
2 minute read
Dall’1 al 101 passando per altri numeri iconici
from Monza GP 2022
by Netweek
Facciamo un veloce ripasso su come funzionava in passato l’assegnazione dei numeri della Formula 1, specie in quegli anni degli inizi quando le cifre venivano pennellate a mano libera con della semplice vernice bianca su carrozzerie linde e prive di qualsiasi scritta, compresi i nomi degli stessi piloti. Negli anni Cinquanta per comincare la maggior parte degli organizzatori locali concedevano il numero di gara in base all’ordine d’arrivo della domanda d’iscrizione. Inoltre spesso si utilizzavano solo quelli pari con poche eccezioni, come nel caso dei gran premi inglesi o tedeschi. L’Italia, e cioè Monza e l’Automobile Club Milano, è stata una delle ultime a rinunciare ad avere soli numeri pari in griglia, la cui scelta è terminata con il Gran Premio d’Argentina 1973. Ci sono poi storie particolari, come il Gran Premio di Germania del 1952 quando la numerazione partiva dal 101 in avanti, assegnato proprio al nostro Alberto Ascari che poi vinse la corsa tedesca.

Advertisement
L’1, iconico allora come oggi, nelle prime stagioni veniva concesso con parsimonia, e per certi versi con reverenza, al punto che il primo a utilizzarlo è stato soprattutto Juan Manuel Fangio, a cui sono seguiti nelle stagioni successive piloti del calibro di Jim Clark, John Surtees, Jack Brabham, Denis Hulme, Graham Hill e Jackie Stewart, tutti Campioni del mondo dell’anno precedente.
Poi finalmente la Federazione ha stabilito di concedere ufficialmente, e non per scelta locale o semplice caso, l’1 al Campione del mondo uscente, e inoltre i team degli altri piloti avrebbero ricevuto la numerazione fissa in base alla loro posizione nella classifica Costruttori dell’anno precedente. Decisioni, prese durante la stagione 1973, che sarebbero entrate in vigore l’anno seguente.
Solo che Jackie Stewart, a cui spettava di diritto il numero 1 per il titolo appena vinto, nel frattempo aveva comunicato il suo immediato ritiro per cui la Federazione si è trovata a cercare una destinazione altrettanto meritevole. Salomonicamente il tanto sospirato 1 è stato destinato alla Lotus in quanto il team di Colin Chapman aveva vinto il Costruttori. A beneficiarne è stato lo svedese Ronnie Peterson, primo pilota a fare tutta la stagione con l’1 sui fianchi. In seguito ci sono stati altri casi in cui il Campione del mondo si è ritirato o ha cambiato categoria, ma in entrambe le volte, 1992 e 1993, la squadra vincitrice del titolo Costruttori era la stessa, per cui nello specifico la Williams ha deciso di far correre il suo pilota, Damon Hill, con lo 0. Altra storia quando il pilota lascia il team con cui si è laureato Campione del mondo e si porta l’1 in dote nella nuova squadra. Il primo è stato nel lontano 1978 Niki Lauda che ha salutato in malo modo la Ferrari per abbracciare la Brabham di Bernie Ecclestone. Ci hanno pensato poi Alain Prost e Michael Schumacher a rendere felici i tifosi Ferrari che si sono visti posizionare l’ambito 1 sulla amata Rossa pur avendo visto i medesimi piloti battere la Scuderia l’anno prima. C’è stato anche il caso dell’Arrows che si è trovata nel 1997, con Damon Hill transfuga dalla Williams, applicare il numero più ricercato sulle vetture di un team che però non ha mai vinto, ne prima ne dopo, nemmeno un gran premio.
Pe chiudere questo breve viaggio nel passato fa sorridere, ma anche pensare, come fra i tanti numeri utilizzati uno in particolare, il 27, sia stato legato a nomi ben impressi nella mente degli appassionati. Gilles Villeneuve e Ayrton Senna lo avevano sulle loro monoposto in tempi felici, ma anche altri fra cui Alan Jones nell’anno del titolo e il nostro indimenticato Michele Alboreto, al punto che una delle trasmissioni RAI più famose di quel glorioso periodo si chiamava proprio “Rosso 27”.