemi di riscaldamento e raffrescamento annegati - installati in edifici, residenziali e non (ad esempio uffici, edifici pubblici, commerciali e industriali) e si focalizza sul tema del comfort termico. • La EN 1264 fornisce le linee guida per i sistemi
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di riscaldamento e raffrescamento idronici annegati all’interno degli ambienti da riscaldare o da raffrescare. Specifica inoltre l’uso di altri fluidi termovettori al posto dell’acqua. • La EN 1264 specifica le caratteristiche standardizzate dei prodotti - calcolando e testando la potenza termica in riscaldamento per le certificazioni. Per la progettazione, la costruzione e il funzionamento di questi sistemi fare riferimento alla EN 1264-3 e alla EN 1264-4 per i tipi A, B, C, D, H, I e J. • I sistemi descritti nella EN 1264 sono montati, direttamente o con supporti di fissaggio, in aderenza alla base strutturale delle superfici dell’edificio. La norma EN 1264 non si applica ai sistemi a controsoffitto che presentano un’intercapedine che consente la circolazione dell’aria tra il sistema stesso e la struttura dell’edificio. La resa termica di questi sistemi può essere determinata secondo EN 14037 e EN 14240.
desta un sistema con intercapedine d’aira. I due sistemi differiscono dalle dimensioni dell’intercapedine: se questa è piccola lo strato d’aria si comporterà come uno strato con funzione isolante, mentre se questa è grande non potrà essere ambito della EN 1264 ma della ISO 18566 (la norma sui controsoffitti con intercapedine d’aria). La norma non chiarisce però quando “piccola” o “grande” debba essere l’intercapedine. Nella definizione 3.1.1 che definisce i sistemi radianti annegati, è stato aggiunto lo strato di diffusione del calore (ovvero, ad esempio il massetto). Questa modifica è di grandissima importanza, in quanto include nel “sistema pavimento” anche lo strato di diffusione del calore, aspetto che fino ad oggi è sempre stato oggetto di interpretazioni. Le nuove tipologie di sistemi radianti L’introduzione di nuove tipologie (basso spessore, bassa inerzia) e il dettaglio di tipologie già esistenti (Tipo A, bugnato e con isolante liscio) è una novità della norma. Queste modifiche sono state inserite per rendere la norma attuale e maggiormente rappresentativa dei prodotti ad oggi disponibili sul mercato europeo. I tipi di sistemi radianti annegati sono descritti nelle Tabelle A.1 e A.2. Nei disegni rappresentati di seguito sono descritte le nuove stratigrafie.
Le modifiche nella parte 1 La EN 1264-1 specifica le tipologie e le caratteristiche dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento radianti idronici annegati. Il Capitolo 3 “Termini e definizioni” presenta molte novità e modifiche rispetto alla versione del 2011 (attualmente in vigore). Tra queste la definizione di “open air gap – intercapedine d’aria” che dovrebbe chiarire quali sistemi sono quindi esclusi dalla EN 1264, ma che purtroppo lascia ancora aperto il tema delle dimensioni dell’intercapedine per i soffitti radianti.
Tipo A. Il Tipo A si suddivide in Tipo A1 (con isolante liscio) e in Tipo A2 (con isolante bugnato) (Figura 2).
Nella Figura 1 viene riportato a sinistra un sistema senza intercapedine d’aria (senza open air gap) e a
Figura 1. Sistemi senza intercapedine d’aria (a sinistra) e con intercapedine d’aria (a destra)
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Figura 2. Esempi di sistemi radianti a pavimento di tipo A1 e A2 Tipo B. Il Tipo B è il sistema nel quale la tubazione è inserita nell’isolante: lamelle termoconduttive favoriscono il flusso e la distribuzione del calore.
Tipo F. Sistemi con tubi capillari in uno strato sotto la parte strutturale. Tipo G. Sistemi per le costruzioni in legno.
Tipo C. Sistema simile al Tipo A, ma con strato di diffusione disaccoppiato.
Tipo H. Il Tipo H è il sistema fresato e si suddivide in Tipo H1 (con isolante) e in Tipo H2 (senza isolante).
Tipo D. Sistemi con elementi superficiali (sistema a sezioni piane).
Tipo I. Il Tipo I è un sistema annegato senza isolante nel quale lo strato di supporto va in ancoraggio con la pavimentazione esistente o il solaio/massetto nel quale si incollano gli elementi per l’ancoraggio delle tubazioni.
Tipo E. Sistemi con tubi integrati nella struttura (TABS sistemi ad attivazione termica della massa).
Figura 3. Esempi di sistemi radianti a pavimento di tipo B
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Figura 4. Esempi di sistemi radianti a pavimento di tipo H1 e H2 Tipo J. Il Tipo J è un sistema annegato senza isolante nel quale le tubazioni possono essere ancorate in diversi
modi (mediante guide, mediante sistema ad ancoraggio rapido tipo velcro ecc.).
Figura 5. Esempi di sistemi radianti a pavimento di tipo I
Figura 6. Esempi di sistemi radianti a pavimento di tipo J.
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Le modifiche nella parte 3 Le principali modifiche della Parte 3 sono: • è stato chiarito il campo di applicazione; • è stata aggiornata la terminologia, in particolare il termine “metodo di prova”; • sono state aggiunte precisazioni in merito alle perdite di carico; • è stata modificata la massima temperatura media superficiale per i sistemi di riscaldamento a soffitto; • sono stati modificati i coefficienti liminari.
Le modifiche nella parte 4 La parte 4 della norma dal titolo “Installazione” è stata molto integrata e aggiornata rispetto alla versione precedente. Le principali novità relative agli isolanti, ai giunti e alle condizioni da rispettare per la posa delle pavimentazioni, sono di seguito descritte.
Per i sistemi di riscaldamento a pavimento con pannelli isolanti con bugne (sistemi di Tipo A e Tipo C), nel calcolo dello spessore sins deve essere considerata solo la parte piana del pannello (senza bugne). Questa modifica causerà una revisione di tutti gli spessori del bugnato in quanto nella precedente versione della norma la formula di calcolo della resistenza termica era diversa.
I requisiti dell’isolante Il tema dell’isolante è da sempre stato oggetto di grande attenzione da parte dei progettisti e dei produttori. La Tabella 1 del UNI EN 1264-4:2021 non è stata modificata rispetto alla precedente versione, ma sono stati aggiunti alcuni importanti dettagli per i sistemi utilizzati per le riqualificazioni edilizie. Il nuovo approccio di calcolo è stato così aggiornato: • Per i sistemi radianti negli edifici nuovi la resistenza termica dell’isolante Rλ,ins deve essere determinata considerando lo strato isolante (o gli strati isolanti) sotto alla tubazione • Per i sistemi radianti negli edifici riqualificati, la resistenza termica Rλ,ins può essere determinata tenendo conto dell’effettiva resistenza termica della struttura dell’edificio, compresi gli strati isolanti.
Il valore limite della temperatura media superficiale della parte attiva dei pannelli a soffitto è stato portato a 33°C (per adeguarsi alle prescrizioni della norma UNI EN ISO 11855). Nella versione precedente della norma la temperatura era di 29°C.
Anche i requisiti per i giunti di dilatazione perimetrale (dette anche strisce perimetrali) sono rimasti invariati rispetto alla precedente versione, ma sono stati spostati dopo la Tabella 1 sulle resistenze termiche degli isolanti.
Le due importantissime modifiche della parte 3 sono la variazione del calcolo della resistenza termica del bugnato e l’incremento della temperatura superficiale dei soffitti in caldo.
