TURISMO 2021 In vacanza nel Paese più bello del mondo
TURISMO 2021
Pronti a tornare sugli sci Ecco alcune delle più belle piste dell’arco alpino
In vacanza nel Paese più bello del mondo
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ppena si potrà scendere e salire dalle nostre piste avremo a disposizione un’ampia offerta che potrà soddisfare qualsiasi esigenza di chi vuole cimentarsi nello sci alpino: da chi freme dalla voglia di imparare a chi non si butta se di fronte non ha una “nera” o almeno una “rossa”, nel senso di piste…, da affrontare. Avventuriamoci, allora, in un veloce tour su una parte dell’arco alpino per presentarvi quelle che presto potrebbero essere le mete di un viaggio sulla neve.
Valle d’Aosta Qui è il regno del divertimento sulla neve, ai piedi delle montagne più alte d’Europa, il Monte Bianco, il Cervino, il Monte Rosa e il Gran Paradiso. La Valle d’Aosta offre tutto ciò che gli amanti degli sport invernali possono desiderare: 20 stazioni, oltre 800 chilometri di piste, 156 impianti di risalita, 6 snowpark. Il tutto strutturato su diversi comprensori e tante piccole località a misura di famiglia. Il comprensorio di Breuil-Cervinia, Valtournenche, Zermatt è tra i più estesi delle Alpi, e attraversa Italia e Svizzera: 360 chilometri di discese con ben 127 piste (31 blu, 83 rosse e
13 nere) e 53 impianti di risalita. Ma si può sciare anche al cospetto del Monte Bianco, nel comprensorio di Courmayeur con i suoi 18 impianti che collegano i due versanti dello Chécrouit e della Val Veny lungo i quali si snodano 33 discese (11 blu, 17 rosse, 5 nere) e più di 100 km tra piste e fuoripista. Il comprensorio di La Thuile si sviluppa, invece, tra il ghiacciaio del Rutor e il Monte Bianco. Con i suoi 152 km di piste e 38 impianti, condivide con la stazione francese di La Rosière ben 85 piste. Dal Monte Bianco al Monte Rosa. O meglio, al Monterosa Ski, uno dei più grandi sistemi di comprensori sciistici esistenti che consente di scegliere tra ben quattro vallate e più di 100 km di piste: dalle storiche Champoluc e Gressoney-La-Trinité fino ad arrivare ad Alagna Valsesia, in Piemonte. Infine Pila, il “balcone bianco” che sovrasta la città di Aosta ed è raggiungibile in funivia, con una particolare attenzione alle famiglie.
sciistici segnaliamo quelli più frequentati. A cominciare dal vastissimo comprensorio della Vialattea che comprende Sestriere, Sauze d’Oulx, Oulx, Sansicario, Cesana, Pragelato, Claviere e la francese Montgenèvre: 249 piste (7 verdi, 80 blu, 120 rosse e 42 nere) e 70 impianti di risalita; per i più piccini ricordiamo i Baby Fun Park di Sansicario e di Sauze d’Oulx. Poi il versante piemontese del Monterosa Ski (Alagna Valsesia/Gressoney-La-Trinité/Champoluc/Frachey) che fa salire fino a 3.275 m. E ancora il comprensorio sciistico Mondolè Ski sulla Alpi Liguri, il più esteso della Provincia di Cuneo, che comprende le località di Artesina (nella top 10 Italiana delle stazioni “family friendly”), Frabosa Soprana e Prato Nevoso: 130 km di piste su 1.300 m di dislivello. E citiamo, almeno, Bardonecchia, con un centinaio di km di piste e 17 impianti di risalita, o il comprensorio sciistico Riserva Bianca - Limone Piemonte con 52 km di piste.
Piemonte
Lombardia
Se circa 1.250 km di piste vi sembrano poche! Sono quelle che, insieme a oltre 260 impianti di risalita, offre il Piemonte! Tra i diversi comprensori
Si sono svolte da poco le gare di Coppa del Mondo a Bormio, nel cuore della Valtellina, sulla “Stelvio”, una delle piste più belle dell’arco
alpino. Ma non sono da meno le vicine piste “Compagnoni” e “Cevedale” a Santa Caterina Valfurva. E che dire della ski area di Livigno? Lasciamo la parola ai numeri: 115 km di piste per lo sci alpino (12 piste nere, 37 rosse e 29 blu), con 6 telecabine, 13 seggiovie e 11 ski lifts. Ma Livigno è anche il paradiso degli snowboarder grazie ai suoi Snowpark. Qui gli appassionati della tavola possono compiere le loro spettacolari evoluzioni in half pipe, su jump e nei tracciati border cross, in aree dedicate. Poi c’è il comprensorio di Aprica&Corteno con oltre 50 km di piste che arrivano in paese: la zona Campetti è il paradiso dei bambini, mentre piste rosse e nere scendono dal Palabione, come il “Pistone” della Magnolta o la Superpanoramica di oltre 6 km del Baradello. Sopra Sondrio c’è la Valmalenco, con una sessantina di km di piste (3 nere,
8 rosse, 6 blu) del comprensorio dell’Alpe Palù. E sempre in Valtellina c’è la skiarea della Valchiavenna con Madesimo e Campodolcino: circa 40 chilometri di piste (20 blu, 16 rosse e 3 nere). Ma in Lombardia si scia anche in Valsassina ai Piani di Bobbio e Valtorta sul versante bergamasco, 35 chilometri di discese, per un totale di 17 piste. In provincia di Bergamo si può anche scegliere tra le discese di Brembo Ski, con le sue 17 piste tra Foppolo e Carona, servite da una decina di impianti, e quelle di Colere Ski Area 2200 nella Valle di Scalve, nel cuore delle Orobie. Mentre in provincia di Brescia ci sono la Ski Area Borno-Monte Altissimo in Valle Camonica, Maniva Ski che offre una quarantina di km di piste per tutti i gusti con nove impianti di risalita, e Montecampione che propone ben 18 piste (4 nere, 11 rosse e 3 blu) e una decina di impianti di risalita.
