TURISMO 2020 In vacanza nel Paese piĂš bello del mondo
TURISMO 2020 In vacanza nel Paese più bello del mondo
I Sacri Monti Patrimonio dell’Unesco
Tra Piemonte e Lombardia, nove gioielli tra fede, natura, arte e cultura U
n patrimonio di fede, arte e cultura degno di essere tutelato anche dall’Unesco. È quello che propongono i nove Sacri Monti di Varallo, Crea, Orta, Varese, Oropa, Ossuccio, Ghiffa, Domodossola e Belmonte, che si trovano sulle montagne tra Piemonte e Lombardia e che sono composti da complessi di cappelle e architetture sacre del XVI e XVII secolo. Nati sulla spinta della Controriforma per contrastare la presenza luterana e dall’esigenza di avere luoghi di preghiera per chi non poteva recarsi fino in Terra Santa, oggi sono meta di pellegrini, ma anche di flussi turistici culturali visto che alla loro realizzazione parteciparono i migliori artisti dell’epoca: sono, infatti, composti da cappelle al cui interno sono rappresentate, con pitture e sculture, la storia di Cristo, la vita di Maria o dei Santi, o i misteri del Rosario. E proprio grazie al fascino della loro storia, alle architetture e alle opere d’arte che vi sono conservate, nel luglio 2003 sono stati inseriti nella lista dei beni di importanza mondiale tutelati dall’Unesco. Oltretutto, essendo straordinariamente integrati nella natura circostante composta da foreste, laghi e colline, offrono anche paesaggi e panorami straordinari che da soli meritano un viaggio e una camminata.
In Lombardia Sono due i Sacri Monti lombardi. Il più noto è il Sacro Monte di Varese, il cui cammino, che ripercorre i Misteri del Rosario, si sviluppa lungo il caratteristico acciottolato delle pendici del Monte Velate, in una splendida posizione panoramica sui laghi prealpini. Le cappelle furono edificate fra il 1604 e il 1698 e videro la partecipazione di importanti artisti lombardi, dal Morazzone a Francesco Silva, dai fratelli Recchi a Stefano Maria Legnani detto il Legnanino. Particolarmente famosa è la cappella della Natività perché, Sacro Monte di Varese
presenza di sant’Eusebio di Vercelli che avrebbe portato qui una statua lignea della Madonna che la leggenda voleva scolpita da San Luca: oggi si sa che quella statua, denominata Madonna Nera, è stata intagliata da uno scultore valdostano del tardo Duecento. Ma questa leggenda è all’origine anche del Sacro Monte di Crea, nel cuore del Monferrato, dove Sant’Eusebio avrebbe portato quella statua della Madonna già nel 350 d.C. In realtà, la decisione di realizzare questo Sacro Monte risale al 1589. Fu il priore lateranense della chiesa della Madonna Assunta di Crea, Costantino Massino, ad avere l’idea di realizzare un itinerario religioso in immagini per favorire la preghiera e
Sacro Monte di Ossuccio
sulla parete esterna, nel 1983 Renato Guttuso vi dipinse una versione contemporanea della Fuga in Egitto. Al termine del percorso si entra nel piccolo borgo di Santa Maria del Monte con le tipiche vie coperte e l’antico monastero delle Romite Ambrosiane. Dedicato ai Misteri del Rosario è anche il Sacro Monte di Ossuccio che si affaccia sulla sponda occidentale del Lago di Como: da qui si gode uno splendido panorama del Lario, dei monti e dell’isola Comacina. Nelle 14 cappelle del percorso (la 15a è il santuario dedicato alla Beata Vergine Maria del Soccorso), in stile barocco, sono presenti 230 statue in stucco e terracotta, a grandezza naturale, plasmate in gran parte da Agostino Silva. I costumi delle statue riproducono fedelmente l’abbigliamento signorile e popolare degli abitanti della zona in quel tempo.
In Piemonte Dei sette piemontesi partiamo da quello che dovrebbe essere stato ideato per primo: il Sacro Monte di Varallo. Qui, alla fine del XV secolo, il francescano Bernardino Caimi sognò
Dettaglio della cappella del Sacro Monte di Varallo
di costruire una piccola Terra Santa riproducendo i principali luoghi di Gerusalemme legati alla vita di Cristo che, in fase di Controriforma, voleva essere un grande catechismo illustrato con pitture e statue a grandezza naturale. E così sorsero le quarantaquattro cappelle affrescate e popolate da circa ottocento statue (in terracotta policroma o in legno, con abiti colorati, barbe e capelli ed espressioni naturali per coinvolgere il fedele nel dramma sacro) che videro all’opera Gaudenzio Ferrari, pittore e scultore, insieme a diversi altri artisti. Altrettanto famoso è il Sacro Monte di Oropa, situato a circa 1.200 metri di altitudine. Si tratta di un grande complesso, con due basiliche, quella Antica e quella Superiore, precedute da ampie corti fiancheggiate da edifici e portici. Il percorso devozionale, un po’ oscurato dalla grandezza del santuario, parte poco prima e si snoda per dodici cappelle, costruite a partire dal 1620, che raccontano la vita della Madonna. Ci sono poi altre cinque cappelle, lungo la parte terminale della salita che giunge a Oropa da Biella e a est del Sacro Monte, che sono dedicate ai santi e alla tradizione del santuario. L’origine del santuario si vuole legata alla
la meditazione e rinnovare la devozione mariana del luogo. Il percorso, suddiviso in 23 cappelle dedicate ai Misteri del Rosario e alla vita della Madonna, si conclude nella imponente Cappella del Paradiso dedicata alla Incoronazione della Vergine che offre uno spettacolare complesso scultoreo a cui hanno lavorato importanti artisti tra i quali MoncalBergamo
Sacro Monte di Domodossola
vo, i Prestinari e i de Wespin. Il più recente tra quelli inclusi nel sito Unesco è, invece, il Sacro Monte di Belmonte, voluto dal francescano Michelangelo da Montiglio che, di ritorno dalla Terra Santa, decise di dare il via alla costruzione di un nuovo percorso per illustrare la Passione e morte di Cristo, sulla falsariga di quello di Varallo. Le 13 cappelle, che si sviluppano lungo un cammino circolare sulla sommità del poggio di Valperga, con un percorso ad anello che parte dal santuario e vi fa ritorno, sono tutte allestite internamente da ignoti artisti della zona. Quello posizionato più a nord, circondato dalle Alpi ossolane e da tipici villaggi con pendii ancora coltivati con antichi vitigni, è il Sacro Monte di Domodossola. Partendo dalla città, lungo il colle Mattarella si snoda un percorso di dodici cappelle che rappresentano le stazioni della Via Crucis e tre cappelle che illustrano la Deposizione dalla Croce, il Santo Sepolcro e la Resurrezione. In cima al colle è posto il santuario ottagonale della Santa Croce, la cui costruzione iniziò nel 1657. Il luogo è noto anche perché, sul piazzale in cima al colle, il sacerdote e filosofo Antonio Rosmini fece erigere la Casa Madre della sua congregazione, i Rosminiani. Uno dei più affascinanti, dal punto di vista paesaggistico, è il Sacro Monte di Ghiffa, da cui si può godere un suggestivo panorama del Lago Maggiore. Posto lungo le pendici boscose del monte Cargiago, è il più piccolo dei Sacri Monti e comprende tre cappelle dedicate all’Incoronata, a san Giovanni Battista e ad Abramo, il santuario e il settecentesco porticato della Via Crucis. Altrettanto bello e suggestivo (ne parliamo anche nella pagina a fianco) è il Sacro Monte d’Orta. Sorge sulla collina che si eleva al centro della penisola di Orta San Giulio, situata sulla riva orientale del lago ed è l’unico che racconta, in 20 cappelle e 376 statue a grandezza naturale, gli episodi della vita di san Francesco.
