Memorial Umberto Cugini
Agenda
09.00 Benvenuto|Claudio Carrano Financial Advisor
09.30 Il Leone Codardo
Sguardo in avanti: Innovazione&cambiamento non si fermano, si governano
Massimo Fucci|MindUp Pentaconsulting
10.00 Lo spaventapasseri
La tempesta perfetta, dove vanno le tecnologie. Che fare?
Gianluca Ripa|Cefriel
10.30 La strega del Nord
Il calcolo quantistico e IA: stato attuale e prospettive future
Roberto Siagri|Rotonium
11.00 Il cavaliere di Latta
Roadmap per l’AI integrata nelle operation e oltre…
Roberto Filipelli|Microsoft
11.30 La strega dell’Est
AI e implicazioni legali
Alberto Marelli|Studio Legale Marelli Maniscalco
12.10 Scarpette d’Argento
Il potere che non pensavi di avere
Vincenzo Carrano|Claudio Carrano Financial Advisor
12.40 Il Mago di Oz
Cervello, cuore, coraggio: verso un Super-me
Marco Maiocchi|OPDIPO
13.00 Dibattito interattivo|Business Lunch|Networking M.Fucci
In Collaborazione con Organizzato da
E dittoriale
Massimo FUCCI
Direttore Responsabile massimo.fucci@pentaconsulting.it
Sguardo in avanti: Innovazione&cambiamento non si fermano, si governano
I mercati attuali soffrono di forti imprevedibili turbolenze legate alla velocissima evoluzione delle tecnologie, alla crescente concorrenza derivante dalla globalizzazione e all’instabilità del contesto geopolitico.
In questo ambito, caratterizzato da incertezze, chi guida un’azienda deve avere una chiara prospettiva sulle tecnologie e, soprattutto, sul modo vincente di impiegarle. Innovazione&cambiamento sono oramai un tutt’uno e rappresenteranno, nel tempo, l’unica condizione stabile.
Attenzione, le nuove tecnologie, rappresentano, da sempre solo un fattore abilitante. Perché vengano utilizzate in maniera proficua - in aziendaè necessario far leva sugli attori principali: gli abilitatori.
Ossia le persone e la loro cultura, competenza e esperienza per mettere a regime modelli organizzativi a supporto della dinamica delle variazioni dei modelli di business. Ma quali sono le domande da porsi in merito all’intelligenza artificiale. Vale ancora una volta il fondamentale, nessun risultato senza preparazione.
Sommario
Cover
Speciale IBE 2024
Memorial Umberto Cugini
EDITORE
Pentaconsulting Srl
20 Roadmap per l’AI integrata nelle Operation e oltre…
Piazza Caiazzo, 2 - 20124 Milano Tel. 02 39523808 pentaconsulting@pentaconsulting.it
03
E dittoriale
Sguardo in avanti: Innovazione&cambiamento non si fermano, si governano
26
Intelligenza artificiale e diritto
Direttore Responsabile Massimo Fucci massimo.fucci@pentaconsulting.it
Content Redazione NewsImpresa
Progetto Grafico mcquadro studio creativo campanagrafica@gmail.com
10
Mindup magazine Speciale IBE 2024
n. 10 - ottobre 2024 - anno IV supplemento a www.newsimpresa.it diffusione gratuita
06
La Governance delle implementazioni AI in azienda
30
Scarpette d’argento
10
Lo spaventapasseri. La tempesta perfetta, dove vanno le tecnologie. Che fare?
36
Cervello, cuore, coraggio: verso un Super-me
46
16
Il calcolo quantistico e IA: stato attuale e prospettive future.
42
Fare, o non fare. Non c’è provare.
Prevenire (by design) è meglio che curare. Un’eccellenza di casa nostra.
La Governance delle implementazioni AI in azienda
Innnovazione&cambiamento sono oramai da considerarsi un tutt’uno e rappresenteranno, nel tempo, l’unica condizione stabile. Attenzione, le nuove tecnologie rappresentano da sempre solo un fattore abilitante, affinché vengano utilizzate in maniera proficua - in azienda- è necessario far leva sugli attori principali:
gli abilitatori, ossia la cultura d’azienda, il Management e le decisioni necessarie per mettere a regime modelli organizzativi e operativi a supporto della inevitabile dinamica delle variazioni dei modelli di business.
Ma quali sono le domande da porsi in merito all’intelligenza artificiale. Quali gli impatti sul management di azienda, quali gli aspetti normativi da considerare? In sintesi, che fare ora?
Massimo Fucci, General Manager
MindUp Pentaconsulting
In un contesto in cui i mercati sono sempre più dinamici le imprese si riconfigurano e devono cambiare per raggiungere livelli elevati di efficacia della Governance se vogliono continuare a competere con successo. In una breve sintesi, la Governance è identificabile, in senso lato, dal complesso di principi, obiettivi, meccanismi, regole, posizioni, che disciplinano e regolano il funzionamento di un’impresa ed i rapporti interfunzionali tra management e tra i vari dipartimenti. Il tutto poggia su infrastruttura e tecnologie digitali…
Un palcoscenico in cui si è già palesata l’intelligenza artificiale che sta avendo ed avrà sempre più un impatto significativo sull’ambito aziendale, trasformando profondamente il modo in cui le aziende operano e competono. La sua evoluzione, i benefici e i limiti meritano un’attenta analisi per comprendere appieno il potenziale e le sfide di questa tecnologia.
EVOLUZIONE
DELL’INTELLIGENZA
ARTIFICIALE IN AMBITO AZIENDALE
L’evoluzione dell’IA in ambito aziendale è iniziata con lo sviluppo di sistemi di automazione e analisi dei dati. Negli anni ‘50 e ‘60, i primi sistemi di IA erano rudimentali, capaci di eseguire compiti specifici come il calcolo matematico o l’elaborazione di testi. Tuttavia, con l’avanzare della tecnologia e la crescita esponenziale della potenza di calcolo, l’IA ha iniziato a evolversi verso applicazioni più sofisticate. Negli anni ‘90 e 2000, ha fatto passi
da gigante con l’introduzione del machine learning, una sorta di sottocategoria dell’IA che consente ai sistemi di apprendere dai dati senza essere esplicitamente programmati. Questo ha portato allo sviluppo di algoritmi capaci di analizzare grandi quantità di dati, scoprire pattern nascosti e fare previsioni accurate. Con l’avvento del deep learning (2010) l’IA ha acquisito la capacità di gestire dati complessi come immagini, video e linguaggio naturale, aprendo la strada a nuove applicazioni in settori come la finanza, la sanità, il marketing , la direzione del personale, l’amministrazione, il service, le operation e la produzione.
BENEFICI DELL’UTILIZZO DELL’IA IN AMBITO AZIENDALE
L’IA offre una serie di benefici che hanno trasformato l’ambiente aziendale:
Efficienza Operativa: poiché automatizza processi ripetitivi e dispendiosi in termini di tempo, liberando risorse umane per compiti a maggiore valore aggiunto. Ad esempio, le chatbots basati su IA possono gestire le richieste di assistenza clienti 24/7, riducendo i tempi di attesa e migliorando l’esperienza del cliente. Analisi dei Dati: L’IA consente di analizzare enormi volumi di dati in tempo reale, fornendo insights preziosi che guidano le decisioni aziendali. Gli algoritmi di machine learning possono identificare pattern e tendenze con velocità e simulazioni assolutamente impossibili se gestiti tradizionalmente. Migliorando, di fatto, la previsione della domanda, l’ottimizzazione delle catene di approvvigionamento e la personalizzazione del marketing.
Dossier IBE 2024
Innovazione di Prodotto: L’IA stimola l’innovazione, consentendo lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi. Ad esempio, le aziende possono utilizzare l’IA per creare prodotti intelligenti che apprendono dalle abitudini degli utenti, migliorando continuamente le loro prestazioni.
Miglioramento della Customer Experience: L’IA consente alle aziende di personalizzare le interazioni con i clienti, offrendo esperienze su misura. Attraverso l’analisi dei dati comportamentali, l’IA può suggerire prodotti o servizi rilevanti, migliorando la soddisfazione del cliente e la fedeltà al marchio.
Riduzione dei Costi: L’automazione alimentata dall’IA può ridurre i costi operativi eliminando l’errore umano e ottimizzando l’uso delle risorse. Questo è particolarmente evidente nella produzione, dove l’IA può monitorare e ottimizzare i processi in tempo reale, riducendo i tempi di fermo e migliorando la qualità d el prodotto.
LIMITI DELL’UTILIZZO DELL’IA IN AMBITO AZIENDALE
Nonostante i numerosi benefici, l’IA presenta anche una serie di limiti e sfide che le aziende devono comunque prepararsi ad affrontare:
Complessità e Costo di Implementazione: Integrare l’IA nei processi aziendali può essere complesso e costoso. Richiede investimenti significativi in hardware, software e formazione del personale. Inoltre, lo sviluppo e l’implementazione di modelli di IA possono richiedere competenze specialistiche che non tutte le aziende possiedono internamente.
Rischi di Bias e Discriminazione:
Gli algoritmi di IA possono essere influenzati da bias presenti nei dati di addestramento, portando a decisioni discriminatorie o ingiuste. Questo è particolarmente problematico in settori come il reclutamento, la definizione di sistemi premianti o la concessione di crediti, dove l’equità è fondamentale.
Trasparenza e Comprensibilità: Molte applicazioni di IA, in particolare quelle basate su deep learning, sono spesso percepite come “scatole nere”. Questo significa che è difficile per gli utenti capire come e perché l’IA prende determinate decisioni. La mancanza di trasparenza può minare la fiducia dei clienti e complicare la gestione della conformità normativa.
Sicurezza e Privacy: L’IA, essendo strettamente legata ai dati, pone sfide significative in termini di sicurezza e privacy. Le aziende devono garantire che i dati sensibili siano protetti e che l’IA non sia vulnerabile a attacchi o manipolazioni.
Resistenza al Cambiamento: L’adozione dell’IA può incontrare resistenze all’interno delle organizzazioni, soprattutto tra i dipendenti preoccupati per la perdita di posti di lavoro o per il cambiamento nei processi di lavoro. Gestire questo cambiamento richiede una comunicazione efficace e una strategia di gestione del cambiamento ben pianificata.