Sulle piste olimpioniche delle Dolomiti, patrimonio Unesco mpossibile non citare una località che sarà protagonista dei Giochi Olimpici Invernali del 2026: Cortina d’Ampezzo, regina delle Dolomiti, Patrimonio Mondiale Unesco. Cortina è una delle 12 zone sciistiche del comprensorio Dolomiti Superski, il più grande al mondo, con impianti di risalita di ultima generazione che contano ben 1.200 km di piste preparate giornalmente, percorsi soleggiati e coinvolgenti. Sulle nevi tra Veneto e Trentino Alto Adige la scelta è vastissima e a misura di ogni tipo di avventura: dalla più semplice - dedicata ai neofiti, seguiti dai maestri -, fino a luoghi verso
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cui la passione e l’esperienza sono in grado di spingere gli amanti dello sci. Nella conca ampezzana si scia su 110 chilometri di piste. Sono cinque le aree sciistiche: Faloria, Cristallo, Mietres, Tofana, Socrepes Pocol, Falzarego - Cinque Torri, tutte collegate tramite moderni impianti e servizio di skibus. A fare di Cortina una delle capitali dello sci a livello mondiale sono anche le piste da fondo, alcune da percorrere anche in notturna, che si snodano in località Tre Croci e Fiames. Ma le Dolomiti venete offrono molti altri comprensori. Come Monte Agudo, lontano dalla ressa dei grandi caroselli
sciistici: circa 13 chilometri di piste, tra cui una nera, cinque rosse e un campo scuola con baby skilift e tappeto. Fenomenale la vista che si gode dal rifugio Monte Agudo verso le Tre Cime di Lavaredo. Oppure la SkiArea San Pellegrino-Alpe Lusia, un moderno comprensorio sciistico con oltre 60 km di piste all’interno del Dolomiti Superski: piste da discesa di diversa lunghezza e difficoltà, 2 snowpark, 1 percorso controllato per il freeride, il tutto servito da veloci e moderni impianti di risalita che riducono al minimo le code e aumentano il tempo da trascorrere con gli sci ai piedi.
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Plan de Corones, un paradiso tra neve e cielo
a neve è scesa in abbondanza a Plan de Corones - Kronplatz. Fiocco dopo fiocco, con convinzione e costanza, ha dipinto di bianco il paesaggio, simile a un quadro invernale, incorniciato tra le Alpi e le Dolomiti in quello spicchio di Alto Adige al confine con l’Austria. Qui la natura di montagna si mostra in tutto il suo splendore. Le cime disegnano uno skyline scenografico e i paesini affacciati sui boschi argentati a valle ne fanno da sfondo armonioso. Se il comprensorio di Plan de Corones è un mondo fantastico che ruota attorno a piste di rara bellezza, San Vigilio di Marebbe e San Martino in Badia catapultano in un’oasi di pace ad alta quota dove stress e preoccupazioni lasciano il posto a valori autentici e passioni genuine. Custodi della cultura ladina e porte d’ingresso dei parchi naturali di Fanes-Senes-Braies e del Puez Odle, tra case in legno, ordine impeccabile e persone cordiali, conquistano a prima vista e conciliano il desiderio di vacanza sulla neve che finalmente può essere appagato.
120 chilometri di discese al top e 32 impianti all’insegna della sicurezza e della vacanza per adulti e bambini
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on è ancora chiaro quando apriranno gli impianti e prenderà il via la stagione sciistica. Ma a Plan de Corones - Kronplatz è tutto pronto e in fermento per alzare il sipario sullo spettacolo di montagne che da sempre trasforma la località altoatesina in un regno di magia e adrenalina per gli appassionati di sci e snowboard. Nonostante le difficoltà legate all’emergenza sanitaria, le proposte, le attività e le soluzioni anche quest’anno sono infinite. All’insegna della sicurezza e a prova di Covid (www.kronplatz2021.com), ruotano attorno a 32 impianti e 120 chilometri di discese al top, senza considerare il collegamento diretto – venti minuti di skibus – con l’Alta Badia, quindi con l’imbattibile Sellaronda, in due parole: Dolomiti Superski. Che si traducono in 1.200 chilometri di piste mozzafiato rinomate nel mondo intero. Tutto parte dalla cima di Plan de Corones, la montagna regina della zona e del Südtirol che si presenta come un’enorme terrazza innevata con vista privilegiata sulle Dolomiti. Da questo “panettone” bianco parte un network di piste adatte a tutti i gusti, gli stili, i livelli di difficoltà e le capacità di adulti e bambini. Dalle mitiche “Black Five”, le cinque nere che sfidano i più temerari, alle piste più ampie e spaziose che seguono dolcemente i pendii, alla rossa Ried, una splendida pista lunga quasi dieci chilometri che serpeggia sinuosa nel bosco. Il consiglio è di partire da San Vigilio con sci ai piedi e racchette in mano e da lì salire in quota per scendere ed esplorare piste diverse ogni giorno. Perfettamente collegate tra loro, sono rivolte verso tutti i punti cardinali, in modo da accontentare chi cerca il sole e chi invece pre-
dilige i tracciati ghiacciati all’ombra. Insomma, la scelta non manca affatto da queste parti. Non solo di giorno, ma anche di notte. Perché a Plan de Corones è possibile cimentarsi anche nello sci in notturna, un’esperienza affascinante che perdersi sarebbe un vero peccato. Info: www.sanvigilio.com.
