BILANCI 2023
Le prIme mILLe pICCoLe e medIe Imprese deLLA provINCIA dI moNzA e BrIANzA
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Editore: Media(iN) Srl Via Paolo Regis, 7 10034 Chivasso (TO)
Direttore responsabile: Giuseppe Pozzi
Stampa: Ciemme srl Segrate (MI)
Pubblicità: Publi(iN) Srl Via Campi, 29/L 23807 Merate (LC)
Testi a cura di: Giuseppe Pozzi, Daniele Corbetta, Arianna Sala, Fabio Perlini, Valeria Messi
Finito di stampare: Gennaio 2025
Un prodotto che valorizza le Piccole e Medie Imprese, quelle tante realtà imprenditoriali che costituiscono l’ossatura economica del nostro territorio e che negli anni gli hanno permesso di crescere e prosperare. È il volume, proposto dal Gruppo Netweek, che state leggendo e che abbiamo voluto titolare: “Business PMI”.
Il gruppo Netweek propone un volume che racconta
le migliori imprese della provincia di Monza e Brianza
Sì, perché è di loro che vogliamo parlare, del mondo delle Piccole e Medie Imprese, quelle che occupano meno di 250 dipendenti e realizzano un fatturato annuo non superiore ai 50 milioni di euro. Certo nelle nostre aree non mancano anche aziende di maggiori dimen-
sioni, ma sono le PMI a caratterizzare la realtà imprenditoriale delle nostre terre.
Ovunque ci voltiamo sono lì a ricordarci come abbiano caratterizzato e reso prosperi i nostri territori; e negli anni siano riuscite a garantire alla sua popolazione lavoro, benessere e ricchezza.
Da queste parti, soprattutto negli anni passati, siamo forse arrivati perfino a innamorarci di loro: basti pensare a quanti dipendenti abbiano passato un’intera carriera, 30-40 anni di lavoro, nella stessa azienda.
O forse, più semplicemente, ci abbiamo creduto e ne abbiamo capito l’importanza: dipendenti e datori di lavoro.
Nelle pagine che seguono, le Piccole e Medie Imprese vengono analizzate partendo dai numeri, quelli dei loro bilanci relativi all’anno 2023: dal fatturato ai dipendenti, dall’Ebitda e dall’Ebit fino ai dati del patrimonio aziendale. Il tutto inquadrato in classifiche: quella, naturalmente, del fatturato complessivo, ma anche quelle di alcuni valori e di diversi settori che più sono rappresentativi in quest’area, come il commercio, la manifattura, pesante e leggera, i servizi e trasporti & logistica. A fornirceli è Cribis, società specializzata nelle informazioni commerciali su aziende italiane ed estere,
in grado di raccogliere i numeri utili per realizzare analisi e ragionamenti. Numeri che, se da una parte evidenziano il buono stato di salute della maggior parte di loro, perché hanno saputo innovarsi, specializzarsi e affrontare sempre nuovi mercati in tutto il mondo, dall’altra non nascondono la fatica che devono fare per restare sul mercato e le difficoltà che ogni giorno si trovano ad affrontare. Insomma, avete in mano uno strumento che davvero permette di conoscere approfonditamente le realtà imprenditoriali del nostro territorio.
l podio per fatturato delle Piccole e Medie Imprese della provincia di Monza e Brianza tocca tre diversi settori. Segno di come l’economia brianzola, un tempo strettamente legata al comparto manifatturiero, oggi si caratterizzi per una diversificazione abbastanza significativa. La “medaglia d’oro” se l’aggiudica la Toshiba Global Commerce Solutions di Mezzago, focalizzata su progettazione e sviluppo software nel settore della vendita: ha chiuso il 2023 con un fatturato di 49.520.726 euro. Segue la Giorgetti di Meda, con ricavi per 49.520.726 euro, un’azienda ultracentenaria della manifattura leggera, in grado di conciliare tradizione ebanistica e sofisticate tecnologie produttive. Al terzo posto una società del settore costruzioni, l’Impresa Edile Stradale Artifoni di Busnago, dal 1958 specializzata nel ricondizionamento di impianti aeroportuali, manutenzione e realizzazione di reti fognarie e di depurazione delle acque, costruzione di edifici civili e industriali e opere stradali, che vanta un fatturato 2023 di 49.065.016 euro. Ai piedi del
podio la Trocellen Italia di Caponago (48.819.835 euro), fornitore europeo di soluzioni di schiuma poliolefinica per la sicurezza e il comfort delle perso-
ne, e la Named di Lesmo (48.273.875 euro) che sviluppa, importa e offre un’ampia scelta di prodotti nei settori dell’integrazione alimentare.
La solidità di un’azienda si misura dai numeri del suo patrimonio. E i numeri delle aziende brianzole ne dimostrano la robustezza. Ai vertici troviamo la Meda Pharma di Monza, azienda del settore farmaceutico che fa capo al Gruppo Viatris, che vanta un patrimonio di 1.736.032.211 euro.
Oltre quattro volte quello della seconda in classifica, Ambiente Energia Brianza di Seregno che dal 1910 opera nel settore dei servizi di pubblica utilità come fornitura e distribuzione gas, energia elettrica, settore ambientale, illuminazione pubblica e gestione farmacie comunali: il suo patrimonio, infatti, è di 426.357.494 euro.
Sul terzo gradino del podio troviamo la Fontana Finanziaria di Veduggio con Colzano con 253.467.154 euro, società che fa capo a Fontana Gruppo, leader nella produzione e commercializzazione di bulloneria di alta qualità. Seguono l’agenzia immobiliare Atlantica Properties di Monza (248.842.627 euro di patrimonio) e la società che distribuisce energia Retipiù di Desio (239.403.917 euro).
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svettare in cima alla classifica tra i Comuni col maggior fatturato determinato dalle prime 1.000 Piccole e Medie Imprese della provincia brianzola figura il capoluogo Monza che può vantare addirittura 2.180.424.545 euro, oltre il doppio di qualsiasi altro comune. Infatti, ammonta a 1.059.574.670 euro il fatturato delle PMI di Vimercate (che però ha meno di un quarto di abitanti di Monza) che si piazza al secondo posto. A sua volta, fa molto meglio di Desio che occupa il terzo gradino della classifica e che si ferma a 872.714.474 euro. Seguono, a breve distanza tra loro, Seregno, le cui PMI hanno garantito un fatturato di 744.206.602 euro e Agrate Brianza con 731.586.431 euro. Nei primi 20 anche due Comuni con poco più di settemila abitanti come Bellusco (291.655.197 euro) e Cavenago di Brianza (271.836.206 euro).
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economia della provincia di Monza e Brianza deve sicuramente molto al settore del commercio. Basti dire che tra le prime mille PMI per fatturato ben 309 fanno capo a questo comparto, danno lavoro a quasi ottomila persone e assicurano un ricavato globale superiore ai 5,2 miliardi di euro.
Al primo posto la già citata Toshiba Global Commerce Solutions di Mezzago che, con il fatturato di 49.520.726, è al vertice anche della classifica generale delle prime 1.000 PMI brianzole. Anche la seconda del commercio, la Named di Lesmo (48.273.875 euro), che sviluppa, importa e offre un’ampia scelta di prodotti nei settori dell’integrazione alimentare, rientra nella top five generale. Sull’ultimo gradino del podio del commercio figura la P.M. International di Desio (47.497.917 euro), azienda focalizzata nella distribuzione di prodotti di alta qualità per la salute, il fitness e la bellezza.
A seguire, la Fast Trade Fixing Business Italia di Veduggio con Colzano (47.370.555 euro), che commercializza e distribuisce fasteners per ogni tipo di esigenza e fa capo al Gruppo Fontana, e la O.A. Lissone, appunto di Lissone, un centro acquisti e coordinamento specializzato nell’import export che ha chiuso il 2023 con un fatturato di 46.269.571 euro.
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Altro settore di grande traino dell’economia
brianzola è sicuramente quello della manifattura pesante. Tra le prime mille PMI per fatturato che vi presentiamo in questo volume, può, infatti, contare su ben 168 aziende che danno lavoro a oltre 8.000 dipendenti e nel 2023 hanno prodotto un fatturato globale di 2.661.428.479 euro.
La prima della classifica è la Knorr-Bremse Sistemi per autoveicoli commerciali di Arcore che nel 2023 ha registrato ricavi per 46.672.992 euro, azienda che fa capo all’omonimo gruppo tedesco produttore di sistemi frenanti e fornitore di sottosistemi critici per la sicurezza per veicoli ferroviari e commerciali. Al secondo posto la AARTEE Distribuzione Italia di Arcore con 44.764.590 euro, un’azienda internazionale focalizzata sulla lavorazione dell’acciaio. Medaglia di bronzo alla OMV Officine Metallurgiche Ventura di Lesmo, produttrice di tubi dal 1961 che nel 2023 ha registrato ricavi per 44.588.793 euro. Dopo di loro la EagleBurgmann Italia di Vimercate (44.250.278 euro), specializzata nella fornitura di sistemi di tenuta e dei servizi tecnici associati, e la S.I.L.F.A. Società Imballaggi Latta Fusti Acciaio di Sulbiate (44.152.948 euro), leader a livello europeo nell’imballaggio metallico e fusti conici.
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Il settore della manifattura leggera è quello che raccoglie oltre 2,8 miliardi di euro tra le prime 1.000 PMI della provincia di Monza e Brianza per fatturato e risulta il secondo settore più ricco del territorio: può contare su 200 aziende che danno lavoro a 9.358 persone. A guidare il comparto è la Giorgetti di Meda, con ricavi per 49.520.726 euro, un’azienda ultracentenaria della manifattura leggera che è seconda per fatturato in tutta la provincia. Alle sue spalle troviamo la Trocellen Italia di Caponago (48.819.835 euro), fornitore europeo di soluzioni di schiuma poliolefinica per la sicurezza e il comfort delle persone, anch’essa già citata perché quinta nella classifica generale. Al terzo posto la Bifire di Desio con 45.460.956 euro, azienda leader nella produzione di prodotti per l’isolamento termico e per la protezione al fuoco in edilizia, industria e marina. Ai piedi del podio figurano la Modar di Barlassina (45.184.270 euro), che produce allestimenti esclusivi per i negozi Luxury & Fashion, e l’azienda del settore informatico Commscope Italy di Agrate Brianza che ha registrato un fatturato di 43.486.452 euro.