CONCLUSIONE
L’IA ha il potenziale di rivoluzionare l’ambito aziendale, offrendo benefici significativi in termini di efficienza, innovazione e competitività. Tuttavia, le aziende devono essere consapevoli dei limiti e delle sfide legate all’implementazione di queste tecnologie. Solo con una strategia ben pianificata e una gestione attenta dei rischi, l’IA può essere sfruttata al massimo delle sue potenzialità, creando valore sostenibile nel lungo termine. Ovviamente ci sono delle barriere culturali, e non solo da abbattere. Affermazioni del tipo: conosco l’AI fin dai tempi dell’università (ma quanti secoli tecnologici fa?) . Peccato che contesti, architetture, capacità di elaborazione, piattaforme e integrazioni sano cambiate nel frattempo di N ordini di grandezza, con N grande a piacere. Un altro errore da evitare assolutamente è non considerare l’AI come un asset aziendale. Per cui lasciare l’iniziativa ai singoli in azienda senza una strategia, una direttiva, delle precise responsabilità assegnate sicuramente porta a perdere un treno importante… che non ripassa. Impariamo a porci da subito le corrette domande.
Lo spaventapasseri. La tempesta perfetta, dove vanno le tecnologie. Che fare?
Come lo spaventapasseri all’inizio del romanzo Il mago di Oz si sentiva inadeguato ad affrontare le sfide, a molte persone l’intelligenza artificiale può apparire senza limiti nelle sue capacità e di fronte ad essa si può avere un senso di inadeguatezza o di paura che possa fare altrettanto bene e più rapidamente il nostro lavoro. E’ proprio così? Quanto ne sappiamo? Quanto ne dovremmo sapere? Che fare.
Gianluca Ripa, Head of Unit Analytics and AI Cefriel
Lo Spaventapasseri e il Potere dei Dati. Ho chiesto a claude.ai1 di scrivere un breve racconto su AI e potere dei dati prendendo spunto dal romanzo il Mago di Oz. Dopo alcune interazioni con l’assistente AI questo è il risultato:
In un campo dorato, viveva uno Spaventapasseri. Da anni osservava il cielo, conosceva ogni zolla di terra e aveva imparato a interpretare il volo degli uccelli. Eppure, quando sentì parlare dell’Intelligenza Artificiale, lo Spaventapasseri tremò. “E se questa IA mi rendesse inutile?” si chiese. Decise di affrontare la sua paura e cercò il leggendario Mago della IA. Lo trovò in una torre di cristallo e schermi luminosi. “Benvenuto, Spaventapasseri,” lo accolse il Mago. “Cosa ti preoccupa?”. Lo Spaventapasseri, titubante, espresse i suoi timori. Il Mago sorrise: “L’IA non è qui per sostituirti, ma per aiutarti a brillare. Hai una conoscenza preziosa; insieme possiamo valorizzarla.”
Nei giorni seguenti, il Mago mostrò allo Spaventapasseri come utilizzare l’IA per analizzare i suoi dati. Lo Spaventapasseri fu stupito: “Guarda!” esclamò il Mago. “Le tue osservazioni sul volo degli uccelli, combinate con i dati meteorologici, ci permettono di prevedere le tempeste con una precisione mai vista prima.” Lo Spaventapasseri si entusiasmò. Fornì al Mago IA informazioni sulla qualità del terreno in diverse aree del campo. L’IA elaborò
un piano di rotazione delle colture che prometteva raccolti abbondanti.
“È incredibile!” disse lo Spaventapasseri. “Non avrei mai pensato che le mie conoscenze potessero essere così utili.” Il Mago gli insegnò a usare sensori per raccogliere dati in tempo reale sull’umidità del suolo. Combinando questi con l’esperienza dello Spaventapasseri, crearono un sistema di irrigazione intelligente che risparmiava acqua e aumentava la produttività.
Giorno dopo giorno, lo Spaventapasseri scoprì che l’IA non lo sostituiva, ma amplificava le sue capacità. La sua conoscenza del campo, unita alla potenza di calcolo dell’IA, produceva risultati straordinari. Prima di tornare al suo campo, Lo Spaventapasseri disse: “Grazie, Mago IA. Ho capito che la mia esperienza è unica e preziosa. L’IA non la sostituisce, ma la rende più potente”. Il Mago sorrise: “Ricorda, Lo Spaventapasseri: l’IA è uno strumento. La vera magia sta nella tua conoscenza e nella tua capacità di usarla saggiamente”.
Lo Spaventapasseri aveva imparato una lezione importante: il vero progresso nasce quando esperienza, dati e algoritmi lavorano insieme”.
1https://claude.ai/ Claude è un modello linguistico di grandi dimensioni (LLM) costruito da Anthropic. Nella suo help online Claude è definito come “un assistente utile, onesto e innocuo con un tono colloquiale”.
Dossier
IBE 2024
L’intelligenza artificiale per molti oggi ha la duplice forma di minaccia al nostro modo di essere e lavorare, ma anche di opportunità per la crescita e l’innovazione. Ne siamo affascinati ma anche impauriti. In molti settori, l’intelligenza artificiale ha già iniziato a svolgere o efficientare compiti che fino a ieri richiedevano l’intervento umano, e ha dimostrato di poterli eseguire con abbastanza precisione ma sicuramente con una velocità superiori.
Tuttavia, come lo spaventapasseri nel romanzo classico, questa paura, sebbene comprensibile, può essere affrontata e mitigata comprendendo come l’IA funzioni realmente e identificando le aree in cui le capacità umane restano insostituibili.
Un utilizzo consapevole dell’intelligenza artificiale può non solo ottimizzare i processi esistenti, ma anche creare nuove possibilità di sviluppo. La chiave è valorizzare le competenze umane in sinergia con quelle dell’IA, promuovendo una cultura di apprendimento continuo e adattamento.
COS’È DAVVERO
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Sotto il termine “intelligenza artificiale” ricadono un ventaglio ampio di discipline e di tecnologie, che spaziano dall’apprendimento automatico (machine learning) e l’elaborazione del linguaggio naturale, fino alla robotica avanzata e ai sistemi esperti.
Di fatto si tratta di un paradigma diverso e complementare rispetto alla programmazione tradizionale per scrivere un programma software, in quanto l’intelligenza artificiale permette di automatizzare processi e di apprendere regole a partire da grandi quantità di dati storici, con inoltre la capacità di migliorare continuamente e automaticamente le proprie prestazioni. Questo rende l’AI estremamente potente e versatile, capace di adattarsi a diversi contesti ed utilizzi.
Il concetto di intelligenza artificiale tuttavia non è nuovo ed anzi esiste da mezzo secolo, ma solo ora stiamo iniziando a renderci conto delle sue autentiche potenzialità e capacità. Questo è dovuto a vari fattori, tra cui la recente disponibilità della necessaria capacità di calcolo, l’infrastruttura per gestire ingenti quantità di dati in cloud, che ha permesso l’evoluzione dei modelli di AI attuali fino ai grandi modelli linguistici e fondamentali che rappresentano il più grande cambiamento paradigmatico in questo campo.
Grazie a questi progressi, le applicazioni di intelligenza artificiale hanno potuto evolversi ed oggi è possibile dire cha abbiano il potenziale di trasformare radicalmente il nostro modo di vivere e lavorare. Se già da tempo i modelli di apprendimento automatico consentivano una rapida analisi di grandi moli di dati per generare conoscenza e innovare nella visione artificiale e nel riconoscimento delle immagini,
Il concetto di intelligenza artificiale non è nuovo ed anzi esiste da mezzo secolo, ma solo ora stiamo iniziando a renderci conto delle sue autentiche potenzialità e capacità.
oggi l’AI è in grado di comprendere e generare testo, immagini, audio e video in modo che sembra imitare l’essere umano. Questo rappresenta un salto qualitativo eccezionale e un vero cambio di paradigma, aprendo nuove frontiere.
In particolare, i grandi modelli linguistici, come GPT-3 e i suoi successori, hanno dimostrato capacità di comprensione del contesto e produzione di risposte coerenti e pertinenti. Tuttavia, l’adozione di queste tecnologie comporta sfide significative. Questioni relative alla privacy dei dati, alla necessità di trasparenza e spiegabilità nei modelli AI e alle implicazioni etiche del loro utilizzo richiedono un dialogo continuo tra sviluppatori, regolatori e società civile. Nonostante queste sfide, l’opportunità di migliorare significativamente la qualità della vita umana e di risolvere problemi complessi mediante l’intelligenza artificiale merita attenzione e sta attraendo notevoli investimenti.
Infine, l’intelligenza artificiale generativa non solo manipola il linguaggio umano, ma anche i linguaggi di programmazione e di interrogazione dati, aumentando notevolmente l’efficienza nella produzione di software. Gli sviluppatori possono ora usufruire di strumenti avanzati che permettono la generazione veloce e precisa di codice, automatizzando compiti ripetitivi e riducendo l’errore umano. Queste capacità non solo incrementano la produttività, ma aprono anche nuove possibilità di
Dossier IBE 2024
innovazione nel design e nell’implementazione del software. La capacità di comprendere e generare codice in vari linguaggi di programmazione sta quindi rivoluzionando il settore tecnologico, rendendo la creazione di software più accessibile, efficiente e innovativa.
COME SFRUTTARE AL MEGLIO IL POTENZIALE DELL’IA
Per sfruttare al meglio il potenziale dell’intelligenza artificiale, è fondamentale adottare alcune best practice che possono massimizzare i benefici e minimizzare le criticità. Ecco alcune linee guida essenziali: Selezionare e valutare opportunamente i casi d’uso più indicati: non ogni problema necessita di una soluzione basata sull’IA (che ricordiamolo ha un costo in termini economici e di impatto ambientale). È importante identificare e selezionare i casi d’uso dove l’AI può realmente fare la differenza, scartando quelli dove metodi tradizionali risultano più efficaci o economicamente vantaggiosi. Inoltre la normativa vieta esplicitamente alcuni usi dell’AI e alcuni altri li assoggetta ad una valutazione attenta del rischio.
Comprendere l’importanza dei dati: i dati sono il cuore pulsante di qualsiasi applicazione basata su AI. La qualità, la quantità e la pertinenza dei dati sono cruciali per sviluppare modelli efficaci e sostenibili. Investire in una robusta infrastruttura
di gestione dei dati e in processi di raccolta e pulizia dei dati è altrettanto importante quanto la selezione degli algoritmi giusti.
Seguire correttamente i vari passaggi ciclo di sviluppo: lo sviluppo e l’adozione di soluzioni basate su IA richiedono un’accurata comprensione dei vari passaggi necessari, dalla definizione del problema e la selezione dei dati, alla formazione del modello e la validazione, fino al monitoraggio continuo delle performance. Inoltre, è essenziale essere affiancati da professionisti qualificati che possano guidare il processo in modo efficace.
Dotarsi di un’infrastruttura on premise e/o di un framework AI in cloud: una infrastruttura on premise dotata di risorse HW come GPU potenti è fondamentale se i dati sono strettamente confidenziali mentre in molti altri casi i framework AI cloud offrono potenza di calcolo virtulmente illimitata oltre strumenti e librerie preconfigurate che semplificano lo sviluppo, la gestione e il deployment dei modelli di intelligenza artificiale.