TURISMO 2020 Una piccola gemma blu incastonata nel verde circondata da romantici borghi e tesori artistici e spirituali
Lago d’Orta Veduta del lago dal Sacro Monte (foto Alex Chichi - Magic)
I
l Lago d’Orta è una autentica piccola gemma, uno dei più suggestivi luoghi del Piemonte. Incastonato nel verde tra le Alpi e le colline boscose di castagno, faggi e pini silvestri, le sue rive sono caratterizzate da pittoreschi borghi antichi e straordinari panorami. Questo lago è una destinazione ideale per famiglie, coppie in cerca di un romantico momento di relax, amanti di sport, estremi e dolci, giovani e meno giovano che amano la natura. Tutti i paesi rivieraschi meritano una visita, come Omegna, il centro urbano principale nel punto più settentrionale del lago con il suo bel lungolago e il mercato del giovedì, o Pettenasco sul versante orientale, un piccolo paese storico che si è sviluppato con diversi hotel, ristoranti, bar e campeggi sul lungolago panoramico. Un po’ più a sud, però, ecco i più noti protagonisti. L’Isola di San Giulio, l’unica del lago, è dominata dalla sua splendida basilica
e un’abbazia benedettina abitata da silenziose monache che vigilano sulla Via del Silenzio. E sulla penisola antistante il magico borgo medievale di Orta San Giulio, luogo di altrettanto fascino per chi ama la pace e la tranquillità. E poi il Sacro Monte di Orta, patrimonio Unesco insieme agli altri Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia, realizzato nel 1590 su modello di quello di Varallo. Qui viene racconta la storia di San Francesco di Assisi attraverso 20 belle cappelle dall’architettura rinascimentale, elegante e austera, situate nel parco panoramico sopra le case di Orta. Grazie agli affreschi che creano l’ambiente e l’atmosfera, le statue policrome di grandezza naturale sembrano recitare la vita del santo in un grande teatro all’aperto. Dalla parte opposta del lago, poi, non va dimenticato il santuario della Madonna del Sasso, detto il “balcone del Cusio”, terminato nel 1748 e consacrata nel 1771: senz’altro il luogo più panoramico del Lago D’Orta.
Pedalando intorno al lago Il Lago d’Orta è certamente un luogo perfetto per gli amanti della bicicletta, sia da strada che mountain bike. E anche per le più moderne e-bike. Le strade e i sentieri che circondano il lago soddisfano anche i ciclisti da strada, che in 45 km possono fare il giro completo attraversando i caratteristici paesi. Mentre per gli amanti della mountain bike è proprio ideale splendide colline e cime montane poco distanti, con suggestivi boschi e pascoli dove i sentieri sono ben puliti e segnalati per la gioia di chi pedala in su e in giù, in lungo e in largo. Insomma, c’è l’imbarazzo della scelta, sia nel versante del Mottarone che nel versante di Quarna e Boleto. Invece, per chi vuole godere di questi bellissimi luoghi faticando un po’ meno ci sono diverse realtà che propongono soluzioni per il noleggio di bici elettriche e senza servo assistenza. Non mancano ovviamente i ricaricatori elettrici pubblici.
Una meta di sapori: cucina per tutti i gusti che valorizza il nostro territorio Oreste Primatesta
Presidente dell’Unione turistica del Lago d’Orta (www.lagodorta.piemonte.it)
N
on portate il panino da casa. Non fatevi questo torto, perché arrivare sul Lago d’Orta senza provarne la cucina, per tutti i gusti e per tutte le tasche, significa non conoscere a fondo i punti forti di un territorio che ha tanto da dire e raccontare anche attraverso i suoi sapori. La geografia, innanzitutto: le riviere cusiane sono una terra di mezzo, un fulcro d’incontro tra i sapori di pianura e di montagna, oltre a un insieme di espressioni proprie dell’ambiente lacustre. Basta posizionarsi a metà lago, e guardare a sud e a nord per averne la riprova: alle spalle della torre di Buccione, verso Gozzano e Borgomanero, si perdono gli orizzonti di una pianura che si ferma solo di fronte all’appennino ligure, molto al di sotto la linea del Po, attraversando le terre di risaia e le colline vinifere che, in realtà, arrivano quasi di rimpetto alle coste del lago. Dalla pianura sale fin qui anche la tradizione dei formaggi stracchini, come il Gorgonzola, di cui la provincia di Novara detiene il primato produttivo. A nord, invece, ci sono le Alpi con i loro formaggi e salumi, oltre a tradizioni di influssi lontani, come quelle della cucina walser che si spinge fino in Valsesia e in Val Strona. Il lago mette il resto, con i suoi pesci, oppure con i prodotti dell’orto che circondano la riviera. E, anche qui, i formaggi vaccini e caprini, e i dolci di tradizioni lontanissime, come le fugasce di frolla ancora tanto diffuse sulla riviera occidentale. La ristorazione, qui, è di livello: il Lago d’Orta è terra di cuochi, che da oltre un secolo varcano da protagonisti le cucine dei principali alberghi nel mondo. Esperienze di rilievo che hanno contribuito a rendere il territorio un’ambita meta gastronomica, dove cucina territoriale e internazionale si incrociano in un legame stretto. Sono tantissime le strutture che assicurano una ristorazione di qualità: dal ristorante di territorio, all’agriturismo, fino alle mete gourmet premiate dalla Guida Michelin con la stella del ristorante Al Sorriso a conduzione della famosa chef Luisa Vallazza, la Locanda di Orta con lo chef Andrea Monesi o, addirittura, la doppia stella Villa Crespi, con al timone lo chef-star Antonino Cannavacciuolo. Cucina internazionale, cucina di lago e territorio, ma anche cucina di montagna: ad esempio in Valstrona, dove resiste la tradizione del capretto arrosto, una prelibatezza autentica, o sul Mottarone, dove tra le altre cose si possono trovare le tipiche tome e i funghi porcini, dal tapulone borgomanerese, che si mangia con la polenta o con le patate e accompagnato con un buon bicchiere di vino Docg delle colline novaresi. Non resta che scegliere, sedersi a tavola e assaggiare: guardando al lago, pensando a un grande passato, immaginando il futuro gustando l’incedere del tempo tradotto nei piatti che distillano l’essenza di un territorio.
We Love Lake Orta
I ristoranti dell’Unione Turistica del Lago aspettano ogni giorno I ristoranti dell’Unione Turistica deld’Orta Lago vi d’Orta vi aspettano per vivere uniche, tavola gourmet allapiccola piccola trattoria trattoria ogni giornoemozioni dalla tavola di dalla classe d’albergo alla
Oltre 60 location dalla riviera alla collina per soddisfare tutte le esigenze in un luogo magico.
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TURISMO 2020
Giornate Fai d’Autunno
In vacanza nel Paese più bello del mondo
Villa del Balbianello (Tremezzina)
Foto: FAI - Adobe Stock
Due weekend per scoprire le bellezze d’Italia in totale sicurezza Antica Edicola dei Giornali - Mantova
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ille, castelli, giardini, sedi istituzionali, chiese, complessi conventuali e tante altre “chicche” come borghi, collezioni private, parchi, luoghi della produzione e del commercio solitamente chiusi o riservati a pochi si sveleranno attraverso punti di vista insoliti e racconti che meraviglieranno i visitatori. Prendere parte alle Giornate Fai d’Autunno 2020 vuol dire godere della bellezza che pervade ogni angolo del nostro Paese e “toccare con mano” ciò che il Fondo Ambiente Italiano fa per la sua tutela e valorizzazione. Quest’anno l’appuntamento con l’Italia più bella si fa in 4: per permettere a tutti di visitare in sicurezza 1.000 luoghi straordinari in 400 città, le Giornate d’Autunno raddoppiano su due fine settimana: 17 - 18 e 24 - 25 ottobre. Tutti i visitatori possono sostenere il Fai con una donazione libera online (sul sito www. giornatefai.it) - del valore minimo di 3 € - che consente di prenotare la visita, assicurandosi così l’ingresso nei luoghi aperti. La prenotazione è fortemente consigliata, dal momento che, per rispettare la sicurezza di tutti, i posti saranno limitati. E’ possibile anche iscriversi al Fai online (www.fondoambiente.it) oppure durante l’evento, così da garantirsi l’accesso alle aperture riservate agli iscritti. In occasione delle Giornate d’Autunno anche i Beni del Fai, che sono accessibili tutto l’anno, si mostreranno da prospettive inconsuete. Saranno proposte al pubblico visite speciali dedicate in particolare agli interventi per la sostenibilità ambientale. Ovviamente qui non possiamo presentare tutti i luoghi aperti, che si possono trovare sul sito dedicato, ma ne proponiamo alcuni in particolare.