Legenda 1 Pavimentazione 2 Strato portante e di diffusione del calore 3 Isolante 4 Strato acustico (se presente) 5 Base strutturale
Figura 7. Sistema radiante Tipo A2, bugnato
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Figura 8. Resistenze termiche I giunti I giunti e i relativi requisiti sono descritti nel paragrafo 4.2.2.9.4, nel quale per la prima volta è stato inserito uno schema grafico che definisce le tipologie di giunto. In particolare, il giunto descritto al numero 7 (giunto di dilatazione) è stato differenziato dal numero 6 (tagli di frazionamento), aspetto che nella precedente versione della norma ha sempre creato difficoltà di interpretazione.
vi era alcun riferimento a questo. Nel paragrafo 4.2.5 dal titolo “Heating up for readiness for covering” sono inserite le indicazioni sulla massima percentuale di umidità dei massetti con il metodo del carburo di calcio (CM). Prima della Tabella 2 (riportata di seguito) che riporta i valori differenziati per tipologia di massetto (cementizi e a base di solfato di calcio) vi è un riferimento alle normative nazionali, che devono essere utilizzate, se presenti.
L’umidità residua dei massetti Il tema rappresenta una novità del UNIEN 12644:2021, in quanto nella precedente versione non
* Ing. Clara Peretti Segretario Generale Consorzio Q-RAD
Figura 9. Tipologie di giunti
Tabella 2. Massima percentuale di umidità dei massetti con il metodo del carburo di calcio (CM)
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PRESTAZIONI ENERGETICHE DEI MATERIALI ISOLANTI: COME MISURARLE E COME VERIFICARE L’IDONEITA’ DI RAPPORTI DI PROVA E SCHEDE TECNICHE di * Corrado Colagiacomo
Introduzione L’avvento del Superbonus 110% ha sicuramente contribuito ad incentivare gli interventi di efficientamento energetico dell’involucro edilizio. Per una corretta valutazione del risparmio energetico risulta però fondamentale che le caratteristiche termiche dei prodotti per l’edilizia siano determinate con precisione. In quest’articolo verranno descritti in maniera sintetica i metodi di prova normati per la caratterizzazione termica dei materiali per l’edilizia ed in particolare degli isolanti termici, compresi gli isolanti non soggetti all’obbligo di marcatura CE. Verranno inoltre riportate le modalità di dichiarazione delle prestazioni dei materiali ed inoltre saranno messe in evidenza le informazioni minime che un rapporto di prova e/o una scheda tecnica devono contenere per essere ritenuti idonei.
• Metodo della doppia camera guardiata o calibrata (UNI EN ISO 8990); • Metodo radiale (UNI EN ISO 8497). I primi due metodi vengono utilizzati per la caratterizzazione di materiali omogenei (o costituiti dalla sovrapposizione di più strati superficialmente omogenei, ovvero privi di ponti termici). Nel metodo della piastra calda con anello di guardia il provino da testare viene posizionato tra elemento riscaldante ed elemento raffreddante (si veda fig.1). L’elemento riscaldante è costituito da un elemento centrale di misura e da un anello di guardia mantenuto alla stessa temperatura dell’elemento centrale, in maniera da generare un flusso termico monodimensionale attraverso il campione in prova. La conduttività termica è data dalla seguente relazione:
Metodi di prova per la caratterizzazione dei materiali isolanti La determinazione delle caratteristiche termiche dei materiali isolanti può essere effettuata mediante i seguenti metodi:
Dove: P potenza elettrica dissipata dall’elemento centrale (W); A area dell’elemento centrale (m2); s spessore del campione in prova (m) Tc – Tf differenza di temperatura (K) tra superficie calda e la superficie fredda del campione in prova
• Metodo della piastra calda con anello di guardia (ISO 8302, UNI EN 12667 e UNI EN 12664); • Metodo del termoflussimetro (ISO 8301, UNI EN 12667 e UNI EN 12664);
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Il s o f t w a r e p e r il c a lc o lo d e l c o e ffi c i e n t e H ’ T e d e l l a t r a s m it t a n z a te r m ic a m e d ia U m
E U R E K A c o n s e n t e l’a g g re g a z io n e d e lle in fo r m a z io n i re la t iv e a g li e le m e n t i o p a c h i, a g li e le m e n t i t r a s p a re n t i e a i p o n t i t e r m ic i e p u ò e s s e re u t iliz z a t o p e r c a lc o la re il c o e ffi c ie n t e H ’T , la t r a s m it t a n z a t e r m ic a m e d ia U m e la t r a s m it t a n z a t e r m ic a p e r le d e t r a z io n i.
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Alcuni titoli: • E ffi c i e n z a e n e r g e t i c a e s i c u r e z z a s i s m i c a n e l S u p e r b o n u s 1 1 0 % • C o n d u t t i v i t à t e r m i c a : c o s ’è e c o m e s i v a lu t a • E U R E K A , c a lc o lo d e l c o e ffi c ie n te H ’T e d e lla t ra s m it t a n z a m e d ia U m • L E T O , c o m e p re p a r a re l’A P E c o n v e n z io n a le p e r il B o n u s 1 1 0 % • E v e n t o A N I T - L a n u o v a n o r m a U N I 1 0 3 5 1 - K lim a h o u s e 2 0 2 1 • S u p e r b o n u s 1 1 0 % . L’e s p e r t o r is p o n d e - W e b in a r g r a t u it o c o n E N E A • B o n u s 1 1 0 % , a c h e p u n t o s ia m o ? • E C H O 8 .1 - In c o n t ro d i a p p ro fo n d im e n t o p e r i S o c i A N IT
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E U R E K A , c a l c o l o d e l c o e ffi c i e n t e H ’T e d e lla t r a s m it t a n z a m e d ia U m
E v e n to A N IT - L a n u o v a n o r m a U N I 1 0 3 5 1 - K lim a h o u s e 2 0 2 1
Figura 1: schema piastra calda con anello di guardia
Nel metodo del termoflussimetro invece la densità di flusso termico P/A viene misurata attraverso il salto di temperatura che si genera su uno strato di materiale calibrato posto in serie al campione in prova. La norma UNI EN 12667 si applica ai prodotti aventi una resistenza termica non minore di 0,5 m²·K/W, mentre la norma UNI EN 12664 si può applicare a campioni secchi ed umidi per resistenze non minori di 0,1 m²·K/W. Tale limite si può estendere a 0,02 m²·K/W con maggiori incertezze di misura. La differenza fondamentale tra le due norme riguarda le modalità di misura del salto di temperatura attraverso il campione. Nella norma EN 12667 tale salto termico viene misurato attraverso sonde annegate sulle superfici degli elementi riscaldanti e raffreddanti. Questa procedura non è tuttavia utilizzabile per i campioni aventi una bassa resistenza termica a causa dell’errore generato dalle resistenze termiche di contatto esistenti tra la superficie del campione e le superfici dell’apparecchiatura. Per ridurre l’effetto di tali resistenza termiche, la norma EN 12664 richiede di impiegare sottili
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fogli di contatto flessibili da inserire tra le superfici dell’apparecchiatura ed il campione in prova. In questo caso la misura del salto di temperatura attraverso il campione deve essere eseguita attraverso sottili sonde di temperatura (aventi uno spessore di pochi centesimi di mm) applicate direttamente sulla superficie del campione ed inoltre è necessario applicare sulle piastre una pressione non inferiore a 10 kPa. Siccome questa pressione potrebbe danneggiare un termoflussimetro, normalmente la prova secondo la norma EN 12664 viene eseguita mediante piastra calda con anello di guardia. Il metodo della doppia camera guardiata o calibrata viene impiegato per caratterizzare pareti che possono presentare anche eventuali ponti termici. La parete in prova viene posizionata tra la camera calda e la camera fredda come mostrato nelle figura 2 e 3. Nel metodo guardiato la camera di misura è circondata dalla camera di guardia che è mantenuta alla stessa temperatura di quella di misura.