Valorizzare l’elemento umano: l’intelligenza artificiale dovrebbe essere vista come uno strumento per potenziare le capacità umane, non per sostituirle. È importante promuovere una cultura di apprendimento continuo e adattamento, dove le competenze umane lavorano in sinergia con quelle dell’IA. In questo modo, gli esseri umani
possono evitare di diventare semplici “operatori” al servizio dell’IA, ma piuttosto utilizzarla per ampliare le proprie capacità e innovare.
Adottando queste best practice, le organizzazioni possono navigare con successo nel panorama dell’intelligenza artificiale, sfruttando appieno il suo potenziale per trasformare il modo in cui viviamo e lavoriamo.
Èimportante considerare che l’IA non è una moda passeggera, ma una tecnologia che ha dimostrato di portare benefici tangibili in molti settori
DOVE VANNO LE TECNOLOGIE
Non è facile dire quale sia il futuro dell’IA. Qualcuno già predice che la bolla stia per scoppiare. Ciò è un bene perché ciò spazzerà via false aspettative e illusioni e farà convergere gli investimenti verso gli usi più appropriati. Tuttavia, è importante considerare che l’IA non è una moda passeggera, ma una tecnologia che ha dimostrato di portare benefici tangibili in molti settori. La chiave
sarà focalizzarsi su applicazioni realistiche e sostenibili, valorizzando dati e competenze umane e promuovendo una cultura di innovazione. Solo così l’IA potrà realizzare appieno le sue promesse, migliorando la qualità della vita e creando nuove opportunità per tutti.
L’IA è inoltre una disciplina in continua evoluzione che potrà beneficiare di nuove scoperte dal mondo della ricerca. Ad esempio La fusione tra l’approccio statistico, basato su dati e modelli probabilistici, e un approccio semantico, che descrive e interpreta la realtà attraverso la comprensione del significato, potrebbe generare tecnologie IA più sofisticate e utili. Questi sviluppi potrebbero rendere l’IA sempre più integrata nelle nostre attività quotidiane, aprendo nuove possibilità.
La più grande sfida nel campo dell’AI nel prossimo futuro sarà però quella della sua comprensione e adozione. Sebbene l’intelligenza artificiale abbia fatto passi da gigante, vi sono diverse barriere da superare:
1. Comprensione e Fiducia: molti non comprendono appieno come funzionino i modelli di AI portando a rifiuto o ad aspettative esagerare.
2. Adozione Diffusa: portare l’AI alla portata di tutte le aziende e le istituzioni, dalle grandi multinazionali alle piccole e medie imprese, è una sfida. Le aziende spesso non dispongono delle com-
petenze necessarie per integrare l’AI nei loro processi.
3. Formazione e Competenze: le competenze in AI devono essere diffuse, non solo tra gli esperti, ma anche tra la forza lavoro tradizionale, affinché possano utilizzare e interagire con i sistemi intelligenti. Questo richiede un forte investimento in formazione e aggiornamento continuo.
4. Questioni Etiche e Regolamentari:
il tema dell’adozione etica e responsabile dell’AI diventa sempre più importante, come la privacy e la non discriminazione, secondo la normativa.
Superare queste sfide è fondamentale per garantire che l’AI possa essere adottata su larga scala in modo efficace e responsabile.
Non dimentichiamoci del fattore abilitante più importante… la cultura d’azienda e la capacità di gestire innovazione e cambiamento in maniera sistematica. Il messaggio è chiaro: non si può stare fermi. Pronti a porsi le giuste domande...
Il calcolo quantistico e IA: stato attuale e prospettive future
L’intelligenza artificiale (IA) sta vivendo una rapida evoluzione, spingendo i limiti dei computer classici.
In questo contesto, il calcolo quantistico emerge come una tecnologia promettente, offrendo potenziali soluzioni ad alcuni dei problemi computazionali più complessi tra questi ci sono anche quelli che riguardano l’IA.
Tuttavia, è importante distinguere tra le possibilità teoriche e le realtà pratiche attuali e dare uno sguardo al futuro.
I computer quantistici utilizzano qubit, ovvero dei quantum bit che possono esistere con gli stati 0 e 1 in sovrapposizione di stati, ognuno con una certa ampiezza di probabilità. Fintanto che si calcola non si può dire con certezza se il qubit è nello stato 0 o 1. Possiamo solo variare con il calcolo le ampiezze di probabilità che, oltre a definire la probabilità di misurare uno stato hanno anche una componente di fase. Le porte logiche quantistiche agiscono sull’ampiezza di probabilità modificando l’ampiezza in seguito alle variazioni di fase che cambiano il risultato dell’interferenza. Quando per esempio due qubit entrano in una porta quantistica le modifiche di fase che la porta effettua sui qubit, in funzione del tipo di porta, condiziona il risultato di uscita dalla porta che viene prodotto dalla interferenza tra i qubit.
Fintanto che si calcola e non si misura, gli stati rimangono sovrapposti (tutti presenti), quelle che cambiano sono le ampiezze di probabilità che in meccanica quantistica sono rappresentate da numeri complessi. La misurazione, alla fine del calcolo, causa il ‘collasso’
della funzione d’onda, associata al qubit, in uno degli stati di base 0 o 1, con una probabilità determinata dall’ampiezza dell’onda associata a ciascuno stato del qubit stesso. Inoltre, qubit distinti si possono intrecciare (il cosiddetto entanglement), tramite una opportuna porta quantistica, permettendo correlazioni che superano i limiti classici. L’entanglement è un fenomeno quantistico in cui due o più qubit diventano correlati in modo tale che lo stato quantistico di ciascun qubit non può essere descritto indipendentemente dall’altro e questo anche indipendentemente dalla distanza che li separa, evento non possibile in fisica classica. Questa peculiarità della teoria quantistica, che Einstein aveva evidenziato come una prova paradossale per argomentare contro l’interpretazione ortodossa della meccanica quantistica (il paradosso EPR), è finita per diventare l’essenza stessa della teoria.
L’entanglement è fondamentale per molti algoritmi quantistici e protocolli di comunicazione quantistica, ed è una delle caratteristiche che distinguono più nettamente il calcolo quantistico da quello
ottobre 2024 n.
Dossier IBE 2024
classico. Questi principi qui elencati (sovrapposizione, interferenza e entanglement) offrono potenziali vantaggi computazionali per certe tipologie di problemi. Lo sviluppo di algoritmi quantistici è un’area di lavoro agli inizi e in forte evoluzione che richiede un modo di pensare totalmente diverso dal caso classico. La progettazione di questi algoritmi richiede una profonda comprensione sia della meccanica quantistica sia delle strutture matematiche sottostanti. In altre parole, non è per niente immediato né sempre possibile trasportare un algoritmo classico in un analogo quantistico. Pertanto, per alcuni problemi, trovare un algoritmo quantistico efficace richiede ripensare completamente l’approccio alla risoluzione del problema.
Per molti problemi, non abbiamo ancora trovato algoritmi quantistici migliori delle loro controparti classiche. Il modo in cui i qubit interagiscono e come la sovrapposizione e l’entanglement possano essere sfruttati efficacemente per una gamma più ampia di problemi rimane poco compreso. Questo richiede un livello di innovazione e di pensiero creativo radicalmente nuovo, diverso dal miglioramento iterativo degli algoritmi classici.
Gli algoritmi quantistici sviluppati finora, come l’algoritmo di Shor per
la fattorizzazione dei numeri primi o l’algoritmo di Grover per la ricerca in un database non ordinato, sono notevolmente diversi dagli algoritmi classici e non hanno una diretta controparte nel mondo classico.
Tra i benefici più concreti del calcolo quantistico vi è quello che riguarda l’ottimizzazione di problemi complessi. Algoritmi quantistici come il QAOA (Quantum Approximate Optimization Algorithm) mostrano interessanti promesse per risolvere problemi combinatori più efficientemente dei metodi classici. Questi possono essere utili in applicazioni di IA che sono basate sulla ricerca di minimi di funzioni. Alcuni algoritmi quantistici, come l’algoritmo HHL (Harrow-Hassidim-Lloyd), possono accelerare certe operazioni matriciali. Questo potrebbe potenzialmente velocizzare alcune fasi dell’addestramento di modelli di machine learning, anche se l’applicabilità pratica su larga scala è ancora da dimostrare.
Le applicazioni attuali più promettenti oltre all’ottimizzazione di problemi complessi, includono la simulazione di sistemi quantistici per la chimica computazionale e la scienza dei materiali, e lo sviluppo di reti neurali quantistiche (QNN).
L’intersezione tra calcolo quantistico e IA rappresenta una frontiera entusiasmante e potenzialmente
rivoluzionaria nel campo della computazione. La ricerca sulle reti neurali quantistiche (QNN) sta aprendo nuove e interessanti possibilità teoriche per i modelli di apprendimento.
Con le loro proprietà quantistiche uniche, le QNN hanno il potenziale di superare i limiti delle reti neurali classiche in problemi altamente complessi e multidimensionali. Questi includono sfide comunemente incontrate nel riconoscimento delle immagini, nell’elaborazione del linguaggio naturale e in molti altri campi. Sebbene siamo ancora agli inizi di questa tecnologia, le aspettative di poter sviluppare nuove forme di IA attraverso le QNN sono molto alte.
Nonostante i notevoli progressi nel settore dei calcolatori quantistici, ci sono ancora sfide e limitazioni da superare prima di raggiungere un’applicazione diffusa in ambito industriale e commerciale. Tuttavia, è incoraggiante pensare che alcune applicazioni utili potrebbero emergere già nei prossimi tre anni. Per affrontare queste sfide, si sta adottando un approccio ibrido, considerando i processori quantistici come coprocessori. In questo modello, i computer classici gestiscono l’archiviazione e il pre-processing dei dati, mentre i computer quantistici eseguono calcoli specifici.
Nel medio termine, con il miglioramento dell’hardware quantistico e lo sviluppo di algoritmi più robusti, potremmo vedere applicazioni più sofisticate in campi come l’ottimizzazione avanzata, le simulazioni quantistiche e l’apprendimento per rinforzo.
A lungo termine, il calcolo quantistico potrebbe portare a progressi significativi nella realizzazione di modelli di IA più efficienti energeticamente e capaci di risolvere problemi attualmente intrattabili. Tuttavia, è importante mantenere aspettative realistiche e riconoscere che lo sviluppo di queste tecnologie richiederà tempo, investimenti continui e innovazioni sia nell’hardware che negli algoritmi.
In sintesi, l’integrazione del calcolo quantistico nell’IA ha il potenziale per ridefinire i limiti di ciò che è computazionalmente possibile, aprendo nuove strade per l’innovazione e la risoluzione di problemi complessi in numerosi campi scientifici e tecnologici. A questo punto, la domanda sorge spontanea: quali vantaggi ci aspettiamo dall’utilizzo del calcolo quantistico nelle applicazioni di AI che andremo a mettere in campo?