Palazzo e Giardini Moroni - Bergamo Un percorso libero per conoscere Palazzo e Giardini Moroni. Per osservare con stupore gli affreschi seicenteschi dello Scalone d’onore realizzati da Gian Giacomo Barbello, una delle testimonianze più significative del Barocco a Bergamo. Per passeggiare tra aiuole e alberi potati ad arte nei giardini pensili e terrazzati di impianto seicentesco. Per l’occasione viene proposto un tour guidato che da Palazzo Mo-
Mantova offre diverse opportunità, come Palazzo Rizzini, dimora del XVI secolo, e la Chiesa di San Francesco, realizzata nel 1304 e ricostruita dopo i bombardamenti del 1944. Ma c’è una curiosità imperdibile: l’Antica Edicola dei Giornali, costruita a fine Ottocento in piazza Sant’Andrea, poi trasferita nel 1925 in piazza Canossa dove, dopo l’acquisto da parte del Fai e il relativo restauro, ha ripreso la sua funzione nell’ottobre del 1992.
Villa Necchi Campiglio - Milano
Palazzo Moroni (Bergamo)
Un gioiello architettonico nell’angolo più silenzioso di Milano: una raffinata casa degli anni 30, un delizioso giardino, un viaggio tra arredi preziosi che restituiscono fedelmente l’atmosfera di vivace mondanità dell’alta borghesia milanese. La visita a questo bene del Fai si focalizzerà su
roni conduce attraverso via Porta Dipinta, storico accesso alla Città Alta, alla Chiesa di San Michele al Pozzo Bianco, una delle più antiche e preziose di Bergamo.
Villa del Balbianello - Tremezzina (Como) Villa del Balbianello, con la sua loggia che domina il lago, la darsena rocciosa e gli incantevoli giardini a terrazze a picco sull’acqua, è il Bene del Fai più visitato. Le Giornate Fai saranno un’occasione per scoprire dal vivo questo giardino speciale, mentre la visita dell’interno sarà riservata solo agli iscritti.
Torre del Soccorso detta del Barbarossa - Tremezzina (Como) La Torre del Soccorso domina il panorama del Lago di Como fin dalla sua edificazione, avvenuta fra il XII e il XIII secolo, come parte di un Villa Fogazzaro Roi (Valsolda)
Parma, la Villa dei Capolavori Luigi(Gornate MagnaniOlona) Monastero didi Torba
sistema fortificato più ampio. Il 17 e 18 ottobre viene proposta una esclusiva visita storica e naturalistica: per raggiungere la Torre è previsto un percorso di 20 minuti a piedi, si consiglia pertanto l’utilizzo di scarpe comode.
Villa Fogazzaro Roi - Valsolda (Como) A Oria, piccolo borgo sulle rive comasche del Lago di Lugano, il ritmo sembra essere ancora quello ottocentesco che qui scandì buona parte della vita di Antonio Fogazzaro. Lo scrittore trascorse lunghi periodi nella Villa che oggi porta il suo nome e che gli fornì l’ispirazione per “Piccolo mondo antico”, il suo romanzo più conosciuto. Il 17 e 18 ottobre viene proposta una visita guidata della dimora ottocentesca e una visita accompagnata del giardino pensile e del terrazzino della contemplazione e dei caffè. Inoltre, grazie alla collaborazione con il Comune e la Pro Loco, si può partecipare a un tour guidato del borgo, poco conosciuto ma ricco di storia.
due aspetti: il giardino, con un focus sull’architetto Pietro Portaluppi, che ha progettato la villa e anche gli ambienti circostanti, come il Giardino Montanelli, e un percorso su ambiente e sostenibilità. Per gli iscritti ci sarà la possibilità di ammirare anche gli interni dell’edificio.
Palazzina Appiani - Milano Un gioiello neoclassico nel cuore di Milano, Palazzina Appiani è oggi una delle poche architetture rimaste a testimonianza degli ambiziosi piani di Napoleone che in questo luogo volle una tribuna d’onore per le sue apparizioni pubbliche. Sorse così una loggia dalle monumentali forme classiche aperta sull’anfiteatro dell’Arena Civica.
Castel Grumello - Montagna Valtellina (Sondrio) La Valtellina, per la sua posizione strategica tra l’Italia e l’Europa centrale, nel passato fu terra
TURISMO 2020
Una festa del patrimonio artistico e ambientale: visite sicure grazie alle guide e ai volontari
Castello della Manta (Manta)
di castelli e fortezze. Tra questi merita menzione il Castello de Piro al Grumello, più comunemente Castel Grumello, dal nome del dosso roccioso (“grumo”) sul quale fu edificato. Il 17 e 18 ottobre ci sarà la possibilità di partecipare alle visite guidate tenute dai volontari della Delegazione di Sondrio che avranno come focus principale la storia del Castello e l’ambiente naturale che lo circonda.
Alpe Pedroria e Alpe Madrera con visita a Palazzo Valenti - Talamona (Sondrio) Le Alpi Orobiche custodiscono un’area naturalistica di 200 ettari a Talamona. Stefano Tirinzoni ha collaborato con il Fai, a cui ha lasciato questo luogo splendido. Grazie alle guide del Parco delle Orobie Valtellinesi si potranno fare delle bellissime escursioni tra questi alpeggi, fin quasi ai 2.000 metri di altitudine. E grazie alla collaborazione con il Comune sarà possibile visitare Palazzo Valenti, raccontato dagli stessi proprietari.
Villa e Collezione Panza - Varese I visitatori potranno scoprire la Villa e la collezione di Giuseppe Panza di Biumo: duecento opere d’arte contemporanea, soprattutto americana. La visita prosegue in Giardino dove si potranno scoprire le installazioni frutto della creatività e della sensibilità degli artisti che hanno dato vita a una feconda riflessione tra arte e natura. Inoltre, per gli iscritti, esperti botanici accompagneranno alla scoperta delle specie presenti.
Monastero di Torba - Gornate Olona (Varese) Immerso nei boschi, nel cuore della valle Olona, il primo Bene Fai e patrimonio dell’Unesco si offre a molteplici letture, non ultima quella agricola e produttiva, che sarà oggetto del privilegiato racconto di queste giornate: il Fai ha avviato un progetto volto alla salvaguardia e valorizzazione delle api, la cui sopravvivenza è oggi messa duramente a rischio.
rama pittorico piemontese tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento.
Castello e Parco di Masino – Caravino (Torino) Un percorso per scoprire in libertà le sale del sontuoso castello, gli alberi più importanti dell’immenso parco monumentale, il vigneto e il panorama dal belvedere. Nel corso della giornata sarà all’opera uno degli ultimi artigiani esperti di posa delle “sterne”, le pietre di fiume che costituiscono il manto dei viali di accesso del castello, ripristinati dal Fai. La visita al labirinto si arricchisce con la presenza de l’apicoltura le Querce, che dal 2020 cura circa 20 arnie all’interno del parco. Inoltre, dal 23 al 25 ottobre al Castello di Masino torna l’edizione autunnale della “Tre giorni per il giardino”, lo storico appuntamento per gli amanti del florovivaismo di qualità.