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Figura 2: camera guardiata
Figura 3: camera calibrata
In queste condizioni tutto il calore generato elettricamente nella camera di misura attraversa il campione e la trasmittanza termica “U” viene valutata attraverso la relazione seguente:
Nel metodo calibrato (figura 3), la camera di misura è circondata direttamente dall’ambiente del laboratorio, quindi non è possibile annullare il flusso termico attraverso le sue pareti come nel metodo guardiato. In questo caso il flusso di calore disperso dalla camera viene valutato attraverso il salto termico esistente sulle sue pareti, dopo opportune calibrazioni. Nel caso delle pareti in muratura, provviste di eventuale isolamento termico, si può applicare anche il metodo della camera calda con termoflussimetri in accordo alla norma UNI EN 1934. In questo caso il flusso di calore attraverso la pa-
Dove: P potenza termica dissipata nella camera di misura (W); A area della camera di misura (m2); Tc – Tf differenza di temperatura (K) tra le due camere
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rete in prova viene misurato attraverso un termoflussimetro applicato sulla superficie calda della parete. Il termoflussimetro deve avere dimensioni sufficientemente grandi da ricoprire le disomogeneità presenti nella parete. Il metodo radiale secondo la norma UNI EN ISO 8497 si applica ai materiali isolanti per tubazioni circolari. L’elemento riscaldante è costituito da un tubo circolare alle cui estremità possono essere presenti due riscaldatori cilindrici mantenuti alla stessa temperatura per ridurre al minimo i flussi termici assiali (metodo guardiato), oppure possono essere presenti estremità calibrate per valutare tali dispersioni assiali.
ta fondamentale fornire una indicazione quantitativa della qualità del risultato, in modo tale che il fruitore della misura ne possa accertare l’attendibilità. Senza tale indicazione, ovvero l’incertezza associata alla misura, i risultati delle misurazioni non possono essere confrontati né tra di loro, né con valori di riferimento assegnati da specifiche o norme. Di seguito viene riportata una tabella di sintesi dove, per ogni metodo di indagine, è stata riportata l’incertezza tipica, ricavata grazie ad un’analisi matematica dell’incertezza e, in alcuni casi, verificata da confronti interlaboratorio. Da questa tabella si evince come la caratterizzazione termica dei materiali, per avere una affidabilità accettabile, deve essere eseguita in laboratorio seguendo metodi di prova normalizzati applicati in maniera corretta.
Incertezza di misura In qualsiasi ambito certificativo, volontario o cogente che sia, per ogni risultato di una misurazione relativa ad una grandezza fisica, risul-
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L’utilizzo di metodo alternativi si porta dietro una incertezza che rende la misura priva di ogni significato.
terni tramite appositi Decreti di abilitazione. L’elenco dei laboratori europei notificati per ciascuna norma di prodotto è consultabile sul sito della comunità europea denominato “NANDO”.
La dichiarazione delle prestazioni termiche: la conduttività termica dichiarata “λ_D “ Per i materiali isolanti per i quali esiste una norma armonizzata di prodotto la marcatura CE è obbligatoria e il produttore, per poter dichiarare il valore di conduttività termica dei suoi prodotti, deve eseguire le prove iniziali di tipo presso un Laboratorio Notificato, ovvero un laboratorio che abbia ricevuto una specifica autorizzazione da parte di uno stato europeo. In Italia la notifica per le norme sugli isolanti termici viene rilasciata dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero degli In-
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Il produttore è quindi tenuto alla redazione di una DoP (Dichiarazione di Prestazione) dove riporterà, tra le altre prestazioni, il valore di conducibilità dichiarato “λ D”, valutato secondo quanto previsto dalla relativa norma di marcatura. Di seguito viene riportata una tabella dove sono presenti le principali norme armonizzate di marcatura sia per gli isolanti legati all’edilizia, sia per quelli per applicazioni industriali.
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In assenza di norma armonizzata si può procedere alla marcatura CE in ambito volontario avvalendosi di un EAD e conseguente rilascio di un ETA da parte di un organismo di valutazione tecnica designato (TAB).
te rappresentativo della produzione devono essere state eseguite almeno 3 misure per poi applicare quanto previsto dalla norma per determinare la prestazione dichiarabile del prodotto.
In ogni caso, indipendentemente dalla scelta di marcare CE o meno in ambito volontario, in Italia continua ad essere in vigore il DM 02 Aprile 1998 “Modalità di certificazione delle caratteristiche e delle prestazioni energetiche degli edifici e degli impianti ad essi connessi” che riporta all’art.2 che “…l’obbligo di certificazione è limitato ai casi in cui nella denominazione di vendita, nell’etichetta o nella pubblicità sia fatto riferimento alle caratteristiche e prestazioni di cui all’allegato A, ovvero siano usate espressioni che possano indurre l acquirente a ritenere il prodotto destinato a qualsivoglia utilizzo ai fini del risparmio di energia.” Sempre nello stesso decreto all’art.3 viene previsto che “…la certificazione può essere costituita da una “dichiarazione del produttore” mediante la quale quest’ultimo o il suo mandatario stabilito nell’Unione europea attesta le caratteristiche e le prestazioni energetiche del prodotto indicate nell’allegato A e dichiara che dette caratteristiche e prestazioni sono state determinate mediante prove effettuate presso un laboratorio o certificate da un organismo di certificazione di prodotto, accreditati presso uno dei Paesi membri della Comunità europea, applicando le normative europee.” Quindi anche in assenza di obbligo di marcatura CE se il produttore commercializza il prodotto come “efficiente” da un punto di vista energetico deve procedere alla misura della conducibilità termica presso Laboratorio Accreditato. Non basta. Perché non è sufficiente una SINGOLA misurazione per determinare la prestazione del prodotto. Nel Decreto Requisiti Minimi del 26/06/2015 viene infatti richiamata la norma UNI EN ISO 10456 che fornisce un procedimento per la determinazione della conducibilità dichiarata dei materiali non coperti da marcatura CE. Affinché il valore dichiarato sia statisticamen-
Rapporti e schede tecniche: come verificare l’idoneità Abbiamo visto come il DM 02 Aprile 1998 preveda che, fatto salvo quanto richiesto dalla marcatura CE, qualora il materiale venga utilizzato ai fini dell’efficientamento energetico dell’involucro le sue caratteristiche debbano essere determinate tramite laboratori accreditati secondo standard elaborati dagli organismi di normazione europei. L’accreditamento dei laboratori di prova viene eseguito ai sensi della norma UNI EN ISO/IEC 17025, da appositi Enti appartenenti alla EA (European co-operation for Accreditation). In ciascun paese europeo esiste un solo ente di accreditamento che è visibile nel sito della EA (www.european-accreditation.org) . In Italia opera “ACCREDIA” nel cui sito (www.accredia.it) si può trovare l’elenco dei laboratori ed i relativi metodi di prova accreditati. È importante che le prove termiche siano accreditate poiché i risultati sono fortemente influenzati dalle condizioni termiche al contorno e quindi richiedono un rispetto rigoroso della procedura stabilita dalla norma. I laboratori accreditati forniscono a questo proposito maggiori garanzie, poiché sono sottoposti a visite ispettive annuali dove vengono presi in considerazione i seguenti requisiti previsti dalla norma UNI EN ISO/IEC 17025:
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1 competenza tecnica del personale del laboratorio; 2 taratura periodica di tutta la strumentazione riferita a campioni di riferimento internazionali; 3 rispetto della procedura di prova descritta nella norma di prova accreditata; 4 verifica della prova mediante campioni con caratteristiche certificate; 5 imparzialità del personale.
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Per riconoscere un rapporto di prova accreditata è necessario verificare che sia presente sul report il marchio dell’ente di accreditamento e il codice dell’accreditamento. In Italia si applica il marchio ACCREDIA (in precedenza SINAL) (si veda la figura 4).