Roadmap per l’AI integrata nelle Operation e oltre…
In un contesto globale caratterizzato da rapidi avanzamenti tecnologici, l’Intelligenza Artificiale (IA) Generativa emerge come una delle forze più trasformative degli ultimi tempi, con il potenziale di rimodellare il panorama economico e industriale mondiale e italiano.
Lo studio rilasciato da Microsoft sottolinea l’urgenza di sviluppare una strategia e una roadmap per l’adozione integrata della AI nelle Operation ed aiutare le aziende a realizzare i propri obiettivi riducendo i costi e migliorando la propria efficacia sul mercato.
Posizionando, di fatto, l’Italia come leader nell’innovazione IA. Ma il tempo di reazione delle aziende deve essere molto veloce.
Roberto Filipelli, Direttore Divisione
Cloud & Enterprise
Microsoft Italia
Innanzitutto, per sgombrare ogni dubbio va fissato un punto fondamentale: l’AI è cosa concreta da trattare come un importante asset per la competitività sul mercato. In questo contesto possiamo affermare che con un’azione coordinata e lungimirante, l’Italia ha il potenziale non solo per superare le sfide attuali, ma anche per emergere come leader nel panorama globale dell’IA. La futura competitività dell’Italia dipenderà dalla sua capacità di agire in modo deciso e con visione strategica, integrando le opportunità offerte dall’IA Generativa nel suo sistema economico nazionale in modo sostenibile e innovativo. Il potere trasformativo dell’IA Generativa offre all’Italia un’opportunità unica per ridefinire la sua traiettoria economica e assicurarsi un posto nel mercato globale in rapida evoluzione.
Una grande opportunità che non deve passare inosservata, come purtroppo è accaduto, in passato, in merito a tecnologie da paradigma shift, ossia ad alto impatto su società e mondo economico. Questa volta non c’è tempo per le rincorse.
In questa cornice lo studio AI 4 Italy: “From theory to practice –Verso una politica industriale dell’IA Generativa per l’Italia “, condotto da TEHA Group in collaborazione con Microsoft Italia, sottolinea l’urgenza di adottare un approccio strategico che posizioni l’Italia come leader nell’innovazione IA. In particolare, come evidenziato dal comunicato emesso da Microsoft, sono stati messi in evidenza 3 punti fondamentali che, essendo tali, debbono essere ben compresi da parte dal management delle aziende.
L’IA È CHIAVE PER IL MADE IN ITALY
I modelli d’impatto dello studio confermano che l’adozione diffusa dell’IA Generativa potrebbe aggiungere fino a 312 miliardi di euro al PIL annuale italiano nei prossimi 15 anni. Questo rappresenta una potenziale crescita del PIL fino al 18,2%, con un impatto trasformativo sull’economia nazionale. Secondo lo studio si calcola che le PMI, in particolare, potrebbero beneficiare di un incremento di 122 miliardi di euro in valore aggiunto. Il che, tenendo come riferimento 1900
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miliardi di PIL è pari al 6,42% del valore. Un volume che dimostra come questa tecnologia avanzata offre un’opportunità significative non solo alle grandi imprese, ma anche alle realtà più piccole. In questo caso- visto alcuni precedenti- è bene rimarcare l’impatto e l’importanza per il nostro tessuto connettivo di imprese, costituito da un numero importante di PMI. Bene, queste non debbono voltare la faccia da un’altra parte. Il tema e serio e potrebbe rappresentare il differenziatore per rimanere o uscire dal mercato
In questo ambito, il marchio Made in Italy è individuato come uno dei principali beneficiari di questa rivoluzione tecnologica. Si prevede che l’IA Generativa avrà un impatto profondo sui margini di esportazione dell’Italia, con proiezioni che indicano potenziali aumenti dei margini fino 121 miliardi di Euro, corrispondente al 19,5% dei ricavi totali dell’export manifatturiero italiano. Settori chiave come l’ingegneria meccanica e la farmaceutica potrebbero vedere espansioni sostanziali dei margini, con incrementi rispettivamente di 20 miliardi di euro e 13 miliardi di euro. Questi dati confermano l’ipotesi che l’IA Generativa sia essenziale per rafforzare la posizione economica globale dell’Italia, in particolare per il Made in Italy.
L’IA Generativa è un supporto concreto per incrementare la produttività e le competenze un asset strategico per la competitività.
Lo studio rivela anche che l’IA Generativa sta già penetrando significativamente nel panorama imprenditoriale italiano. I risultati della survey condotta nell’ambito della ricerca rivelano che la totalità delle aziende intervistate hanno già adottato o prevedono di adottare soluzioni di IA Generativa nel prossimo futuro, evidenziando il crescente interesse concreto di questa tecnologia nel panorama imprenditoriale italiano.
Le aziende italiane stanno sperimentando incrementi tangibili in termini di produttività grazie all’IA, già oggi: il 47% delle imprese riferisce aumenti della produttività superiori al 5%, mentre il 74% ha registrato incrementi di produttività superiori all’1%. Questi incrementi sono particolarmente significativi, considerando la crescita complessiva della produttività che l’Italia ha registrato negli ultimi due decenni (+1,6%). Un’azienda su due, inoltre, prevede nei prossimi due anni un aumento di produttività di oltre il 10%. Lo studio evidenzia anche le sfide che l’Italia deve affrontare per valorizzare appieno il potenziale dell’IA Generativa, in particolare nel campo dello sviluppo delle compe-
tenze. L’Italia è in ritardo sul knowhow relativo all’IA, con il 63% degli imprenditori che riconosce che le competenze dell’IA Generativa non sono ancora diffuse. Il problema delle competenze si manifesta chiaramente sia nell’offerta formativa che nella disponibilità di talenti IA sul mercato del lavoro. L’Italia occupa il settimo posto in Europa per i programmi di studio dedicati all’IA, e anche l’intera Europa risulta in ritardo rispetto a Stati Uniti e Regno Unito in questo campo di studi. Questo divario si traduce in una carenza di competenze in ambito IA, con il nostro Paese che si posiziona solo al 16° posto tra i Paesi OCSE per la diffusione di competenze legate all’IA.
Inoltre, la continua fuga di cervelli aggrava questo problema, poiché l’Italia continua a perdere talenti IA a favore di paesi che offrono migliori opportunità professionali e condizioni di lavoro più attraenti. Questa tendenza non solo indebolisce la capacità di innovazione dell’Italia, ma mette anche a rischio la sua competitività futura in un panorama globale sempre più dominato dall’IA.
ACCELERARE IN ’ITALIA E IN UE GLI NVESTIMENTI IN IA Il ritardo nelle competenze si riflette nel lento ritmo degli investimenti in IA in Italia. Nel 2023, l’Unione
Europea ha contribuito solo al 4% dello sviluppo globale dei modelli di IA Generativa, in netto contrasto con gli Stati Uniti, che sono in testa con il 69%. L’ecosistema IA italiano si classifica al 20° posto a livello mondiale in termini di investimenti in startup e scale-up, e solo due università italiane sono classificate tra le prime 70 a livello mondiale per i programmi di studio sull’IA. Questi dati sottolineano la necessità per l’Italia e l’UE di aumentare significativamente gli sforzi per colmare il divario con i leader globali nell’IA. L’attuale ritmo di ricerca, sviluppo e investimento è insufficiente per garantire una posizione competitiva e potrebbe ostacolare la capacità del Paese di beneficiare della rivoluzione dell’IA Generativa.
In tale contesto, non è consentito rimanere fermi, se si vuole continuare a competere con successo. Innanzitutto, per affrontare queste sfide e sfruttare le opportunità presentate dall’IA Generativa, sono 3 le aree chiave individuate su cui l’Italia, le Aziende, il management devono concentrare i propri sforzi: competenze, innovazione e governance.
In merito alle Competenze: è necessaria l’implementazione di un Piano Nazionale di Alfabetizzazione IA, per diffondere la conoscenza di base sull’Intelligenza Artificiale a tutti i livelli scolastici, dalle scuole primarie alle università, e tra i
Organizzazione Management Operatività Efficace
INNOVAZIONE E CAMBIAMENTO
Una serie di percorsi personalizzabili rivolti al management:
Seminari Innovazione e Cambiamento
Analisi Dominio di applicabilità Innovazione
Piano Monitoraggio Innovazioni
Impatto e variazioni Organizzative
Piazza Caiazzo, 2 - Milano - Tel. 02 39523808 pentaconsulting@pentaconsulting.it - mindup-pentaconsulting.it
cittadini. Parallelamente, è prioritario ampliare l’offerta formativa, in particolare quella universitaria, per formare talenti in grado di guidare l’innovazione nel campo dell’IA. Allo stesso modo, è cruciale promuovere programmi di formazione aziendale, in collaborazione con sindacati e associazioni datoriali. Un’ulteriore priorità è attrarre talenti digitali dall’estero, così da creare una forza lavoro altamente qualificata che possa garantire la competitività dell’Italia a livello globale.
Innovazione: viene proposta l’adozione di una Strategia IA per l’Industria 5.0, con risorse adeguate, che favorisca l’integrazione dell’IA Generativa nel settore manifatturiero, pilastro dell’economia italiana. Si propone di creare le AI factory nei territori e distretti industriali, sfruttando infrastrutture già esistenti come i Competence Center, per sviluppare un ecosistema in grado di rafforzare la leadership industriale dell’Italia, in particolare nel settore del Made in Italy. È inoltre necessario destinare fondi specifici per l’adozione e lo sviluppo di soluzioni IA Generativa, con un’allocazione mirata per garantirne un impatto concreto e duraturo.
Governance: è cruciale assegnare un ruolo strategico alle istituzioni esistenti incaricate del coordinamento e dello sviluppo dell’IA, integrandole nella programmazione economica e industriale di medio-lungo periodo. Tali istituzioni
dovrebbero giocare un ruolo chiave nel garantire che l’IA diventi un elemento portante della crescita e dello sviluppo futuro del Paese, rafforzando la competitività dell’Italia in un panorama globale sempre più guidato dalle nuove tecnologie.
A tutto ciò fa da cappello e/o contenitore abilitatore la capacità di Innovare la cultura delle aziende, delle istituzioni, dell’ecosistema scolastico e delle associazioni industriali e di territorio. La cultura in questi ambiti necessita di un programma specifico perché sia orientata a comprendere che innovazione&cambiamento sistematico sono un elemento imprescindibile per continuare a competere. Non bastano le tecnologie se non si installa una nuova modalità del fare. Questo modo di operare è faticoso e non consente di mantenere a lungo le cosiddette confort zone con rammarico dei singoli ma a beneficio di molti e della reale capacità di competere.