Il settore dei servizi raccoglie oltre 1,5 miliardi di euro tra i fatturati delle 101 Piccole e Medie Imprese brianzole del comparto e dà lavoro a 6.320 persone. Tra queste, quella che nel 2023 ha fatto registrare i guadagni più consistenti è la Consorzio XResponse di Monza che ha chiuso con un fatturato di 48.095.377 euro. Al secondo posto, con 45.409.541 euro, troviamo Cosmo Hotel, società del gruppo Giambelli S.p.A. dedicata alla progettazione, realizzazione e gestione di alberghi e residence, a cui fanno capo diverse strutture tra Milano e la Brianza. Sul terzo gradino del podio sale la Cisco Photonics Italy di Vimercate che fa capo all’azienda multinazionale statunitense specializzata nella fornitura di apparati di networking. Di poco dietro, con 45.092.752 euro di fatturato, è la Project Automation di Monza, specializzata nei sistemi integrati di sorveglianza stradale per controllo eccesso di velocità, mobilità stradale, zona traffico… seguita dalla FSI di Nova Milanese, società del Gruppo Fervo specializzata in general contracting e servizi di gestione degli immobili, che ha chiuso il 2023 con 44.372.607 euro di fatturato.
Se vogliamo capire come stanno andando le Piccole e Medie Imprese lombarde, può essere molto utile il parere dell’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi.
Assessore, che valore hanno per la nostra economia le Piccole e Medie Imprese?
«Direi che “sono” la nostra economia. In Lombardia abbiamo anche grandi imprese e colossi internazionali, ma le PMI costituiscono il 98% della nostra economia. Non solo. Essendo fornitori dei grandi gruppi, le Piccole e Medie Imprese rivestono un ruolo fondamentale per consentirgli di vincere nella competizione internazionale».
Lei è spesso in visita dalle PMI lombarde e quindi ne ha un quadro piuttosto preciso. Come le vede?
«Dipende dai settori e dalle singole situazioni, perché oggi il mercato ti richiede tempi strettissimi tra ordini e consegne, così come una sofisticata personalizzazione dei prodotti ordinati. Beh, io trovo sempre di più imprese pronte, con quella giusta flessibilità che consente loro di essere qualificanti. Per cui, vedo una situazione tutto sommato positiva».
Secondo lei, quali sono i punti di forza e quelli di debolezza delle PMI lombarde?
L’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi, in visita ad alcune PMI
«Queste capacità di risposte pronte e spesso personalizzate a cui ho accennato sono sicuramente i nostri punti di forza. Più che di debolezza, parlerei di un potenziale inespresso, dovuto spesso a un’insufficiente connessione tra i know-how dei vari settori. Cioè non sempre riusciamo
A sostegno delle imprese lombarde, la scorsa estate, Regione Lombardia aveva messo in campo un pacchetto economico per l’importo complessivo di 101 milioni di euro di contributi, per lo più a fondo perduto, attraverso cinque bandi. Nel dettaglio, per le PMI sono stati indirizzati 12 milioni per la partecipazione alle fiere internazionali in Lombardia, 20 milioni per la transizione digitale, 12 milioni per la transizione verso modelli di produzione circolari e sostenibili e 32 milioni per agevolare e sostenere l’accesso a forme di credito alternativo per la realizzazione di progetti di filiera volti al rafforzamento delle reti e delle aggregazioni di imprese.
Regione Lombardia ha lanciato “Quota Lombardia”, una misura che vede uno stanziamento di 25 milioni di euro per il triennio 2025-2027 per sostenere le PMI che vogliono quotarsi in Borsa e accompagnarle nel percorso per sbarcare a Piazza Affari. L’obiettivo è, appunto, quello di fornire alle aziende un’ulteriore possibilità di capitalizzarsi e acquisire maggior forza e solidità, anche rispetto alla difficoltà di accesso al credito che ancora incide sul tessuto economico e produttivo.
Si tratta di un contributo a fondo perduto nel limite massimo di 600.000 euro per i costi relativi alla quotazione in Borsa, di cui massimo 300.000 euro per i costi legati all’ammis-
a connettere quell’insieme di competenze, conoscenze, esperienze e capacità di innovazione che le stesse imprese maturano per conto loro, e quelle che possono essere date dalle nostre università e dai vari centri di ricerca».
Tra le problematiche evidenziate dagli imprenditori torna, ormai quasi come una litania, la carenza di professionalità adeguate.
«Diciamo innanzitutto che, con un livello occupazionale
sione alla quotazione e 300.000 euro per i costi dei servizi di consulenza correlati alla quotazione, sostenuti nei tre anni successivi alla quotazione.
«È un’ulteriore possibilità per le aziende lombarde di capitalizzarsi - ha dichiarato l’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi - Farlo attraverso la quotazione ci consente anche di ribadire il ruolo di protagonismo finanziario della nostra Regione, con la presenza della Borsa. Ed è giusto che la Lombardia giochi la sua partita nel campo di competenza che è quello internazionale; avere sul territorio aziende quotate ci consente di ribadire la solidità del nostro sistema produttivo ed economico».
alto come quello che abbiamo in Lombardia, è un fenomeno possibile. Questo non vuol dire essere indifferenti al bisogno di una formazione specifica e su questo abbiamo lavorato e stiamo lavorando. Poi dobbiamo aiutare il mondo artigiano ad accrescere il suo appeal sulle nuove generazioni, perché ci sono mestieri tradizionali dove si possono introdurre molteplici innovazioni tecnologiche che interessano i giovani».
Regione Lombardia come può aiutare le Piccole e Medie Imprese?
«Noi cerchiamo innanzitutto di metterci a loro disposizione predisponendo quegli strumenti che possono aiutarle a migliorarsi: sono numerosi i bandi per sostenerle nei loro percorsi verso una maggiore internazionalizzazione, piuttosto che nel settore della digitalizzazione. Poi stiamo lavorando per fare in modo che venga superato quel punto di debolezza di cui dicevamo prima, così che il passaggio di know-how, di conoscenze tra imprese, piccole e grandi e mondo della ricerca sia sempre più fluido. L’attività che stiamo facendo sulle filiere va proprio in questa direzione».
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«Le nostre imprese sono mediamente forti e hanno problemi di crescita, non necessità di ristrutturarsi»
Qual è lo stato di salute delle PMI italiane? La domanda sorge spontanea in un volume che parla di loro e ne presenta valori ed eccellenze. L’abbiamo rivolta a Marina Puricelli, Tenure Lecturer del Dipartimento di Management e Tecnologia presso l’Università Bocconi e docente senior presso SDA Bocconi School of Management, che coordina corsi di formazione, ricerche e commesse per imprenditori e per le principali associazioni imprenditoriali presso la stessa SDA Bocconi School of Management oltre a dirigere il corso General Management per le PMI.
«Premetto che ho la fortuna di confrontarmi con imprenditori che hanno la sensibilità di venire in Bocconi a imparare pur essendo adulti e che quindi, probabilmente, rappresentano la punta più avanzata delle PMI. Da questo mio “osservatorio” privilegiato vedo imprese mediamente forti, che hanno soprattutto problemi di crescita e non necessità di ristrutturarsi e di tagliare posti di lavoro. Al di là delle mie impressioni, è doveroso avere anche un riscontro oggettivo. Su questo tema, i dati forniti dall’economista Marco Fortis della Fondazione Edison dicono di un’Italia che ha performato in modo eccellente nel quadriennio 2020-23: 5ª al mondo per il saldo commerciale e 6ª per numero di robot operativi presenti nelle aziende. Al punto che c’è stato un incremento del Pil pro capite del 4,9% rispetto al 2019 e solo gli Stati
Uniti hanno fatto meglio di noi tra i Paesi del G7. Risultati che sono frutto indubbiamente
del modello delle piccole imprese familiari italiane così diffuso nella nostra economia ma altrettanto criticato. Il modello non ha mostrato negli ultimi anni segni di crisi, anzi!».
Questo non significa che le PMI non abbiano problematiche da affrontare. Una di queste è il passaggio generazionale «Si tratta di un tema cruciale, soprattutto culturale e sociologico più che economico».
In che senso?
«Innanzitutto stiamo diventando un paese di anziani, si fanno meno figli e in prospettiva ci saranno sempre meno giovani successori. Questi pochi giovani, di frequente, seguono percorsi scolastici sempre più internazionalizzati. Vanno all’estero a formarsi e poi, con quella preparazione tipica da multinazionale, spesso trovano impieghi in altre nazioni in set
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tori molto distanti da quelli tipici della manifattura italiana. Riportare in Italia, nell’impresa di famiglia, questi ragazzi, è un’operazione non facile. Non la conoscono e la percepiscono come superata, vecchia e obsoleta quando magari, nella sua nicchia produttiva pur tradizionale, è un piccolo gioiello. Così l’azienda di famiglia rischia la continuità per mancanza di successori disponibili che sono all’estero a lavorare nelle grandi banche o nei colossi della consulenza».
«Dico solo che bisogna essere consapevoli e non seguire in modo acritico le mode del momento: occorre sapere che la formazione universitaria di stampo internazionale non prepara, se non in minima parte, alla gestione delle specificità di una piccola impresa. Allontana invece di avvicinare. Pensi che tra le prime venti università italiane di Economia solo tre hanno corsi rivolti alle PMI…e siamo nel Paese che deve la maggior parte del suo benessere al capitalismo pulviscolare».