Muovere i primi passi sulla neve, lezioni e piste kids friendly Plan de Corones è anche una destinazione family-friendly. Tra i punti di maggior richiamo del comprenso-
rio spicca l’occhio di riguardo riservato ai più piccoli che qui possono trovare il luogo ideale per scoprire la bellezza della neve, muovere i primi passi sugli sci e divertirsi insieme ai propri coetanei, grazie a corsi, lezioni, giochi e proposte pensate proprio per loro. Un esempio tra tutti è il campo scuola sci Kinderland di San Vigilio di Marebbe. È un parco innevato con varie pendenze, munito di divertenti gonfiabili, materiale didattico e tapis roulant per le risalite in cui i novelli sciatori, sempre accompagnati da maestri esperti, possono imparare già dai tre anni a prendere confidenza con sci e racchette e destreggiarsi prima su terreni pianeggianti, poi su lievi penden-
ze, quindi sulla pista a loro dedicata. In allegria e serenità, acquisteranno giorno dopo giorno maggior padronanza fino a diventare dei piccoli campioni. Info: www.sanvigilio.com/it/Inverno/ulteriori-attivita/scuole-sci.
Ciaspole, scialpinismo, fondo, passeggiate: un ventaglio infinito di discipline al di là dello sci Il bello di San Vigilio è che offre un ventaglio pressoché infinito di discipline da praticare sulla neve anche al di là dello sci. Piste, sentieri e tracciati accompagnano nei Parchi naturali di Fanes-Senes-Braies e del Puez Odle. Sono spazi sconfinati, dominati da una natura immacolata, dove dedicarsi al wildlife watching, darsi a escursioni in slitte trainate da husky o cimentarsi in attività che spaziano dallo sci di fondo alle ciaspolate, da passeggiate rilassanti a escursioni impegnative, da scialpinismo a fiaccolate notturne con vin brulé finale. Da non perdere la visita al Parco Zoologico di Ciamaor alla scoperta di gufi e civette e la passeggiata alla malga di Medalges, che offre un panorama d’eccezione sulle montagne che fanno da confine con la Val Gardena da una parte e, dall’altra, sulle cime Crëp da les Dodesc, Capuziner e Doleda. Info: www.owlparksanvigilio.com www.huskysleddog.com.
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In Lombardia centinaia di percorsi per famiglie ed esperti
Passeggiando con le ciaspole Con gli impianti di risalita chiusi, in tanti hanno scelto le racchette da neve
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embra che nei negozi non si trovino più racchette da neve. Quest’anno, molti amanti della montagna e dello sci, con gli impianti di risalita chiusi non si sa fino a quando, hanno optato per le passeggiate con le ciaspole. Inoltre, l’abbondanza di neve che è scesa richiama comunque
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cegliere cosa proporre tra le centinaia di itinerari che offre la Lombardia non è facile. Cominciamo dalla Val Gerola, sopra Morbegno (So), perché, oltre a essere tra le aree più “selvagge” (e per molti più suggestive), offre molteplici escursioni, adatte sia a chi è ben allenato, sia a chi si accontenta di una passeggiata. Per quest’ultimo tipo di escursionista, ad esempio, è perfetto il percorso che va da Fenile (1.263 m) a Pescegallo (1.454 m), con un dislivello di meno di 200 m: si parte seguendo quello che è il “percorso salute” (dopo il secondo ponte sul Bitto ad occidente rispetto al nucleo abitato), e si prosegue in leggera salita attraverso un magnifico bosco di abeti fino a raggiungere Pescegallo. I più allenati (ma ce la fanno anche i bambini) possono continuare fino al Rifugio Salmurano (1.850 m)
Il “Sentiero dell’Arte” a Livigno
seguendo il sentiero chiamato “la stradina”, praticamente a fianco della pista da sci: dalla partenza ci si arriva in poco più di un paio d’ore. Più impegnativi, partendo dal rifugio, sono i sentieri che portano fino al passo di Salmurano o fino al lago di Pescegallo. Adatto alle famiglie è anche l’itinerario che porta al lago Palù, che in questo periodo è completamente ghiacciato, partendo dalla località di San Giuseppe, sopra Chiesa in Valmalenco (So), lasciando l’auto nell’ampio parcheggio in località Prati Predana, alla partenza della seggiovia. Un percorso di poco meno di 7 km con un dislivello di circa 500 m che attraversa boschi di conifere innevati e stupendi alpeggi panoramici, senza presentare particolari difficoltà. Raggiunta la meta, si può ancora percorrere l’intero circuito ad anello del lago Palù e godere di vedute mozzafiato. Se abbandoniamo (per ora) la Valtellina, molto consigliata è l’escursione al Rifugio De Marie che parte da sopra Cimbergo (Bs) in Val Camonica. Parcheggiate nella zona del castello e poi, ciaspole ai piedi, si parte in direzione di Paspardo; quindi, imboccato a destra il sentiero n. 16 per Volano si prosegue per un paio di km in mezzo al bosco a fianco del torrente Re di Tredenus. Quando il
gli appassionati di sport all’aria aperta. È per questo che in tutte le località turistiche, naturalmente attenendosi alle normative vigenti, sono sempre di più le proposte di passeggiate sulla neve. In queste due pagine vi proponiamo diversi itinerari e vi consigliamo come prepararvi ad affrontarli.