Il cammino da seguire per l’Italia richiede uno sforzo coordinato per superare le sfide esistenti e cogliere le opportunità presentate dall’IA Generativa. A tutti noi la nostra parte… Iniziando a porci le giuste domande.
Intelligenza artificiale e diritto
Forse è passato inosservato ai più, ma è in atto uno scontro tra opposti in termini di velocità: Il diritto che si è sempre formato ed evoluto attraverso una lenta sedimentazione dei fenomeni sociali e conseguente normazione.
Lo sviluppo delle applicazioni di intelligenza artificiale sta provocando, anche nel settore del diritto e della giustizia, una vera e propria rivoluzione copernicana con una velocità impressionante.
La sfide da fronteggiare sono almeno due: la prima,come gestire due velocità molto diverse. La seconda, è comprendere se l’ AI sia qualcosa che è riconducibile alle due categorie (uomo – cosa) oppure è necessario coniare un tertium genus: la personalità elettronica?
Il diritto, quello civile in particolare ma in buona misura anche quello penale e amministrativo, si è sempre formato ed evoluto attraverso una lenta sedimentazione dei fenomeni sociali, con la normazione delle regole necessarie per disciplinare i rapporti umani, personali e commerciali. L’elaborazione delle norme per regolare nuovi sviluppi della società ha spesso preso spunto dalla iniziale formazione di pratiche e regolamentazioni private con cui gli operatori di un determinato settore hanno sentito l’esigenza di darsi delle regole prima dell’intervento del Legislatore, oppure dall’elaborazione giurisprudenziale che, appunto prima dell’intervento del Legislatore, cerca di colmare le lacune normative attraverso l’applicazione di principi generali o di regole giuridiche create per situazione analoghe.
È evidente che questo sistema richiede tempi lunghi ed entra in crisi nel momento in cui si deve confrontare con fenomeni dallo sviluppo tumultuoso che comportano mutamenti di paradigma che coinvolgono contemporaneamente svariati settori dei rapporti umani.
È questo il caso dell’AI, dell’intelligenza artificiale. Lo sviluppo delle
applicazioni di intelligenza artificiale sta provocando, anche nel settore del diritto e della giustizia, una vera e propria rivoluzione copernicana. Numerosi principi di diritto sostanziale e processuale, sedimentati nei secoli, devono oggi fare i conti con le capacità di calcolo e autoapprendimento di software potenzialmente in grado di sostituire quasi completamente l’essere umano. Ogni settore del diritto si sta confrontando con le potenzialità dell’AI. Principi generali del diritto che addirittura risalgono al diritto romano, vengono messi a dura prova dalle stupefacenti capacità di calcolo e addirittura di ragionamento delle macchine. Si consideri, a mo’ di esempio, che il diritto è stato costruito nella contrapposizione tra l’uomo e le cose. Ci sono voluti secoli per addivenire alla creazione del concetto di personalità giuridica con cui assimilare, per qualche aspetto, enti, società e associazioni alla persona umana. La sfida si rinnova oggi per l’AI. La macchina di AI è qualcosa che è riconducibile alle due categorie (uomo – cosa) oppure è necessario coniare un tertium genus: la personalità elettronica?
Già di per sé la necessità di rispondere a questo fondamentale in
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terrogativo porta con sé alcuni dei problemi più importanti che il diritto deve risolvere con riferimento all’AI. Anzitutto quello della responsabilità dell’AI.
La velocità del progresso tecnologico impone di ripensare l’idoneità delle macchine intelligenti ad essere considerate delle cose guidate da terzi persone umane. Le raggiunte autonomia e cognizione delle macchine hanno reso queste ultime più simili ad agenti indipendenti, capaci interagire autonomamente con l’ambiente esterno, di modificarlo e prendere decisioni senza subire l’influenza di soggetti terzi. A questa conclusione dovrebbe dunque fare da corollario quella della responsabilità dell’AI, sia civile che penale. Occorrerebbe però ripensare il sistema delle sanzioni (l’altra faccia della medaglia della norma, basata sulla dicotomia precetto-sanzione). Il legislatore sia a livello nazionale che comunitario sta appunto affrontando questo aspetto.
La questione della personalizzazione delle macchine di AI ha evidenti riflessi anche sull’inquadramento dei risultati del pensiero artificiale: diritto d’autore, diritto sulle invenzioni, paternità delle stesse, loro sfruttamento economico, etc. Anche in questo ambito la giurisprudenza è in fermento e il Legislatore sente sempre più impellente l’esigenza di una regolamentazione.
Ulteriori giganteschi problemi riguardano l’utilizzo dell’AI nella giustizia, vale a dire nell’attuazione del diritto. Vengono in rilievo le applicazioni, già in uso negli USA e in
altre nazioni dei cosiddetti software predittivi di AI, in grado di orientare, in taluni casi addirittura in modo assorbente, le decisioni giudiziarie in materia di quantificazione della pena, scarcerazione su cauzione, applicazione di misure cautelari, di misure alternative alla detenzione in base ad analisi della personalità o del vissuto del reo dedotta da questionari, esperienze di vita, addirittura dall’analisi di utilizzo di social networks, attraverso i quali l’AI sarebbe in grado, confrontando sterminati data base e statistiche di formulare una prognosi sul pericolo di fuga o di reiterazione di condotte illecite. L’utilizzo di questi software, oltre a impattare con il diritto alla privacy –altro settore direttamente coinvolto dalla pervasività degli strumenti di controllo associati all’AI – pone delicatissimi problemi sostanziali e processuali connessi all’opacità, per non dire incomprensibilità dei processi decisionali dei software di AI e sulle impostazioni dell’algoritmo utilizzato. Si consideri che questi software sono quasi sempre coperti da segreto industriale e comunque sono opera di teams di programmatori, i quali lavorano su alcuni aspetti specifici del programma e assai raramente possono essere ritenuti responsabili o comunque a conoscenza dell’esatto funzionamento dell’intero algoritmo. Questo problema (cosiddetto della black box) è già stato sollevato in importanti casi giudiziari dove è emerso che, per ragioni rimaste oscure nelle fasi di autoapprendimento dell’AI, quest’ultima è risultata statisticamente incline ad amplificare pregiudizi sociali,
razziali o di genere. Il problema si riflette direttamente anche sul ruolo della difesa che, in linea di principio, dovrebbe avere la possibilità di controllare ogni aspetto dell’algoritmo e dei materiali utilizzati per istruirlo ma ciò rischia di scontrarsi con l’ostacolo connesso appunto al segreto industriale con cui è coperto un software di AI.
L’elenco delle problematicità appena descritte non deve spaventare. Le opportunità che nel prossimo futuro potrà offrire l’AI nel diritto sono sbalorditive. Si pensi alla possibilità, in via di attuazione da parte di molti uffici, di demandare all’AI l’analisi di materiali probatori complessi nell’ambito di un processo oppure la decisione di procedimenti amministrativi e giurisdizionali più semplici sfruttando la velocità, economicità e instancabilità della macchina, garantendo in questo modo una giustizia più veloce e accessibile. La prospettiva, secondo una corrente di pensiero, dovrebbe essere quella della progressiva sostituzione del giudice umano con quello dell’AI, percorso che però pone fondamentali interrogativi che involgono la natura stessa del meccanismo decisionale e la struttura del processo. Le domande sorgono spontanee e si rivolgono alle istituzioni in primis. Ma le aziende stanno ponendosi le giuste domande in merito al fenomeno AI?
Scarpette d’argento
Il potere che non pensavi di avere. Le tecnologie, anche le più rivoluzionarie, ad oggi hanno sempre avuto il bisogno dell’uomo per essere impiegate.
Questo fondamentale di vita personale e di azienda sembra essere messo in discussione dall’avvento – non proprio una novità assolutadella prorompente Intelligenza Artificiale… ma ne siamo proprio sicuri?
Perché basterebbe indossare le nostre scarpette d’argento ed il gioco è fatto. Seguiamo il dialogo immaginario.
- Veda Carrano, se c’è una cosa che non mi piace dell’Intelligenza Artificiale, è la potenziale distruzione di posti di lavoro. C’è chi dice che farà strage di ruoli e professioni intellettuali; chi sostiene che i nuovi lavori creati saranno più numerosi e gratificanti di quelli distrutti.
Quello che da imprenditore ho capito è che, per non uscire dal mercato, dovrò investire in queste tecnologie e nella relativa formazione dei dipendenti.
- Anch’io, Ingegner Rossi, oltre ai vantaggi, vedo aspetti negativi. L’obiettivo delle vecchie rivoluzioni tecnologiche, dalla ruota al motore elettrico, era quello di migliorare la produttività sollevando animali e uomini dalla fatica muscolare. Invece, con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale, l’incremento di produttività
viene perseguito sostituendo l’intelletto umano. Quindi può darsi che tra qualche tempo, al mio posto, troverà un RoboAdvisor.
- Non scherziamo, io con un tubo della stufa non ci parlo. E poi lei, con la sua lunga esperienza, ne avrà già viste tante di cose che noi umani...
- È vero. Quado ho iniziato l’attività di Consulente Finanziario, la Borsa, oltre ad essere l’accessorio femminile in cui misteriosamente sparisce una miriade di oggetti, era anche un palazzo. Un edificio in cui un gruppetto di Agenti di Cambio e Procuratori, si scambiavano, per pochi minuti, un solo titolo chiamato a turno. Poi i titoli sono stati smaterializzati e le contrattazioni sono state trasferite su piattaforme
a sinistra Vincenzo Carrano, Financial Advisor
a fianco Claudio Carrano, Financial Advisor
elettroniche. Oggi, tutti i titoli vengono scambiati digitalmente, in contemporanea e da qualsiasi parte del mondo.
Poi è arrivata Internet, la fibra veloce, la telefonia mobile e...
- Infatti, se ricordo bene, nel 2000 scoppiò la bolla Dot-Com. Molte start-up internet e di telecomunicazioni, senza profitti reali o un solido modello di business, avevano raggiunto quotazioni astronomiche. Quando qualcuno ne prese atto e iniziò a vendere, i mercati crollarono.
- Immediatamente sua mamma mi telefonò chiedendomi di vendere tutto anche gli investimenti che avevano poco a che fare con quel problema. Seraficamente le dissi che dovevamo comunque vederci per firmare gli ordini.
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- Mamma, in linea con il suo carattere autoritario mi portò con sé perché imparassi a dare disposizioni e invece, ciò che imparai è che la calma è la virtù dei forti.
Lei cominciò a spiegare che la borsa è il meccanismo con cui si trasferiscono i soldi dalle persone ansiose a quelle pazienti, che i soldi investiti in azioni erano quelli che non le servivano a breve e così, fortunatamente, la convinse a non svendere.