Oltre ad esserci problemi sul versante della successione imprenditoriale, si fa difficoltà pure a trovare le professionalità necessarie da inserire in produzione
«Anche qui c’è il tema demografico che pesa oltre a una forte responsabilità delle famiglie. Abbiamo in Italia un benessere, per fortuna, ancora mediamente diffuso. I genitori appartenenti al ceto medio, negli ultimi vent’anni, non hanno incentivato i loro figli al lavoro nelle piccole imprese artigianali. Le scuole tecniche o professionali sono viste come “l’ultima spiaggia” e i licei soprattutto quelli “leggeri”, depotenziati delle materie più ostiche come il latino e la matematica, vanno per la maggiore. Seguono poi, naturalmente, lauree triennali se non addirittura quinquennali su temi la cui profondità dovrebbe lasciare dubbiosi ma che portano invece i genitori a poter dire di avere dei figli dottori e dunque geniali. Mandare questi giovani virgulti in fabbrica a fare un lavoro concreto per diventare nel tempo degli specialisti molto ricercati sembra essere l’ultima cosa che si vuole fare… Così ci troviamo con una percentuale molto alta di studenti che sono parcheggiati tra università e sedicenti corsi master, in cerca della perfezione lavorati-
va che credono coerente con i loro altisonanti titoli di studio».
Dalle aziende cosa le dicono?
«Gli imprenditori mi raccontano di colloqui di lavoro piuttosto imbarazzanti. Abbiamo sempre più giovani che non sanno quello che vogliono, al limite del pretenzioso. Sempre più spesso è il candidato che rifiuta le proposte di lavoro: gli orari e gli straordinari non vanno bene, non c’è lo smart working, la sede non è abbastanza comoda.… Insomma, non manca il lavoro, ma mancano i lavoratori specializzati per le industrie del made in Italy; professionalità ricercate che oggi possono avere stipendi importanti».
E quando trovi queste professionalità è pure difficile tenerle in azienda.
«Sì, ormai c’è una concorrenza non solo sui prodotti che si realizzano, ma sulle persone. Gli imprenditori devono entrare nell’ottica di investire molto sui loro dipendenti: vuol dire offrire molta formazione, sistemi di welfare che funzionino, ambienti di lavoro accoglienti, possibilità di crescita professionale, attività appaganti per
dare un senso alla propria vita, altrimenti il rischio di perdere i migliori diventa alto. Vedo che gli imprenditori che non hanno grandi difficoltà col personale sono quelli che più di altri sanno curare questi aspetti, tanto quanto la qualità dei loro prodotti. Il che vuol dire fare molti colloqui di selezione, fare percorsi di inserimento e di accompagnamento, essere generosi nelle retribuzioni, riconoscendo il merito, essere capaci di affidare ai dipendenti progetti sfidanti, lavori importanti, delegando loro la responsabilità. Alcuni arrivano persino a trasferire delle quote societarie ai dipendenti più meritevoli pur di coinvolgerli al massimo».
Visti i dati che mi ha elencato, non credo che le nostre PMI abbiano problemi di internazionalizzazione.
«Il dato dimensionale di piccola impresa visto come limite all’internazionalizzazione è uno stereotipo completamente superato. Non è vero che se sei piccolo non puoi internazionalizzarti. Dipende dalla testa e dalla determinazione dell’imprenditore a varcare i confini nazionali. E sono proprio quei dati sul saldo commerciale a cui abbiamo accennato all’inizio che lo dicono: le nostre PMI hanno una vocazione all’export fortissima. Siamo gli eredi di Marco Polo e di Cristoforo Colombo» Quanto sono cresciute le PMI in termini di innovazione?
«Industria 4.0 ha permesso di svecchiare completamente le piccole aziende manifatturiere italiane che hanno rinnovato il parco macchine. Non per nulla, come detto, siamo il 6° paese al mondo per numero di robot installati in azienda»
L’innovazione costa. Come si finanziano le PMI? Spesso, in passato, gli imprenditori mettevano mano ai loro portafogli.
«Il modello dell’impren ditore che tende a non indebitarsi, per fortu na c’è ancora. E non è male. Il nuovo che avanza è il tema della quotazione in borsa per le PMI. Di fatto però il mercato borsi-
stico dedicato alle minori dimensioni, cresciuto molto negli ultimi anni, ha ancora un peso percentuale assai limitato rispetto al numero totale delle piccole imprese. Si tratta di un’opzione che non è per tutti, molto onerosa, che può avere senso solo in presenza di progetti imprenditoriali in cui la crescita dimensionale e di scala abbia una centralità assoluta”.
Oggi ci sono molti fondi, anche internazionali, interessati alle nostre PMI.
«Ho dei dubbi anche sulla partecipazione dei fondi, perché, nonostante ci siano dei casi di successo, ho riscontrato troppe esperienze di snaturamento, con il fondo che introduce, inevitabilmente, una mentalità finanziaria, che si fonda su un orientamento e su ritorni economici di breve periodo. L’imprenditore italiano ha un’altra visione: non è interessato solo a far denaro in poco tempo, ma fa impresa perché vuole realizzare il suo sogno e, con esso, lasciare una traccia. I soldi e la ricchezza sono una conseguenza, non il fine primario. Con ciò non voglio negare che in determinate circostanze, magari per un periodo, l’avvento di un fondo che porta ricambio manageriale, può essere positivo. Vedo utile e ancora attuale la prospettiva di costruire dei rapporti forti con gli istituti di credito, soprattutto locali, per ottenere risorse con un orientamento di medio-lungo termine a supporto di progetti industriali credibili»
Il 2023 è stato un anno di luci e ombre: cominciato discretamente, ha avuto una fase di rallentamento nel periodo estivo e ha dato, alla fine, qualche segnale di ripresa. Il periodo post Covid, che ha rappresentato una fase di forte sviluppo della produzione nel 2021, è cresciuto, anche se in maniera più attenuata, fino all’inizio del 2023. Poi, come si può evincere dai dati di Unioncamere Lombardia, i primi sei mesi dell’anno scorso hanno registrato un sostanziale stallo; nel terzo trimestre, però, si è avuta una significativa contrazione della domanda che ha comportato una flessione dell’indice della produzione. E nonostante l’anno si sia chiuso con indicatori congiunturali in significativo miglioramento, la crescita registrata su base congiunturale non è stata sufficiente a stabilizzare la produzione che si è fermata a -0,8% su base annua. In effetti, il peso delle dinamiche negative del terzo trimestre è stato decisivo, tanto da pesare sul risultato tendenziale con un rilevante -1,5%.
La media del 2023 resta comunque in territorio positivo nonostante i valori finali siano molto prossimi allo zero. Il confronto fra le medie dei tre anni, come si può vedere nella tabella della pagina successiva, sottolinea la straordinaria contribuzione del 2021, l’ottima performance del 2022 e la stabilità del 2023 con un rallentamento progressivo di anno in anno. Il fatturato 2023 chiude l’anno con un dato negativo, ma la media sui dodici mesi resta solida a +2,1. Non altrettanto si può dire per gli ordinativi: le difficoltà registrate nel terzo trimestre portano a una chiusura d’anno for-
Si è registrato anche un calo della propensione a investire delle imprese lombarde in tutti i settori
ti, lungo il 2023. Diversa la situazione del comparto pelli-calzature: ha vissuto una ripresa decisa nel 2022 che si è andata praticamente annullando nel corso del 2023, arrivando a registrare numeri preoccupanti (-12,2%) per quel che riguarda gli or-
temente ridimensionata per la componente estera (+1,6%) e addirittura negativa per quella interna (-1%).
I settori in crescita e quelli in difficoltà
L’analisi di Unioncamere Lombardia mette in evidenza le importanti difficoltà di alcuni settori produttivi, soprattutto tessile e siderurgia. Il primo conferma i problemi facendo segnare il ricorso più intenso alla cassa integrazione. Il grafico sottolinea, invece, la crescita del comparto abbigliamento: era ripartito in ritardo rispetto agli altri settori, poi però, lungo il 2022, ha accumulato ritmi di crescita significativi che sono continuati, anche se a ritmi più calmiera-
dini interni. Da sottolineare il contributo positivo dei mezzi di trasporto con una performance seconda solo a quella dell’abbigliamento (anche se l’anno precedente la crescita era stata modesta comparata a un 2021 eccezionale).
A riprova di un momento non particolarmente favorevole, nel 2023 si è registrato un calo della propensione a investire delle imprese lombarde in tutti i settori: diminuisce, infatti, la quota degli imprenditori che dichiarano di aver realizzato investimenti nel corso dell’anno, riportandosi sostanzialmente sui livelli del 2018-2019 o poco sotto. Le ragioni? In
particolare i problemi derivanti dai tassi e le incertezze dello scenario economico che hanno spinto a una maggior cautela negli investimenti. Secondo l’indagine di Unioncamere Lombardia, l’industria si conferma il settore con la maggiore intensità di investimenti, realizzati da quasi i due terzi delle imprese del campione analizzato (61%), anche per via della maggiore dimensione media che le caratterizza. Gli artigiani manifatturieri, caratterizzati da una dimensione minore, si fermano al 28%. A livello settoriale, la quota di imprese investitrici si attesta intorno al 32% nel commercio e al 31% nei servizi. Da evidenziare come il ruolo della dimensione d’impresa si conferma rilevante: in tutti i settori la quota di imprese investitrici sale all’aumentare del numero degli addetti. Anche il confronto tra settori appare diverso se analizzato a parità di dimensione.
Mercato del lavoro, chi cresce e chi no Il rallentamento della produzione registrato lungo il 2023 ha avuto conseguenze anche sul mercato del lavoro: se a fine anno il tasso di uscita resta pressoché costante, così come nei mesi precedenti, altrettanto non si può dire per il tasso di ingresso che, dopo una crescita vertiginosa a inizio anno, si è andato progressivamente riducendo fino a portare il saldo in territorio negativo.