«Queste giornate, sorelle di quelle di primavera, nascono come festa del patrimonio italiano, artistico e architettonico ma anche ambientale – ci racconta Silvia Cavallero, area manager Fai Piemonte e Liguria - Oltre ai Beni Fai, che sono normalmente aperti, la proposta viene allargata ad altri luoghi che ci vengono affidati per l’occasione e di cui diventiamo custodi, grazie al lavoro dei volontari e delle delegazioni sparse su tutto il territorio nazionale. A questo proposito vorrei sottolineare che per le visite viene chiesto un piccolo contributo che permette di sostenere la Fondazione nella sua opera». I luoghi da visitare sono tantissimi. «Accedendo al sito delle Giornate Fai (www.giornatefai.it) – aggiunge Cavallera - è possibile prenotare le visite e trovare tutte le aperture, anche quelle vicine tra loro, così da poter scoprire tutte le bellezze del territorio, spesso sconosciute». «Queste giornate permetteranno di visitare Beni del Fai e altri beni messi a disposizione solo per questa occasione – ci spiega Giuliano Galli, area manager Fai Lombardia Prealpina – Proporremo delle visite per tutti, chiedendo una simbolica offerta di 3 euro, e altre esclusive per gli iscritti al Fai, o per chi chi si iscrive al momento. Non è obbligatoria, ma vista la situazione che stiamo vivendo è caldamente consigliata la prenotazione. Da quando abbiamo riaperto i nostri beni, non abbiamo mai riscontrato problemi, confidiamo pertanto nella pazienza dei visitatori e siamo certi della professionalità del nostro personale e dei volontari per far rispettare tutte le regole di sicurezza. Inoltre, possiamo contare sulla collaborazione della Protezione Civile e dei carabinieri, anche in pensione. E da quest’anno pure della Croce Rossa Italiana, che sarà presente in molti luoghi per spiegare la loro missione e darci una mano». I beni del Fai vedranno la presenza di guide esperte della Fondazione, mentre gli altri beni saranno aperti grazie ai volontari delle varie delegazioni locali. «Le delegazioni – sottolinea Galli - propongono ogni anno dei beni diversi, per dare la possibilità ai visitatori di scoprire bellezze sempre diverse e soddisfare anche la richiesta delle amministrazioni locali di poter far conoscere case private o luoghi pubblici di solito chiusi. D’altronde le Giornate del Fai richiamano sempre tanti visitatori». Abbazia di San Fruttuoso (Camogli)
Castello della Manta – Manta (Torino) Sullo sfondo del Monviso si staglia una fortezza medievale dal fascino severo, che nel suo salone baronale custodisce una delle più stupefacenti testimonianze della pittura tardogotica profana. Una visita guidata racconta la storia di questo luogo attraverso le sale, gli affreschi e le persone che lo hanno abitato nei secoli. Mentre la visita speciale per gli iscritti permette di entrare nei giardini normalmente chiusi al pubblico. La collaborazione con il territorio permetterà di avere degli ospiti d’eccezione: il 17 e 18 ottobre una buona mela sarà donata dall’Azienda Lagnasco Group a tutti i visitatori; il 24 ottobre si potranno gustare i vini del Consorzio delle Colline Saluzzesi; il 25 un apicoltore spiegherà il valore delle api e l’importanza della loro difesa.
Abbazia di San Fruttuoso - Camogli (Genova) Costeggiando il Parco Naturale che da Camogli conduce a Portofino, appare come un angolo di paradiso sul mare, incastonata in una piccola insenatura protetta da una torre cinquecente-
sca, e felicemente integrata con il suo contesto naturale. Eppure proprio l’inaccessibilità del luogo e la presenza di una sorgente d’acqua dolce ne fecero, nell’VIII secolo d.C., un sito ideale per la fondazione di una chiesa. Ricostruita nel X secolo come monastero benedettino, dal Duecento l’Abbazia intrecciò le sue sorti con quelle della famiglia Doria che nel 1983 decise di donare l’intero complesso al Fai, rendendolo visitabile tutto l’anno. In occasione delle Giornate del 17 e 18 ottobre sarà possibile integrare la visita con una passeggiata nel borgo di Camogli.
Casa Carbone - Lavagna (Genova) Una casa di famiglia perfettamente integra,
Torre e Casa Campatelli - San Gimignano (Siena) Torre e Casa Campatelli è un palazzo settecentesco che sorge nel borgo di San Gimignano, di cui ingloba una delle famose torri medioevali. Dimora alto-borghese toscana tra Ottocento e Novecento, la casa racconta attraverso arredi, decorazioni, quadri e memorie private l’atmosfera e le vicende di una tipica famiglia toscana e di una società di altri tempi. La visita termina all’interno della torre medioevale, alta 28 metri, che ha mantenuto il suo aspetto originale.
Villa Della Porta Bozzolo - Casalzuigno (Varese) Villa Della Porta Bozzolo accoglie i visitatori per una visita libera alla Villa e al Giardino. I partecipanti potranno scoprire le sale affrescate e arredate della dimora di delizia e il suo scenografico giardino di impianto settecentesco. Una visita speciale condurrà fino al villaggio dipinto di Arcumeggia, mentre grazie a esperti si potranno scoprire piante e fiori del giardino. Infine, solo per gli iscritti ci sarà la possibilità di visitare la piccola biblioteca.
Villa dei Vescovi - Luvigliano di Torreglia (Padova)
Collezione Enrico a Villa Flecchia - Magnano (Biella) Costruita tra il 1955 e il 1970, la Villa si colloca in una posizione spettacolare che domina il Canavese. All’interno, oltre agli arredi, la dimora custodisce una preziosa collezione di dipinti del XIX secolo, frutto della passione dell’architetto Piero Enrico per artisti che, fecero parte del pano-
come sospesa nel tempo, esemplare della vita, del gusto dell’abitare e degli interessi di una tipica famiglia borghese di fine Ottocento. La collezione al suo interno sarà protagonista sabato 17 grazie alla presenza di un esperto orologiaio, che ne cura la manutenzione e racconterà il suo lavoro. Domenica 18 una storica racconterà lo sviluppo della città tra 800 e 900 e come Casa Carbone si colloca in questo contesto. Invece il 24 e 25 ottobre l’attenzione sarà tutta per il piccolo ma prezioso giardino, con la presenza dell’architetto capo giardiniere che spiegherà come prendersi cura di un giardino, in particolare di limoni e ortensie.
Villa dei Vescovi - Luvigliano di Torreglia
Le Giornate Fai d’Autunno sono un’occasione unica per scoprire una villa cinquecentesca nel contesto unico del Parco dei Colli Euganei, che nasce come un esperimento di sintesi tra uomo e natura, e in particolare la sua anima agricola, botanica e produttiva. L’offerta si snoderà secondo varie tappe, che consentiranno ai visitatori, grazie a una visita libera agli interni e al parco, di approfondire la storia e l’architettura di questo luogo.
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Rocca scaligera di Sirmione
Un tuffo nella storia
Dal Castello Sforzesco a quello di Rivoli, dalla Rocca Scaligera di Sirmione alla Fortezza di Sarzanello
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n viaggio nella storia. E’ quello che si può fare visitando alcuni dei tanti castelli disseminati nel nostro Paese. Anzi, più che un viaggio: una vero e proprio tuffo nella storia. Perché visitare un maniero o una fortezza è un po’ come tornare indietro nel tempo per entrare in una nuova dimensione. Senza dimenticare che i castelli si trovano spesso in posizioni straordinarie e offrono panorami unici, dando l’opportunità di scattare foto davvero uniche. Allora, andiamo a scoprire alcuni dei più noti.
Valle d’Aosta E’ sicuramente la regione che, in rapporto all’estensione del suo territorio, offre il maggior numero di castelli, incorniciati tra vigneti e castagneti, in posizioni uniche e suggestive. Diciamo subito dell’imperioso Castello di Bard, che rappresenta uno dei migliori esempi di fortezza di sbarramento di primo Ottocento: oggi ospita anche il Museo delle Alpi e ha vari spazi in cui trovano posto importanti mostre temporanee. Altrettanto famoso e visitato è il Castello di Fénis, il più scenografico castello medievale della regione, un tempo appartenuto alla potente casata degli Challant. E sparpagliati per la Valle d’Aosta meritano una visita i resti del Castello di Cly col suo poderoso donjon, il Castello Gamba a Châtillon, il massiccio Castello di Ussel, primo esempio valdostano di castello monoblocco, il Castello di Verrès, costruito fra il 1361 e il 1390 da Ibleto di Challant sulle rovine di un’antica fortezza, il Castello di Issogne, con la celebre fontana del melograno in ferro battuto, il Castello di Introd, a 880 m di quota, su un terrazzo dominante la valle della Dora Baltea, e il Castello di Sarre che i Savoia usavano per i soggiorni di caccia nella regione.