Nel momento difficile lei, come Dorothy del mago di Oz, calzò le scarpette d’argento e diede un finale positivo alla storia. Francamente non credo che un Robo-coso ci sarebbe riuscito. Certo questa AI potrebbe essere una vera rivoluzione ma sarà poi intelligente come la definiamo?
- Nessuno ne ha certezza ma, in ambito Bancario, Finanziario e Assicurativo avrà sicuramente un forte impatto. Spesso si tratta di imprese di grandi dimensioni, con notevoli capacità d’investimento e una smisurata mole di dati archiviati in forme poco fruibili. L’AI potrebbe trasformare questi polverosi archivi in un vero tesoro.
- Anch’io, nel mio piccolo, per la mia azienda, sto testando un modo di clusterizzare la clientela per poter offrire servizi più Taylor Made, come immagino anche lei per la sua professione.
Nessuno ne ha certezza ma, in ambito Bancario, Finanziario e Assicurativo avrà sicuramente un forte impatto. Spesso si tratta di imprese di grandi dimensioni, con notevoli capacità d’investimento e una smisurata mole di dati archiviati in forme poco fruibili.
L’AI potrebbe trasformare questi polverosi archivi in un vero tesoro.
- Si. Oltre a quanto sta facendo per suo conto, la banca con cui collaboriamo, anche io e mio figlio Claudio stiamo sperimentando strumenti di Chat AI, ma auspichiamo di poter disporre in futuro di applicativi più sofisticati. Ad esempio, per il solo risparmio Gestito noi collochiamo oltre 3.000 Fondi e Sicav di 36 Gestori internazionali. Il problema di scegliere, in questo mare magnum, lo abbiamo affrontato da alcuni anni creando un Fund Selector che è il nostro embrione di AI. Per questo, ci siamo abbonati ad una piattaforma indipendente che analizza i dati dei prodotti finanziari su basi scientifiche. Uno degli output che ne ricaviamo ci consente di ridurre a circa 350 i migliori prodotti d’investimento suddivisi per: categoria, settore, area geografica.
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Dossier
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EEcco, il problema è che adesso non ho più due figli maschi. Oggi i miei figli si chiamano Alessandro e Vittoria. Ha capito? In conseguenza, ho deciso che lascerò l’azienda ad Alessandro, ma non solo. Sono venuto da lei per chiederle di aiutarmi, in tutti i modi possibili, per ridurre al massimo la quota di eredità spettante a Vittorio . . . o Vittoria che sia.
- Certo, mi ricordo che una volta mi aveva mostrato una tabella con i rendimenti a diversi periodi e altre diavolerie tecniche di cui però capivo poco.
- Consideri che quello che ha visto è la sintesi finale. Il sistema genera una tabella in cui, per ogni prodotto, ci sono 4 dati anagrafici e 159 parametri finanziari.
Claudio ed io, decidiamo periodicamente quali di questi dati siano per noi rilevanti e li riduciamo da 159 a circa 23. In fine, le funzioni di Formattazione Condizionale e di Ordinamento, evidenziano in automatico i migliori performer della categoria.
Oltre alle performance, il metodo ci consente di valutare, parametri di Volatilità, Max Drawdown, indice Alpha, eccetera.
Noi siamo già orgogliosi di non dover collocare i prodotti imposti dall’alto, come capita ai dipendenti di banche e Poste. A questa libertà abbiamo aggiunto quella di non dover necessariamente seguire le indicazioni dei Gestori non sempre disinteressate. Questo naturalmente non garantisce risultati miracolosi ma, a parità di
andamento dei mercati, ci consente di scegliere, per i nostri clienti, gli strumenti che si sono dimostrati più efficienti.
In futuro, con il supporto dell’AI, contiamo di poter operare questa selezione più agevolmente e senza dover rinunciare all’apporto di tutti gli altri dati disponibili.
- Senta Carrano, io la ringrazio per la chiacchierata, ora però vorrei esporle un problema che mi sta angustiando. Il vero motivo per cui ho voluto incontrarla.
Come lei sa io ho due figli maschi e, siccome sono giovani, non ho ancora deciso a chi lasciare la gestione dell’azienda.
- Certo, Alessandro e Vittorio, li ho anche conosciuti la sera della sua festa sociale.
- Ecco, il problema è che adesso non ho più due figli maschi.
Oggi i miei figli si chiamano Alessandro e Vittoria. Ha capito?
In conseguenza, ho deciso che lascerò l’azienda ad Alessandro, ma non solo. Sono venuto da lei per chiederle di aiutarmi, in tutti i modi possibili, per ridurre al massimo la quota di eredità spettante a Vittorio . . . o Vittoria che sia.
[In quell’istante capisco che l’interazione ordinaria sarà insufficiente. Servono superpoteri e allora, metaforicamente, calzo le Scarpette d’Argento che non ricordavo di avere.
Lo guardo negli occhi. Taccio. Inizio a respirare al ritmo accelerato con cui respira e poi rallento. Poso la penna sui fogli che ho avanti e poi sposto tutto di lato. Appoggio gli avambracci sul tavolo per protendermi verso di lui. Poi, lentamente, con voce grave, inizio a parlare]
- Caro Rossi, anch’io ho due figli e credo di comprendere cosa stia provando. Fosse accaduto a me, starei probabilmente dicendo le sue stesse parole; tuttavia, le sarei di scarsa utilità se mi limitassi ad esprimerle la mia vicinanza umana.
Lei mi onora della sua stima ed io oggi, più che mai, ho il dovere di meritarmela.
Nelle circostanze eccezionali, la cosa fondamentale è ponderare con calma le misure da adottare e oggi ho il dovere di aiutarla a riflettere su . . .
Poniamoci le giuste domande, in maniera iterativa troveremo le nostre risposte.
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Cervello, cuore, coraggio: verso un Super-me
Cervello, cuore coraggio. Chi deve avere queste doti? L’imprenditore? Il manager? No, tutti.
Il futuro della nostra società non è legato allo sviluppo delle tecnologie, ma al loro uso con una consapevole finalizzazione.
L’ONU ha messo a punto un elegante definizione dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, senza che nessuno di questi abbia evidenza di qualche significativo passo avanti fatto. Tra gli obiettivi, il miglioramento dell’impresa è l’unico che può avere qualche probabilità di successo. Quindi,
è indispensabile che l’impresa innovi e abbia ricadute su mercato, società, ambiente, benessere.
Va pensato un mondo organizzato dalle organizzazioni e mestamente imparare a sostituire al super-io un consapevole super me…
Maiocchi, socio e fondatore di Opdipo
QUAL È L’OBIETTIVO DELL’IMPRESA?
Per i babbuini l’obiettivo è il vantaggio individuale. Per i bonobo è un vantaggio sociale. Per un anglosassone è il risultato della trimestrale, per un cinese è il futuro dei figli.
E per l’imprenditore di casa nostra? Se guardo alla storia dell’impresa capitalistica, mi sembra che l’obiettivo sia quello di creare un “organismo” che sopravviva a chi l’ha creato, che dia benessere a famiglia e gruppo circostante, apprezzato dal contesto.
Poi, non sempre è così.
Il capitalismo occidentale ha imparato da usanze mercenarie di stampo medievale: non ho truppe per fare guerre? Le compero. Così sono nate le banche: ti dò i soldi, comperi i giannizzeri e, quando vinci, mi ripaghi.
È diversa la situazione oggi?
L’imprenditore mette capitale e obiettivi, poi acquista manager a cui dà obiettivi: trimestrali gonfie, andamenti in borsa in crescita, dividendi.
Quando poi un ponte crolla per eccesso di avidità, una soluzione si trova.
Ma è questo l’obiettivo dell’impresa?
L’OMEOSTASI
In qualunque tipo di mondo (biologico, economico, fisico, …), la necessità di sopravvivenza passa attraverso la creazione di un equilibrio di scambio (energetico, chimico, economico, ecc.). Su ciò si basa l’ipotesi di Gaia1
Viviamo in un caos organizzato da complessità che non dominiamo, e ogni tanto la natura ci scudiscia quando innoviamo senza rispettare i tempi di adattamento. Ma che importa? Al massimo, quando saremo tutti morti, la complessità naturale ripartirà dai virus per rigenerare una nuova forma di vita.
Torniamo alla domanda.
QUAL È L’OBIETTIVO
DELL’IMPRESA?
L’impresa è solo un pezzo dell’organizzazione di Gaia. Chi se ne frega dei delfini mangia il musciame, chi se ne frega delle api inquina, chi se ne frega del futuro dell’umanità costruisce imprese predatorie.
Un antico proverbio Lakota dice che la rana saggia non beve tutta l’acqua dello stagno in cui vive…
L’obiettivo di un’impresa dev’essere quello di essere così vantaggiosa per il contesto, che la sua presenza sia favorita da tutti, e perciò la si aiuti a prosperare.
È un “patto sociale” implicito nelle leggi della natura.
Dossier IBE 2024
GLI OBIETTIVI DEL MONDO “ORGANIZZATO” DALLE “ORGANIZZAZIONI”: UN FUTURO PROSPERO E MIGLIORE
Nel corso di milioni di anni l’uomo ha modificato l’ambiente, per migliorare la propria esistenza, e lo ha fatto grazie all’organizzazione di comunità e allo sviluppo di tecnologie. Nel contempo l’etica, già presente in nuce in qualche gruppo di animali, si è fatta regola, riconoscendo valori fondamentali come i diritti dell’individuo.
Stiamo andando nella progressiva direzione del miglioramento e della felicità?
Sembrerebbe di no. Dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dichiarati dall’ONU e perseguiti da molti paesi (almeno a parole), quelli di riduzione di povertà, fame e diseguaglianze con lavoro dignitoso (1, 2, 8 e 10) conoscono solo trend negativi, come pure quelli su riduzione di inquinamento, adozione di energia pulita, salvaguardia dell’ambiente (3, 6, 7, 11, 13, 14, 15); non si salvano pace e giustizia (16), istruzione (4), parità di genere (5) e consumo
responsabile (12), la cooperazione su tali obiettivi (17): se ne deduce un fallimento2.
Stati e organizzazioni sovrannazionali non funzionano.
Ma se il mondo “organizzato” dalle “organizzazioni” non combina nulla, chi lo può fare?
L’unico obiettivo che sembra salvarsi è il n.9, dell’innovazione di imprese e infrastrutture, obiettivo, almeno per gli aspetti di innovazione, perseguito per necessità e opportunità da parte di organizzazioni private. Torniamo al vantaggio reciproco.
L’evoluzione delle specie ha capito, in centinaia di milioni di anni, che il branco è più forte dell’individuo, e accanto ad aggressività, paura e libido (tipiche di ogni animale), l’aggregazione in gruppi (tipica dei mammiferi) dava vantaggi competitivi, richiedendo altre emozioni (cura parentale, gioco e rispetto di regole per paura di abbandono da parte del gruppo).