Nonostante un segnale di ripresa nella congiuntura dell’ultimo trimestre, a fine 2023 il ricorso alla cassa integrazione registra un incremento sia in termini di quota sul monte ore complessivo (1,5%) sia per le imprese che vi fanno ricorso (10%). Tra i settori, come detto, il tessile ha manifestato le difficoltà più consistenti (il tasso di utilizzo degli impianti è risultato sotto la soglia del 70%), seguito da siderurgia, carta-stampa e abbigliamento.
Secondo le stime Istat, comun-
Fonte: Unioncamere Lombardia
que, alla fine del 2023 gli occupati in Lombardia erano 4 milioni e 562 mila, in crescita di 76 mila unità rispetto all’anno precedente (+1,7%) e di oltre 100 mila in confronto al 2019. Questa fase di crescita ha avuto inizio nel secondo trimestre 2021, all’uscita dall’emergenza sanitaria, ed è arrivato a portare il tasso di occupazione regionale a superare il 70%, un dato mai registrato da quando viene rilevato.
Se si vanno, poi, ad analizzare i nuovi ingressi nel mondo del lavoro, si può notare che nel corso del 2023 hanno
mostrato un maggior incremento le donne (2,7%) rispetto agli uomini (1%), gli over 50 (5,2%), anche per motivi demografici, i laureati (8,7%) e i diplomati (4,9%) rispetto ai titoli di studio inferiori (9%), gli occupati full time (2,5%) e i dipendenti permanenti (2,2%) e, a livello settoriale, i servizi (3,3%) e il commercio (4,7%) rispetto alle attività industriali (2%) ed edili (2,4%).
A proposito di incremento della componente femminile, va sottolineato come questo abbia portato a una riduzione del divario tra tassi di occu-
Fonte: Unioncamere Lombardia
pazione per genere, con quello femminile (63,2%) che aumenta, su base annua, di 1 punto percentuale e di 2,9 punti rispetto al 2019, a fronte di una crescita rispettivamente di 0,6 e 0,5 punti per la componente maschile (77%). Nonostante i progressi degli ultimi anni, che hanno visto cresce-
re la partecipazione femminile nel mercato del lavoro, il tasso di occupazione regionale continua a essere penalizzato dal gap di genere: il confronto con la media dell’Unione europea (70,6%) evidenzia, infatti, un lieve ritardo della Lombardia interamente dovuto alla componente
femminile (-2,9 punti), mentre su quella maschile risulta in vantaggio (+1,8 punti).
Riguardo invece alle classi di età, dopo un 2022 in cui era stata la componente giovanile dell’occupazione a crescere maggiormente, torna a essere la fascia sopra i 50 anni quella caratterizzata da una maggiore espansione (+84 mila lavoratori, pari al 5,2%) come avvenuto negli anni precedenti. Questo risultato si deve sia al processo demografico, che aumenta la dimensione della parte più anziana della popolazione, sia ai provvedimenti legislativi che hanno via via ritardato l’età necessaria per il raggiungimento della pensione.
La fascia 15-34 anni rimane comunque in crescita (+29mila occupati, pari al 2,8%) mentre la classe 35-49 anni registra un’ulteriore flessione (-37mila occupati, pari al- 2,1%) confermandosi quella più penalizzata dal processo di invecchiamento in corso. I tassi di occupazione risultano in ogni caso in crescita per tutte le classi considerate, evidenziando come, al netto dei fenomeni demografici, l’incremento occupazionale tocchi tutte le fasce di età.
Presente sul territorio con 18 uffici, rappresenta associati appartenenti a innumerevoli diversi mestieri
Aloro si rivolgono imprese ormai già affermate anche a livello internazionale e che ambiscono a potenziare ulteriormente il loro brand. Start up appena nate che necessitano di assistenza fiscale o di consulenza in materia energetica. Così come storiche realtà che vogliono stare al passo coi tempi e aggiornarsi in ambito ambientale o di sicurezza sul lavoro.
Gli uffici di Apa Confartigianato Milano-Monza e Brianza sono da ottant’anni punto di riferimento per il mondo artigiano e della piccola-media impresa. Presente sul territorio con 18 uffici, Apa Confartigianato rappresenta associati appartenenti a innumerevoli diversi mestieri, dall’edilizia (che rappresenta il 17% delle attività che vi fanno parte), alla metalmeccanica (il 13%), all’impiantistica (12%), passando per l’alimentare (10%) il legno arredo (8%), il terziario avanzato (8%), fino all’autoriparazione (6%), al wellness (7%) e alla comunicazione (5%).
Tanti comparti diversi, ognuno con le proprie esigenze. «Noi vogliamo dare una risposta a ognuna
di esse – ha dichiarato Enrico Brambilla, segretario generale di Apa Confartigianato Imprese - Offriamo assistenza all’associato in tutte le fasi dell’attività, dallo sviluppo dell’idea di business, all’avvio operativo, fino agli adempimenti amministrativi e all’implementazione delle tecnologie e al posizionamento sul mercato». Un percorso che tra leggi, norme e direttive europee si fa sempre più complesso e articolato. Il tutto in un mercato in costante e rapida evoluzione, dove competitività e competenza sono ormai requisiti imprescindibili e in cui le sfide sono legate soprattutto al green deal e all’intelligenza artificiale.
Per questo a partire dal 2025, accanto ai servizi “tradizionali” ne verranno attivati altri tre, tutti legati a quelle che saranno le prossime sfide che le imprese dovranno affrontare e alle crescenti esigenze di fare rete in un mondo sempre più articolato e connesso. «Il 2025 sarà certamente un anno cruciale per l’adozione degli standard ESG (Environmental, Social, Governance) da parte delle imprese. Questi
standard, fondamentali per valutare, misurare e sostenere l’impegno di un’azienda in termini di sostenibilità, non saranno più esclusivamente una prerogativa delle grandi realtà. Se è vero che queste ultime hanno sempre più bisogno di allineare l’intera filiera ai principi ESG, è altrettanto importante sottolineare che anche per le piccole imprese il tema della sostenibilità sta assumendo una rilevanza sempre maggiore. Non si tratta solo di adeguarsi a richieste esterne, ma di riconoscere il valore strategico e la responsabilità di contribuire attivamente a un futuro più sostenibile». In questo solco si inserisce anche il nuovo Rentri, il Registro Elettronico Nazionale per la Tracciabilità dei Rifiuti che prevede la digitalizzazione dei documenti relativi alla movimentazione e al trasporto dei rifiuti stessi, ambito sul quale le imprese si stanno già affidando ad Apa Confartigianato.
Un’altra novità sarà il servizio che l’associazione offrirà in materia di comunicazione, che verrà ul-
IMPRESE ASSOCIATE AD APA: oltre 6.000
DIPENDENTI: circa 135
CONTATTI:
Monza - Viale G.B. Stucchi, 64 email: apa@apaconfartigianato.it www.apaconfartigianato.it
teriormente potenziato. «Ci sono molte imprese che, sia pur di successo, faticano a raggiungere nuovi potenziali clienti. Una comunicazione efficace è necessaria, non solo per l’immagine, ma anche per arrivare al target cui mirano», ha osservato ancora il segretario. Apa Confartigianato Milano Monza e Brianza, infine, ha l’obiettivo di andare a sostenere gli associati anche per quanto riguarda l’organizzazione e la cura di eventi, divenuti ormai momenti indispensabili nella vita delle aziende.
«Negli ultimi mesi abbiamo lavorato intensamente per accompagnare l’artigianato verso nuove sfide e opportunità – dichiara Giovanni Mantegazza, presidente di APA Confartigianato Imprese Milano, Monza e Brianza – Il nostro obiettivo è promuovere un artigianato sempre più attento alla sostenibilità, come dimostrano le tante piccole e micro imprese che da tempo adottano soluzioni concrete e innovative per ridurre il loro impatto ambientale».
I servizi offerti da Apa Confartigianato Milano-Monza e Brianza non sono accessibili unicamente alle imprese associate, ma anche ai privati. E particolarmente apprezzate anche dalle persone fisiche sono le prestazioni del Caf, 730, ISEE, modello redditi i cui sportelli si trovano nelle sedi di territoriali dell’associazione, a partire da quella monzese di viale Stucchi. Esperti professionisti e presenza capillare sul territorio, da diversi anni, sono le caratteristiche che contraddistinguono il servizio. «La capacità di gestire e semplificare il sistema in modo da renderlo accessibile a tutti, ha portato la struttura a risultati importanti, che si sono tradotti in diverse migliaia di contribuenti che hanno usufruito e continuano a usufruire dei servizi del Caf - afferma Andrea Esposito, responsabile CAF Apa Confartigianato Imprese - obiettivo è quello di continuare a essere punto di riferimento in ambito fiscale e previdenziale, mettendo a disposizione dei professionisti del settore sempre in continuo e costante aggiornamento».
Raccontare la propria storia per presentarsi, far conoscere i prodotti che si è in grado di realizzare o i servizi che si possono fornire.
Business PMI Monza è anche una vetrina per le aziende che hanno voglia di aumentare la loro visibilità. Le pagine che seguono, servono proprio a questo; e le imprese che hanno deciso di raccontarsi mirano evidentemente ad allargare i loro confini commerciali.
È il caso di Autonovara di Seregno, Banca di Credito Cooperativo di Triuggio, Brianza Energia Ambiente
Da industrie punto di riferimento per il territorio a giovani società dai grandi risultati
di Desio, Gelsia di Seregno, Messa T di Monza, Meta Cooperativa Sociale di Monza e Valli BMW Motorrad di Monza.
Alcune di loro festeggiano anniversari importanti, 40, 50, 60 anni di
fondazione e sono magari alla seconda, terza o addirittura quarta generazione imprenditoriale.
Sì perché la bontà di queste imprese si misura anche dalla loro durata nel tempo: si pensi che, tra queste 1.000 che abbiamo analizzato, ce n’è una che è stata fondata nel 1880 e altre nei primi anni del secolo scorso.