sentiero si biforca, si tenga la destra e si prosegua fino al Ponte del Clavasso: ancora un piccolo sforzo e si arriva alla conca di Volano, dove sorge il rifugio De Marie (1.480 m), da cui si gode un bellissimo panorama sul gruppo del Tredenus e sul Pizzo Badile Camuno. Ma, come si diceva, l’offerta lombarda di escursioni con le racchette è davvero ampia. Tra le tante altre possibilità, vi segnaliamo la salita al rifugio Magnolini dalla Malga Alta di Pora (1.500 m circa), a Castione della Presolana-Bratto (Bg), dove si lascia l’auto nel grande parcheggio degli impianti di sci: è in lieve salita tra i pini della strada-pista ben battuta adatta a tutti. Oppure, in Valsassina, l’escursione di circa un’ora e mezza al Cimone di Margno (1.800 m) partendo da Paglio (Lc), risalendo lungo i vecchi tronconi dello skilift, e quella, funivia da Moggio (Lc) permettendo,
Anche in Liguria si può andare sulla neve con le racchette Sulle racchette da neve a pochi chilometri dal mare. È quel che si può fare in Liguria. Si può salire fino alla vetta più alta della regione, il Monte Saccarello 2.201 m, partendo dal piazzale sotto la stazione della seggiovia (1376) di Monesi (Im): è un’escursione impegnativa ma ripaga con una vista che spazia dal Monviso al mare. Comunque, ambienti ideali per una ciaspolata sono sicuramente i Parchi dell’Aveto o dell’Antola, e soprattutto il Parco del Beigua che permette di non rinunciare alla vista del mare pur camminando sulla neve. Qui l’Ente Parco, che mette a disposizione anche il servizio di noleggio ciaspole e bastoncini, ha predisposto con apposito segnavia cinque anelli con vario grado di difficoltà, dal più facile a quello più impegnativo, che si snodano tra paesaggi meravigliosi in scenari naturalistici unici, lungo itinerari di crinale in Valle Stura, nelle foreste di Sassello o sull’Alta Via dei Monti Liguri.
I consigli e gli obblighi per un’escursione sicura S
i racconta che i primi ad usare le racchette da neve siano stati i cacciatori delle zone fredde di Asia, Canada e America settentrionale intorno al 6.000 a.C. Ne hanno fatta di strada… Se la funzione è rimasta sempre la stessa, muoversi più facilmente aumentando la superficie di galleggiamento e aiutando a non sprofondare nella neve, è evidente che oggi non usiamo racchette che un tempo erano realizzate in legno e corde, bensì con materiali plastici di ultima generazione che garantiscono leggerezza e sicurezza e che vengono ancorati a scarponi o scarpe da trekking invernali. Sarà bene anche dotarsi dei bastoncini da neve, visto che le escursioni con le ciaspole avvengono su vari tipi di neve, fresca oppure compatta e ghiacciata, e su sentieri che alternano salite e discese a pianori meno impegnativi e l’equilibrio è un fattore determinante anche ai fini della sicurezza. A proposito di sicurezza, a tutti coloro che hanno intenzione di fare una passeggiata sulla neve, sia che frequentino percorsi prestabiliti, sia che si avventurino fuori dalle piste battute, sono consigliate fondamentalmente due cose. Innanzitutto informarsi in modo dettagliato sulle previsioni meteo e del manto nevoso consultando il bollettino niveo-meteorologico: non si può fare a meno di prevedere i potenziali rischi, saper gestire le emergenze e, nel caso, saper rinunciare a un’escursione quando le condizioni la rendessero pericolosa. In secondo luogo, e questo è un obbligo e non solamente un suggerimento, è importante dotarsi di un “kit di sicurezza” composto da artva, pala e sonda, indispensabili nel caso di valanga. L’artva, infatti, è un dispositivo composto da una ricetrasmittente elettronica: se si viene travolti dalla neve, dà la possibilità ai soccorritori di individuare l’esatta posizione. La sonda e la pala servono, invece, nel caso in cui si debba cercare qualcuno, magari un compagno di escursione, sommerso dalla neve.
che porta dai Piani di Artavaggio fino al rifugio Cazzaniga-Merlini che offre un panorama a 360° dalle Orobie all’Appennino fino alle Alpi con il versante est delle Grigne in primo piano. Tornando, invece, in Valtellina, da non perdere l’itinerario completamente immerso nella natura che da Arnoga (So) porta alle Baite Cagnol, da cui si gode uno spettacolare panorama sul ghiacciaio della Cima Piazzi e sul Corno Dosdè, e il cosiddetto “Sentiero dell’arte” di Livigno (So) che si sviluppa all’interno di boschi di larici secolari e permette agli escursionisti di visitare una vera e propria galleria d’arte all’aria aperta perché il percorso è costellato da sculture in legno di artisti provenienti da tutto il mondo.