Nascevano organizzazioni, gerarchie e una forma primitiva di etica.
LE ORGANIZZAZIONI E LA
LORO GUIDA: UN PUNTO DI VISTA
L’evoluzione delle specie ha capito, in centinaia di milioni di anni, che il branco è più forte dell’individuo, e accanto ad aggressività, paura e libido (tipiche di ogni animale), l’aggregazione in gruppi (tipica dei mammiferi) dava vantaggi competitivi, richiedendo altre emozioni (cura parentale, gioco e rispetto di regole per paura di abbandono da parte del gruppo3). Nascevano organizzazioni, gerarchie e una forma primitiva di etica.
Molti di tali elementi sono riscontrabili nelle organizzazioni sociali dei babbuini4, ma, mutatis mutandis, anche nelle strutture aziendali odierne5. Tuttavia, mentre l’impresa, vista come organismo, risponde alla necessità evoluzionistica dell’aggregazione, i comportamenti degli individui (manager, dipendenti, …), verso l’esterno (e non solo), riflettono ancora il predatore.
I nostri comportamenti sono legati a tre livelli di “esperienza”: il DNA di mammiferi (un fatto), il contesto socioculturale (faticosamente modificabile), le esperienze personali (forse questione di volontà).
Confrontiamo i modelli freudiani con quelli neuroscientifici succitati: l’Es di Freud è la “bestia” guidata da aggressività, paura e libido, che mal si adat-
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Dossier IBE 2024
ta a regole; il Super-io guida al bene del piccolo, al rispetto della gerarchia, alla paura dell’abbandono; ambedue censurati da un Io razionale.
Il Super-io, l’aspetto socioculturale è determinante. Studi socio-antropologici6 hanno mostrato che diverse culture hanno differenti orientamenti su temi come distribuzione del potere (accettazione o no della sperequazione di potere), individualismo (bene per sé vs visione collettivista), ruolo di genere (maschio assertivo e femmina modesta, vs non differenziazione), sopportazione delle incertezze, e orientamento al breve termine vs lungo termine, caratterizzano comportamenti, che hanno impatto su vita sociale ed economica.
UNA MODESTA PROPOSTA
Ad esempio, l’orientamento al lungo termine è statisticamente correlato a una forte crescita del PIL, mentre un elevato individualismo è correlato con un elevato PIL pro capite.
Ma chi, oggi, determina il Super-io , i valori correnti? Per decenni sono state le televisioni commerciali; oggi c’è una spontanea degenerazione con l’uso di social media (diffusione di disinformazione e conseguente riduzione di capacità critica).
Insomma, il nostro DNA non è modificabile, l’ Es è il predatore guida, il Super-io è al servizio del consumo omologato e il nostro Io è sempre meno capace di intendere e volere.
Tutte queste considerazioni portano a un pessimismo totale sul futuro della nostra civiltà, ma ricordiamo che precedentemente ho salvato l’obiettivo n. 9 dell’innovazione dell’impresa. Nonostante che le organizzazioni degli Stati tendano, nei fatti, a riproporre modelli che valorizzano profitto e competizione, con conseguente attitudine spesso predatoria nella gestione delle infrastrutture utili all’economia d’impresa, forse questa ha lo spazio di essere l’unica cosa sana di questo mondo. Ma deve avere cervello, cuore, coraggio. Non per bontà o presunti valori etici, ma per lungimirante convenienza. Il cervello, per conoscere, innovare, usare correttamente le innovazioni tecnologiche, nel rispetto di principi etici verso individuo, ambiente e società, sia nel momento della scelta di cosa offrire al mercato sia nel modo di produrlo e offrirlo, custode
e sviluppatore del proprio futuro e di quello della specie homo sapiens.
Il cuore, per avere passione: nella volontà, pur utopica, di cambiare il mondo.
Il coraggio, perché tutto ciò è davvero difficile, pericoloso, controcorrente.
Ma non è che ne valga la pena, è che non c’è alternativa.
Sostituiamo al Super-io un consapevole Super-me. Tu che domande ti sei posto o ti porrai in merito?
Nonostante che le organizzazioni degli Stati tendano, nei fatti, a riproporre modelli che valorizzano profitto e competizione, con conseguente attitudine spesso predatoria nella gestione delle infrastrutture utili all’economia d’impresa, forse questa ha lo spazio di essere l’unica cosa sana di questo mondo. Ma deve avere cervello, cuore, coraggio. Non per bontà o presunti valori etici, ma per lungimirante convenienza.
1. J. Lovelock, Gaia: A New Look at Life on Earth, OUP Oxford, 2016
2. Molti sono i rapporti a supporto di tali giudizi (Oxfam, Openpolis, Istat e tanti altri ancora, ma basterebbe leggere i giornali o guardare fuori dalla finestra).
3. J. Panksepp, L. Biven, Archeology of Mind: Neuroevolutionary Origins of Human Emotions, W. W. Norton & Co., 2012
4. R. Sapolsky, Why Zebras Don’t Get Ulcers, Holt Paperbacks; 2004
5. M. Pillan, M. Maiocchi, I. Suteu, Monkey Business: The Academic World, ICERI 2011, 4th International Conference of education, Research and Innovation, Madrid
6. G. Hofstede, G. J. Hofstede, M. Minkov, Cultures and Organizations: Software of the Mind, McGraw Hill; 2010
Fare, o non fare. Non c’è provare.
(cit. Yoda - Star Wars)
Star Wars è un antesignano di ciò che ci troviamo ad affrontare nel quotidiano in merito alle nuove tecnologie. Questa pietra miliare ci ricorda che le tecnologie sono solo abilitanti.
Gli abilitatori sono le persone con la propria competenza, il proprio carattere, la capacità di implementare e, non ultime, le proprie emozioni. Una short story di come si vive la nascita e lo sviluppo di una start up innovativa.
Un’impresa che, di questi tempi, non può prescindere dalla AI... proprio come insegna la favola del mago di OZ.
Luca Margagliotti, CEO MHUB
Design to create
Star Wars??? Starete pensando… siamo fuori tema... non siamo nel favoloso regno del mago di AlOZ, ma ci vuole coraggio a presentarsi così... esatto, proprio coraggio, una delle tre parole chiave che fanno parte del messaggio di IBE 2024.
Coraggio di lanciarsi in questo mondo delle startup innovative... altro che STAR WARS... È in questi momenti che abbiamo dovuto far affidamento sul messaggio che vuole trasmetterci il Mago di OZ, incentrato sulla capacità di credere in se stessi e di valorizzare le proprie abilità... il coraggio di cercare la città di smeraldo di OZ!!!
La nostra città di smeraldo è il traguardo dove innovazione e voglia di migliorarsi continuamente si integrano nello sviluppo, nella creazione di prodotti e servizi innovativi ad alto valore tecnologico.
La nostra esperienza ci avvicina di più ai settori dell’industria dei macchinari automatici, cosmetica e farmaceutica, ma il modello di sviluppo prodotto può essere applicato su altri settori.
l nostro cervello e il nostro cuore, le altre due parole chiave del messaggio di IBE 2024, sono legati il primo alla digitalizzazione e il secondo all’industrializzazione di nuovi prodotti.
Un contesto in cui I’Al è nella nostra mission di startup innovativa: DESIGN TO CREATE
Un design generativo come fusione delle idee e delle soluzioni date dalla potenza di calcolo, che ci permetta, in tempi sempre più stretti e time to market, di ottenere un prodotto realizzabile e fattibile.
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Dossier IBE 2024
Si applicano tecnologie innovative immersive e interattive come realtà aumentata ibrida (RVI) prima della realizzazione del prodotto fisico. L’uso della realtà aumentata durante la fase di prototipazione e progettazione consente al cliente/utente di visualizzare l’avanzamento dei lavori, simulare diverse soluzioni, testare vari percorsi di sviluppo ed interagire per la configurazione e personalizzazione finale del prodotto.
La progettazione digitale, basata su tale tecnologia, produce, infatti, modelli innovativi che non sono mera rappresentazione di un oggetto, ma costituiscono un sistema conoscitivo di simulazione, sviluppo e visualizzazione che elimina i costi legati alla prototipazione fisica e, quindi, consente di ottimizzare i costi e di ridurre i tempi di produzione ed industrializzazione.
In estrema sintesi, digitalizzazione ed industrializzazione sono le linee guida per ideare e sviluppare prodotti, macchinari, attrezzature speciali e processi attraverso software CAD3D e l’ausilio di realtà aumentata ibrida (RVI), coadiuvata dalla
manifattura additiva con stampanti 3D a resina e a metallo.
La continua mappatura dei processi e l’immagazzinamento selettivo dei dati di ogni commessa permettono di integrare servizi di ideazione, sviluppo, progettazione, consulenza, design specializzato, promozione, valorizzazione, pubblicità e marketing attraverso modelli di simulazione e rendering realistici fino a 48K (ma ci spingeremo ben oltre).
La nostra visione dell’AI può essere paragonata alla simbologia della Città di Smeraldo del regno di OZ che si rappresenta come il luogo della rigenerazione. Un contesto in cui la coscienza, rielaborando le esperienze, può arricchirsi (immagazzinamento dei dati) attribuendo il potere di dare la forza di andare avanti superando le paure dei propri limiti (innovazione e miglioramento).
PS: C-3PO, spesso chiamato Trepio, era un droide protocollare umanoide bipede designato per interagire con gli organici, programmato primariamente per l’etichetta e il protocollo. Era fluente in oltre sei milioni di forme di comunicazione... un ChatGpt nato dalla fervida fantasia di George Lucas datato 1977.
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Prevenire (by design) è meglio che curare. Un’eccellenza di casa nostra.
L’intelligenza artificiale sta rapidamente trasformando ogni settore, dall’industria alla finanza, dalla sanità ai trasporti, imponendo alle aziende di tutto il mondo una riflessione profonda su come gestire questa nuova ondata tecnologica in modo etico e conforme alle normative emergenti.
Di conseguenza la sfida per le aziende non sarà solo l’adottare tecnologie innovative, ma farlo in linea con nuovi requisiti legislativi e, soprattutto, dando visibilità del percorso di responsabilizzazione sociale che hanno intrapreso relativamente agli impatti delle tecnologie di IA nelle imprese e negli ambiti socioeconomici.
Massimo V. A. Manzari, CEO ReD OPEN
Oggi più che mai dovremmo porci una nuova domanda: come trovare un equilibrio tra le promesse dell’intelligenza artificiale, in termini di incremento di produttività, redditività ed efficienza delle imprese e l’esigenza di garantire, al contempo, sostenibilità e coerenza organizzativa, rendendo consapevoli le persone dei cambiamenti in atto?
Il tema non è puramente tecnologico e, quindi, non può essere relegato ad un ambito tecnico. Va espressamente sottolineato, come l’adozione di strumenti e/o applicazioni AI abbia implicazioni sociali, manageriali e legali di non poco conto.