•
Le principali anomalie riscontrabili nelle schede tecniche non idonee sono le seguenti: • norma di prodotto non applicabile; • metodologia di valutazione delle prestazioni non standardizzata (es. basata su consumi, rilievo in campo o metodi di “fantasia tecnica”; • viene riportato il valore di conducibilità iniziale o quello di una singola misurazione; • valori miracolosi.
I rapporti di prova accreditati sono riconosciuti e accettati in ambito nazionale, europeo ed internazionale in virtù di specifici accordi multilaterali di mutuo riconoscimento dell’EA e dell’ILAC (International Laboratory Accreditation Cooperation), sottoscritti da ACCREDIA e dagli Organismi di Accreditamento di altri Paesi.
In particolare per l’ultimo punto è importante precisare che, sebbene il Produttore non sia obbligato a fornire i rapporti di prova, in casi in cui i valori riportati in scheda tecnica siano molto prestazionali è sempre buona norma informarsi sull’attendibilità dei valori dichiarati, chiedendo al Produttore copia o gli estremi dei rapporti prova da cui tali prestazioni discendono. Il non fornire tali informazioni il più delle volte nasconde prestazioni non veritiere o basate su metodologie non normalizzate.
Figura 4: Logo Accredia
Per quanto riguarda le schede tecniche esse dovrebbero riportare le seguenti informazioni minime: • descrizione del prodotto; • nome commerciale; • riferimento alla norma di prodotto/EAD di riferimento (se presenti); • valore di conducibilità termica dichiarata “λD” da norma di prodotto o, in assenza di
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quest’ultima o di un EAD applicabile, secondo ISO 10456 (minimo 3 misure); metodo di prova standardizzato (esempio UNI EN 12667).
* Corrado Colagiacomo (Responsabile del Laboratorio di Trasmissione del calore Calcoli presso Istituto Giordano)
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TECNICI COMPETENTI IN ACUSTICA COSA È CAMBIATO A DUE ANNI E MEZZO DALLA PUBBLICAZIONE DELL’ELENCO NAZIONALE (ENTECA) di * Matteo Borghi
Introduzione A giugno 2019 scrissi un articolo apparso su NeoEubios 68 dal titolo “Tecnici competenti in acustica. Considerazioni a sei mesi dall’istituzione dell’elenco nazionale”. Oggi, dopo due anni e mezzo dalla pubblicazione online dell’elenco, propongo alcune semplici considerazioni sull’evoluzione del numero di TCA e sulla situazione di corsi abilitanti e corsi di aggiornamento. Tutti i dati riportati di seguito sono stati reperiti sul sito “ENTECA” (https://agentifisici.isprambiente.it/enteca/home.php)
Quanti sono i TCA A giugno 2021 il sito ENTECA riporta i nominativi di 11.646 tecnici competenti. Rispetto a dicembre 2018, data di prima pubblicazione dell’elenco, si riscontra un aumento di 1.928 unità. Marche, Emilia Romagna, Lombardia e Campania si confermano le regioni con il maggior numero di TCA. La Lombardia, con un incremento di tecnici competenti decisamente superiore alla media (+306), ha raggiunto i numeri di Marche ed Emilia Romagna. La tabella 1 il grafico 1 riportano i dati suddivisi per regione.
Tabella 1 – Numero di TCA suddivisi per Regione (dicembre 2018 vs giugno 2021)
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Grafico 1 – Incremento TCA (dicembre 2018 vs giugno 2021)
Corsi abilitanti da 180 ore Sul sito ENTECA risultano accreditati 113 corsi di formazione per l’abilitazione a tecnico competente. La regione con il maggior numero di corsi è la Lombardia (24 eventi) e alcune regioni e provincie autonome sembrano non aver ancora attivato nessun
corso (Grafico 2). Il Grafico 3 riporta il numero di eventi suddivisi “per anno” (riferito alla data di fine corso). Si osserva un sensibile incremento delle proposte formative nel 2020 e la presenza di alcuni eventi già programmati per i prossimi mesi.
Grafico 2 – Numero di corsi abilitanti per TCA (180 ore) dal 2017 al 2022 suddivisi per regione
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Grafico 3 – Numero di corsi abilitanti per TCA (180 ore) suddivisi per anno Per analizzare i dati occorre considerare che il sito riporta sia i corsi che sono stati effettivamente realizzati, sia quelli che sono stati cancellati per mancanza di iscritti, sia i corsi in programma in futuro. Inoltre i numeri relativi agli anni 2021 e 2022 varieranno nei prossimi mesi in funzione dei corsi che verranno attivati. La generale situazione di incertezza, che stiamo vivendo dall’inizio del 2020, non permette di fare ipotesi su come evol-
veranno questi dati nel prossimo futuro. Corsi di aggiornamento In questi anni si è osservato un sensibile incremento delle proposte formative per l’aggiornamento dei TCA. Ad oggi risultano pubblicati 749 eventi. La regione con maggior numero di corsi rimane la Lombardia (138), e solo il Molise sembra non aver attivato nessun corso (Grafico 4)
Grafico 4 – Numero di corsi di aggiornamento dal 2017 al 2022 suddivisi per regione Analizzando i dati in funzione della data di fine corso (Grafico 5), anche in questo caso si nota una importante crescita della proposta formativa nel 2020. È interessante evidenziare che la possibilità di realizzare questi eventi in modalità e-learning ha permesso di
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garantire continuità nell’aggiornamento professionale nonostante il periodo di pandemia. Inoltre tale modalità organizzativa favorisce la partecipazione ai corsi anche a tecnici che non risiedono nella regione in cui “formalmente” il corso è stato organizzato.
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Grafico 5 – Numero di corsi di aggiornamento suddivisi per anno Considerazioni sui corsi di aggiornamento Dalla fine del 2018 molti tecnici competenti hanno frequentato corsi di aggiornamento professionale per ottemperare alla richiesta, riportata nel D. Lgs. 42/2017, secondo la quale “gli iscritti nell’elenco nazionale devono partecipare, nell’arco di 5 anni dalla data di pubblicazione nell’elenco e per ogni quinquennio successivo, a corsi di aggiornamento per una durata complessiva di almeno 30 ore, distribuite su almeno tre anni”. Vari colleghi però non hanno ancora partecipato a nessun evento ed è lecito domandarsi entro quando occorre iscriversi al primo corso per non perdere la qualifica di TCA. Se si considera che la maggioranza dei TCA è stata inserita nell’elenco nazionale il 10 dicembre 2018 allora per tali utenti, interpretando il testo del decreto, è possibile disegnare la “time history” riportata in Figura 1.
Dalla figura si osserva che, per questi tecnici, i primi 5 anni termineranno il 10 dicembre 2023 ed il primo corso di aggiornamento deve essere svolto almeno entro la fine del 2021 (meglio se prima del 10 dicembre 2021). Si raccomanda comunque di verificare eventuali ulteriori o differenti indicazioni riportate nella normativa della propria Regione di residenza Il D. Lgs. 42/2017 inoltre indica che l’avvenuta partecipazione con profitto ai corsi di aggiornamento deve essere comunicata dal corsista alla propria Regione di residenza. Si suggerisce di verificare quali sono le procedure definite dalla propria Regione, di procedere in tal senso e di conservare con cura gli attestati di partecipazione agli eventi formativi. Ad oggi infatti non è ancora possibile consultare sul sito ENTECA il numero di ore di formazione accreditate al professionista.