E la voglia di impresa in provincia di Monza non si ferma: delle 1.000 in classifica, ben 189 sono nate dopo il 2010 e già vantano un fatturato superiore ai 2,8 miliardi di euro e 21 fondate dal 2020 e un fatturato che va oltre i 271 milioni di euro.
Sessant’anni di sostenibilità e attenzione al territorio
Il 2024 per Brianza Energia Ambiente è stato sicuramente un anno caratterizzato dai festeggiamenti del sessantesimo anniversario dalla fondazione. Nel corso dei mesi sono andate in scena una serie di iniziative sul territorio volte a coinvolgere la cittadinanza, i Comuni soci e le aziende omologhe, nell’ottica di una sensibilizzazione sul tema del rispetto dell’ambiente. Ma non solo, perché proprio nelle settimane conclusive dell’anno è arrivata la notizia che andrà a scandire il 2025 e il futuro a lungo termine: il percorso per l’aggregazione con BrianzAcque in un unico gruppo è ufficialmente partito. L’anno da poco iniziato sarà un punto di svolta per giungere a una multiutility pubblica su base provinciale per la gestione integrata del servizio idrico con quello di igiene ambientale. Sia per Brianza Energia Ambiente che per BrianzAcque la volontà è quella di integrare la gestione del servizio di igiene ambientale con quello dell’idrico in capo a un unico soggetto interamente pubblico. La
Alla fine del 2024 è stato ufficializzato l’avvio del percorso per l’aggregazione con BrianzAcque in un unico gruppo
necessità di realizzare tale aggregazione è partita dall’esigenza di conseguire economie di scala e di scopo, nonché di ottimizzare servizi locali di pubblica utilità, articolati ed essenziali, dove l’efficienza è da sempre decisiva.
Estremamente soddisfatti Maria Carlo Novara ed Enrico Boerci, rispettivamente presidente di Brianza Energia Ambiente e di BrianzAcque: «I Comuni soci delle due aziende e la Provincia hanno incoraggiato a lungo un’operazione di questo genere, ma per raggiungere l’obiettivo abbiamo preferito optare per un percorso ponderato, facendo tesoro delle esperienze passate e valutando con attenzione tutte le criticità tecniche che avrebbero potuto inficiare le buone intenzioni.
Attualmente sono state concluse le verifiche preliminari del progetto ed è in corso una fase tecnica che si esaurirà a fine febbraio: il risultato sarà la nascita di una nuova realtà territoriale ancora più solida, efficiente e funzionale».
L’unificazione delle due aziende rappresenta un
percorso virtuoso di economia circolare che si inserisce nell’ambito della transizione verde intrapresa da tempo, e con risultati tangibili, da entrambe le società.
A livello industriale, più azioni sinergiche potranno scaturire dalla connessione tra impianti di depurazione delle acque e di trattamento rifiuti, con un utilizzo circolare in grado di valorizzare l’energia prodotta.
Al momento, l’aggregazione Brianza Energia Ambiente-BrianzAcque rappresenta l’operazione più significativa sul tavolo del settore pubblico locale: complessivamente le due società vantano un patrimonio di 265 milioni di euro, un Edbitda di 47 milioni e più di 400 dipendenti. Insieme, potranno semplificare il panorama delle utility di Monza e Brianza, razionalizzare ed efficientare la gestione del servizio pubblico, migliorare le logistiche, sviluppare
nuove operatività. Il tutto con una ricaduta positiva sul versante sociale.
FATTURATO: 11.156.174 euro
DIPENDENTI: 60
ANNO DI FONDAZIONE: 1964
COMUNI SERVITI: 84*
* totale che include i vari servizi offerti dalla Società
CONTATTI: www.beabrianza.it segreteria.generale@beabrianza.it
Riavvolgiamo per un attimo il nastro concentrandoci su Brianza Energia Ambiente: il suo servizio ha preso il via nel 1964 grazie alla lungimiranza di sette Comuni brianzoli. Oggi, per merito del suo impianto di Desio, è il primo operatore nella Provincia di Monza e Brianza per le attività di recupero di materia e produzione di energia attraverso la termovalorizzazione dei rifiuti. Punto focale è rappresentato dall’attivazione del servizio di teleriscaldamento, interamente alimentato a fonti rinnovabili, avvenuta nel 2006. Attraverso l’utilizzo della termovalorizzazione dei rifiuti, il teleriscaldamento è diventato negli anni il fiore all’occhiello dell’attività, portando calore pulito a utenze pubbliche e private.
Portare il teleriscaldamento in 120 condomini vuol dire eliminare un migliaio di caldaie, con i relativi consumi di metano ma, soprattutto, le relative emissioni: nel 2019, grazie al teleriscaldamento, in Brianza sono state prodotte 32mila tonnellate di anidride carbonica in meno. Tuttavia l’impronta ecologica virtuosa del teleriscaldamento non si ferma qui: la combustione dei rifiuti presso l’impianto di Desio si svolge utilizzando le tecniche più avanzate in termini di filtraggio delle polveri e degli altri inquinanti, tanto da conservare le emissioni ampiamente sotto ogni parametro di legge. Parliamo di ben quattro ordini di grandezza al di sotto delle emissioni causate dal traffico veicolare per le polveri fini (PM10), fino a tre ordini per gli NOx, quattro ordini per le diossine e due ordini per i metalli.
Ciò significa che il termovalorizzatore di Desio non condiziona negativamente la qualità dell’aria del territorio rispetto a emissioni di altra natura. E il tutto rappresenta un’ulteriore garanzia per la salute del territorio.
La storica concessionaria
è punto di riferimento per il settore automobilistico a Monza e in tutta la Brianza
Il 2024 è stato un anno speciale per la concessionaria Messa T: l’azienda, infatti, ha celebrato un traguardo storico, festeggiando il 60esimo anniversario dalla sua fondazione. Si tratta di un lungo ed entusiasmante viaggio che ha visto l’azienda crescere e consolidarsi nel tempo come punto di riferimento per il settore automobilistico, sia a Monza che in tutto il territorio brianzolo, con le altre due sedi situate a Vimercate e a Merate.
A dare il là alla concessionaria Messa T è stato Tomaso Messa nel 1964, ma attualmente è guidata dalla seconda e dalla terza generazione della famiglia: ai vertici ci sono infatti Giorgio e Marco Messa, con i figli Andrea, Silvia e Riccardo
In particolare questi ultimi hanno raccolto il testimone mantenendo vivi i valori di sempre, con grande attenzione per le persone e il territorio.
Lo scorso 19 settembre si è svolta una serata celebrativa, di cui parliamo all’interno del box dedicato: nella speciale occasione è stato anche presentato il nuovo logo Messa T con il payoff aziendale
«Auto di domani, Valori di sempre», che richiama i principi che hanno da sempre guidato la concessionaria, unendo tradizione e innovazione. In parallelo anche il sito web messa.it è stato rinnovato in concomitanza dell’anniversario, a testimoniare la volontà dell’azienda di guardare al futuro con ottimismo e modernità.
Ma qual è la chiave del successo di Messa T? «Da sempre è radicato nei valori familiari e nelle relazioni costruite con collaboratori, clienti e fornitori - afferma l’amministratore delegato Andrea Messa - Messa T è tutti coloro che, giorno dopo giorno, hanno contribuito a rendere la nostra concessionaria quello che è oggi. I valori di nonno Tomaso sono ancora quelli che ci guidano e che ci permettono di guardare al futuro con fiducia». A proposito, in merito alla figura di Tomaso Messa si sono espressi anche Giorgio e Marco Messa: «Un uomo visionario, un meccanico straordinario che ha saputo guardare avanti con tenacia e passione, conquistando la fiducia dei dirigenti con il
suo lavoro d’eccellenza. Siamo certi che la terza generazione continuerà a far crescere l’azienda con lo stesso spirito». Il 60esimo anniversario non è certamente un punto di arrivo, ma di partenza per un nuovo capitolo nella storia di Messa T, giunta oggi a contare oltre 70 collaboratori. In arrivo ci sono, infatti, l’apertura di una nuova sede dedicata all’usato, così come un importante progetto di ristrutturazione della sede principale di Monza. L’obiettivo è migliorare ulteriormente l’espe-
ANNO DI FONDAZIONE: 1964
DIPENDENTI: +70
FATTURATO: 68mln
CONTATTI: www.messa.it
La famiglia Messa con i collaboratori
rienza dei clienti e dei collaboratori: tutto ciò rappresenta un chiaro segno della volontà di continuare a investire nell’innovazione e nei servizi, mantenendo al centro i valori che hanno sempre contraddistinto l’azienda. Il futuro è dunque fatto di nuove sfide, da affrontare con la stessa passione e dedizione che hanno caratterizzato i primi sessant’anni della concessionaria.
Con la famiglia Messa alla guida, il viaggio continua, verso nuovi successi e traguardi.
Come anticipato in precedenza, lo scorso 19 settembre la concessionaria Messa T ha celebrato il suo 60esimo anniversario. La serata di festeggiamenti, dal titolo «Un viaggio che dura da 60 anni», si è svolta nella sede di Monza, in via Boccioni, e ha coinvolto collaboratori, fornitori, rappresentanti istituzionali e i vertici dei marchi Renault, Dacia e Mobilize Financial Services. Si è trattato di un evento ricco di sorprese, immerso in un’atmosfera divertente e conviviale, reso ancor più coinvolgente dalla presenza delle istituzioni locali, nella figura dell’assessore al Commercio di Monza, Carlo Abbà e dei direttori vendita per l’Italia dei marchi rappresentati dalla concessionaria Messa T, ovvero Andrea Marcante (direttore vendite Renault), Dario Zenone (direttore vendite Dacia) e Maurizio Chiari (direttore vendite MFS), intervenuti con parole di riconoscimento verso l’azienda. Non sono mancati il taglio della torta e una sorpresa per Giorgio e Marco Messa, ai quali, i figli Andrea, Silvia e Riccardo hanno donato una felpa con il nuovo logo aziendale e una targa per onorare i 60 anni di attività. La festa è proseguita con una cena raffinata, durante la quale gli ospiti hanno potuto gustare prelibatezze e brindare all’evento; a cornice una ballerina ha incantato il pubblico con una performance artistica sul cerchio, aggiungendo un tocco di eleganza all’evento. Un intrattenimento interattivo ha coinvolto tutti i presenti, tra cui un divertente gioco a premi e un photobooth, gettonatissimo dagli ospiti, con cui hanno potuto scattare foto ricordo circondati da un’atmosfera vivace.