Le aziende si debbono quindi preparare per comprendere, affrontare, governare la AI. Infatti, negli ultimi decenni, l’innovazione, soprattutto tecnologica, è diventata la “stella polare” che orienta governi, istituzioni internazionali, imprese private, comunità scientifica e società civile.
Non ci si deve dimenticare che anche l’innovazione ha un “lato oscuro” che, se non adeguatamente governata, può generare degli effetti perversi e paradossali, che si posso-
no manifestare a livello individuale, organizzativo e sistemico.
Da dove iniziare? La risposta razionale che porta a risultati non può che essere: cerchiamo di capire come siamo messi in azienda, valutiamo il nostro mercato ed eventualmente nuovi mercati e programmiamo le azioni congrue con una strategia definita e, mai come in questo caso, condivisa.
Diverse le scelte. L’istintiva: sono autoctono e mi faccio l’assessment in casa, ma mancanza di tempo cronica dei livelli da interessare e una certa incapacità di essere al disopra delle parti sono due fattori sufficienti a far desistere dal percorrere questa strada. Oppure mi affido - con dovuta circospezione - a chi di questa coltura ne mastica da qualche anno ed utilizza una metodologia innovativa e di provata efficacia.
Anche in questo caso il contributo interno non è nullo, partecipare in maniera seria a fasi di assessment mirate, implica un impegno manageriale a monte e a valle dell’intervento.
È proprio in questo contesto che si inserisce AI ResponsAbility by Design la bussola per aiutare le aziende ad orientare, mappare, valutare e migliorare il proprio utilizzo dell’IA,
Dossier IBE 2024
in linea con le esigenze normative in evoluzione, e che guida le organizzazioni nell’adozione di un approccio responsabile, aiutandole a prepararsi in anticipo per conformarsi alla futura regolamentazione europea. Uno strumento tutto italiano sviluppato in Italia da ReD OPEN, una startup innovativa nata dall’universo generato dall’Università degli Studi Milano Bicocca.
Uno strumento pensato per accompagnare le aziende in un processo di autovalutazione dell’uso dell’IA. Basato su di un questionario composto di vari moduli che viene somministrato in maniera dialogica. Il suo scopo è quello di aiutare l’organizzazione a identificare come l’intelligenza artificiale viene impiegata all’interno dell’azienda e le potenziali applicazioni future in relazione alle sfide normative e di mercato.
Indipendentemente dalla dimensione dell’organizzazione, il questionario è progettato per essere accessibile a tutti. Che l’azienda sia appena agli inizi nell’esplorazione del potenziale dell’IA, o che si trovi già a uno stadio avanzato di implementazione, questo strumento offre un supporto concreto per valutare i rischi, cogliere le opportunità e garantire un percorso verso la conformità. Uno dei principali punti di forza è che non richiede competenze tecniche avanzate: le domande poste hanno il doppio scopo di alfabetizzare durante la somministrazione e di rendere evidenza della consapevo-
lezza raggiunta o raggiungibile sui temi di governance dell’intelligenza artificiale e relativi impatti, e i report generati sono chiari, comprensibili e fruibili da ogni livello aziendale.
A fronte delle numerose e chiare opportunità legate alla crescita e alla diffusione dell’IA, emergono anche aree di rischio che richiedono un approccio consapevole e responsabile. Ma cosa significa adottare un approccio responsabile nell’introduzione di nuove tecnologie? Un precedente significativo lo abbiamo vissuto con l’introduzione del GDPR, che ha messo in luce l’importanza di bilanciare la spinta all’uso creativo dei dati con la necessità di proteggere in particolar modo quelli personali.
Il GDPR ci ha insegnato quanto sia cruciale gestire l’equilibrio tra l’innovazione e la tutela dei diritti fondamentali. La risposta a questa sfida è stata l’introduzione dell’approccio “by design”: un metodo che incoraggia le aziende, in assenza di linee guida specifiche e di esperienze consolidate, a “pensarci prima”, a integrare la conformità e la protezione dei dati fin dall’inizio della progettazione di nuovi sistemi.
PREVENIRE, USARE UN APPROCCIO BY DESIGN
In continuità con questo approccio, sia sul piano normativo che del buon senso, il principio “by design” si presta perfettamente anche allo sviluppo di una gestione responsabi-
le dell’intelligenza artificiale. Questo approccio consente alle aziende di sfruttare appieno le opportunità offerte dall’IA, anticipando i rischi che potrebbero sorgere, non solo in termini di protezione dei dati, ma anche in relazione alla sicurezza, all’etica e all’impatto sociale.
L’assessment è il primo passo, il secondo è la formazione del management e delle maestranze in ottica AI.
Anche su questo piano, AI ResponsAbility By Design si propone come abilitatore della responsabilità aziendale attraverso i Responsible Innovation Transfer (RIT). Sono workshop specificamente progettati per promuovere la consapevolezza e l’alfabetizzazione sull’IA nell’organizzazione e tra il personale e assicurare uno sviluppo etico e responsabile dell’IA nelle imprese e verso i clienti e il mercato.
Offrono un’esperienza pratica e coinvolgente, con esercitazioni, simulazioni e discussioni su casi reali, aiutando i dipendenti a comprendere meglio le implicazioni dell’IA e a prendere decisioni più informate nell’uso quotidiano della tecnologia. Questi workshop non solo contribuiscono ad aumentare l’alfabetizzazione sull’IA, ma aiutano anche a creare una cultura aziendale che promuove la responsabilità e l’etica nell’uso delle tecnologie avanzate.
I workshop RIT sono un ottimo complemento alla fase di Assessment in
quanto garantiscono che le competenze acquisite dal personale siano alla base delle successive azioni di design di nuovi prodotti, servizi e processi basati su tecnologie di intelligenza artificiale
Questi due step sono fondamentali strumenti per integrare la conformità e la responsabilità fin dall’inizio, assicurando che ogni implementazione dell’IA avvenga nel rispetto delle normative e dei principi etici, riducendo al minimo i rischi e massimizzando i benefici.
ALLINEAMENTO AI TRE PILASTRI DEL EU AI PACT
Ogni azienda deve costruirsi un percorso per essere in linea con i tre pilastri
Pillar#1: Strategia di governance dell’IA
Sottolinea l’importanza di una governance strategica dell’IA per promuoverne un’adozione responsabile. AI Check & Go supporta le aziende in questo processo, offrendo una panoramica del livello di consapevolezza che l’organizzazione ha dei potenziali rischi normativi. AI Check & Go consente di comprendere come migliorarne l’adozione e di pianificare una strategia di lungo termine per allinearsi alle normative europee.
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Dossier IBE 2024
Pillar#2 Mappatura dei sistemi di IA ad alto rischio
Identificazione e mappatura dei sistemi di IA ad alto rischio, che potrebbero comportare rischi elevati per i diritti fondamentali, la sicurezza o altri valori protetti dalla legge. Questo processo di mappatura è essenziale per evitare problematiche legali e per gestire i rischi in maniera proattiva, ed avere una visione chiara dei sistemi di IA in uso e del loro livello di rischio.
Pillar#3 Promozione dell’alfabetizzazione e della consapevolezza dell’IA tra il personale
Il management ha una serie di Motivi strategici ed operativi per attuare percorsi per un’adozione consapevole, tra i quali:
» Accesso ai mercati: L’adeguamento al regolamento è fondamentale per continuare a operare nel mercato europeo. Le aziende che non rispettano le normative potrebbero essere escluse o limitate nell’offrire prodotti e servizi basati su IA nell’UE, riducendo opportunità di crescita e guadagno.
» Vantaggio competitivo: Essere tra i primi a conformarsi alle normative permette di posizionarsi come leader di mercato nell’adozione di tecnologie IA etiche e sicure. Questo può aumentare la fiducia dei consumatori, attirare investitori e partner commerciali, e rafforzare il brand.
» Conformità legale: Il regolamento europeo sull’IA, una volta in vigore, imporrà obblighi legali. Non adeguarsi può comportare sanzioni significative, multe elevate e potenziali restrizioni operative, che potrebbero compromettere i profitti e la reputazione dell’azienda.
» Riduzione dei rischi: Il regolamento richiede una gestione più attenta dei rischi legati all’IA, come bias, discriminazione o errori sistemici. Adeguarsi riduce il rischio di scandali, cause legali o danni reputazionali, che potrebbero avere un impatto negativo sui profitti a lungo termine.
» Innovazione sostenibile: Seguire i principi etici del regolamento stimola lo sviluppo di tecnologie IA più sicure e responsabili, promuovendo innovazioni che possono generare nuove opportunità di business senza compromettere la fiducia del pubblico e delle istituzioni.
» Fiducia dei consumatori e degli investitori: Un’azienda che si dimostra conforme a standard etici e regolamentari avrà un vantaggio nel guadagnare la fiducia dei consumatori, particolarmente sensibili a questioni di privacy, sicurezza e diritti umani. Gli investitori, sempre più attenti agli aspetti ESG (ambientali, sociali e di governance), potrebbero preferire aziende che rispettano normative sull’IA.
CONCLUSIONE
Ii tema della gestione consapevole dell’AI non è solo italiano, la Commissione Europea ha annunciato che oltre 115 aziende hanno già aderito all’EU AI Pact, un accordo volontario che incoraggia le imprese a implementare i principi del regolamento europeo sull’IA prima della sua entrata in vigore.
Questa iniziativa rappresenta un passo cruciale verso un uso dell’IA che rispetti valori fondamentali come etica, sicurezza e protezione dei diritti umani, promuovendo al contempo tre pilastri essenziali per affrontare e gestire i rischi associati all’intelligenza artificiale. Le aziende si preparano così non solo a conformarsi alle normative, ma anche a sfruttare le nuove tecnologie in modo etico e innovativo, garantendo uno sviluppo responsabile e consapevole.
Va interiorizzato il fatto che l’intelligenza artificiale è destinata a cambiare il modo in cui operano le aziende, ma solo chi adotta un ap-
proccio consapevole e conforme alle normative potrà trarre vantaggio dalle sue potenzialità senza incorrere in rischi inutili. Di conseguenza, l’utilizzo di bussole per orientarsi in questi nuovi scenari di mercato e trovare la via dell’equilibrio tra tecnologie, normative, persone e aspetti sociali, è d’obbligo per tutte le imprese che vorranno essere presenti oggi ed in un futuro.
Un percorso in cui il fai da te, non solo non da i risultati sperati, ma rischia di generare situazioni complicate da gestire. Il fondamentale a cui uniformarsi, alla fine, è sempre quello: le tecnologie sono abilitanti, ma la loro messa a terra è perpetrata dagli abilitatori… su questi ultimi è necessario operare come se fosse – e lo è- un prezioso Asset aziendale.