Figura 1 – Time history corsi di aggiornamento
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Conclusioni A due anni e mezzo dall’istituzione dell’Elenco Nazionale dei Tecnici Competenti in acustica si osserva un importante aumento del numero dei TCA e l’attivazione di un significativo numero di corsi abilitanti e di aggiornamento. L’esperienza maturata in questi anni permette di proporre alcune considerazioni. Ad avviso di chi scrive sarebbe auspicabile che, anche al termine dell’emergenza sanitaria, venga mantenuta la possibilità di realizzare in modalità “a distanza” almeno alcune tipologie di corsi. Questa modalità infatti, oltre che risolvere problematiche legate alla pandemia, ha consentito a molti professionisti di frequentare eventi ai quali non avrebbero potuto partecipare per questioni logistiche. Inoltre, considerato il sensibile incremento dei corsi di aggiornamento e l’avvicinarsi della “scadenza” del 12 dicembre 2021, sarebbe opportuno attivare nuove funzionalità sul sito
ENTECA. Ad esempio, sarebbe utile per ogni TCA poter accedere ad una propria pagina personale, da cui sia possibile consultare le proprie ore di formazione professionale e comunicare la partecipazione a eventi formativi. Chi volesse approfondire le procedure per diventare TCA, e le prescrizioni legate a corsi abilitanti e corsi di aggiornamento, può farlo consultando il documento dal titolo “Tecnico Competente in Acustica – Facciamo chiarezza” (Fig. 2), elaborato da ANIT (Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico) e scaricabile dal sito www.anit.it nella sezione Pubblicazioni/Approfondimenti. Sul sito ANIT è anche possibile consultare l’elenco dei corsi per TCA organizzati dall’Associazione. * Matteo Borghi, Staff Tecnico ANIT.
Figura 2 – Approfondimento ANIT: TCA facciamo chiarezza (Marzo 2021)
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LA QUALITÀ ACUSTICA IN AMBIENTI SCOLASTICI SECONDO LA UNI 11532-2:2020 PARTE III MISURE POST-OPERAM di * Dario D’Orazio, Giulia Fratoni, Domenico De Salvio
1. INTRODUZIONE Il presente contributo è la terza parte della serie che riguarda la qualità acustica in ambienti scolastici secondo la UNI 11532-2:2020 e segue i precedenti “criteri generali e controllo della riverberazione in condizione di ambiente occupato” e “la distribuzione spaziale dell’energia sonora”. Se nei precedenti la trattazione ha riguardato le ragioni della norma e le modalità di validazione previsionali della norma in oggetto, questa parte descrive un esempio di realizzazione esecutiva, incluse le misure di collaudo post-operam.
tazione previsionale che la verifica post-operam. Considerando che l’assorbimento delle persone è significativo alle frequenze medio-alte, nel caso in oggetto il controsoffitto diventa la superficie più importante per concentrare l’assorbimento alle frequenze più basse. Per questo motivo sono stati alternati all’interno del controsoffitto elementi in cartongesso forato, alternati a isole di moduli di cartongesso non forato (vedi figure seguenti). Questa soluzione, o meglio la presenza di discontinuità di impedenza acustica data dall’alternarsi dei materiali, ha l’effetto di incrementare la diffusività del campo sonoro. L’aumento della diffusività del campo ha influenza su una corretta intelligibilità del parlato, e inoltre permette di realizzare le condizioni teoriche per le quali i valori di tempo di riverberazione calcolati con i modelli previsionali possono convergere sulle misure in opera Il trattamento del controsoffitto con materiale fonoassorbente è di circa il 60% della sua superficie totale. Questa percentuale è distribuita in maniera diffusa e non concentrata in alcune zone seguendo le linee guida della UNI già citate nel precedente contributo. Il corretto posizionamento e l’alternanza di parti assorbenti e riflettenti aiutano infine a limitare le riflessioni cosiddette dannose per l’intelligibilità del parlato e a enfatizzare quelle utili. In un’aula di queste dimensioni, inoltre, è necessaria la presenza di un impianto di amplificazione, il cui progetto e verifica saranno eventualmente oggetto di una trattazione futura.
2. APPROCCIO PROGETTUALE E REALIZZAZIONE ESECUTIVA Il caso studio è rappresentato da un’aula universitaria oggetto di una ristrutturazione completa. Con un volume di circa 1200 m3 è da considerarsi, come indicato dalla UNI 11532-2:2020, un’aula di grandi dimensioni (> 250 m3). Può ospitare N=260 studenti ed ha sedute in legno disposte a gradoni Come già analizzato nel primo articolo di questa serie, la progettazione dell’acustica di un’aula scolastica parte dal controllo della riverberazione in condizioni occupate, valutando un’occupazione dell’80% della capienza massima. Si è quindi ricavato il tempo ottimale in base al volume dell’ambiente e alla destinazione d’uso (categoria A3 della norma UNI 11532-2:2020). In funzione di tale valore ottimale di tempo di è stato individuato un intervallo di valori di riverberazione all’interno di cui far cadere sia la valu-
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Fig. 1: Vista interna dell’aula universitaria oggetto di studio del presente contributo.
Fig. 2: Pianta del controsoffitto modulare. Le fasce grigie indicano i moduli trattati con materiale fonoassorbente mentre le restanti zone bianche indicano i moduli riflettenti non trattati. 3. CARATTERIZZAZIONE ACUSTICA DELL’AULA La caratterizzazione acustica post-operam delle aule scolastiche, come descritto dalla UNI 115322:2020, è rimandata alle norme della serie UNI EN ISO 3382. Le misure sono state eseguite in condizioni di aula arredata e non occupata secondo il metodo “precision”, più in dettaglio sono state disposte 2 posizioni sorgenti e 12 posizioni microfoniche. Le sorgenti sono state posizionate in corrispondenza
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della cattedra, una al centro come indicato dalla UNI 11532-2, l’altra al suo fianco per prendere in considerazione un ulteriore uso comune dell’aula, cioè l’insegnante in piedi di fianco la cattedra. Le posizioni riceventi sono state disposte omogeneamente in tutta l’area predisposta per gli studenti. La sorgente utilizzata per condurre le misure è rappresentata da un dodecaedro calibrato mediante ISO 3741 (caratterizzazione del livello di potenza sonora in camera riverberante).
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Fig. 3: Disposizione delle coppie sorgente – ricevitore. I 4 ricevitori cerchiati in rosso corrispondono alle posizioni previste dalla UNI 11532-2. In ogni posizione microfonica è stata acquisita una risposta all’impulso monoaurale utilizzando un segnale di tipo Exponential Sine Sweep. Successivamente sono state elaborate in post-processing con il metodo della “backward integration” per ottenere i
tempi di riverberazione T30. I risultati dei tempi di riverberazione, mediati su tutte le posizioni e su entrambe le sorgenti, sono presentati in funzione della frequenza in bande d’ottava in figura 4.
Fig. 4: Tempo di riverberazione T30 misurato in funzione della frequenza in bande di ottava.
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I rombi neri indicano il tempo di riverberazione in aula non occupata, contrassegnato dal pedice “inocc”, mentre i rombi bianchi in condizioni di aula occupata all’80% della sua capienza massima, contrassegnato dal pedice “occ”. I cerchi invece indicano il tempo di riverberazione previsto in fase progettuale. I valori sono mediati su tutte le coppie sorgente-ricevitore. L’area colorata rappresenta i valori ottimali secondo UNI 11532-2. Il grafico riportato mostra come l’aula, a seguito dell’intervento di ristrutturazione e ad una progettazione accurata, riesca ad avere una riverberazione bilanciata. Questa caratteristica è la condizione base per avere un ambiente che riduce fortemente lo sforzo vocale dell’insegnate e lo sforzo di atten-
zione da parte degli studenti mantenendo un elevato livello di comfort per condurre al meglio la didattica. 4. ULTERIORI CONSIDERAZIONI Nel precedente contributo è stata introdotta l’importanza della distribuzione spaziale dell’energia sonora. È fondamentale, infatti, che i livelli di comfort siano ottenuti in tutto lo spazio e non solo in determinate posizioni. A tal proposito, sono stati analizzati i parametri di intelligibilità e di distribuzione dell’energia sonora in funzione della distanza sorgente – ricevitore. Quest’ultima è stata valutata mediante analisi del descrittore Sound Strength G (ISO 3382-1). Di seguito si riportano i grafici.