Dal 1991 incontra la diversità per generare comunità accoglienti e inclusive, luoghi ed esperienze di crescita sostenibile e coesione sociale
META Cooperativa Sociale nasce oltre trent’anni fa con lo scopo di dedicarsi al benessere delle persone e delle comunità. Inizialmente la sua azione si rivolgeva ai minori, alla prevenzione e al supporto a situazioni di disabilità e disagio. Con il tempo però, l’organizzazione ha scelto di ampliare il proprio raggio d’azione, per includere nuovi bisogni, in particolare quelli che arrivano dalle aziende: connettere la performance economica con il benessere dei dipendenti e la responsabilità sociale dell’impresa. Oggi la coopera tiva conta 200 tra dipendenti e collaboratori, ha un fatturato annuo che sfiora i 6 milioni di euro e si distingue per un approccio innovativo che mette al centro le relazioni e il benessere psico logico e sociale.
L’obiettivo di META è quello di creare va lore per le organizzazioni e le persone che ne fanno parte, accompagnan dole ad affrontare alcune delle sfi de più rilevanti del nostro tempo,
che impattano sempre più anche sulla vita aziendale e ne condizionano il raggiungimento degli obiettivi.
In uno scenario in cui la popolazione invecchia, le disuguaglianze aumentano e il tessuto sociale è frammentato, META risponde con proposte che promuovono la gestione positiva dei conflitti, percorsi di team building, laboratori per esplorare futuri possibili, e supporto psicologico mirato. Questi interventi, nati dall’ascolto delle esigenze specifiche delle aziende e dei loro dipendenti, si concretizzano in percorsi personalizzati e costruiti per massimizzare l’impatto economico e sociale.
«In un clima socio-economico complesso, caratterizzato da tensioni intergenerazionali e difficoltà di conciliazione vita-lavoro, META aiuta le aziende a diventare luoghi di ricomposizione sociale. Perché è ampiamente dimostrato che una persona
che sta bene con sé e con i propri colleghi lavora meglio e aiuta a creare un gruppo di lavoro più focalizzato sugli obiettivi dell’azienda, contribuendone al successo - spiega Lorenzo Delbue, direttore di META. - Il luogo di lavoro può essere un’efficace e utile palestra relazionale in cui allenare competenze trasversali come la fiducia, il rispetto e la cooperazione».
L’impatto di questi percorsi è significativo. Le aziende che collaborano con META riportano un miglioramento nella qualità delle relazioni interne e un aumento del benessere organizzativo. Questo si traduce non solo in una maggiore efficienza, ma anche in un valore percepito più alto dai dipendenti, che portano il benessere acquisito anche nelle loro vite personali e comunitarie. META non si limita a fornire un servizio: costruisce partnership profonde che mirano a potenziare il contributo sociale delle organizzazioni sul territorio. «Siamo alla ricerca di aziende che vogliano contribuire per quanto possibile a costruire comunità accoglienti, coese e inclusive, perché credono che questa visione sia necessaria anche al proprio futuro», aggiunge Delbue.
ANNO DI FONDAZIONE: 1991
DIPENDENTI/COLLABORATORI: 200
FATTURATO: circa 6 milioni di euro
CONTATTI: Monza MB, via Lecco, 190 039.2326695
imprese@metacoop.org www.metacoop.org
se con i valori delle persone che ne fanno parte. E sul versante del welfare aziendale: supporto psicologico; sportello orientativo e di consulenza per i bisogni dei dipendenti (es. sostegno alla genitorialità).
Questi nel dettaglio i percorsi e le soluzioni offerte da META: la gestione positiva dei conflitti all’interno dei luoghi di lavoro; attività di team building; laboratori di foresight strategico con cui esplorare i futuri possibili per le organizzazioni; percorsi per allineare la vision delle impre-
L’elemento distintivo di META però è il metodo di lavoro. «Dopo un primo incontro esplorativo, elaboriamo delle proposte modulari con obiettivi a breve, medio e lungo termine. Il processo è monitorato costantemente, con step intermedi e un audit finale per valutare i risultati e suggerire ulteriori piste di lavoro. Questo approccio, altamente partecipativo, consente di rispondere in modo efficace alle esigenze uniche di ogni organizzazione», conclude Delbue. In un mondo in cui la responsabilità sociale d’impresa non è più solo una scelta, ma una necessità, META rappresenta un alleato strategico per costruire un futuro più sostenibile e umano.
Immersa nel verde del Parco di Monza, ma a pochi passi dal centro città, Cascina Costa Alta è uno dei luoghi più preziosi di META. Questa struttura multifunzionale è pensata per ospitare attività che spaziano dai percorsi formativi ai momenti di team building, offrendo un contesto unico dove natura, accoglienza e innovazione si incontrano.
Questo ambiente è studiato per favorire la concentrazione, la creatività e la costruzione di relazioni significative. Cascina Costa Alta rappresenta un valore aggiunto per i percorsi proposti da META. La possibilità di lavorare in un luogo lontano dalla routine quotidiana, immerso nella natura, permette ai partecipanti di distaccarsi dai ritmi frenetici e affrontare le sfide personali e organizzative con una prospettiva nuova. Oltre alle attività proposte da META, gli spazi della cascina sono disponibili anche come location per eventi aziendali e privati. Le sale possono essere affittate per meeting, workshop, feste o momenti di networking, offrendo soluzioni flessibili che includono servizi come coffee break, e allestimenti su misura.
Gelsia è una società energetica profondamente radicata nella Brianza, controllata da AEB e parte del Gruppo A2A, leader nazionale nel settore energetico. Erede dell’esperienza e della storia delle ex municipalizzate che fin dai primi anni del ‘900 hanno fornito i principali servizi pubblici ai cittadini della Brianza, l’azienda si distingue per il suo impegno nel fornire soluzioni sostenibili e innovative. Gelsia opera nella vendita di energia elettrica e gas, nella gestione di impianti di teleriscaldamento e nell’implementazione di tecnologie per l’efficientamento energetico, come impianti fotovoltaici, pompe di calore e sistemi di cogenerazione.
La crescita di Gelsia è un esempio di successo di un’azienda locale che ha saputo espandersi mantenendo un forte legame con il territorio. Negli ultimi anni, la società ha inaugurato nuovi Point a Lentate sul Seveso, Besana in Brianza, Paderno Dugnano
e Vimercate, portando il totale a 14 centri. Questi spazi diffusi in maniera capillare offrono consulenza energetica personalizzata, servizi di assistenza tecnica e soluzioni per l’efficienza energetica, rafforzando ulteriormente il dialogo con le comunità locali.
«La nostra missione non è solo quella di fornire energia, ma di diventare un punto di riferimento per la sostenibilità e l’innovazione nel territoriospiega Mauro Ballabio, presidente di Gelsia -. La vicinanza alle famiglie e alle imprese della Brianza rappresenta il cuore del nostro operato. Grazie al nostro impegno in quattro pilastri fondamentali – territorialità, digitalizzazione, innovazione sostenibile e qualità del servizio – stiamo trasformando le sfide della transizione energetica in opportunità concrete per il territorio e le generazioni future». Con una clientela che include 120.000 utenti per il gas, 70.000 per l’energia elettrica e 450 per il teleriscaldamento, Gelsia rappresenta un punto di riferimento nel panorama energetico della Brianza. La rete di teleriscaldamento, estesa per 16 km, è uno degli esempi più significativi dell’attenzione
dell’azienda alla sostenibilità, fornendo energia termica a oltre 420 utenze, tra cui scuole, uffici e abitazioni.
«Gelsiasidistingueperlaqualitàdelservizio,unlivello che ci è stato riconosciuto anche dall’ultima indagine Arera sui call center nella quale i nostri clienti hanno espresso un grado di soddisfazione molto elevato, superiore alla media nazionale –spiega il direttore generale Riccardo Fornaro -. Questosuccessorifletteilnostroapproccioorientato alla trasparenza e alla risoluzione rapida dei problemi. Parallelamente, gli investimenti nel fotovoltaico e nella sostenibilità testimoniano la nostra determinazione a guidare la transizione energetica del territorio».
Il fotovoltaico, infatti, è uno dei settori strategici di Gelsia, in particolare quello su tetto, vista l’elevata urbanizzazione della Brianza. Oltre ai piccoli impianti per le famiglie, Gelsia ha già attivato o sta realizzando una ventina di progetti di medie e grandi dimensioni. Nell’elenco ci sono scuole
a Seregno, Muggiò, Verano Brianza e Barlassina, le sedi del Gruppo e capannoni industriali, quali Glass Italia a Macherio e Cassina a Meda, ma anche l’impianto da 1 MW a Pescara, in grado di produrre energia sufficiente per 400 famiglie. Il Piano Industriale al 2035 prevede la realizzazione di impianti fotovoltaici per una potenza superiore ai 20 MW, a riprova dell’impegno concreto verso la decarbonizzazione.
La sostenibilità è al centro della visione di Gelsia. Nel 2023, l’azienda ha completato il revamping della centrale di teleriscaldamento di Seregno, riducendo le emissioni di CO₂ di 5.000 tonnellate all’anno, pari all’assorbimento di 32.000 alberi.
Ma la sostenibilità è anche sociale. Gelsia sostiene progetti sportivi (come il Vigor Basket in carrozzina di Seregno o la Coppa Agostoni), culturali (la Notte Medievale di Vimercate) e sociali (dalla Mensa Solidale di Seregno al Progetto Donna di Varedo). Anche questo vuol dire essere vicini al territorio.