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Parco del Gran Paradiso
Meravigliosi panorami piemontesi tra il Gran Paradiso e il Monte Rosa
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e racchette da neve sono il modo migliore per apprezzare le bellezze naturali del Parco Nazionale del Gran Paradiso, che nel versante piemontese offre diversi itinerari. Come quello in Valle Orco, che in circa due ore e mezza porta dai comodi parcheggi di Chiapili di sotto, a 1.670 metri sul livello del mare, fino al Lago Serrù, oltre i 2.500 metri di altitudine. Un percorso semplice che si snoda tra i due versanti dell’alta valle Orco da cui si gode un meraviglioso panorama a ridosso delle cime confinanti con il francese Parco della Vanoise. Boschi cristallini di conifere esposti a nord, praterie innevate esposte a sud, cime, valloni e ghiacciai tutto intorno regalano uno dei più magnifici colpi d’occhio di ambiente alpino nel territorio del Parco. Il morbido e lungo sali e scendi lungo la strada
innevata permette di arrivare al Lago Serrù ed eventualmente raggiungere le baite dell’omonimo alpeggio sovrastante da cui è possibile godersi il panorama e l’ambiente alpino della valle Orco nella sua totalità. Sempre sulle Alpi torinesi, a Bardonecchia ci sono tre percorsi segnalati che permettono di avvicinarsi al mondo delle racchette da neve: il percorso Melezet (lunghezza di 3,5 km), con partenza da località Chesal porta attraverso un bosco splendido e panorami mozzafiato sulla magnifica Valle Stretta; il percorso Colomion, lungo 1,5 km con partenza da località Pian del Sole, è di facile approccio, ideale per tutta la famiglia e per i bambini; infine, il percorso Jafferau, il più lungo con i suoi 7 km, partendo dall’arrivo della Telecabina, offre una splendida vista, che ripaga dell’impegno e della fatica.
Cadore, il regno delle ciaspe si trova in Veneto Per gli appassionati di escursioni nella natura, in particolare nella stagione invernale, le Dolomiti del Cadore regalano paesaggi suggestivi e svariate possibilità per esplorarle. Tra queste le escursioni con le racchette da neve ai piedi (qui chiamate ciaspe). A Pieve di Cadore si corre ogni anno la gara con le ciaspe più lunga d’Italia, una vera e propria maratona di 42 chilometri 195 metri: la Ciaspalonga delle Marmarole. Per tutti, invece, una facile escursione parte dal Lago di Misurina: lasciata la macchina al parcheggio della stazione della seggiovia Col de Varda, a quota 1.770 metri, si imbocca il sentiero Cai numero 120, una carrareccia ben visibile. Il sentiero è quasi sempre battuto e dopo circa un’ora e mezza si raggiunge il rifugio Col de Varda a quota 2.115 metri. Da lassù la vista è pazzesca, ammirando i gruppi dolomitici tutelati dall’Unesco: le Marmarole, il Sorapis, Cristallo, oltre alle Tofane e alla Marmolada. Ritornando sul sentiero principale si prosegue il sentiero e in circa due ore di cammino si raggiunge il rifugio Città di Carpi, a quota 2.110, sotto le aguzze guglie dei Cadini di Misurina e di fronte le maestose Marmarole e il massiccio del Sorapis. Un’altra passeggiata con le ciaspe porta in uno dei luoghi più suggestivi e panoramici delle Dolomiti Bellunesi. Tanto che anche il grande alpinista altoatesino Reinhold Messner ha definito il Monte Rite come “il più interessante punto di osservazione del comprensorio dolomitico”. E proprio in cima al Monte Rite si trova un’avveniristica struttura in cristallo: sono le cupole del Messner Mountain Museum, il museo più alto d’Europa, il luogo che racconta la storia dei primi pionieri dell’alpinismo nelle Dolomiti. D’inverno il Monte Rite si raggiunge da Passo Cibiana: lasciata l’auto nel parcheggio vicino al rifugio Remauro, si prende la stradina militare segnalata dal Cai con il numero 479 (dislivello 600 metri, tempo di percorrenza circa 2 ore e mezza), un’escursione facile, mai ripida e con punti molto panoramici. Un’altra bellissima passeggiata da fare con le ciaspe porta all’Eremo dei Romiti, a quota 1.167 metri, quasi in cima al Monte Froppa, mentre un itinerario di media difficoltà, della durata di circa 2 ore, è quello che porta ad ammirare le Cinque Torri.
Lago Misurina
Lago Serrù
Passando alla Valsesia, non mancano percorsi per scoprire Alagna e il suo mondo Walser. Ma certamente ciaspolare sull’Alpe di Mera a Scopello, con vista sull’imponente parete sud del Monte Rosa, è un’esperienza da non perdere. I percorsi a disposizione sono tre: diversi per lunghezza e quota, ma formano tutti un anello e la maggior parte sono alla portata anche di chi è ai primi
passi con le ciaspole. Il percorso giallo è un anello che prevede la partenza al parcheggio del Trogo alto, raggiunge l’Alpe di Mera passando per la Chiesa della Madonna Della Neve. Il percorso blu arriva fino alla Bocchetta della Boscarola per poi proseguire verso il centro del paese di Mera. Il percorso Fucsia è un anello che parte dalla Chiesa della Madonna della Neve e porta inizial-
mente sulla via principale di Mera, arriva fino alla zona del Boschetto e poi rientra percorrendo un tratto nel bosco che costeggia la pista. Vale la pena almeno citare le Alpi biellesi, dove si trova l’Oasi Zegna: ciaspolando da Bielmonte fino alla sommità del Monte Marca (1.666 metri), si può osservare un meraviglioso panorama che comprende Monte Rosa, Monviso e l’Alta Valsessera.