Fig. 5: Chiarezza C50, Speech Transmission Index STI e Sound Strength G in funzione della distanza sorgente – ricevitore. Le linee tratteggiate rappresentano le tendenze dei parametri misurati.
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Pur nella condizione ottimale di riverberazione ottenuta in fase progettuale e anche in fase post-operam, l’andamento del parametro G, esprimibile come il contributo di amplificazione dato dalle pareti dell’aula, decresce con la distanza. Dunque, si deduce che la divergenza geometrica influenza molto l’acustica di aule così grandi. Allo stesso modo, pur mantenendo valori molto alti, i parametri di intelligibilità C50 e STI decrescono con la distanza. Questo pone in prima linea la necessità di introdurre in fase progettuale la presenza di un impianto di amplificazione nell’aula. La sua progettazione sarà oggetto dei prossimi contributi.
medio-grave dello spettro (intorno alla banda di ottava dei 250 Hz). Sono state previste isole di materiali alternati (cartongesso forato e liscio) in modo da incrementare la diffusione all’interno dell’ambiente. Sono riportate inoltre le metodologie e i risultati della verifica strumentale dei descrittori acustici previsti dalla UNI 11532-2:2020. La scelta progettuale sul controsoffitto garantisce adeguate condizioni di diffusione. Questo, unito a una scelta dei materiali che si è rivelata efficace, permette di ottenere un’ottima corrispondenza tra i valori previsionali e i valori di collaudo. È stato infine verificato sperimentalmente il decadimento spaziale dell’energia sonora in un ambiente didattico, come introdotto teoricamente nel n. 74 (parte II dei tre contributi). Il decadimento spaziale dell’energia corrisponde a un decremento, all’aumentare della distanza sorgente-ricevitore, dei valori di chiarezza e di STI. In ogni caso i valori si mantengono sopra il limite normativi anche nelle situazioni peggiori.
5. CONCLUSIONI Nel presente contributo sono riassunte le scelte esecutive per la realizzazione di un controsoffitto in un’aula universitaria di grandi dimensioni, già progettata in un precedente contributo apparso nel n. 72 della rivista (parte I dei tre contributi). In ragione dell’assorbimento acustico degli occupanti (il cui peso aumenta al crescere della frequenza), l’intervento acustico nel controsoffitto è stato realizzato materiali non fibrosi e dalle caratteristiche risonanti, il cui assorbimento è concentrato nella regione
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* Dario D’Orazio, Giulia Fratoni, Domenico De Salvio, Università di Bologna.
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SUPERBONUS: IL PUNTO DELLA SITUAZIONE IN UNO STATO LEGISLATIVO IN CONTINUA EVOLUZIONE di * Daniela Petrone
Premessa Gli art. 119 e 121 del DL Rilancio n. 34 del 2020 convertito in legge con la n. 77 del 2020 sono quelli che hanno subito continui rimaneggiamenti dalla loro prima pubblicazione con tanti buoni propositi ma con pochi risultati rispetto agli obiettivi posti, in questo articolo analizziamo le modifiche più rilevanti e facciamo il punto della situazione. Partiamo dal testo coordinato dei due articoli che include le modifiche apportate da: • Legge n. 126/2020, • legge di Bilancio 2021 n. 178/2020, • Decreto Legge n. 59 del 6 maggio 2021, • Decreto Semplificazioni (Decreto Legge n. 77 - 31 maggio 2021).
31 dicembre 2021 al 30 giugno 2022 e per gli interventi effettuati dagli ex IACP, la proroga è dal 31 dicembre 2022 al 30 giugno 2023. Inoltre, con il DL n. 59/2021 è stato aggiunto il comma 8 bis : Per gli interventi effettuati dalle persone fisiche di cui al comma 9, lettera a), (si tratta di immobili dalle due alle quattro unità immobiliari con unico proprietario) per i quali alla data del 30 giugno 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 60 per cento dell’intervento complessivo, la detrazione del 110 per cento spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022. Per gli interventi effettuati dai condomini di cui al comma 9, lettera a), la detrazione del 110 per cento spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022. Per gli interventi effettuati dai soggetti di cui al comma 9, lettera c) (si tratta di ex IACP), per i quali alla data del 30 giugno 2023 siano stati effettuati lavori per almeno il 60 per cento dell’intervento complessivo, la detrazione del 110 per cento spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2023.
Legge Bilancio e DL 59 La legge di bilancio 2021 n. 178/2020 e il Decreto Legge n.59 del 6 maggio 2021 hanno introdotto, tra le modifiche più importanti, la proroga della misura. In realtà si tratta di una mini proroga di 6 mesi e solo per alcune categorie, dal
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In sintesi:
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E già qui troviamo una incongruenza tra i due articoli, le modifiche sopra riportate infatti riguardano solo l’art. 119 mentre all’art. 121 comma 1 è ancora scritto:
commissione Europea) la cessione del credito al 2022 solo per gli interventi del superbonus non per l’ecobonus e bonus casa…ah già perché questi ultimi due per oggi hanno validità solo fino al 2021 per poi essere rinnovati di anno in anno.
“1. I soggetti che sostengono, negli anni 2020 e 2021, spese per gli interventi elencati al comma 2 possono optare, in luogo dell’utilizzo diretto della detrazione spettante, alter nativamente:
Quella della cessione del credito ha costituito la possibilità di accesso all’agevolazione fiscale per tutti i beneficiari della detrazione, anche se non tenuti al versamento dell’imposta, anche agli incapienti e ai regimi forfettari, cioè a tutti coloro che sostengono le spese, compresi quelli che non potrebbero fruire della detrazione perché la loro imposta lorda è assorbita da altre detrazioni o non è dovuta. Occorre attendere la conversione in legge del DL 59/2021 per conoscere tempi e proroghe definitivi.
a. per un contributo, sotto for ma di sconto sul corrispettivo dovuto, fino a un importo massimo pari al corrispettivo stesso, anticipato dai for nitori che hanno effettuato gli interventi e da questi ultimi recuperato sotto for ma di credito d’imposta, di importo pari alla detrazione spettante, con facoltà di successiva cessione del credito ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri inter mediari finanziari; b. per la cessione di un credito d’imposta di pari ammontare, con facoltà di successiva cessione ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri inter mediari finanziari.” Salvo poi rettificare con la L.178/2020 (Legge di Bilancio 2021) che nei commi da 66 a 72 dell’art. 1 tratta tutte le proroghe al superbonus e alle opzioni alter native,aggiungendo all’art. 121 del DL Rilancio il comma 7 bis:
DL Semplificazioni Una delle modifiche rilevanti e discusse del DL n. 77/2021 (Decreto Semplificazioni) riguarda il titolo abilitativo da presentare per il Superbonus e lo stato legittimo da dichiarare. Obiettivo del DL Semplificazioni è appunto semplificare, accelerare i tempi, insomma, velocizzare la parte burocratica legata alla pratica edilizia in modo da poter partire con i lavori. Le dichiarazioni di accertamento di conformità urbanistica dell’immobile oggetto dell’intervento costituiscono un problema per gli enormi ritardi che sta creando nell’esecuzione degli interventi previsti dalsuperbonus, pertanto l’esigenza di semplificare è prioritaria ma non semplice.
«7-bis. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche ai soggetti che sostengono, nell’anno 2022,spese per gli interventi individuati dall’articolo 119». Per poi in parte ritrattare con il comma 74 in cui la stessa legge di bilancio 2021 riporta: L’efficacia delle proroghe di cui ai commi da 66 a 72 resta subordinata alla definitiva approvazione da parte del Consiglio dell’Unione europea. Restano fermi gli obblighi di monitoraggio e di rendicontazione previsti nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza per tale progetto.