Castello di Fénis Castello di Racconigi
comparire il Castello della Manta (che oggi fa parte dei beni Fai). Nato come casa-forte nel XIII secolo e poi trasformato in residenza signorile, custodisce nella Sala Baronale il suo “pezzo forte”: il ciclo di affreschi delle nove Eroine e i nove Prodi, raffigurati quasi a grandezza naturale accanto alla leggendaria Fontana della Giovinezza. Dopo essere stato per molti anni oggetto di diversi lavori di recupero e di restauro, il Castello Visconteo Sforzesco di Novara è oggi completamente rinnovato, grazie alla stretta collaborazione nata tra Unione Europea, Regione Piemonte e Comune di Novara. Nato nel XIII secolo come torre militare per controllare la città, diventato la principale fortezza dei Visconti e trasformato poi in carcere, il Castello Visconteo Sforzesco per secoli ha visto trascorrere all’interno delle sue mura la vita di Novara. Dopo un lungo e complesso periodo di ristrutturazione, oggi il Castello è tornato ad essere il fulcro delle attività sociali della città oltre che la cornice di eventi, concerti e iniziative culturali.
Castello di Vezio
Piemonte Nel cuore verde del parco ottocentesco di Torino, il Castello del Valentino ha conosciuto nei secoli diverse destinazioni d’uso prima di diventare sede della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino: una trasformazione radicale all’inizio del XIX secolo lo ha decretato, infatti, sede di rappresentanza e di ricevimento. Appena fuori città troviamo il Castello della Mandria, immerso nei 3.000 ettari dell’omonimo Parco naturale. Edificato durante la creazione della Reggia di Venaria per l’allevamento
delle cavalle di razza, venne in seguito destinato da Vittorio Emanuele II a uso abitativo, divenendo ben presto sua residenza e luogo prediletto. Il Castello di Rivoli è il primo museo dedicato all’arte contemporanea in Italia: nato nell’XI secolo come roccaforte militare, il castello è oggi sede del Museo d’Arte Contemporanea e Castello del Valentino
presenta una prestigiosa collezione e grandi mostre temporanee in un originale contesto storico-architettonico. Da oltre mille anni, il Castello di Masino, dimora sontuosa di una delle più illustri casate piemontesi immersa in un immenso parco monumentale, domina la vasta piana del Canavese da un’altura antistante la suggestiva barriera morenica della Serra di Ivrea. Nel Cuneese si resta ammirati dal Castello reale di Racconigi, e dal suo vasto parco. Esempio tra i più significativi in Europa della sensibilità verso la natura e il paesaggio propria del Romanticismo, visitare il Castello di Racconigi oggi significa non solo rivivere i fasti di Casa Savoia ammirando gli arredi originali e la splendida collezione di ritratti, ma anche passeggiare tra serre e cascine e avvistare le cicogne che nidificano nel parco, oasi di grande interesse naturalistico. Nelle Langhe, circondati da borghi e colline, troviamo il Castello di Govone, fortezza di epoca medievale, ricostruita nelle attuali forme barocche dai conti Solaro e scelta da Carlo Felice come villeggiatura estiva. Il Castello di Govone è famoso anche per il giardino settecentesco all’italiana, dove fioriscono numerose varietà di rose e una rara specie di tulipano selvatico. Risalendo le colline a sud di Saluzzo, ecco
Lombardia Non c’è dubbio: per la Lombardia non si può che partire dal Castello Sforzesco di Milano. Fatto costruire da Gian Galeazzo Visconti nel 1368, appena fuori le mura medievali della città, è oggi un vero scrigno che custodisce tantissimi gioielli: dalla Pietà Rondanini, straordinaria opera di Michelangelo, al Museo degli Strumenti musicali, dalla Raccolta d’Arte applicata, al Museo d’Arte antica (con la favolosa Sala delle Asse e il pergolato opera di Leonardo), fino a La Sala del Tesoro con gli affreschi del Bramante. È da far risalire, invece, al padre Galeazzo II Visconti il Castello di Pavia, oggi sede dei Musei Civici, che fu costruito nel 1360 sull’area limitrofa a S. Pietro in Ciel d’Oro: allora comprendeva un grandioso parco di caccia, che si estendeva originariamente per una decina di chilometri. Qui lavorarono pittori come Bonifacio Bembo, Zanetto Bugatto e Vincenzo Foppa: di particolare bellezza il decoro con imprese viscontee sul cielo stellato della “Sala Azzurra”, le figure del Cristo morto e dei Santi nell’originaria cappella (al pian terreno), i motivi a tappezzeria e le immagini muliebri su sfondo di rose (primo piano). Sempre alla famiglia Gonzaga appartenne anche il Castello di San Giorgio a Mantova, fatto costruire nel 1395 appena preso possesso della
TURISMO 2020 città: un classico edificio a pianta quadrata costituito da quattro torri angolari e cinto da un fossato con tre porte e relativi ponti levatoi. La sua notorietà è legata soprattutto alla famosissima “Camera Picta” o Camera degli Sposi, grande capolavoro di Andrea Mantegna. Realizzata tra il 1465 e il 1474 in uno spazio angusto e quadrato (8 metri per 8), l’artista riesce a dare l’illusione di sfondare le pareti con la pittura, come se lo spazio fosse dilatato ben oltre i limiti fisici della stanza: in particolare, il soffitto diventa un’apertura e il cielo si popola di amorini e fanciulle. È, invece, da ricondurre al grande condottiero Bartolomeo Colleoni il Castello di Malpaga nel comune di Cavernago (Bg): lo acquistò nel 1456, dal Comune di Bergamo, e lo trasformò in una fortezza inespugnabile, campo di alloggiamento per i suoi soldati e magnifica residenza. Le pareti del castello sono quasi interamente affrescate (molti affreschi sono attribuiti al Romanino) e costituiscono non solo una viva e bellissima testimonianza artistica ma anche una testimonianza degli usi e del modus vivendi dell’epoca. Torniamo indietro nel tempo al Castello di Vezio che si affaccia sul Lago di Como, su un promontorio che domina l’abitato di Varenna. Quando si diceva di splendidi panorami, qui ne abbiamo uno straordinario esempio, con scorci incantevoli sul lago e sui dintorni. Si tratta di un antico avamposto militare di origine basso medioevale eretto a difesa e controllo del lago e dei borghi circostanti dalla regina longobarda Teodolinda. Da segnalare la torre di avvistamento a base quadrata, accessibile tramite un piccolo ponte levatoio e visitabile fin sulla sommità e i rapaci del piccolo centro di falconeria che si esibiscono in alcune occasioni. Chiudiamo con la Rocca scaligera di Sirmione, raro esempio di fortificazione lacustre-marino. Bagnata su tutti i lati dalle acque del lago di Garda, presenta le mura e le tre massicce torri maggiori, caratterizzate dalle merlature a coda di rondine tipiche di ogni costruzione scaligera e un imponente mastio alto 47 metri, sotto al quale si trovava la prigione. Per chi volesse poi proseguire sulla sponda lombarda del Lago di Garda, potrà incontrare tutta una serie di rocche e manieri: a Desenzano, a Padenghe, a Moniga, a Manerba...
Veneto Anche il Veneto presenta diverse roccaforti, segno tangibile della sua storia, spesso collegate a un sistema di città murata tipica della tradizione veneziana. Postazione militare fin dall’epoca romana, Marostica ha poi occupato un ruolo strategico di rilievo sia per Bassano che per Vicenza. Nell’VIII secolo il re dei Longobardi Astolfo realizzava un castello sul colle Pausolino. L’attuale aspetto risale al XIV secolo e fu opera degli Scaligeri, Signori di Verona. Risale infatti al 1312 l’edificazione, da parte di Cangrande della Scala, del mastio del Castello “da Basso” e del Castello Superiore; successivamente Mastino II completò il Castello Inferiore; nel 1372 invece Cansignorio della Scala iniziò la costruzione della cinta muraria, che racchiude il colle Pausolino e la pianura sottostante, unendo i due castelli: il Castello Superiore e il Castello “da Basso. La Rocca di Asolo è il simbolo della città; si presenta sulla sommità del monte Ricco (310 m) come una solida fortificazione militare. Edificata tra la fine del XII e l’inizio del XIII ebbe funzioni di presidio per la città. Dai suoi spalti è possibile ammirare tutto il paesaggio circostante con uno sguardo che dalle Dolomiti arriva a Venezia. La provincia di Verona è ricca di queste testimo-
Toscana
Castello di Sammezzano
Castello della Manta (Manta)
Castello D’Albertis
nianze. Nella città di Romeo e Giulietta, si deve a Cangrande II della Scala l’erezione nel 1354 del Castello di San Martino in Aquaro (poi detto Castelvecchio), sulle sponde dell’Adige, che ospita il Museo d’arte antica e moderna. Passata la città in mano ai Milanesi, tra il 1390 e il 1395 Gian Galeazzo Visconti edificò anche Castel San Pietro. L’incantevole borgo di Malcesine, situato sulla “Riviera degli Ulivi”, accoglie con il suo splendido Castello realizzato su uno scoglio a strapiombo sul lago e ricostruito dagli Scaligeri nel XIII secolo, oggi sede del Museo di Storia naturale del Garda. Sempre sul grande lago, a Torri del Benaco troviamo il Castello Scaligero con le tre torri merlate, che risale al XIV secolo e che accoglie un interessante Museo etnografico con sezioni dedicate alle incisioni rupestri preistoriche, alla pesca e all’olivicoltura. A Monselice, la “porta degli Euganei” la Rocca federiciana, con la sua ricca collezione d’armi e armature, domina dalla sommità del colle la pianura sottostante. La struttura è una fusione di strutture edificate in momenti successivi: la massiccia torre d’Ezzelino (XIII sec.), il castelletto e la casa romanica (XI-XII secolo), l’addizione dei Marcello (XV sec.).