«La transizione energetica si fa con atti concreti. E noi di Gelsia siamo al fianco di famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni per accompagnarle in questa sfida, offrendo soluzioni , spiega il direttore generale Riccardo Fornaro. Per i clienti domestici, Gelsia promuove l’adozione di piccoli impianti fotovoltaici sui tetti delle abitazioni per l’autoproduzione di energia, favorendo risparmi significativi sulle bollette. Le aziende possono beneficiare di soluzioni su misura per l’efficientamento energetico, come impianti fotovoltaici di medie e grandi dimensioni. Per i comuni, Gelsia offre interventi complessi di riqualificazione energetica. A Barlassina, ad esempio, un progetto studiato con l’Amministrazione ha consentito di trasformare scuole e biblioteche in edifici a emissioni quasi zero (NZEB) grazie all’installazione di pannelli fotovoltaici, pompe di calore, cappotti termici e un sistema di telecontrollo per il monitoraggio dei consumi. «Gelsia si conferma il miglior partner per accompagnare la Brianza nella transizione energetica», conclude Fornaro.
La compagnia entro il 2039 sarà a zero emissioni di carbonio attraverso la sua catena di prodotti, forniture e processi
Jaguar Land Rover ha da tempo dimostrato il proprio impegno nella salvaguardia dell’ambiente per le prossime generazioni e nella costruzione di un futuro sostenibile mettendo in atto iniziative che spaziano dalla produzione di veicoli a basse emissioni alla promozione di un uso più consapevole delle risorse naturali. L’azienda si è fissata obiettivi ambiziosi per ridurre l’impatto ambientale delle sue attività e raggiungere la neutralità carbonica entro il 2039. La missione di Jaguar Land Rover è di promuovere il benessere globale attraverso l’innovazione tecnologica. Questo processo virtuoso parte dagli stabilimenti di produzione delle autovetture e, a caduta libera, coinvolge l’intera catena del valore, come appunto il concessionario Autonovara. In termini di sostenibilità, la realtà seregnese parte da un concetto tanto semplice quanto determinante: Autonovara ritiene che ogni piccolo gesto possa contribuire ad innalzare il livello di sostenibilità che, oggi più che mai, è al centro delle sue politiche di comportamento. Di conseguenza ha attuato politiche di efficientamento energetico per quanto riguarda i corpi illuminati del salone. E non solo: a seguire saranno definiti
piani di azione che richiederanno l’elaborazione di progetti volti alla riduzione delle emissioni entro i 55 gr CO2/mq superficie coperta nella nostra sede e il miglioramento della qualità ecologica degli interni, funzionale al conseguimento, in fase successiva, della certificazione LEED®.
La strategia di Jaguar Land Rover si basa su tre pilastri fondamentali:
1. Decarbonizzazione dei veicoli: L’azienda ha annunciato che entro il 2025 tutti i suoi modelli saranno disponibili in versione completamente elettrica, contribuendo così a ridurre le emissioni di CO2 nel settore dei trasporti. L’introduzione dei veicoli elettrici fa parte di una trasformazione radicale che porterà al passaggio a una produzione a zero emissioni di carbonio. Jaguar, in particolare, ha pianificato di diventare un marchio completamente elettrico entro il 2025.
2. Sostenibilità nella produzione: Jaguar Land Rover sta lavorando per rendere i propri impianti di produzione più sostenibili. Nel 2020, ad esempio, l’azienda ha fatto un passo importante con la sua fabbrica di Solihull, che ha avviato la
produzione di veicoli a zero emissioni di carbonio, utilizzando energie rinnovabili per alimentare l’intero processo produttivo.
3. Economia circolare e utilizzo responsabile delle risorse: Un altro aspetto cruciale del piano di sostenibilità di Jaguar Land Rover è l’adozione di pratiche di economia circolare. Ciò include il riciclo di materiali, la riduzione degli sprechi e l’uso responsabile delle risorse naturali. La collaborazione con partner strategici ha portato alla creazione di nuovi materiali sostenibili per i veicoli, come tessuti realizzati con plastica riciclata e l’uso di alluminio riciclato.
Fondazione: 1970
Fatturato 2023: € 15.304.964
Dipendenti: 19
CONTATTI: concierge.autonovara@landroverdealers.it
Jaguar Land Rover sta spingendo verso il futuro con una mobilità che non solo riduce l’impatto ambientale ma che è anche più intelligente e connessa. L’azienda sta investendo in tecnologie innovative come la guida autonoma e i sistemi di mobilità condivisa, con l’obiettivo di creare soluzioni più sicure, efficienti ed ecologiche.
Il futuro della mobilità sostenibile secondo Jaguar Land Rover non è solo legato ai veicoli elettrici, ma anche ad un ecosistema più ampio che include infrastrutture per la ricarica e tecnologie per la gestione dell’energia. Dovremmo far tesoro delle parole di Nelson Mandela «l’educazione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo». Anche in questo settore, nella transizione verso un futuro sostenibile, l’aspetto culturale non può essere mai ignorato: per questo, Jaguar Land Rover è impegnata in prima linea nell’educazione e nella formazione degli automobilisti di oggi e di domani. Una strategia perfettamente in linea con il progetto Reimagine, che reinterpreta il futuro del lusso attraverso il design e l’elettrificazione. Jaguar Land Rover sta reinterpretando il futuro del “Modern Luxury” attraverso il design dei suoi due marchi britannici. Attualmente la gamma di modelli comprende veicoli completamente elettrici, ibridi plug-in e mild-hybrid, cosi come le più recenti
motorizzazioni diesel e benzina. Land Rover è il leader mondiale nel segmento dei SUV di lusso grazie alla sue tre famiglie di prodotti, Range Rover, Discovery e Defender. Veniamo ora ai dati del mercato: JLR registra una crescente domanda di modelli ibridi plugin, con vendite al dettaglio in aumento del 29% nel primo semestre dell’anno finanziario 2025 rispetto al precedente, poiché sempre più clienti utilizzano questa tecnologia nella transizione verso i veicoli elettrici a batteria (BEV).
Per quanto concerne il brand Range Rover, le vendite al dettaglio dei modelli PHEV sono aumentate del 47% nella prima metà del FY25, mentre quelle di Defender plug-in sono aumentate del 23%,sempre rispetto all’anno finanziario precedente.
Le vendite PHEV di JLR erano già cresciute del 59% su base annua nel FY 2024 rispetto al FY2023, mentre quelle della Range Rover plugin erano quasi raddoppiate nello stesso periodo. Inoltre JLR ha attualmente oltre 48mila clienti in lista d’attesa per la Range Rover full Electric, ovvero la prima di una serie di veicoli elettrici di lusso a emissioni zero dei suoi marchi.
Con la sua architettura modulare longitudinale (MLA), su cui sono costruite la Range Rover e la Range Rover Sport, JLR è in grado di offrire ai propri clienti motori a combustione interna (ICE), ibridi elettrici plug-in, e presto anche veicoli full electric (BEV), entro il decennio. La variante PHEV di Range Rover e Range Rover Sport si può guidare in modalità puramente elettrica: gli ibridi Range Rover Sport P550e e P460e sono in grado di percorrere fino a 123 km, con emissioni complessive di CO2 da 15 g/km. Questa autonomia supera di gran lunga la media giornaliera di 20 miglia che i conducenti del Regno Unito percorrono.
«Cerchiamo di integrare tutto, dalla vendita delle moto ai servizi che riguardano i finanziamenti»
Tre generazioni unite dalla stessa grande passione, quella per le due ruote. La concessionaria Valli BMW Motorrad di viale Elvezia 46, a Monza, è un esempio di attività familiare di successo. Undici dipendenti, 800 moto – tra nuove e usate – vendute nell’ultimo anno. Una rivendita che, grazie alla professionalità e alla disponibilità del titolare Luigi Valli e della famiglia, è diventata un vero e proprio punto di riferimento per motociclisti ed esperti del settore.
Lo sguardo è al futuro, il presente è sorretto da solide basi. A dare il via all’attività di famiglia fu infatti, negli anni Cinquanta, il padre di Luigi Valli, Augusto che, coi suoi fratelli, avviò una concessionaria di moto a Renate. Poi, coi decenni, il business si è ampliato. Nel 2007 Luigi Valli ha deciso di acquisire la concessionaria BMW Motorrad a Mariano Comense che, a partire da gennaio 2013, si è spostata a Monza. Una scelta strategica, dettata dal fatto che BMW ha ampliato il territorio di loro competenza, affidandogli l’intera area di Monza e Brianza.
E così è nato il punto vendita di viale Elvezia che è cresciuto di pari passo con l’incremento della gamma BMW «Negli anni il bacino d’utenza è andato espandendosi – spiega Luigi Valli – Il range medio della clientela è aumentato e ora va dai 25 ai 60 anni. I più giovani chiedono soprattutto moto sportive, come può essere la S 1000 Rr o S 1000 Xr. La moto più venduta in Italia negli ultimi anni è invece il Gs nelle sue sfaccettature, prima 1250 Gs, poi 1300 Gs».