Con l’art. 33 del DL Semplificazioni, a partire dal 1° giugno 2021, per beneficiare del Superbonus 110% non occorrerà più l’attestazione dello stato legittimo degli immobili. Nel dettaglio, l’art. 33 del Decreto Semplificazioni ha sostituito il comma 13-ter dell’art. 119 del D.L. Rilancio stabilendo che gli interventi agevolabili di cui al medesimo articolo, ad esclusione di quelli comportanti la demolizione e la ricostruzione degli edifici, costituiscono manutenzione straordinaria e sono realizzabili mediante comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA).
In sostanza nessuna certezza su un punto quale la cessione del credito che ha costituito la forza e la vera novità di questo superbonus e non solo di tutte le detrazioni fiscali in essere….eppure quel comma 7 bis sopra riportato estende (sempre dietro approvazione della
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Nello specifico l’articolo 33 elimina il precedente comma 13-ter (introdotto dalla Legge 126/2020) che recitava:
collocato in aggiunta a quello già presente, perché oggettivamente per come era scritto il comma 13-ter semplificava di molto gli interventi sulle facciate dei condomini. Se ad esempio, in un condominio si interviene con cappotto esterno e sostituzione di impianto centralizzato il progettista, con il vecchio comma 13 ter, sarebbe stato esonerato dal dover verificare la conformità edilizia e urbanistica di ogni singola unità immobiliare che costituiva l’edificio stesso, ma era sufficiente verificare che la facciata non presentasse difformità tipo verande chiuse o finestre aperte/ spostate.
13-ter. Al fine di semplificare la presentazione dei titoli abitativi relativi agli interventi sulle parti comuni che beneficiano degli incentivi disciplinati dal presente articolo, le asseverazioni dei tecnici abilitati in merito allo stato legittimo degli immobili plurifamiliari , di cui all’articolo 9-bis del testo unico di cui al DPR n. 380/2001, e i relativi accertamenti dello sportello unico per l’edilizia sono riferite esclusivamente alle parti comuni degli edifici interessati dai medesimi interventi. e ne introduce il nuovo:
Sul nuovo comma 13 ter occorre fare una premessa essenziale, i contenuti di questo comma 13 ter sono da intendersi come una sorta di “deroga temporanea” per dare attuazione e slancio allo strumento superbonus e incentivi fiscali visti i tempi ristretti e l’incertezza della proroga. Sarebbe opportuno portare alcuni di questi punti all’attenzione di una modifica più strutturale del testo unico dell’edilizia in questo momento non realizzabile e concretamente fattiva per i suddetti motivi temporali. Ora analizziamo il comma, ci dice che tutti gli interventi del solo Superbonus 110%, costituiscono manutenzione straordinaria e sono realizzabili mediante comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA), una CILA creata su un apposito modello per il Superbonus, ma...ATTENZIONE, questo discorso vale solo per il Superbonus e non per gli interventi che rientrerebbero in altre detrazioni fiscali come bonus facciata, bonus casa ed eco bonus. Sono rari e pochissimi i casi in cui si ha un superbonus puro e quindi i casi in cui questa CILA speciale non potrebbe essere utilizzata ricadendo nell’obbligo della dichiarazione dello stato legittimo dell’immobile.
13-ter. Gli interventi di cui al presente articolo, con esclusione di quelli comportanti la demolizione e la ricostruzione degli edifici, costituiscono manutenzione straordinaria e sono realizzabili mediante comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA). Nella CILA sono attestati gli estremi del titolo abilitativo che ha previsto la costruzione dell’immobile oggetto d’intervento o del provvedimento che ne ha consentito la legittimazione ovvero è attestato che la costruzione è stata completata in data antecedente al 1° settembre 1967. La presentazione della CILA non richiede l’attestazione dello stato legittimo di cui all’articolo 9-bis, comma 1-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380. Per gli interventi di cui al presente comma, la decadenza del beneficio fiscale previsto dall’articolo 49 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 opera esclusivamente nei seguenti casi: a) mancata presentazione della CILA; b) interventi realizzati in diffor mità dalla CILA; c) assenza dell’attestazione dei dati di cui al secondo periodo;
Altro aspetto: questa CILA speciale dovrà contenere gli estremi del titolo abilitativo che ha previsto la costruzione dell’immobile oggetto d’intervento o del provvedimento che ne ha consentito la legittimazione ovvero è attestato che la costruzione è stata completata in data antecedente al 1° settembre 1967, dove si trovano questi estremi? Se siamo fortunati e abbiamo a che fare con com-
d) non corrispondenza al vero delle attestazioni ai sensi del comma 14. Resta impregiudicata ogni valutazione circa la legittimità dell’immobile oggetto di intervento. Intanto riteniamo che il precedente comma 13-ter andasse mantenuto e il nuovo testo
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mittenti attenti e illuminati che conservano tutto potremmo avere copia del titolo abilitativo originario e comunque sempre con un pizzico di fortuna potrei rintracciarli nell’atto di proprietà ma la certezza la abbiamo solo facendo l’accesso agli atti presso l’ufficio tecnico comunale per la visura delle pratiche edilizie relative all’immobile. Quindi comunque spesso ci troveremo in quest’ultima situazione con conseguente perdita di tempo. Richiedere il titolo abilitativo nella CILA ( il cui attuale modello non lo richiede) a mio parere non è un’azione risolutiva, ci sono molti casi in cui negli atti di proprietà non è citato il titolo, visto che l’obbligo è entrato in vigore nell’85.
Perché non inserire nel modello in costruzione di CILA superbonus questa check list di domande/dichiarazioni del proprietario? In questo modo il proprietario è consapevole di “autodenunciare” la difformità dello stesso sapendo che potrà sanarla in seguito, chiaramente parliamo di un rischio calcolato, cioè di piccole difformità sanabili come tramezzature interne diverse non di certo di nuove volumetrie o difformità che comporterebbero la demolizione. D’altronde il comma 13 ter ha intrinseca la spada di Damocle costituita dalla frase “Resta impregiudicata ogni valutazione circa la legittimità dell’immobile oggetto di intervento.”Ogni abuso (non totale) e ogni difformità precedenti alla realizzazione degli interventi del Superbonus, restano comunque tali e quindi sanzionabili. In pratica, con le nuove disposizioni del DL Semplificazioni non sono cancellati i poteri sanzionatori e repressivi dell’amministrazione. Inoltre, restano fermi, ove dovuti, gli oneri di urbanizzazione.
Non apriamo poi la parentesi degli edifici realizzati prima del ‘ 67, anche se questa informazione è riportata nell’atto di proprietà va precisato che non ha valenza di legittimità edilizia e urbanistica. Nel mio lavoro di libero professionista, nell’analizzare l’iter costruttivo di un immobile, mi è capitato di avere tre le mani un atto di proprietà di un edificio in zona B di piano regolatore che riportava la famosa frase edificio costruito “ante 67”, la documentazione, fornitami dal proprietario; di un titolo abilitativo intermedio e un condono in cui il tecnico che l’aveva seguita riportava nuovamente la frase immobile realizzato “ante 67” ma facendo l’accesso agli atti era depositato presso il comune il permesso di costruire originario totalmente difforme da quanto realizzato.
Infine andrebbe fatta una correzione ortografica, spostando la disposizione finale con la quale si specifica che “resta impregiudicata ogni valutazione circa la legittimità dell’immobile oggetto di intervento” dalla lettera d) del comma in quanto non è correlata alla medesima. Altrimenti significherebbe che in caso di difformità il beneficio decade e quindi decade il senso di questo comma 13-ter. ANIT ha collaborato attivamente nel cercare di migliorare il testo del comma 13-ter, nei limiti del possibile, con questa proposta inviata sotto forma di emendamento al Senato:
Però, se l’obiettivo è snellire i tempi burocratici legati alla pratica edilizia e soprattutto rendere efficace la semplificazione è importante rendere certa e semplice la procedura per il professionista, slegando dall’asseverazione del tecnico lo stato legittimo dell’immobile e soprattutto attribuendo al proprietario, nonchè beneficiario dell’agevolazione, la responsabilità, attraverso magari una dichiarazione basata su una check list di informazioni essenziali per ricostruire il processo edilizio dell’immobile o almeno per attestare che l’edificio è costruito con un titolo abilitativo originario.