Liguria Guardano sul mare, oppure sono nascosti sulle Alpi; ma anche in Liguria non mancano castelli che val la pena visitare. Partiamo da Ponente e a Sanremo troviamo il Forte Santa Tecla, un tipico esempio di architettura militare del Settecento, uno dei pochi rimasti intatti sulla costa ligure. A Finale Ligure, invece, troviamo, nella frazione di Perti, Castel Gavone che era la sede principale dei marchesi Del Carretto, signori di Finale, costruito alla fine del XII secolo sopra il colle del Becchignolo, lo sperone roccioso che domina FinalCastello di Malcesine
borgo. La cinta rettangolare esterna fu eretta nel secondo o terzo decennio del XVI secolo. A Genova, merita di essere visitato il Castello D’Albertis, una dimora storica fatta edificare nel 1886 su di un antico bastione delle Mura trecentesche sulla collina di Monte Galletto dal capitano di mare Enrico Alberto D’Albertis: oggi è sede del Museo delle culture del mondo e del Museo delle musiche dei popoli. Particolarmente suggestivo è il Castello della Pietra, antica fortificazione sita alle spalle di Genova, nel comune di Vobbia, nell’omonima valle tributaria del torrente Scrivia. È situato in una pittoresca posizione elevata tra due speroni di conglomerato roccioso che ne costituiscono i naturali bastioni ed è raggiungibile soltanto a piedi. Direttamente sul mare è, invece, il Castello di Rapallo, simbolo della città. Costruito a partire dalla seconda metà del XVI secolo dopo un’incursione dei pirati turchi, contiene anche una piccola cappella dedicata a san Gaetano con la caratteristica cupoletta con campana, ben visibile all’esterno del castello. Scendiamo verso la Toscana e troviamo il Castello di Lerici, una fortificazione a base poligonale che si erge in posizione dominante sul promontorio roccioso dell’insenatura di Lerici, in provincia di La Spezia. Concludiamo con la Fortezza di Sarzanello che domina, dall’alto, la Val di Magra: è composta da due elementi di fabbrica distinti, entrambi a pianta triangolare, collegati attraverso un ponte volante, così da formare una sorta di rombo costituito da due triangoli.
La regione è costellata da fortezze medievali, molte delle quali sono state convertite in musei, cantine, ristoranti e persino alberghi. Il Castello Malaspina di Fosdinovo è uno dei più belli e meglio conservati della Lunigiana: la torre fortificata risale addirittura all’XI secolo e venne ampliata in epoche successive, con torrette e torrioni difensivi. Nel 1340 il Castello venne ceduto dai Nobili di Fosdinovo a Spinetta Malaspina e divenne il centro politico e militare dei feudi legati alla loro famiglia. Il Castello oggi ospita un museo, un centro culturale dedicato alle arti contemporanee, una residenza per artisti e scrittori e un piccolo bed and breakfast. Il percorso museale prevede una visita guidata in tutti gli ambienti principali, tra cui la stanza dove soggiornò Dante Alighieri, nonché una sosta nella camera dove secondo la leggenda dimora il fantasma del Castello, la giovane Bianca Maria Aloisia, che qui fu murata viva perché innamorata di uno stalliere contro il volere dei nobili genitori. Il Castello di Meleto si erge maestoso nell’incantevole paesaggio senese di Gaiole in Chianti, al termine di un piacevole viale fiancheggiato da cipressi e ginepri. Il Castello apparteneva ai monaci benedettini della Badia a Coltibuono e il nome “Meleto in Chianti” è citato, per la prima volta nel 1269, nel “Libro degli Estimi” dei Guelfi fiorentini, come proprietà della famiglia di Rainerii de Ricasolis. La famiglia Ricasoli, nel corso dei secoli, ne ha ampliato e abbellito la struttura: oggi il Castello conserva da un lato le massicce fortificazioni quattrocentesche, con l’imponente torre cilindrica costruita per sfuggire alle artiglierie, dall’altro la grazia signorile della villa nobile, con le sue stanze arredate e decorate e un impareggiabile teatrino settecentesco. Il Castello di Sammezzano è uno dei luoghi più misteriosi e affascinanti della Toscana. Situato a Leccio, nel Fiorentino, è stato costruito a metà Ottocento come monumento all’arte orientale dal marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona. Sammezzano è un incredibile mix di elementi arabeggianti ispirati all’Alhambra di Granada, simboli massonici e addirittura indiani: archi maestosi, pareti finemente intarsiate, arabeschi e sale a tema. Il Castello di Poppi, icona storica del Casentino in provincia di Arezzo, con la sua struttura imponente e ben conservata nei secoli, si erge maestoso in uno dei borghi più belli d’Italia. Furono i Conti Guidi a volerne l’edificazione nel XIII secolo, il Castello ha subito nel tempo numerosi rimaneggiamenti ma è giunto ai giorni nostri in perfetta integrità.
Appuntamenti da non perdere Il Mercatino di Natale di Bolzano festeggia 30 anni Il Mercatino di Natale di Bolzano si prepara a festeggiare la sua 30esima edizione. Era il 1991 quando per la prima volta il Comune di Bolzano e l’Azienda di Soggiorno e Turismo riuscirono a portare nel capoluogo altoatesino, la città italiana più mitteleuropea, la consolidata tradizione dell’area germanica del Christkindlmarkt. Iniziò così la storia di successo del Mercatino di Natale di Bolzano che nell’edizione 2019/2020 ha contato oltre 635mila visitatori in 40 giorni di apertura. L’inaugurazione si terrà giovedì 26 novembre e l’ultimo giorno sarà il 6 gennaio 2021. Naturalmente l’edizione di quest’anno non potrà non tenere conto della particolare situazione che stiamo vivendo. È stato elaborato a livello provinciale un piano di sicurezza condiviso tra tutti i 5 Mercatini Originali dell’Alto Adige. Un piano agile, adattabile al mutare eventuale delle condizioni, ma in grado di prevedere e attuare tutte le misure necessarie per garantire agli ospiti un´esperienza, come sempre, unica, pur nel rispetto delle disposizioni.
È un Autunno Pavese diffuso sul territorio Fino al 29 novembre è ancora Autunno Pavese. Lo storico appuntamento si è rinnovato trasformandosi in un evento diffuso sul territorio. Ed è diventato davvero un viaggio nella cultura enogastronomica di quest’area tra eventi esclusivi: degustazioni, laboratori, percorsi guidati, abbinamenti e altro ancora… Organizzata da Paviasviluppo in collaborazione con Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese e Consorzio Club del Buttafuoco Storico, la manifestazione coinvolge una trentina di aziende del comparto enoagroalimentare pavese che saranno protagoniste del #tipicamentebuono proponendo un calendario di iniziative svolte direttamente presso le loro sedi. Per informazioni si veda www.autunnopavesedoc.it.