Condurre un’attività di famiglia è un’esperienza insieme impegnativa e ricca di soddisfazioni. «Ci lega la passione – sottolinea Luigi Valli – Per noi è un piacere venire a lavorare. Con la clientela, poi, il confronto è sempre stimolante. Quando varcano la nostra porta sono, in genere, già molto informati e noi facciamo sempre in modo di rispondere al meglio a ogni loro esigenza». L’attenzione nei confronti dell’utenza è a tutto tondo. «Cerchiamo di integrare tutto, dalla vendita delle moto, sia nuove che usate, a quella dell’abbigliamento e degli
accessori, fino al noleggio, passando per l’esperienza del Motoclub interno – evidenzia ancora la famiglia Valli – Ma offriamo anche servizi che riguardano i finanziamenti, aspetto che ha notevolmente ampliato il potenziale bacino d’utenza, e prodotti assicurativi, senza scordare l’officina, dove offriamo servizi di assistenza e manutenzione». Il cliente, dunque, può affidarsi al team della concessionaria Valli per un servizio a tutto tondo, «dal momento in cui, magari anche da neofita, entra da noi a quando, una volta acquistato il mezzo, necessita di manutenerlo». Un valore aggiunto, quello dei servizi finanziari, che ha allargato ulteriormente la porzione di mercato. E proprio l’attenzione al cliente è valsa a Luigi Valli il riconoscimento di “BMW Bank Ambassador 2024”, titolo conferito ai partner della rete del BMW Group che si sono distinti nel livello di servizio offerto al cliente, in ambito finanziario.
DIPENDENTI: 11
MOTO VENDUTE NEL 2024: 800
MOTO PIÙ VENDUTA: BMW GS
CONTATTI: Monza , viale Elvezia, 46
Telefono: 039 597 0065
www.bmw-motorrad.it
Ma è anche grazie all’allargamento della gamma BMW che la concessionaria di viale Elvezia è riuscita a intercettare una clientela più vasta e appartenente a fasce diverse. «Abbiamo anche moto di cilindrate più contenute e due modelli di scooter elettrici – conclude la famiglia ValliQuest’ultimo,siapurspintodagliecoincentivi,resta tuttavia un ambito ancora in fase embrionale nel settore delle moto, che è diverso da quello delle auto. BMW ha puntato in maniera decisa a rendere il motore endotermico molto più green, riducendo notevolmente le emissioni. A livello normativo nel 2025 avremo l’introduzione dell’Euro 5 Plus che è la massima normativa che abbiamo. BMW è molto attenta al tema ambientale, ha sviluppato scooter elettrici e sicuramente svilupperà anche moto elettriche, ma è attenta anche e soprattutto all’efficienza del motore endotermico che deve essere a basse emissioni».
Più che un mezzo, uno stile di vita. Intorno alla concessionaria Valli BMW Motorrad di viale Elvezia, a Monza, si è creato un vero e proprio gruppo di appassionati. Il Motoclub interno, nato 12 anni fa, conta oggi circa 180 iscritti, per la maggior parte soci dai 35 anni in su. Sono impegnati tutti i weekend in diverse attività, dalle gite ai tour, ma organizzano anche vere e proprie vacanze insieme, sia in Italia che all’estero.
«Si è creato un bel gruppo – spiega la famiglia Valli – La base è la nostra concessionaria di viale Elvezia, dove si ritrovano a cadenza regolare, ma viene preso come punto di partenza anche per i tour». Innumerevoli i viaggi compiuti in sella alle prestigiose moto BMW. «Insieme sono stati in Albania, nella Foresta Nera, in Sicilia, in Marocco e in molti altri luoghi ancora. Si è creata una vera e propria comunità. Nel tempo si sono formate solide amicizie e molti di loro si ritrovano anche al di fuori dell’ambito del Motoclub». Quando, in inverno, le temperature si fanno troppo rigide per gite fuori porta, vengono organizzati eventi, ma anche gite culturali, momenti di condivisione cui partecipa anche la stessa famiglia Valli.
In arrivo una nuova filiale nel centro storico di Monza
«Non è la solita banca». Si definisce così la BCC di Triuggio e della Valle del Lambro, realtà di grande tradizione e fiducia nata nel 1954 come Cassa Rurale ed Artigiana di Triuggio, espressione concreta dei principi cooperativi della mutualità senza fini di lucro. I primi soci e beneficiari dell’attività creditizia furono agricoltori e artigiani locali, mentre nel 1994, a seguito della modifica del Testo Unico, assunse l’attuale denominazione di Banca di Credito Cooperativo, allargando la compagine sociale anche al resto della cittadinanza. Nel 2024 ha festeggiato i suoi primi settant’anni, spesi con l’impegno e l’obiettivo di migliorare e sviluppare il tessuto sociale in cui è nata. Oggi fa parte di una realtà, presente in tutta Italia e in gran parte d’Europa, che mette a disposizione la propria esperienza coniugando la professionalità del grande Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea con la centralità dei valori solidali della persona.
Sono 12 i comuni in cui BCC di Triuggio e della Valle del Lambro è presente: Triuggio, Macherio, Vedano al Lambro, Sovico, Veduggio con Colzano, Biassono, Besana Brianza, Briosco, Valmadrera, Oggiono, Barzanò e dal 2025 Monza.
Il recente passato ha messo in mostra una crescita importante in termini di masse, sia per raccolta che per impieghi. Consideriamo i dati aggiornati a dicembre 2024: i conti correnti, ora 16mila, sono aumentati di più di 1.500 unità in meno di due anni, e il prodotto bancario lordo è di 1,65 miliardi. Da gennaio 2023 ha ottenuto un incremento di oltre 350 milioni di prodotto bancario lordo. Anche i soci mostrano numeri in crescita: attualmente sono oltre 3mila. E poi i dipendenti: sono circa 90
ed è in corso una rivisitazione all’interno delle filiali, con lo scopo di sfruttare al meglio le peculiarità di ciascuno, costruendo team specifici per rispondere alle richieste della clientela. Il valore distintivo della banca, che è lo stesso per tutte le BCC, è la particolare conformazione sul territorio: ciò si traduce in una vicinanza verso le famiglie, ma allo stesso tempo anche agli imprenditori. È presente sull’asse che va da Monza a Lecco, su cui dispone di 12 filiali: si tratta senza dubbio di una presenza importante sul territorio. Le filiali costituiscono il motore dello sviluppo e sono l’immagine immediata
dell’operare di questa realtà. Inoltre la struttura ha una vocazione di assistenza: significa assistenza al territorio, non solo diretta ma anche indiretta, ad associazioni di varia natura, sportive e non, aiutate di anno in anno a far fronte a bisogni specifici. La BCC di Triuggio si differenzia rispetto ad altre realtà private commerciali, avendo obiettivi non sono esclusivamente di carattere economico. Non solo: si distingue anche per la gestione personalizzata delle richieste della clientela con prodotti e servizi su misura, sia per quanto riguarda i servizi di base che per le richieste più evolute.
ANNO DI FONDAZIONE: 1954
SOCI: 3.009
CONTI CORRENTI: 16.000
PRODOTTO BANCARIO LORDO: 1,65 mld
CONTATTI:
Tel. 0362.92331
www.bccvallelambro.it bccvalledellambro@bccvalledellambro.it
E il futuro in che direzione sta andando? Di certo, i vertici, su tutti il presidente Silvano Camagni, spingono affinché la crescita possa continuare. L’obiettivo è dunque consolidare i ricavi nell’ambito dei servizi, perché più stabili, differenti da quelli finanziari che sono determinati da fattori esogeni. Si nota, infatti, una rinnovata attenzione al risparmio gestito, alla banca assicurazione, segmento che la BCC di Triuggio sta potenziando e che può dare una protezione maggiore alla clientela. Infine, entro il primo semestre 2025, avverrà l’apertura della nuova sede di Monza, pensata per aprire un’ulteriore area territoriale, con un bacino di circa 400mila persone.
Da maggio 2024 il Direttore della BCC di Triuggio e della Valle del Lambro è Marco Rho, entrato in BCC nel novembre 2022 come responsabile dell’Area Mercato. In precedenza ha lavorato per 33 anni al Banco Desio, in qualità di responsabile della piazza di Monza e in seguito come Capo Area della zona territoriale a nord di Milano. «Il mio compito è quello di riorganizzare la rete della banca, - ha spiegato Rho - portando la mia esperienza, focalizzandomi dunque su un approccio maggiormente commerciale, ma ampliando la sfera d’intervento a 360°. L’obiettivo è quello di cercare di ottimizzare i processi, svolgendo le attività nel modo migliore. Personalmente devo cercare di portare una redditività economica adeguata: più la banca fa utili e più la società ha possibilità di patrimonializzarsi. Di conseguenza più ci si fortifica e più è possibile mettere a disposizione risorse per il territorio: è fondamentale mantenersi sani per assistere al meglio le proprie attività e gli stakeholders».
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I numeri che ci danno il quadro della situazione
Èil momento dei numeri. Perché, che ci piaccia o no, sono quelli che determinano la situazione economica di un territorio. E nelle prossime pagine troverete la classifica delle prime 1.000 Piccole e Medie Imprese della provincia di Monza e Brianza in base al fatturato 2023: si va dai 49.520.726 euro della Toshiba Global Commerce Solutions di Mezzago ai 6.482.969 euro della A.E.G. Legno di Bovisio Masciago. Insieme ai numeri di fatturato, però, troverete un’altra serie di dati, fondamentali per capire l’andamento delle singole
aziende, ma anche dell’intero territorio della provincia di Monza e Brianza. Infatti, si possono consultare i numeri che riguardano la variazione di fatturato rispetto al 2022, l’Ebitda e l’Ebit, il Patrimonio netto, l’utile o la perdita percentuale sul fatturato e il Roi. Quindi, tutti gli elementi che consentono di avere un quadro preciso della situazione. A livello globale, queste 1.000 PMI hanno prodotto un fatturato 2023 pari a quasi 16 miliardi di euro e hanno dato lavoro a oltre 40mila persone. Qualcuna sta facendo fatica e deve registrare delle perdite, qual-
cun’altra è riuscita a barcamenarsi in un’annata che, sotto diversi punti di vista, non è stata facile; ma la maggior parte delle aziende brianzole è riuscita a crescere, a far risultare il segno più in termini di fatturato e molte hanno anche incrementato il loro personale. Quasi tutte, poi, hanno chiuso l’anno comunque registrando un utile. Insomma, le aziende della provincia di Monza e Brianza, ancora una volta, hanno dimostrato di saper superare le difficoltà geopolitiche, che sono sempre più complesse, e di saper far fronte alle esigenze dei loro clienti.
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