In Toscana: sulla cima del Libro Aperto e nelle foreste millenarie del Casentino G li appassionati di camminate con le ciaspole troveranno anche in Toscana un terreno ideale. Sulla montagna pistoiese i sentieri percorribili sono numerosissimi. Uno dei percorsi più apprezzati è sicuramente quello che dall’Abetone porta al Libro Aperto, una delle montagne simbolo del territorio. Il curioso nome deriva dalla forma del gruppo montuoso che sembra un grosso libro aperto e adagiato su un leggio. L’itinerario ad anello, lungo 13 km e percorribile in circa 5 ore e mezzo, prende il via dal passo dell’Abetone, dove si può lasciare l’auto presso la piazza delle Piramidi. Dal Rifugio Casetta di Lapo serve circa un’ora di cammino per giungere alla sella sud del Libro Aperto, ormai quasi alla fine della salita. E’ doverosa una sosta per ammirare un panorama che, nelle giornate più limpide, spazia fino all’Adriatico e all’Arco alpino. Da qui, 250 metri di sentiero separano dal punto più elevato del Libro Aperto (la cima del Monte Rotondo, a 1.937 metri). Anche il Parco Nazionale delle Foreste Casenti-
nesi, Monte Falterona e Campigna consente di vivere un’esperienza di puro contatto con una foresta selvaggia e impenetrabile. Per il percorso ad anello verso il Monte Falco, lungo 11 km, si parte dal Centro Visite del parco e si procede lungo la Provinciale del Castagno, una strada tortuosa che si addentra nel bosco. Seguendo le indicazioni per il Valico delle Crocicchie si giunge alla Gorga Nera, un piccolo acquitrino che nasconde leggende misteriose. Il percorso giunge fino a Capo d’Arno, a 1.372 metri sul livello del mare, dove sgorga il più importante dei fiumi toscani, l’Arno. Vale la pena di allungare un poco l’itinerario, imboccando la traccia che porta al monte Falco, il tetto del Casentino con i suoi 1.658 metri. Anche la Lunigiana offre bellissimi itinerari di varie difficoltà che partono dai passi appenninici che dividono la Toscana dall’Emilia-Romagna e sul Monte Amiata sono da non perdere le escursioni in notturna.
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Un Patrimonio unico al mondo I siti tutelati dall’Unesco
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ono cinque i siti piemontesi iscritti alla World Heritage List, di cui uno “in comune” con la Lombardia e uno con altri Paesi: le Residenze Sabaude, i Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato, Ivrea Città Industriale del XX secolo, i Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia e i Siti Palafitticoli Preistorici dell’Arco Alpino. A questi si aggiungono tre elementi iscritti nella Lista del patrimonio culturale immateriale (L’Arte dei muretti a secco, L’Alpinismo e L’Arte musicale dei suonatori da caccia) e tre riserve MaB (Ticino Val Grande Verbano, Monviso, Collina Po).
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bbiamo un patrimonio culturale e naturale unico al mondo. Tanto che l’Unesco ha deciso in molti casi di porre questa ricchezza sotto tutela. Addirittura è arrivata a dichiararlo Patrimonio Mondiale dell’Umanità. L’Italia è, insieme alla Cina, il Paese con il maggior
numero di questi luoghi, ben 55, e alcune delle regioni dove pubblichiamo i nostri giornali sono tra quelle che ne “custodiscono” più delle altre. Purtroppo, ora non è sempre possibile vedere questi beni; ma vogliamo cominciare a parlarne per poterli visitare appena potremo.