TURISMO 2020 In vacanza nel Paese più bello del mondo
F
oliage, basta la parola. Non per bere un digestivo come recitava una vecchia pubblicità, ma per immaginare boschi che diventano tavolozze di colori caldi, dal rosso all’arancione, dal giallo al marrone, pensare a paesaggi fantastici che trasmettono un fascino favoloso e magico e cominciare ad assaporare un’atmosfera tranquilla e profumata. E che bello anche solo desiderare di fare una passeggiata in una di queste foreste, sentendo sotto i piedi lo scricchiolare delle foglie calpestate… Ma perché solo immaginare questo spettacolo? Vi segnaliamo, allora, qualche località dove vivere da vicino questa straordinaria esperienza.
Autunno nei boschi Immersi in un magico foliage, alla ricerca di funghi e castagne le frequenti esondazioni. Ma ancora più adatto al nostro scopo, come dice il titolo di un altro percorso che ha aderito alla giornata nazionale del Trekking Urbano, è l’itinerario torinese “Foliage e grandi alberi al Valentino” che si svolge, appunto, all’interno del grande Parco del Valentino tra piste ciclabili, sentieri e giardini: si tratta di un percorso storico-naturalistico, alla scoperta della storia e della ricca vegetazione del Parco, che si distingue particolarmente per il patrimonio naturalistico, con una flora molto diversificata fatta di platani monumentali e grandi piante “esotiche”. In questo periodo merita una visita anche il fantastico parco naturale situato nello stupendo scenario delle Alpi Biellesi: la bellissima Oasi Zegna dove vengono organizzate delle facili passeggiate di un paio d’ore, adatte anche ai bambini, per ammirare il foliage nelle faggete del Bosco del Sorriso o tra i castagni che circondano i Santuari della Madonna della Brughiera e della Novareia. Per info e prenotazioni: 015.0990725, 349.6252576, overalp@overalp.com. E poi ancora un tour nelle Langhe piemontesi, che durante il periodo autunnale vedono le
Val d’Ayas
Valle d’Aosta Tra le montagne della Valle d’Aosta oltre ai caldi colori del rosso o del giallo, del marrone o dell’arancione, non mancherà anche il verde, vista la grande quantità di conifere, verdi tutto l’anno. Le località suggerite anche dal portale regionale dedicato al turismo sono molteplici: dal bosco di faggi della frazione di Courtil, a 7 km da Bard, al parco del castello Passerin d’Entreves, a Châtillon, con i suoi alberi monumentali, i numerosi aceri rossi e il giardino rinascimentale francese, dall’arboreto Borna di Laou (luogo del lupo) a Verrès, risalendo la strada regionale della Val d’Ayas, la cui variegata vegetazione è illustrata da cartelli con nomi scientifici e comuni, fino al Parque d’Euntrebeun, in località Entrebin, sulla collina di Aosta, che ospita una varietà di circa 200 specie arboree d’affascinante qualità cromatica, grazie al giallo di frassini ed olmi e all’arancio dei castagni.
Piemonte E se vi dicessimo che si può ammirare questo straordinario spettacolo autunnale comodamente seduti su un treno? Potreste anche non crederci, ma il Treno del Foliage esiste veramente e si sposta tra il Piemonte e il Canton Ticino, sul percorso della Ferrovia Vigezzina-Centovalli, storica linea che congiunge Italia e Svizzera dal 1923. Fino al 15 novembre permetterà, salendo sui suoi vagoni bianchi e blu, di immergersi tra boschi e vallate selvagge che si tingono di tutte le tonalità del rosso, giallo e arancione. Ogni ora i treni che collegano il borgo di Domodossola all’elegante cittadina svizzera di Locarno, affacciata sul Lago Maggiore, attraversando la Valle Vigezzo e le Centovalli, viaggiano lungo un percorso di 52 km con vedute spettacolari e scorci panoramici inLanghe piemontesi
fiammati dai colori autunnali. I biglietti speciali sono in vendita sul sito www.vigezzinacentovalli.com. E la prenotazione è obbligatoria. Ma sbrigatevi, perché per alcune giornate i biglietti sono già esauriti. Certo non mancano anche altre occasioni, come quella offerta da alcune località piemontesi che quest’anno hanno aderito alla giornata nazionale del Trekking Urbano che si tiene il 31 ottobre 2020 con il tema: “Com’è GREEN la mia città”. E’ il caso, ad esempio, del percorso “Tra acque e boschi, il cammino verde di Druento” situato all’interno del Parco La Mandria nei pressi di Torino. Si tratta di un antico borgo abitato da agricoltori e commercianti di legnami, sovrastato da un avamposto militare, dove nel XII secolo fu costruita una cappella consacrata a San Giuliano Martire. Rimangono di quel periodo i ruderi del castello, noti sotto il nome di Castlass, e la chiesetta di San Giuliano. Il percorso inizia proprio dal Borgo Rubianetta, com’era chiamato Druento, per poi seguire il cammino storico che gli abitanti del nucleo primitivo furono costretti a percorrere per costruirne uno alternativo finalizzato a risolvere i problemi di comunicazione causati dalla presenza di numerosi corsi d’acqua e del-
Andar per funghi, con molta attenzione
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oschi, valli e pinete rappresentano l’habitat ideale per la crescita dei funghi. È importante sapere che ogni zona ha la propria regolamentazione in materia: è quindi necessario informarsi sulle disposizioni locali. Le zone migliori per trovare funghi in Piemonte sono due: il Canavese, ossia il territorio tra Torino e la Valle d’Aosta, in particolare Cossano, e il Cuneese, e più in generale il confine a sud con la Liguria. Un posto dove si possono trovare funghi porcini in gran quantità è la Val Casotto, tra Mondovì e Garessio. La Liguria è perfetta per la raccolta dei funghi, soprattutto all’interno delle Foreste regionali di Testa d’Alpe, Monte Ceppo, Gerbonte, Barbottina, Cadibona, Tiglieto, La Fame, Gottero. La zona migliore per raccogliere i porcini in Lombardia è probabilmente la pro-
vincia di Sondrio, i boschi della Bassa Valtellina in tante diverse località. Famosissimi per i porcini, nell’Alta Valtellina, i boschi intorno a Oga. Nella provincia di Bergamo, il primato spetta alla Val Brembana. Intorno al Lago di Como le zone migliori per i porcini sono soprattutto i boschi della Valle d’Intelvi più alti, vicini al confine svizzero. Passando in Toscana, le foreste della Valtiberina abbondano di porcini e ovuli in autunno. Un’eccellenza che nasce nella zona “alta” della regione e che vanta un’antica origine storica è il Fungo di Borgotaro Igp, che si trova nell’area di confine tra le province di Parma e Massa Carrara (in particolare Pontremoli e Zeri). Merita una citazione anche il fungo del Monte Amiata, che ha ottenuto l’Indicazione geografica protetta.
TURISMO 2020 colline e i vigneti tingersi dei colori caldi della stagione, oppure nel bellissimo Parco Nazionale Gran Paradiso, per ammirare i boschi di larici che si infiammano delle sfumature di giallo, rosso, arancione e marrone e le praterie alpine che si imbiondiscono al punto che sembra di trovarsi in un incredibile tavolozza di colori, come succede se si percorre il sentiero del vallone del Roc, sopra Noasca.