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All’articolo 33, comma 1, sostituire la lettera c) con la seguente: All’articolo33, comma1, sostituire la lettera c) con la seguente: “c)ilcomma13-ter è sostituito dal seguente: “13-ter. Gli interventi di cui al presente articolo, egli interventi previsti dall’art.1Legge 27 dicembre2006
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n. 296, dall’art.1comma 220 della legge 27 dicembre 2019,n.160, dall’art.16 bis del DPR 917/1986, anche qualora riguardino le parti strutturali degli edificio i prospetti,con esclusione di quelli comportanti la demolizione e la ricostruzione integrale degli edifici, costituiscono manutenzione straordinaria e sono realizzabili mediante comunicazione di inizio lavori asseverata(CILA).
vento previste dal presente articolo,è sufficiente la confor mità degli immobili stessi alla disciplina urbanistico-edilizia vigente alla data di presentazione della pratica edilizia(non è richiesta la dichiarazione di doppia confor mità per l’eventuale sanatoria edilizia prevista negli articoli 36e 37 del D.P.R. 380/2001). Per gli interventi di cui al presente comma, la decadenza del beneficio fiscale previsto dall’articolo 49 del decreto del Presidente della Repubblica n.380 del2001 opera esclusivamente nei seguenti casi:
La presentazione della CILA non richiede l’attestazione dello stato legittimo di cui all’articolo9bis,comma1-bis,del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001,n.380. In merito allo stato legittimo degli immobili,il proprietario o altro soggetto avente titolo,dichiara all’atto della presentazione,sotto la propria responsabilità,la condizione che l’immobile oggetto di intervento è stato realizzato con titolo abilitativo valido, se prescritto dalla legislazione o regolamentazione vigente all’epoca. La predetta dichiarazione,ad ogni effetto di legge,deve essere integrata dalla documentazione che attesti lo stato legittimo dell’immobile entro un anno dalla presentazione della CILA stessa.
a) mancata presentazione della documentazione attestante i lavori di cui al primo periodo (CILA); b) interventi realizzati in diffor mità dalla CILA presentata; c) assenza di dichiarazione del proprietario o altro soggetto avente titolo sullo stato legittimo dell’immobile
Sono da considerarsi legittimamente eseguiti,anche in presenza di diverse disposizioni nella regolamentazione comunale vigente all’epoca,mediante dichiarazione del proprietario,o altro soggetto avente titolo:
d) non corrispondenza al vero delle asseverazioni ai sensi del comma 13 a e 13 b dell’articolo119. In caso di opere già classificate come attività di edilizia libera ai sensi dell’articolo 6, comma 1 ,del Decreto del Presidente della Repubblica del 6 giugno 2001, dal Decreto del Ministero delle Infrastrutture del 2 marzo 2018° dalla nor mativa regionale,nella CILA è richiesta la sola descrizione dell’intervento fer mo restando l’obbligo di redigere e protocollare la relazione tecnica ex Legge 10/91.In caso di varianti in corso d’opera queste sono comunicate entro la fine lavori e costituiscono integrazione della CILA presentata.
• Gli interventi edilizi eseguiti prima del 31 ottobre1942, •
Gli interventi edilizi eseguiti dopo il 31 ottobre 1942 e prima del 1° settembre 1967,all’ester no della perimetrazione dei centri abitati o delle zone destinate all’espansione dell’aggregato urbano individuate dallo strumento urbanistico all’epoca vigente.
Per gli interventi sulle parti comuni che beneficiano degli incentivi disciplinati dal presente articolo le asseverazioni dei tecnici abilitati in merito allo stato legittimo degli immobili plurifamiliari,di cui all’articolo 9-bis del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001,n.380, e i relativi accertamenti dello sportello unico per l’edilizia sono riferiti esclusivamente alle parti comuni degli edifici interessati dai medesimi interventi. In ogni caso,per attuare tutte le tipologie di inter-
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* Daniela Petrone, Vice Presidente Soci Individuali ANIT.
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Volume 5 Prestazioni estive degli edifici
Volume 6 Classificazione acustica delle unità immobiliari
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Volume 4 Muffa, condensa e ponti termici
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Volume 3 Manuale di acustica edilizia
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Il manuale è stato sviluppato con l’intento di fornire informazioni specifiche, in maniera semplice e chiara, ai tecnici che decidono di approfondire il tema dell’acustica edilizia.
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Chi è ANIT ANIT è l’Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e Acustico. Fondata nel 1984, essa fornisce i seguenti servizi:
- stabilisce un centro comune di relazione tra gli associati; - promuove e diffonde la normativa legislativa e tecnica; - assicura i collegamenti con le personalità e gli organismi italiani ed esteri interessati alle problematiche di energetica e acustica in edilizia; - effettua e promuove ricerche e studi di carattere tecnico, normativo, economico e di mercato; - fornisce informazioni, consulenze, servizi riguardanti l’isolamento termico ed acustico ed argomenti affini; - organizza gruppi di lavoro all’interno dei quali i soci hanno la possibilità di confrontare le proprie idee sui temi dell’isolamento termico e acustico; - diffonde la corretta informazione sull’isolamento termico e acustico; - realizza e sviluppa strumenti di lavoro per il mondo professionale quali software applicativi e manuali. I SOCI Sono soci ANIT individuali: professionisti, studi di progettazione e tecnici del settore. Ogni Socio può, a titolo gratuito, promuovere localmente la presenza e le attività dell’Associazione. Sono Soci Onorari: Enti pubblici e privati, Università, Ordini professionali, ecc. Sono Soci Azienda: produttori di materiali e sistemi del settore dell’isolamento termico e/o acustico. Tutti i soci ricevono comunicazione delle novità delle normative legislative e tecniche, delle attività dell’Associazione - in tema di risparmio energetico, acustica, e protezione dal fuoco - oltre che gli strumenti e i servizi forniti quali volumi, software, e sconti. LE PUBBLICAZIONI ANIT mette a disposizione volumi di approfondimento e di supporto alla professione, manuali divulgativi, sintesi di chiarimento della legislazione vigente per i requisiti acustici passivi degli edifici e per l’efficienza energetica degli edifici, scaricabili dal sito internet (per i soli Soci) e distribuite gratuitamente in occasione degli incontri e dei convegni ANIT. I CONVEGNI ANIT organizza convegni e incontri tecnici di aggiornamento GRATUITI per gli addetti del settore. Gli incontri vengono organizzati in tutta Italia presso gli Ordini professionali, le Provincie e i Comuni sensibili alle tematiche del risparmio energetico e dell’acustica in edilizia. Ad ogni incontro viene fornita documentazione tecnica e divulgativa fornita dalle Aziende associate ANIT.
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´ neo-EUBIOS Periodico trimestrale anno XXII - n. 75 Marzo 2021 Direttore Responsabile Susanna Mammi Redazione TEP s.r.l. via Lanzone 31 20123 Milano tel 02/89415126
Grafica e impaginazione Claudio Grazioli Distribuzione in abbonamento postale Associato A.N.E.S. - Associazione Nazionale Editoriale Periodica Specializzata Stampa INGRAPH srl - via Bologna 104/106 - 20038 Seregno (MB)
Registrazione Tribunale di Milano n. 524 del 24/7/1999 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna sezione della rivista può essere riprodotta in qualsiasi forma senza l’autorizzazione dell’Editore.