Le Residenze Sabaude Sono ben 22, 11 situati nel centro di Torino, gli altri distribuiti secondo un impianto radiocentrico intorno alla città, gli edifici che compongono il sistema delle Residenze Sabaude. Quindi, chi volesse visitarli tutti deve mettere in conto un po’ di tempo… Il “cuore” di questo sistema consiste negli edifici che componevano la corte cittadina e comprende il Palazzo Reale, l’Armeria Reale, il Palazzo della Prefettura e Archivio di Stato (che costituiscono uno dei primi esempi, nel mondo occidentale, di architettura nata specificatamente con funzioni amministrative e di archivio), la Facciata del Teatro Regio (sopravvissuta ad un incendio nel 1936 che distrusse il resto del teatro), l’Accademia Militare (della cui originaria struttura seicentesca permangono oggi solo alcune colonne e lacerti del loggiato), la Cavallerizza Reale (destinata agli esercizi e agli spettacoli equestri di corte) la Regia Zecca, Palazzo Chiablese, Palazzo Madama, Palazzo Carignano (che nel 1859 ospita il primo Parlamento italiano). Poi c’è quella che viene definita “La Corona di delizie”, cioè il sistema di residenze extraurbane dedicate allo svago, alle feste e alla caccia che, disponendosi a raggiera intorno a Torino, rimarcano il ruolo centrale della capitale. Ne fanno parte il Castello del Valentino, Villa della Regina, il Castello di Moncalieri, il Castello di Rivoli, il Castello di Venaria Reale, la Palazzina di Caccia di Stupinigi, il Castello di Agliè, il Borgo Castello de La Mandria, il Castello di Racconigi, Castello e Agenzia di Pollenzo, il Castello di Govone. www.residenzereali.it
Il Castello di Venaria
Piemonte, dalle Residenze Sabaude ai paesaggi vitivinicoli di Langhe e Monferrato Ivrea, città industriale del XX secolo
Paesaggio delle Langhe
I Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato Per chi ama il vino e il mondo che gira attorno alla viticoltura, questo è un sito imperdibile. I Paesaggi vitivinicoli delle Langhe-Roero e del Monferrato in Piemonte sono costituiti da cinque aree vinicole distinte e un castello: la Langa del Barolo, le colline del Barbaresco, Nizza Monferrato e il Barbera, Canelli e l’Asti Spumante, il Monferrato degli Infernot, il Castello di Grinzane Cavour. Ci troviamo di fronte a colline ricoperte di vigneti a perdita d’occhio, borghi, casali e cantine secolari, torri e castelli d’origine medioevale che svettano in un panorama che si distingue per l’armonia e l’equilibrio tra le qualità estetiche dei suoi paesaggi e le diversità architettoniche e storiche dei manufatti associati alle attività di produzione di vini, internazionalmente riconosciuti tra i più importanti prodotti enologici del mondo. È qui che è nato, nel 1865, il primo spumante italiano, quello dei Fratelli Gancia; è qui che la cultura vitivinicola piemontese ha dato un’identità alla regione; ed è qui che, attraverso l’evoluzione di secolari saperi artigianali e tecnologici, si sono raggiunte eccellenze nelle tecniche di coltivazione, importanti innovazioni negli aspetti produttivi e, naturalmente,
una qualità dei vini prodotti tale da essere un riferimento dell’enologia nazionale e internazionale. www.paesaggivitivinicoliunesco.it
Un tuffo nel sogno della città industriale di Adriano Olivetti. E’ questo sito che si estende per oltre 71 ettari, costituito da un insieme urbano e architettonico, di proprietà quasi esclusivamente privata, caratterizzato da 27 beni tra edifici e complessi architettonici, progettati dai più famosi architetti e urbanisti italiani del Novecento. Costruiti tra il 1930 ed il 1960, erano destinati alla produzione, a servizi sociali e a scopi residenziali per i dipendenti dell’industria Olivetti. L’insieme rappresenta l’espressione materiale di una visione moderna dei rapporti produttivi, così come si evinceva dal manifesto delle politiche del Movimento Comunità, fondato a Ivrea nel 1947 e ispirato alle riflessioni di Adriano Olivetti, che si proponeva come un modello di città industriale che risponde al rapido evolversi dei processi di industrializzazione nei primi anni del ‘900. La proposta si concretizzò grazie ai mezzi messi a disposizione dalla Olivetti e la città diventò il laboratorio sperimentale delle teorie e del dibattito urbanistico del XX secolo che ancora oggi si può visitare. www.ivreacittaindustriale.it
Ivrea, città industriale del XX secolo
Liguria, dallo splendore di Portovenere e delle Cinque Terre ai Palazzi dei Rolli di Genova La Liguria propone solo due siti Patrimonio dell’Unesco, ma davvero di grandissimo pregio, paesaggistico il primo e storico-culturale l’altro. Portovenere, Cinque Terre e Isole (Palmaria, Tino e Tinetto)
Torino, il Castello con Palazzo Madama e Palazzo Reale
Riomaggiore, Cinque Terre
I Sacri Monti di Piemonte e Lombardia
Palafitte sulle rive del Lago di Viverone
E’ un Patrimonio condiviso tra Piemonte e Lombardia. Si tratta di nove Sacri Monti, Varallo, Crea, Orta, Varese, Oropa, Ossuccio, Ghiffa, Domodossola e Valperga, distribuiti sulle montagne dell’Italia del nord e sono costituiti da nove distinti complessi di cappelle e architetture sacre del XVI e XVII secolo. Nacquero come luoghi di preghiera in Europa in alternativa alla Terra Santa, in cui per i pellegrini era sempre più difficile arrivare a causa dell’espansione della cultura islamica, e come risposta alla Riforma Protestante. Sono articolati in una serie di cappelle al cui interno sono rappresentate, con pitture e sculture, la storia di Cristo, la vita di Maria o dei Santi, o i misteri del Rosario. Alla loro realizzazione parteciparono i migliori artisti della tradizione artistica tardo-rinascimentale e barocca. Alcuni di loro sono raggiungibili solo a piedi, in un percorso paesaggistico spesso straordinario perché integrati in un ambiente naturale di colline, boschi e laghi. www.sacrimonti.org
Il Santuario di Oropa