Lombardia Se dovessimo elencare le località dove in questi giorni si può osservare un suggestivo foliage in Lombardia, forse non basterebbe il resto dell’articolo. Ci limitiamo a citare quegli itinerari che suggerisce anche il portale turistico regionale. A cominciare dalla Via Francigena: probabilmente anche i viandanti medievali che si incamminavano in autunno lungo i 140
km del percorso lombardo, tra la Lomellina e il Lodigiano, avranno goduto di questo straordinario paesaggio che si snoda tra risaie e vigneti, abbazie e castelli, querce e pioppi. Da non perdere anche la greenway della Val Brembana, in particolare nel tratto tra Zogno e Lenna, dove le tracce della ferrovia sono ancora presenti: 19 km e un dislivello di 180 metri, tra fitti boschi. Ma anche oltre, ad Ambria e a San Pellegrino Terme dove ci sono zone boschive che d’autunno si tingono di mille sfumature. Una piccola deviazione su una mulattiera, da Oneta, porta alla Casa d’Arlecchino, la dimora dei ricchi mercanti Grataroli dove aveva lavorato, prima di darsi al teatro di strada, un servitore buffo. Merita lo sforzo di una camminata di un paio d’ore, tra gli gnomi e i folletti della Riserva Naturale del Sasso di Malascarpa, la scoperta dello Spirito del Bosco. Siamo a Canzo, in provincia di Como, e si deve percorrere un dislivello di 400 metri, smorzato da scalette e tornanti, da Prim’Alpe, dove parte il Sentiero dello Spirito del Bosco, fino alla località Terz’Alpe. Qui compaiono gli Spiriti del bosco: le sculture in legno e pietra a forma di folletti, uccelli e scoiattoli che fuoriescono dai tronchi, realizzate
Laghetto di Roana sull’Altopiano di Asiago
Castello D’Albertis
Lomellina
dall’artista Alessandro Cortinovis. Chissà se anche i soldati che proteggevano il confine italiano con la Svizzera avranno apprezzato, in questi periodi, il foliage che accompagna la cosiddetta “Linea Cadorna”? Oggi è diventata un itinerario naturalistico e uno dei tratti più affascinanti da percorrere in autunno è quello nei boschi di Marzio, nel Varesotto: quattro ore di cammino andata e ritorno che uniscono anche naturali affacci di belvedere sul Monte Rosa e sul lago di Lugano. I colori del foliage si snodano, invece, tra il blu del cielo e quello del lago lungo la “Via dei Monti Lariani”: più di 120 km facilmente frazionabili lungo la sponda occidentale del Lago di Como, da Cernobbio a Sorico, in un percorso fatto di mulattiere e faggete, alpeggi e muretti, baite e chiesette.
Veneto
Gite nei boschi a caccia di castagne
L’
autunno è indubbiamente la stagione adatta per una gita nei boschi a raccogliere la regina della stagione, la castagna. Si può andare anche nel bosco dietro casa, oppure andare in cerca di prodotti che hanno ottenuto il riconoscimento Igp o Dop a livello europeo. La tipica castagna valdostana si trova soprattutto nella zona compresa tra Châtillon e Pont-Saint-Martin e all’imbocco della Valle del Lys, dove si concentra l’80% dei castagneti della regione. Lillianes è conosciuto come il paese delle castagne, perché è il maggior produttore valdostano di questo frutto. Nel villaggio di Albard di Bard è stata riallestita nel cuore di un magnifico castagneto una “grehe”, caratteristico fabbricato rurale usato per essiccare le castagne.Il Piemonte è davvero ricco di boschi dove raccogliere le castagne, ma in due aree specifiche troviamo prodotti di altissima qualità. Nella provincia di Cuneo, tra il Po e il Tanaro, si può trovare la Castagna di Cuneo Igp, una delle più pregiate, croccante dal sapore dolce e delicato. Poi, in Val di Susa si trovano ben cinque tipologie di marroni coltivati da millenni: il marrone di San Giorio di Susa, il marrone di Meana di Susa, il marrone di Sant’Antonino di Susa, il marrone di Bruzolo e il marrone di Villar Focchiardo. In Lombardia i boschi dove trovare casta-
gne sono tantissimi, ma ne segnaliamo alcuni più interessanti: il Parco di Montevecchia e della Valle del Curone, in provincia di Lecco; i boschi di Brinzio, in provincia di Varese, alle pendici del monte Martica, con percorsi molto semplici e adatti alle famiglie; in Valtellina sono rinomate le castagne di Albaredo per San Marco; nel Triangolo Lariano, in particolare a Barni, dove si erge il colossale castagno “Castanum de Buncava”. In Veneto val la pena cercare tre delizie: nel trevigiano troviamo il Marrone di Combai, tra il fiume Piave e il confine con il Friuli Venezia Giulia, e il Marrone del Monfenera, nell’area pedemontana del Grappa e del Montello, entrambi prodotti Igp; mentre in territorio veronese, tra le pendici del Monte Baldo e il Lago di Garda, si produce il Marrone di San Zeno Dop. La Liguria, che ha tra i dolci tipici proprio il Castagnaccio, offre la Castagna Brodasca, a Levanto e nella Val di Vara, e la Castagna Gabbiana, in Val Bormida e nell’entroterra savonese-imperiese. In Toscana, la terra del Marronne Mugello Igp, varietà di castagna tutelata ed esclusiva di questa zona, offre un percorso da scoprire a piedi tra boschi e castagneti con la Strada del Marrone del Mugello di Marradi. La montagna della castagna è però il Monte Amiata, dove si può raccogliere un prodotto Igp.
Anche qui non mancano località dove in questo periodo il foliage la fa da padrone. Si pensi al Parco Regionale della Lessinia, in provincia di Verona, dove i colori degli alberi si mischiano col fenomeno del carsismo che ha creato forme incredibili, come il Ponte di Veja, l’arco naturale più grande d’Europa, e la Spluga della Preta, un abisso che sprofonda per circa mille metri. Per ammirare il foliage uno dei luoghi migliori è la Valle delle Sfingi con i suoi affascinanti monoliti di calcare simili a sfingi egizie, circondati da faggeti che in autunno risplendono di sfumature ramate e dorate. Poi il ben noto Altopiano di Asiago, in provincia di Vicenza, che ogni anno organizza addirittura una festa dedicata al foliage, svoltasi nei giorni scorsi. Qui si possono raggiungere mete a piedi o in mountain bike e lungo il percorso ammirare lo spettacolo della natura, dal Passo d’Alpaca a Cima Ekar, dalla Valbella alla Val Forbice. Infine, un’atmosfera davvero particolare la si può incontrare nei dintorni di Feltre, nel Bellunese. In particolare intorno al Santuario intitolato a San Vittore e Santa Corona, a circa 3 chilometri dal centro di Feltre, da cui si godono panorami mozzafiato e da dove si può prendere il Sentiero Natura, ben segnalato e alla portata di tutti, che attraversa prati e boschi che in autunno risplendono dei colori più caldi.
Liguria I parchi liguri sono il luogo ideale per gli amanti del foliage, grazie al clima mite che consente Santa Fiora, Monte Amiata
di passeggiare nei boschi senza temere ondate di freddo. Così si può ammirare la più estesa faggeta della Liguria al bosco di Rezzo in valle Arroscia, nel Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri, immersi tra fusti alti anche più di 30 metri con un sottobosco ricco di erbe e fiori. Si può andare anche con i bambini nella foresta della Deiva, nel comune di Sassello, a Pratorotondo (Cogoleto) per un’escursione ad anello nel Parco del Beigua che tocca il sito neolitico del “riparo sotto roccia” in località Fenestrelle e il museo preistorico di Alpicella, sino alla “strada megalitica”, una particolare via, delimitata da grandi blocchi, rivolta verso la vetta del Monte Greppino. E’ colorata di giallo, arancione e rosso anche la folta vegetazione che circonda il lago del Brugneto, nel Parco Naturale Regionale dell’Antola, a poca distanza da Genova. Non sono da meno il parco che sovrasta Portofino o la splendida faggeta del Monte Zatta, una delle più belle della Liguria, dalla cui vetta si gode uno spettacolare panorama sul Golfo del Tigullio, o ancora le colline terrazzate a picco sul mare, tra vigne, ulivi e limoni dai colori cangianti del Parco Nazionale delle Cinque Terre.
Toscana Sono diverse le località toscane dove il foliage fa bella mostra. Innanzitutto sulle montagne della Garfagnana: si pensi ai boschi che circondano l’antica Fortezza delle Verrucole nel comune di San Romano o a quelli intorno al suggestivo Eremo di Calomini, situato alla base di una grande parete strapiombante alta circa 70 metri e incassato per 15 metri all’interno della roccia. Qui è il borgo medievale di Isola Santa, nel Comune di Careggine, sulle sponde di un piccolo lago artificiale che in autunno regala un’atmosfera unica e spettacolare. Ma lo spettacolo è garantito anche anche sul Monte Penna sopra la Foresta del Lama nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi (e se avete intenzione di andarci, mettete in conto di fare un salto al vicino Eremo di Camaldoli) o nella vicina Foresta di Campigna con il suo bosco monumentale di faggi, aceri e abeti che circonda il Santuario della Verna. E poi, per concludere in bellezza, c’è il Monte Amiata con la faggeta più grande d’Europa, magari ammirando i dintorni del piccolo borgo di Santa Fiora, un capolavoro di arte e di architettura, con un centro storico dove sembra che il tempo si sia fermato.