Uno spettacolo indimenticabile. E’ quello che si può ammirare lungo la frastagliata costa ligure orientale, nel tratto che si sviluppa per una quindicina di km tra Levanto e La Spezia, intensamente plasmata nel corso dei secoli con terrazzamenti in pietra per la coltivazione di viti e ulivi. Il sito Unesco parte da Punta Mesco e comprende il territorio di Portovenere, le tre isole del suo arcipelago (Palmaria, Tino e Tinetto, degne di nota non solo per la loro bellezza naturale, ma anche per i numerosi resti dei primi stabilimenti monastici che ospitarono), e le Cinque Terre, il nome collettivo dei cinque borghi di Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore, che Montale ha amorevolmente definito “asserragliati tra le rupi e il mare”. www.portovenerecinqueterreisole.com
Genova, le Strade Nuove e il sistema dei Palazzi dei Rolli
Siti palafitticoli preistorici delle Alpi La serie di 111 siti archeologici palafitticoli si trova in Svizzera, Austria, Francia, Germania, Italia e Slovenia ed è composta dai resti di insediamenti preistorici databili tra il 5000 e il 500 a.C. che si trovano sotto l’acqua, sulle rive di un lago, lungo i fiumi o in aree umide. 19 di questi siti si trovano in Italia, dislocati in cinque regioni, Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Due i piemontesi: quello del Lago di Viverone, a cavallo tra le province di Torino e Biella, e quello del parco naturale dei Lagoni di Mercurago, nel comune di Arona (No). Il sito di Viverone è uno dei più importanti abitati palafitticoli dell’età del Bronzo nell’arco alpino e uno dei siti archeologici più importanti a livello internazionale per la ricchezza di manufatti di metallo e di ceramica e per la complessità delle strutture, cruciale per la comprensione dei contatti tra l’Italia e l’area transalpina nell’età del Bronzo (XVII-XV e XI secolo a.C.). Il Parco Naturale dei Lagoni di Mercurago è un’area protetta: il sito ospita una delle prime palafitte scoperte in Europa a metà del XIX secolo e la prima studiata scientificamente in Italia. Gli scavi archeologici hanno permesso il recupero di oggetti in ceramica, armi ed ornamenti metallici, utensili in selce, perle in vetro e manufatti in legno. www.palafittes.ch
La riqualificazione del centro di Genova, avvenuta tra il Cinquecento e il Seicento, ha dato vita a un sistema di nuove strade e palazzi di rappresentanza che è diventato un modello originale, esempio per l’intera Europa. Interessò le Strade Nuove dove sorsero i Palazzi dei Rolli, alcuni rinascimentali altri barocchi, accomunati da alcune caratteristiche, come le spettacolari scalinate all’ingresso, cortili e logge sui giardini, gli interni decorati con stucchi e affreschi che oggi possiamo ammirare in tutta la loro bellezza. Essi offrono, inoltre, un esempio originale di una rete pubblica di residenze private deputate a ospitare visite di stato: i proprietari di questi palazzi erano obbligati ad ospitare queste persone e in tal modo contribuirono a far conoscere un modello architettonico e una cultura residenziale che ha attratto artisti e viaggiatori famosi. www.rolliestradenuove.it
Genova, il sistema dei Palazzi dei Rolli
Sotto tutela 55 siti del nostro Belpaese L
a lista del patrimonio mondiale dell’Unesco o, nella sua accezione inglese, del World Heritage List, è stata stilata a partire dal 16 novembre 1972. Il suo scopo è quello di identificare, mantenere e trasmettere alle generazioni future l’elenco di quei siti che rappresentano delle particolarità di eccezionale importanza da un punto di vista culturale o naturale, in sostanza l’eredità del passato di cui noi oggi beneficiamo. Luoghi così unici e diversi che vanno dalle selvagge distese del Parco Nazionale di Serengeti in Africa Orientale alle Piramidi d’Egitto, dalla Grande barriera australiana alle cattedrali barocche dell’America Latina. Fino ad oggi l’Unesco ha riconosciuto un totale di 1.121 siti (869 siti culturali, 213 naturali e 39 misti) presenti in 167 Paesi del mondo. Attualmente l’Italia e la Cina sono le nazioni che detengono il maggior numero di
siti inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità: 55. Seguono la Spagna (48 siti), la Germania (46 siti) e la Francia (45 siti). Per l’Italia, di questi 55 siti, 5 sono siti naturali (Isole Eolie, Monte San Giorgio, Dolomiti, Monte Etna, Antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa) e, nell’ambito dei rimanenti 50 siti del Patrimonio Mondiale, 8 sono paesaggi culturali: Costiera Amalfitana, Portovenere, Cinque Terre e Isole (Palmaria, Tino e Tinetto), Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, con i siti archeologici di Paestum, Velia e la Certosa di Padula, Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia, Val d’Orcia, Ville e giardini medicei in Toscana, Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato, Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Dal 1992 alla lista principale si è aggiunta un’altra lista nota come Registro della Me-
moria del mondo che contiene le collezioni documentarie di interesse universale. A ottobre 2015 comprende 348 patrimoni registrati (tra singoli beni e complessi documentari), distribuiti in 81 Paesi. Nel 1997 è stato definito anche il concetto di patrimonio orale e immateriale dell’umanità, una proclamazione di capolavori culturali immateriali. Nel 2001, infine, ha visto la luce anche il concetto di patrimonio sommerso dell’umanità, ma al momento è stato ratificato solo da 14 paesi. All’interno del lavoro dell’Unesco, il programma MaB, Man and the Biosphere, L’Uomo e la Biosfera, ha fra i suoi compiti quello di identificare aree di particolare pregio ambientale e con caratteristiche antropiche peculiari alle quali viene data la qualifica di riserva della biosfera. Il programma MaB però non è formalmente parte della Convenzione sul patrimonio dell’umanità.